Rugiade secche ovvero, dieci amorose storielle di monta e di mostra
di
Laszlo Seeberg
genere
poesie
Laszlo Seeberg
RUGIADE SECCHE
ovvero, dieci amorose storielle di monta e di mostra
I
Kosher
Dodicenne carino, di famiglia operaia; polluzioni copiose e frequenti, da tenere ben celate; inedia domestica, con madre un poco renitente al ruolo ma ad esso aggiogata e padre rapito dal lavoro e dal Blick serale; invero gemello monozigota imbozzolito nella timidezza e anchilosato negli affetti .... Paura! Si rende necessario lievissimo intervento chirurgico al batacchino, il cui glande è cresciuto troppo e troppo in fretta. – Per dar agio e igiene al pistolino, – dice la mamma. Senza essere kosher, sono stato sottoposto in età puberale a maneggi del prepuzio! Nudo, disteso sul lettino del medico di famiglia–chirurgo; ansia di castrazione, o quantomeno di menomazione permanente. Due mascherine spaventose, fumettistiche mi dicono – Conta fino a dieci! – mentre inalo un gas puzzolente. Arrivo a tre. Il buio dura un quarto d’ora. Sono vivo!, e integro, a quanto pare; guardo al batacchino fasciato amorevolmente nella garza, mentre barcollo sorretto da quattro mani. Fulgido nella memoria!, mi consolò in quel momento uno sguardo tenero, ammiccante, azzurro d’infermiera proprio lì. Ero rinato con strane tendenze?
II
Via delle Scuole 14
Diciassettenne brufoloso, ma non troppo; gilettino bianco con nappe esotiche molto cool; raduni multietnici sull’altana del fabbricato popolare, chitarre (la mia accompagna quella del gemello, molto più bravo!) e coretti adolescenti nella tiepida sera color indaco: nenie in puro stile dylaniano, Like a Rolling Stone, Blowin’ in the wind, Mr. Tambourine Man .... E sul finir della festa, ridotta a strascicato duetto dei gemelli, ecco apparire spesso da laterale porticina di localetto ad uso privato, con cesto della biancheria da stendere alle ore 01!, la quarantenne L.(ah, le quarantenni!), sfatta un poco ma formosa ancora, moglie di manutentore di flipper zoppo, alcolizzato e manesco (triste L.!). Ammicchi – Scusate, ragazzi ....– e sorrisi forse memori di tempi migliori. Rincasa il fratello con le chitarre; indugia a fumare sullo spiazzo il sottoscritto, intontito dalla musica e dalla birra; la massaia (s)tende fianchi e reni piazzando mollette ai fili; mi avvicino e allungo, come ignaro, le mani ai seni, a tenaglia: – Ah! Cosa fai? – urla piano. – Sei matto? Guarda che lo dico alla tua mamma! –. Alla mamma? La mancanza di schiaffi lascia assai ben sperare; palpo tutto quel che posso.
Alla rovente una post meridio dell’indomani giaccio, nudo, su materasso pulcioso in terra nella stanzuccia privé detta: ecco la buzza spaventosa di L. davanti al naso, i seni penzolanti, il pelo setoso, il batacchio che infila piangendo .... – Sborami, cazzone! – squittisce di lì a poco; e mi lascia giovenilmente interdetto quel volgare (per me!) neologismo.
III
Origlio brother
Diciottenne belloccio, capelli alle spalle e felpa di flanella; ficuzze generose, ma sempre – o quasi – sbagliate .... S. sabato sera, fuck off!, a casa di M., granoso freack brother aulente di natiche e ascelle. B. ci s’infratta sotto (la) coperta .... Puah! Raspa, corri vespone 125S, strappa lacrimucce da novanta all’ora alla sclera, arruffa la chioma, slabbra la felpa: Ben venga maggio e ‘l gonfalon selvaggio, ben venga primavera .... Fuck off anche quelle due ore di che?, fisica; meglio un tuffo nell’acqua fangosa del laghetto e un bagno di sole .... Ma quella bozza di timidezza, quei rossori: le ragazze e ragazzotte tutte di Terza C a lumare troppo con occhi umidi & vacuo sorriso il sottoscritto! Non sarà che S. ha fatto la ciana con B., grande sua amichetta, su quanto successo nella Citröen? Ahi! Birra & pot, pot & birra sabato sera; e tante stronzatine per mettersi in bella mostra: M. dà al sottoscritto del tipo da night perché mi lavo, perché sono belloccio e perché sa che bramo B.; al che si ribatte d’uopo che se al night c’è figa e pot a me sta bene. Scandalo e vituperio! Non ti credevo così , non ti credevo cosà .... Fuck off! A me non piacciono i beatnick Four roses Bourbon & benzedrina alla Kerouac o alla Ginsberg; a me piacciono quella checca di Gide, quel matto di Camus, quel trangugiatore di assenzio di Céline. Spiegalo tu ai conformisti della beat generation con sari e pachulj e villetta e poco sapone! Prima fellatio del sottoscritto dunque consumata nella Citröen di S., con venuta generosa a destra e manca sui sedili e effettivamente il palo non se l’è ficcato con smorfie se non della punta, ahi! Non sarà … Sarà, temo. Vox puellae! Eccoti spiegati – forse – quell’umidore e quella vacuità delle fanciulle. Ma ....
Tossisci vespone e riposa nel prato; bagno tonico, veh, e poi tintarella nudo nell’erba quasi alta, (s)tesi corpo e batacchio a crogiolare al sole con scandalo molto relativo di due signore (ah, le trentenni!) sedute in panchina presso il lago; insistito torcicollo in mia direzione; una dice (sentito benissimo, da buona distanza!) – ‘Arda lì! – e certo non intendeva la mia stazza di diciottenne. Ma … Avessero ulteriore, extra–vagante senso vacuità e umidore delle compagne studentesse? Turbato, apro gli occhi nel bagliore del sole al batacchio (s)teso, e il mio sguardo coglie quello fisso di Z., graziosa liceale acqua & sapone – niente freack, dice la mamma! – mia conoscenza, giacente a cinque metri da me in linea retta, nuda, poggiata sui gomiti e ridacchiante. Le faccio cenno d’avvicinarsi; lei avanza carponi, ghignante, versus me; schiena e spalle luminosissime, l’asciugamano strascicato nell’erba ....
IV
Trip bleniese
Ultimo Capodanno in patria; poi Firenze: Letteratura italiana moderna e contemporanea, si ribadisce per puro dispitto della compagnia freack votata a lavoretti saltuari per tutta la vita – Perché l’importante è non farsi fregare dal Molok! – seh!; contenti voi, bischeri sempre, anche stavolta: preso in affitto un ex–cascinale massacrato dal cemento, sperduto in una landa chiamata Campra , con spogli castagni & fieno secco. L’amichetto mio Denti–Da–Coniglio C., afgano underground estate–inverno, scodella alla compagnia una farmacia di sostanze psicoattive – thc, lsd eccetera – da consumare preferibilmente nei tre giorni previsti. In alternativa, scarpinate diurne su declivi pre–alpini e pastasciutta pigiati davanti al caminetto la sera. Terza via, mi dico: la giunonica J., ragazza poco sveglia ma (forse) disposta, poiché vedova del fidanzato–lavoratore trattenuto in città. Di riffa e di raffa nei paraggi del focolare, stillando poca birra e tirando poco shit, c’infrattiamo – io & lei – in una ghiacciaia posta nel seminterrato: bel fisico, ma passera stretta (– Ahia! – strepita sul più bello ....), e non trova di meglio che pretendere, dopo, cunnilingus (primo, invero, del sottoscritto!) cui mi piego. Va da sé che si potrebbe anche immaginare un bis l’indomani, ma l’amico conigliesco sciupa tutto col thè del mattino: terzo giorno di villeggiatura fatto vagando tra faggi presi per giganti, gran tirare di mascella, isteria dinanzi a tizzoni di stik … Ultimo Capodanno in patria; poi Firenze!
V
Florentia (Uno)
Ventenne; primo autunno fiorentino: Facoltà di Magistero; reporter, kefiah e cappello d’alpaca dritti in pattumiera eco–solidale; loden, trench e camicie alla coreana! tutto all’usato di San Lorenzo va bene così; zazzera corta e baffetti; libri di poesia tanti, a sconto sulle bancarelle di Piazza dei Ciompi, D’annunzio, Ungaretti, Sereni …. I’m a student, finally! Percorso mattutino nel Centro storico: Via Sant'Antonino odorosa di frittura cinese e l’ombrosa Via del Parione, tagliando per via Tornabuoni tempio del rinascimento e delle griffes made in Italy, come la mia cartella in pura pelle ....; estasi & meraviglia, quasi paura sia sogno! Pausa pranzo al Giardino di Boboli, con i primi compagnucci e compagnucce di studi; cena ai Quattro Leoni, pasta strascicata e roastbeef e insalatuzza, fiasco Chianti docg available 1.600 Lire; in franchi non sono ricco, ma benestante ....; sabato sera, ballo & brown sugar al Banana Moon; nice!
Ma non tutto è oro .... Il locus di residenza (30 mila Lire) è fetida tana con finestrina dante su corte interna; pochi giorni e diagnosticata scabbia, curabile con bagni di zolfo; affittuaria è sarda piccoletta, norcina nel viso e stizzosa, insegnante di francese alle scuole medie che pronuncia monteschié e par-se-ché, io mi taccio ma non le piaccio; sfratto sempre incombente. Bùttami sui nervi estetismo & simbolismo che (s)tirano il romanzo Il piacere di d’Annunzio, con slargo culto su G. Klimt e G. Mahler; ma il Magister mette in guardia me – e tutti gli astanti! – dagli aromi tossici del decadentismo; elogi dello stesso (che pronuncia il mio nome siiberg per Seeberg) per l’esegesi della tetra elegia di Sereni: “Fuggirò quando il vento / investirà le tue rive; /sa la gente del porto quant’è vana / la difesa dei limpidi giorni.”; I like this Poetry from lake district!
Ma non tutto è oro .... X. non ha riaperto il portone l’altra sera, alla terza mia visita, per quanto suonassi, picchiassi e strepitassi sotto: – Dammi almeno un fuck off! – dico io, e le buone maniere? X. è metà di coppia di sublimi ragazze, presentate tre dì prima da amichetto studente fuori corso in architettura, invero in quell’occasione strafatte di ero entrambe; la modella dalla bionda zazzera butta là al commiato stringendo forte la manina – Mi piaci un sacco, sai? –, – Anche tu, – e insomma lo facciamo la sera seguente; io & lei siamo al punto e bussano alla porta e lei allunga il braccio alla chiave e apre a due figuri e una squinzia, chiedendo davanti a tutti – Sei venuto? –; – Sì. – Nessuno scandalo; resto al caldo finché gli ospiti s’infrattano nel cesso, presto seguiti dalla smaniosa X.. Mezz’ora dopo, ospiti partiti, X. mi bacia l’inguine strofinando le guance ai testicoli; luce accesa, la bruna dorme accanto. X dice – Posso dirti una cosa e non ti offendi? –. – Certo. – – Hai un bel … – ridacchia, premendomi sulle labbra la piaga velata; avessi potuto, avrei ribattuto – Ti offendi se propongo alla tua amichetta di giocare con noi? –; ma ....
VI
Florentia (due)
Secondo inverno a Firenze; trasferito in appartamento–pensione in via dell’Ariento, dante su baccagliante mercato di San Lorenzo; coinquilini, tolti amici e ospiti: my brother, una libraia, una caricaturista e una stizzosa brunetta futura mia cognata …! Rincaso ben bardato, nel freddo viscido della sera, lungo la smorta via Faenza; l’inenarrabile m’acchiappa quando rasento il semi–dismesso rouge Apollo, appena prima di svicolare in via San Zanobi; la locandina reca un titolo – Ma non tra’ peli! – e un’immagine d’interno in pelle Rolls Roys con giacente signora, boccoli biondi & bianca pelliccia, e palese assenza di mutandine!, veh; autista in verde livrea osserva semi–voltato detta assenza. Quasi ignaro, imbocco vetrina e afrore di fumo e detergenti, pago 1000 al botteghino a cicciona in tono col posto, scosto tenda e siedo in platea: quattro spettatori e il sottoscritto; présomi il tempo di valutare il satin ouvèrt della signora e l’instrumentum del piloto, riesco al gelo.
Incoccio malgré moi, presa la via detta, nell’attempata & semi–calva alleviatrice diurna dei facchini del mercato, un deca al pezzo; zitto e quasi ignaro, imbocco uscio e scaletta muffita; lei lo sfrega di lena col sapone, poi concede – al sottoscritto – una slinguata rispettivamente a capezzoli e glande; solleva la ciccia, guarda e dice roca – E cché salute! –: detto da chi cavaturaccioli ne ha rigirati un treno!; lei si siede sopra, giunta a un terzo s’ingrippa, stronfia e riparte: – Sei sbrodato? – chiede dieci secondi dopo; l’inenarrabile – o esercizio di stile – termina qui.
VII
Mediterranea (uno)
Ventitré anni: l’età degli eroi, antichi e moderni!; gaudium maximum nel calcinato maggio fiorentino: tre ardui esami – Letteratura italiana moderna e contemporanea, Storia della letteratura italiana e Storia della critica – sostenuti uno sull’altro 30 e lode e quindi i gemelli – senza donne soli! – concédesi road trip di qualche giorno in Maremma; arrancante e decapottatta 2CV 600S li conduce a Piombino per cena – caciucco & vernaccia – e poi pernottamento in vettura previo sacco a pelo; ah, épos di dure sillabe!. L’indomani trasbordo in traghetto semi–deserto (good!) all’isola d’Elba, e après midi dedicato a bagnetti ritempranti in spiaggia deserta a Rio; comprata tanta birra allo spaccio del residence, mentre guappo gemello – indubitabilmente più sveglio del sottoscritto! – accosta due bellocce tedesche, organizza cena a quattro e pre–stabilisce criterio d’accoppiamento: a lui la bruna giovanissima e liscissima, al sottoscritto la bionda in carne ma tuttavia piacente; right!.
Tutto accade come deve accadere: due di notte, lunghi scrosci d’abluzioni, lunga attesa nel lettone, entrée della donna in slip e t-short!: – Jetzt schlafen wir, –; – Ich spüre dich, – mezz’ora dopo; – Du bist hier dick, – la mattina dopo, stringendolo al termine di deplorevole siparietto: mentre detta coppia è ripresa da élan vitale, bussano alla porta del bungalow senza ottenere risposta, gli amanti gessati nella posa; poco dopo energica mano sgancia il rotolante e due occhioni esterrefatti si fissano per frazione di secondo sugli amanti sempre gessati nell’identica posa; sbatacchiare di rolladen, risate. La terza delle battute di lei è piccata risposta a mio galante diniego circa – a sua detta – una qual pesantezza di proprie forme, constatata sculettando nello specchio. Sauersüss : nel primo affocato pomeriggio replica, in spiaggia, di giovenil vigore, ma il cuore già trepida di pathos – frater smarrito – per la curiosa servetta …
VIII
Bequia Island
Triste autunno & tetri pensieri; mi tocca supplenza trimestrale in scuola primaria nel quartiere luganese di V., residenza dei genitori; una classaccia di teppistelli che ha indotto la titolare a ricoverarsi per esaurimento, seh!; i pargoli vociferano tra loro circa il maestro straccione e in effetti impermeabile e altri panni made San Lorenzo denotano certa usura; tant’è, tempo di risparmi … Verso fine novembre tiènsi riunione serale con direttore & mamme in merito al percorso didattico realizzato: profluvio di – Ah, come sono migliorati! –, – Uh, come parlano di lei! –, – La direzione le proporrebbe di condurre la classe sino al termine dell’anno scolastico …– eccetera; il sottoscritto, purtroppo, è di già titolare di biglietto Carribean Airline per Barbados datato di lì a pochi giorni: – Ringrazio per la fiducia, ma gli studi in lettere, … – eccetera; sconcerto e caldi auguri; attendono sacca da viaggio e passaporto valido.
Nel Caravelle vetusto, nell’alternarsi stizzoso di daikiri e turbolenze, brindo con gruppo di veronesi, tutti studenti in semestre sabbatico: la bruna e pensierosa H., la bionda e scipita O., l’insipida C. e l’intellettualmente fine L., laureando in economia e molto ferrato in nozioni di nautica; ci separiamo all’aeroporto di Bridgetown, immersi dentro vampe hot di cannella, di tamarindo, di zenzero, ah!, diretti loro a un résort e il sottoscritto a una guest house chiamata Joga Center. Il proprietario dello stesso, una palazzina stile coloniale intonacata di bianco e con magnifici orti e verande, è l’ineffabile mr. Boone, sosia di Henri Belafonte innamorato di tutte fanciulle che ivi alloggiano; tre dollari a pasto, idem il pernottamento in camerata, dove zampironi odorosi di notte tropicale tengono a bada i mosquìtos. Réndomi presto conto che 300 dollari son poca cosa in quest’isola americana, e decìdomi per immediato trasferimento nei veri – cioè poveri – Caraibi.
Volo di mezz’ora Barbados – Saint Vincent, altri 30 dollari!; da piangere: a Kingstown incappo in coprifuoco notturno causa tentato golpe castrista–cazzo!; cena frugale con igname e lambi, due birre e poi buio & solitudine in pulciosa stamberga; ma sulla scaletta in legno della stessa, svedese gentile mi consola col mantra – You most go to Bequia! – , – You most go to Bequia! –. Trasferta dunque l’indomani su battello postale a motore diesel & vela (s)tesa sull’oceano, raspante tra le onde e spruzzante i giovani – e alcune mamy con fagotti – occupanti, in coperta abbarbicati a panche smangiate da salsedine: leggerezza & avventura!
Olivers’ House è pensioncina in legno bianco situata dirimpetto all’attracco di Port Elisabeth; sulla terrazza della stessa spunta d’incanto L., il veronese: cerca un posto come skipper a bordo di uno degli yaght che punteggiano la rada; H., la brunetta, s’è tosto imbarcata su uno di detti yaght; la bionda O. e l’insipida C. alloggiano al Frangipani Hotel, cacciano souvénirs e concedono all’amico ospitalità temporanea – previo sacco a pelo – sul pavimento della stanza. Al tavolino in ossa di balena sorseggiamo rhum liscio nella vampa violetta del crepuscolo, e ci si accostano, chiamati da cenno di L., la baffuta – un poco, e brufolosa e stopposa di capelli – francesina M. e l’imperturbabile K., forse suo partenaire; l’aspetto emaciato di M. si spiega con assenza di denaro e allucinante traversata oceanica au paire di tre settimane, su scassato cabinato & vera gentaccia; bevendo daikiri e osservandoci e capita l’antifona, la sagace ragazza consiglia di trasferirci alla Lower Bay, a pochi chilometri, poiché colà – al Reef – si dorme gratis.
Sul pavimento della stanza del Frangipani trova ospitalità, di lì a qualche giorno, anche il sottoscritto; accade in occasione di un risveglio: – Ehi! –; negli occhi ho la faccia gonfia di L., giacente ai miei piedi; constato inorridito lenzuolino sceso alle ginocchia e quello (s)teso; d’impulso strappo detto drappo sino all’altezza degli occhi, gessato: che cosa penserà la bionda O., che subito ci scavalca nuda molto lentamente, concedendoci di seguire – statuari ma mobili d’occhi! – l’itinerario del fine satin, prima d’infilarsi nella doccia?
Astinenza & frugalità: al Reef Restorant & Bar si dorme sotto tettoia per concerti di reggae; trascorro sublimi mattinate – divisi con M. biscotti e succo di cocco – raccogliendo in spiaggia semi dell’albero del pane e corallo bianco; K., che è tedesco, si rivela discreto giocatore di scacchi e splendido boy scout: in due giorni produce su un focherello dell’olio di cocco abbronzante, fabbrica una tenda intrecciando foglie di palma e si presenta con un barracuda di mezzo metro: festa grande per i residenti della tettoia!, sotto la quale danzano la sera ceffi americani al ritmo delle steel band; nel retroterra, infrattati tra le palme, le mangrovie e le bouganville, cuciniamo il pesce alla brace farcito con salsa piccante chien e chips dolci e accràs di verdure; birra & rhum! Il giorno dopo K. scompare e M. accoglie il sottoscritto sotto la tenda di palma; castità & fratellanza: acquistati con gli ultimi spicci 100 grammi di ganja tailandese; M. li centellina in stik tre dollari l’uno; il sottoscritto passeggia dalle parti del Reef con libro sotto braccio e alcuni pezzi nel taschino; nice!
Un mese dopo, ospite non pagante allo Yoga Center in vista di rimpatrio, scioglie quel voto la triste, la dolce canadese Z.; accade nel dormitorio femminile ad ora improbabile, ma unica dormiente scatta inferocita sul più bello e se ne esce; di lì a poco, svicolando come un ladro, incoccio nell’ineffabile Mr Boone, impalato accanto allo stipite della porta, l’indice retto: – These things are not done, my friend! – dice, davvero benevolo; – even if you are the best worker in my garden …–.
IX
Florentia (tre)
Ultimo autunno fiorentino; lascerò a malincuore questa stanza, refugium peccatorum situato in fondo al corridoio a L; locus invero essenziale: armadio a specchio, tavolino in noce, letto a due piazze – cioè un ampio pannello in compensato con materasso di gomma piuma poggiato su mattoni – e due comodini ricavati da vecchie mensole; poi, due amplissime finestre che si fronteggiano, l’una ombrosa e quieta, l’altra solatia e rumorosa; infine, un chiavistello atto a rinchiudersi dall’interno, proprio quel chiavistello … Fatto sta che mia cognata in pectore, detta brunetta, érasi convinta d’accompagnarmi a amichetta sua una volta tornato il sottoscritto dalle supplenze effettuate in patria; ragazza rivelatasi invero subitamente appiccicosissima, noiosissima e soprattutto – tolta sua somiglianza come goccia al personaggio della moglie nel film Divorzio all’italiana, risatina in hi-hi-hi compresa! – niente affatto lesta nel darla. Accade comunque, una sera, nel suo bilocale: ficcatolo brutto e quasi ignaro, ella strepita dapprima – Mamma! –; poi bascula, viene e spìngemi dehors con dispitto.
Rinuncio dunque a frequentazione della detta, previo sconcerto della quasi– parente; ma un giorno mite di novembre, il Vostro dedito a ardui studi, eccola irrompere sul mezzodì con fare battagliero: – Tu sei così! – , – Non si fa cosà! – , – Ma che cosa vuoi? – eccetera; tedio su tedio, lei assisa sulla gomma piuma, diédele il sottoscritto spintarella, àlzale la gonna, sfìlale la mutandina eccetera, con gaudio invero condiviso. Re–infilato il dessous, ella rientra a lavoro. Vuole il caso che nel tardo pomeriggio il sottoscritto e sua compagna giacciano sulla gomma piuma quando suonano all’ingresso, e incede nuovamente chi s’è detto; voce allarmata della libraia: – Laszlo non c’è, è uscito …–; tichettìo di tacchi s’avvicina, scotimento di porta e chiavistello; voce supplichevole della libraia: –T’ho detto che è uscito … –; voce incrinata ribatte: – Ma come fa a essere uscito se il chiavistello è serrato!, me lo spieghi? –. Già.
X
Mediterranea (due)
Giugno 1980: concèdesi – mia compagna e il sottoscritto – breve gita in Maremma, previa 2CV 600S accessoriata di sacchi a pelo e fornellino a gas; destinazione Parco naturale dell’Uccellina, locus amoenus di tutti nudisti toscani; San Casciano, Colle Val d’Elsa, Via volterrana sino a Cecina, Grosseto e infine il borgo di Alberese: tre ore! Da lì al mare, verdi macchie di pini e mucche bianche, poderi di butteri e pascoli per cavalli bradi, arcaiche pompe a vento; post meridium dedicato alla raccolta di arselle, scavalcando secchi tronchi disseminati sulla spiaggia; sole & dune! Abbruciati e stanchi, si cucina per cena pappardelle alla pommarola con molluschi, accampati presso l’auto; nel mentre trasaliamo a fruscio di frasche molto vicino: sguscia di tra i cespugli un’immensa cinghiala seguita da fila di cinghialetti striati, tutti col muso all’insù pregustando l’umana cena; ma il branco s’infratta immantinente dall’altra parte dello spiazzo sabbioso. Scena bucolica, ma mia compagna si spaventa e rifiuta di dormire all’aperto, anche per via dei versi supplichevoli – uhiip, uhiip, uhiip, …– emessi senza posa dall’ilare uccello calunniato dai poeti.
L’indomani mattina si percorre la battigia – tra famiglie e coppie e singoli – vibrando nella grazia di tinta integrale, e giunti alla Torre saliamo a perpendicolo sulle dune affondando nella sabbia calda; lei s’accuccia di traverso e tutto procede al meglio, quando echeggia nell’aria immobile un – Uh, guarda! – di voce femminile: gessati nella posa, notiamo in costa – a venti metri – far capolino quattro teste scure, subito ritratte!; – Che cos’ha detto, quella? –; mia compagna si torce a osservarlo districarsi, sussurra – Ma per piacere … – : Intelletto & Amor sono tutto!, concedo, tacendo vanità; Dante docet, del resto …
dicembre 2020
Nota
Questi bozzetti nascono per scherzo – e per rivalsa – da un periodo di confinamento dalla vita; e la vita celebrano secondo le capacità del redattore, attento più che alla sensualità dei corpi, al ritmo gaio concesso dal punto e virgola, 'segno' di scrittura vittima, a sua volta, di deplorevole confino d'uso ....
RUGIADE SECCHE
ovvero, dieci amorose storielle di monta e di mostra
I
Kosher
Dodicenne carino, di famiglia operaia; polluzioni copiose e frequenti, da tenere ben celate; inedia domestica, con madre un poco renitente al ruolo ma ad esso aggiogata e padre rapito dal lavoro e dal Blick serale; invero gemello monozigota imbozzolito nella timidezza e anchilosato negli affetti .... Paura! Si rende necessario lievissimo intervento chirurgico al batacchino, il cui glande è cresciuto troppo e troppo in fretta. – Per dar agio e igiene al pistolino, – dice la mamma. Senza essere kosher, sono stato sottoposto in età puberale a maneggi del prepuzio! Nudo, disteso sul lettino del medico di famiglia–chirurgo; ansia di castrazione, o quantomeno di menomazione permanente. Due mascherine spaventose, fumettistiche mi dicono – Conta fino a dieci! – mentre inalo un gas puzzolente. Arrivo a tre. Il buio dura un quarto d’ora. Sono vivo!, e integro, a quanto pare; guardo al batacchino fasciato amorevolmente nella garza, mentre barcollo sorretto da quattro mani. Fulgido nella memoria!, mi consolò in quel momento uno sguardo tenero, ammiccante, azzurro d’infermiera proprio lì. Ero rinato con strane tendenze?
II
Via delle Scuole 14
Diciassettenne brufoloso, ma non troppo; gilettino bianco con nappe esotiche molto cool; raduni multietnici sull’altana del fabbricato popolare, chitarre (la mia accompagna quella del gemello, molto più bravo!) e coretti adolescenti nella tiepida sera color indaco: nenie in puro stile dylaniano, Like a Rolling Stone, Blowin’ in the wind, Mr. Tambourine Man .... E sul finir della festa, ridotta a strascicato duetto dei gemelli, ecco apparire spesso da laterale porticina di localetto ad uso privato, con cesto della biancheria da stendere alle ore 01!, la quarantenne L.(ah, le quarantenni!), sfatta un poco ma formosa ancora, moglie di manutentore di flipper zoppo, alcolizzato e manesco (triste L.!). Ammicchi – Scusate, ragazzi ....– e sorrisi forse memori di tempi migliori. Rincasa il fratello con le chitarre; indugia a fumare sullo spiazzo il sottoscritto, intontito dalla musica e dalla birra; la massaia (s)tende fianchi e reni piazzando mollette ai fili; mi avvicino e allungo, come ignaro, le mani ai seni, a tenaglia: – Ah! Cosa fai? – urla piano. – Sei matto? Guarda che lo dico alla tua mamma! –. Alla mamma? La mancanza di schiaffi lascia assai ben sperare; palpo tutto quel che posso.
Alla rovente una post meridio dell’indomani giaccio, nudo, su materasso pulcioso in terra nella stanzuccia privé detta: ecco la buzza spaventosa di L. davanti al naso, i seni penzolanti, il pelo setoso, il batacchio che infila piangendo .... – Sborami, cazzone! – squittisce di lì a poco; e mi lascia giovenilmente interdetto quel volgare (per me!) neologismo.
III
Origlio brother
Diciottenne belloccio, capelli alle spalle e felpa di flanella; ficuzze generose, ma sempre – o quasi – sbagliate .... S. sabato sera, fuck off!, a casa di M., granoso freack brother aulente di natiche e ascelle. B. ci s’infratta sotto (la) coperta .... Puah! Raspa, corri vespone 125S, strappa lacrimucce da novanta all’ora alla sclera, arruffa la chioma, slabbra la felpa: Ben venga maggio e ‘l gonfalon selvaggio, ben venga primavera .... Fuck off anche quelle due ore di che?, fisica; meglio un tuffo nell’acqua fangosa del laghetto e un bagno di sole .... Ma quella bozza di timidezza, quei rossori: le ragazze e ragazzotte tutte di Terza C a lumare troppo con occhi umidi & vacuo sorriso il sottoscritto! Non sarà che S. ha fatto la ciana con B., grande sua amichetta, su quanto successo nella Citröen? Ahi! Birra & pot, pot & birra sabato sera; e tante stronzatine per mettersi in bella mostra: M. dà al sottoscritto del tipo da night perché mi lavo, perché sono belloccio e perché sa che bramo B.; al che si ribatte d’uopo che se al night c’è figa e pot a me sta bene. Scandalo e vituperio! Non ti credevo così , non ti credevo cosà .... Fuck off! A me non piacciono i beatnick Four roses Bourbon & benzedrina alla Kerouac o alla Ginsberg; a me piacciono quella checca di Gide, quel matto di Camus, quel trangugiatore di assenzio di Céline. Spiegalo tu ai conformisti della beat generation con sari e pachulj e villetta e poco sapone! Prima fellatio del sottoscritto dunque consumata nella Citröen di S., con venuta generosa a destra e manca sui sedili e effettivamente il palo non se l’è ficcato con smorfie se non della punta, ahi! Non sarà … Sarà, temo. Vox puellae! Eccoti spiegati – forse – quell’umidore e quella vacuità delle fanciulle. Ma ....
Tossisci vespone e riposa nel prato; bagno tonico, veh, e poi tintarella nudo nell’erba quasi alta, (s)tesi corpo e batacchio a crogiolare al sole con scandalo molto relativo di due signore (ah, le trentenni!) sedute in panchina presso il lago; insistito torcicollo in mia direzione; una dice (sentito benissimo, da buona distanza!) – ‘Arda lì! – e certo non intendeva la mia stazza di diciottenne. Ma … Avessero ulteriore, extra–vagante senso vacuità e umidore delle compagne studentesse? Turbato, apro gli occhi nel bagliore del sole al batacchio (s)teso, e il mio sguardo coglie quello fisso di Z., graziosa liceale acqua & sapone – niente freack, dice la mamma! – mia conoscenza, giacente a cinque metri da me in linea retta, nuda, poggiata sui gomiti e ridacchiante. Le faccio cenno d’avvicinarsi; lei avanza carponi, ghignante, versus me; schiena e spalle luminosissime, l’asciugamano strascicato nell’erba ....
IV
Trip bleniese
Ultimo Capodanno in patria; poi Firenze: Letteratura italiana moderna e contemporanea, si ribadisce per puro dispitto della compagnia freack votata a lavoretti saltuari per tutta la vita – Perché l’importante è non farsi fregare dal Molok! – seh!; contenti voi, bischeri sempre, anche stavolta: preso in affitto un ex–cascinale massacrato dal cemento, sperduto in una landa chiamata Campra , con spogli castagni & fieno secco. L’amichetto mio Denti–Da–Coniglio C., afgano underground estate–inverno, scodella alla compagnia una farmacia di sostanze psicoattive – thc, lsd eccetera – da consumare preferibilmente nei tre giorni previsti. In alternativa, scarpinate diurne su declivi pre–alpini e pastasciutta pigiati davanti al caminetto la sera. Terza via, mi dico: la giunonica J., ragazza poco sveglia ma (forse) disposta, poiché vedova del fidanzato–lavoratore trattenuto in città. Di riffa e di raffa nei paraggi del focolare, stillando poca birra e tirando poco shit, c’infrattiamo – io & lei – in una ghiacciaia posta nel seminterrato: bel fisico, ma passera stretta (– Ahia! – strepita sul più bello ....), e non trova di meglio che pretendere, dopo, cunnilingus (primo, invero, del sottoscritto!) cui mi piego. Va da sé che si potrebbe anche immaginare un bis l’indomani, ma l’amico conigliesco sciupa tutto col thè del mattino: terzo giorno di villeggiatura fatto vagando tra faggi presi per giganti, gran tirare di mascella, isteria dinanzi a tizzoni di stik … Ultimo Capodanno in patria; poi Firenze!
V
Florentia (Uno)
Ventenne; primo autunno fiorentino: Facoltà di Magistero; reporter, kefiah e cappello d’alpaca dritti in pattumiera eco–solidale; loden, trench e camicie alla coreana! tutto all’usato di San Lorenzo va bene così; zazzera corta e baffetti; libri di poesia tanti, a sconto sulle bancarelle di Piazza dei Ciompi, D’annunzio, Ungaretti, Sereni …. I’m a student, finally! Percorso mattutino nel Centro storico: Via Sant'Antonino odorosa di frittura cinese e l’ombrosa Via del Parione, tagliando per via Tornabuoni tempio del rinascimento e delle griffes made in Italy, come la mia cartella in pura pelle ....; estasi & meraviglia, quasi paura sia sogno! Pausa pranzo al Giardino di Boboli, con i primi compagnucci e compagnucce di studi; cena ai Quattro Leoni, pasta strascicata e roastbeef e insalatuzza, fiasco Chianti docg available 1.600 Lire; in franchi non sono ricco, ma benestante ....; sabato sera, ballo & brown sugar al Banana Moon; nice!
Ma non tutto è oro .... Il locus di residenza (30 mila Lire) è fetida tana con finestrina dante su corte interna; pochi giorni e diagnosticata scabbia, curabile con bagni di zolfo; affittuaria è sarda piccoletta, norcina nel viso e stizzosa, insegnante di francese alle scuole medie che pronuncia monteschié e par-se-ché, io mi taccio ma non le piaccio; sfratto sempre incombente. Bùttami sui nervi estetismo & simbolismo che (s)tirano il romanzo Il piacere di d’Annunzio, con slargo culto su G. Klimt e G. Mahler; ma il Magister mette in guardia me – e tutti gli astanti! – dagli aromi tossici del decadentismo; elogi dello stesso (che pronuncia il mio nome siiberg per Seeberg) per l’esegesi della tetra elegia di Sereni: “Fuggirò quando il vento / investirà le tue rive; /sa la gente del porto quant’è vana / la difesa dei limpidi giorni.”; I like this Poetry from lake district!
Ma non tutto è oro .... X. non ha riaperto il portone l’altra sera, alla terza mia visita, per quanto suonassi, picchiassi e strepitassi sotto: – Dammi almeno un fuck off! – dico io, e le buone maniere? X. è metà di coppia di sublimi ragazze, presentate tre dì prima da amichetto studente fuori corso in architettura, invero in quell’occasione strafatte di ero entrambe; la modella dalla bionda zazzera butta là al commiato stringendo forte la manina – Mi piaci un sacco, sai? –, – Anche tu, – e insomma lo facciamo la sera seguente; io & lei siamo al punto e bussano alla porta e lei allunga il braccio alla chiave e apre a due figuri e una squinzia, chiedendo davanti a tutti – Sei venuto? –; – Sì. – Nessuno scandalo; resto al caldo finché gli ospiti s’infrattano nel cesso, presto seguiti dalla smaniosa X.. Mezz’ora dopo, ospiti partiti, X. mi bacia l’inguine strofinando le guance ai testicoli; luce accesa, la bruna dorme accanto. X dice – Posso dirti una cosa e non ti offendi? –. – Certo. – – Hai un bel … – ridacchia, premendomi sulle labbra la piaga velata; avessi potuto, avrei ribattuto – Ti offendi se propongo alla tua amichetta di giocare con noi? –; ma ....
VI
Florentia (due)
Secondo inverno a Firenze; trasferito in appartamento–pensione in via dell’Ariento, dante su baccagliante mercato di San Lorenzo; coinquilini, tolti amici e ospiti: my brother, una libraia, una caricaturista e una stizzosa brunetta futura mia cognata …! Rincaso ben bardato, nel freddo viscido della sera, lungo la smorta via Faenza; l’inenarrabile m’acchiappa quando rasento il semi–dismesso rouge Apollo, appena prima di svicolare in via San Zanobi; la locandina reca un titolo – Ma non tra’ peli! – e un’immagine d’interno in pelle Rolls Roys con giacente signora, boccoli biondi & bianca pelliccia, e palese assenza di mutandine!, veh; autista in verde livrea osserva semi–voltato detta assenza. Quasi ignaro, imbocco vetrina e afrore di fumo e detergenti, pago 1000 al botteghino a cicciona in tono col posto, scosto tenda e siedo in platea: quattro spettatori e il sottoscritto; présomi il tempo di valutare il satin ouvèrt della signora e l’instrumentum del piloto, riesco al gelo.
Incoccio malgré moi, presa la via detta, nell’attempata & semi–calva alleviatrice diurna dei facchini del mercato, un deca al pezzo; zitto e quasi ignaro, imbocco uscio e scaletta muffita; lei lo sfrega di lena col sapone, poi concede – al sottoscritto – una slinguata rispettivamente a capezzoli e glande; solleva la ciccia, guarda e dice roca – E cché salute! –: detto da chi cavaturaccioli ne ha rigirati un treno!; lei si siede sopra, giunta a un terzo s’ingrippa, stronfia e riparte: – Sei sbrodato? – chiede dieci secondi dopo; l’inenarrabile – o esercizio di stile – termina qui.
VII
Mediterranea (uno)
Ventitré anni: l’età degli eroi, antichi e moderni!; gaudium maximum nel calcinato maggio fiorentino: tre ardui esami – Letteratura italiana moderna e contemporanea, Storia della letteratura italiana e Storia della critica – sostenuti uno sull’altro 30 e lode e quindi i gemelli – senza donne soli! – concédesi road trip di qualche giorno in Maremma; arrancante e decapottatta 2CV 600S li conduce a Piombino per cena – caciucco & vernaccia – e poi pernottamento in vettura previo sacco a pelo; ah, épos di dure sillabe!. L’indomani trasbordo in traghetto semi–deserto (good!) all’isola d’Elba, e après midi dedicato a bagnetti ritempranti in spiaggia deserta a Rio; comprata tanta birra allo spaccio del residence, mentre guappo gemello – indubitabilmente più sveglio del sottoscritto! – accosta due bellocce tedesche, organizza cena a quattro e pre–stabilisce criterio d’accoppiamento: a lui la bruna giovanissima e liscissima, al sottoscritto la bionda in carne ma tuttavia piacente; right!.
Tutto accade come deve accadere: due di notte, lunghi scrosci d’abluzioni, lunga attesa nel lettone, entrée della donna in slip e t-short!: – Jetzt schlafen wir, –; – Ich spüre dich, – mezz’ora dopo; – Du bist hier dick, – la mattina dopo, stringendolo al termine di deplorevole siparietto: mentre detta coppia è ripresa da élan vitale, bussano alla porta del bungalow senza ottenere risposta, gli amanti gessati nella posa; poco dopo energica mano sgancia il rotolante e due occhioni esterrefatti si fissano per frazione di secondo sugli amanti sempre gessati nell’identica posa; sbatacchiare di rolladen, risate. La terza delle battute di lei è piccata risposta a mio galante diniego circa – a sua detta – una qual pesantezza di proprie forme, constatata sculettando nello specchio. Sauersüss : nel primo affocato pomeriggio replica, in spiaggia, di giovenil vigore, ma il cuore già trepida di pathos – frater smarrito – per la curiosa servetta …
VIII
Bequia Island
Triste autunno & tetri pensieri; mi tocca supplenza trimestrale in scuola primaria nel quartiere luganese di V., residenza dei genitori; una classaccia di teppistelli che ha indotto la titolare a ricoverarsi per esaurimento, seh!; i pargoli vociferano tra loro circa il maestro straccione e in effetti impermeabile e altri panni made San Lorenzo denotano certa usura; tant’è, tempo di risparmi … Verso fine novembre tiènsi riunione serale con direttore & mamme in merito al percorso didattico realizzato: profluvio di – Ah, come sono migliorati! –, – Uh, come parlano di lei! –, – La direzione le proporrebbe di condurre la classe sino al termine dell’anno scolastico …– eccetera; il sottoscritto, purtroppo, è di già titolare di biglietto Carribean Airline per Barbados datato di lì a pochi giorni: – Ringrazio per la fiducia, ma gli studi in lettere, … – eccetera; sconcerto e caldi auguri; attendono sacca da viaggio e passaporto valido.
Nel Caravelle vetusto, nell’alternarsi stizzoso di daikiri e turbolenze, brindo con gruppo di veronesi, tutti studenti in semestre sabbatico: la bruna e pensierosa H., la bionda e scipita O., l’insipida C. e l’intellettualmente fine L., laureando in economia e molto ferrato in nozioni di nautica; ci separiamo all’aeroporto di Bridgetown, immersi dentro vampe hot di cannella, di tamarindo, di zenzero, ah!, diretti loro a un résort e il sottoscritto a una guest house chiamata Joga Center. Il proprietario dello stesso, una palazzina stile coloniale intonacata di bianco e con magnifici orti e verande, è l’ineffabile mr. Boone, sosia di Henri Belafonte innamorato di tutte fanciulle che ivi alloggiano; tre dollari a pasto, idem il pernottamento in camerata, dove zampironi odorosi di notte tropicale tengono a bada i mosquìtos. Réndomi presto conto che 300 dollari son poca cosa in quest’isola americana, e decìdomi per immediato trasferimento nei veri – cioè poveri – Caraibi.
Volo di mezz’ora Barbados – Saint Vincent, altri 30 dollari!; da piangere: a Kingstown incappo in coprifuoco notturno causa tentato golpe castrista–cazzo!; cena frugale con igname e lambi, due birre e poi buio & solitudine in pulciosa stamberga; ma sulla scaletta in legno della stessa, svedese gentile mi consola col mantra – You most go to Bequia! – , – You most go to Bequia! –. Trasferta dunque l’indomani su battello postale a motore diesel & vela (s)tesa sull’oceano, raspante tra le onde e spruzzante i giovani – e alcune mamy con fagotti – occupanti, in coperta abbarbicati a panche smangiate da salsedine: leggerezza & avventura!
Olivers’ House è pensioncina in legno bianco situata dirimpetto all’attracco di Port Elisabeth; sulla terrazza della stessa spunta d’incanto L., il veronese: cerca un posto come skipper a bordo di uno degli yaght che punteggiano la rada; H., la brunetta, s’è tosto imbarcata su uno di detti yaght; la bionda O. e l’insipida C. alloggiano al Frangipani Hotel, cacciano souvénirs e concedono all’amico ospitalità temporanea – previo sacco a pelo – sul pavimento della stanza. Al tavolino in ossa di balena sorseggiamo rhum liscio nella vampa violetta del crepuscolo, e ci si accostano, chiamati da cenno di L., la baffuta – un poco, e brufolosa e stopposa di capelli – francesina M. e l’imperturbabile K., forse suo partenaire; l’aspetto emaciato di M. si spiega con assenza di denaro e allucinante traversata oceanica au paire di tre settimane, su scassato cabinato & vera gentaccia; bevendo daikiri e osservandoci e capita l’antifona, la sagace ragazza consiglia di trasferirci alla Lower Bay, a pochi chilometri, poiché colà – al Reef – si dorme gratis.
Sul pavimento della stanza del Frangipani trova ospitalità, di lì a qualche giorno, anche il sottoscritto; accade in occasione di un risveglio: – Ehi! –; negli occhi ho la faccia gonfia di L., giacente ai miei piedi; constato inorridito lenzuolino sceso alle ginocchia e quello (s)teso; d’impulso strappo detto drappo sino all’altezza degli occhi, gessato: che cosa penserà la bionda O., che subito ci scavalca nuda molto lentamente, concedendoci di seguire – statuari ma mobili d’occhi! – l’itinerario del fine satin, prima d’infilarsi nella doccia?
Astinenza & frugalità: al Reef Restorant & Bar si dorme sotto tettoia per concerti di reggae; trascorro sublimi mattinate – divisi con M. biscotti e succo di cocco – raccogliendo in spiaggia semi dell’albero del pane e corallo bianco; K., che è tedesco, si rivela discreto giocatore di scacchi e splendido boy scout: in due giorni produce su un focherello dell’olio di cocco abbronzante, fabbrica una tenda intrecciando foglie di palma e si presenta con un barracuda di mezzo metro: festa grande per i residenti della tettoia!, sotto la quale danzano la sera ceffi americani al ritmo delle steel band; nel retroterra, infrattati tra le palme, le mangrovie e le bouganville, cuciniamo il pesce alla brace farcito con salsa piccante chien e chips dolci e accràs di verdure; birra & rhum! Il giorno dopo K. scompare e M. accoglie il sottoscritto sotto la tenda di palma; castità & fratellanza: acquistati con gli ultimi spicci 100 grammi di ganja tailandese; M. li centellina in stik tre dollari l’uno; il sottoscritto passeggia dalle parti del Reef con libro sotto braccio e alcuni pezzi nel taschino; nice!
Un mese dopo, ospite non pagante allo Yoga Center in vista di rimpatrio, scioglie quel voto la triste, la dolce canadese Z.; accade nel dormitorio femminile ad ora improbabile, ma unica dormiente scatta inferocita sul più bello e se ne esce; di lì a poco, svicolando come un ladro, incoccio nell’ineffabile Mr Boone, impalato accanto allo stipite della porta, l’indice retto: – These things are not done, my friend! – dice, davvero benevolo; – even if you are the best worker in my garden …–.
IX
Florentia (tre)
Ultimo autunno fiorentino; lascerò a malincuore questa stanza, refugium peccatorum situato in fondo al corridoio a L; locus invero essenziale: armadio a specchio, tavolino in noce, letto a due piazze – cioè un ampio pannello in compensato con materasso di gomma piuma poggiato su mattoni – e due comodini ricavati da vecchie mensole; poi, due amplissime finestre che si fronteggiano, l’una ombrosa e quieta, l’altra solatia e rumorosa; infine, un chiavistello atto a rinchiudersi dall’interno, proprio quel chiavistello … Fatto sta che mia cognata in pectore, detta brunetta, érasi convinta d’accompagnarmi a amichetta sua una volta tornato il sottoscritto dalle supplenze effettuate in patria; ragazza rivelatasi invero subitamente appiccicosissima, noiosissima e soprattutto – tolta sua somiglianza come goccia al personaggio della moglie nel film Divorzio all’italiana, risatina in hi-hi-hi compresa! – niente affatto lesta nel darla. Accade comunque, una sera, nel suo bilocale: ficcatolo brutto e quasi ignaro, ella strepita dapprima – Mamma! –; poi bascula, viene e spìngemi dehors con dispitto.
Rinuncio dunque a frequentazione della detta, previo sconcerto della quasi– parente; ma un giorno mite di novembre, il Vostro dedito a ardui studi, eccola irrompere sul mezzodì con fare battagliero: – Tu sei così! – , – Non si fa cosà! – , – Ma che cosa vuoi? – eccetera; tedio su tedio, lei assisa sulla gomma piuma, diédele il sottoscritto spintarella, àlzale la gonna, sfìlale la mutandina eccetera, con gaudio invero condiviso. Re–infilato il dessous, ella rientra a lavoro. Vuole il caso che nel tardo pomeriggio il sottoscritto e sua compagna giacciano sulla gomma piuma quando suonano all’ingresso, e incede nuovamente chi s’è detto; voce allarmata della libraia: – Laszlo non c’è, è uscito …–; tichettìo di tacchi s’avvicina, scotimento di porta e chiavistello; voce supplichevole della libraia: –T’ho detto che è uscito … –; voce incrinata ribatte: – Ma come fa a essere uscito se il chiavistello è serrato!, me lo spieghi? –. Già.
X
Mediterranea (due)
Giugno 1980: concèdesi – mia compagna e il sottoscritto – breve gita in Maremma, previa 2CV 600S accessoriata di sacchi a pelo e fornellino a gas; destinazione Parco naturale dell’Uccellina, locus amoenus di tutti nudisti toscani; San Casciano, Colle Val d’Elsa, Via volterrana sino a Cecina, Grosseto e infine il borgo di Alberese: tre ore! Da lì al mare, verdi macchie di pini e mucche bianche, poderi di butteri e pascoli per cavalli bradi, arcaiche pompe a vento; post meridium dedicato alla raccolta di arselle, scavalcando secchi tronchi disseminati sulla spiaggia; sole & dune! Abbruciati e stanchi, si cucina per cena pappardelle alla pommarola con molluschi, accampati presso l’auto; nel mentre trasaliamo a fruscio di frasche molto vicino: sguscia di tra i cespugli un’immensa cinghiala seguita da fila di cinghialetti striati, tutti col muso all’insù pregustando l’umana cena; ma il branco s’infratta immantinente dall’altra parte dello spiazzo sabbioso. Scena bucolica, ma mia compagna si spaventa e rifiuta di dormire all’aperto, anche per via dei versi supplichevoli – uhiip, uhiip, uhiip, …– emessi senza posa dall’ilare uccello calunniato dai poeti.
L’indomani mattina si percorre la battigia – tra famiglie e coppie e singoli – vibrando nella grazia di tinta integrale, e giunti alla Torre saliamo a perpendicolo sulle dune affondando nella sabbia calda; lei s’accuccia di traverso e tutto procede al meglio, quando echeggia nell’aria immobile un – Uh, guarda! – di voce femminile: gessati nella posa, notiamo in costa – a venti metri – far capolino quattro teste scure, subito ritratte!; – Che cos’ha detto, quella? –; mia compagna si torce a osservarlo districarsi, sussurra – Ma per piacere … – : Intelletto & Amor sono tutto!, concedo, tacendo vanità; Dante docet, del resto …
dicembre 2020
Nota
Questi bozzetti nascono per scherzo – e per rivalsa – da un periodo di confinamento dalla vita; e la vita celebrano secondo le capacità del redattore, attento più che alla sensualità dei corpi, al ritmo gaio concesso dal punto e virgola, 'segno' di scrittura vittima, a sua volta, di deplorevole confino d'uso ....
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