I Nuovi Pony - #2
di
WBoy
genere
bondage
In quel momento, i due omoni cominciarono a lavorare alle catene che tenevano bloccati me e Laura. Sentii le mani tozze e rugose del mio aguzzino toccarmi i testicoli e, in pochi attimi, sganciarli dalla lunga catena che li bloccava al pavimento. Allo stesso modo, l’altro uomo stava sganciando i piercing vaginali della mia migliore amica.
Il tipo incaricato di occuparsi di me cominciò quindi a tirar fuori il gancio anale che avevo nel culo.
«Che brava puttanella che sei - mi disse, mentre cercavo di aiutarlo nella sua manovra, spingendo fuori la grossa punta di forma sferica - hai un culetto ben allenato!»
Una volta estratto, mi mise il gancio anale davanti alla faccia, per farmelo vedere.
«Guarda che cosa c’avevi nel culo, puttanella. Sei meglio di tante ragazze, sai? Quasi ti metterei in culo qualcos’altro, ma la Signora ha detto di contenerci, per stavolta… Però voglio che ripulisci un po’ quest’affare, quindi sù, tira fuori la lingua…»
Mi poggiò la sferetta del gancio anale sulle labbra, davanti la mia bit gag. Mi faceva schifo l’idea di leccare qualcosa che era stato nel mio ano, e provai a tirarmi indietro.
«Brutta merda, non fare i capricci! - mi disse lui, prendendomi le palle nella sua mano enorme e stringendomele fino a farmi urlare - ho detto lecca, troia!»
Tirai fuori la lingua, con le lacrime agli occhi, e leccai come potevo la sferetta. Era disgustoso, ma essere sottomesso in quel modo mi aveva eccitato da morire, di nuovo, rendendo insopportabile la mia cintura di castità.
Notai che l’altro omone se la stava prendendo molto comoda con Laura. Dopo averle liberato la figa, aveva perso tempo palpandole il seno ed il culo, accarezzandole le cosce muscolose, da ballerina qual era, passandole le dita ora sul clitoride, ora sulle sue labbra. Non potei fare a meno di notare che aveva smesso di piangere. Anzi, a giudicare dalle sue espressioni facciali, sembrava quasi star godendo…
«Forza, è ora di prepararti al viaggio, troietta. Sii collaborativa, altrimenti ti staccherò queste belle palline depilate che hai».
Non opposi alcuna resistenza né protestai quando mi tolse le manette da polsi e braccia e mi fece stendere nella mia cassa.
Era larga poco più delle mie spalle, lunga abbastanza da poter stare perfettamente steso. Dei lacci fuoriuscivano dal fondo. Il mio aguzzino li utilizzò per bloccarmi le caviglie, le ginocchia, i polsi, i gomiti, il collo e la fronte alla base della cassa.
Mi mise una benda sugli occhi, così che non potessi vedere, e sostituì la bit gag con una ball gag enorme, che in pochi minuti mi causò fortissimi dolori alla mandibola.
«Ho anche un’ultima sorpresina per te… - Mi disse, cominciando a spingere qualcosa all’altezza del mio cazzo - Ti piacerà, troietta!»
Era una sonda uretrale. Appena capii che puntava al buchetto sul mio cazzo, provai ad urlare, ma fu tutto inutile. La piccola barra di metallo, in breve tempo, fu avvolta interamente dal mio pene. Era una sensazione terribile, ma anche stranamente piacevole.
Provai a dimenarmi, ma era ormai troppo tardi.
Il mio destino era segnato.
L’omone chiuse la mia bara. Mi resi conto che mi stava portando via, quando sentii delle vibrazioni, come di rotelle di una sedia sul pavimento.
Non avevo idea di dove mi avrebbero portato, né di cosa mi avrebbero fatto. Non sapevo dove fosse Laura, se l’avrei mai più rivista.
Ero completamente al buio.
[Continua…]
Il tipo incaricato di occuparsi di me cominciò quindi a tirar fuori il gancio anale che avevo nel culo.
«Che brava puttanella che sei - mi disse, mentre cercavo di aiutarlo nella sua manovra, spingendo fuori la grossa punta di forma sferica - hai un culetto ben allenato!»
Una volta estratto, mi mise il gancio anale davanti alla faccia, per farmelo vedere.
«Guarda che cosa c’avevi nel culo, puttanella. Sei meglio di tante ragazze, sai? Quasi ti metterei in culo qualcos’altro, ma la Signora ha detto di contenerci, per stavolta… Però voglio che ripulisci un po’ quest’affare, quindi sù, tira fuori la lingua…»
Mi poggiò la sferetta del gancio anale sulle labbra, davanti la mia bit gag. Mi faceva schifo l’idea di leccare qualcosa che era stato nel mio ano, e provai a tirarmi indietro.
«Brutta merda, non fare i capricci! - mi disse lui, prendendomi le palle nella sua mano enorme e stringendomele fino a farmi urlare - ho detto lecca, troia!»
Tirai fuori la lingua, con le lacrime agli occhi, e leccai come potevo la sferetta. Era disgustoso, ma essere sottomesso in quel modo mi aveva eccitato da morire, di nuovo, rendendo insopportabile la mia cintura di castità.
Notai che l’altro omone se la stava prendendo molto comoda con Laura. Dopo averle liberato la figa, aveva perso tempo palpandole il seno ed il culo, accarezzandole le cosce muscolose, da ballerina qual era, passandole le dita ora sul clitoride, ora sulle sue labbra. Non potei fare a meno di notare che aveva smesso di piangere. Anzi, a giudicare dalle sue espressioni facciali, sembrava quasi star godendo…
«Forza, è ora di prepararti al viaggio, troietta. Sii collaborativa, altrimenti ti staccherò queste belle palline depilate che hai».
Non opposi alcuna resistenza né protestai quando mi tolse le manette da polsi e braccia e mi fece stendere nella mia cassa.
Era larga poco più delle mie spalle, lunga abbastanza da poter stare perfettamente steso. Dei lacci fuoriuscivano dal fondo. Il mio aguzzino li utilizzò per bloccarmi le caviglie, le ginocchia, i polsi, i gomiti, il collo e la fronte alla base della cassa.
Mi mise una benda sugli occhi, così che non potessi vedere, e sostituì la bit gag con una ball gag enorme, che in pochi minuti mi causò fortissimi dolori alla mandibola.
«Ho anche un’ultima sorpresina per te… - Mi disse, cominciando a spingere qualcosa all’altezza del mio cazzo - Ti piacerà, troietta!»
Era una sonda uretrale. Appena capii che puntava al buchetto sul mio cazzo, provai ad urlare, ma fu tutto inutile. La piccola barra di metallo, in breve tempo, fu avvolta interamente dal mio pene. Era una sensazione terribile, ma anche stranamente piacevole.
Provai a dimenarmi, ma era ormai troppo tardi.
Il mio destino era segnato.
L’omone chiuse la mia bara. Mi resi conto che mi stava portando via, quando sentii delle vibrazioni, come di rotelle di una sedia sul pavimento.
Non avevo idea di dove mi avrebbero portato, né di cosa mi avrebbero fatto. Non sapevo dove fosse Laura, se l’avrei mai più rivista.
Ero completamente al buio.
[Continua…]
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