Strade di sangue
di
Alberto Cavalli
genere
pulp
Giovanni e Monica scendevano per la stretta stradina di montagna. dov'erano stati a campeggiare con una roulotte che avevano al traino.
Era lei a guidare, visto che Giovanni come al solito aveva indugiato in quel suo maledetto vizio della bottiglia.
Faceva caldo e Monica, una bella donna sulla trentina che indossava un camicetta annodata alla vita e una gonna ampia con sandali ai piedi, malediva suo marito pur amandolo ancora molto: ma da quando il suo alcolismo era peggiorato, era intrattabile e anche quella loro vacanza sembrava un mezzo disastro.
"Che te ne frega, tanto ieri sera abbiamo fatto l'amore no?", biascicò dopo aver preso una sorsata di gin dalla sua fiaschetta di metallo.
Sentendo il suo tocco sulla coscia, gliela ritrasse scocciata. "Abbiamo scopato, questo è quello che fai ormai", rispose.
La sera prima l'aveva presa mentre si stava cambiando e scopata a pecorina, con colpi goffi che comunque dopo due settimane a secco, l'avevano fatta godere. Ma non era questo il punto, pensò, Giovanni non mi guarda veramente. Per lui sono solo un intermezzo tra la bottiglia e il prossimo servizio giornalistico, visto che lavorava come inviato di cronaca nera in un giornale. E nell'Italia degli anni 70' di crimini violenti ce n'era solo l'imbarazzo della scelta.
"Scopato, fatto l'amore, sai che gran differenza: tanto sei una troia comunque", e riprese a palpargli la coscia.
"E non distrarmi che guido, Cristo santo!", quasi gridò lei, accendendo la radio giusto per distrarsi.
'Nei dintorni del L'Aquila una rapina sanguinosa è stata portata a termine, con un morto e un ferito tra i portavalori per un bottino di cento milioni. Un auto in fuga con due banditi a bordo è stata segnalata verso B., è una Alfa Giulietta di colore nero", sibilò nell'etere l'annuncio del radiogiornalista.
"Se non fosse vicino a noi sai che novità, in Italia rapinano due-tre banche al giorno!", ridacchiò in modo stupido Giovanni, quando uscendo da una curva videro una macchina ferma con un uomo chino sul cofano aperto.
Istintivamente Monica si fermò, per vedere se l'uomo aveva bisogno di aiuto.
"Cazzo fai, potrebbe essere chiunque e non ho bisogno di nessun altro a bordo!", sibilò suo marito nello stato di ebrezza post-sbornia, dove era anche peggio che da ubriaco.
"Buongiorno, ha la macchina che non parte?", gli disse lei in tono amichevole.
L'uomo la squadrò e gli disse che avrebbe avuto bisogno di un passaggio alla prima città che avrebbero incontrato.
"E dai, non ho bisogno di qualcuno che parli, ma solo di silenzio!", imprecò Giovanni ma lei lo fissò con aria stanca.
"Io invece ho piacere di qualcuno che non puzzi di gin nell'alito già di prima mattina!", e aperte le portiere posteriori fece segno allo sconosciuto di salire.
Aveva notato quando aveva aperto la portiera gli occhi dell'uomo guardarle le cosce ben tornite arrivando al seno evidenziato dalla scollatura della camicetta, ma si era sentita lusingata. Ripartirono con una strana inquietudine salirgli dall'inguine, di cui non sapeva spiegarsi.
Bruno Cortona, così disse di chiamarsi, era veramente robusto d'aspetto, con un volto apparentemente aggraziato che dallo specchietto retrovisore vedeva ogni tanto modificarsi in un ghigno sardonico. Quel fisico così solido e distante da suo marito, ormai flaccido a furia di perdersi nel whisky.
"Così siete in vacanza, bello e...", indicò la roulette dietro, "anche comodo. Avete veramente tutto", disse non perdendo mai la presa dal suo unico bagaglio, una valigetta nera bella grande che chissà cosa conteneva.
"Non così divertente, alla fine", rispose Giovanni, "ma permette di campeggiare comodi, E...", toccò il piede di Monica risalendo fino alla coscia, "scopare comodi!", concluse ridacchiando.
Lei fu scocciata, ma non troppo. Anche la sera prima aveva dato spettacolo imprecando di qui e di là senza particolari motivi, rovinando l'ultima sera al campeggio dopo che erano anche stati bene nei giorni precedenti. Erano tornati a una vacanza solo loro due senza amici, ma il risultato ancora una volta era stato deludente. E adesso questo Bruno che aveva raccolto per curiosità, e che la stava turbando in qualche modo.
"Beh, con una bella signora come la tua lo farei tutto il giorno", rispose, guardando Monica che si era girata un attimo con un sorriso quasi beffardo.
"In effetti, poi uno si stufa anche", e ruttò, chiedendo a Bruno se voleva favorire.
"No, bere non aiuta a mantenersi lucidi, e io ne ho bisogno".
"Che lavoro fa", si inserì Monica, sempre incuriosità dall'uomo.
"Mmm e non gli rompere le palle!", disse Giovanni, "No, figurati, se posso darvi del tu. Faccio il rappresentante, e a proposito, di mogli insoddisfatte ne scopo parecchio!", e la risposta di Bruno la fece arrossire.
"Puoi fermarti a quella piazzola Monica?", gli disse improvvisamente suo marito, che a sorpresa si girò e tirò un pugno direttamente in faccia a Bruno.
Fermò la macchina in tempo per permettere a Giovanni di scendere e, aprendo la portiera posteriore, tirare fuori l'uomo e spingerlo violentemente a terra.
Bruno fu colto di sorpresa ma si girò e prese le caviglie del suo assalire facendolo cadere, per poi tirarsi in piedi e dargli un calcio pesante alle costole, facendolo contorcere dal dolore.
Monica scese a sua volta per aiutare suo marito e si gettò contro Bruno, che in tutta risposta la spinse facendola cadere rovinosamente a terra tirandole su la gonna, scoprendo così le cosce e le mutandine.
"Bello spettacolo", disse ridacchiando, e si gettò verso di lei aprendole la camicetta svelando un seno rigoglioso e invitante. Bruno lo prese tra la mani tastando le mammelle quando fu colpito da dietro da Giovanni.
"Ahhhh!", cadde di lato lasciando la presa su Monica, ma la costituzione robusta gli permise di non subire il colpo più di tanto.
Quando Giovanni fece per andare a prendere sua moglie per scappare in macchina, un colpo di pistola echeggiò nella montagna sconfinata facendogli fermare come impietriti.
"Questa pistola ti farà stare calmo, tu e la tua mogliettina?", esclamò Bruno con tono sardonico.
"So riconoscere quando sono sconfitto", rispose guardando Monica con aria falsamente rassicurante.
"Scommetto che avete sentito un certo notiziario radio", continuò il loro sequestratore quando furono in macchina, "su una certa rapina..."
"E su una Alfa nera, come quella che stavi facendo finta di riparare quando ci hai sentito uscire dalla curva" continuò Giovanni, "però che fine ha fatto il tuo complice non ne ho proprio idea."
"Ha incontrato una pallottola di troppo, ma non gli ho sparato io. Un colpo a un posto di blocco dopo la rapina, è stato sfortunato. Però", e toccò la valigia, "meglio per me visto che qui ci sono cento milioni."
"E noi cosa dovremmo fare, alla fine?", "Fare la famiglia allegra in gita fino a...", e guardò una mappa che aveva in un tascone del giubbotto, "Roccaraso, sono 100 km che faremo con calma, fermandoci anche per la notte. Così lasceremo le forze dell'ordine ad agitarsi mentre io mi nascondo con voi".
Monica incontrò il suo sguardo nel finestrino retrovisore, "Magari mi divertirò con tua moglie, Giovanni, che ne dici?"
"Se ci provi...", e Bruno gli diede un pugno alla testa con la pistola. "Cosa, qui comando io cazzo!", e proseguirono senza parlare fino alla prima stazione di servizio.
"Devo fermarmi per fare benzina", disse laconica, aggiustandosi la camicetta come poteva, e riassettandosi la gonna per non creare sospetti.
"Mmm, non è un problema, non è un autogrill questo non c'è praticamente nessuno. Però io controllerò tu e il benzinaio, così per non avere sorprese", e allungò una mano verso la coscia di Monica.
"Ci divertiremo io e te", e lei pensò che forse se l'avesse distratto Giovanni poteva sorprenderlo.
Bruno la controllò mentre pagava la benzina e chiese a Giovanni se faceva veramente il giornalista.
"Te l'ho detto prima no?", rispose irato.
"Perchè potresti intervistarmi, pensa che scoop: 'il bandito dell'Abruzzo, intervista esclusiva'."
"Di banditi in Italia ce ne sono tanti", "Vero, ma uno che si scopa tua moglie mica lo trovi tutti i giorni!", e ridendo vide Monica tornare in macchina: era bella e da come sculettava doveva saperci fare a letto.
Fecero altri venti chilometri quando furono fermati da un poliziotto in motocicletta.
"Buon pomeriggio, mi può dare patente e libretto, grazie?" gli disse, e Monica lo fece cercando di apparire normale, non preoccupata.
"Siete marito moglie e...", "Sono un amico", disse Bruno, facciamo una vacanza insieme. Il poliziotto ci squadrò poco convinto, poi fece un cenno d'assenso.
"Buona giornata, allora, guidate con prudenza."
"C'è qualche allerta agente?", gli chiese Bruno.
"Nulla di particolare, signori, buon viaggio" e si diresse verso la sua moto.
Il loro rapitore non sembrava convinto, e aprendo la portiera si diresse verso il poliziotto.
"Scusi agente", e mentre si girò per rispondergli Bruno estrasse la pistola e lo freddò con un colpo alla testa che gli fece esplodere il cervello.
"Ahhh!", urlò Monica, e Giovanni l'abbracciò: "Ne usciremo vivi lo prometto", ma lei pensava che c'era una sola soluzione per uscire da quella faccenda.
Ripartirono e si fermarono per la notte in un'area boschiva in cui erano capitati per caso, prendendo una deviazione che non esisteva nelle mappe.
Mentre Monica preparava una cena rudimentale con qualche scatoletta, Bruno e Giovanni si sedettero per abbozzare un'intervista.
Lo sguardo dell'assassino era rivolto ai movimenti di Monica, che entrando nella roulotte si era chinata evidenziando un culo dalle forme generose, e poi tornando verso la macchina i suoi seni sembravano ondeggiare e non vedeva l'ora di tenerli di nuovo tra le mani.
Aveva legato Giovanni, e gli disse che andava a prendere qualcosa da mangiare prima di iniziare.
Entrò nella roulotte, dove lei stava preparando un'insalata di tonno. La prese da dietro palpendole i seni e le chiappe, facendole scappare un gemito di sorpresa.
"Lascia in pace mia moglie, stronzo!", ma lui continuò sussurrandogli nell'orecchio, "Tasta il mio uccello, come un antipasto!", e Monica mise una mano sul pacco di lui.
Sembrava parecchio grosso, era come turbata: si diceva che l'avrebbe fatto per distrarlo, ma era veramente eccitata all'idea di farlo con questo sconosciuto.
Tornò da Giovanni, che iniziò l'intervista. "Quindi incominciamo questa gran cazzata, come se qualcuno fosse interessato all'ennesimo bandito da strapazzo che rapina e ammazza!"
Bruno gli puntò la pistola: "Se vuoi vedere che mi scopo tua moglie, modera i toni scribacchino, e incomincia con le domande."
"Allora, come hai fatto a diventare un pazzo assassino? Infanzia difficile, disagiata, il solito?"
"Di che cosa parli? I miei erano benestanti, mia madre era un pozzo di zucchero e miele da come mi coccolava..."
"Quindi?"
"Quindi cosa? Mi piace rubare ammazzare e violentare le donne, non c'è un quindi...", rise sguaiatamente Bruno liberando Giovanni per andare a fare cena.
La adagiò su uno lenzuolo alla luce del fuoco, e gli strappò via la camicetta. Afferrò i suoi capezzoli così scuri e li baciò, quasi mordendo quei seni così rigogliosi, mentre Giovanni osservava con un bavaglio che gli impediva di gridare.
Scese sulla gonna, la fece scivolare via e gli furono rivelate le sue mutandine, con il pelo pubico che rigoglioso spuntava fuori. Prese a baciarlo, e gli aprì le gambe per fargli sfilare gli slip.
Monica si sentiva come una troia, e stranamente quella sensazione la fece eccitare nel profondo. Quando Bruno si era avvicinato completamente nudo era rimasta quasi scioccata dalle dimensioni del suo pene, non tanto per la lunghezza ma per come era grosso, e l'idea che la scuotesse nelle sue pareti vaginali la fece rabbrividire.
Ma poi il timore si era trasformato in sottile piacere, nella voglia di essere profanata da un bruto simile.
Adesso Bruno era sopra di lei e gli allargò le gambe per prepararla alla penetrazione, era come un animale in calore e colava saliva che sgocciolò sui suoi seni, eccitandola ancora di più.
"Guarda Giovanni come scopiamo", ed entrò dentro di lei, Monica inarcò la schiena accogliendo il suo cazzo che entrò in profondità come poche volte gli era capitato in vita sua.
Bruno la scopava e scopava, quasi schiacciandola con il suo corpo massiccio, "Ahhhhhhhhh", urlò lei ma era un urlo liberatorio non di sofferenza.
"Ah ah come gode la tua mogliettina!", gli gridò Bruno che esplose dentro di lei, tirando fuori il suo pene e ancora sgocciolante la riempì del suo seme lungo tutta la pancia le tette e poi in faccia.
La tirò su, prese per i capelli, e poi la buttò in un catino pieno d'acqua.
"Pulisciti, poi ti aspetto per il secondo round...", gli disse Bruno sbrigativamente.
Si ripulì e sentirsi umiliata gli fece ritornare una goduria elettrizzante in tutto il corpo, guardò suo marito ma poi si girò di nuovo verso la roulotte, dove lo aspettava il suo carnefice.
Entrò dove lo aspettava, sorseggiando un whisky in un bicchiere. Si girò e aprì uno scompartimento in cui tenevano un fucile da caccia, mentre lui era distratto a cena l'aveva preparato mettendo un colpo in canna.
"Pronta a divertirti ancora baby", fece Bruno alzandosi e preparando il suo grosso arnese a penetrarla di nuovo.
"Non penso, però è stato bello", gli rispose Monica e sparando a bruciapelo gli fece scoppiare la faccia.
Ripartirono lasciando il corpo martoriato di Bruno nella roulotte per cercare aiuto, portandosi solo dietro la valigetta.
"Senti Monica di quello che è successo...", gli disse Giovanni, che era alla guida, e lei lo guardò con aria di disprezzo.
"Mi ha scopato, non mi ha violentato, lo ho fatto volentieri, stai tranquillo", e lui la guardò stupito.
"Beh, te l'avevo detto di assecondarlo, ma capisco che sei sotto shock."
"Si voi uomini che cazzo ne sapete", sibilò lei a denti stretti, "fermati un attimo che mi sento poco bene."
Giovanni si spostò sul ciglio della strada, dove lei scese in preda a conati di vomito.
Si avvicinò chiedendole come stava, "Scusa ma chi ha preso quel pazzo a bordo alla fine?"
Lei si voltò impugnando la pistola con cui Bruno aveva ucciso il poliziotto.
"Che significa tutto questo", gli chiese sbiancando in viso.
"Che mi sono rotta i coglioni di questa vita! Di questo matrimonio, di questo girare in tondo senza condurre a niente", e il suo sguardo deciso fece rabbrividire Giovanni.
"Sei sotto shock", "e finiscila di dirmelo!", l'eco del colpo risuonò nella strada deserta, lui non si accorse inizialmente che gli aveva sparato quando sentì il sangue caldo e denso inondargli la camicia.
"Cristo, Monica", e scivolò per terra tenendosi le budella con le mani.
Lo guardò ancora una volta, poi salì in macchina e ripartì. L'ultima volta che la videro fu al terminal di Fiumicino su un aereo destinazione Acapulco, Messico.
Era lei a guidare, visto che Giovanni come al solito aveva indugiato in quel suo maledetto vizio della bottiglia.
Faceva caldo e Monica, una bella donna sulla trentina che indossava un camicetta annodata alla vita e una gonna ampia con sandali ai piedi, malediva suo marito pur amandolo ancora molto: ma da quando il suo alcolismo era peggiorato, era intrattabile e anche quella loro vacanza sembrava un mezzo disastro.
"Che te ne frega, tanto ieri sera abbiamo fatto l'amore no?", biascicò dopo aver preso una sorsata di gin dalla sua fiaschetta di metallo.
Sentendo il suo tocco sulla coscia, gliela ritrasse scocciata. "Abbiamo scopato, questo è quello che fai ormai", rispose.
La sera prima l'aveva presa mentre si stava cambiando e scopata a pecorina, con colpi goffi che comunque dopo due settimane a secco, l'avevano fatta godere. Ma non era questo il punto, pensò, Giovanni non mi guarda veramente. Per lui sono solo un intermezzo tra la bottiglia e il prossimo servizio giornalistico, visto che lavorava come inviato di cronaca nera in un giornale. E nell'Italia degli anni 70' di crimini violenti ce n'era solo l'imbarazzo della scelta.
"Scopato, fatto l'amore, sai che gran differenza: tanto sei una troia comunque", e riprese a palpargli la coscia.
"E non distrarmi che guido, Cristo santo!", quasi gridò lei, accendendo la radio giusto per distrarsi.
'Nei dintorni del L'Aquila una rapina sanguinosa è stata portata a termine, con un morto e un ferito tra i portavalori per un bottino di cento milioni. Un auto in fuga con due banditi a bordo è stata segnalata verso B., è una Alfa Giulietta di colore nero", sibilò nell'etere l'annuncio del radiogiornalista.
"Se non fosse vicino a noi sai che novità, in Italia rapinano due-tre banche al giorno!", ridacchiò in modo stupido Giovanni, quando uscendo da una curva videro una macchina ferma con un uomo chino sul cofano aperto.
Istintivamente Monica si fermò, per vedere se l'uomo aveva bisogno di aiuto.
"Cazzo fai, potrebbe essere chiunque e non ho bisogno di nessun altro a bordo!", sibilò suo marito nello stato di ebrezza post-sbornia, dove era anche peggio che da ubriaco.
"Buongiorno, ha la macchina che non parte?", gli disse lei in tono amichevole.
L'uomo la squadrò e gli disse che avrebbe avuto bisogno di un passaggio alla prima città che avrebbero incontrato.
"E dai, non ho bisogno di qualcuno che parli, ma solo di silenzio!", imprecò Giovanni ma lei lo fissò con aria stanca.
"Io invece ho piacere di qualcuno che non puzzi di gin nell'alito già di prima mattina!", e aperte le portiere posteriori fece segno allo sconosciuto di salire.
Aveva notato quando aveva aperto la portiera gli occhi dell'uomo guardarle le cosce ben tornite arrivando al seno evidenziato dalla scollatura della camicetta, ma si era sentita lusingata. Ripartirono con una strana inquietudine salirgli dall'inguine, di cui non sapeva spiegarsi.
Bruno Cortona, così disse di chiamarsi, era veramente robusto d'aspetto, con un volto apparentemente aggraziato che dallo specchietto retrovisore vedeva ogni tanto modificarsi in un ghigno sardonico. Quel fisico così solido e distante da suo marito, ormai flaccido a furia di perdersi nel whisky.
"Così siete in vacanza, bello e...", indicò la roulette dietro, "anche comodo. Avete veramente tutto", disse non perdendo mai la presa dal suo unico bagaglio, una valigetta nera bella grande che chissà cosa conteneva.
"Non così divertente, alla fine", rispose Giovanni, "ma permette di campeggiare comodi, E...", toccò il piede di Monica risalendo fino alla coscia, "scopare comodi!", concluse ridacchiando.
Lei fu scocciata, ma non troppo. Anche la sera prima aveva dato spettacolo imprecando di qui e di là senza particolari motivi, rovinando l'ultima sera al campeggio dopo che erano anche stati bene nei giorni precedenti. Erano tornati a una vacanza solo loro due senza amici, ma il risultato ancora una volta era stato deludente. E adesso questo Bruno che aveva raccolto per curiosità, e che la stava turbando in qualche modo.
"Beh, con una bella signora come la tua lo farei tutto il giorno", rispose, guardando Monica che si era girata un attimo con un sorriso quasi beffardo.
"In effetti, poi uno si stufa anche", e ruttò, chiedendo a Bruno se voleva favorire.
"No, bere non aiuta a mantenersi lucidi, e io ne ho bisogno".
"Che lavoro fa", si inserì Monica, sempre incuriosità dall'uomo.
"Mmm e non gli rompere le palle!", disse Giovanni, "No, figurati, se posso darvi del tu. Faccio il rappresentante, e a proposito, di mogli insoddisfatte ne scopo parecchio!", e la risposta di Bruno la fece arrossire.
"Puoi fermarti a quella piazzola Monica?", gli disse improvvisamente suo marito, che a sorpresa si girò e tirò un pugno direttamente in faccia a Bruno.
Fermò la macchina in tempo per permettere a Giovanni di scendere e, aprendo la portiera posteriore, tirare fuori l'uomo e spingerlo violentemente a terra.
Bruno fu colto di sorpresa ma si girò e prese le caviglie del suo assalire facendolo cadere, per poi tirarsi in piedi e dargli un calcio pesante alle costole, facendolo contorcere dal dolore.
Monica scese a sua volta per aiutare suo marito e si gettò contro Bruno, che in tutta risposta la spinse facendola cadere rovinosamente a terra tirandole su la gonna, scoprendo così le cosce e le mutandine.
"Bello spettacolo", disse ridacchiando, e si gettò verso di lei aprendole la camicetta svelando un seno rigoglioso e invitante. Bruno lo prese tra la mani tastando le mammelle quando fu colpito da dietro da Giovanni.
"Ahhhh!", cadde di lato lasciando la presa su Monica, ma la costituzione robusta gli permise di non subire il colpo più di tanto.
Quando Giovanni fece per andare a prendere sua moglie per scappare in macchina, un colpo di pistola echeggiò nella montagna sconfinata facendogli fermare come impietriti.
"Questa pistola ti farà stare calmo, tu e la tua mogliettina?", esclamò Bruno con tono sardonico.
"So riconoscere quando sono sconfitto", rispose guardando Monica con aria falsamente rassicurante.
"Scommetto che avete sentito un certo notiziario radio", continuò il loro sequestratore quando furono in macchina, "su una certa rapina..."
"E su una Alfa nera, come quella che stavi facendo finta di riparare quando ci hai sentito uscire dalla curva" continuò Giovanni, "però che fine ha fatto il tuo complice non ne ho proprio idea."
"Ha incontrato una pallottola di troppo, ma non gli ho sparato io. Un colpo a un posto di blocco dopo la rapina, è stato sfortunato. Però", e toccò la valigia, "meglio per me visto che qui ci sono cento milioni."
"E noi cosa dovremmo fare, alla fine?", "Fare la famiglia allegra in gita fino a...", e guardò una mappa che aveva in un tascone del giubbotto, "Roccaraso, sono 100 km che faremo con calma, fermandoci anche per la notte. Così lasceremo le forze dell'ordine ad agitarsi mentre io mi nascondo con voi".
Monica incontrò il suo sguardo nel finestrino retrovisore, "Magari mi divertirò con tua moglie, Giovanni, che ne dici?"
"Se ci provi...", e Bruno gli diede un pugno alla testa con la pistola. "Cosa, qui comando io cazzo!", e proseguirono senza parlare fino alla prima stazione di servizio.
"Devo fermarmi per fare benzina", disse laconica, aggiustandosi la camicetta come poteva, e riassettandosi la gonna per non creare sospetti.
"Mmm, non è un problema, non è un autogrill questo non c'è praticamente nessuno. Però io controllerò tu e il benzinaio, così per non avere sorprese", e allungò una mano verso la coscia di Monica.
"Ci divertiremo io e te", e lei pensò che forse se l'avesse distratto Giovanni poteva sorprenderlo.
Bruno la controllò mentre pagava la benzina e chiese a Giovanni se faceva veramente il giornalista.
"Te l'ho detto prima no?", rispose irato.
"Perchè potresti intervistarmi, pensa che scoop: 'il bandito dell'Abruzzo, intervista esclusiva'."
"Di banditi in Italia ce ne sono tanti", "Vero, ma uno che si scopa tua moglie mica lo trovi tutti i giorni!", e ridendo vide Monica tornare in macchina: era bella e da come sculettava doveva saperci fare a letto.
Fecero altri venti chilometri quando furono fermati da un poliziotto in motocicletta.
"Buon pomeriggio, mi può dare patente e libretto, grazie?" gli disse, e Monica lo fece cercando di apparire normale, non preoccupata.
"Siete marito moglie e...", "Sono un amico", disse Bruno, facciamo una vacanza insieme. Il poliziotto ci squadrò poco convinto, poi fece un cenno d'assenso.
"Buona giornata, allora, guidate con prudenza."
"C'è qualche allerta agente?", gli chiese Bruno.
"Nulla di particolare, signori, buon viaggio" e si diresse verso la sua moto.
Il loro rapitore non sembrava convinto, e aprendo la portiera si diresse verso il poliziotto.
"Scusi agente", e mentre si girò per rispondergli Bruno estrasse la pistola e lo freddò con un colpo alla testa che gli fece esplodere il cervello.
"Ahhh!", urlò Monica, e Giovanni l'abbracciò: "Ne usciremo vivi lo prometto", ma lei pensava che c'era una sola soluzione per uscire da quella faccenda.
Ripartirono e si fermarono per la notte in un'area boschiva in cui erano capitati per caso, prendendo una deviazione che non esisteva nelle mappe.
Mentre Monica preparava una cena rudimentale con qualche scatoletta, Bruno e Giovanni si sedettero per abbozzare un'intervista.
Lo sguardo dell'assassino era rivolto ai movimenti di Monica, che entrando nella roulotte si era chinata evidenziando un culo dalle forme generose, e poi tornando verso la macchina i suoi seni sembravano ondeggiare e non vedeva l'ora di tenerli di nuovo tra le mani.
Aveva legato Giovanni, e gli disse che andava a prendere qualcosa da mangiare prima di iniziare.
Entrò nella roulotte, dove lei stava preparando un'insalata di tonno. La prese da dietro palpendole i seni e le chiappe, facendole scappare un gemito di sorpresa.
"Lascia in pace mia moglie, stronzo!", ma lui continuò sussurrandogli nell'orecchio, "Tasta il mio uccello, come un antipasto!", e Monica mise una mano sul pacco di lui.
Sembrava parecchio grosso, era come turbata: si diceva che l'avrebbe fatto per distrarlo, ma era veramente eccitata all'idea di farlo con questo sconosciuto.
Tornò da Giovanni, che iniziò l'intervista. "Quindi incominciamo questa gran cazzata, come se qualcuno fosse interessato all'ennesimo bandito da strapazzo che rapina e ammazza!"
Bruno gli puntò la pistola: "Se vuoi vedere che mi scopo tua moglie, modera i toni scribacchino, e incomincia con le domande."
"Allora, come hai fatto a diventare un pazzo assassino? Infanzia difficile, disagiata, il solito?"
"Di che cosa parli? I miei erano benestanti, mia madre era un pozzo di zucchero e miele da come mi coccolava..."
"Quindi?"
"Quindi cosa? Mi piace rubare ammazzare e violentare le donne, non c'è un quindi...", rise sguaiatamente Bruno liberando Giovanni per andare a fare cena.
La adagiò su uno lenzuolo alla luce del fuoco, e gli strappò via la camicetta. Afferrò i suoi capezzoli così scuri e li baciò, quasi mordendo quei seni così rigogliosi, mentre Giovanni osservava con un bavaglio che gli impediva di gridare.
Scese sulla gonna, la fece scivolare via e gli furono rivelate le sue mutandine, con il pelo pubico che rigoglioso spuntava fuori. Prese a baciarlo, e gli aprì le gambe per fargli sfilare gli slip.
Monica si sentiva come una troia, e stranamente quella sensazione la fece eccitare nel profondo. Quando Bruno si era avvicinato completamente nudo era rimasta quasi scioccata dalle dimensioni del suo pene, non tanto per la lunghezza ma per come era grosso, e l'idea che la scuotesse nelle sue pareti vaginali la fece rabbrividire.
Ma poi il timore si era trasformato in sottile piacere, nella voglia di essere profanata da un bruto simile.
Adesso Bruno era sopra di lei e gli allargò le gambe per prepararla alla penetrazione, era come un animale in calore e colava saliva che sgocciolò sui suoi seni, eccitandola ancora di più.
"Guarda Giovanni come scopiamo", ed entrò dentro di lei, Monica inarcò la schiena accogliendo il suo cazzo che entrò in profondità come poche volte gli era capitato in vita sua.
Bruno la scopava e scopava, quasi schiacciandola con il suo corpo massiccio, "Ahhhhhhhhh", urlò lei ma era un urlo liberatorio non di sofferenza.
"Ah ah come gode la tua mogliettina!", gli gridò Bruno che esplose dentro di lei, tirando fuori il suo pene e ancora sgocciolante la riempì del suo seme lungo tutta la pancia le tette e poi in faccia.
La tirò su, prese per i capelli, e poi la buttò in un catino pieno d'acqua.
"Pulisciti, poi ti aspetto per il secondo round...", gli disse Bruno sbrigativamente.
Si ripulì e sentirsi umiliata gli fece ritornare una goduria elettrizzante in tutto il corpo, guardò suo marito ma poi si girò di nuovo verso la roulotte, dove lo aspettava il suo carnefice.
Entrò dove lo aspettava, sorseggiando un whisky in un bicchiere. Si girò e aprì uno scompartimento in cui tenevano un fucile da caccia, mentre lui era distratto a cena l'aveva preparato mettendo un colpo in canna.
"Pronta a divertirti ancora baby", fece Bruno alzandosi e preparando il suo grosso arnese a penetrarla di nuovo.
"Non penso, però è stato bello", gli rispose Monica e sparando a bruciapelo gli fece scoppiare la faccia.
Ripartirono lasciando il corpo martoriato di Bruno nella roulotte per cercare aiuto, portandosi solo dietro la valigetta.
"Senti Monica di quello che è successo...", gli disse Giovanni, che era alla guida, e lei lo guardò con aria di disprezzo.
"Mi ha scopato, non mi ha violentato, lo ho fatto volentieri, stai tranquillo", e lui la guardò stupito.
"Beh, te l'avevo detto di assecondarlo, ma capisco che sei sotto shock."
"Si voi uomini che cazzo ne sapete", sibilò lei a denti stretti, "fermati un attimo che mi sento poco bene."
Giovanni si spostò sul ciglio della strada, dove lei scese in preda a conati di vomito.
Si avvicinò chiedendole come stava, "Scusa ma chi ha preso quel pazzo a bordo alla fine?"
Lei si voltò impugnando la pistola con cui Bruno aveva ucciso il poliziotto.
"Che significa tutto questo", gli chiese sbiancando in viso.
"Che mi sono rotta i coglioni di questa vita! Di questo matrimonio, di questo girare in tondo senza condurre a niente", e il suo sguardo deciso fece rabbrividire Giovanni.
"Sei sotto shock", "e finiscila di dirmelo!", l'eco del colpo risuonò nella strada deserta, lui non si accorse inizialmente che gli aveva sparato quando sentì il sangue caldo e denso inondargli la camicia.
"Cristo, Monica", e scivolò per terra tenendosi le budella con le mani.
Lo guardò ancora una volta, poi salì in macchina e ripartì. L'ultima volta che la videro fu al terminal di Fiumicino su un aereo destinazione Acapulco, Messico.
1
voti
voti
valutazione
2
2
Commenti dei lettori al racconto erotico