Il regalo di mia moglie

di
genere
dominazione

Stavo disegnando al tecnigrafo, quando sentii un fruscio alle mie spalle.
Era mia moglie che mi si era avvicinata in silenzio.
Mi girai, sorpreso che, anziché convocarmi da lei con il campanello o trasmettendomi l’ordine con la donna delle pulizie - come succede normalmente quando mia moglie si degna di ricevermi- fosse scesa personalmente nel mio studio.
Bella, alta , con un lieve sorriso ammiccante. La semplice camicetta azzurra , sbottonata sotto il colletto, lasciava intravvedere un breve accenno del solco dei seni; la stretta gonna grigia le fasciava il disegno delle lunghe gambe, avvolte in sottili calze fumè , dal ginocchio in su; i sandali di vernice color creme con il tacco alto e sottile slanciavano e mettevano in risalto i suoi stupendi piedini e le lunghe dita con le unghie appena velate da uno smalto incolore.
Mi posò una mano su una spalla e con l’altra mi schiacciò le guance fino a formare con la bocca come un cuore.
“Boccuccia di rosa…” mi disse scuotendo con un dito il labbro inferiore-…boccuccia di rosa…”.
Io la guardavo tremando. Il suo sorriso, con le labbra senza rossetto appena schiuse, i suoi occhi neri e profondi mi incatenavano e mi struggevano. Il suo sguardo dolcemente severo e sensuale che poteva presagire qualsiasi cosa, la rendeva così intensamente “padrona”; la mia padrona.
Mi scosse ancora leggermente con la punta dell’indice il labbro inferiore e poi sorridendo domandò: “ “Ma cosa fa di così importante la mia gallinella, …pio, pio, pio…., per starsene lì imbambolata senza nemmeno salutare la sua padrona…”.
Mia moglie ama “vezzeggiarmi” con vari nomi di animali, tutti al femminile: la mia micetta, la mia cagnolina, la mia paperetta, la mia ochettina… la mia piccola, piccola maialina…” ed io devo rispondere con il verso appropriato. Se non mi riesce bene, me lo fa ripetere più volte e se non è soddisfatta, perché ritiene che il mio impegno non sia adeguato, mi rinchiude nello sgabuzzino facendomi inginocchiare su un tappetino di ceci ; quando busso implorando di farmi uscire, devo aver raggiunto la perfezione, se no sono guai. Una volta che, uscito dallo sgabuzzino, non mi era riuscito lo starnazzare delle oche come mia moglie l’intendeva, anziché sui ceci mi fece inginocchiare sul sale grosso (Ma poi- dopo avermi messo alla prova- soddisfatta del mio impegno, mi passò la mano nei capelli e mi asciugò con il suo fazzolettino profumato le lacrime che mi scendevano, per il dolore, copiose. “Ha tanta bibi- mormorò con voce soave – piange, il mio maritino perché ha tanta bibi…piange come una femminuccia..la mia femminuccia… ma è necessario per la sua educazione, maritino mio che non deve mai contrariare la sua mogliettina…”.
“No, signora, non è per …per la bibi; piango perché non sono stato capace di farla contenta, perché l’ho delusa…e la ringrazio per aver dedicato del suo tempo per migliorare la mia educazione chiudendomi nello sgabuzzino inginocchiato sul sale…La imploro , signora di perdonarmi…la imploro!…”
“ Su – aggiunse mia moglie versando dell’acqua in un bicchiere- adesso il mio maritino fa bubu che lui ha tanta sete…vorebbe altro…lui da bere il mio golosone …da ben altro rubinetto …ma per oggi va bene l’acqua… ….”. “Ha tanta bibi il mio maritino...” “ …poi mi sussurrò con voce vellutata.”Brava…brava la mia ochettina,,, proprio brava…” Ed io, starnazzando alla perfezione, ne fui orgoglioso.)
Mia moglie sorrise e quindi aggiunse: “…cosa sei tu per la tua mogliettina?…”
“La sua gallinella, signora…”
“E cosa dice la mia gallinella per salutare la sua padrona?...”.
“Coccodè…” bisbigliai; “cocco coccodè- ripetei più forte- cocco-cocco- coccodè…”
“ Brava la mia gallinella… che vuole fare l’uovo ma non ci riesce…-disse mia moglie strattonandomi leggermente un’orecchia-… Via!… -ordinò imperiosa- puntando il dito sulla mia camicia …
Me la sfilai… e , obbedendo al suo dito indice che, piegato, muoveva verso di lei, mi avvicinai tremando…
“Giù…-!” e puntò l’indice verso pavimento..
Mi prostai ai suoi piedi. Ardevo dal desiderio di baciarglieli ma, senza il suo permesso, dovevo stare immobile con il capo chino.
Mia moglie mi accarezzò i capelli, mentre con l’altra mano mi strizzava dolcemente i capezzoli stringendoli fra l’indice ed il pollice.
Quindi mi alzò con il risvolto della mano il collo che mi avvolse con un collarino rosa al quale agganciò un cordoncino pure rosa intrecciato che fissò ad una sporgenza del termosifone.
“…Perché la tua mogliettina vuole che il suo maritino non si allontani da lei….” Disse con un sorriso mentre mi dava un piccolo strattonino.
“Grazie mia padrona di tenermi così vicino a lei…” mugolai.
“…La mia gallinella…”
“Coccoccodè…-risposi
Mi accarezzò la gola con un lieve movimento delle dita schiudendo leggermente le labbra con un sorriso dolcemente severo.
“Su cara- disse muovendo il dito indice verso di sè – qui…”. Poi , appoggiandosi con la schiena al tecnigrafo e tenendo la catenella ben tesa, piegò leggermente una gamba ad angolo retto: mi sorrise con le labbra schiuse e gli occhi dolci e severi.
Rimasi fermo, imbambolato; non riuscivo a capire il perché di quanto stava succedendo. “Ma che fai, sciocchina, non riesci nemmeno a muoverti? …Su cara- aggiunse puntando il dito verso il ginocchio- …bacino …bacino qui…”
La calza fumè le avvolgeva la gamba, sottilissima sulle caviglia, e meravigliosamente snella ed affusolata fino al ginocchio che appariva teso e lucido; poco più su si intravvedevano i lacci del reggicalze ed il bianco delle cosce e , più in su….
Vibravo dall’emozione e non riuscivo a muovermi paralizzato da quella visione sublime .
Qui! -esclamò mia moglie abbassandomi il capo con la mano-…qui e solamente qui”.
Posai, tremando, la bocca sul ginocchio che mia moglie mi offriva stringendo fra le mani la sua gamba…
“…Mani incrociate dietro la schiena…” comandò sorridendo .
Mia moglie mi permise di tenere a lungo le labbra sul suo ginocchio che baciavo avidamente…
Ogni tanto lo smuoveva e me lo allontanava dalla bocca, poi sorridendo, mentre io ansimavo dal desiderio, me lo riavvicinava.
"Piace tanto alla mia gallinella il ginocchio della sua padrona...".
"coccococcodè..."
“Su adesso anche con la lingua…-disse con imperiosa dolcezza- e non andare oltre…”
Ero inebriato dal profumo della calza, dall’armonia del ginocchio… e dalla visione della coscia, del reggicalze e di quello che immaginavo più su…
Poi mia moglie mi diede due schiaffettini sulla guancia e mi alzò il mento con l’indice; era finita.
Rimasi inginocchiato, sempre con le mani dietro la schiena, con gli occhi fissi sui suoi piedini che sognavo, invano, di poter baciare
“Oh..-mormorò mia moglie toccandosi il ginocchio- sembra che sia piovuto…Su, fazzolettino di carta…”
Le porsi il fazzolettino con cui si asciugò. Quindi lo appallottolò e con noncuranza me lo spinse in bocca.
Masticai e deglutii lentamente con gli occhi chiusi, come in estasi.
Poi mia moglie fece scorrere lentamente la gonna fino a scoprire il reggicalze.
“Su che fa la mia gallinella…”
“Coccococcodè…”
“…Che rimane lì imbambolata?... la calza!…”
Mi sembrava incredibile, un sogno dal quale avevo il terrore di svegliarmi; mia moglie mi permetteva di sganciarle la calza e delicatamente di toglierla. Vibravo come una canna scossa dal vento. Mentre cercavo di liberare la calza da un gancio, la mano mi scivolò sulla coscia; la ritrassi immediatamente ma questo non fu sufficiente ad evitarmi un sonoro schiaffo sul viso. Mia moglie , mi alzò, forzando l’indice sotto al mio mento, il capo è mi fissò il suo sguardo duro e severo, negli occhi. Io la guardavo imbambolato; il suo viso, con le narici dilatate e lo sguardo fermo, era tremendamente seducente e minaccioso ; quindi disse: “c’è ancora molto da fare per la sua educazione…provvederemo…”.
“Buono a nulla…-mormorò con voce cupa mentre con una mano provvedeva lei e con l’altra mi scuoteva un’orecchia - buono a nulla … il mio buono a nulla….chi sei tu?...”
“ Sono un buono a nulla…signora-risposi con un filo di voce chinando il capo- il suo buono a
nulla, …un buono a nulla…”.
“…Forza , sfilare…
Gliela srotolai lentamente. Mi permise di annusarla ed il suo profumo era inebriante.
“Su adesso ancora bacino qui sul ginocchio…uno…uno solo…”.
Mia moglie mi offriva di baciarle il suo ginocchio; il suo ginocchio…nudo!!! Non mi sembrava possibile, sembrava uno di quei sogni che al risveglio svaniscono ed il ricordo ti angoscia…invece era realtà: il suo ginocchio nudo!…; Vi posai le labbra sopra, e il cuore batteva come il tamburo per la marcia del reggimento…Non mi sarei più staccato…
Ma mia moglie, con il palmo della mano, mi allontanò.
“E’ contenta la mia gallinella ?-mi disse passandomi una mano frai capelli mentre io facevo “coccodè ; e poi mi solleticò sotto il mento con un dito.
“Cosa dici alla tua mogliettina per il regalo che ti ha fatto…?” disse.
“La ringrazio, mia padrona- biascicai io emozionato e soggiogato dallo spettacolo di mia moglie che si rinfilava la calza; tremavo come una foglia mentre mia moglie mi solleticava la gola tamburellandola con le dita della mano- la ringrazio mia padrona per il dono che mi ha voluto elargire porgendomi il suo ginocchio da baciare…Sono felice…che la mia dea… …”
“Certo la tua dea…ed anche di più… so che per te la tua padrona è tutto; ma non si deve eccedere; quando ti rivolgi alla tua padrona è sufficiente che tu premetta il semplice “sublime” ….”:
“Grazie mia sublime padrona per essere stata così generosa con me….un dono così grande e che io non mi ero meritato….”
“Si certo- sussurrò – non te lo saresti meritato…Ma oggi è un giorno particolare e la tua mogliettina ha voluto che lo festeggiassi anche tu con qualcosa di eccezionale… di memorabile, da ricordare per tutta la vita. …Che giorno è oggi?….”
Mi permise di alzare il capo e guardarla negli occhi…Muovevo le labbra, mi tremava il mento, ma non sapevo cosa rispondere..
“Ahi, ahi, ahi…smemoratella…-disse mia moglie scuotendomi un’orecchia stretta fra l’indice e il medio-smemoratello; meriteresti una punizione …ma oggi no…perchè oggi …perché oggi è… oggi è…è…: è il venticinquesimo anniversario del nostro matrimonio…Il giorno delle nozze d’argento….”.
“Smemoratella…disse passandomi le mano fra i capelli; e poi sospirando fra sé e sé “e ne hai ben ragione, allora facevi tutt’altre cose…”
Quindi, strattonandomi l’orecchio, mi rialzò e mi concesse di guardarla fisso in viso.
Era stupenda; le labbra lucide sorridevano, gli occhi profondi , grandi, dolci e severi brillavano.
“Smemoratello…” disse ancora strattonandomi l’orecchio e dilatando le narici.- smemoratello…auguri…maritino mio...,mia gallinella.. pio pio pio....auguri!”.
“…Aug… coccococcodè”sussurrai .
Mia moglie sorrise di sottecchi , mi diede due buffetini sulle guance
“ Puoi toglierti le mani da dietro la schiena…”
“Grazie pa…”
Un suo sguardo fulminante mi gelò.
“Grazie sublime padrona…”corressi.
“Per la punizione…-aggiunse sorridendo - oggi niente…è giorno di festa… ne parleremo domani…caro…”
Quindi se ne andò, senza sganciare il collarino- ed io ne fui felice- , mentre mi lasciavo cadere carponi e - infilata una mano nei pantaloni, che cominciarono ad ondeggiare- baciavo e leccavo avidamente il pavimento sul quale fino a poco prima mia moglie, la mia sublime padrona , aveva posato i suoi piedi.
Non pensavo a domani…




di
scritto il
2012-11-01
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