La vicina
di
Brunoblues9
genere
etero
Sono Francesco, ho 31anni e vivo da un paio di mesi da solo, in un monolocale a Caserta. Mi sono dovuto trasferire recentemente dopo esser stato assunto alle poste qui in città. All'inizio é stato molto difficile, per un ragazzo del nord italia abituarsi alla vita e al ritmo casertano, ma col tempo mi sono abituato. Non sono una persona molto socievole, quindi ho avuto per i primi mesi grosse difficoltà a trovare qualcuno con cui uscire, semplicemente per bere una birra insieme. Nel palazzo dove mi sono trasferito abitano tutte famiglie con figli non ci sono molti giovani o comunque persone della mia età. La mia dirimpettaia però é una donna divorziata sui quarantacinque anni, che vive da sola con i suoi due figli, due gemelli di 10 anni circa. Qualche volta ci siamo incrociati sulle scale, e devo dire che dal primo istante ho avvertito una fortissima tensione sessuale da noi. Lei però sembrava una classica signora che non ha tempo per pensare a questo genere di cose. Fino a quando un giorno, ha bussato alla mia porta. É stato tutto molto veloce e di fatto non é successo nulla, ma li ho capito che in un modo in un altro avrei dovuto trovare il modo di scopare con lei. In una serata di Ottobre mi chiese se avevo del burro a casa, dato che aveva finito le scorte, e io con gentilezza glielo avevo prestato. I suoi occhi, il modo in cui mi guardava mi facevano pulsare il cazzo all'impazzata. Lei devo dire, non una donna che ti fa girare per strada per guardarla, sul metro e 60, in sovrappeso, con un fisico a prima vista trascurato, con degli occhi neri e delle belle labbra carnose.
Nei giorni successivi ci beccammo più volte, e pian piano iniziammo a parlare del più e del meno. Un giorno, mentre pioveva a dirotto, mi chiese se potevo darle una mano per montare una cosa a casa, così mi armai di buona volontà e feci il mio dovere. Nel frattempo lei aveva messo a letto i figli, molto vivaci e si era messa a parlare con me. Una volta finito, mentre stavo per andarmene mi chiese se mi andava di rimanere a chiacchierare un po'. Così mi sedetti sul divano con lei, cercando di non alzare troppo la voce per non svegliare i due bambini. Piano piano si alzava la temperatura nella stanza ed era chiaro che ci fosse una voglia reciproca di darci dentro. Lei mentre parlava mi stuzzicava con le gambe, nude sotto un vestaglia lunga nera, strusciandole contro il mio piede destro. A un certo punto le sue gambe si poggiarono sulle mie ginocchia, e pian piano con i piedi cercava il mio cazzo, ormai duro come il marmo. Piano piano mi armai di coraggio e posai la mia mano sulla sua coscia, e iniziai ad accarezzarla. Lentamente spostavo la mia mano verso il suo interno coscia. Lei non opponeva resistenza. Quando ero praticamente arrivato alle mutande, dall'altra stanza iniziarono a sentirsi dei rumori...i bambini stavano piangendo. Mi ricomposi, e lei seccata mi disse che forse era arrivato il momento di tornare a casa. Tornai con la coda e con il cazzo tra le gambe. Passarono giorni prima che riuscissi ad avere un contatto con lei, era una domenica mattina e la vidi dal balcone mentre salutava i figli che andavano in macchina col padre. Finalmente era sola. La vidi mentre saliva le scale dal buco della serratura, e senti la porta di casa sua che si chiudeva. Rimasi 5 minuti prima di capire cosa fare, poi spinto da un irrefrenabile voglia di scoparla mi vestí, uscii di casa e andai a bussare alla sua porta.
Lei aprí, non le diedi il tempo di dire "a" che la attaccai al muro, chiudendo la porta. Le tirai giu la maglia che indossava e cercai con tutta la foga che avevo di assaggiare le sue succose tettone, che esplosero fuori il reggiseno. Iniziai a succhiarle come se non mangiassi qualcosa da anni, e lei iniziò ad ansimare come un'ossessa. Limonammo, di brutto, e a quel punto la mia attenzione si era concentrata sulla sua fica. Infilai la mano nei suoi pantaloni, strappai con forza le sue mutande e iniziai a sgrillettarla. Ma non ero sazio. La spinsi sul tavolo che si trovava al centro della sala e iniziai a leccare, succhiare, mangiare la sua succosa fica. Ero semplicemente in uno stato di trance, non riuscivo più a calmarmi, avevo una voglia di lei incredibile. Ci guardammo in faccia, e tenendo la sua faccia tra le mani le dissi quello che doveva fare. La feci inginocchiare, tirai fuori il cazzo e lei iniziò a succhiarlo. Ci metteva una passione incredibile, aveva una voglia pari alla mia. Preso dalla foga, iniziai a scopare la sua faccia. La sentivo deglutire arrancando i colpi di cazzo che davo alla sua gola, così mi fermai. La portai i camera da letto e iniziammo a scopare. Cominciammo a pecora, era uno spettacolo tenere con le mani il suo culone pieno di cellulite mentre spingevo a tutta forza con il cazzo. Ogni tanto davo schiaffi sul culone, e a ogni colpo aumentavo la forza. Dopo un po' mi sali sopra e iniziò a cavalcarmi. Mentre mi montava io non potevo non continuare l'opera iniziata all'entrata della casa, cosi continuai a succhiare le sue tettone. Lei urlava frasi incomprensibili in campano, io la trattavo come una troia, era bello. Mi girai e la iniziai a scopare come piace a me, io sopra lei sotto con le gambe sulle mie spalle. Sentivo che stavo per arrivare ma non me ne preoccupavo affatto. Lei accortasi della situazione iniziò a urlare "VIENIMI DENTRO, VIENIMI, LO VOGLIO DENTRO", cosa che mi fece eccitare e non poco, e in trenta secondi scaricai il mio carico di sborra nella sua fica. Esausto, mi girai sul letto. Rimasi li per mezz'ora, nessuno profuse parola. Lei si girò verso di me e mi disse "la prossima volta lo voglio in faccia".
Nei giorni successivi ci beccammo più volte, e pian piano iniziammo a parlare del più e del meno. Un giorno, mentre pioveva a dirotto, mi chiese se potevo darle una mano per montare una cosa a casa, così mi armai di buona volontà e feci il mio dovere. Nel frattempo lei aveva messo a letto i figli, molto vivaci e si era messa a parlare con me. Una volta finito, mentre stavo per andarmene mi chiese se mi andava di rimanere a chiacchierare un po'. Così mi sedetti sul divano con lei, cercando di non alzare troppo la voce per non svegliare i due bambini. Piano piano si alzava la temperatura nella stanza ed era chiaro che ci fosse una voglia reciproca di darci dentro. Lei mentre parlava mi stuzzicava con le gambe, nude sotto un vestaglia lunga nera, strusciandole contro il mio piede destro. A un certo punto le sue gambe si poggiarono sulle mie ginocchia, e pian piano con i piedi cercava il mio cazzo, ormai duro come il marmo. Piano piano mi armai di coraggio e posai la mia mano sulla sua coscia, e iniziai ad accarezzarla. Lentamente spostavo la mia mano verso il suo interno coscia. Lei non opponeva resistenza. Quando ero praticamente arrivato alle mutande, dall'altra stanza iniziarono a sentirsi dei rumori...i bambini stavano piangendo. Mi ricomposi, e lei seccata mi disse che forse era arrivato il momento di tornare a casa. Tornai con la coda e con il cazzo tra le gambe. Passarono giorni prima che riuscissi ad avere un contatto con lei, era una domenica mattina e la vidi dal balcone mentre salutava i figli che andavano in macchina col padre. Finalmente era sola. La vidi mentre saliva le scale dal buco della serratura, e senti la porta di casa sua che si chiudeva. Rimasi 5 minuti prima di capire cosa fare, poi spinto da un irrefrenabile voglia di scoparla mi vestí, uscii di casa e andai a bussare alla sua porta.
Lei aprí, non le diedi il tempo di dire "a" che la attaccai al muro, chiudendo la porta. Le tirai giu la maglia che indossava e cercai con tutta la foga che avevo di assaggiare le sue succose tettone, che esplosero fuori il reggiseno. Iniziai a succhiarle come se non mangiassi qualcosa da anni, e lei iniziò ad ansimare come un'ossessa. Limonammo, di brutto, e a quel punto la mia attenzione si era concentrata sulla sua fica. Infilai la mano nei suoi pantaloni, strappai con forza le sue mutande e iniziai a sgrillettarla. Ma non ero sazio. La spinsi sul tavolo che si trovava al centro della sala e iniziai a leccare, succhiare, mangiare la sua succosa fica. Ero semplicemente in uno stato di trance, non riuscivo più a calmarmi, avevo una voglia di lei incredibile. Ci guardammo in faccia, e tenendo la sua faccia tra le mani le dissi quello che doveva fare. La feci inginocchiare, tirai fuori il cazzo e lei iniziò a succhiarlo. Ci metteva una passione incredibile, aveva una voglia pari alla mia. Preso dalla foga, iniziai a scopare la sua faccia. La sentivo deglutire arrancando i colpi di cazzo che davo alla sua gola, così mi fermai. La portai i camera da letto e iniziammo a scopare. Cominciammo a pecora, era uno spettacolo tenere con le mani il suo culone pieno di cellulite mentre spingevo a tutta forza con il cazzo. Ogni tanto davo schiaffi sul culone, e a ogni colpo aumentavo la forza. Dopo un po' mi sali sopra e iniziò a cavalcarmi. Mentre mi montava io non potevo non continuare l'opera iniziata all'entrata della casa, cosi continuai a succhiare le sue tettone. Lei urlava frasi incomprensibili in campano, io la trattavo come una troia, era bello. Mi girai e la iniziai a scopare come piace a me, io sopra lei sotto con le gambe sulle mie spalle. Sentivo che stavo per arrivare ma non me ne preoccupavo affatto. Lei accortasi della situazione iniziò a urlare "VIENIMI DENTRO, VIENIMI, LO VOGLIO DENTRO", cosa che mi fece eccitare e non poco, e in trenta secondi scaricai il mio carico di sborra nella sua fica. Esausto, mi girai sul letto. Rimasi li per mezz'ora, nessuno profuse parola. Lei si girò verso di me e mi disse "la prossima volta lo voglio in faccia".
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