Guido e Luisa

di
genere
scambio di coppia

1) I Jeans
Il culo di Luisa era l'ultima cosa che vedevo tornando a casa dal liceo. Le tette all'andata. Abitavamo vicini su due strade parallele e la mattina ci si vedeva per andare alla corriera. Ci si fermava qualche minuto all'incrocio dei nostri due percorsi e insieme si andava in piazza alla fermata.
Lei era al terzo anno quando io arrivai al quinto, ultimo anno di camminate insieme. La mattina il tragitto spesso lo facevamo da soli, il ritorno a caciara insieme a molti di quelli scesi dal pulman.
La mattina, soli, era più in confidenza. Mi raccontava qualche sogno, mi chiedeva notizie su qualche pettegolezzo e magari informazioni su qualche maschietto del paese.

A fica stavo bene, mi ero già scopato pure qualche sposata, ero molto più smaliziato di lei. Quando arrivavamo al punto di coinvolgere necessariamente discorsi legati al sesso io ero oltre, lei era una ritardata.
Al punto che se lei mi raccontava sogni che nella pasicoanalisi da giornaletto che conoscevamo io avrei dovuto dirle che la notte si era sognato il cazzo io le mentivo per non imbarzzarla troppo.
Si fidava: mi chiedeva di Tizio e io le dicevo lascia stare e per lei bastava. Che Tizio fosse un coglione che a diciasette anni aveva provocato già due aborti a due coetanee a lei non serviva saperlo.
L'ultimo anno di corriera ci fu quasi un tentativo di dichiarsi da uno o dall'altro. Lei si confidò con un''anima e l'amica la fregò sull'anticipo. Persi il culo della Luisa per una che voleva solo farsi sditalinare.

2) L'università
Ero al terzo anno di università fuori sede nel nord Italia che mi arriva una cartolina. Era Luisa che nella prima settimana di università a Padova mandava il suo indirizzo un po' a tutti quelli che conosceva.

L'avevo persa di vista ma era rimasta la ritardata di sempre. Non c'era collega studente, pure del primo anno, che non avesse provato il cazzo mentre lei non era arrivata neppure al bacio. Giusto un cazzo duro strusciarsi sul pube da sopra i pantaloni alle feste di ballo, una licenza che molte ragazze pure non fidanzate concedevano senza tante storie.

Tempo un mesetto e nel collegio femminile dove risiedeva già le nuove e le vecchie compagne si erano accasate, portandosi pure il maschio in camera tutta la notte. Quelle con la stanza doppia si spartivano la camera , le più fortunata avevano la compagna di camera che il fine settimana andava a casa.
C'erano un po di camere singole con un solo letto a una piazza senza possibilità di avvicinare i letti per farci un matrimoniale. Luisa era in una di queste.
Fu così che un giorno di inizio dicembre io ed un amico partimmo per vedere Padova e fare un po' di visite che in quella città di paesani ce n'erano finiti un bel po'. A Luisa facemmo una improvvisata, non era poi quello lo scopo principale del viaggetto. Però ci attardammo a lungo in attesa del treno di ritorno. Ad una amica calabrese di Luisa il mio amico pacque e glielo fece capire e per una settimana Antonio di Mesagne non mi lasciò respirare: bisognava tornare a Padova prima possibile. L'amica di Luisa un gran bel pezzo di gnocca , una cavallona, tettone, era tanta pure troppa, Antonio lo capivo.

A Padova avevano aggiustato i piatti: l'amica si era assicurata per il fine settimana una camera vuota con due letti e così si poteva giostrare in tanti modi. Passato un sabato pomeriggio in uno dei tanti pub economici per studenti all'uscita dal loale i due già piccinciavano e si capiva che avrebbero cercato privacy in ogni modo e in ogni posto. Restammo io e Luisa da soli con l'intesa di riunirci tutti e quattro alla sera in collegio.

3) I letti
Luisa erano i primi mesi che passava fuori di cava, casta e illibata a quasi vent'anni e si trovava in un troiaio di coetanee che nei cessi del collegio a pisciare la mattina c'erano più maschi che femmine. Qualcuna pure lesbicava, qualcuna faceva i doppi turni o le doppie contemporaneamente.
Comunque c'era da reggere il moccolo agli amici e bisognava farlo.
Io avrei dormito nella camera lasciata libera dall'amica e Luisa da sola nella sua. Passammo però la sera fino a tardi a parlare mentre i due piccioncini uscirono ancora a fare tardi.
Alle dieci di sera, tranne io, tutte e tutti già giravano in pigiamone.
Un po che i due si erano portate le chiavi delle camere, un po per i discorsi con Luisa sempre più intimi e rilassati ci infilammo nello stesso letto con la testa al contrario, lei in pigiama, io mezzo vestito. Palammo fino a tardissimo, gli altri due probabilmente erano già tornatti e chissà come si erano messe le cose.
Luisa era già arrivata a confidarmi la sua tardiva verginità, i fallimenti coi ragazzi storie spesso neanche cominciate. Io a sedici anni ero già scafatissimo. In quel mondo chiuso di piccola cittadina le ragazze da corteggiare erano quelle più picocle di un paio di anni più piccole e poi magari da sposare. Una mia coetanea a diciotto anni era già terreno di caccia di uno almeno due anni più grande. I ventenni corteggiano le diciottenni e i diciottenni corteggiavano le sedicenni.
C'era un equilibrio naturale, a una sedicenne con le tette già gonfiate, i peli sulla fica e passata dai primi ditaliani, i diciottenni e passa ci calavano sopra come avvoltoi.
Dei miei precedenti Luisa lo aveva saputo con ritardo. Al paese avevo scopato due donne sposate molto chiacchierate, si diceva che avevo il cazzo enorme e che non c'era molto da fidarsi per storie serie con me.
Fu questo l'argomento di tutta la nottata. Lei con me aveva conosciuto un ragazzo rispettoso, quasi asessuato, mai una battuta a doppio senso, una barzelletta sporca . Nei due anni che ci avevano separato dopo il liceo le avevano raccontato di me come di un mandrillo.
Non la finiva di fare domande più o meno sempre sugli stessi temi.
Smise quando le spiegai la mia filosofia di vita: qualunque porcata fai con una donna mai e poi mai la devi raccontare in giro, la devi smentire sempre e proteggere in ogni caso la serenità di quella donna che ti ha dato picere. Quindi quella nottata non avrei raccontato le mie storie ne tantomeno fatto nomi di donne o alimentato pettegolezzi anche di altri.

Guardate che queste cose con le donne funzionano: se si fidano la danno più facile ! Come fai a fidarti di uno che ti ha appena raccontato quante volte lo ha messo nel cullo a ognuna delle sue ex?
Quello che potevo dire a Luisa era solo la mia esperienza con le donne e quello che avevo capito di mio e dai miei amici sulla psicolgia dei maschi.
Per prima cosa cercammo di capire perchè nessun maschio del paese si sia fiondato decisamente su di lei. I maschi vanno arrapati, le donne devono sentirsi desideraete, il corteggiamento in fondo è solo questo.: un maschio che si rende ridicolo per far perdere la testa a una femmina. Quante donne fedelissimi ho fatto sbandare dicendogli semplicemente la solita trita e falsissima frase “mi fai impazzire, mi viene il cazzo duro ogni volta che ti vedo”. I più romantici tolgono il riferimento al cazzo, ma il discorso resta sempre quello: i maschi desiderano, le femmine vogliono essere desiderate.
L'argomento più lungo fu colmare le sue lacune , più che anatomiche quelle comportamentali. Sapere perchè i ragazzi o i maschi dicono “te lo metto” o “me la sono fatta” sempre con quel senso di conquista? Perchè un pompino deve cominciare col maschio che schiaccia la testa della donna sul cazzo?
Era evidente che Luisa non aveva mai avuto quei desideri di sottomissione che in qualunque donna sono naturali. La donna offre i buchi, il maschio li prende. Il discoso prese pure la via deli suoi gatti e delle sue galline, che tanto aveva spiato dalla finestra facendo i compiti a casa. La gallina si accovaccia solo dopo che il gallo le ha offerto un verme, un frutto, un qualunque regalo.
Ci sono zoccole sapiens che lo fanno dopo una pelliccia o un diamante.


4) Le domande
I sinonimi puerili erano finiti, il cazzo era il cazzo la fica la fica. Pure lei si era involgarita fino al punto che mi chiese: “è vero che ce l'hai grosso ? Il cazzo...”
Ora tu prova a rispondere delle misure del tuo cazzo a una che contemporaneamente per parlare più in sottovoce si è portata dallo stesso lato di un letto singolo trascinando una scia di profumo caldo di femmina pure vergine.
“Facciamo un patto” le dissi “tu mi fai tutte le domande che vuoi, io però in ogni caso non ti faccio nomi ma ti rispondo con la massima sincerità, però questa sera in questo letto per nessun motivo si farà qualcosa che assomigli minimamente al sesso”.
Le dovetti spiegare più volte il concetto e poi rassicurata pertì con la prima domanda.
Cosa succede quando il cazzo entra dentro la prima volta? che si rischia a bere la sborra? Fino a: se il cazzo si sporca di cacca infilandolo nel culo.
La notta fu lunga e taglio corto tornando alla prima domanda lasciata inevasa. “Ora provo a concentrarmi e lo faccio diventare duro poi tu puoi prenderlo in mano e puoi regolarti”.
Lei di cazzi in mano non ne aveva preso nemmeno uno ma fece di si lo stesso. Ne approfittai per sfilarmi i pantaloni e gli slip in un colpo solo e poi le dissi di poggiare la sua mano poco sopra il mio ombelico per “aiutare”.

A vent'anni di aiutino non ne avevo proprio bisogno. Lei strusciò, agguantò, strinse pollice e indice alla misura e poi tirò fuori la mano da sotto le lenzuola per vedere la misura della circonferenza formata dalle dita. “Ma così entra ?”.
“Si, piano piano entra a tutte, dietro è un po più complicato”
“Una come me come dovrebbe fare?”
“Con tanta pazienza, comunque tu, o grosso o piccolo il cazzo che ritroverai, hai la bocca larga, vai bene a fare pompini, con quelli male che vada il maschietto lo sistemi.”
Era quasi l'alba e ormai parlavamo quasi domendo. Le dissi che avrei provato a dormire, che nel sonno il cazzo mi poteva ritornare duro e che se glielo avessi spinto contro il culo o la coscia di non farci pensiero. Pensavo di strusciarmelo un po su quelle chiappe burrose immaginate per anni sotto i suoi jeans attilati ma dormii per davvero e pure lei.


5) Premesse
Lunedì sera dai telefoni della stazione Antonio il mesagnese, che ancora non avevo capito cosa aveva concluso, chiamò l'amica calabrese a Padova e alla fine della chiamata mi passò Luisa, inseparabile. Le chiesi a bruciapelo se voleva risolvere quel vecchio problema di cui tanto me ne aveva parlato e nel caso di scrivermi. Andava così allora in casa non avevamo telefono.
Lei capii e due settimane dopo Antonio, mio compagno di casa, partì per Padova lasciandomi casa libera e Luisa fece il viaggio inverso.
Luisa si era portata una sottoveste corta col pizzo sotto e due coppe preformate sopra, forse trestata. Le tette non ci entravano tutte . Era di raso nero e la sua pelle sempre bianchissima, i peli castani chiari quasi biondi, al paese Luisa aveva come secondo nome la Burrosa.
Uscita dal bagno, dopo quella che le donne che vogliono scopare chiamano una rinfrescatina, mi trovò a letto già nudo col cazzo duro.
Mi ero già fatto un programma, il mio solito vizio, io tendo a scegiere sempre la gallina domani
Pensavo di farle fare le troiate più troiate che si possono fare senza penetrarla e poi la settimana dopo al paese per le vacanze di Natale di completare con più tempo a disposizione.
Sembrava ancora continuare la didattica della notte a Padova dove io insegnavo a Luisa come comportarsi con un maschio specie nelle prime volte, cosa fare e cosa non fare ma nello stesso momento farle fare cose di quelle difficilmente raccontabili pure ad una amica.
Avevo una voglia di vedere come era fatta, dalla forma delle tette e dei capezzoli lasciati liberi, alla forma della fica e pure di contarle a una a una le pieghette del buco del culo.
Dovevo riscaldarla, poi disinibirla facendola giocare un po col cazzo, poi darle un orgasmo. Il tutto senza infilare il cazzo.
Mi venne sopra con decisione e ci baciammo, poi glielo dissi “oggi faremo tutto tranne quello, rilassati e fai tutto quello che ti va o che ti chiedo io”.
Annui, visibilmente rilassata. “Se invece ti piace puoi anche fare subito la gallina”. Come una dichiarazione di massima disponibilità, a pecorina col culo inarcato in lato, le cosce larghe, i buchi completamente scoperti e quella testa girata all'indietro con gli occhi che ti dicono fai di me quello che vuoi.
Io volevo solo vedere com'era fatta. Una mia fissa, vederle il pelo, le pieghe, i buchi, i colori. Vedere una donna aperta a pecorina è come nemmeno lei si è mai vista. Alle donne è negato vedere direttaente il loro sesso. Solo il ginecologo o chi se le è scopate ha potuto avere quella visone. A pecorina neppure il dottore.
“Ti senti pronta a farti montare? A farti fare di tutto? Ora te lo strofino un po tra le chiappe non preoccuparti. Se ti eccita muovi il culo verso di me per farmelo capire”.
Lo sculettamento però durò poco, si girò, alzo le cosce e volle farselo sfregare sul davanti. Era novizia ma era pronta per un orgasmo . “Ora ti lecco la fica” e già le gambe le tremavano.
Ci sono cose che sono più intime per una donna che farsi infilare un cazzo nella fica. Per esempio ad una donna può essere più intimo aprire le cose per farsi vedere o leccare, oppure prendere un cazzo nella bocca, o farselo mettere nel culo. Non tutte se la fanno leccare. Luisa dopo due slinguate partiva e non tornava più. Era una di quelle che dopo un orgasmo hanno le vertigini, il respiro fuori controllo a volte singhiozzano, quasi piangono e ti devi fermare. Come avere alla fine dei loro orgasmi nel letto una inerme bambola di gomma, che quando si riprendono quasi si vergognano e quasi chiedono scusa.

Ancora intronata mi girai col cazzo al soffitto e la sistemai col cazzo davanti alla bocca. Dapprima sembrva un bambino he cerca addormentato il capezzolo poi sempre più una zoccola da strada che pompano a ritmo di dieci pompini in mezzora.
“Se vuoi far uscire la sborra devi farmi sentite la tua voce, basta una frase un po porca che ti esca spontanea”
Era un pompino fatto proprio come una puttana che vuole sbrigarsi subito, accelerato, fuori tempo ma funzionava. Ovviamente non c'era modo e tempo di dire una mezza parola, la guidai a voce, del fiotto che stava arrivando, di come trattenerlo in bocca senza fermare il pompino, di come ingoiare e continuare di come pulire la cappela. Si alzò con la faccia sborrata una delle visioni più erotiche della mia vita. La Luisona con la mia sborra in faccia che si leccava le labbra, con la faccia di una che finalmente aveva fatto godere un maschio e si spaettava il voto.
Era sera ci rivestimmo e uscimmo per fare due passi, che fu l'occasione per un commento tecnico della prima scoperta del cazzo di Luisa. Tecnico ma molto porco, perchè una donna che ti racconta ingenuamente cosa ha provato a giocare la prima volta col cazzo te lo fa duro pure in mezzo alla folla.
Il massimo che la vita di universitari concedeva era una pizza e poi tornammo a casa. Lei avebbe passato la notte da me fino alla domenica mattina dopo, l'avessero cercata al telefon i suoi l'amica calabrese l'avrebbe coperta per l'assenza.
La sconda parte fu molto mimica: si simularono tutte le posizioni immaginando di avere un cazzo dentro: smorza candela, pecorina, davanti a gmbe sollevate, di fianco, ecc.
Tornata dal bagno si era rimessa la sottoveste e quella cosa nera che le copriva solo mezza chiappa chiara mi armò di nuovo. Le dissi di mettersi contro il muro alla parete davanti al letto, poggiarci le mani e mostrami il culo e restare così per un po che volevo segarmi un po. Ogni tanto si girava e chiedeva se veramente un culo può far venire un maschio solo a vederlo. Bastava la sua ingenuità a farmi sborrare ma non glielo dissi. Ma poi ci andai dietro e le infilai il cazzo tra le cosce simulando un rapporto. Il cazzo le usciva sul davanti e le chiesi di mettere una mano a coppetta per farmi strofinare pure la cappella. Le stringero le tettone da dietro e scivolavo il cazzo tra le sue chiappe che a vent'anni scolavano all'infinito. Questa cosa fu le prima cosa che ripetei esattamente quando mi ricapitò nelle mani presente il suo futuro marito.
Poi prima che tutta la fica le diventasse insensibile o peggio arrossata misi la mia mano tra la sua fica e il cazzo e comincia i a sditalinarla e vene la seconda volta. Impalata la trascinai sul letto e aspettai che si riprendesse.
Pensavo che se tanto dava tanto con un orgsmo da cazzo nella fia questa mi sveniva.

Preparai un te e la scopata ritornò verbale. Mi raccontò dei suoi ditalini, le chiesi se aveva una immagine , un maschio, un qualcosa che la facesse venire ma a lei bastava semplicemente toccarsi.

Studiavo da universitario e il sesso a distanza era all'epoca solo quello al telefono. Riprendemmo l'attività a letto in modo per lei inaspettato.
Dai lati opposti del letto fingemmo una telefonata: io chiedevo al centralino di passarmi la signorina Luisa della camera 69 e lei scendeva in portineria e si chiudeva in una di quelle cabine insnorizzate.
Ciao, come sta la tua fica oggi? E via di questo passo con Luisa eccitata da questo gioco e che parlava come se a dire porcate inimmaginabili per lei fosse un'altra. Lei capì che la mia sega si sarebbe conclusa solo vedendola venire mentre io avevo capito che lei sarebbe venuta solo vedendo la mia sborra uscire. Di sborra ormai ne era rimasta poca ma venne lo stesso.

Quella che accompagnai la mattina dopo alla stazione era una donna con un'autostima aumentata del mille per cento. Non tutte le donne hanno avuto più di due maschi nella vita, lei era ancora vergine ma col sesso in due giorni ci era andata pesante. Avesse avuto una nuova storia ora sapeva come prendere in mano o in bocca un cazzo, sapeva quando stava per venire, cosa chiedere a un maschio per godere senza dare la fica. A Natale, al paese, il resto.
Salita sul treno le dissi “Lo so che stai pensando che non ti amo e se sia giusto continuare a fare sesso con me”
Le mi rispose “Basta che tu non lo dica a nessuno” .
Quello che non le dissi dopo averla rivista con la fica spalancata alla luce di quel mattino è che il suo imene mi pareva un po troppo chiuso e troppo carnoso. Cose che uno col cazzo grosso non può non notare.

6) Fine degli antefatti
Mettetevi comodi che la storia è ancora lunga. I miei racconti sono sempre lunghi perchè le mie scopate con le donne sposate ma pure quelle non sposate me le sono sempre dovute sudare. Di donne che me l'abbiano mollata in giornata pochissime, giusto qualche ubriaca.

La fica di Luisa prese il primo cazzo al primo tenativo della quarta giornata di prove. Messa di lato sulla coperta plastificata che proteggeva il materasso del letto della casetta di campagna, in una posizione che non avrebbe potutto fare forza sui gomiti o sfilarsi facilmente, con la cappella al posto giusto spinsi senza pietà. La posizione me l'aveva spiegata un anzianotto ed era quella che lui aveva sempre usato per incularsi la moglie e funzionava. Lo infilai dentro quasi tutto, non fu una cosa per lei dolorosa quanto meccanicamente impedita. Anni dopo suo marito, laureato in medicina, disse che trattavasi di "imene carnoso perticolarmente vascolarizzato". E di sangue ne uscì tanto fino a colare sulla coperta, ancora di più quando lo tirai fuori per segarmi e sborrare sulla fica. Fu tutto in silenzio, l'orgasmo di Luisa fu devastante. Era ancora completmente intronata quando con calma avevo con le pezze pulito tutto il rosso tra le cosce e la coperta e era ancora parecchi minuti dopo sorda per un ronzio nelle orecchie. Parlava ma non sentiva la sua stessa voce. Le pezze sporche non gliele feci vedere, solo quella più pulita che le lasciai tra le cosce.
Suo marito mi spiegò che in quei casi alla mamma della ragazza alla prima visita ginecologica lo specialista avrebbe dovuto segnalare la circostanza e probabilmente proposto una incisione facilitatrice prima dell'attività sessuale completa. Ma erano anni che dal ginecologo si passava solo dopo i primi mesi di gravidanza.
Nelle scopate successive di quelle vacanze Luisa cominciò a gestire meglio l'orgasmo ma rimase per tutta la vita un po intronata dopo ogni venuta. Scopammo in segreto e anche con una certa facilità. A casa di Luisa, nonostante quello che si diceva in giro, io ero uno affodabile, anzi il massimo che un ragazzo di sesso maschile poteva avere accanto una figlia. Io ero in terzo liceo e la prima mattina di scuola all'incrocio delle nostre strade la vidi per la prima volta con l'agendina sotto il braccio uscire da casa. Sua madre sulla porta la seguiva con lo sguardo, io la aspettai e facemmo il primo tratto di periferia insieme. Per tre anni ogni giorno io ero quello che accompagnava la figlioletta fino alla piazza e al ritorno fino a casa. Se mi presentavo in casa loro per chiedere il permesso di portare le due figlie a ballare i giorni di festa per me non c'era nessunissimo problema, neppure anni dopo durante il periodo universitario.
Sandrino, già dirigente dell'ufficio tecnico di un comune vicino ma con dieci anni più della sorella maggiore mi vuole ancora bene come un figlio: ero io a cacciare di casa con le bugie le due sorelle per poterli fare stare insieme e poi pure arrivare sposarsi. Quello che Guido e sorella non hanno mai saputo è che io e Luisa non stavamo con le mani in mano a reggere la candela. La cosa buffa era Luisa che raccomandava alla sorella più grande di stare attenta a non fase fesserie.


7) Il fidanzamento
I due anni passati da entrambi fuori sede si scopava regolarmente da semplici trombamici, che i trombamici ci sono sempre stati, come pure i trombamogli. Era incredibilmente predisposta per prenderlo nel culo mentre col cazzo grosso a tappo e sempre bagnatissima la fica le scorreggiava fino a un punto che c'era da mettersi a ridere.
L'amica calabrese che la copriva fu una tomba e pure il mio amico mesagnese si fece i fatti suoi. Ad ogni prima scopata dopo un po di mesi la fica di Luisa tornava inevitabilmente a sanguinare. Comunque bastava conoscere il difetto e prestare attenzione.

Luisa si fidanzò seriamente con Guido negli ultimi mesi di università, io finito il servizio militare ero già finito nel comando dei vigili del fuoco della mia provincia come ufficiale. Guido era della nostra stessa provincia, laureato in medicina, aveva rinunciato a specializzarsi perchè il padre ammanicato in politica lo aveva sistemato come medico condotto al suo stesso paese. Luisa insegnava alle medie e da sposati abitavano come famiglia a un bel po' di chilometri dalla casa natale di Luisa.
Già dalla prima scopata a Guido le cose non quadrarono per nulla. Fu una scopata d'impeto quasi al primo incontro, lei si tirò giù le mutandine in piedi e lui la prese da dietro. Lui se ne venne sulle chiappe di Luisa che continuava a tenere la gonna al pulito in alto sollevata mentre un rivolo di rosso sangue scolava fino a una caviglia.
Luisa a 24 anni non aveva avuto ragazzi, ne al paese ne tanto meno a Padova e Guido questo lo sapeva. Io ero stato sempre fuori dai radar e c'era in quel momento da fissare per sempre una verità.
Guido si era scopato una ragazza vergine che a un'età piuttosto avanzata l'aveva mollata quasi come una vera troia al primo ragazzo seriamente intenzionato pur di perdere la verginità vissuta come una vergogna.
Perchè Luisa ormai scopava benissimo sia di fica che di culo, sapeva i tempi, le posizioni, cosa vogliono i maschi e cosa chiedere, ma il coglioncello ci cascò all'inizio con tutti e due i piedi.
Guido convinto di essersi scopato una vergine, già cotto di Luisa, se ne invaghì fino poi a sposarla.

Da sposata Luisa prese un po di carne, la pelle sempre bianchissima che al mare ci andava solo la mattina presto o il pomeriggio tardi, le labbra piccole su una bocca molto grande, gli occhi chiari quasi azzurri, l'avresti confusa con una bella signora di origini slave. Scopava regolarmente col marito e le perdite non comparivano più. Poi con i due parti il problema scomparve definitivamente.

8) L'inquisizione
Non so come ma il coglioncello mi aveva puntato. Lettere trovate? indiscrezioni? gente del paese che non si fa i cazzi suoi ?.
Un giorno lui arriva in una masseria con due mucche morte per il fumo arrivato nelle stalle da un fienile bruciato. Il massaro insiste per macellare le mucche e il veterinario della ASL tarda a trovarsi. Alla fine decide di macellarle senza alcun nulla osta nel vicino macello che chiude un occhio alla condizione che alla fine gli riconsegneranno le carni solo con la presentazione del timbro del servizio veterinario. Guido, suo nipote, si mette garante tra il massaro, il macello e il veterinario di turno che in quel momento non può venire. Le mucche sono morte di fumo, io da ufficiale lo scrivo nel verbale della missione e lui quando legge il mio nome sopra la firma mi spara: “Hai conosciuto mia moglie!”
In tutti i sensi e in tutti i buchi pensai ma con le parole partii molto dal basso: “Si sono del suo stesso paese prendevamo la corriera insieme”
“La portavi a ballare …. “ e io a spiegargli che facevo solo il favore a Sandrino il geometra. “Andavi a trovarla a Padova ...” “Si accompagnavo un amico di Mesagne che era cotto di una sua amica di Soverato ...”
Mi aspettavo un “Ma te la sei pure scopata ...” ma di questo argomento lui non aveva certezza.
Qualcuno a Luisa aveva imparato l'arte amatoria e sicuramente allargato il buco del culo prima che ci ospitasse comodamnete il cazzo lui. E sbagliava perchè Luisa il culo lo vaveva fisicamente largo e cedevole e ci entrò per la prima volta senza problemi pure il mio. Col cazzo per intero nel culo Luisa veniva anche tre volte di seguito, orgasmi più leggeri che non le impedivano di parlare cosa che a me mi fa venire subito.

Finiti al bar per un caffè, cercava comunque di sapere, date, fatti, anche bugie che a volte a metterle insieme ci scola un po di verità, cercava altri "sospettati", chiunque in una qualunque ccircostanza avesse avuto la possibilità di mettere una mano sotto le mutandine della moglie. Ma non si capiva dove volesse parare.

Sandrino il geometra, un giorno venne a trovarmi. Alla sorella maggiore di Luisa, Valentina, Guido continuava ad ogni occasione ad approfondire il passato di sua moglie. La sorella a un certo punto ne parlò al marito che quelli erano fatti che se uno proprio volesse sapere li avrebbe chiesti direttamente alla moglie e non a una sorella.

Sandrino si sentiva in colpa verso me e Luisa straconvinto che noi soli in campagna a passeggiare mentre lui limonava con la sorella più grande ci fossimo compromessi in qualche modo. Qualcuno avesse visto noi due di notte in quei posti e ci avesse ricamato sopra rovinando la moralità della futura cognata. Alla sorella ormai era scappata questa confidenza sull'affiatamento tra me e Luisa a sistemare i piatti tra i due futuri cognati passando serate da soli nei campi e se ne preoccupavano quasi avessero rovinato un matrimonio.
Valentina, su consiglio di Sandrino, ne parlò pure alla sorella e dopo qualche giorno dalla visita di Sandrino al comando della caserma arrivò la telefonata di Luisa, il primo contatto dopo il fidanzamento con Guido. C'era da evitare che per aver aggiustato i piatti della sorella ora non si rompesser i suoi.

9) Il Cornuto
I cornuti ormai li riconosco dall'odore, sepcie quelli volontari. Perchè un marito sposato con un pezzo di fica come Luisa, che se si presentava scollata in chiesa gli veniva duro pure al prete alla comunione, con due figli sanissimi, un buon lavoro al paese, una moglie che non ti rompe le palle, si fissa a scavare nella vita sessuale della moglie?
La ragione attualmente è dibattuta, se sia porcaggine o malattia. All'epoca ne sapevo poco, avevo scopato una signora col marito che si faceva le seghe dietro la porta, ma qui tutto il quadro portava a una banale ossessione da gelosia.
Che poi ci sono mariti che rimproverano tutto alle mogli ma in realtà lo fanno sperando che le consorti facessero veramente quello che gli si rimprova. Magari una confessione per esaurimento, ma pure una confessione falsa con particolari falsi giusto per farglielo venire duro.
Mariti che si eccitano se la moglie gli racconta della prima mano arrivata sotto le mutandine, o del cazzo di un altro tenuto in mano dalla moglie, o che si eccitano se a una riunione tra sposati c'è pure il tizio che glielo ha infilato dentro in qualche buco prima di lui. Ci sono mariti che se un amico si fissa a vedere il culo della moglie pure per pochi secondi devono chiudersi in bagno.
Guido era decisamente uno che voleva farsi scopare la moglie. Punto e basta. Ci aveva ragionato su e non essendo riuscito a controllare la sua ossessione aveva pensato con giusto giudizio che un ex è il miglior candidato a fargli spuntare le corna.

Ci sono mariti che con un pezzo di fica come moglie ci godono a vedere un maschio che ci sbava sopra. Non sempre mariti impotenti o che non sanno far godere una donna. A me, mi aveva puntato per due semplici ragioni: ero il più sospettato ed ero stato, nel caso, incredibilmente discreto e protettivo della “moralità” di sua moglie. Ma ancora questa chiarezza non si era fatta.

Guido girava sempre con la sua agendina in mano, pure ogni volta che “per caso” me lo trovavo di fronte. Chiamai Sandrino che doveva dire a Valentina sua moglie di dire a Luisa di darci un'occhiata a quello che ci scriveva.
Fotocopiare non era possibile e Luisa ricopiò a mano fedelmente quella pagine piene di date, eventi, riscontri, freccette, punti interrogativi che poi erano la storyboard di buona parte della sua vita, Ci trovò nomi di maschi da lei mai conosciuti, alcuni cerchiati e alcuni crociati, il mio cerchiato plurimo. Tutte le date dei suoi esami, le date delle cartoline ricevute che Luisa ancora conservava.
Una vera indagine della FBI per scovare un serial killer al confronto impallidiva.
Quasi con orrore Luisa ricopiò la baseline della sua vita, dal suo primo ditalino fatto da sola fino a seguire i sei anni successivi fino al minuto in cui per la prima volta Guido la scopò a Padova col sangue arrivato ai polpacci.

Guido si era segnata ogni confidenza della moglie e di chi l'aveva conosciuta, un lavoro che chiaramente puntava non a sputtanare la moglie quanto a trovare "quello giusto".

Ne parlai con Luisa del sospetto, le raccomandai di non confidare a nessuno la mia impressione nemmeno con la sorella.
Alla sorella preoccupata avrebbe detto solo che in casa era tutto normale, nessun rimprovero meno che mai gridate o le mani alzate, solo bacetti e regalini.
Un conto un marito geloso un conto un marito aspirante cornuto. Il cornuto l'avremmo gestito io e lei.

1) La verifica
Sposando Luisa, Guido era entrato di diritto nell’uso della barchetta giù al porto del suocero e cominciava a praticare la pesca in mare aperto. Siccome non c’erano maschi abili nella sua famiglia e neppure in quella acquisita trovò la scusa giusta per arruolarmi per alcune lezioni di pesca un po' particolari.
Partimmo di pomeriggio finita la calura per rientrare prima di cena. "Peccato che non ci sia Luisa che questo era proprio il sole giusto per una con la pelle bianchissima come lei". Il piano di Guido in origine era questo: mettermela mezza nuda stesa sui cuscini a poppa della barca. Luisa un po’ per l’imbarazzo venutosi a creare per queste fantasie appena apprese del marito un po’ perché un nuovo costume da bagno non se l’era ancora trovato non venne.
Arrivati sul posto calammo gli ami con l’esca in tutti i sensi, lui dal suo lato ad acchiappare una bella fantasia scopareccia tra sua moglie e un altro maschio o qualcosa ancora di più grosso e io a scoparmi di nuovo la Luisa con Guido che dopo la sborrata mi puliva il cazzo.
In quattro ore di pesca, pure fortunatissima ed eccessivamente euforica, si cominciò a parlare delle femmine della famiglia di Luisa, anzi di tutte le femmine di quella razza che dalla sorella, alle cugine, alle zie, alle nonne fino a tutte le antenate femmine conosciute erano considerate in paese delle strafiche. Avevano conservato la pelle chiara, una buona altezza, un corpo armonioso, occhi chiari ed erano molto differenti dalle morettine quasi africane del resto del paese. A molti avevano fatto girare la testa. Arrivare alle cosce bianchissime di una di loro arrapava quasi che dopo il sole neppure la mano di un altro uomo ci fosse mai arrivata, quasi vergini per sempre. Al paese per capirci erano dette le Triestine, forse per le origini di una antenata.
Ora dopo ora, increduli, veniva fuori la necessità da pulire un sacco di pesce. Propose la sua Luisa. D’estate i suoceri armavano un sacco di letti in casa per ospitare figlie, nipoti e generi. Luisa, marito e bambini se ne venivano a fare le settimane di ferie alla casa della suocera, come pure i cognati e io ammiccai se non era meglio che il pesce lo facessimo manipolare a sua madre in quanto più anziana del mestiere e più esperta.
Mi precisò che anche Luisa sapeva lavorare bene il "pesce" e in tanti modi, e poi mi chiese a tono se sua suocera mi faceva effetto e se da ragazzo, quando frequentavo quella casa, ci avevo fatto un pensierino.
Caricai una nuova esca. "Caro Guido, io le femmine di tutta quella razza me le sarei scopate tutte, bambine e nonne e con rispetto parlando anche la tua Luisa. Ma ti devo confidare in verità che le uniche seghe sono state solo per Valentina, la sorella e per motivi puramente occasionali". Sapevo dove andare a parare.

11) La Valentina
La Valentina con Sandrino ci era andata veloce e pesante, dopo una settimana in camporella con io e Luisa a tenere il moccolo, gli ammortizzatori della 127 pure da lontano si vedevano andare su e giù. Sandrino ormai trentenne aveva paura che l’arredamento della casa nuova gli andasse fuori moda e non vedeva l’ora di portarsi un bel pezzo di Triestina dentro a un comodo letto matrimoniale. La fica nubile prese il primo cazzo ai primi di giugno e ai primi di giugno dell’anno dopo, sposata, era pronta a cacciare la prima figlia.
Guido si appassionava al racconto e ad ogni dettaglio della cognata ne faceva un appunto tra il pecoreccio e l’anatomico.
Le ultime due settimane di gravidanza di Valentina si combinarono con le due settimane di aiuto a Luisa per gli esercizi di matematica assegnati per le vacanze. Visto il fallimento scolastico della sorella maggiore a Luisa i suoi pagavano pure lezioni e ripetizioni da insegnanti di ruolo e qualche regalino lo facevano pure a me che ero già in quinta liceo. Valentina era chiaramente sbroccata, si faceva gli ultimi quindici giorni in attesa dell’imminente ricovero al suo vecchio paese a casa della madre in quanto a due passi dell'ospedale di zona. Andava dal letto al divano dal divano al cesso a pisciare e poi ritorno. Non chiudeva le porte, non portava pantaloni o gonne solo t-shirt lunghe o camicioni smanicati. Si tirava su la pancia e così pure l’orlo della maglietta fino a far vedere i mutandoni contenitivi sotto. La madre, quando Valentina si addormentava sul divano, per decenza le doveva sempre mettere a posto l’orlo dei vestiti. Poi pisciava in continuazione e non sempre richiudeva la porta. Sembrava l’unica donne del mondo a partorire, sbracata nell’aspetto pure quando veniva Sandrino suo ogni giorno a farle visita. Dai camicioni smanicati le avevo visto più di tre quarti di tette e le aureola intorno al capezzolo enormi. Chiesi a Guido se era normale per le donne gravide che si allargasse tanto e Guido partì come un razzo in una pseudo lezione di anatomia.
Le donne di famiglia, disse, si assomigliano anche nei caratteri fisici meno a vista come appunto quelli sessuali. Mi convinceva, anche noi maschi “Parmuechica” avevano tutti il cazzo grosso. Le “Triestine” probabilmente avevano tutte le tette in quel modo, l’imene fibroso e il buco del culo comodo e forse pure poco sincere coi mariti.
Pensai a Sandrino che chissà come aveva trapanato a morte in quella prima settimana di fuoco l’anno prima per sfondarla, a come il suocero si potesse inculare senza problemi la moglie e di come quel coglioncello sulla barca accanto a me si fosse convinto di avere sposato una vergine.
“Non fartelo scappare, ma Luisa oggi non è venuta in barca perché non ha ancora trovato un reggiseno da mare che gli copra bene quella zona della tetta”.
Se tanto mi da tanto forse mi faccio raccontare pure i dettagli della fica di Luisa, pensai. Che conoscevo benissimo, ma farsi raccontare da un marito la forma della fica della moglie non è da tutti i giorni. Ma con prudenza che per non sporcarli di pesce ci eravamo tolti dall'inizio i pantaloni e stavano solo con le mutande da mare.
La fica della Valentina bella aperta non l’avevo mai vista ma l’avevo solo immaginata e quelle dieci seghe me l’ero pure fatte.
Mi raccomandai di non farne parola con Luisa della confidenza e continuai a spiegargli perché i pensieri da porco in quella famiglia erano finiti su Valentina e il perché di quella decina di seghe.
A parte lo scrosciare imbarazzante e comico della pisciata di Valentina ogni quarto d’ora durante l’algebra, alla pisciona pochi giorni prima del previsto ricovero la madre decise di dare una sistemata estetica completa pure al "di sotto" della figlia.
La fica prima del parto ricordo che te la rasavano le infermiere ma una ceretta e un contenimento del pelame in quella zona la madre evidentemente lo riteneva opportuno.
Valentina dormiva di nuovo nel suo vecchio letto nella camera della sorella. La scrivania di Luisa era stata portata in una camera di fronte poco usata per farla studiare isolata lasciando alla sorella una maggiore privacy. Divise da uno stesso disimpegno se le due bussole erano aperte io vedevo il letto di Valentina, ma non lei distesa per via della pediera piuttosto alta. Luisa dava le spalle alla sorella e qualche volta le due porte restavano aperte ma senza tanta apprensione delle femmine di casa tanto o a letto o in piedi o sul balcone o sul divano Valentina pareva volerla mostrare a tutti.
Venne in casa questa estetista particolarmente anziana che forse lavorava solo a domicilio, portarono la Valentina in cucina e lì le depilarono le gambe. Luisa aveva appena sedici anni e non si era mai depilata. Andava curiosa e tornava a riferirmi, anch’io curioso di questa pratica ormai così diffusa. Le Triestine non avevano proprio bisogno di depilarsi, più che peli era una lanuggine chiarissima appena visibile, forse Valentina sotto era spuriata.
Poi la riportarono in camera e la stesero di traverso sul lettino prima a pancia su poi a pecorina per radere un po di pelo sopra, di lato e sotto la fica e la visione per pochi secondi della tipa a pecorina col culo scoperto, col pancione e la tipa che le lisciava la fica richiese appunto quella decina di seghe nei mesi a venire che raccontai a Guido.
In quelle seghe mi mancava qualcosa. C'era tutto tranne la contezza della fica di Valentina, ora nascosta dal letto o dalla testa della lavorante.
Guido, partendo dalla conoscenza della fica di sua moglie, azzardò una descrizione che non mi collimava coi ricordi. La fica di Luisa al primo anno di università era diversa, diciamo ancora più immatura. Il monte di Venere non ancora ingrassato, lo spacco della fica ancora visibile guardandola di fronte e le piccole labbra ancora nascoste. C'erano le tette belle grosse, molto aderenti tra loro, i capezzoli quadrati e le aureole sproporzionate e il pelo alla triestina.
Qualcosa di anomale nella fica di Luisa però c'era, mi disse, e forse pure in quella di Valentina.
"Sicuro che non fosse una infermiera la tipa della ceretta?"
Alla prima gravidanza Luisa col marito fecero la tradizionale visita da un ginecologo. Finita la visita lo specialsita parlò di questo strano imene, rotto si, ma ancora appiccicato ai lati della parete come normale che fosse ma alla base della connessione era ancora particolarmente ricco di piccoli vasi sanguigni. Tutto sarebbe stato strappato col parto ma di sangue durante il passaggio del bambino ci sarebbe stata una copiosa emorraggia. Consigliava di sentirsi con l'ostretico dell'ospedale qualche mese prima per eventualmente incidere e far cicatrizzare per tempo. Tra colleghi dissero " imene carnoso particolarmente vascolarizzato". Guido pensò che per Valentina, quella che a me era sembrata un'anziana estetista, in realtà non fosse che un'infermiera di lungo corso chiamata dalla madre per via di quel problema di tutte le triestine, per dare un consiglio o metterci rimedio. Poteva essere così, proprio così perché a Luisa fu vietato di curiosare in camera dopo la ceretta in cucina.
Guido da cognato e da medico entrò in sala parto appena iniziato il travaglio del secondo figlio di Valentina, avuto molto più tardi, ed ebbe modo di vedere per bene tutte le cose sotto la luce perfetta della scialitica. Pure alla suocera aveva tastato l'addome in una emergenza di coliche ma con le mutande addosso e tuttavia,con la fica già rasata della prima e le mutande addosso della seconda, lui mi assicurò che entrambe erano di pura razza triestina come pure sua moglie.
Eravamo sulla via del ritorno, con brevi soste in posti con varietà di pesce diverse dalle prime, però per il fresco della brezza e le zanzare ci eravamo rimessi i pantaloni lunghi altrimenti, anatomia per anatomia, gli avrei dato l'occasione rarissima per un maschio di fargli vedere il cazzo di un "parmuechica" che pure barzotto era uno spettacolo.
Glielo avrei fatto vedere pure duro senza vergogna tra maschi perchè con tutto quel parlare di gnocche sarei stato pure perfettamente giustificato.
La visione diretta e reale proprio di quel cazzo, magari duro, che fantasticava di far provare alla sua Luisa, probabilmente lo avrebbe intronato.
12) La cena
Ci ritrovammo tutti a cena la sera dopo. Menù a base di pesce. Guido con Luisa e due figli, Sandrino con Valentina coi due figli, suocero e suocera, una zia triestina vedova, una cugina non triestina zitella e io, ancora scapolo, coadiuvante alla pesca e non solo.
Sono stato spesso un coadiuvante sessuale, ho aiutato tanti mariti a farselo venire duro, a fargli scopare, ma pure a riuscire a farsi una sega o aiutare soltanto le mogli ad avere quel piacere che loro non potevano dare.
Il pesce fu preparato in mille modi diversi, ogni varietà di pesce in più modi ma sempre secondo tradizione. Sotto il porticato tra casa e giardino con un enorme tavolone riempito al centro di antipasti, fiori, canestri, lumini, secchi del ghiaccio e un camino aperto pieno di braci cominciammo alle otto di sera e chiudemmo alle quattro di notte. Dopo la prima ora ci si alzava e ci si sedeva ovunque, in casa, al tavolo, in giardino. Licenza di andare al bagno senza chiedere permesso, gruppetti sempre diversi a parlottare in ogni posto. Sul tardi arrivò qualche altro invitato per un dopo cena. Molto si cucinò in tempo reale e si capì chiaramente che la mamma di Luisa si era innamorata di me, pure suo marito ci butto una battutta "se te la porti via ti faccio un regalo".
Sempre grata della custodia della figlioletta ai tempi del liceo, dell'aiuto scolastico disinterssato, forse pure intrigata da quelle storie sul cazzo grosso o che mi fossi scopato qualche sua amica coetanea, il colpo di grazia fu il mio non rifiutare alcun piatto servito e aver accettato ogni bis proposto.
Come fai a dire "grazie basta così" a una donna che ha passato un giorno intero a squamare, sviscerate, spinare, lessare, friggere, stufare, marinare venti chili di pesce ? Anche la zia affianco era una buona forchetta, aveva sessantanni e quandi mi guardava per passarmi un piatto, dopo tutte quelle le spiegazioni di Guido, in quegli occhi chiari ci vedevo una donna di pura razza triestina con due tette bicolori, una fica biondastra e un buco del culo comodissimo.
Dopo le undici arrivarono gli invitati del dopocena, che mangiarono più di quelli della cena stessa. Guido entrava e usciva dal bagno e non credo per i soliti bisogni.
Fu questa cena a sistemare le cose tra me, Luisa e Guido, Ci furono più trattative separate a due fino a quella defintiva a tre. La cosa per Luisa poteva essere accettata ma sarebbe andata avanti solo alle sue condizioni e solo finchè lei si sentisse sicura di non stare a destabilizzare il matrimonio. Io e suo marito mai ci saremmo azzardati a fare imprudenze che avessero sputtanato la famiglia e principalmente fatto vergognare i figli per cui lei e solo lei avrebbe stabilito tempo e luogo degli incontri. Guido pretese che io e Luisa non avremmo mai scopato da soli. Io, giusto per sembrare il più responsabile possibile, fatte presenti le chiacchiere paesane sul mio conto he già mi dnneggiavano pretesi una riservatezza ancora maggiore di quella che Luisa pretendeva.
Guido era tornato dal bagno con una bella inequivocabile macchia di sborra sui pantaloni. Parlavo seduto con Sandrino in cucina e mi passò davanti e non potei non notarla. Lo seguì in giardino e gli chiesi a bruciaelo "e tu per chi ti sei segato in bagno?"
Prima fece finta di non capire poi si guardò d'istinto i pantaloni e un po' se ne vergognò. Lo portai io alla risposta giusta. "Allora non per Valentina che quella per il discorso seghe lo sai benissimo è roba mia, non credo per la zia che mi pare troppo vecchia, non credo per tua suocera altrimenti me ne avresti parlato in barca e non credo neppure per la cugina zitella piuttost bruttina. Resta solo tua moglie!"
Luisa per la verità si era vestita neppure troppo elegante, neppure troppo scollata o truccata, però l'aveva vista parlottare più volte con me e alla fine si era dovuto chiudere in bagno.
"Ti ecciti se te la guardano o ci parlano?" Non rispondeva.
"Glielo già detto a Luisa che hai queste fantasie?"
E lui non rispondeva.
"E' questa la prima volta che ti succede?"
Con la testa disse di no.
"E la immagini stare a letto con tutti i maschi che conosci?"
Ancora no con la testa.
"Ok, allora io e chi altro?"
"Per ora solo tu" disse il muto.
"Ci parli tu o ci parlo io?"
Chiaramente con Luisa non avveo bisogno di parlarne, Guido lo avevamo sgamato da tempo, era tra i due che dovevano capirsi e trovare una risposta.
Guido a letto era diventato sempre più ossessivo. Mentre la scopava le chiedeva se gli piacesse qualunque maschio di loro conoscenza. Le ficcava il cazzo dentro e il manico di una spazzola sempre poggiata sul suo comodino nel culo e le faceva sempre la stessa domanda "ti piacciono due cazzi dentro troia?"
Luisa lo assecondava pensando all'inzio che fosse solo un gioco erotico, fantasie del marito, che non sarebbe mai andato oltre o le avrebbe proposto cose reali.
E per farlo arrapare e godere e alla fine dormire in pace qualche notte aveva pure fatto il mio nome. "Quello col cazzo grosso, solo quello col cazzo grosso, pure nel culo da quello me lo faccio mettere". Fu così che fini il mio nome nell'agendina di Guido cerchiato più volte.
Guido si era passato una buona parte della sua vita matrimoniale procurandosi orgasmi immaginado il buco del culo di sua moglie sfondato da un vecchio amico d'infanzia, poi con gli anni a farselo sentire dire esplicitamente e finalmente era arrivato a preparare la prima scopata extramatrimoniale della moglie.
Alla fine dell'accordo ci furono ancora incontri separati. A me Luisa chiese il favore che se avessi visto il marito sbroccare in modo irresponsabile lo avrei fermato, Poi prevedendo la perturbazione sborratrice che si avvicinva tirò fuori la circostanza che era ancora fertile e di questo se ne sarebbe dovuto parlare.
A Luisa chiesi se avesse mai avuto il sospetto Guido avesse tendenze omosessuali e più che alle corma aspirasse a un cazzo nel culo.
Guido mi ribadì che voleva partecipare comunque alla monta della moglie, non prioritariamente ma mai solo ridotto a segarsi dietro una porta. L'insistenza di Guido che comportava la presenza del cazzo troppo vicino mi portò a stabilire chiaramente anche certi limiti da parte mia: me lo puoi segare, lo puoi guidare nella fica di Luisa, mi puoi leccare le palle mentre ti scopo la moglie, me lo puoi pulire in qualunque modo dopo sborrato, nel culo non te lo metto anche perchè un marito cornuto non dovrebbe mai farsi vedere inculato dalla moglie.
E poi niente video o foto che ero già abbastanza sputtanato.
Avrebbe convinto la moglie a riprendere l'uso della pillola perchè una sborrata libera nella fica della moglie di un cornuto è sempre preferibile. Di altre malattie che giravano allora all'estero e nelle grosse città non se ne parlò. I profilattici li avremmo usati ma solo come gioco erotico.
Nei rapporti a tre le regole stabilite prima in piena sincerità sono fondamentali. Contavo di scopare la coppia non più di una decina di volte, poi si annoiano pure loro. A volte si pentono, a volte litigano, a volte uno dei due va in depressione, a volte i mariti cominciano a portarle nei parcheggi coi guardoni, a volte le mogli prendono il volo e cominciano a darla a tutti.
Tra un dolce e una nuova portata di pesce a Guido fu lasciato il compito di organizzare la prima scopata. Il clima era diventato infuocato, il cazzo durissimo, pure la zia triestina mi sarebbe andata bene.
Se Luisa era sola in cucina e ci passavo io allora le annusavo il collo e le dicevo che quanto prima le avrei riallargato il buco del culo. Se ci passava Guido le strusciava il cazzo duro sulle chiappe. Ovunque andasse Luisa c'era una mano o un cazzo duro che le si strusciava addosso. Pure lei era in calore.
Quel giorno eravamo tutti e tre per l'uovo subito. Dal giardino più curato si passava da un cancelletto a un ortale più grande pieno di alberi e tanti ortaggi e da qui si poteva uscire su una strada posteriore che poi era la strada dove ero nato io. Ci avevo già dato un'occhiata appena arrivato e la casetta degli attrezzi era sempre lì. Erano passate le tre di notte ed erano andati via solo gli invitati al dopo cena, i familiari erano ancora lì. Il suocero si era appisolato sulla poltrona, Sandrino e Valentina se ne erano saliti nelle camere da letto a riposare e stare vicini ai bambini che erano stati messi messi a letto già molto prima, suocera, zia e cugina erano indaffarate a rigovernare.
Proposi a Guido di portare Luisa nella casetta degli attrezzi in fondo all'ortale. Lei si fece portare docilmente per mano pensando di dover fare un pompino veloce al marito, che poi era la cosa giusta da fare altrimenti quell'infoiato l'avrebbe preteso nella camera dove gà ci dormivano i bambini. Ma neppure ci si erano infilati che arrivai pure io.
Sistemai quasi di peso Guido mezzo dentro mezzo fuori la porta a tranquillizzare Luisa che nessuno arrivasse. Io ero dentro dietro le spalle di Luisa che si fece stringere fianchi senza problemi guardando verso suo marito.
Dissi a Guido di cacciarsi il cazzo e poi cominciai a palpeggiare le tette di sua moglie e poi a strusciarmi il cazzo sul suo culo.
La faccia di Guido in mezzo alla porta in controluce non si vedeva ma lui vedeva molto bene quella di noi due. C'era la poca luce di un lampione lontano ma poi gli occhi si adattarono. Il proposito iniziale era strusciarmi la moglie fino a metterle la mano sotto le mutandine e aiutare Guido a sborrare. Era un modo per arrivare alla prima scopata seria col ghiaccio rotto, una limonata tra adulti facilitatrice.
Dopo il primo sospetto di dover fare un pompino calmante al marito, Luisa ora aveva capito che doveva solo stare ferma, guardare negli occhi il marito che si segava mentre io le toccavo tette e fica.
Io e Guido ci eravamo già strusciati tanto su di lei passandole accanto nell'ultima mezzora che ormai non c'era motivo per dire di no alla cosa. Solo che ora Luisa con le mie mani addosso e il suo sguardo da porca doveva assecondare fino a far sborrare almeno il marito.
L'ortale era lungo, fosse arrivato qualcuno Guido lo avrebbe rimesso dentro in un attimo, Luisa sarebbe uscita col suo vestitino ancora addosso e quindi pensai di poterle sfilarle le mutandine senza rischiare nulla. Guido chiese di tirarci un po indietro perchè da così vicini stando per forza a cavallo della porta non vedeva bene lo spettacolo nelle zone basse.
Se Guido sborrava sarebbe finito tutto e troppo presto.
Le chiesi di tenere sollevato il vestito e di aprire un po di più le cosce. Lo avevo già tirato fuori per strusciarmelo sul vestito ma Guido vidde il mio cazzo solo quando passò tra le cosce della moglie e la cappella spuntò fuori oltre la fica. Usciva e poi scompariva a tempo di chiavata. A Luisa piaceva e si piegò un po in avanti per strusciare la capella sul clitoride. Era la cosa più vicina a una scopata e se si era segato già tutta la sera, se ne venne.
Mentre Guido ansimava Luisa si era piegata decisamente in avanti a offrirsi. "Meglio nel culo" disse. Nel culo sarebbe rimasta abbastanza presente per ogni evenienza, per un orgasmo vaginale c'era sempre tempo e occasione. Sapeva solo di dover sistemare i due maschi e uno lo aveva già sistemato. Provai con due dita ma il culo era stretto e non c'era modo di lubrificare. Chiesi a Guido di spostarsi verso l'esterno sul vialetto sempre a fare da guardia alle virtù della moglie, poi feci accovacciare Luisa quasi sulla porta in modo che Guido la vedesse bene e mi tirai giù quasi per intero i pantaloni. Volevo che Guido vedesse il mio cazzo in bocca alla sua Luisa dalle palle fino alla cappella e che Luisa fosse libera di sditalinarsi la fica sotto fino a quanto volesse, pure finire con un suo orgasmo.
Guido nella posizione di cane da guardia ci restò poco, si avvicino e cominciò a spingere la testa di Luisa contro il cazzo, poi tentò di farselo venire di nuovo duro strofinandoglielo contro le guace e le orecchie. Avevo la testa di Guido accanto alla mia, mi avvicinai al suo orecchio e gli dissi "Guido come ti pare Luisa mentre sbocchina un altro maschio?" e lui rispose "Come la Madonna, come una santa!"
"Dove vuoi che ci sborro ? bocca, faccia, tette, culo?"
"Come ti trovi ora, in bocca e pure in faccia". Luisa a diciotto anni conosceva già almeno quattro modi di spompinare con successo un maschio e ora al suo maestro voleva dimostare che di maestri non ne aveva bisogno. Il pompino lo aveva cominciato non per giocarci ma per farmi venire, una stretta alle palle, un'aspiarata, una sega con la mano continua e un lavoro sulla parte più sensibile della cappella con la lingua. Non sborravo da una settimane e la sborra arrivò ovunque e scolò ovunque.
Fu Guido a pulire la faccia della moglie con le sue stesse mutandine, poi me le passò per pulirmi il cazzo e alla fine me le misi intasca per ricordo, L'ho fatto con tutte le mogli, un ricordo come i serial killer.
Tornanno dopo neppure dieci minuti verso casa incuranti pure delle sborrate sui vestiti. Luisa col pensiero dei figli messi a letto ore prima salii in camera e ci rimase.
Prima di andare via Guido mi fermo per dirmi: " La prossima volta come viene viene, infilala in tutti i buchi, sborrala dove vuoi, vedo di fartela stare su un letto dove può gridare come una pazza per almeno un paio d'ore".
Fu di parola, io e Luisa bugiardi per sempre.
(LEVANTE)
scritto il
2022-08-13
7 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.