L'anniversario
di
ghibel
genere
dominazione
Stavo disegnando al tecnigrafo, quando sentii un fruscio alle mie spalle.
Era mia moglie che mi si era avvicinata in silenzio.
Mi girai, sorpreso che, anziché convocarmi da lei con il campanello o trasmettendomi l’ordine con la donna delle pulizie - come succedeva normalmente quando mia moglie si degnava di ricevermi- fosse scesa personalmente nel mio studio.
Bella, alta , con un lieve sorriso ammiccante.
Mi posò una mano su una spalla e con l’altra mi schiacciò le guance fino a formare con la bocca come un cuore.
“Boccuccia di rosa…” mi disse scuotendo con un dito il labbro inferiore-…boccuccia di rosa…”.
Io la guardavo tremando. Gonna in pele nera, sandali che mettevano in risalto i suoi stupendi piedini, calze fumè… Il suo sorriso, con le labbra senza rossetto appena schiuse, i suoi occhi profondi e così dolcemente severi mi incatenavano…e mi struggevano. Il suo sguardo che poteva presagire qualsiasi cosa, la rendeva così intensamente “padrona”; la mia padrona.
Mi scosse ancora leggermente con la punta dell’indice il mio labbro inferiore e poi sorridendo domandò: “ “Ma cosa fa di così importante la mia gallinella- …pio, pio, pio….- per starsene lì imbambolata senza nemmeno salutare la sua padrona…”
Sorrise e quindi aggiunse: “…cosa sei tu per la tua mogliettina?…”
“La sua gallinella, signora…”
“E cosa dice la mia gallinella per salutare la sua padrona?...”.
“Coccodè…” bisbigliai; “cocco coccodè- ripetei più forte- cocco-cocco- coccodè…”
“ Brava la mia gallinella… che vuole fare l’uovo ma non ci riesce…-disse mia moglie strattonandomi leggermente un’orecchia-…Qui!…”-ordinò …
Miavvicinai tremando…
“Via…-disse imperiosa-…
Mi sfilai maglietta e pantaloni… e mi avvicinai.Mia moglie mi prese dolcemente il collo fra le sue mani e l’avvolse con un collarino rosa al quale agganciò una catenella color oro.
“Così tengo sotto controlloo la mia gallinella…”
“Coccoccodè…-risposi
Mi accarezzò la gola con un lieve movimento delle dita schiudendo leggermente le labbra con un sorriso dolcemente severo.
“Giù…-ordinò puntando il dito verso terra.
Mi prostai ai suoi piedi. Ardevo dal desiderio di baciarglieli ma, senza il suo permesso, dovevo stare immobile con il capo chino.
“Su caro- disse muovendo il dito indice verso di sè – qui…”. Poi , tenendo la catenella ben tesa, piegò leggermente una gamba ad angolo retto: mi sorrise con le labbra schiuse e gli occhi dolci e severi.
Rimasi fermo, imbambolato “Ma che fai, sciocchino, non riesci nemmeno a muoverti? …Su caro- aggiunse puntando il dito verso il ginocchio- non fare lo sciocchino…bacino …bacino qui…”
La calza fumè le avvolgeva la gamba, sottilissima sulle caviglia, e meravigliosamente snella ed affusolata fino al ginocchio che appariva teso e lucido; poco più su si intravvedevano i lacci del reggicalze ed il bianco delle cosce e , più in su….
Vibravo dall’emozione e non riuscivo a muovermi paralizzato da quella visione così provocante.
Qui! -esclamò mia moglie abbassandomi il capo con la mano-…qui e solamente qui”.
Posai, tremando, la bocca sul ginocchio che mia moglie mi offriva e stringendo fra le mani la gamba…
Mia moglie mi permise di tenere a lungo le labbra sul suo ginocchio che baciavo avidamente…
Ogni tanto lo smuoveva e me lo allontanava dalla bocca, poi sorridendo, mentre io ansimavo dal desiderio, me lo riavvicinava.
"Piace tanto alla mia gallinella il ginocchio della sua padrona...".
"coccococcodè..." (quando mia moglie mi chiama gallinella io devo sempre rispondere, e se esito sono seri guai, coccoccodè).
“Su adesso anche con la lingua…-disse con imperiosa dolcezza- e non andare oltre…”
Ero inebriato dal profumo della calza, dall’armonia del ginocchio… e dalla visione della coscia, del reggicalze e di quello che immaginavo più su…
Poi mia moglie mi diede due shiaffettini sulla guancia e mi alzò il mento con l’indice; era finita.
Rimasi inginocchiato, sempre con le mani dietro la schiena, con gli occhi fissi sui suoi piedini che sognavo, invano, di poter baciare
“Oh..-mormorò mia moglie toccandosi il ginocchio- sembra che sia piovuto…Su, fazzolettino di carta…”
Le porsi il fazzolettino con cui si asciugò. Quindi lo appallottolò e con noncuranza me lo spinse in bocca.
Masticai e deglutii lentamente con gli occhi chiusi, come in estasi.
Sei contento?-mi disse passandomi una mano frai capelli; e poi mi solleticò sotto il mento con un dito.
“Cosa dici alla tua mogliettina per il regalo che ti ha fatto…?”
“La ringrazio, mia padrona- biascicai io emozionato; tremavo come una foglia mentre mia moglie mi solleticava la gola tamburellandola con le dita della mano- la ringrazio mia padrona per il dono che mi ha voluto elargire porgendomi il suo ginocchio da baciare…Sono felice…che la mia dea… …”
“Certo la tua dea…ed anche di più… so che per te la tua padrona è tutto; ma non si deve eccedere; quando ti rivolgi alla tua padrona è sufficiente che tu premetta il semplice “sublime” ….”:
“Grazie mia sublime padrona per essere stata così generosa con me….un dono così grande e che io non mi ero meritato….”
“Si certo- sussurrò – non te lo saresti meritato…Ma oggi è un giorno particolare e la tua mogliettina ha voluto che lo festeggiassi anche tu con qualcosa di eccezionale… di memorabile, da ricordare per tutta la vita. …Che giorno è oggi?….”
Mi permise di alzare il capo e guardarla negli occhi…Muovevo le labbra, mi tremava il mento, ma non sapevo cosa rispondere..
“Ahi, ahi, ahi…smemoratello…-disse mia moglie scuotendomi un’orecchia stretta fra l’indice e il medio-smemoratello; meriteresti una punizione …ma oggi no…perchè oggi …perché oggi è… oggi è…è…: è il venticinquesimo anniversario del nostro matrimonio…Il giorno delle nozze d’argento….”.
“Smemoratello…sossurrò-passandomi le mano fra i capelli.
Quindi, strattonandomi l’orecchio, mi rialzò e mi concesse di guardarla fisso in viso.
Era stupenda; le labbra lucide sorridevano, gli occhi profondi , grandi, dolci e severi brillavano.
“Smemoratello…” disse ancora strattonnandomi l’orecchio e dilatando le narici.- smemoratello…auguri…maritino mio...,mia gallinella.. pio pio pio....auguri!”.
“…Aug… coccococcodè”sussurrai .
Mia moglie sorrise di sottecchi , mi diede due buffetini sulle guance
“ Puoi toglierti le mani da dietro la schiena…”
“Grazie pa…”
Un suo sguardo fulminante mi gelò.
“Grazie sublime padrona…”corressi.
“Per la punizione…-aggiunse sorridendo - oggi niente… ne parleremo domani…caro…”
Quindi se ne andò mentre io mi lasciavo cadere carponi e - infilata una mano nei pantaloni, che cominciarono ad ondeggiare- baciavo e leccavo avidamente il pavimento sul quale fino a poco prima mia moglie, la mia sublime padrona , aveva posato i suoi piedi.
Non pensavo a domani…
Ghibel
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