La storia di Erica parte

di
genere
sadomaso

Lui
La presi il venerdì pomeriggio seguente. Ricordo ancora il sorriso nei suoi occhi quando la chiamai in stanza da me per redigere l'ordine del giorno di una riunione. Iniziai a camminare per la stanza mentre dettavo. Chiusi la porta a chiave e nemmeno se ne accorse, mentre scriveva concentrata. Mi avvicinai a lei, da dietro, guardando le sue mammelle perfette trasparire dallo scollo della camicetta. Finendo di scrivere, non si era accorta che ero rimasto in silenzio. Dietro di lei.

Lei
Mi sono girata per capire come mai fosse in silenzio e ho visto una luce nei suoi occhi inequivocabile. Guardava i miei seni, e un rigonfiamento nei suoi pantaloni mi faceva indovinare che gli piacessero. Mi sono alzata, ma lui è stato più veloce: con una mano mi ha tappato la bocca, con l'altra ha aperto, strappandola, la mia camicetta da due soldi. Le mie tette erano lì, sode e strizzate in un reggiseno a balconcino. Ho cercato di divincolarmi ma era troppo forte: l'unico risultato che ho ottenuto è stato quello di beccarmi uno schiaffo. Mi ha messo un fazzoletto in bocca e mi ha sbattuta sulla scrivania a pancia in giù. Ricordo ancora la sensazione pungente delle penne e delle clip sulla pancia e sui seni mentre mi legava le mani dietro la schiena con una cintura. Ho iniziato a mugolare, attraverso il fazzoletto che mi copriva la bocca: perfettamente inutile visto che c'eravamo solo io e lui. Mi ha alzato la gonna e ha abbassato i miei slip e ha iniziato a violentarmi.

Lui
Ce l'avevo fatta: avevo le sue forme tra le mie mani. Finito di immobilizzarla, ero più eccitato che mai: più una donna si ribella, più mi sale il desiderio di umiliarla, di penetrarla fino a fare perdere i sensi. Così feci: le abbassai il reggiseno ed ebbi le sue meravigliose bocce tra le mani per tutto il tempo in cui le sfondavo il culo da dietro. Un meraviglioso culo stretto e vergine. I suoi mugolii non facevano che aumentare la forza della mia erezione. Quando finii, era esausta, svenuta sulla scrivania, in un bagno di sudore e umori. La presi ancora incosciente e la legai sulla sedia, poi chiamai il mio socio "è pronta, vieni a prenderla" e iniziai a prepararla.
Le strappai via di dosso tutti i vestiti, lasciandola nuda ed esposta. Poi le attaccai le pinzette ai capezzoli e le agganciai alla ballgag che le fissai dietro la testa. Era una visione magnifica: tutta sudata, con i capezzoli duri e dritti, resi sensibili dalle pizzette. Le coprii gli occhi, mi sedetti e aspettai che si svegliasse.
scritto il
2022-07-30
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