La storia di Erica parte 4

di
genere
sadomaso

L'altro
A colazione mi portarono la ragazza nuova. Avevo dato indicazione di portarmela lavata, depilata e dopo averle fatto un clistere. Mi avevano detto che aveva fatto resistenza ma conosco i miei uomini: sanno come far stare zitta una troia.
Entrarono in stanza da me, trascinando la femmina grazie a un collare legato attorno al suo collo.
La tennero ferma davanti a me, in modo che potessi guardarla e caspita "Aveva ragione Massimo: devo dire che sei valsa la spesa"
"La..la spesa?" balbettò tenuta stretta da uno dei miei uomini, che aveva un'erezione così grossa e vistosa che pensavo che da un momento all'altro non sarebbe stato più in grado di resistere.
"Mi sei costata 20 mila euro, direi per il prezzo che ha di solito una schiava, puoi considerarlo come un complimento alle tue belle forme. Ti consiglio di smettere di cercare di scappare: non c'è modo di tornare in Italia".
"Cosa? Ma dove siamo?!"
"Sei nella sede della mia azienda, in Svizzera. E sei qui perché ho bisogno di una assistente personale. Spero che sarai all'altezza: le altre prima di te sono state una vera delusione"
La vidi agitarsi per togliersi il collare attorno al collo, nonostante la presa salda dell'uomo che le teneva il collo e i capelli. "Non vorrai finire a fare la fine delle altre, vero? Credo che il mercato della prostituzione non si addica a un bocconcino come te. Ti verrà insegnato il tuo lavoro e, se farai la brava, verrai ricompensata". "Che femmina", pensai, "sento l'odore di qui"

Lei
Mi ritrovai così, da un giorno all'altro, alla mercé del mio nuovo aguzzino. Dormivo nuda e accovacciata per terra in uno stanzino buio e sporco, e la mattina dopo una colazione e una doccia, raggiungevo la mia postazione nell'ufficio del mio capo. Ero obbligata a stare in piedi in una gabbia lunga e strettissima. Avevo le braccia ammanettate sul davanti e nel culo un plug di grosso calibro (potevo toglierlo solo di notte, subito dopo cena).
Trascorrevo le mie giornate così, nuda, spalmata di olio e con le gambe aperte, con i capezzoli dritti e turgidi. I momenti più violenti erano quelli in cui venivo fatta uscire dalla gabbia ed ero costretta a fare dei lunghi pompini ai soci in visita, mentre il mio capo mi scopava il culo da dietro. Mi sentivo umiliata e prigioniera, non c'era modo di ribellarsi.
La peggiore umiliazione però era durante le riunioni: venivo legata mani e piedi alle quattro gambe del tavolo attorno al quale erano seduti gli uomini. Ero sistemata a X, con la pancia in su. Mi veniva messo un vibratore nella figa, una pinza al clitoride e una sui capezzoli. In bocca, o avevo un fallo di gomma, o una ballgag. Per tutta la riunione venivo stimolata a intervalli regolari fino a raggiungere la frustrazione estrema e senza mai godere fino in fondo. Il tutto nel silenzio più assoluto: se mi scappava anche un solo gemito, venivo punita con la cera calda. I partecipanti alla riunione nei momenti di intervallo, mi guardavano divincolarmi e cercare di resistere al piacere. Si divertivamo a stimolarmi con la lingua sui capezzoli o sul clitoride. Si masturbavano con il cazzo tra i miei enormi seni.
La notte, molto spesso, venivo usata nelle feste private del mio aguzzino. Il mio compito era stare legata a un palo da pole dance e farmi torturare da una ragazza mora e formosa e, probabilmente, nella mia stessa situazione. Mi si avvicinava sinuosa e sensuale con un vibratore e un frustino. Dopo avermi stimolata per bene mi frustava sulla figa, sui seni, sul culo. Un'alternanza di piacere e dolore che si sarebbe conclusa con un branco di svizzeri ubriachi in giacca e cravatta a masturbarsi addosso a me e a mettermi le mani addosso.

Ecco perché sono qui, dopo forse tre o quattro mesi di schiavitù, ammanettata a questo palo. Nuda e a luci spente. Vengo preparata sempre in modo da essere pronta prima dell'arrivo degli ospiti. Sono già stata spalmata di olio e la mia pelle brilla alla luce della luna che entra dalla finestra. Sento la mia figa, depilata di fresco, accendersi pregustando gli eventi della serata. Dovrò soccombere alla tortura e al piacere e al pensiero, tra le mie gambe stanno già colando i miei umori più intimi.

La serata inizia come al solito. Durante la cena a buffet vengo palpata e massaggiata dagli ospiti che, per divertirsi tra una portata e l'altra, salgono sulla pedana e mi si avvicinano con il cazzo tirato fuori. A fine serata, per lo spettacolo solito, arriva la ragazza mora. Avrà una quarta di seno e due fianchi invidiabili. Nuda e con il frustino in mano, sta per venire a torturarmi quando vedo uno degli ospiti bisbigliare qualcosa nell'orecchio del mio padrone, intento a farsi fare un pompino da una rossa inginocchiata tra le sue gambe. Capisco che ciò che gli è stato detto gli piace perché lo sento che dice, a voce alta "Giada, fermati, vieni qui". La ragazza mora si blocca, e attraversa la sala per andare da lui. Nel passare in mezzo ai tavoli, gli ospiti arrivati la toccano, le strizzano le tette e le mettono le mani in mezzo alle gambe. Non senza qualche difficoltà raggiunge il mio aguzzino, che le detta le istruzioni. Sento chiaramente che le dice "dovete leccarvi la figa a vicenda" e un brivido di sorpresa e piacere mi attraversa: forse questa sera mi risparmio la parte dolorosa. Mi sbagliavo, naturalmente.
Giada torna sul palco insieme a un energumeno alto e muscoloso che mi sgancia le manette. Attacca una catenella al mio collare e la collega a un gancio nel pavimento e poi fa la stessa cosa a Giada. Poi prende una frusta e ci obbliga a metterci a 69. Ho la sua vagina in faccia e sento il suo ansimare caldo in mezzo alle gambe. Alla prima frustata, inizio a succhiare con più intensità il clitoride e subito sento in bocca il suo sapore. Sono eccitata dalla sua lingua sapiente che mi lecca nei punti in cui sono più sensibile. Cerco la mia vagina con le mani ma vengo malmenata dall'uomo con la frusta. Sento lei che viene e in un attimo il mio viso è cosparso dai suoi fluidi caldi. Nel momento in cui mi mordicchia con i denti il clitoride, vengo anche io.

L'altro
Vedere quelle due fighe masturbarsi a vicenda mi spalanca le porte verso un piacere tutto nuovo. Vederle ansimare e sudare ognuna con la testa in mezzo alle gambe dell'altra, mi da un'erezione potente ed esplodo in faccia alla schiava che mi sta leccando le palle. Vedere la faccia di quella cagna riempita del mio seme in genere mi fa godere due volte, ma ho occhi solo per quel groviglio di carne sulla pedana. Decido di alzarmi e andare a masturbarmi ai piedi delle due vacche. Vengo per la seconda volta e una pioggia di sperma cade sui loro capelli e sulle loro mammelle gonfie.
Per la festa successiva faccio preparare un'asta con un doppio gancio, al quale appendo le due vacche per i polsi e faccio in modo che le loro vagine siano allo stesso livello, all'altezza esatta di un vibratore, montato su un'asta metallica. Deve essere tutto perfetto nei minimi dettagli, quindi mi sono premurato di essere io a sistemare le cose. Nessuno deve toccare la mia opera d'arte. Sui capezzoli delle sventurate ho attaccato i morsetti. Il risultato è eccezionale: ho fatto una foto che ho incorniciato e che metterò sulla scrivania. Sono appese per i polsi e, legate con le gambe aperte da una grossa asta fissata alle caviglie, toccano appena il pavimento. Hanno le cosce legate assieme, per fare in modo che il vibratore sia in contatto con il clitoride delle due vagine. Ho completato il quadro con due bavagli e sono andato a prepararmi pregustando lo spettacolo.
A inizio serata le fighe delle due ragazze sono già fradice per la stimolazione ai capezzoli e per quella grossa asta che a turno si sono infilate nella vagina, nell'attesa. I miei ospiti sembrano gradire tanto quanto me la variazione perché in molti si dispongono a cerchio attorno alla pedana, per avere una buona visibilità delle due cagne che godono. Arrivano le prime portate e decido di iniziare stimolare le ragazze, accendendo il vibratore.

Lei
È un supplizio che non pensavo sarei stata costretta a vivere. Ho i seni gonfi e duri, per i morsetti e per il contatto con i seni di Giada. Aspettando l'arrivo degli invitati ho cercato di infilare il vibratore nella vagina, ma per come siamo sistemate, ho solo aumentato ancora di più la mia eccitazione senza risolvere niente. Ci ha provato anche Giada ma senza successo. Quando inizia la cena, sono così arrapata che dalla figa iniziano a colare i fluidi. Qualcuno degli ospiti se ne accorge e si avvicina. Non vedo bene, cosa succeda, ma sento una mano sconosciuta infilarsi tra le mie cosce e inizio a mugolare di piacere. La mano improvvisamente si toglie e sento uno schiaffo sul culo che non fa altro che farmi sentire ancora più vogliosa. Appena si accende il vibratore, sento che mi esplode di piacere la figa. Me lo contendo con Giada per provare piacere e sento che sto per raggiungere il culmine quando la vibrazione si interrompe. Arriva l'uomo con il frustino dell'altra volta, nudo e con una potente erezione. Inizia a frustarci a turno in mezzo alle gambe, dove il nostro sesso è più sensibile e più stimolato. Le mie grida e quelle di Giada sono soffocate dal fazzoletto che ci tappa la bocca, ma sento gli ospiti applaudire contenti. Qualcuno masturbandosi si avvicina per vedere meglio. Il vibratore viene di nuovo acceso e io inizio a godere e a colare liquidi. Inizio a urlare di piacere e sto di nuovo per raggiungere l'orgasmo quando una frustata imponente mi colpisce in mezzo alle gambe. Il vibratore si spegne e mi sembra di impazzire. Dalla mia bocca escono solo mugolii e lamenti soffocati, Giada sta cercando di masturbarsi con il vibratore spento, tra una frustata e l'altra. Sento i miei capezzoli duri e sensibili strisciare contro la sua pelle. Mentre cerchiamo di trovare l'orgasmo tanto agognato, il mio padrone sale sulla pedana e, insieme all'uomo con il frustino, inizia a scopare il culo mio e quello di Giada. Non posso fare niente per bloccarlo, ma sento che il suo membro enorme mi sta spaccando in due. Quando penso che il dolore si stia facendo insopportabile, il vibratore viene di nuovo acceso, sta volta fino alla fine della serata.

Mi risveglio nella mia gabbia piena di dolori e di escoriazioni dopo la serata di ieri. Nella mia testa si fanno strada tanti pensieri. Sono allo stremo delle forze, mentali e fisiche. Sono entrata nel mercato del sesso e non ho più libertà: fanno del mio corpo ciò che vogliono e, quel che è peggio, mi umiliano mungendo i miei seni come una vacca qualsiasi e violando il mio sedere senza pietà. Mi umiliano perché mi fanno godere. Non so più chi sono. Nemmeno provo più a scappare. Sono diventata una schiava sessuale del mio padrone.
scritto il
2022-08-03
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