08-07-2010
di
AAlberto
genere
incesti
Avevo lasciato il mio portatile in ufficio e utilizzando il pc di mia moglie, in una cartella “diario” che avevo aperto per curiosità ho trovato questo file: “08.07.2010”. Non era protetto come pochi altri di quella cartella. Ho iniziato a leggerlo avendo, dopo le prime righe, una potente scarica di adrenalina di particolare effetto sulle parti basse. Ne ho fatto una copia per leggerlo con calma. Non so se sia stato lasciato perché lo trovassi e se un giorno lo scoprirò racconterò il seguito. Sono passati due anni dai fatti narrati, non mi sono mai accorto di nulla e in questo periodo non ho mai avuto nessun sospetto di quello che era successo poiché in famiglia nulla era diverso dal solito. All’epoca Vittoria aveva 38 anni molto ben portati, Roberto 16 quasi finiti ma ne dimostrava almeno un paio di più e Giovanna la piccola aveva compiuto 10 anni. Leggendolo e andando adesso a quel periodo di vacanza nella nostra casa estiva a Riccione, ricordo Vittoria particolarmente calda, disponibile e collaborativa.
Alberto
“08.07.2010”.
“Non so se rivelare in una pagina quanto è successo sia voler rivivere fatti, timori ed emozioni. Oppure scrivendo chiarirmi le idee e cristallizzare pensieri e momenti che altrimenti fuggirebbero. Ma adesso ho bisogno di mettere nero su bianco.
E’ successo. Successo che cosa? E’ successo che mi sono lasciata toccare da Roberto.
Con una certa frequenza mi dedicava effusioni non sempre innocenti, passare le mani sul seno, qualche leggera pacca sul sedere e sguardi evidenti se una vestaglia o una scollatura erano leggermente più aperte del necessario. Le cose che fanno tutti i ragazzi quando il ribollire degli ormoni si fa particolarmente sentire e la mamma non è proprio da buttare via. Un paio di volte sia io che Alberto abbiamo avuto la sensazione di essere stati spiati in momenti di sesso nella nostra camera.
Ieri è stata una grande giornata di sole; nel pomeriggio tornati dal mare, dopo la doccia ero distesa a leggere. Giovanna sarebbe rimasta fino ad oggi a casa di una amica; Roberto è venuto a chiedermi il programma della serata, si è seduto vicino dicendomi che gli era piaciuta la bella nuotata che avevamo fatto e che era contento di passare qualche ora senza la sorella rompiscatole, poi mi ha improvvisamente abbracciato.
Si è rannicchiato contro come a fare le fusa. Sentivo il suo corpo, il suo abbraccio. La bocca sul collo mi faceva il solletico. Una mano si è spostata sul seno con una carezza leggera facendomi indurire il capezzolo. Poi la sua bocca sul copricostume che cercava l’altro seno. Poi la mano si è infilata nella scollatura.
Il sole che avevo preso, la pelle calda, fa strani scherzi e invece di liberarmi e cacciarlo come al solito l’ho lasciato fare. Con carezze leggere quasi titubanti mi aveva scoperto ed è stata una strana sensazione stare proprio sotto i suoi occhi con i seni liberi lasciandoglieli accarezzare; sempre con tocco quasi impercettibile, incoraggiato dalla mia passività, ha allentato la cintura e scostato i lembi del vestito. Sapevo di essere nuda ed esposta al suo sguardo e sono rimasta ferma aspettando. Ho chiuso gli occhi per lasciarlo più libero ma sentivo il suo sguardo e le sue mani che dal seno sono scese mentre contro il fianco premeva il suo sesso di giovane maschio.
Non so perché l’ho lasciato fare, o forse lo sapevo bene, ma l’ho lasciato fare. Perché mi piaceva. E mi piaceva. Ma anche per lasciare una impronta che si sarebbe portato come ricordo. Positivo spero. Non è stata passività, come ho scritto poco fa, aspettavo, anzi volevo che sciogliesse la cintura e che potesse guardarmi. Forse l’ho anche aiutato muovendomi in modo che i lembi del vestitino che usavo come copri costume si aprissero. E poi era stato lui a cominciare ma questa è solo una giustificazione. Avevo letto di società in cui era abbastanza usuale che fosse proprio la mamma a iniziare il figlio al sesso e la cosa non mi aveva scandalizzato.
Doveva avere capito che non mi sarei tirata indietro e continuando le sue carezze mi ha detto come gli piaceva la pelle liscia e calda e che gli sembrava di sognare; zucchero le sue parole; gli ho detto che non sapevo se fosse bene quello che stava succedendo ma che sarebbe stato per una volta sola; non so perché ho poi aggiunto, visto che stiamo facendo una frittata che almeno sia una buona frittata. Abbiamo riso. Non aveva perso tempo facendomi sentire mano e dita che giocavano sopra il mio sesso. Era teso e rilassato allo stesso tempo, come fosse normale avere a disposizione il corpo della mamma; mi ha detto, sorprendendomi e spiazzandomi, non voglio solo accarezzarti, voglio guardarti anche li, dove non ti ho mai visto.
Si era spostato di traverso quasi in fondo al letto, con tutte e due le mani allargava e chiudeva le labbra, passava il palmo in mezzo in un massaggio che non lasciava scampo, vedevo la sua testa e sentivo il suo sguardo, carezze sul pelo, e poi sul clitoride, le dita che si muovevano dentro. Poi la sua bocca e la lingua; era sicuramente la prima volta ma è un istinto innato e ci sapeva fare. Avevo un piede all’altezza del suo sesso e l’ho sentito venire. Ho avuto anch’io un orgasmo frenato ma molto forte, fatto di emozioni e di sensazioni. Ho rinchiuso le gambe quasi imprigionandogli la testa che non voleva smettere di succhiarmi.
Avrei voluto essere nella sua testa per conoscere i suoi pensieri in quei momenti, disteso fra le mie gambe, con la figa a pochi centimetri dagli occhi, si la figa ed il corpo della mamma a sua disposizione da esplorare e sentirli palpitare.
Si è disteso accanto, con il fiato corto, in silenzio, con il costume impiastricciato.
Gliel’ho fatto scendere e con un fazzoletto ho incominciato a pulirlo, accarezzandolo. Non volevo scioccarlo ma avrei voluto succhiarlo, sentire il suo sapore; per interrompere ho preso la scusa di andare a fare una doccia.
Poco dopo mi ha seguito e si è infilato in cabina anche lui, tutti e due nudi sotto l’acqua. L’acqua tiepida, il sapone che rende i corpi scivolosi, le mani che scorrono. La schiuma sulla schiena, poi sui fianchi poi sul sedere, e poi per sciacquarsi il getto dell’acqua e le mani che non si stancavano di scivolare dappertutto. Ti lavo io. Soprattutto li, chissà perché. Era piacevole stare con le gambe leggermente divaricate e sentire le mani che mi cercavano davanti e dietro.
Mi ha abbracciato, uno di fronte all’altro e con le due mani mi teneva il sedere. L’ho lasciato fare senza irrigidirmi e forse l’ha preso come un lasciapassare. Era un lasciapassare anche per vedere fino a dove si sarebbe spinto. Prima con leggerezza poi più deciso un dito malandrino si è fatto strada nel buchino dietro schiacciando il suo sesso davanti. Il tutto aiutato dal fatto che l’acqua della doccia continuava a bagnarci. Non volevo sentirlo dentro ma giocare e farlo giocare ed è stato ancora più forte. Mi sono girata e di nuovo mi ha abbracciato da dietro incollato contro il sedere, il suo sesso che premeva e cercava un contatto ancora più intimo, una mano a stuzzicarmi in basso e l’altra il seno.
Aveva il sesso in tiro come se non fosse venuto poco prima. Ne ho sentito la punta che stava entrando dietro l’ho lasciato spingere ed entrare tutto ma al primo movimento mi sono scostata.
Certo sentirlo così, la punta che cercava il buchino, poi tutto il suo sesso dilatarmi mi ha dato un brivido e credo l’abbia provato anche lui. E so anche che mi sono appoggiata a lui perché volevo aiutarlo ad entrare e subito dopo avrei voluto lasciarlo continuare. Ma mi sono scostata ed è stato meglio così.
Glielo ho preso in mano, volevo farlo venire; adesso stai buono con le tue mani e ti faccio provare quello che stavi facendo a me. Mi è piaciuto stringerglielo ritmicamente mentre con l’altra mano gli accarezzavo il sedere. Ha appoggiato la mano sulla mia come per aumentare la pressione e quando, dopo qualche carezza circolare intorno all’ano sono entrata leggermente, si è lasciato andare spruzzando con una serie di pulsazioni molto forti.
Mi sono ricoperta con il copricostume e le mutandine, con una certa malizia, sapendo che con qualsiasi piccolo movimento il seno poteva spuntare dalla scollatura. Ed anche lui si è messo un costume.
Ci siamo distesi di nuovo, semicoperti con un lenzuolo, era stato fino a quel momento tutto dolce e naturale. C’è stato il gusto del frutto proibito? Senz’altro ma ancora di più l’impressione di avergli dato qualcosa di molto desiderato che non pensava di poter mai avere.
Perché per una volta sola mi ha chiesto? E’ talmente bello! E’ bello anche per me gli ho detto, ma è per una volta sola, e deve essere così, poi ognuno riprende il suo ruolo e ci conto. Avrai le tue ragazze e le tue avventure; il ricordo non si cancella ma sarà come se fosse stato solo un sogno. Come dicevi tu prima.
E’ rimasto in silenzio, poi, se è un sogno ha aggiunto, voglio che continui ancora un poco.
Ha ricominciato ad accarezzarmi i seni, pizzicare i capezzoli a guardarli. Mamma lasciami ancora guardarti fra le gambe, vedere mentre cambia di colore e diventa tutta rossa, morbida e bagnata mentre ti tocco. Mi ha sorpreso ancora una volta con quel mamma, con quello che diceva, semplicemente senza remore.
Una carezza sulle mutandine, la mano che si infilava fra la stoffa e la pelle, farmi inarcare per sfilarle, allargarmi le gambe e farmi piegare le ginocchia per essere più aperta, carezze, scoprire il cappuccio sopra il clitoride, esplorare le pieghine bagnate e dare succhiotti e bacini.
Ma devo essere sincera: l’ho aiutato sollevandomi per farmi togliere le mutandine, ho allargato piano le gambe, piegato le ginocchia per essere più aperta, alzato il sedere. Ma è stato lui ad inserire sotto un cuscino per potermi accarezzarmi meglio.
L’ho accarezzato anch’io infilando la mano nel costume e gliel’ho preso con le due mani. Un bacio sulla punta, una leccatina, un succhiotto leggero. Non volevo ancora che venisse e gli ho detto allora di andare a prendere in bagno una crema per il corpo e di rendersi utile spalmandomela bene. Volevo che mi sentisse come un giocattolo e la cosa mi divertiva e mi eccitava.
Mi ha fatto venire lui un’altra volta stendendola lentamente sui seni e sul corpo. Le mani unte sulle cosce scivolavano sul sesso abbandonandolo per qualche istante per ritornarci subito dopo. Poi mi ha fatto girare sulla schiena massaggiandomi il collo e scendendo. Si è come impadronito delle natiche, prima la crema fredda spremuta nel solco, poi la mano a stenderla. Si era accorto del piacere che mi stava dando massaggiando tutta la zona dell’ano con brevi incursioni dentro. L’altra mano si dava da fare davanti. Ed anche questo massaggio mi ha fatto perdere la testa ancora una volta.
Mi sentivo svuotata e mi sembrava di avergli dato tutto quello che poteva desiderare; adesso ci riposiamo, ognuno nel proprio letto gli ho detto girandomi. Si è disteso all’inverso: avevo davanti il suo sesso rigido come a reclamare la sua parte. Non lasciarmi così sembrava dirmi ma non ce ne era bisogno perché avevo voglia di succhiarlo e sentirlo spruzzare in bocca. Non era ancora stanco neanche lui di accarezzarmi. Eravamo quasi sul fianco e quando ho sentito la sua lingua cercarmi di nuovo, gliel’ho preso fra le labbra, fatto scivolare avanti e indietro trattenendolo e avvolgendolo con la lingua fino a quando non l’ho sentito svuotarsi completamente.
Una cosa così forte forse non la proverò mai più. Anch’io gli ho detto.
Stasera ritorna Alberto. Per ora non posso dirgli nulla. Abbiamo molta confidenza e un giorno forse lo farò partecipe di quello che ho provato.
Alberto
“08.07.2010”.
“Non so se rivelare in una pagina quanto è successo sia voler rivivere fatti, timori ed emozioni. Oppure scrivendo chiarirmi le idee e cristallizzare pensieri e momenti che altrimenti fuggirebbero. Ma adesso ho bisogno di mettere nero su bianco.
E’ successo. Successo che cosa? E’ successo che mi sono lasciata toccare da Roberto.
Con una certa frequenza mi dedicava effusioni non sempre innocenti, passare le mani sul seno, qualche leggera pacca sul sedere e sguardi evidenti se una vestaglia o una scollatura erano leggermente più aperte del necessario. Le cose che fanno tutti i ragazzi quando il ribollire degli ormoni si fa particolarmente sentire e la mamma non è proprio da buttare via. Un paio di volte sia io che Alberto abbiamo avuto la sensazione di essere stati spiati in momenti di sesso nella nostra camera.
Ieri è stata una grande giornata di sole; nel pomeriggio tornati dal mare, dopo la doccia ero distesa a leggere. Giovanna sarebbe rimasta fino ad oggi a casa di una amica; Roberto è venuto a chiedermi il programma della serata, si è seduto vicino dicendomi che gli era piaciuta la bella nuotata che avevamo fatto e che era contento di passare qualche ora senza la sorella rompiscatole, poi mi ha improvvisamente abbracciato.
Si è rannicchiato contro come a fare le fusa. Sentivo il suo corpo, il suo abbraccio. La bocca sul collo mi faceva il solletico. Una mano si è spostata sul seno con una carezza leggera facendomi indurire il capezzolo. Poi la sua bocca sul copricostume che cercava l’altro seno. Poi la mano si è infilata nella scollatura.
Il sole che avevo preso, la pelle calda, fa strani scherzi e invece di liberarmi e cacciarlo come al solito l’ho lasciato fare. Con carezze leggere quasi titubanti mi aveva scoperto ed è stata una strana sensazione stare proprio sotto i suoi occhi con i seni liberi lasciandoglieli accarezzare; sempre con tocco quasi impercettibile, incoraggiato dalla mia passività, ha allentato la cintura e scostato i lembi del vestito. Sapevo di essere nuda ed esposta al suo sguardo e sono rimasta ferma aspettando. Ho chiuso gli occhi per lasciarlo più libero ma sentivo il suo sguardo e le sue mani che dal seno sono scese mentre contro il fianco premeva il suo sesso di giovane maschio.
Non so perché l’ho lasciato fare, o forse lo sapevo bene, ma l’ho lasciato fare. Perché mi piaceva. E mi piaceva. Ma anche per lasciare una impronta che si sarebbe portato come ricordo. Positivo spero. Non è stata passività, come ho scritto poco fa, aspettavo, anzi volevo che sciogliesse la cintura e che potesse guardarmi. Forse l’ho anche aiutato muovendomi in modo che i lembi del vestitino che usavo come copri costume si aprissero. E poi era stato lui a cominciare ma questa è solo una giustificazione. Avevo letto di società in cui era abbastanza usuale che fosse proprio la mamma a iniziare il figlio al sesso e la cosa non mi aveva scandalizzato.
Doveva avere capito che non mi sarei tirata indietro e continuando le sue carezze mi ha detto come gli piaceva la pelle liscia e calda e che gli sembrava di sognare; zucchero le sue parole; gli ho detto che non sapevo se fosse bene quello che stava succedendo ma che sarebbe stato per una volta sola; non so perché ho poi aggiunto, visto che stiamo facendo una frittata che almeno sia una buona frittata. Abbiamo riso. Non aveva perso tempo facendomi sentire mano e dita che giocavano sopra il mio sesso. Era teso e rilassato allo stesso tempo, come fosse normale avere a disposizione il corpo della mamma; mi ha detto, sorprendendomi e spiazzandomi, non voglio solo accarezzarti, voglio guardarti anche li, dove non ti ho mai visto.
Si era spostato di traverso quasi in fondo al letto, con tutte e due le mani allargava e chiudeva le labbra, passava il palmo in mezzo in un massaggio che non lasciava scampo, vedevo la sua testa e sentivo il suo sguardo, carezze sul pelo, e poi sul clitoride, le dita che si muovevano dentro. Poi la sua bocca e la lingua; era sicuramente la prima volta ma è un istinto innato e ci sapeva fare. Avevo un piede all’altezza del suo sesso e l’ho sentito venire. Ho avuto anch’io un orgasmo frenato ma molto forte, fatto di emozioni e di sensazioni. Ho rinchiuso le gambe quasi imprigionandogli la testa che non voleva smettere di succhiarmi.
Avrei voluto essere nella sua testa per conoscere i suoi pensieri in quei momenti, disteso fra le mie gambe, con la figa a pochi centimetri dagli occhi, si la figa ed il corpo della mamma a sua disposizione da esplorare e sentirli palpitare.
Si è disteso accanto, con il fiato corto, in silenzio, con il costume impiastricciato.
Gliel’ho fatto scendere e con un fazzoletto ho incominciato a pulirlo, accarezzandolo. Non volevo scioccarlo ma avrei voluto succhiarlo, sentire il suo sapore; per interrompere ho preso la scusa di andare a fare una doccia.
Poco dopo mi ha seguito e si è infilato in cabina anche lui, tutti e due nudi sotto l’acqua. L’acqua tiepida, il sapone che rende i corpi scivolosi, le mani che scorrono. La schiuma sulla schiena, poi sui fianchi poi sul sedere, e poi per sciacquarsi il getto dell’acqua e le mani che non si stancavano di scivolare dappertutto. Ti lavo io. Soprattutto li, chissà perché. Era piacevole stare con le gambe leggermente divaricate e sentire le mani che mi cercavano davanti e dietro.
Mi ha abbracciato, uno di fronte all’altro e con le due mani mi teneva il sedere. L’ho lasciato fare senza irrigidirmi e forse l’ha preso come un lasciapassare. Era un lasciapassare anche per vedere fino a dove si sarebbe spinto. Prima con leggerezza poi più deciso un dito malandrino si è fatto strada nel buchino dietro schiacciando il suo sesso davanti. Il tutto aiutato dal fatto che l’acqua della doccia continuava a bagnarci. Non volevo sentirlo dentro ma giocare e farlo giocare ed è stato ancora più forte. Mi sono girata e di nuovo mi ha abbracciato da dietro incollato contro il sedere, il suo sesso che premeva e cercava un contatto ancora più intimo, una mano a stuzzicarmi in basso e l’altra il seno.
Aveva il sesso in tiro come se non fosse venuto poco prima. Ne ho sentito la punta che stava entrando dietro l’ho lasciato spingere ed entrare tutto ma al primo movimento mi sono scostata.
Certo sentirlo così, la punta che cercava il buchino, poi tutto il suo sesso dilatarmi mi ha dato un brivido e credo l’abbia provato anche lui. E so anche che mi sono appoggiata a lui perché volevo aiutarlo ad entrare e subito dopo avrei voluto lasciarlo continuare. Ma mi sono scostata ed è stato meglio così.
Glielo ho preso in mano, volevo farlo venire; adesso stai buono con le tue mani e ti faccio provare quello che stavi facendo a me. Mi è piaciuto stringerglielo ritmicamente mentre con l’altra mano gli accarezzavo il sedere. Ha appoggiato la mano sulla mia come per aumentare la pressione e quando, dopo qualche carezza circolare intorno all’ano sono entrata leggermente, si è lasciato andare spruzzando con una serie di pulsazioni molto forti.
Mi sono ricoperta con il copricostume e le mutandine, con una certa malizia, sapendo che con qualsiasi piccolo movimento il seno poteva spuntare dalla scollatura. Ed anche lui si è messo un costume.
Ci siamo distesi di nuovo, semicoperti con un lenzuolo, era stato fino a quel momento tutto dolce e naturale. C’è stato il gusto del frutto proibito? Senz’altro ma ancora di più l’impressione di avergli dato qualcosa di molto desiderato che non pensava di poter mai avere.
Perché per una volta sola mi ha chiesto? E’ talmente bello! E’ bello anche per me gli ho detto, ma è per una volta sola, e deve essere così, poi ognuno riprende il suo ruolo e ci conto. Avrai le tue ragazze e le tue avventure; il ricordo non si cancella ma sarà come se fosse stato solo un sogno. Come dicevi tu prima.
E’ rimasto in silenzio, poi, se è un sogno ha aggiunto, voglio che continui ancora un poco.
Ha ricominciato ad accarezzarmi i seni, pizzicare i capezzoli a guardarli. Mamma lasciami ancora guardarti fra le gambe, vedere mentre cambia di colore e diventa tutta rossa, morbida e bagnata mentre ti tocco. Mi ha sorpreso ancora una volta con quel mamma, con quello che diceva, semplicemente senza remore.
Una carezza sulle mutandine, la mano che si infilava fra la stoffa e la pelle, farmi inarcare per sfilarle, allargarmi le gambe e farmi piegare le ginocchia per essere più aperta, carezze, scoprire il cappuccio sopra il clitoride, esplorare le pieghine bagnate e dare succhiotti e bacini.
Ma devo essere sincera: l’ho aiutato sollevandomi per farmi togliere le mutandine, ho allargato piano le gambe, piegato le ginocchia per essere più aperta, alzato il sedere. Ma è stato lui ad inserire sotto un cuscino per potermi accarezzarmi meglio.
L’ho accarezzato anch’io infilando la mano nel costume e gliel’ho preso con le due mani. Un bacio sulla punta, una leccatina, un succhiotto leggero. Non volevo ancora che venisse e gli ho detto allora di andare a prendere in bagno una crema per il corpo e di rendersi utile spalmandomela bene. Volevo che mi sentisse come un giocattolo e la cosa mi divertiva e mi eccitava.
Mi ha fatto venire lui un’altra volta stendendola lentamente sui seni e sul corpo. Le mani unte sulle cosce scivolavano sul sesso abbandonandolo per qualche istante per ritornarci subito dopo. Poi mi ha fatto girare sulla schiena massaggiandomi il collo e scendendo. Si è come impadronito delle natiche, prima la crema fredda spremuta nel solco, poi la mano a stenderla. Si era accorto del piacere che mi stava dando massaggiando tutta la zona dell’ano con brevi incursioni dentro. L’altra mano si dava da fare davanti. Ed anche questo massaggio mi ha fatto perdere la testa ancora una volta.
Mi sentivo svuotata e mi sembrava di avergli dato tutto quello che poteva desiderare; adesso ci riposiamo, ognuno nel proprio letto gli ho detto girandomi. Si è disteso all’inverso: avevo davanti il suo sesso rigido come a reclamare la sua parte. Non lasciarmi così sembrava dirmi ma non ce ne era bisogno perché avevo voglia di succhiarlo e sentirlo spruzzare in bocca. Non era ancora stanco neanche lui di accarezzarmi. Eravamo quasi sul fianco e quando ho sentito la sua lingua cercarmi di nuovo, gliel’ho preso fra le labbra, fatto scivolare avanti e indietro trattenendolo e avvolgendolo con la lingua fino a quando non l’ho sentito svuotarsi completamente.
Una cosa così forte forse non la proverò mai più. Anch’io gli ho detto.
Stasera ritorna Alberto. Per ora non posso dirgli nulla. Abbiamo molta confidenza e un giorno forse lo farò partecipe di quello che ho provato.
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