Giulia e Alessia
di
Virtualemaster
genere
dominazione
Normalmente non incontro mai le schiave che mi contattano via mail, per cui non so bene perché accettai la richiesta di Giulia, tra l’altro più vicina a casa sua che non alla mia.
Giulia, donna sposata di 50 anni, decisamente sovrappeso e con una vita sessuale praticamente ridotta al lumicino, mi aveva contatto perché desiderosa di provare nuove esperienze che il marito non le poteva dare.
Il rapporto era virtuale, io le davo degli ordini e lei li doveva eseguire inviandomi delle foto o dei video a prova dell’esecuzione, in caso contrario veniva punita. Insomma, nulla di nuovo o mai sentito.
Un giorno mi chiese di incontrarci, in un albergo della sua zona ed accettai forse per interrompere la noia che in quei giorni non mi dava tregua.
Non le detti ordini su come vestirsi, ero curioso di vedere come si sarebbe presentata. Tralasciando come era vestita, si era presentata con la sua migliore amica, che era a conoscenza di questo nostro rapporto e che doveva fungere da alibi con il marito. Andammo tutti e tre in un bar a fare due chiacchiere. Ignorai quasi completamente Giulia e mi concentrai su Alessia, la sua amica, che sicuramente era molto più in forma della schiava. Parlai quasi esclusivamente con lei del più e del meno, senza entrare nel discorso di quello che sarebbe successo quella sera e dicendo a Giulia solo che doveva pagare il conto del bar.
Quando fu il momento di andare in albergo, Alessia ci salutò, ma le risposi con un tono che non ammetteva repliche che sarebbe venuta con noi.
Arrivammo all’albergo ed una volta davanti alla camera, Giulia aprì la porta e non appena fece il primo passo per entrare la fermai.
“Le schiave non entrano per prime, facci passare sfigata” le dissi in malo modo.
Io e Alessia entrammo per primi e Giulia ci seguì a testa bassa.
“Spogliati – ordinai a Giulia – e poi metti le mani dietro la testa e le gambe divaricate”
La schiava eseguì, guardando con imbarazzo la sua migliore amica che la guardava incuriosita.
“Alessia guarda che cesso che è la tua amica – dissi guardando con disprezzo il corpo di Giulia – una grassona, vogliosa di cazzo e di essere punita”
“vieni a sentire che schifo queste tette flaccide” dissi alzando le tette di Giulia tirandole per i capezzoli e provocandole un piccolo gemito di dolore.
Alessia iniziò a toccare il corpo dell’amica con curiosità, si capiva che la cosa un po’ la eccitava
Misi Giulia piegata a novanta con le mani sul letto e dissi ad Alessia di sculacciarla. I colpi dell’amica all’inizio erano leggeri, dati con timore, ma colpo dopo colpo la forza aumentava insieme al godimento della donna che non si fermò nemmeno quando il sedere diventò rosso e l’amica cominciò a lamentarsi del male.
Quando la fermai, Alessia aveva uno sguardo compiaciuto e allora le presi una mano e le feci sentire come la sua amica fosse fradicia in mezzo alle gambe.
“Ma mi sembra che anche te ti sia eccitata – dissi mentre le infilavo una mano sotto la gonna – non è vero?”
“Schiava per terra – le ordinai – è ora di pulire per bene le scarpe della mia assistente”
Giulia mi guardò con stupore dopo quelle parole, di certo non si aspettava che la sua amica potesse diventare mia alleata, ma nonostante tutto, con fare remissivo, si inginocchiò e iniziò a leccare scarpe e piedi, mentre io continuai con la mano a masturbare Alessia che si lasciò andare a forti mugolii di godimento.
Dopo qualche minuto tolsi la mano dalla figa grondante di Alessia, non volevo concederle l’orgasmo, non ancora almeno.
“È ora di testare la resistenza di questa cagna – dissi guardando Giulia – alzati che ora avrai quello che hai chiesto per questo incontro”
Presi un frustino dalla valigia ed iniziai ad usarlo per accarezzare il corpo della schiava, tesa come una corda di violino, in attesa di capire le mie intenzioni. Iniziai a colpire i capezzoli, con colpi non troppo forti ma accurati.
“Devi stare ferma troia – disse Alessia mentre la cagna iniziava a muoversi per il dolore e tirandole una sberla in faccia – non hai capito che qui comandiamo noi due e nessuno ti ha dato il permesso di lamentarti o muoverti”
Rimasi quasi stupito da quell’uscita, ma non potevo permettere che quella donna provasse a prendere il comando, così il colpo successivo fu forte e diretto al suo sedere.
“Qui comando solo io ricordatelo” e non aggiunsi altro.
Feci poi sdraiare Giulia per terra supina e la feci calpestare da Alessia che indossava un paio di tacchi alti che le lasciarono il segno su tutto il corpo. La feci soffermare sulle tette prima di dirle di spogliarsi completamente e di sedersi sulla faccia di Giulia, alla quale ordinai di leccare e lubrificare per bene il culo di Alessia. Poi feci mettere sul letto Giulia con la testa fuori dal bordo, fu poi la volta di Alessia ad essere sistemata a cavalcioni sopra la sua amica, con la figa proprio sulla faccia dell’amica che iniziò a leccarla avidamente. Io nel frattempo iniziai a colpire con un mestolo la figa di Giulia che nel frattempo subiva anche una tortura ai capezzoli con le unghie di Alessia.
Mi misi dietro ad Alessia, la penetrai con forza nel culo, il grido che ne scaturì era un misto tra piacere e dolore. Le scopai il culo con forza, tenendola stretta per il seno piuttosto generoso. Venne di lì a poco con un forte orgasmo. Io le venni copiosamente, poi lasciai che fosse Giulia a raccogliere tutto lo sperma che usciva dal culo dell’amica e poi a ripulirlo prima di ripulire il cazzo che ancora pulsava.
“Giulia – le dissi – è giunto anche per te il momento del tuo orgasmo, ma siccome sei solo un essere inutile, potrai averlo solo in bagno”
La accompagnai in bagno e la feci mettere con la testa nel gabinetto. Le ordinai di iniziare a masturbarsi e, mentre iniziò ad eseguire l’ordine e a gemere dal piacere, io e Alessia ci alternammo nell’urinarle sulla testa e nel tirare ripetutamente lo sciacquone.
Venne comunque copiosamente, poi dopo esserci fatti una doccia tutti quanti, io e Alessia non resistemmo ad una scopata, io seduto su una poltrona, lei sopra di me dandomi le spalle e Alessia costretta a leccarci mentre i nostri sessi si davano piacere.
Prima di uscire dalla stanza feci un regalo a Giulia: un plug anale. Avrebbe dovuto metterlo tutte le volte che si sarebbe vista con Alessia che, da quella sera, diventò esecutrice materiale delle mie punizioni.
Se volete potete scrivermi a virtualemaster@gmail.com
Giulia, donna sposata di 50 anni, decisamente sovrappeso e con una vita sessuale praticamente ridotta al lumicino, mi aveva contatto perché desiderosa di provare nuove esperienze che il marito non le poteva dare.
Il rapporto era virtuale, io le davo degli ordini e lei li doveva eseguire inviandomi delle foto o dei video a prova dell’esecuzione, in caso contrario veniva punita. Insomma, nulla di nuovo o mai sentito.
Un giorno mi chiese di incontrarci, in un albergo della sua zona ed accettai forse per interrompere la noia che in quei giorni non mi dava tregua.
Non le detti ordini su come vestirsi, ero curioso di vedere come si sarebbe presentata. Tralasciando come era vestita, si era presentata con la sua migliore amica, che era a conoscenza di questo nostro rapporto e che doveva fungere da alibi con il marito. Andammo tutti e tre in un bar a fare due chiacchiere. Ignorai quasi completamente Giulia e mi concentrai su Alessia, la sua amica, che sicuramente era molto più in forma della schiava. Parlai quasi esclusivamente con lei del più e del meno, senza entrare nel discorso di quello che sarebbe successo quella sera e dicendo a Giulia solo che doveva pagare il conto del bar.
Quando fu il momento di andare in albergo, Alessia ci salutò, ma le risposi con un tono che non ammetteva repliche che sarebbe venuta con noi.
Arrivammo all’albergo ed una volta davanti alla camera, Giulia aprì la porta e non appena fece il primo passo per entrare la fermai.
“Le schiave non entrano per prime, facci passare sfigata” le dissi in malo modo.
Io e Alessia entrammo per primi e Giulia ci seguì a testa bassa.
“Spogliati – ordinai a Giulia – e poi metti le mani dietro la testa e le gambe divaricate”
La schiava eseguì, guardando con imbarazzo la sua migliore amica che la guardava incuriosita.
“Alessia guarda che cesso che è la tua amica – dissi guardando con disprezzo il corpo di Giulia – una grassona, vogliosa di cazzo e di essere punita”
“vieni a sentire che schifo queste tette flaccide” dissi alzando le tette di Giulia tirandole per i capezzoli e provocandole un piccolo gemito di dolore.
Alessia iniziò a toccare il corpo dell’amica con curiosità, si capiva che la cosa un po’ la eccitava
Misi Giulia piegata a novanta con le mani sul letto e dissi ad Alessia di sculacciarla. I colpi dell’amica all’inizio erano leggeri, dati con timore, ma colpo dopo colpo la forza aumentava insieme al godimento della donna che non si fermò nemmeno quando il sedere diventò rosso e l’amica cominciò a lamentarsi del male.
Quando la fermai, Alessia aveva uno sguardo compiaciuto e allora le presi una mano e le feci sentire come la sua amica fosse fradicia in mezzo alle gambe.
“Ma mi sembra che anche te ti sia eccitata – dissi mentre le infilavo una mano sotto la gonna – non è vero?”
“Schiava per terra – le ordinai – è ora di pulire per bene le scarpe della mia assistente”
Giulia mi guardò con stupore dopo quelle parole, di certo non si aspettava che la sua amica potesse diventare mia alleata, ma nonostante tutto, con fare remissivo, si inginocchiò e iniziò a leccare scarpe e piedi, mentre io continuai con la mano a masturbare Alessia che si lasciò andare a forti mugolii di godimento.
Dopo qualche minuto tolsi la mano dalla figa grondante di Alessia, non volevo concederle l’orgasmo, non ancora almeno.
“È ora di testare la resistenza di questa cagna – dissi guardando Giulia – alzati che ora avrai quello che hai chiesto per questo incontro”
Presi un frustino dalla valigia ed iniziai ad usarlo per accarezzare il corpo della schiava, tesa come una corda di violino, in attesa di capire le mie intenzioni. Iniziai a colpire i capezzoli, con colpi non troppo forti ma accurati.
“Devi stare ferma troia – disse Alessia mentre la cagna iniziava a muoversi per il dolore e tirandole una sberla in faccia – non hai capito che qui comandiamo noi due e nessuno ti ha dato il permesso di lamentarti o muoverti”
Rimasi quasi stupito da quell’uscita, ma non potevo permettere che quella donna provasse a prendere il comando, così il colpo successivo fu forte e diretto al suo sedere.
“Qui comando solo io ricordatelo” e non aggiunsi altro.
Feci poi sdraiare Giulia per terra supina e la feci calpestare da Alessia che indossava un paio di tacchi alti che le lasciarono il segno su tutto il corpo. La feci soffermare sulle tette prima di dirle di spogliarsi completamente e di sedersi sulla faccia di Giulia, alla quale ordinai di leccare e lubrificare per bene il culo di Alessia. Poi feci mettere sul letto Giulia con la testa fuori dal bordo, fu poi la volta di Alessia ad essere sistemata a cavalcioni sopra la sua amica, con la figa proprio sulla faccia dell’amica che iniziò a leccarla avidamente. Io nel frattempo iniziai a colpire con un mestolo la figa di Giulia che nel frattempo subiva anche una tortura ai capezzoli con le unghie di Alessia.
Mi misi dietro ad Alessia, la penetrai con forza nel culo, il grido che ne scaturì era un misto tra piacere e dolore. Le scopai il culo con forza, tenendola stretta per il seno piuttosto generoso. Venne di lì a poco con un forte orgasmo. Io le venni copiosamente, poi lasciai che fosse Giulia a raccogliere tutto lo sperma che usciva dal culo dell’amica e poi a ripulirlo prima di ripulire il cazzo che ancora pulsava.
“Giulia – le dissi – è giunto anche per te il momento del tuo orgasmo, ma siccome sei solo un essere inutile, potrai averlo solo in bagno”
La accompagnai in bagno e la feci mettere con la testa nel gabinetto. Le ordinai di iniziare a masturbarsi e, mentre iniziò ad eseguire l’ordine e a gemere dal piacere, io e Alessia ci alternammo nell’urinarle sulla testa e nel tirare ripetutamente lo sciacquone.
Venne comunque copiosamente, poi dopo esserci fatti una doccia tutti quanti, io e Alessia non resistemmo ad una scopata, io seduto su una poltrona, lei sopra di me dandomi le spalle e Alessia costretta a leccarci mentre i nostri sessi si davano piacere.
Prima di uscire dalla stanza feci un regalo a Giulia: un plug anale. Avrebbe dovuto metterlo tutte le volte che si sarebbe vista con Alessia che, da quella sera, diventò esecutrice materiale delle mie punizioni.
Se volete potete scrivermi a virtualemaster@gmail.com
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