Falsa aspirazione

di
genere
gay

Stavo attraversando il periodo adolescenziale, non mi piaceva nulla, tantomeno lo studio. Non che prima fossi una cima ma il sette era all'ordine del giorno. Nel periodo riservato ai colloqui con gli insegnanti, uno di questi, invece di riceverla a scuola veniva a casa.
Non era difficile capire il motivo, mamma aveva un modo di vestire tutto suo, tutto suo e di mio padre a cui piaceva vederla vestita poco, truccata, con i capelli biondi, col tacco altissimo, naturalmente in quel modo attirava sguardi e commenti. Papà ne godeva e mamma ancora di più, se possibile. Il professore di tecnologia, un bel ragazzo di neanche trent'anni, aveva adocchiato mamma in occasione del colloquio con altri insegnanti. Quando venne a casa mi consentì di assistere al colloquio ma faceva il cascamorto con mamma, poi lei capì la situazione e gli fece il caffè. Mi accorsi che mamma non era insensibile al modo di fare del professor Parrozzani. Comunque li lasciai perdere, non era una novità per me vedere qualcuno sbavare dietro a mamma. Tornai nella mia cameretta, dopo qualche minuto non sentendo più parlare pensai fosse andato via ed invece no erano usciti sul balcone a parlare e non li sentivo. La sera al rientro di papà ne parlarono ed il professor Parrozzani diventò assiduo frequentatore di casa nostra, a volte restava anche a cena. Erano diventati amici lui e papà, forse ancora di più lui e mamma. Non era più il professor parrozzani ma Livio e dopo qualche settimana Livio diventò, amore mio. Il mio cervello vagava nell'infinito ed avevo concluso che con la figa di mamma avevo la promozione assicurata. La verità fu sconvolgente Livio aveva perso la testa per papà e mamma prendendoli per il culo li chiamava ad ognuno, amore mio.
Finì proprio così, promozione assicurata col cazzo di papà.
scritto il
2022-12-09
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