Con la mano stampata si è più felici
di
Sadico 86
genere
sadomaso
Con lei era sempre così: uno scambio di sguardi, una battuta sconcia e scattava la passione. Quella sera, più delle altre volte, ero andato in tilt per quel suo vestito nero, stretto ai fianchi e aperto davanti per dar sfogo al seno rigoglioso. Ci guardammo e lei mi sorrise maliziosamente, mi avvicinai e spostandole i folti capelli neri la baciai sul collo e le diedi un piccolo morso ad un orecchio, sussurrandole: "Mi fai impazzire!" Tra mille effusioni, finimmo a letto e qui il mio corpo, preda delle sue mani calde, quasi bollenti, iniziava a covare il più acceso dei piaceri intimi. Eravamo già nudi, quando lei, accecata dalla voglia di godere al massimo, mi guardò col suo ghigno tipico e io, sapendo cosa stava succedendo, cominciai a trepidare. A cavallo sopra di me, la sentii emettere un piccolo sforzo e subito dopo, l'impatto. Mi tirò un ceffone tanto violento da farmi rimbalzare la testa sul cuscino, la vampata di calore alla guancia fu immediata e mi bruciava più del solito. "Godi bastardo!" mi disse e io, massaggiandomi la guancia, risposi: "Ahia, puttana!"...erano i nostri nomignoli affettuosi!
Sapevamo tutti e due a cosa mi portava quel suo gesto e il conseguente bruciore al viso, io lo sapevo da tempo perché lo sperimentai, per la prima volta a 13 anni, quando il dolore di un ceffone "educativo" di mia mamma mi portò a segarmi in bagno, guardando allo specchio l'impronta rossa della sua mano sulla mia guancia. Da quel momento, anche solo immaginare la scena di una sberla mi faceva cementificare il pene e farlo poi schizzare di gioia.
Anche in quel momento, quindi, le vene cominciarono a tirarsi e la penetrai con vigore. Ma lei ingorda, voleva saziarsi e saziarmi ancora di più, mi mollò altri tre ceffoni altrettanto violenti e ad ognuno seguiva il mio e i suoi orgasmi. Baciai il palmo di quella mano violenta, come si bacia un feticcio e venni dentro di lei, esausto e gonfio di botte. Mi inginocchiai sul letto per vedere, allo specchio, se ero rosso come quella volta della sega in bagno: lo ero molto di più, c'erano ditate rosse che coprivano per intero tutte e due le mie guance ed anche questo era, in fondo, un piacere.
Sapevamo tutti e due a cosa mi portava quel suo gesto e il conseguente bruciore al viso, io lo sapevo da tempo perché lo sperimentai, per la prima volta a 13 anni, quando il dolore di un ceffone "educativo" di mia mamma mi portò a segarmi in bagno, guardando allo specchio l'impronta rossa della sua mano sulla mia guancia. Da quel momento, anche solo immaginare la scena di una sberla mi faceva cementificare il pene e farlo poi schizzare di gioia.
Anche in quel momento, quindi, le vene cominciarono a tirarsi e la penetrai con vigore. Ma lei ingorda, voleva saziarsi e saziarmi ancora di più, mi mollò altri tre ceffoni altrettanto violenti e ad ognuno seguiva il mio e i suoi orgasmi. Baciai il palmo di quella mano violenta, come si bacia un feticcio e venni dentro di lei, esausto e gonfio di botte. Mi inginocchiai sul letto per vedere, allo specchio, se ero rosso come quella volta della sega in bagno: lo ero molto di più, c'erano ditate rosse che coprivano per intero tutte e due le mie guance ed anche questo era, in fondo, un piacere.
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