La villetta a schiera
di
Diavola
genere
incesti
Il giardino è piccolo ed ordinato ed è attraversato da un breve viale su cui è parcheggiato un SUV nero. Alla fine del viale c'è la porta d'ingresso, nera anch'essa. Una volta varcata la soglia ci si trova in un soggiorno grande e luminoso, con un divano posto davanti ad un 55 pollici spento. A destra del soggiorno, una porta a scorrimento dà sulla cucina e sulla sala da pranzo adiacente. A sinistra, invece, una rampa di scale porta al primo piano, costituito da un corridoio dotato di quattro porte: due stanze ed un bagno lungo i lati e la camera padronale in fondo. Avvicinandosi a quest'ultima, con la porta solo socchiusa, è possibile sentire gli unici rumori udibili in casa in quel momento. Sbirciando attraverso la fessura, si assiste alla scena raccapricciante che origina quei rumori: Marco sta montando Giulia, sua madre, sul letto matrimoniale.
Giulia è a pecorina, con Marco appoggiato alla sua schiena che la tiene da dietro, aggrappato al di lei seno con una mano mentre si sorregge sul letto con l'altra. Il ritmo è infervorato e sembra scandito da un metronomo: Marco spinge con forza il pene all'interno della vagina della propria madre ad una velocità sostenuta, mentre stringe avidamente il suo capezzolo destro. In sottofondo, solo il rumore bagnato dello scontro tra i due organi sessuali intrisi di umori e i gemiti dei due partner. La stanza emana un odore acre, risultato del miscuglio di tali umori e di sudore che scorrono sui loro corpi.
-"Oh sì Marco, così, continua!"
Dopo pochi ma interminabili minuti, Marco si stacca dalla madre e la fa mettere supina. Poi dirige il volto al suo collo e inizia a giocare con la lingua. Dal collo scende fino al seno, concedendosi del tempo per succhiare e mordere i suoi capezzoli turgidi ed arrossati. Infine si dirige alla fonte del suo piacere e affonda il viso tra le gambe di Giulia. Succhia il clitoride, lecca e beve il nettare che sgorga in quantità da lei, per poi infilare la lingua nel suo ano, continuando a stimolare con le dita la vulva. Giulia è in estasi.
Marco si rialza, le tiene le gambe divaricate e punta il glande all'entrata della sua vagina, per poi affondare il pene e riprendere a scoparla con foga crescente. Oramai entrambi sono sfiniti, Giulia trema ad ogni colpo e presto viene inondata dal piacere dell'orgasmo, lasciandosi andare ad un urlo liberatorio. Marco è vicino, spinge vigorosamente ed a fondo, fino a quando non è più in grado di resistere e viene al suo interno: sente le pulsazioni alla base del pene, che scarica tutto lo sperma possibile nel ventre materno, che poi fuoriesce sporcando le lenzuola.
I due collassano, ansimando, uno di fianco all'altra e rimangono così per diversi minuti. A rompere il silenzio è Giulia:
-" Tesoro, mi serve una doccia prima che torni tuo padre."
-" Anche a me, mà."
-" Allora muoviti e andiamo, c'è spazio per tutti e due."
Giulia è a pecorina, con Marco appoggiato alla sua schiena che la tiene da dietro, aggrappato al di lei seno con una mano mentre si sorregge sul letto con l'altra. Il ritmo è infervorato e sembra scandito da un metronomo: Marco spinge con forza il pene all'interno della vagina della propria madre ad una velocità sostenuta, mentre stringe avidamente il suo capezzolo destro. In sottofondo, solo il rumore bagnato dello scontro tra i due organi sessuali intrisi di umori e i gemiti dei due partner. La stanza emana un odore acre, risultato del miscuglio di tali umori e di sudore che scorrono sui loro corpi.
-"Oh sì Marco, così, continua!"
Dopo pochi ma interminabili minuti, Marco si stacca dalla madre e la fa mettere supina. Poi dirige il volto al suo collo e inizia a giocare con la lingua. Dal collo scende fino al seno, concedendosi del tempo per succhiare e mordere i suoi capezzoli turgidi ed arrossati. Infine si dirige alla fonte del suo piacere e affonda il viso tra le gambe di Giulia. Succhia il clitoride, lecca e beve il nettare che sgorga in quantità da lei, per poi infilare la lingua nel suo ano, continuando a stimolare con le dita la vulva. Giulia è in estasi.
Marco si rialza, le tiene le gambe divaricate e punta il glande all'entrata della sua vagina, per poi affondare il pene e riprendere a scoparla con foga crescente. Oramai entrambi sono sfiniti, Giulia trema ad ogni colpo e presto viene inondata dal piacere dell'orgasmo, lasciandosi andare ad un urlo liberatorio. Marco è vicino, spinge vigorosamente ed a fondo, fino a quando non è più in grado di resistere e viene al suo interno: sente le pulsazioni alla base del pene, che scarica tutto lo sperma possibile nel ventre materno, che poi fuoriesce sporcando le lenzuola.
I due collassano, ansimando, uno di fianco all'altra e rimangono così per diversi minuti. A rompere il silenzio è Giulia:
-" Tesoro, mi serve una doccia prima che torni tuo padre."
-" Anche a me, mà."
-" Allora muoviti e andiamo, c'è spazio per tutti e due."
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