Femmina e troia
di
Lucciola fra le mani
genere
etero
Pino era ormai in rotta di collisione con sua moglie.
Il motivo, negli ultimi tempi, dell'indifferenza di lei nei suoi confronti ha un motivo.
Lei ha un amante, è il suo ginecologo che frequenta ben oltre le visite canoniche.
Sono io che ho dato la stura a quanto sta accadendo tra i due perché, per un gioco di attrazione sessuale o di chimica dei sensi sono fortemente attratta da quest'uomo, tutto sommato abbastanza banale ma dotato della carica erotica, di un ragazzino.
Abbiamo preso a vederci al suo negozio tutti i giovedì pomeriggio, in orario di chiusura per sfogare, in furiose galoppate, la brama di sesso che ci attanaglia ambedue.
Era sabato e sapevo che non ci saremmo visti prima del successivo giovedì canonico.
Avevo perciò preso appuntamento con il parrucchiere per la tarda mattinata.
Quando inaspettato mi giunse un suo WhatsApp.
- L'altra sera mi hai fatto impazzire, anche se eravamo solo al telefono.
Ho una gran voglia di te, ma dovrò aspettare altri cinque giorni. Non credo di potercela fare.
E poi...ti devo parlare.
Gli risposi che anch'io ero di malumore per lo stesso motivo, e cercavo di distrarmi andando a sistemarmi i capelli.
Guardai l'orologio; si stava facendo tardi, dovevo prepararmi.
Misi un reggiseno scuro molto attillato, quasi trasparente e le mutandine abbinate.
Cercai nel cassetto le calze, e quando presi in mano quelle giuste, provai un brivido.
Erano autoreggenti nocciola, me le passai sulla bocca.
Mi stavo portando una mano alla fica quando fui raggiunta da un altro messaggino.
- Non vado a casa. Le dico che ho del lavoro da sbrigare. Se ce la fai, facciamo verso l'una a bottega.
Ti aspetto! Un bacio.
- Cercherò di esserci. Ok!
Risposi.
A questo punto decisi di infilarmi le calze senza le mutandine; andai poi all’armadio, presi un abito corto e scollato, in lana beige, attillato e senza maniche.
Fondotinta, matita per occhi, mascara, mi disegno le labbra, poi un rossetto mattone, "rouge velvet". Bigiotteria e infine unghie adesive french style. sono pronta, o quasi.
Ah. Le scarpe. Le ho comprate tramite internet, un bellissimo paio di décolleté color prugna, tacco 10, calzano perfettamente. Indosso lo spolverino color pastello, e borsa con dentro il necessario:
documenti, spray al peperoncino, salviette, telefono, chiavi, salva slip, rossetto, cipria, e portafogli.
Sono pronta, vado. Sono già le 11.
Cristiano è il mio parrucchiere da diversi anni. Siamo in ottima confidenza per questo accetto le sue battutine a volte un po' "sopra le righe".
- Ecco qua la mia Robertona. Tutto bene, a quanto vedo...Lasciami indovinare...Così in tiro...è una persona importante; forse anche ricca?
- Ti sbagli, niente di tutto ciò.
- Beh, qualche dote dovrà pur averla...
- Ooh, si! Prova ad indovinare...
- Ho capito. Beh, veniamo a noi. Diamo una spuntatina e una messa in piega?
- Cristiano, vorrei un taglio più moderno. Mantenendo la lunghezza, ma li vorrei un po' mossi; tipo quelli là.
Indicandogli una foto.
- Ho capito, un taglio "shag". Si. Buona idea.
Era ormai l'una quando lasciai il parrucchiere. Guardavo la mia figura riflessa nelle vetrine e mi piacevo assai. Mi sentivo proprio una gran fica.
In negozio Pino stava convincendo una coppia ad acquistare un certo quadro.
Appena udirono lo scampanellio della porta, si voltarono sorpresi, specialmente l'uomo, mentre la donna dopo avermi squadrata, mi girò le spalle con aria di sufficienza.
Godo quando suscito questo tipo di reazioni, nella gente.
In attesa che la coppia se ne andasse, cominciai a passeggiare per la bottega fingendomi interessata alle opere esposte. In realtà lo scopo era quello di far sentire la mia presenza attraverso il battito dei tacchi.
Finalmente i due uscirono e Pino si affrettò a chiudere la porta a chiave.
Con la fame negli occhi e anche nel cazzo mi fissò.
- Morivo dalla voglia di vederti. Quando sei entrata, il mio cuore mi è balzato in gola.
Dio! Fatti guardare. Sei uno schianto!
Mi basta vederti per tornare ragazzo. Me lo fai tirare come allora. Non credevo fosse più possibile.
Sei così diversa dalla monotona piattezza che ha Raffaella nel fare l'amore. Almeno con me...a quanto pare.
Le donne che, come lei, non fanno alcun sforzo per rendersi attraenti non mi hanno mai eccitato.
Con Raffaella, sul sesso, non siamo mai andati molto d'accordo fin dai primi tempi.
Non eravamo fatti per stare assieme. Ho sbagliato; mi ero ormai rassegnato...poi sei apparsa tu.
Sai prevedere i miei desideri ancora prima che li esprima, senza parlare dell' inventiva che metti quando fai l'amore.
- Basta,basta, Pino! Lo so che ti piaccio e mi piaci anche tu, ma so anche dove portano questo tipo di discorsi... Sono e intendo restare una donna libera sia chiaro.
Non voglio che i nostri incontri diventino un pretesto per separarti da tua moglie o altre scempiaggini del tipo "Voglio che diventi la mia donna".
Scusa la franchezza, ma questo è ciò che dico a tutti gli uomini con cui scopo.
Non nascondo di amare il sesso e tu mi piaci molto. È proprio questo tuo comportamento, diciamo...fresco, "fanciullesco", quello che più mi attizza sessualmente; e questo può durare un anno come un giorno. Perciò non fasciamoci la testa e godiamo del qui-e-ora...in tutti i sensi...
Vieni, andiamo di là.
Non si fece pregare. Mi cinse con un braccio traendomi a se con foga e affondando il viso nella scollatura del vestito, mentre io allungavo una mano nel cavallo dei suoi pantaloni.
Ora la mia fica stava cedendo all'eccitazione di questo momento.
Succhi appiccicosi già inumidivano la vulva, lasciando spazio allo stordimento e all'incanto.
- Ti prego, stai attento ai capelli. Sono appena uscita dal parrucchiere.
- Tranquilla. Sono l'unica cosa che non intendo toccare.
Con gesti misurati e lenti mi sfilò il vestito mentre continuava a baciarmi l'incavo del collo e le orecchie, sollevò il reggiseno senza slacciarlo facendogli balzare in bocca la pienezza dei miei seni.
- Forza! Cosa aspetti? Senti come sono bagnata?
Ignorando il mio invito invece si portò una mano ai pantaloni sgranandone concitato la zip.
Sollecita mi accosciai baciandogli la patta mentre la mia mano ne estraeva l'uccello già bello duro.
Ora lo sentivo pulsare nella mia bocca. Era carne viva che reagiva alle mie labbra soffocanti.
Un complesso di proteine che miscelandosi nel sangue dilatavano gli organi sessuali mentre l'anima urlava le sue voglie al cielo.
Ecco a cosa servivo: a succhiargli più sperma possibile come fosse veleno di serpente.
Ancora una volta prese lui l'iniziativa: spazzando con un rapido gesto del braccio il tavolone dai fogli e dai giornali che lo affollavano; mi spinse facendomi appoggiare gli avambracci sul piano e mettendomi così alla pecorina.
Il contatto delle mie poppe sulla superficie fredda del legno mi provocò un brivido.
I miei sensi più torbidi si stavano scatenando.
Mentre cercavo la posizione, Pino prese a darmi, con i piedi, dei colpetti ripetuti alle caviglie invitandomi a divaricare di più le gambe...ancora di più.
Immaginavo che ora l' accesso ai miei pertugi fosse oscenamente esposto a qualsiasi assalto, che non tardò.
Le dita furono le prime a saggiarne la morbidezza, se mai ce ne fosse stato bisogno, lunghe carezze, dal basso in alto; poi fu il turno della sua lingua, o meglio del naso, della lingua e delle labbra.
Succhiava e grufolava come un verro in cerca di tuberi.
Provavo un senso di limpida armonia che andava dalla fica al cervello.
Ma stavolta era il culo il suo vero obiettivo.
Quando spinse la cappella contro la rosetta, mi strappò un gridolino, ma fu un attimo;
l'asta fu risucchiata come ferro rovente nel burro.
In quel momento non potei fare a meno di pensare a Raffaella, sua moglie.
Tanto ipocrita e disinibita; chissà cosa direbbe ora, se vedesse il suo maritino, che crede così "fedele" all'opera?
Pino smazzolava da maestro: entrava e usciva con colpi forti, decisi; mettendo oltretutto a dura prova la tenuta della mia vescica...
- Ora che ti sei preso il mio culo, guarda che regalino ti faccio....
Dissi con voce arrochita dallo stordimento.
Un attimo dopo le prime gocce dorate crepitarono allegre sulle pagine di giornale sparse sul pavimento, seguite da un primo getto, poi da un altro e da un altro ancora, finché il flusso si normalizzò in un interminabile scroscio liberatorio che dirigevo a mio piacere muovendo il bacino e annaffiando senza ritegno i fogli di carta, il bancone e perfino le mie scarpette nuove.
Pino per nulla distratto dalla mia performance continuava estasiato a pomparmi nel culo anche se, lui pure, aveva le gambe e i calzini fradici di piscio.
Questa scena mi fece salire la pressione fino al culmine del godimento, urlando il mio orgasmo, alto e forte.
- Allora ti è piaciuta la mia pisciata?
Dissi riprendendo fiato.
- E a te, quanto piace il cazzo nel culo?
- Tanto, tanto! Da morire. Continua co..sì. Si, si!
- Amore, che dire?! Sei la sultana delle troie. Hai il culo morbido come la tua bocca...
- Pensa...ohh, ohh, sii..., a quanti cazzi e a quanta sborra ci sono voluti per renderlo così elastico...
A questo punto avevo come unico intento quello di spremergli più sperma possibile dai coglioni.
E per stimolarlo in modo irresistibile non dovevo restare passiva; così iniziai a muovere le anche, ruotando il bacino e sporgendo il culo per assecondare il ritmo dei suoi affondi.
Una cura infallibile, affinata negli anni con quelli che lo avevano preceduto.
Le delizie del paradiso non erano solo a suo beneficio. Avere un cazzo che ti trapana, sladinando ad ogni colpo le pareti del retto, era un piacere che mi stava facendo godere come una scimmia.
- Dio Roberta non credo che riuscirò a controllare ancora a lungo questa tortura...è uno stimolo continuo, irresistibile...
- Amore, non voglio che resisti, finora sei stato magnifico. Dai, forza, vienimi dentro! Voglio sentirmi piena della tua sborra.
Allora Pino si accucciò sulla mia schiena baciandola. Ancora un ulteriore affondo, affinché i suoi coglioni potessero premere all'inverosimile contro le mie chiappe; era il momento che aspettavo:
Gli diedi una strapazzata ruotando con il bacino...e le mie budella si allagarono.
Giacque su di me mantenendo il cazzo confitto nel culo finché non si fu ammosciato.
L'odore di urina e di carta bagnata saturava il piccolo ambiente.
- Abbiamo fatto un bel casino.
Commentai, mentre recuperavo il mio vestito, fortunatamente scampato alla battaglia.
- Non preoccuparti. Sistemo poi io con calma. Apro solo la finestra per dare un po' d'aria...
- Ho il culo pieno del tuo seme e mi sento il retto premere come se dovessi evacuare; è una sensazione eccitante che voglio prolungare almeno fino a casa.
Ho dei salva slip nella borsa ma sono senza mutandine e sarebbe imbarazzante se camminando iniziassi a colare...hai qualcosa per tamponare?...chessò?...
- Dei fazzolettini...?
- No. Li ho anch'io. Bagnati si sfibrano camminando.
- Ho del cotone idrofilo...
- Ecco. Perfetto. Andrà benissimo.
Con la confezione in mano, Pino sembrava indeciso se porgermela o prendere l'eccitante iniziativa di armeggiare di nuovo col mio culo.
- Dai cosa aspetti? Aiutami. Non posso stringere il culo a lungo.
Dissi piegandomi di nuovo sul bancone.
Come scosso da un torpore, arraffò dei fiocchi di cotone, li pressò spingendoli contro lo sfintere che si dischiuse lasciando stillare un breve flusso perlaceo prima di risucchiare all'interno il tampone.
Prontamente, un'altra manciata di batuffoli andò a riempire ancora quel buco così caldo e umido. Poi...
- Per favore, già che ci sei, imbottisci bene anche lo spacco fra le chiappe. Tampona tutto.
Così è quasi meglio che indossare uno di quei tanga "spaccastronzo".
Commentai soddisfatta a lavoro finito.
- Oggi sei stato grande. E poi voglio portarmi a casa qualcosa di te...così è come averti ancora dentro e mi prolunga il godimento.
Pino stranamente mi guardava sbalordito.
- Sai? Non ti facevo così depravata Roberta...io non mi sarei neanche solo sognato una roba simile, figuriamoci poi farla...pazzesco. Ma non provi per questo...lo sperma nel culo, il cotone...chessò, un senso d'imbarazzo?
- Attento Pino! Sono venuta in pace e voglio andare in pace. Scopo volentieri con te. Sono carina e amorevole nei tuoi confronti, cerco di soddisfarti ogni desiderio; ma t' imploro, con le lacrime agli occhi, se cerchi di fottermi con i moralismi sui miei comportamenti sessuali per te troppo disinvolti, allora con me hai chiuso. Chiaro?! Ci siamo capiti?! Pensaci su!
Ciao.
Il motivo, negli ultimi tempi, dell'indifferenza di lei nei suoi confronti ha un motivo.
Lei ha un amante, è il suo ginecologo che frequenta ben oltre le visite canoniche.
Sono io che ho dato la stura a quanto sta accadendo tra i due perché, per un gioco di attrazione sessuale o di chimica dei sensi sono fortemente attratta da quest'uomo, tutto sommato abbastanza banale ma dotato della carica erotica, di un ragazzino.
Abbiamo preso a vederci al suo negozio tutti i giovedì pomeriggio, in orario di chiusura per sfogare, in furiose galoppate, la brama di sesso che ci attanaglia ambedue.
Era sabato e sapevo che non ci saremmo visti prima del successivo giovedì canonico.
Avevo perciò preso appuntamento con il parrucchiere per la tarda mattinata.
Quando inaspettato mi giunse un suo WhatsApp.
- L'altra sera mi hai fatto impazzire, anche se eravamo solo al telefono.
Ho una gran voglia di te, ma dovrò aspettare altri cinque giorni. Non credo di potercela fare.
E poi...ti devo parlare.
Gli risposi che anch'io ero di malumore per lo stesso motivo, e cercavo di distrarmi andando a sistemarmi i capelli.
Guardai l'orologio; si stava facendo tardi, dovevo prepararmi.
Misi un reggiseno scuro molto attillato, quasi trasparente e le mutandine abbinate.
Cercai nel cassetto le calze, e quando presi in mano quelle giuste, provai un brivido.
Erano autoreggenti nocciola, me le passai sulla bocca.
Mi stavo portando una mano alla fica quando fui raggiunta da un altro messaggino.
- Non vado a casa. Le dico che ho del lavoro da sbrigare. Se ce la fai, facciamo verso l'una a bottega.
Ti aspetto! Un bacio.
- Cercherò di esserci. Ok!
Risposi.
A questo punto decisi di infilarmi le calze senza le mutandine; andai poi all’armadio, presi un abito corto e scollato, in lana beige, attillato e senza maniche.
Fondotinta, matita per occhi, mascara, mi disegno le labbra, poi un rossetto mattone, "rouge velvet". Bigiotteria e infine unghie adesive french style. sono pronta, o quasi.
Ah. Le scarpe. Le ho comprate tramite internet, un bellissimo paio di décolleté color prugna, tacco 10, calzano perfettamente. Indosso lo spolverino color pastello, e borsa con dentro il necessario:
documenti, spray al peperoncino, salviette, telefono, chiavi, salva slip, rossetto, cipria, e portafogli.
Sono pronta, vado. Sono già le 11.
Cristiano è il mio parrucchiere da diversi anni. Siamo in ottima confidenza per questo accetto le sue battutine a volte un po' "sopra le righe".
- Ecco qua la mia Robertona. Tutto bene, a quanto vedo...Lasciami indovinare...Così in tiro...è una persona importante; forse anche ricca?
- Ti sbagli, niente di tutto ciò.
- Beh, qualche dote dovrà pur averla...
- Ooh, si! Prova ad indovinare...
- Ho capito. Beh, veniamo a noi. Diamo una spuntatina e una messa in piega?
- Cristiano, vorrei un taglio più moderno. Mantenendo la lunghezza, ma li vorrei un po' mossi; tipo quelli là.
Indicandogli una foto.
- Ho capito, un taglio "shag". Si. Buona idea.
Era ormai l'una quando lasciai il parrucchiere. Guardavo la mia figura riflessa nelle vetrine e mi piacevo assai. Mi sentivo proprio una gran fica.
In negozio Pino stava convincendo una coppia ad acquistare un certo quadro.
Appena udirono lo scampanellio della porta, si voltarono sorpresi, specialmente l'uomo, mentre la donna dopo avermi squadrata, mi girò le spalle con aria di sufficienza.
Godo quando suscito questo tipo di reazioni, nella gente.
In attesa che la coppia se ne andasse, cominciai a passeggiare per la bottega fingendomi interessata alle opere esposte. In realtà lo scopo era quello di far sentire la mia presenza attraverso il battito dei tacchi.
Finalmente i due uscirono e Pino si affrettò a chiudere la porta a chiave.
Con la fame negli occhi e anche nel cazzo mi fissò.
- Morivo dalla voglia di vederti. Quando sei entrata, il mio cuore mi è balzato in gola.
Dio! Fatti guardare. Sei uno schianto!
Mi basta vederti per tornare ragazzo. Me lo fai tirare come allora. Non credevo fosse più possibile.
Sei così diversa dalla monotona piattezza che ha Raffaella nel fare l'amore. Almeno con me...a quanto pare.
Le donne che, come lei, non fanno alcun sforzo per rendersi attraenti non mi hanno mai eccitato.
Con Raffaella, sul sesso, non siamo mai andati molto d'accordo fin dai primi tempi.
Non eravamo fatti per stare assieme. Ho sbagliato; mi ero ormai rassegnato...poi sei apparsa tu.
Sai prevedere i miei desideri ancora prima che li esprima, senza parlare dell' inventiva che metti quando fai l'amore.
- Basta,basta, Pino! Lo so che ti piaccio e mi piaci anche tu, ma so anche dove portano questo tipo di discorsi... Sono e intendo restare una donna libera sia chiaro.
Non voglio che i nostri incontri diventino un pretesto per separarti da tua moglie o altre scempiaggini del tipo "Voglio che diventi la mia donna".
Scusa la franchezza, ma questo è ciò che dico a tutti gli uomini con cui scopo.
Non nascondo di amare il sesso e tu mi piaci molto. È proprio questo tuo comportamento, diciamo...fresco, "fanciullesco", quello che più mi attizza sessualmente; e questo può durare un anno come un giorno. Perciò non fasciamoci la testa e godiamo del qui-e-ora...in tutti i sensi...
Vieni, andiamo di là.
Non si fece pregare. Mi cinse con un braccio traendomi a se con foga e affondando il viso nella scollatura del vestito, mentre io allungavo una mano nel cavallo dei suoi pantaloni.
Ora la mia fica stava cedendo all'eccitazione di questo momento.
Succhi appiccicosi già inumidivano la vulva, lasciando spazio allo stordimento e all'incanto.
- Ti prego, stai attento ai capelli. Sono appena uscita dal parrucchiere.
- Tranquilla. Sono l'unica cosa che non intendo toccare.
Con gesti misurati e lenti mi sfilò il vestito mentre continuava a baciarmi l'incavo del collo e le orecchie, sollevò il reggiseno senza slacciarlo facendogli balzare in bocca la pienezza dei miei seni.
- Forza! Cosa aspetti? Senti come sono bagnata?
Ignorando il mio invito invece si portò una mano ai pantaloni sgranandone concitato la zip.
Sollecita mi accosciai baciandogli la patta mentre la mia mano ne estraeva l'uccello già bello duro.
Ora lo sentivo pulsare nella mia bocca. Era carne viva che reagiva alle mie labbra soffocanti.
Un complesso di proteine che miscelandosi nel sangue dilatavano gli organi sessuali mentre l'anima urlava le sue voglie al cielo.
Ecco a cosa servivo: a succhiargli più sperma possibile come fosse veleno di serpente.
Ancora una volta prese lui l'iniziativa: spazzando con un rapido gesto del braccio il tavolone dai fogli e dai giornali che lo affollavano; mi spinse facendomi appoggiare gli avambracci sul piano e mettendomi così alla pecorina.
Il contatto delle mie poppe sulla superficie fredda del legno mi provocò un brivido.
I miei sensi più torbidi si stavano scatenando.
Mentre cercavo la posizione, Pino prese a darmi, con i piedi, dei colpetti ripetuti alle caviglie invitandomi a divaricare di più le gambe...ancora di più.
Immaginavo che ora l' accesso ai miei pertugi fosse oscenamente esposto a qualsiasi assalto, che non tardò.
Le dita furono le prime a saggiarne la morbidezza, se mai ce ne fosse stato bisogno, lunghe carezze, dal basso in alto; poi fu il turno della sua lingua, o meglio del naso, della lingua e delle labbra.
Succhiava e grufolava come un verro in cerca di tuberi.
Provavo un senso di limpida armonia che andava dalla fica al cervello.
Ma stavolta era il culo il suo vero obiettivo.
Quando spinse la cappella contro la rosetta, mi strappò un gridolino, ma fu un attimo;
l'asta fu risucchiata come ferro rovente nel burro.
In quel momento non potei fare a meno di pensare a Raffaella, sua moglie.
Tanto ipocrita e disinibita; chissà cosa direbbe ora, se vedesse il suo maritino, che crede così "fedele" all'opera?
Pino smazzolava da maestro: entrava e usciva con colpi forti, decisi; mettendo oltretutto a dura prova la tenuta della mia vescica...
- Ora che ti sei preso il mio culo, guarda che regalino ti faccio....
Dissi con voce arrochita dallo stordimento.
Un attimo dopo le prime gocce dorate crepitarono allegre sulle pagine di giornale sparse sul pavimento, seguite da un primo getto, poi da un altro e da un altro ancora, finché il flusso si normalizzò in un interminabile scroscio liberatorio che dirigevo a mio piacere muovendo il bacino e annaffiando senza ritegno i fogli di carta, il bancone e perfino le mie scarpette nuove.
Pino per nulla distratto dalla mia performance continuava estasiato a pomparmi nel culo anche se, lui pure, aveva le gambe e i calzini fradici di piscio.
Questa scena mi fece salire la pressione fino al culmine del godimento, urlando il mio orgasmo, alto e forte.
- Allora ti è piaciuta la mia pisciata?
Dissi riprendendo fiato.
- E a te, quanto piace il cazzo nel culo?
- Tanto, tanto! Da morire. Continua co..sì. Si, si!
- Amore, che dire?! Sei la sultana delle troie. Hai il culo morbido come la tua bocca...
- Pensa...ohh, ohh, sii..., a quanti cazzi e a quanta sborra ci sono voluti per renderlo così elastico...
A questo punto avevo come unico intento quello di spremergli più sperma possibile dai coglioni.
E per stimolarlo in modo irresistibile non dovevo restare passiva; così iniziai a muovere le anche, ruotando il bacino e sporgendo il culo per assecondare il ritmo dei suoi affondi.
Una cura infallibile, affinata negli anni con quelli che lo avevano preceduto.
Le delizie del paradiso non erano solo a suo beneficio. Avere un cazzo che ti trapana, sladinando ad ogni colpo le pareti del retto, era un piacere che mi stava facendo godere come una scimmia.
- Dio Roberta non credo che riuscirò a controllare ancora a lungo questa tortura...è uno stimolo continuo, irresistibile...
- Amore, non voglio che resisti, finora sei stato magnifico. Dai, forza, vienimi dentro! Voglio sentirmi piena della tua sborra.
Allora Pino si accucciò sulla mia schiena baciandola. Ancora un ulteriore affondo, affinché i suoi coglioni potessero premere all'inverosimile contro le mie chiappe; era il momento che aspettavo:
Gli diedi una strapazzata ruotando con il bacino...e le mie budella si allagarono.
Giacque su di me mantenendo il cazzo confitto nel culo finché non si fu ammosciato.
L'odore di urina e di carta bagnata saturava il piccolo ambiente.
- Abbiamo fatto un bel casino.
Commentai, mentre recuperavo il mio vestito, fortunatamente scampato alla battaglia.
- Non preoccuparti. Sistemo poi io con calma. Apro solo la finestra per dare un po' d'aria...
- Ho il culo pieno del tuo seme e mi sento il retto premere come se dovessi evacuare; è una sensazione eccitante che voglio prolungare almeno fino a casa.
Ho dei salva slip nella borsa ma sono senza mutandine e sarebbe imbarazzante se camminando iniziassi a colare...hai qualcosa per tamponare?...chessò?...
- Dei fazzolettini...?
- No. Li ho anch'io. Bagnati si sfibrano camminando.
- Ho del cotone idrofilo...
- Ecco. Perfetto. Andrà benissimo.
Con la confezione in mano, Pino sembrava indeciso se porgermela o prendere l'eccitante iniziativa di armeggiare di nuovo col mio culo.
- Dai cosa aspetti? Aiutami. Non posso stringere il culo a lungo.
Dissi piegandomi di nuovo sul bancone.
Come scosso da un torpore, arraffò dei fiocchi di cotone, li pressò spingendoli contro lo sfintere che si dischiuse lasciando stillare un breve flusso perlaceo prima di risucchiare all'interno il tampone.
Prontamente, un'altra manciata di batuffoli andò a riempire ancora quel buco così caldo e umido. Poi...
- Per favore, già che ci sei, imbottisci bene anche lo spacco fra le chiappe. Tampona tutto.
Così è quasi meglio che indossare uno di quei tanga "spaccastronzo".
Commentai soddisfatta a lavoro finito.
- Oggi sei stato grande. E poi voglio portarmi a casa qualcosa di te...così è come averti ancora dentro e mi prolunga il godimento.
Pino stranamente mi guardava sbalordito.
- Sai? Non ti facevo così depravata Roberta...io non mi sarei neanche solo sognato una roba simile, figuriamoci poi farla...pazzesco. Ma non provi per questo...lo sperma nel culo, il cotone...chessò, un senso d'imbarazzo?
- Attento Pino! Sono venuta in pace e voglio andare in pace. Scopo volentieri con te. Sono carina e amorevole nei tuoi confronti, cerco di soddisfarti ogni desiderio; ma t' imploro, con le lacrime agli occhi, se cerchi di fottermi con i moralismi sui miei comportamenti sessuali per te troppo disinvolti, allora con me hai chiuso. Chiaro?! Ci siamo capiti?! Pensaci su!
Ciao.
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