La prima volta con Barbara.
di
Barbiere
genere
prime esperienze
La prima volta con Barbara.
Impacciato. Si sono timido e a volte balbetto. Non sono bello, attraente o peggio super dotato, anzi, nemmeno dotato, viste le misere dimensioni del mio pene. Certo sono affabile, gentile, premuroso. Un vecchio cavaliere che sogna ancora ad occhi aperti. Venticinque anni e nessuna scopata.
La natura non è stata clemente. Certo sono intelligente, forse furbo, bravo in mille cose ma non in quelle che ti aprono le strade e le porte.
Donne? Ma che? Mi blocco appena mi danno confidenza e se proprio vogliono darmela ho paura di fare brutta figura col mio… strumentino.
Ma per tutto c’è sempre una prima volta.
Una volta a mare. Stavamo in spiaggia con il mare agitato ma era una splendida giornata di sole. Ero con amici ed una vicina di casa. Barbara. Prosperosa, formosa, un pezzo di ragazza con dei seni da guinness dei primati. Distesi su un unico asciugamano, in riva, ci crogiolavamo al sole. Lei in due pezzi con uno slip piccolo che faceva intravedere le forme del pube ed il reggiseno che sembrava volesse scoppiare. I capezzoli erano così turgidi da deformarlo.
A quella vista anche un eunuco si sarebbe eccitato, così il mio pistolino divenne duro e grosso. Si intravedeva benissimo dal mio costume: più una vergogna che uno spettacolo.
Lei, Barbara se ne accorse, e, come per prendermi in giro si accostò ancora di più. I seni mi sfioravano il braccio e sentivo la consistenza dei capezzoli. Il mio pene, perché anche se piccolo è un pene a tutti gli effetti, voleva giustizia, ma avevo vergogna di mostrarle quel cosino che anche se turgido al massimo non raggiungeva le dimensioni di un pene nella norma.
-Gino, vedo che sei eccitato, ti piaccio? Dai, non essere timido. E allunga la mano sul mio cazzo.
-Barbara, dai, si, hai un corpo bellissimo ed i tuoi seni mi hanno sollecitato.
-Sono tutti saliti al bar. Non c’è nessuno. E ci baciamo con le nostre lingue che fanno la guerra.
Divento rosso, paonazzo. Temo di deluderla, ma l’abbraccio forte, ricambio la battaglia e lei mette la mano all’interno dello slip. Lo prende in mano, lo accarezza, lo palpa e ne sente la consistenza.
-Anche la mia mano lavora. Vado subito al sodo, le infilo un paio di dita nella fica. Lei sussulta, freme e stringe le gambe. Le bacio i capezzoli, le stringo i seni e lei gode.
-Dai facciamolo. Tanto non c’è nessuno. Mettimelo dentro che ne ho tanta voglia. Le tue dita non mi bastano. Ti voglio, ti ho sempre voluto, sono anni che ci conosciamo, giochiamo, scherziamo ma mai in intimità.
Mi abbassa il costume e il mio pene schizza fuori. Lo prende in bocca e mi spompina. Con una capriola facciamo un 69 e la lecco tutta, cercando di introdurre la lingua quanto più dentro possibile. Sa di mare. Goduria sublime. Era la prima volta che lo facevo, che mi facevano un pompino.
-Mettimelo dentro che voglio godere. Sentirti dentro essere chiavata da un gentiluomo come te, già mi fa venire i brividi. Arriva dentro di me, che ho le mie precauzioni. Riempimi di sborra calda, fammi tua oggi. Segretamente ti ho sempre desiderato ma io timida e tu imbranato non ci siamo mai capiti. Eppure abitiamo porta a porta. Quante volte tu sei rimasto solo ed io sola?
-La scavalco e la penetro. Non è difficile, entra come un dito in una fica consumata, ma lei si agita come se fosse un cazzone di un superdotato. Freme, trema, mugola di piacere, accompagna i miei movimenti aiutandomi ad entrare quanto più è possibile. Mi mette le gambe sulle spalle pronta ad essere penetrata fino in fondo. Le strizzo i capezzoli e le nostre lingue faticano ad intrecciarsi. Colpi di bacino. Vorrebbe anche le palle dentro, forse. Con una mano cerco l’ano e con due dita spingo lo sfintere verso il mio pene. Lei gode come una matta.
-Sono al settimo celo, Gino. Continua, d’avanti e di dietro. Mai fatto così, sei magnifico. La tua bravura ricompensa le dimensioni. Sono in estasi, ho raggiunto oggi più orgasmi che sin ora, e che intensità di sensazioni. Haaaaa! Continua che voglio sentirti tutto, strapazzami, sbattimi, mettici tutta la forza che hai, fammi godere, riempimi di sperma, forza Gino cosa ci siamo persi fin ora!
-Barbara, lo vuoi dietro? Io non l’ho mai fatto, proviamo?
-Non mi farai male? Anche io non ho mai fatto. Proviamo
-Non credo che ti farò male, il mio cosino non è enorme, ha la grandezza di tre dita e già ce ne sono entrate due senza difficoltà. Proviamo. Se ti fa male, lo tolgo all’istante.
Si gira, si mette alla pecorina e non ho difficoltà a sfondarle il culetto. Entra che è una meraviglia, mentre la pompo, le titillo il clitoride, le massaggio la cervice della fica. Sento il mio cazzo attraverso la sottile membrana che divide i due organi. Lei sussulta, si dibatte, la sento fremere e godere.
-Ohhh meraviglioso. Bellissimo. Sublime, strepitoso. Continua che sono un orgasmo vivente, una goduria impareggiabile. Sfondami tutta, sono tua e voglio esserlo per sempre. Non ho parole.
- Barbara arrivo, non ce la faccio più a resistere. E’ bellissimo. Questo tuo culo stretto mi avvolge come un guanto di velluto. Il caldo del tuo corpo mi dona sensazioni meravigliose. Anche tu sei fantasticaaaa. Le sborro nel culo, ma Barbara continua con i movimenti del bacino. Mi spompa del tutto, mi blocca la mano che con tre dita stava sollecitando la fica.
-Nooo, continua che anch’io sto arrivando. La tua sborra calda la sento tutta e mi eccita ancora di più. Ahhhh Arrivo. Fantastico.
Ci buttiamo a mare ancora nudi. Il freddo dell’acqua ci calma i bollori. Guardinghi solo ora controlliamo se siamo davvero soli. Il sole basso arrossava la spiaggia e solo lontano si intravedevano le siluette dei nostri amici. Gli ultimi raggi cercavano disperatamente di non scomparire all’orizzonte ed i pochi gabbiani rimasti volavano bassi alla ricerca di un riparo per la notte che incombeva.
-Anche se il tuo pene ha dimensioni ridotte, e questo non si può negare, sei stato un amante fantastico, di gran lunga al di sopra dei ragazzi coi quali ho avuto rapporti. Non ti crucciare della dimensione, ricorda che “non grosso che turi, non lungo che fori, ma duro che duri”!! Lo diceva mio padre che aveva, forse, il tuo stesso problema.
-Grazie Barbara, posso dire che mi hai sverginato. A venticinque anni, certo un po’ tardino, ma sempre meglio ora che mai.
A domani.
Impacciato. Si sono timido e a volte balbetto. Non sono bello, attraente o peggio super dotato, anzi, nemmeno dotato, viste le misere dimensioni del mio pene. Certo sono affabile, gentile, premuroso. Un vecchio cavaliere che sogna ancora ad occhi aperti. Venticinque anni e nessuna scopata.
La natura non è stata clemente. Certo sono intelligente, forse furbo, bravo in mille cose ma non in quelle che ti aprono le strade e le porte.
Donne? Ma che? Mi blocco appena mi danno confidenza e se proprio vogliono darmela ho paura di fare brutta figura col mio… strumentino.
Ma per tutto c’è sempre una prima volta.
Una volta a mare. Stavamo in spiaggia con il mare agitato ma era una splendida giornata di sole. Ero con amici ed una vicina di casa. Barbara. Prosperosa, formosa, un pezzo di ragazza con dei seni da guinness dei primati. Distesi su un unico asciugamano, in riva, ci crogiolavamo al sole. Lei in due pezzi con uno slip piccolo che faceva intravedere le forme del pube ed il reggiseno che sembrava volesse scoppiare. I capezzoli erano così turgidi da deformarlo.
A quella vista anche un eunuco si sarebbe eccitato, così il mio pistolino divenne duro e grosso. Si intravedeva benissimo dal mio costume: più una vergogna che uno spettacolo.
Lei, Barbara se ne accorse, e, come per prendermi in giro si accostò ancora di più. I seni mi sfioravano il braccio e sentivo la consistenza dei capezzoli. Il mio pene, perché anche se piccolo è un pene a tutti gli effetti, voleva giustizia, ma avevo vergogna di mostrarle quel cosino che anche se turgido al massimo non raggiungeva le dimensioni di un pene nella norma.
-Gino, vedo che sei eccitato, ti piaccio? Dai, non essere timido. E allunga la mano sul mio cazzo.
-Barbara, dai, si, hai un corpo bellissimo ed i tuoi seni mi hanno sollecitato.
-Sono tutti saliti al bar. Non c’è nessuno. E ci baciamo con le nostre lingue che fanno la guerra.
Divento rosso, paonazzo. Temo di deluderla, ma l’abbraccio forte, ricambio la battaglia e lei mette la mano all’interno dello slip. Lo prende in mano, lo accarezza, lo palpa e ne sente la consistenza.
-Anche la mia mano lavora. Vado subito al sodo, le infilo un paio di dita nella fica. Lei sussulta, freme e stringe le gambe. Le bacio i capezzoli, le stringo i seni e lei gode.
-Dai facciamolo. Tanto non c’è nessuno. Mettimelo dentro che ne ho tanta voglia. Le tue dita non mi bastano. Ti voglio, ti ho sempre voluto, sono anni che ci conosciamo, giochiamo, scherziamo ma mai in intimità.
Mi abbassa il costume e il mio pene schizza fuori. Lo prende in bocca e mi spompina. Con una capriola facciamo un 69 e la lecco tutta, cercando di introdurre la lingua quanto più dentro possibile. Sa di mare. Goduria sublime. Era la prima volta che lo facevo, che mi facevano un pompino.
-Mettimelo dentro che voglio godere. Sentirti dentro essere chiavata da un gentiluomo come te, già mi fa venire i brividi. Arriva dentro di me, che ho le mie precauzioni. Riempimi di sborra calda, fammi tua oggi. Segretamente ti ho sempre desiderato ma io timida e tu imbranato non ci siamo mai capiti. Eppure abitiamo porta a porta. Quante volte tu sei rimasto solo ed io sola?
-La scavalco e la penetro. Non è difficile, entra come un dito in una fica consumata, ma lei si agita come se fosse un cazzone di un superdotato. Freme, trema, mugola di piacere, accompagna i miei movimenti aiutandomi ad entrare quanto più è possibile. Mi mette le gambe sulle spalle pronta ad essere penetrata fino in fondo. Le strizzo i capezzoli e le nostre lingue faticano ad intrecciarsi. Colpi di bacino. Vorrebbe anche le palle dentro, forse. Con una mano cerco l’ano e con due dita spingo lo sfintere verso il mio pene. Lei gode come una matta.
-Sono al settimo celo, Gino. Continua, d’avanti e di dietro. Mai fatto così, sei magnifico. La tua bravura ricompensa le dimensioni. Sono in estasi, ho raggiunto oggi più orgasmi che sin ora, e che intensità di sensazioni. Haaaaa! Continua che voglio sentirti tutto, strapazzami, sbattimi, mettici tutta la forza che hai, fammi godere, riempimi di sperma, forza Gino cosa ci siamo persi fin ora!
-Barbara, lo vuoi dietro? Io non l’ho mai fatto, proviamo?
-Non mi farai male? Anche io non ho mai fatto. Proviamo
-Non credo che ti farò male, il mio cosino non è enorme, ha la grandezza di tre dita e già ce ne sono entrate due senza difficoltà. Proviamo. Se ti fa male, lo tolgo all’istante.
Si gira, si mette alla pecorina e non ho difficoltà a sfondarle il culetto. Entra che è una meraviglia, mentre la pompo, le titillo il clitoride, le massaggio la cervice della fica. Sento il mio cazzo attraverso la sottile membrana che divide i due organi. Lei sussulta, si dibatte, la sento fremere e godere.
-Ohhh meraviglioso. Bellissimo. Sublime, strepitoso. Continua che sono un orgasmo vivente, una goduria impareggiabile. Sfondami tutta, sono tua e voglio esserlo per sempre. Non ho parole.
- Barbara arrivo, non ce la faccio più a resistere. E’ bellissimo. Questo tuo culo stretto mi avvolge come un guanto di velluto. Il caldo del tuo corpo mi dona sensazioni meravigliose. Anche tu sei fantasticaaaa. Le sborro nel culo, ma Barbara continua con i movimenti del bacino. Mi spompa del tutto, mi blocca la mano che con tre dita stava sollecitando la fica.
-Nooo, continua che anch’io sto arrivando. La tua sborra calda la sento tutta e mi eccita ancora di più. Ahhhh Arrivo. Fantastico.
Ci buttiamo a mare ancora nudi. Il freddo dell’acqua ci calma i bollori. Guardinghi solo ora controlliamo se siamo davvero soli. Il sole basso arrossava la spiaggia e solo lontano si intravedevano le siluette dei nostri amici. Gli ultimi raggi cercavano disperatamente di non scomparire all’orizzonte ed i pochi gabbiani rimasti volavano bassi alla ricerca di un riparo per la notte che incombeva.
-Anche se il tuo pene ha dimensioni ridotte, e questo non si può negare, sei stato un amante fantastico, di gran lunga al di sopra dei ragazzi coi quali ho avuto rapporti. Non ti crucciare della dimensione, ricorda che “non grosso che turi, non lungo che fori, ma duro che duri”!! Lo diceva mio padre che aveva, forse, il tuo stesso problema.
-Grazie Barbara, posso dire che mi hai sverginato. A venticinque anni, certo un po’ tardino, ma sempre meglio ora che mai.
A domani.
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