Michela la vip

di
genere
dominazione

Non sono molto bravo a scrivere le storie delle schiave che mi contattano, mi riesce molto meglio impartire ordini ovviamente e, per questo, mi piacerebbe che qualche nuova schiava tenesse un diario raccontando in prima persona sensazioni ed emozioni. Scrivetemi a virtualemaster@gmail.com.

Di certo non potevo aspettarmi di ricevere una mail da questa persona. Il motivo? Semplice, è una ragazza che lavora nel mondo dello spettacolo. Il nome che userò, Michela, è di totale fantasia per ovvi motivi.

Michela mi ha scritto mentre, come successo a tanti di noi, era da sola in quarantena per il Covid. La cosa che mi ha stupito, è la sua confessione di una vita in cui aveva a che fare con tantissima gente, ma che allo stesso tempo la faceva sentire un po’ sola per via della mancanza di legami forti.

Visto il suo isolamento forzato, il primo ordine fu quello di rimanere sempre nuda, di prendere delle corde che avrebbe usato per creare una sorta di abbigliamento intimo: una specie di slip che tagliasse in due sedere e vagina e che doveva prevedere anche un nodo in prossimità del clitoride; avrebbe poi dovuto, con un'altra corda, legare i seni facendo passare la corda dietro al collo.

Passarono circa 45 minuti prima che mi rispondesse dicendo che aveva avuto delle difficoltà, ma che alla fine ci era riuscita. Il nodo sul clitoride era la cosa che le dava più fastidio insieme alla corda che le tagliava il sedere.

Iniziò a fare i soliti esercizi per tenersi un po’ in forma, durante gli squat il nodo sul clitoride andava a stimolarlo parecchio ed eccitando Michela che iniziò a trovare sempre maggior difficoltà nel fare gli esercizi. Per calmarle i bollenti spiriti che si stavano impossessando del suo corpo, le ordinai di fare una doccia ghiacciata. Il risultato furono due bei capezzoli duri come il marmo. Le ordinai, così, di attaccare due mollette ai capezzoli e cinque mollette intorno ai capezzoli stessi, con l’ordine aggiuntivo, di togliere una molletta allo scoccare di ogni ora.

Da brava schiava, fu puntuale nel mandarmi il video in cui toglieva la molletta. Fu molto interessante vedere come il seno portasse sempre di più i segni delle mollette e fu divertente vedere le smorfie di dolore della mia schiava quando le toglieva.

Arrivò sera, le mollette erano state tolte, i seni erano segnati e Michela mi confessò di avere una grande eccitazione in corpo. Ovviamente le negai qualsiasi tipo di masturbazione e le ordinai di preparare due ciotole per terra. Da quel giorno avrebbe mangiato e bevuto da quelle ciotole come la cagna che era.

L’indomani mattina, fu di nuovo l’ora degli esercizi, sempre con l’intimo in corda che non aveva tolto, ma questa volta con le mollette ai seni, in modo da sollecitarli ancora di più. Fu molto difficile per Michela, vista la mancanza di abitudine, tenersi in forma con il nodo sul clitoride e soprattutto con le mollette sui seni.

Quest’oggi, però, dovette togliere una dopo l’altra, ma usando un mestolo da cucina e colpendole con forza. Questa volta Michela, non solo iniziò a saltare dal dolore, ma fece cadere anche qualche lacrima a rigare il suo volto anche se, come mi confessò, quella sensazione di dolore le provocava eccitazione. Decisi di premiarla permettendole di togliere l’intimo di corda e di masturbarsi, ma ad una condizione: con un rossetto, avrebbe dovuto scrivere sul suo corpo tutti gli insulti che le venivano in mente pensando a se stessa.

Rimasi sorpreso dalla foto che mi mandò: oltre alle prevedibili troia e puttana ecc, fece sulle gambe due frecce che puntavano verso la sua figa e sopra queste frecce la scritta “insert coin”. Di certo non le mancava la fantasia. Riuscì perfino a scriversi sul sedere “da sfondare”.

Vista la foto, decisi di rincarare un pochino la dose dicendole di truccarsi in maniera molto pesante, proprio da troia qual era e, prima di potersi masturbare, avrebbe dovuto darsi una ventina di sberle proprio su quella figa fradicia che si ritrovava. Mi inviò due foto, una prima ed una dopo le sberle autoinflitte. Nella prima, oltre alle scritte si poteva notare il trucco come le avevo ordinato, mentre nella seconda il trucco le era colato sulla faccia.

Le dissi che avrebbe potuto masturbarsi, però davanti allo specchio per guardare quanto in basso si era ridotta. Michela si masturbò in un misto di dolore per la figa appena schiaffeggiata e di eccitazione. L’orgasmo che ne derivò fu molto forte, tanto da farle cedere le gambe. Si guardò allo specchio, nuda, con il corpo marchiato da quelle scritte, con il trucco colato, a terra, con la mano ancora sulla figa. Lei, abituata a vestire in maniera appariscente come il lavoro che faceva richiedeva, ridotta così, umiliata, degradata e, inaspettatamente viva.
scritto il
2022-08-09
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