Maria e quei favolosi anni '60 (I Parte)

di
genere
dominazione

1. Prologo.

Con questo racconto ritorno indietro di parecchi anni rispetto ai precedenti capitoli della storia di amore, possessione e incesto tra Maria e il suo "figlio-amante" Alberto.
Siamo agli inizi degli anni '60, agli albori del fidanzamento tra la donna – che allora aveva circa 30 anni – e Giovanni, il futuro marito, il quale non tardò ad introdurla nella sua combriccola di depravati di cui faceva parte anche Paolo, amico inseparabile e di lunga data del consorte, che – come vedremo in seguito – ebbe una parte fondamentale in questa vicenda...

Ebbene, fidandosi ciecamente di lui, Giovanni gliela "affidava" ogni volta che non poteva dedicarle del tempo, non immaginando nemmeno lontanamente le intenzioni di lui, che – avendole già messo gli occhi addosso con brama, tra una lusinga e un apprezzamento nemmeno troppo implicito – ne abbattè, senza dover faticare troppo, la timidezza trasformandola come per magia in una vera "femmina da letto", una puttana di classe, molto richiesta da politici e industriali della zona, a tal punto che per lui gli "affari" cominciarono ad andare a gonfie vele...

Ma Paolo era un uomo dall'estro diabolico, geniale nel suo genere, e dalla grande inventiva, e così ciò che per altri poteva essere altamente eccitante per lui diventava ben presto noioso...
Usarla per far godere personaggi che gli potevano essere utili non era più sufficiente a scaricare la sua libidine, e fu durante una di queste tormentate riflessioni che gli venne un'idea che certamente i suoi "superiori" avrebbero molto apprezzato...

2. Venduta al miglior offerente.

Un giorno, infatti, mentre Paolo stava pensieroso ad osservare quella giovane, nuda e sdraiata lascivamente in giardino come le aveva ordinato di giacere ogni volta che lui voleva fotografarla, ebbe come una folgorazione. Improvvisamente, vide che in lei c'era carne pregiata, stoffa su cui "lavorare", e una pelle davvero sopraffina, che poteva essere richiestissima dalle persone giuste...
E in un lampo decise che era il momento giusto di farle fare un salto di qualità.

Maria non era nata per fare la "puttana" in mezzo a una strada e soddisfare le voglie di laidi personaggi; non era fatta per aprire squallidamente le cosce dinanzi a chiunque glielo chiedesse (e già non erano pochi); meritava molto di più, e Paolo non esitò a studiare qualcosa su misura per lei...
Pensò che la miglior cosa fosse di metterla al centro di un "gioco" nuovo, che creasse ancora maggiore eccitazione di un rapporto singolo, "uno-a-uno".
Immaginò di "offrirla" non a un solo uomo, ma a un gruppo che se la contendesse a suon di milioni, e che – al solo scopo di aggiudicarsela – fossero disposti a versare preventivamente nelle sue tasche una "caparra" a prescindere...
Si disse:
- "Ma certo! Perché non ci ho pensato prima... Organizzerò nella mia taverna una bella asta, come si faceva con le schiave di una volta... Come succedeva con gli animali... Come ho fatto a non pensarci prima? È proprio ciò che ci vuole per lei...".

Così, preparata ogni cosa, in una di quelle occasioni in cui il fidanzato era lontano per lavoro, l'uomo la iniziò passo passo verso quella che sarebbe stata la sua nuova vita... Si sedette accanto a lei, e iniziò a parlarle:
- "Maria, non sei stanca di farti sbattere così, senza la minima inventiva, da questi maiali? Sì, è vero, ci danno un bel mucchio di soldi, e questo non dispiace neanche a te, alla faccia di quel cornuto di Giovanni... Ma ora vedrai che farò di te una vera star, basta che faccia quello che ti dirò io...".
La poveretta – che era già in balia di Paolo al quale non sapeva più negare il dominio sul suo corpo all'insaputa del fidanzato – non si divertiva affatto a mettere a disposizione il suo grembo, ma alla fine cedette alle lusinghe del denaro facile, poco, ma benedetto...

Una volta, una di quelle in cui Giovanni si era dovuto allontanare per un lungo periodo, Paolo la condusse a casa sua dove l’attendeva un amico medico, e lì la sottoposero – alternandosi – a durissime copule.
Le spiegò:
- “Maria, devi fare pratica, perchè questo sarà il tuo futuro più di quanto non hai fatto nel presente... Bella come sei, avrai tanti clienti…".
Viveva praticamente reclusa in quella stanza, le erano stati sequestrati gli abiti, ed era sempre più “preparata” vaginalmente, finchè il suo “gestore” non la fece salire su un podio spiegandole:
- “Tra poco arriveranno degli uomini molto potenti, e tu dovrai sorridere, dovrai essere spigliata, senza farti vedere imbarazzata o peggio ancora impaurita…”.
La lasciò per pochi istanti chiudendo la porta alle sue spalle, ma Maria non ebbe nemmeno il tempo di riflettere su quanto le aveva intimato che ecco l’uscio si riaprì ed entrarono sei uomini (italiani ma non solo, tutti sopra i 60 anni) che – girandole intorno e toccandola fin nella sua intimità – valutarono le qualità della “merce” esposta.
Maria, si sentì come una primizia messa in mostra sul banco del mercato, e loro erano i suoi potenziali compratori.
Dopo aver esaminato in lungo e in largo quel “corpo” (in quelli anni c’era la moda del pelo, e Maria ne aveva a volontà), gli uomini furono fatti accomodare da Paolo – con fare quasi servile – su delle confortevoli poltroncine di velluto rosso.
Iniziarono le trattative, tutti i partecipanti erano assolutamente privi di rispetto per lei che praticava il “mestiere”, e alla fine Maria fu “aggiudicata” a un emergente politico locale per una cifra che lei non avrebbe mai nemmeno immaginato di poter “valere”: 90 milioni di lire!
Accanto alla taverna, il suo mentore aveva organizzato una stanzetta in cui il “vincitore” avrebbe potuto immediatamente “consumare” il premio…
Logicamente, c'era piena libertà di sborrare dentro di lei senza protezione, mentre alla donna Paolo – che si divertiva ad offrirla anche e soprattutto nei suoi momenti di ovulazione massima – faceva divieto assoluto di usare anticoncezionali di qualsiasi tipo. Percui, il rischio di una fecondazione era sempre altissimo…

Quella fu la prima “asta” a cui Maria fu obbligata a partecipare, e piano piano si sparse la voce di questi incontri, tra il “cerchio magico” di Paolo ma anche fuori, e lui cominciò a guadagnarci tanti soldi ma soprattutto conoscenze importanti che lo resero sempre più potente.
Maria era diventata l'agnello da sacrificare sull’altare del successo personale di quest’uomo ambizioso, e lentamente uscì dalla sfera d’influenza del suo fidanzato, che già da allora non la considerava come una creatura importante per se…

Lei, ci guadagnava pochi spiccioli, ma quello che le importava maggiormente era che finalmente aveva la spalla di un uomo forte e carismatico a cui appoggiarsi, e dal quale non seppe più affrancarsi.

3. Una carriera da indomita "fattrice".

Maria, era una femmina che era stata da sempre plagiata dalla famiglia d’origine, educata “religiosamente” a non pensare nemmeno al sesso come piacere assoluto ma solo in funzione procreativa.
Tuttavia, grazie al suo fisico inossidabile, innegabilmente perfetto e in piena salute, poté resistere agevolmente alle numerose sessioni di accoppiamento settimanali che le furono imposte da tutti i suoi “estimatori”.
Stremata a fine giornata, grazie a Paolo che riuscì sempre a “rigenerarla”, quella donna non ebbe mai alcun ripensamento. Anzi, fu ripetutamente fecondata, e rimase gravida molte volte, uno stato per il quale tanti di quei benestanti signori depravati erano disposti a pagare una fortuna, specie in concomitanza con i suoi periodi di maggior ovulazione…
Infatti, lei era considerata "solo" una femmina, e benché fosse "LA" femmina per eccellenza non poteva rifiutare un ordine impartito da un maschio, un essere superiore a lei nella concezione della sua educazione e a cui doveva assoluta “obbedienza”.

Ebbene, a quel tempo Maria era ormai avvezza ad essere “venduta” e “comprata”, ma non ancora abituata a concedersi completamente come fattrice.
Così, un giorno, arrivò inaspettata dalla Spagna una richiesta a cui nè Paolo nè lei avrebbero potuto dire di no…
Alvaro, un preparatore atletico senza scrupoli che l’aveva “in cura” per la sua attività sportiva e che aveva già avuto modo di ammirare integralmente il suo splendido fisico, chiese al suo “gestore”:
- “Carissimo, oggi ti ho pensato… O meglio, ho pensato a quella puttanella che hai portato qui da me più volte… La “vedo” in continuazione, e ti debbo confessare che ha davvero un gran corpo… Calda e porca il giusto… Sembra una suorina, ma ci da giù che è una bellezza se incoraggiata…”.
E Paolo:
- “Effettivamente… Anch’io non avrei nemmeno immaginato quello che poi è stata capace di fare… Il nostro amico comune che me la affida di tanto in tanto… Che cornuto! Non sa che troia ha per le mani… Meglio così… Per noi!”.
Allora l’altro riprese:
- “Già, meglio per noi… Eh, quando la conobbi appena diplomata aveva 19 anni, e le offrii subito un lavoro come dattilografa in cambio di fotografie spinte… Tu sei arrivato dopo, ma hai subito recuperato… Ahahah… Comunque, come ti ho accennato, è di lei che ti voglio parlare… Sai, mi è frullata per la testa un’idea un pò – come dire? – estrema… Ora te la dico, e vediamo se pensi si possa fare… Dunque, avevo pensato di comprarla nei suoi giorni migliori per metterla incinta…”.
Calò un attimo di silenzio, poi lo spagnolo si affrettò a precisare:
- “Ovvio, sono disposto a pagare qualunque cifra… e tu sai che le disponibilità economiche non mi mancano! E’ un capriccio che vorrei togliermi… Scontato che poi, al momento giusto, dovremo cancellare l’effetto di questo giochino… Mi capisci, vero?”.
Paolo aveva capito tutto, perciò rispose:
- “Certo, Alvaro, certo… Quaranta milioni ed è tua… Non una lira di più, non una lira di meno!”.
I due si misero d’accordo, e da quel momento iniziò un lavorio ai fianchi di Maria per farle meglio prendere coscienza per cosa era nata: esaltare al massimo la virilità del maschio designato…
Paolo, inizialmente dovette penare oltremodo per ottenere il suo consenso, poiché – benché fosse di sua natura arrendevole – questa volta si sentì spinta in un salto verso l’ignoto: come abbiamo già detto, biologicamente era meglio di un orologio svizzero, percui sapeva bene che essere “riempita” senza protezioni, in "quei giorni", avrebbe significato la certezza matematica di dare il via a una gravidanza; cosa che lei – nonostante fosse ancora giovane – desiderava ardentemente ma non in quel modo che i suoi "padroni" non avrebbero accettato. Maria, infatti, era diventata una macchina da soldi, una gallina dalle uova d'oro (è proprio il caso di dirlo), e dover rinunciare per almeno 9 mesi a incassi da favola non sarebbe piaciuto a nessuno...
Perciò, l’uomo passò da uno stato di grande indulgenza a non voler sentir ragioni. Le intimò:
- "Ricordati che tu senza di me non sei nulla... Giovanni è un fallito, e solo noi possiamo dare senso alla tua vita... Ma dovrai sfruttare le tue doti fino in fondo, ad esempio far fruttare come si deve ciò che madre natura ti ha donato... Stai tranquilla che quando la gravidanza sarà evidente e il cliente avrà pagato, ti libererò di quel peso...”.
Allora, Maria non era ancora cosciente della gravità morale di ciò che comportava quel gesto, e docilmente accettò quanto le veniva chiesto di fare:
- "Paolo, mi fido di te...".
E, accertatosi che la donna non si sarebbe tirata indietro all'ultimo momento, colui che avrebbe dovuto essere l'amico più intimo del suo fidanzato predispose la seduta durante la quale Maria sarebbe stata ingravidata.
Alvaro, pretese e ottenne una visita preventiva da un ginecologo di sua fiducia, onde accertarsi in modo inequivocabile che Maria non fosse già gravida, e ottenuto un esito a lui favorevole si apprestò ad avere soddisfazione.

La femmina, come ormai era sua abitudine, si presentò al suo “acquirente” in tutta la sua entusiasmante nudità, e i tre si avviarono verso un lungo corridoio che conduceva a un salone.
Lì, isolati dal resto del mondo, Alvaro si fermò in silenzio, in piedi dinanzi a lei, e le disse:
- “Non sai da quanto tempo, e quanta voglia avevo di vederti nuda… Di ammirarti, senza fretta”.
E si sedette su una sedia che era lì vicina...
Iniziò quindi a scrutarla attentamente dall’alto in basso, a cominciare dalle tette, una terza abbondante, morbide e belle piene, con areole piccine e due capezzoli rosa molto sensibili, duri e grossi perché era già su di giri…
Poi, rivolgendosi direttamente a Maria, sentenziò:
- “Mi piaci, sei proprio un bell’esemplare da monta, sana… Mi darai sicuramente ciò che voglio da te…”.
Scese ancora più giù con sguardo “affamato”, fino a nutrire la vista dei suoi fianchi stretti… Si entusiasmò delle cosce ben tornite, la fece girare e ai suoi occhi apparve un “lato b” normale, non tanto spettacolare ma sodo, tanto che Alvaro ne rimase letteralmente ammaliato:
- “Che favola di culo!“, esclamò.
E mentre lei era ancora di spalle mostrando nella sua globalità un fisico che sembrava scolpito nel marmo da Canova, la incitò con un filo di voce roca:
- “Adesso non fare la timida, voltati e fai vedere il tuo gioiello più prezioso…”.
Al che, Maria si girò lentamente ma senza enfatizzare, e Alvaro ebbe un autentico tuffo al cuore, e quasi sobbalzando sulla sedia:
- “Dio che bel boschetto! E’ fantastico, sei proprio una gran topolona…”.
Aveva ragione lui: il corpo di quella femmina era davvero uno spettacolo da sballo, ed ella – a quel complimento – parve non essere più tanto inibita, anzi sembrò provare un diabolico piacere a mostrarsi, tanto che restò quasi immobile dando all’uomo la possibilità di esaminarla in ogni dettaglio, sia le tette che la fica ancora coperta dal folto pelo…
Nonostante i suoi “diritti acquisiti”, Alvaro guardò prima la donna e poi Paolo, e con voce carica di desiderio chiese, stranamente docile:
- “E’ davvero bella, bella tutta… Posso toccare le tette?”.
Maria, ferma in piedi, non rispose nulla, mentre il suo “domino” fu lesto a dare il proprio consenso:
- “E’ tua… Non devi chiedere il permesso!”.

L’uomo allora si alzò, si avvicinò un poco a quelle mammelle che erano per lui diventate come una irresistibile calamita, e con una mano andò a sfiorare lievemente la tetta sinistra.
La avvolse completamente nel palmo, la massaggiò – carezzandola e soppesandola –, e infine fuori controllo la strizzò con lussuria.
Poi, la guardò sorridendo, e sempre a voce bassa le disse:
- “Hai delle tette perfette, complimenti…”.
Lasciò il seno sinistro e si occupò alla stessa maniera di quello destro, continuando quella carezza usando il dorso delle dita e seguendone il contorno.
Alvaro ci sapeva fare, poiché i capezzoli di Maria si indurirono terribilmente e rapidamente, e lei – come d’istinto – li porse sfacciatamente al tocco di quelle esperte dita.
- “Che meraviglia i tuoi capezzoli duri…” le sussurrò gemendo.
Si inumidì le dita con la saliva, e presi tra indice e pollice i grossi chiodi li fece roteare con fermezza in un’azione che sembrava non dovesse avere fine. Si chinò in avanti, e con le labbra socchiuse li avvolse con ingordigia in un caldo bacio.
Intanto Maria, da parte sua, non mostrò alcun tipo di reazione, ed accettò tutto ad occhi chiusi, combattuta tra un sentimento di piacere ed uno di “sporcizia”, trovandosi con il volto di lui incollato al suo fantastico corpo.
Poi, le mani dello spagnolo scivolarono sui morbidi fianchi della femmina descrivendone le curve, abbrancarono saldamente le chiappe, e scesero lungo le cosce fino alle ginocchia per poi risalire dalla parte interna delle gambe.
La mano continuò a risalire sempre di più, su fino ad incappare – sotto alla folta foresta – nella fessura ben esposta della passerina.
L’afferrò a mano aperta, tirandole leggermente anche quel ciuffo selvaggio, percorrendo vogliosamente il taglio delle grandi labbra e facendogliele schiudere come il guscio di una bellissima conchiglia, per poi penetrare manualmente solo di un poco.
Fu allora che Maria ebbe un primo sussulto, come un piccolo malore… le cedettero le gambe, e istintivamente gridò:
- “Nooooo…”.
Al che Alvaro rimase come interdetto, meravigliato da quella reazione, e replicò:
- “Come no?? Io sono qui per questo, sono qui per te, per darti ciò che ogni donna nella sua vita desidera! Sei bagnatissima, senti che fica bollente ti ritrovi…”.

L’uomo approfittò di questa esitazione, e penetrò con le mani tra le grandi labbra: il medio andò ancora più dentro la vagina, mentre il pollice prese a stuzzicare il clitoride.
Il respiro della donna si era fatto affannoso, e allora lui si alzò in piedi, si allentò la cinta dei pantaloni, e il suo uccello si ritrovò placidamente appoggiato contro quel ventre femmineo: era enorme, una cosa mai vista dalla ragazza, lungo e grosso, e con il glande che sembrava un immenso fungo.
Alvaro riprese a sussurrarle tenere ma forti parole, tipo:
- “Ehi, puttanella, è arrivato il momento di dare un pò di piacere anche a lui…".
E si guardò il cazzo…
Senza attendere la sua risposta, si spogliò completamente, e rimase con il suo incredibile membro duro in vista, il glande scappucciato, e sotto due grosse palle che si mostrarono da subito essere piene di “potenzialità”.
L’uomo, guardandola negli occhi con uno sguardo di sfida contenuta, cominciò a masturbarsi, e in breve delle goccioline di precum presero ad adornare il forellino sulla sommità del suo minaccioso randello.
Era chiaro ciò che voleva, e Maria, ormai completamente presa da quel mostro di carne, si accostò all’uomo, si chinò e cominciò a maneggiare con difficoltà quel pisello: ci giocava oralmente, con precisi e ben assestati colpi di lingua, per poi provare a inghiottirlo quel tanto che era possibile.
Alla fine, un mare di sperma le irrorò la gola, a schizzi multipli e ravvicinati tra di loro…

Intanto, Paolo era in disparte e si stava gustando con orgoglio quella performance della sua protetta, beandosi anche del gradimento del suo sodale.

Ripresosi, Alvaro si tirò su, si guardò intorno, e trascinò Maria supina su un tavolo che era lì nella sala…
Lentamente si posizionò tra le cosce di lei – dove la sua fica era proprio con l’apertura vaginale all’altezza del cazzo – e cominciò a spennellare il glande contro la fessura fradicia di umori ed oscenamente spalancata, preparandola a ciò che sarebbe accaduto di lì a poco:
- "Adesso, si comincia a fare sul serio...".
Maria, a quel contatto che non riusciva a percepire perfettamente, trasalì, sollevò il busto guardandosi tra le cosce, e – vedendo quello che le stava facendo – strillò spaventata:
- “Che cosa vuoi fare? Non avrai mica voglia di mettermi quel coso dentro? Non ci entrerà mai…”.
E lui, sarcastico:
- “Perché, hai paura di restare incinta? Bellezza, io ho pagato davvero un’enormità per questo servizio…”.
Così dicendo, la spinse nuovamente giù tenendola ferma con una mano, mentre con l’altra guidò la sua cappella contro la vulva; scostò attentamente i peli, e quando vide apparire la fica in tutta la sua magnificenza la schiuse proprio come si apre un fiore di prima mattina…
Adesso Alvaro spingeva con vigore, con continuità, facendo penetrare il glande poco alla volta.
Era davvero bravo a farlo scivolare dentro invadendo tutta la “tana”, mentre Maria – ormai rassegnata – cercava di agevolare la penetrazione, dimenandosi per modificare l’angolo di ingresso.
Finalmente quel palo di carne entrò per tutta la sua lunghezza… lo scroto fece da fermo, mentre asta e glande presero possesso della vagina, dove il maschio restò conficcato, immobile, per darle la possibilità di adattarsi.
In quei pochi istanti, mentre lei stava con la bocca spalancata per cercare di introitare tutto l’ossigeno possibile, Alvaro cercò di farla rilassare, e le fece prendere coscienza della situazione:
- “Hai visto che sei riuscita ad accoglierlo tutto?”.
Ma Maria era sempre più impaurita, e lo scongiurò:
- “Fermo, non ti muovere per carità, sei già andato troppo profondo, mi fai male…”.

Ma invece Alvaro non le diede retta, e si mosse, con movimenti lenti di "dentro-fuori", e contemporaneamente fece di tutto per calmarla:
- “Tranquilla, mi muovo adagio, non avere paura, a me piace scopare lentamente… Vedi che abbiamo gli stessi gusti’".
Maria lo sentiva bene, le cominciava a piacere quella sensazione di riempimento e successivo svuotamento che sembrava non cessare, anche se in lei si era riaffacciata la paura (o speranza?) di sempre.
Gli confidò, domandandogli ora con lealtà:
- “Mi piace davvero, ma ho troppa paura di restare incinta... Cosa direbbe il mio fidanzato? E la gente? Metti il preservativo per favore…”.
L'uomo, però, non se ne curò affatto, e ribattè, continuando a far crescere il suo stato di eccitazione:
- ”Sei troppo fica per levarmi ora; altro che preservativo, voglio farti fare un bambino... Poi si vedrà...”.
Ma la risposta di Maria fu immediata:
- “Basta, non puoi entrare più di così. Ti prego, esci, ho paura, sento che stai per godere, ti prego levati...".
Aveva proprio ragione, e infatti – dopo pochi minuti di frenetico pompare nel suo ventre – Alvaro cominciò ad irrigidirsi in tutto il corpo.
A quella femmina tornò in mente la terribile pericolosità dell’orgasmo dell’uomo, in quanto lei era fertile e nel momento di massima ovulazione: in pratica, non avrebbe avuto scampo.
Lo scongiurò per l’ultima volta di non rischiare, ma era troppo tardi: lui inarcò la schiena e tirò con forza i fianchi di lei ancor più contro i suoi...
Il grosso membro di Alvaro era scomparso alla vista, e cominciò a liberare il suo esercito di spermatozoi nel fertilissimo utero di Maria. Correvano nelle tube, fin dentro le ovaie, nel suo più intimo, pronti a fare "bingo!".
La giovane donna, nonostante la paura, gemette di piacere, ormai rinunciataria e con lo sguardo perso nel vuoto, e riuscì a dire soltanto:
- “Dio mio! Che cosa abbiamo combinato…”.
Si sentì sicuramente impregnata, come un sesto senso, e Alvaro si sfilò da lei massaggiandole ammiccante la pancia, si rivestì e se ne andò...

La vita di Maria riprese a scorrere come sempre, tra l'ansia dell'attesa di quella notizia che sperava non si concretizzasse, e ancora nuove vendite all'asta come fosse un animale.
Purtroppo, però, piano piano il suo ventre cominciò a lievitare, inevitabile segno dello stato di gravidanza che avanzava…

FINE I PARTE
scritto il
2022-10-02
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