Amore, sono la tua puttana 2

di
genere
gay

Quella sera a tavola ero di poche parole. Poco prima mia moglie mi aveva detto che con la sua amica Carla avevano fatto sesso con il marinaio della barca, e il marito di lei si masturbava guardandole. In altre occasioni le avrei chiesto con smania i particolari: quanto era grosso il suo cazzo, se lui l’aveva leccata bene, se lei aveva concesso anche il suo culo, se aveva ululato come suo solito e cose così. Quella sera invece ero taciturno. Ripensavo al gran pompino che avevo fatto ad Agusto e che mancavano due giorni alla fine della vacanza. Un gran pezzo di maschiaccio così non potevo lasciarlo con dei rimpianti e allora pensai di fargli una sorpresa. Ci pensai con eccitazione tutta la notte e dormii poco e male. La mattina dopo di buon’ora, come sempre, ero in piscina. Ordinai un caffè ad Agusto con un sorriso malizioso, ma c’era altra gente e il suo contegno era distaccato e professionale. Gli dissi sottovoce che avrei voluto fargli visita anche quel pomeriggio, ma lui fece finta di non sentirmi. Mi sentii gelare all’idea di non avverare la mia idea e di non rivederlo in intimità. Lui però poco dopo tornò e mi disse che smontava alle due e aveva una commissione da fare. Alle tre però mi avrebbe aspettato a casa sua e mi fece un occhiolino pieno d’intesa. Il cuore riprese a battermi ancora più forte di prima. Mia moglie tornò in barca con Carla e suo marito e io le chiesi di portarmi qualche foto dei loro amplessi.
«Ora riconosco il cornuto contento che sei sempre stato! Ieri sera mi hai quasi delusa».
Passai la mattinata a comperare accessori e altre cose femminili. Il travestito di Rovigo mi aveva insegnato bene come prepararmi. Mangiai una cosa leggera e feci con cura la preparazione per i rapporti anali. Alle due e mezza ero già fuori della casa di Agusto. Lui arrivò poco dopo in bicicletta, pedalando con le sue gambe possenti. Cominciai a eccitarmi solo nel vedere come si muoveva. Lui mi salutò e mi fece entrare in casa. Appena chiusa la porta mi spinse contro il muro e mi ficcò la lingua in bocca. Io ricambiai il suo bacio, ma poi, già con modi di fare e movenze femminili gli dissi che era troppo focoso e che doveva pazientare, che avevo una sorpresa per lui.
«Tu sei tutta una sorpresa per me. Ma cosa dobbiamo aspettare?».
Presi il borsone e mi recai verso il bagno, dicendogli di mettersi comodo e che avrei fatto presto. Ogni tanto lui veniva a bussare dicendomi di fare presto. Io gli rispondevo di stare calmo e che la sorpresa gli sarebbe piaciuta. Dopo circa venti minuti uscii dal bagno e lui rimase a bocca aperta nel guardarmi. Indossavo un vestitino nero stretto in vita e che si apriva come una gonna che copriva appena le parte intime, coperte da un perizoma con pizzo rosso davanti. Autoreggenti nere con disegno a fiori, un girocollo con brillanti bijoux e orecchini dello stesso tipo. Un rossetto scarlatto, un tocco leggero di Eye-liner, e guance ricoperte di fard. Non avevo una parrucca, quindi avevo bagnato i miei lunghi capelli grigi e li avevo pettinati all’indietro. Feci una giravolta per mostrarmi tutta e un leggero inchino davanti a lui.
«Ora sono davvero la tua puttana, con tanta voglia di farti godere».
Agusto era ancora sbalordito ma mi tese una mano perché andassi in braccio a lui. Mi sedetti cavalcioni sulle sue gambe e presi a baciarlo sulle guance e sull’orecchio.
«Sei bellissima, mi piaci. Ma che intenzioni hai?».
«Ma che domande, amore! Una donna, anzi una puttana, ha voglia di essere sbattuta ben bene. E io ho tanta voglia di cazzo, del tuo cazzo, amore mio».
Lui mi baciò e riprese a frullare la lingua insieme alla mia. Io gli sfilai la camicetta e iniziai a baciarlo e mordicchiarlo sul torace, scendendo lenta verso l’inguine. Gli sfilai pantaloncini e mutande sospirando che lo volevo nudo, tutto nudo alla mia vista. Gli carezzai il cazzo dolcemente.
«Wow, com’è duro, amore mio! Allora ti piaccio davvero».
«Da impazzire! E oggi ti apro tutta, proprio come una puttana».
«Sìii! Fai quello che vuoi di me, con questo bel cazzone».
Glielo presi in bocca, ma lavoravo piano. Volevo prolungargli il piacere, e non volevo che mi venisse subito in bocca, magari dopo. Io lo volevo nel culo, ma dovevo portarlo a farglielo desiderare. Gli presi una mano e me la portai su una natica. Lui prese a carezzarmi il culo sfiorando solo appena il buchetto. Mi tolsi il perizoma e lo implorai di titillarmi il buchetto. Lui si sputò su un dito e mi massaggiò lo sfintere, poi lo spinse dentro e iniziò a farmi un ditalino nel culo. Io avevo il cazzo in bocca e gemevo di piacere, e più lo spingeva più i miei gemiti erano acuti.
«Ti piace farti aprire il culo, eh puttanona bella».
«Sì, mi piace tanto. La fai godere la tua puttana».
Agusto allora, con le sue forti braccia mi rivoltò, e mi mise sul divano a culo in aria. Si mise dietro di me e prese a leccarmi il buchetto. Quando entrava con la punta della lingua gemevo ancora più forte. Si staccò per qualche secondo e io mi alzai, lo feci sedere e mi misi di schiena davanti a lui.
«Amore, la tua lingua mi fa impazzire, ma ora ho voglia di sentire il tuo cazzo dentro il culo».
Mi allargai le chiappe e mi sedetti per incontrare il suo cazzo. Lui lo puntò sul mio buchetto e aspettò che io lo prendessi tutto. Mi lasciai cadere piano ululando di piacere e quando fu tutto dentro mi abbandonai all’indietro, implorando Agusto di scoparmi come si deve. Lui mi strinse con le braccia a sé e prese a dare dei colpi di bacino verso l’alto. Il mio sfintere si era rilassato e potevo muovermi su e giù senza bruciore. Sentivo il suo cazzo che si muoveva dentro di me e quando era tutto dentro avevo dei brividi intensi di piacere. Iniziai a gemere in falsetto: «Amore, come mi sfondi! Sì, spaccami tutta! Hai un cazzo bellissimo! Quando lo spingi mi fai morire! Sfondala tutta la tua puttana!». Lui con la forza delle sue gambe si alzò in piedi tenendo il cazzo dentro di me, poi mi strinse per la vita e cominciò a muovermi su e giù. Era un saliscendi pazzesco, e ogni volta che mi lasciava andare giù sentivo il suo cazzo arrivarmi in gola. Continuò così per un po', con me che urlavo ogni volta che il suo cazzo si spingeva sempre più dentro. Di nuovo mi ha rivoltata mettendomi alla pecorina sul divano. Per un attimo il suo cazzo si è sfilato dal mio culo e io mi sono sentita come svuotata. Poi ha sputato sul buco ormai aperto e ha ripiantato il cazzo dentro di me. Mi ha afferrata per i fianchi e ha iniziato a muoversi avanti e indietro roteando il bacino. Sentivo la sua grossa cappella carnosa strusciare le pareti del mio intestino e sono caduta come in uno stato di estasi. Gemevo, ridevo, urlavo e non capivo più nulla. Siamo andati avanti così non so per quanto tempo, finché ha preso a spingere sempre più a fondo. Le sue palle sbattevano contro le mie e il suo pube contro le mie natiche. L’ho sentito rugliare come un orso mentre mi graffiava la schiena, ruggire come un leone e infine muggire come un toro qual era. Ho sentito la sua cappella ingrossarsi dentro la mia pancia e poi inondarmi con ripetuti fiotti di sborra calda. Io tremavo tutta e avevo il cuore che batteva a mille. Lui si è chinato sopra di me mordicchiandomi il collo.
«Che troia! Che femmina che sei! Sei più donna tu che tante donne senza il cazzo!». La sua voce era un rantolo di soddisfazione di vero maschio.
Si è seduto sbuffando sul divano e io, recuperando lentamente il senso del tempo mi sono messa cavalcioni di lui. Lo baciavo con passione, dicendogli che era un vero toro da monta e io la sua vacca. Era il più bravo stallone che avessi mai incontrato. Dal mio culo uscì un leggero gorgoglio. «Cos’è?» Domandò lui. «Niente, è la tua sborra che mi esce dal culo. Ma mi è piaciuta tanto». Lui allungò una mano per toccarmi il buchetto, «Dio, come sei aperta, amore mio. Non t’ho fatto male?». Lo baciai con passione e gli risposi che il suo bel cazzone mi aveva fatto solo godere, e tanto.
«Ma tu sei venuta, puttanella mia?».
«Due volte, e senza neanche toccarmi. Poi sono caduta in estasi. Ma se vuoi ricominciare dammi solo dieci minuti che mi lavo la fichetta e sono pronta».
Lui guardò l’orologio e scattò in piedi esclamando che era tardi. Alle sette iniziava un altro lavoro in un pub.
«Se arrivi con mezz’ora di ritardo ti fanno problemi?»
«Non proprio, anche se mi piace essere puntuale. E poi il lavoro vero inizia dopo le otto».
«Allora abbiamo tempo per un ultimo pompino, tanto per ringraziare il tuo bel cazzo».
Agusto andò a lavarsi il pisello e si distese sul divano. Un minuto dopo ero di nuovo con il suo cazzone in bocca che ciucciavo e leccavo con avidità.
scritto il
2023-03-15
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