BDSM Session 1
di
Kinky_yes
genere
dominazione
Apri la porta di casa e trovi il collare sul tavolo. È lì, ti aspetta. Io ti aspetto in piedi, con la candela in mano. La accendo nell’esatto momento in cui mi stai guardando.
Ti allaccio il collare, tu mi aiuti spostandoti i capelli. Una volta allacciato ti guardo negli occhi, e ti spoglio piano.
Prima la maglietta, poi i pantaloni. Infine il reggiseno. Non porti mutande.
Prendo la magic wand, e riesco a legartela perfettamente sul clitoride, perché mi hai insegnato dove deve essere.
Tu sorridi e cominci a gemere, ma io ti guardo e scuoto la testa.
«Non puoi venire…»
Tu fai una faccia quasi arrabbiata, ma non dici nulla.
Ti metto le polsiere e le cavigliere; ti faccio inginocchiare e ti lego i polsi tra di loro dietro la gamba del tavolo. Poi lego i polsi alle caviglie. E mentre tu sei lì in ginocchio senza poterti muovere mi metto in piedi di fronte a te e comincio a spogliarmi. La maglietta e i pantaloni. Poi i boxer. Il mio cazzo esce con uno scatto, perché è già duro.
Lo muovo a qualche centimetro dalla tua bocca. Tu ti sporgi in avanti più che puoi, tiri fuori la lingua per toccarlo ma mi tiro indietro e non ci riesci.
Lo faccio per quattro volte, ogni volta sei sempre più insofferente.
Poi mentre ti sporgi decido di accontentarti, e te lo spingo fino in gola. Tu cominci a succhiarmi, alternando il cazzo e le palle. Io gemo perché adoro quando mi succhi. Quando mi lecchi.
Ti prendo i capelli dietro la nuca e ti fermo. Tenendoti appoggio la cappella sulle tue labbra chiuse. Spingo piano. Il cazzo entra, continuo finché le tue labbra non arrivano a baciarmi le palle. Poi esco, sempre piano. E ricomincio. Ancora. E ancora. Sempre tenendoti la testa. Scopandoti la bocca.
Poi all’improvviso smetto.
Prendo una sedia e mi metto di fronte a te. A una ventina di centimetri da te, legata con la magic wand che continua a vibrare sul tuo clitoride da minuti che sembrano ore. A una ventina di centimetri da te che non puoi venire.
Mi siedo e comincio a masturbarmi, piano. Ti guardo. La tua bocca, il tuo piercing, le tue tette, i tuoi capezzoli che adoro leccare. La tua pelle, la tua fica, il tuo clitoride nascosto dal viola della magic wand.
Non mi alzo nemmeno per venire. Lo sperma ti arriva sulle tette, e comincia a colare.
Io ti guardo, senza smettere di masturbarmi.
Ti slego dalla gamba del tavolo e ti faccio alzare. Ti metto a novanta sul tavolo, lasciandoti legati i polsi tra loro e le caviglie tra loro. Le gambe sono strette, separate soltanto dalla magic wand, che imperterrita continua a vibrare.
Prendo la candela, e in quei pochi minuti il mio cazzo è di nuovo pronto.
Non c’è bisogno di saliva, sei mostruosamente bagnata. Entro dentro di te, e ancora tu non puoi venire.
Aumento il ritmo, e ancora tu non puoi venire.
Ti faccio colare la cera sulla schiena, e ancora tu non puoi venire.
Aumento ancora il ritmo, con le mie palle che battono sulla magic wand che trasmette il moto al tuo clitoride, e ancora tu non puoi venire.
Ti faccio colare la cera sul culo, e ancora tu non puoi venire.
Aumento ancora di più, poi ancora e ancora finché tu non dici: «Devo venire!!!!». Quasi lo urli.
E allora rallento fino a quasi a fermarmi. Mi chino sul tuo orecchio e ti dico: «Cento frustate per un orgasmo».
Tu non rispondi, allora io ricomincio a scoparti con forza. Veloce, fino in fondo. È allora che lo urli: «SIIIIII!!!!!!!!».
Ed è allora che ti permetto di venire.
Quando vieni ti tremano le gambe. Ti faccio alzare dal tavolo, ti tolgo la magic wand e spengo la candela. Ti porto alla porta della camera e ti lego lì. Con la braccia in alto e le gambe divaricate. Adoro avere le tue tette così esposte. Adoro averti qui legata. Prendo il flagello e comincio a frustarti. E tu conti, senza nemmeno dirtelo. Quando arrivi a cinquanta hai un reticolo rosso sulla pelle bianca. Sulla pancia, sulla parte alta delle cosce. Ovviamente sulle tette, ovviamente intorno ai capezzoli che ti hanno fatto sussultare quando li ho colpiti.
Poi ti giro.
E ricomincio.
Tu ricominci a contare da uno, ma è un errore. Sono tentato di ricominciare a frustarti da capo, ma ho troppa voglia di andare avanti a farti vedere tutto quello che ho preparato per te.
Tu dici piano: «51, 52…»
Quando arriviamo a 100 hai il culo completamente rosso. Mi sono concentrato lì, anche se la tua schiena non ne è uscita indenne.
Ti slego, ed entriamo in camera.
Ad aspettarci sul letto ci sono le lenzuola di latex. Perché squirterai, te l’assicuro.
Ti lego a X sul letto, sia le mani che i piedi. E comincio a leccare ogni centimetro di pelle. Insisto sui capezzoli, perché so di farti impazzire. Tu ti dimeni, ma non riesci a sfuggirmi, così legata.
Ma so anche che tutta quell’eccitazione passa dai capezzoli al clitoride. Per questo ti do in bocca due dita. Quando sono abbastanza piene di saliva le sposto sul tuo clitoride, e comincio a massaggiarti. Piano, senza smettere di leccarti e morderti i capezzoli. Poi ti bendo.
Scendo con il viso tra le tue gambe, baciando ogni centimetro di pelle; il collo, lo sterno, l’ombelico, la pancia. Il clitoride.
Prima lo bacio soltanto, inumidendomi appena le labbra. Poi comincio a leccare. Piano. Dall’alto al basso, poi dal basso verso l’alto.
Poi aumento il ritmo e cambio movimento, da destra a sinistra, e poi da sinistra a destra. Sempre più veloce. Ho come la sensazione che questo movimento ti piaccia di più.
Mi piacerebbe da impazzire continuare a leccarti sempre più veloce finché non mi squirtassi in faccia, ma so che è molto difficile.
Allora quando ti sento venire smetto.
Per il momento.
Ti lascio riposare un attimo. Ti bendo. Intanto che riprendi fiato salgo a cavalcioni su di te, verso la tua bocca, e te lo do da assaggiare. Ti appoggio appena la cappella sulle labbra, tu fai scattare in avanti il collo per prenderlo in bocca ma mi ritraggo.
«Ferma». Ti ordino.
E tu obbedisci.
Passo della saliva sulla cappella, giusto per renderlo più scivoloso, e comincio a percorre il contorno delle tue labbra, piano.
Quando muguli e socchiudi le labbra lo spingo dentro, piano. Fino in fondo. Tu sporgi la lingua mentre ce l’hai dentro, e cerchi di leccarlo. Questo mi fa impazzire. Comincio ad aumentare il ritmo, mentre tu continui a succhiare.
Chissà se verrei, continuando così. Ma non siamo qui per questo.
Mi fermo e lo tiro fuori lentamente.
Ti allargo le gambe e lego le pinze alle tue grandi labbra. Così il clitoride è esposto, e io ho le mani libere.
Prendo la magic wand con la mano sinistra e metto del lubrificante sull’indice e l’anulare della mano destra.
Accendo la magic wand e la metto sul clitoride. Spero di avere imparato, pare che comunque ti piaccia. Poi inserisco le due dita. Tocco piano il tuo punto G, mentre tu gemi. La magic wand comincia a fare effetto, e io aumento il ritmo. Ogni tanto inserisco un altro dito, giusto per farti capire quanto sei bagnata. Bastano pochi minuti. Ti sento irrigidirti e inarcare la schiena, e allora comincio a muovere le dita freneticamente.
E tu squirti. Io non smetto di muovere le dita. Tu non smetti di squirtare. Mi inondi il petto, la pancia, il cazzo, il braccio, la mano. Io ancora non smetto. E nemmeno tu. Ormai stai gridando.
Forse tra i versi che fai c’è anche un “basta”.
Solo allora rallento fino a fermarmi.
Ti tremano le gambe. C’è squirt dappertutto.
Ti slego piano. Prima le caviglie, poi i polsi. Ti tolgo la mascherina. Piano piano riprendi fiato.
Mi guardi. Mi sorridi. Ti guardo. Ti sorrido.
«Mettiti a pecorina…»
Tu obbedisci, con le mani che affondano nello strato di squirt. Squirt che hai su tutta la schiena e sul culo. Sulla fica. Sono eccitatissimo.
Appoggio la cappella sulle grandi labbra.
Entra quasi senza nemmeno spingere.
Stavolta non parto piano.
E mentre ti scopo sempre più forte ti abbasso la testa verso il lenzuolo di latex. I tuoi capelli assorbono lo squirt, si bagnano.
Sei tutta bagnata. I capelli, la faccia, le tette, le gambe, la schiena, il culo. La tua fica.
Io continuo a spingere. Tu vieni, ma io non smetto. E non rallento. Finché sembra tutto un lungo, ininterrotto orgasmo.
Poi mi fermo.
Ti prendo per i capelli e ti sollevo lentamente la testa, fino a lasciarti ad un paio di centimetri dal lenzuolo.
«Leccalo» ti ordino.
Tu obbedisci.
Quando la tua lingua tocca il tuo squirt affondo il cazzo dentro di te, piano. Colpi lenti, in sincrono con i movimenti della tua lingua.
Quando capisci quello che sto facendo sorridi e lecchi più velocemente. Io ti scopo più velocemente. E più forte.
Continui ad aumentare il ritmo finché praticamente non stai bevendo il tuo squirt.
Continuo ad aumentare il ritmo finché non vieni ancora e ancora.
Poi affondi di nuovo la faccia sul lenzuolo. Allora mi fermo. Esco da te.
Ti faccio sdraiare, e mi rimetto di nuovo con il cazzo vicino alla tua bocca. Hai tutta la faccia bagnata, e le tue labbra luccicano dallo squirt. Una goccia scende dall’angolo della bocca.
Mi sorridi.
«Chiudi le labbra» ti ordino.
Tu obbedisci.
Bastano sei o sette colpi con la mano per venirti sulle labbra. Le tue labbra piene di sperma mentre mi sorridi sono meravigliose.
Ma tu fai di più. Allarghi il sorriso. Ti spingi lo sperma in bocca con le dita. Lo lecchi. Lecchi le dita. Lo ingoi. E continui a sorridere.
«Ti amo», mi dici.
«Ti amo», ti rispondo.
E ci abbandoniamo bagnati, uno tra le braccia dell’altra.
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Ti allaccio il collare, tu mi aiuti spostandoti i capelli. Una volta allacciato ti guardo negli occhi, e ti spoglio piano.
Prima la maglietta, poi i pantaloni. Infine il reggiseno. Non porti mutande.
Prendo la magic wand, e riesco a legartela perfettamente sul clitoride, perché mi hai insegnato dove deve essere.
Tu sorridi e cominci a gemere, ma io ti guardo e scuoto la testa.
«Non puoi venire…»
Tu fai una faccia quasi arrabbiata, ma non dici nulla.
Ti metto le polsiere e le cavigliere; ti faccio inginocchiare e ti lego i polsi tra di loro dietro la gamba del tavolo. Poi lego i polsi alle caviglie. E mentre tu sei lì in ginocchio senza poterti muovere mi metto in piedi di fronte a te e comincio a spogliarmi. La maglietta e i pantaloni. Poi i boxer. Il mio cazzo esce con uno scatto, perché è già duro.
Lo muovo a qualche centimetro dalla tua bocca. Tu ti sporgi in avanti più che puoi, tiri fuori la lingua per toccarlo ma mi tiro indietro e non ci riesci.
Lo faccio per quattro volte, ogni volta sei sempre più insofferente.
Poi mentre ti sporgi decido di accontentarti, e te lo spingo fino in gola. Tu cominci a succhiarmi, alternando il cazzo e le palle. Io gemo perché adoro quando mi succhi. Quando mi lecchi.
Ti prendo i capelli dietro la nuca e ti fermo. Tenendoti appoggio la cappella sulle tue labbra chiuse. Spingo piano. Il cazzo entra, continuo finché le tue labbra non arrivano a baciarmi le palle. Poi esco, sempre piano. E ricomincio. Ancora. E ancora. Sempre tenendoti la testa. Scopandoti la bocca.
Poi all’improvviso smetto.
Prendo una sedia e mi metto di fronte a te. A una ventina di centimetri da te, legata con la magic wand che continua a vibrare sul tuo clitoride da minuti che sembrano ore. A una ventina di centimetri da te che non puoi venire.
Mi siedo e comincio a masturbarmi, piano. Ti guardo. La tua bocca, il tuo piercing, le tue tette, i tuoi capezzoli che adoro leccare. La tua pelle, la tua fica, il tuo clitoride nascosto dal viola della magic wand.
Non mi alzo nemmeno per venire. Lo sperma ti arriva sulle tette, e comincia a colare.
Io ti guardo, senza smettere di masturbarmi.
Ti slego dalla gamba del tavolo e ti faccio alzare. Ti metto a novanta sul tavolo, lasciandoti legati i polsi tra loro e le caviglie tra loro. Le gambe sono strette, separate soltanto dalla magic wand, che imperterrita continua a vibrare.
Prendo la candela, e in quei pochi minuti il mio cazzo è di nuovo pronto.
Non c’è bisogno di saliva, sei mostruosamente bagnata. Entro dentro di te, e ancora tu non puoi venire.
Aumento il ritmo, e ancora tu non puoi venire.
Ti faccio colare la cera sulla schiena, e ancora tu non puoi venire.
Aumento ancora il ritmo, con le mie palle che battono sulla magic wand che trasmette il moto al tuo clitoride, e ancora tu non puoi venire.
Ti faccio colare la cera sul culo, e ancora tu non puoi venire.
Aumento ancora di più, poi ancora e ancora finché tu non dici: «Devo venire!!!!». Quasi lo urli.
E allora rallento fino a quasi a fermarmi. Mi chino sul tuo orecchio e ti dico: «Cento frustate per un orgasmo».
Tu non rispondi, allora io ricomincio a scoparti con forza. Veloce, fino in fondo. È allora che lo urli: «SIIIIII!!!!!!!!».
Ed è allora che ti permetto di venire.
Quando vieni ti tremano le gambe. Ti faccio alzare dal tavolo, ti tolgo la magic wand e spengo la candela. Ti porto alla porta della camera e ti lego lì. Con la braccia in alto e le gambe divaricate. Adoro avere le tue tette così esposte. Adoro averti qui legata. Prendo il flagello e comincio a frustarti. E tu conti, senza nemmeno dirtelo. Quando arrivi a cinquanta hai un reticolo rosso sulla pelle bianca. Sulla pancia, sulla parte alta delle cosce. Ovviamente sulle tette, ovviamente intorno ai capezzoli che ti hanno fatto sussultare quando li ho colpiti.
Poi ti giro.
E ricomincio.
Tu ricominci a contare da uno, ma è un errore. Sono tentato di ricominciare a frustarti da capo, ma ho troppa voglia di andare avanti a farti vedere tutto quello che ho preparato per te.
Tu dici piano: «51, 52…»
Quando arriviamo a 100 hai il culo completamente rosso. Mi sono concentrato lì, anche se la tua schiena non ne è uscita indenne.
Ti slego, ed entriamo in camera.
Ad aspettarci sul letto ci sono le lenzuola di latex. Perché squirterai, te l’assicuro.
Ti lego a X sul letto, sia le mani che i piedi. E comincio a leccare ogni centimetro di pelle. Insisto sui capezzoli, perché so di farti impazzire. Tu ti dimeni, ma non riesci a sfuggirmi, così legata.
Ma so anche che tutta quell’eccitazione passa dai capezzoli al clitoride. Per questo ti do in bocca due dita. Quando sono abbastanza piene di saliva le sposto sul tuo clitoride, e comincio a massaggiarti. Piano, senza smettere di leccarti e morderti i capezzoli. Poi ti bendo.
Scendo con il viso tra le tue gambe, baciando ogni centimetro di pelle; il collo, lo sterno, l’ombelico, la pancia. Il clitoride.
Prima lo bacio soltanto, inumidendomi appena le labbra. Poi comincio a leccare. Piano. Dall’alto al basso, poi dal basso verso l’alto.
Poi aumento il ritmo e cambio movimento, da destra a sinistra, e poi da sinistra a destra. Sempre più veloce. Ho come la sensazione che questo movimento ti piaccia di più.
Mi piacerebbe da impazzire continuare a leccarti sempre più veloce finché non mi squirtassi in faccia, ma so che è molto difficile.
Allora quando ti sento venire smetto.
Per il momento.
Ti lascio riposare un attimo. Ti bendo. Intanto che riprendi fiato salgo a cavalcioni su di te, verso la tua bocca, e te lo do da assaggiare. Ti appoggio appena la cappella sulle labbra, tu fai scattare in avanti il collo per prenderlo in bocca ma mi ritraggo.
«Ferma». Ti ordino.
E tu obbedisci.
Passo della saliva sulla cappella, giusto per renderlo più scivoloso, e comincio a percorre il contorno delle tue labbra, piano.
Quando muguli e socchiudi le labbra lo spingo dentro, piano. Fino in fondo. Tu sporgi la lingua mentre ce l’hai dentro, e cerchi di leccarlo. Questo mi fa impazzire. Comincio ad aumentare il ritmo, mentre tu continui a succhiare.
Chissà se verrei, continuando così. Ma non siamo qui per questo.
Mi fermo e lo tiro fuori lentamente.
Ti allargo le gambe e lego le pinze alle tue grandi labbra. Così il clitoride è esposto, e io ho le mani libere.
Prendo la magic wand con la mano sinistra e metto del lubrificante sull’indice e l’anulare della mano destra.
Accendo la magic wand e la metto sul clitoride. Spero di avere imparato, pare che comunque ti piaccia. Poi inserisco le due dita. Tocco piano il tuo punto G, mentre tu gemi. La magic wand comincia a fare effetto, e io aumento il ritmo. Ogni tanto inserisco un altro dito, giusto per farti capire quanto sei bagnata. Bastano pochi minuti. Ti sento irrigidirti e inarcare la schiena, e allora comincio a muovere le dita freneticamente.
E tu squirti. Io non smetto di muovere le dita. Tu non smetti di squirtare. Mi inondi il petto, la pancia, il cazzo, il braccio, la mano. Io ancora non smetto. E nemmeno tu. Ormai stai gridando.
Forse tra i versi che fai c’è anche un “basta”.
Solo allora rallento fino a fermarmi.
Ti tremano le gambe. C’è squirt dappertutto.
Ti slego piano. Prima le caviglie, poi i polsi. Ti tolgo la mascherina. Piano piano riprendi fiato.
Mi guardi. Mi sorridi. Ti guardo. Ti sorrido.
«Mettiti a pecorina…»
Tu obbedisci, con le mani che affondano nello strato di squirt. Squirt che hai su tutta la schiena e sul culo. Sulla fica. Sono eccitatissimo.
Appoggio la cappella sulle grandi labbra.
Entra quasi senza nemmeno spingere.
Stavolta non parto piano.
E mentre ti scopo sempre più forte ti abbasso la testa verso il lenzuolo di latex. I tuoi capelli assorbono lo squirt, si bagnano.
Sei tutta bagnata. I capelli, la faccia, le tette, le gambe, la schiena, il culo. La tua fica.
Io continuo a spingere. Tu vieni, ma io non smetto. E non rallento. Finché sembra tutto un lungo, ininterrotto orgasmo.
Poi mi fermo.
Ti prendo per i capelli e ti sollevo lentamente la testa, fino a lasciarti ad un paio di centimetri dal lenzuolo.
«Leccalo» ti ordino.
Tu obbedisci.
Quando la tua lingua tocca il tuo squirt affondo il cazzo dentro di te, piano. Colpi lenti, in sincrono con i movimenti della tua lingua.
Quando capisci quello che sto facendo sorridi e lecchi più velocemente. Io ti scopo più velocemente. E più forte.
Continui ad aumentare il ritmo finché praticamente non stai bevendo il tuo squirt.
Continuo ad aumentare il ritmo finché non vieni ancora e ancora.
Poi affondi di nuovo la faccia sul lenzuolo. Allora mi fermo. Esco da te.
Ti faccio sdraiare, e mi rimetto di nuovo con il cazzo vicino alla tua bocca. Hai tutta la faccia bagnata, e le tue labbra luccicano dallo squirt. Una goccia scende dall’angolo della bocca.
Mi sorridi.
«Chiudi le labbra» ti ordino.
Tu obbedisci.
Bastano sei o sette colpi con la mano per venirti sulle labbra. Le tue labbra piene di sperma mentre mi sorridi sono meravigliose.
Ma tu fai di più. Allarghi il sorriso. Ti spingi lo sperma in bocca con le dita. Lo lecchi. Lecchi le dita. Lo ingoi. E continui a sorridere.
«Ti amo», mi dici.
«Ti amo», ti rispondo.
E ci abbandoniamo bagnati, uno tra le braccia dell’altra.
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