Confessione di una fidanzata fedele
di
DolceStella
genere
etero
E’ la prima volta che scrivo qualcosa e spero possiate perdonarmi se il mio racconto sarà pieno di difetti. Accetterò volentieri i vostri commenti e suggerimenti.
Più che un racconto è una confessione che nasce dal bisogno di tirare fuori qualcosa che tengo dentro ormai da mesi, un’esperienza realmente accaduta… ma andiamo con ordine.
Mi presento, mi chiamo Giulia, 31 anni, impiegata, felicemente fidanzata da 8 anni con Luigi e speriamo di sposarci tra due anni. Sono la classica brava ragazza, timida, solare, niente stranezze, niente trasgressioni, simpatica e molto normale. Fisicamente, come dice un collega, sono “tanta”: 1.78, capelli castano-biondo, occhi azzurri, bel viso (la parte di me che più mi piace), bel sorriso, fianchi larghi, seno piccolino, un po’ in carne ma non ciccia (taglia 44/46). Per fortuna gli anni di sport giovanile e l’uso quotidiano di tacchi alti, mi hanno lasciato una muscolatura tale per cui, rimango ancora soda, nonostante l’incedere del tempo e qualche dolcetto di troppo. Mi piace molto curare il mio corpo. Sono una fanatica di creme, smalti, estetiste etc… niente di appariscente, ma mi piace dedicare del tempo alla mia femminilità.
La scorsa estate col mio ragazzo abbiamo deciso di passare 10 giorni su un paio di isolette greche, all’insegna del mare, sole e buon cibo. Insomma una vacanza relax, niente discoteche fino all’alba o cose simili. I primi 6 giorni siamo stati in un hotel a pochi metri dalla spiaggia, e abbiamo passato tutto il tempo tra mare, escursioni in barca e aperitivi al tramonto. Dal settimo ci siamo spostati sulla seconda isola dove avremmo dovuto trascorrere dei giorni dedicati ad escursioni su vulcani e lunghe camminate, quindi abbiamo deciso di prenotare in un piccolo albergo su in alto al paese, per poter godere della bellissima vista a strapiombo sul mare la sera al ritorno dalle escursioni. L’albergo era piccolo e a con una carinissima piscina interna, che avrebbe comunque offerto la possibilità di un bagno rinfrescante.
Non appena arrivati in taxi nella piazzetta del paesino, iniziammo ad aggirarci per i vicoletti in cerca dell’albergo, ma tra scalette, vicoletti e casette tutte bianche, non era semplice trovare l’indirizzo esatto e in più, muniti di bagagli a seguito, mi sono beccata una bella storta per fortuna a pochi metri dall’albergo.
Entrammo ed ad accoglierci c’era il proprietario. Un omone sulla sessantina, alto, barba bianca, un po’ di pancia, classica faccia da lupo di mare ma anche da uomo che aveva goduto abbastanza dei piaceri della vita. Il mio ragazzo iniziò a parlare col suo goffo inglese, ma il tizio non capì nulla. A quel punto, strinsi i denti per il dolore alla caviglia, e mi feci avanti col mio inglese, nettamente migliore. Notai subito lo sguardo di quell’uomo scrutarmi dalla testa ai piedi con un sottile ghigno malizioso mentre cercavo i riferimenti della nostra prenotazione. Non appena alzai gli occhi, incrocia il suo sguardo sorridente e per un istante balbettai, ma continuai a fornirgli tutte le informazioni necessarie.
Ci assegnò una camera molto graziosa con vista sulla piccola piscina e andammo in camera. Nel tragitto ripensai per un istante al modo in cui mi sentì osservata da quell’uomo e sentì uno strano brivido, un mix tra imbarazzo e piacere. Entrammo finalmente in camera e data la mia caviglia dolorante, mi tuffai subito sul letto. Misi del ghiaccio e una crema sulla mia caviglia, ma nel giro di pochi minuti mi resi conto che difficilmente avrei potuto fare le escursioni programmate. Il mio ragazzo pensava di cancellare tutto ma, aveva già pagato un bel po’ di soldi e non era previsto rimborso. Così lo convinsi ad andare comunque, visto che non aveva senso perdere i soldi per stare li a guardare me distesa con la caviglia dolorante.
Dopo non poca insistenza, si convinse e si preparò per andare giù al porto per la prima escursione programmata per il pomeriggio. Non appena uscito, mi addormentai e mi risvegliai a metà pomeriggio. La caviglia andava un po’ meglio per cui decisi che avrei potuto percorrere quei pochi metri che separavano la nostra camera dalla piscina e andare a prendere un po’ di sole (cosa che adoro fare). Zoppicando riuscì ad arrivare alla valigia ancora chiusa per prendere un costume. In genere ho sempre dei costumi molto castigati essendo molto timida, ma ne avevo comprato alcuni un po’ più carini per quella vacanza da indossare col e per il mio ragazzo. Tuttavia, data la sua assenza, decisi di optare per quello più casto e zoppicando mi recai in piscina.
La piscina era piccola, così come l’albergo, quindi non c’era moltissima gente ma l’atmosfera era molto piacevole e familiare. Mi avvicinai ad una sdraio lentamente zoppicando e ad un certo punto sentì una mano prendermi il braccio e dirmi “le serve aiuto? Immagino che le fa male”. Mi voltai ed era il proprietario. Rimasi stupita, perché non lo avevo sentito arrivare, ma soprattutto perché parlava un ottimo italiano. Gli dissi si grazie, credevo non parlasse italiano. Lui si volta e sorridendo mi dice: “non lo parlo col suo ragazzo, ma con lei si”. Non capì subito, sorrisi e mi accomodai alla sdraio e intanto lui allontanandosi dice: “ rimanga qui, tra un po’ inizia l’aperitivo e le porto un cocktail di benvenuto”. Rimasi a prendere il sole per un po’, e ogni tanto da dietro i miei occhiali da sole scrutavo tutto intorno e dalla finestra del piccolo bar notai più volte lo sguardo del proprietario fissarmi e la cosa mi imbarazzava molto, ma allo stesso tempo mi incuriosiva.
Dopo un po’ lo vidi arrivare con 2 cocktail e avvicinandomi mi disse “prego, benvenuta” e di sedette nella sdraio accanto. Parlammo un po’ e mi mise subito a mio agio, forse grazie anche al cocktail a stomaco vuoto che per una come me è come berne 10 di fila. Ad un trattò sentì la musica arrivare dal baretto e vidi un gruppetto di persone iniziare a ballare e brindare. Mi disse, venga anche lei le do una mano, così conosce gli altri clienti, tutta bella gente. Accettai e zoppicando arrivai al baretto dall’altra parte della piscina e subito fui accolta da un bel gruppetto di persone simpatiche provenienti da tutto il mondo. L’atmosfera era piacevole e iniziai a fare due chiacchiere con tutti gli altri sfoggiando il mio inglese. Intanto, il mio cocktail era finito e immediatamente si avvicina il proprietario e mi dice: “le porto un altro drink”, non si preoccupi dico io, non bevo molto, non vorrei esagerare, e lui : “venga dietro al bancone e lo prepara lei”. Mi prese per mano e piano piano arrivai dietro al bancone. Intanto le gente ballava, beveva e rideva, l’atmosfera era molto allegra e trasportava un po’ tutti. Iniziò a mostrarmi le bottiglie di alcolici ma no ne capivo nulla, così mi preparò lui gli ingredienti e li mise tutti davanti a me. Provavo a seguire le sue indicazioni, ma non riuscivo cosi si mise dietro di me per aiutarmi. Eravamo entrambi in costume e sentire quell’omone dietro di me, in uno spazio cosi ristretto mi imbarazzò, ma rimasi li ad armeggiare con gli ingredienti del cocktail. Sentivo la sua pancia sulla mia schiena, il suo respiro dietro l’orecchio, le sue braccia intorno mi aiutavano a preparare il cocktail. Ad un certo punto però iniziai a sentire la sua presenza premere sul mio sedere… una presenza calda e dura… e nemmeno il tempo di rendermene conto iniziammo ad agitare il cocktail e i colpi sul sedere diventavano più frequenti… Prese una fragola dal bancone e me la passò sulle labbra, ero come ipnotizzata e imbarazzata allo stesso tempo, e socchiusi le labbra per morderla, ma non l’afferrai con i denti perché la tirò fuori e me la ripassò ancora sulle labbra lentamente. Con l’altra mano iniziò ad accarezzarmi il sedere continuando a farmi sentire il suo desiderio di me… e avvicinandosi all’orecchio mi sussurrò: “ il tuo ragazzo non sa quanto sei femmina”. Quella frase mi diede un brivido intenso e sentire il suo sesso, la sua mano palparmi con avidità mi scatenò una fortissima eccitazione mai provata prima. Si riavvicina al mio orecchio e mi sussurra: “la fragola si lecca, non si morde…” non so cosa mi prese ma, chiusi gli occhi e leccai la fragola tra le sue dita. Mi prese la mano e scorrendo il bancone entrammo in una porticina che dava su una stanzetta in penombra dietro al bancone. Chiuse la porta, mi fissò negli occhi, mi mise una mano sulla spalla e mi spinse giù fino ad inginocchiarmi. Ero impaurita, confusa ma eccitata come mai prima. Mi inginocchiai continuando a guardalo negli occhi e ad un tratto abbassò il suo slip e mi trovai a pochi centimetri dal mio viso il suo grosso sesso eccitato. Sentivo il cuore batter a mille, la paura mi attanagliava, non avevo mai tradito il mio ragazzo, ma ero totalmente nelle sue mani e l’odore del suo sesso era inebrainte. Mi guardò e con il suo vocione mi disse :”ora fammi vedere quanto sei femmina”. Non ebbi il tempo di capire e mi trovai la bocca piena del suo sesso, le sue mani sulla mia testa. Era caldo e grosso e lo spinse fino alla gola e lo tirava fuori lentamente. Con una mano iniziò a palparmi il seno e mi disse “ora succhialo”. Avevo fatto del sesso orale col mio ragazzo ma mai un vero “pompino” fino alla fine. Inizia a leccarlo e succhiarlo con avidità, e sentire i suoi gemiti mi facevano sentire incredibilmente femmina come non mi era mai successo. Sentivo la sua voce gemere e chiedermi di leccargli le palle… non riuscivo a fermarmi fino a quando non ho sentito il suo desiderio caldo inondarmi la bocca…. e per la prima volta ne ero assetata e mandai tutto giù. Mi fece rialzare in preda ad una fortissima eccitazione, mi mise la mano tra le cosce e mi disse… “rimani cosi, ci sono altri 2 giorni di vacanza”…. Si ricompose e ritornammo al bar, mentre la festa continuava e nessuno si era accorto di nulla…
Spero non vi abbia annoiato con questo lungo racconto, se vi fa piacere inviatemi i vostri commenti,critiche e suggerimenti Se siete interessati proverò a trovare il tempo e il coraggio per confessare il resto della storia.
Più che un racconto è una confessione che nasce dal bisogno di tirare fuori qualcosa che tengo dentro ormai da mesi, un’esperienza realmente accaduta… ma andiamo con ordine.
Mi presento, mi chiamo Giulia, 31 anni, impiegata, felicemente fidanzata da 8 anni con Luigi e speriamo di sposarci tra due anni. Sono la classica brava ragazza, timida, solare, niente stranezze, niente trasgressioni, simpatica e molto normale. Fisicamente, come dice un collega, sono “tanta”: 1.78, capelli castano-biondo, occhi azzurri, bel viso (la parte di me che più mi piace), bel sorriso, fianchi larghi, seno piccolino, un po’ in carne ma non ciccia (taglia 44/46). Per fortuna gli anni di sport giovanile e l’uso quotidiano di tacchi alti, mi hanno lasciato una muscolatura tale per cui, rimango ancora soda, nonostante l’incedere del tempo e qualche dolcetto di troppo. Mi piace molto curare il mio corpo. Sono una fanatica di creme, smalti, estetiste etc… niente di appariscente, ma mi piace dedicare del tempo alla mia femminilità.
La scorsa estate col mio ragazzo abbiamo deciso di passare 10 giorni su un paio di isolette greche, all’insegna del mare, sole e buon cibo. Insomma una vacanza relax, niente discoteche fino all’alba o cose simili. I primi 6 giorni siamo stati in un hotel a pochi metri dalla spiaggia, e abbiamo passato tutto il tempo tra mare, escursioni in barca e aperitivi al tramonto. Dal settimo ci siamo spostati sulla seconda isola dove avremmo dovuto trascorrere dei giorni dedicati ad escursioni su vulcani e lunghe camminate, quindi abbiamo deciso di prenotare in un piccolo albergo su in alto al paese, per poter godere della bellissima vista a strapiombo sul mare la sera al ritorno dalle escursioni. L’albergo era piccolo e a con una carinissima piscina interna, che avrebbe comunque offerto la possibilità di un bagno rinfrescante.
Non appena arrivati in taxi nella piazzetta del paesino, iniziammo ad aggirarci per i vicoletti in cerca dell’albergo, ma tra scalette, vicoletti e casette tutte bianche, non era semplice trovare l’indirizzo esatto e in più, muniti di bagagli a seguito, mi sono beccata una bella storta per fortuna a pochi metri dall’albergo.
Entrammo ed ad accoglierci c’era il proprietario. Un omone sulla sessantina, alto, barba bianca, un po’ di pancia, classica faccia da lupo di mare ma anche da uomo che aveva goduto abbastanza dei piaceri della vita. Il mio ragazzo iniziò a parlare col suo goffo inglese, ma il tizio non capì nulla. A quel punto, strinsi i denti per il dolore alla caviglia, e mi feci avanti col mio inglese, nettamente migliore. Notai subito lo sguardo di quell’uomo scrutarmi dalla testa ai piedi con un sottile ghigno malizioso mentre cercavo i riferimenti della nostra prenotazione. Non appena alzai gli occhi, incrocia il suo sguardo sorridente e per un istante balbettai, ma continuai a fornirgli tutte le informazioni necessarie.
Ci assegnò una camera molto graziosa con vista sulla piccola piscina e andammo in camera. Nel tragitto ripensai per un istante al modo in cui mi sentì osservata da quell’uomo e sentì uno strano brivido, un mix tra imbarazzo e piacere. Entrammo finalmente in camera e data la mia caviglia dolorante, mi tuffai subito sul letto. Misi del ghiaccio e una crema sulla mia caviglia, ma nel giro di pochi minuti mi resi conto che difficilmente avrei potuto fare le escursioni programmate. Il mio ragazzo pensava di cancellare tutto ma, aveva già pagato un bel po’ di soldi e non era previsto rimborso. Così lo convinsi ad andare comunque, visto che non aveva senso perdere i soldi per stare li a guardare me distesa con la caviglia dolorante.
Dopo non poca insistenza, si convinse e si preparò per andare giù al porto per la prima escursione programmata per il pomeriggio. Non appena uscito, mi addormentai e mi risvegliai a metà pomeriggio. La caviglia andava un po’ meglio per cui decisi che avrei potuto percorrere quei pochi metri che separavano la nostra camera dalla piscina e andare a prendere un po’ di sole (cosa che adoro fare). Zoppicando riuscì ad arrivare alla valigia ancora chiusa per prendere un costume. In genere ho sempre dei costumi molto castigati essendo molto timida, ma ne avevo comprato alcuni un po’ più carini per quella vacanza da indossare col e per il mio ragazzo. Tuttavia, data la sua assenza, decisi di optare per quello più casto e zoppicando mi recai in piscina.
La piscina era piccola, così come l’albergo, quindi non c’era moltissima gente ma l’atmosfera era molto piacevole e familiare. Mi avvicinai ad una sdraio lentamente zoppicando e ad un certo punto sentì una mano prendermi il braccio e dirmi “le serve aiuto? Immagino che le fa male”. Mi voltai ed era il proprietario. Rimasi stupita, perché non lo avevo sentito arrivare, ma soprattutto perché parlava un ottimo italiano. Gli dissi si grazie, credevo non parlasse italiano. Lui si volta e sorridendo mi dice: “non lo parlo col suo ragazzo, ma con lei si”. Non capì subito, sorrisi e mi accomodai alla sdraio e intanto lui allontanandosi dice: “ rimanga qui, tra un po’ inizia l’aperitivo e le porto un cocktail di benvenuto”. Rimasi a prendere il sole per un po’, e ogni tanto da dietro i miei occhiali da sole scrutavo tutto intorno e dalla finestra del piccolo bar notai più volte lo sguardo del proprietario fissarmi e la cosa mi imbarazzava molto, ma allo stesso tempo mi incuriosiva.
Dopo un po’ lo vidi arrivare con 2 cocktail e avvicinandomi mi disse “prego, benvenuta” e di sedette nella sdraio accanto. Parlammo un po’ e mi mise subito a mio agio, forse grazie anche al cocktail a stomaco vuoto che per una come me è come berne 10 di fila. Ad un trattò sentì la musica arrivare dal baretto e vidi un gruppetto di persone iniziare a ballare e brindare. Mi disse, venga anche lei le do una mano, così conosce gli altri clienti, tutta bella gente. Accettai e zoppicando arrivai al baretto dall’altra parte della piscina e subito fui accolta da un bel gruppetto di persone simpatiche provenienti da tutto il mondo. L’atmosfera era piacevole e iniziai a fare due chiacchiere con tutti gli altri sfoggiando il mio inglese. Intanto, il mio cocktail era finito e immediatamente si avvicina il proprietario e mi dice: “le porto un altro drink”, non si preoccupi dico io, non bevo molto, non vorrei esagerare, e lui : “venga dietro al bancone e lo prepara lei”. Mi prese per mano e piano piano arrivai dietro al bancone. Intanto le gente ballava, beveva e rideva, l’atmosfera era molto allegra e trasportava un po’ tutti. Iniziò a mostrarmi le bottiglie di alcolici ma no ne capivo nulla, così mi preparò lui gli ingredienti e li mise tutti davanti a me. Provavo a seguire le sue indicazioni, ma non riuscivo cosi si mise dietro di me per aiutarmi. Eravamo entrambi in costume e sentire quell’omone dietro di me, in uno spazio cosi ristretto mi imbarazzò, ma rimasi li ad armeggiare con gli ingredienti del cocktail. Sentivo la sua pancia sulla mia schiena, il suo respiro dietro l’orecchio, le sue braccia intorno mi aiutavano a preparare il cocktail. Ad un certo punto però iniziai a sentire la sua presenza premere sul mio sedere… una presenza calda e dura… e nemmeno il tempo di rendermene conto iniziammo ad agitare il cocktail e i colpi sul sedere diventavano più frequenti… Prese una fragola dal bancone e me la passò sulle labbra, ero come ipnotizzata e imbarazzata allo stesso tempo, e socchiusi le labbra per morderla, ma non l’afferrai con i denti perché la tirò fuori e me la ripassò ancora sulle labbra lentamente. Con l’altra mano iniziò ad accarezzarmi il sedere continuando a farmi sentire il suo desiderio di me… e avvicinandosi all’orecchio mi sussurrò: “ il tuo ragazzo non sa quanto sei femmina”. Quella frase mi diede un brivido intenso e sentire il suo sesso, la sua mano palparmi con avidità mi scatenò una fortissima eccitazione mai provata prima. Si riavvicina al mio orecchio e mi sussurra: “la fragola si lecca, non si morde…” non so cosa mi prese ma, chiusi gli occhi e leccai la fragola tra le sue dita. Mi prese la mano e scorrendo il bancone entrammo in una porticina che dava su una stanzetta in penombra dietro al bancone. Chiuse la porta, mi fissò negli occhi, mi mise una mano sulla spalla e mi spinse giù fino ad inginocchiarmi. Ero impaurita, confusa ma eccitata come mai prima. Mi inginocchiai continuando a guardalo negli occhi e ad un tratto abbassò il suo slip e mi trovai a pochi centimetri dal mio viso il suo grosso sesso eccitato. Sentivo il cuore batter a mille, la paura mi attanagliava, non avevo mai tradito il mio ragazzo, ma ero totalmente nelle sue mani e l’odore del suo sesso era inebrainte. Mi guardò e con il suo vocione mi disse :”ora fammi vedere quanto sei femmina”. Non ebbi il tempo di capire e mi trovai la bocca piena del suo sesso, le sue mani sulla mia testa. Era caldo e grosso e lo spinse fino alla gola e lo tirava fuori lentamente. Con una mano iniziò a palparmi il seno e mi disse “ora succhialo”. Avevo fatto del sesso orale col mio ragazzo ma mai un vero “pompino” fino alla fine. Inizia a leccarlo e succhiarlo con avidità, e sentire i suoi gemiti mi facevano sentire incredibilmente femmina come non mi era mai successo. Sentivo la sua voce gemere e chiedermi di leccargli le palle… non riuscivo a fermarmi fino a quando non ho sentito il suo desiderio caldo inondarmi la bocca…. e per la prima volta ne ero assetata e mandai tutto giù. Mi fece rialzare in preda ad una fortissima eccitazione, mi mise la mano tra le cosce e mi disse… “rimani cosi, ci sono altri 2 giorni di vacanza”…. Si ricompose e ritornammo al bar, mentre la festa continuava e nessuno si era accorto di nulla…
Spero non vi abbia annoiato con questo lungo racconto, se vi fa piacere inviatemi i vostri commenti,critiche e suggerimenti Se siete interessati proverò a trovare il tempo e il coraggio per confessare il resto della storia.
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