Ho sete

di
genere
tradimenti

Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.
Tutti pensavano che quello sguardo pieno di desiderio fosse per lei, la futura moglie. E in effetti era bellissima, si amavano da anni e sì, ancora scopavano da dio. Lui gliel'aveva leccata giusto stamattina, bevendo avidamente. E lei, con quel vestito bianco attillato ed elegante e l'occhio lucido per la commozione e perché ogni volta che godeva le rimaneva così, liquido, era incredibile. Sapeva già che più tardi al ricevimento l'avrebbe presa da dietro nel retro del parco.
Ma ora guardava la testimone. Carolina, alta, piena di charme. E che aveva dormito da loro nelle ultime due settimane. Si stavano sul cazzo, all'inizio Roberto e Caro. Forse perché da subito avevano capito. Dallo sguardo ferino di entrambi, si erano riconosciuti. E litigavano su tutto, dalla politica alle stupidaggini. Gli piaceva farlo, troppo.
E quando lei tornava da Berna per venire a trovarli, dormiva da loro. Solo dopo un paio di anni Roberto si accorse che li spiava e si toccava guardandolo scopare con Cecilia. E lui allora la girava, la prendeva da dietro affondandole la faccia e veniva sbattendola forte fissando Carolina. Il giorno dopo si svegliava presto e faceva colazione con lei mentre Cecilia nuda rimaneva a letto. Non si dicevano nulla.
Fino al giorno in cui Cecilia rimane bloccata a Parigi e Carolina sta venendo a trovarli. Roberto la va a prendere all'aeroporto, e le dice che Cecilia arriverà solo due giorni dopo. Sorride Carolina, dice di cenare fuori. Mangiano ma soprattutto bevono. Aperta la porta di casa, si baciano. Smetteranno di scopare circa 30 ore dopo. Per fame. E un giorno chissà quelle 30 ore le racconteremo. Ma oggi Roberto si sposa. E sta guardando Carolina. Di cui ha gli slip nella tasca della giacca.
Già perché la testimone dopo aver aiutato la sposa al trucco, è tornata a casa dicendo di essersi dimenticata la borsetta. Roberto si stava vestendo. Loro, dopo quei due giorni, erano stati irreprensibili. Ma erano bellissimi entrambi quel giorno e anche se erano passati quattro anni il ricordo di quei momenti insieme non era mai passato, a entrambi.
Lei è davanti allo specchio. Si sta sistemando il vestito, corto e sbarazzino, e toccando le labbra per pulirsi da una sbavatura del Rossetto. Lui la guarda. Lei non sa come un attimo dopo ha la guancia contro lo specchio, il suo cazzo duro e lungo nella figa e lui che la sbatte forte. I suoi pettorali contro la sua schiena scoperta la fanno impazzire, lo guarda mentre la scopa e si vergogna di quanto è bagnata, del fatto che sta venendo in pochi secondi. E Carolina, femminista e donna indipendente, riesce solo a dire, godendo, anzi per la precisione urlando "sono la tua puttana Roby". E si inginocchia e glielo prende in bocca. La lingua va sulle palle, poi delicata su tutto il cazzo che sa della sua amica. La cosa la eccita. Roberto non lo sa ma il sapore di Cecilia Carolina lo conosce bene. Da coinquiline in Erasmus, dove si erano conosciute, erano diventate amanti per qualche mese. Tanto che a Ceci le aveva detto, scherzando (anzi, col cazzo, era seria) che come regalo di matrimonio offriva loro una cosa a tre.
Quel cazzo era perfetto. Voleva solo farlo venire. In gola, sulla sua faccia, sulle tette. Ma lui no. Lo toglie alla sua bocca golosa e la spinge per terra. Sale su ed entra. "Sei la mia puttana, Caro" e quasi la violenta tanto è la forza del suo desiderio. Quello che aveva fatto quattro anni fa. Lei provò a resistere, lui le strappò tutto di dosso e la bloccò con le mani. La violentò. Lei non voleva, reagiva, ma il suo corpo diceva altro. Con Roberto scoprì che la violenza le piaceva. E lui era una bestia: elegante, dolce, sensibile, spiritoso e sì, appassionato nelle liti, un animale a letto. Non aveva mai trovato prima e dopo uno che sapesse scopare così bene, che durasse tanto, che ti squassasse di dolore e piacere. Attorciglia le gambe alla sua schiena da nuotatore Caro, vuole sentirlo tutto. E, cazzo, viene ancora. Lui esce, lei protesta. La bacia, e scende. Sui seni, li lecca, morde, succhia. Cos'é la sua lingua cazzo. Anzi quella lingua è proprio un altro cazzo. Gli altri ti leccano, lui con la lingua ti scopa. Le mani sui seni, la bocca a farla impazzire. La lingua sul clitoride che poi lui succhia avido per poi entrare dentro. Non gli servono neanche le dita per farti godere. Carolina aveva avuto tre orgasmi nell'ultimo anno, ora aveva avuto la stessa quantità in poco meno di venti minuti. Quando gli viene in bocca squirtando piange. Di gioia.
Suona il telefono. È il telefono di Roberto, è Cecilia. Vuole sapere se va tutto bene e ridono felici. Lei gli sta dicendo che quella mattina l'ha fatta godere da pazzi. Carolina sorride e glielo prende in bocca. Costringendolo a continuare a parlare. Lui non ce la fa più, attacca. Dice "dobbiamo andare" forse si sente in colpa. Lei di contro si è tolta tutto. Sa di essere bella. Si avvicina e gli dice "devo ancora darti il regalo del matrimonio". Si appoggia al tavolo e gli dice solo "sfondamelo, maritino". Non riesce a dire l'ultima sillaba che lui è dentro. Le fa male ma quando le sue dita entrano dentro la figa e solo una membrana le dividono dal suo cazzo lei ansima come un animale.
Lui le esplode dentro, lei gli inonda le dita.
Si baciano.
Si rivestono.
Escono.
E ora sono in Chiesa. Lui si è accorto da poco che lei gli ha messo i suoi slip nella tasca della giacca. Lei sorride e gli dice una cosa. Lui non fa che guardarla la bocca e sorride a sua volta capendo il labiale.
"Sono la tua puttana".
scritto il
2022-11-17
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