Professore umiliato nudo dalle sue studentesse
di
LOTO BIANCO
genere
dominazione
A Carlo era stata affidata quella classe di studentesse poco studiose e non molto disciplinate. Era un giovane professore laureato da pochi anni e il preside probabilmente voleva metterlo alla prova. Era una classe di studentesse del quarto anno del liceo socio-pedagogico. Carlo era il loro professore di matematica. Al giovane piacque, fin da subito, l’idea di avere delle giovani ragazze sottoposte alla sua autorità. Provava un grande piacere quando dovevano compiere dei gesti che davano prova di come fosse lui a detenere il potere. Già solo il fatto che dovessero chiedergli il permesso per andare in bagno lo faceva sentire importante. Inoltre, nel corso dell’anno aveva cominciato ad abusare sempre più di questa sua posizione. Ormai si poteva dire che godesse nel porgere ad alcune di loro delle domande molto difficili, in modo da poterle ridicolizzare e umiliare dinnanzi a tutta la classe. Sublimando il suo comportamento, in poche parole si poteva dire che era divenuto un professore particolarmente odioso.
Un giorno l’oggetto dei suoi abusi di potere fu una ragazzina minuta di nome Alessandra. La tormentò per tutta la lezione con delle domande sulla scomposizione di polinomi. Dopo una decina di minuti Alessandra aveva gli occhi lucidi e cominciò a sussurrare: “questa me la paghi”, “questa me la paghi”, “questa me la paghi”.
Carlo era talmente tronfio che, praticamente, non udiva le parole sussurrate dalla ragazzina.
I giorni successivi proseguirono allo stesso modo. Entrava in classe e si divertiva a umiliare le sue studentesse.
Un giorno però arrivò un segnale che forse qualcosa stava per cambiare. Gli giunse una mail proveniente dal preside che gli ordinava di recarsi, due giorni dopo, a un consiglio di classe che si sarebbe tenuta presso una succursale della scuola. Carlo, inizialmente, ebbe dei dubbi sulla provenienza della mail. Gli sembrava falsa, ma da buon codardo - forte con i deboli e debole con i forti - non avrebbe sicuramente avuto l’ardire di mettere in dubbio l’ordine del preside.
Due giorni dopo stava camminando in una via periferica che conduceva alla succursale. A un certo punto venne superato da un motorino sul quale vi erano due giovani ragazze. A condurlo una giovane con i capelli bruni raccolti in una coda di cavallo. Dietro di lei una ragazza un po’ robusta.
“In due sul motorino e senza il casco. Fossi un vigile le multerei”.
Dopo averlo superato di un centinaio di metri tornarono indietro e gli sbarrarono la strada. La ragazzina più robusta estrasse dal giubbotto una pistola e gliela rivolse contro:
“Stronzo, fai come ti dico oppure ti faccio tanto male!!”
Carlo rimase impietrito. Iniziarono letteralmente a tremargli le gambe.
“Ti ho detto di muoverti, coglione”.
Con la punta della pistola gli indicò di dirigersi verso i gradini si una scala che portava in un seminterrato. In poche decine di secondi Carlo si trovò in uno stanzone spoglio e freddo illuminato dalla luce fioca di alcuni neon.
“Eccolo qui il gran bastardo!!” A pronunciare questa frase era Alessandra, la studentessa minuta che più volte si era divertito a umiliarla. Attorno a lei vi erano altre studentesse: Alessia, Giulia, Francesca e Beatrice.
Sicuramente si erano rivolte loro alle due baby delinquenti del motorino, affinché sequestrassero l’odiato professore. La ragazzina armata gli puntò contro la pistola:
“Adesso tutto quello che è tuo diventa nostro. Togliti tutto e mettilo in quel borsone”.
La ragazza con la coda di cavallo aprì un borsone indicandogli dove avrebbe dovuto mettere i vestiti.
Le sue studentesse cominciarono a ridacchiare. Mente Alessandra lo guardava con uno sguardo soddisfatto di chi sta pensando: “adesso sei nelle nostre mani”.
Carlo si sfilò la cravatta, si tolse giacca, camicia e pantaloni e in qualche decina di secondi si trovò con addosso solamente i boxer. Si sentiva profondamente umiliato dall’apparire in quelle condizioni davanti a dalle giovani teen ager. Alessandra fece due passi verso il professore:
“Adesso comandiamo noi!! Togliti anche quelli!! Vogliamo vederti nudo come un verme, stronzetto!!”
“Ma, ma, signorina Alessandra, la prego. Questi boxer non hanno praticamente alcun valore me li lasci…la supplico”.
A scuola lui dava del tu alle studentesse ed esigeva che loro si rivolgessero a lui chiamandolo “signor professore”.
In quello scantinato i ruoli si erano completamente invertiti.
“Coglione, non hai sentito che cosa ti ha detto? Togliti tutto!!” La ragazza robusta gli impose subito di denudarsi completamente. Aveva riposto la pistola nella cintola dei pantaloni. Ormai aveva una dominazione totale sul professore anche senza puntargli contro l’arma.
Carlo tremava per la vergogna e la paura. Si abbassò i boxer avendo l’accortezza di coprire la pudenda con entrambe le mani.
Le studentesse scoppiarono tutte a ridere e alcune lo indicavano con le dita. Carlo comprimeva le mani sui genitali e stringeva le gambe tra di loro. Non avrebbe mai pensato di vivere una situazione così umiliante.
La ragazza con la coda di cavallo estrasse il bancomat dal portafogli di Carlo.
“Adesso dimmi subito il pin e se non è giusto vedrai come te la faccio pagare”
“67469”
Le due baby delinquenti lo guardavano con sguardo severo e minaccioso. Mentre le studentesse ridevano fragorosamente nel vedere il loro professore così umiliato.
“E adesso prova a chiedermi la scomposizione di polinomi se hai coraggio!” gli disse in modo sprezzante Alessandra.
“Signorine, ormai mi avete preso tutto, che cosa volete ancora farmi. Vi scongiuro, non fatemi del male”
“Zitto, verme!!” gli disse la ragazzina con la cosa di cavallo. “Adesso vado subito a un bancomat per vedere se il pin che mi hai dato è giusto. Prega per te che lo sia. Altrimenti vedrai che cosa ti faccio.”
Carlo si accorse che tale era l’umiliazione e la paura che gli stavano tremando le natiche.
“Veniamo anche noi a controllare se il pin è corretto. E cominciamo subito a ritirare dei soldi dal conto di questa nullità. Guardatelo nudo come un verme e tremante come una femminuccia.” Alessandra dove aver detto queste parole gli diede uno schiaffo sul sedere. A Carlo non fu tanto il dolore, ma l’umiliazione a mortificarlo completamente.
“Giulia a Beatrice rimanete voi a controllare questo coglione. Noi andiamo al bancomat”
Giulia e Beatrice, tra il gruppo di studentesse presenti a quella pubblica umiliazione, erano forse quelle un po’ più tranquille. Nella terribile situazione nel quale si trovava a Carlo parve una piccola nota positiva che a sorvegliarlo fossero loro.
Appena le altre teen ager si allontanarono Giulia e Beatrice rimasero sole con il professore. Probabilmente era la prima volta che vedevano un uomo nudo e ora ne avevano uno del tutto alla loro mercé.
Beatrice lo indicava con il sito e sussurrava qualcosa nell’orecchio di Giulia e sogghignavano.
Giulia si rivolse al professore dandogli del lei:
“Professore, ma non si vergogna ad apparire completamente nudo? In classe sembrava che lei fosse il Padre Eterno. Qui non possiede neanche più uno straccetto per coprirsi le vergogne.”
Si capiva che il fine di quella domanda era di umiliarlo ulteriormente.
“Signorina Giulia, la prego di proteggermi dalla vendetta delle sue compagne. La prego. Mi protegga e le darò tutto quello che ho. La scongiuro!”
“Ma professore, lei non ha più nulla. Che cosa mi potrebbe dare? Ho sentito dire che dopo il bancomat si faranno dare anche i dati per poter agire sul suo conto bancario. Così le prenderanno tutti i soldi. Inoltre, utilizzeranno le sue chiavi di casa per andarle a rubare quello che possiede e poi le sottrarranno anche l’automobile. Deve rassegnarsi a quello che è: un vermiciattolo nudo alle complete dipendenze di un gruppo di teen ager.”
Sentendo queste parole a Carlo venne quasi da piangere. Mancava solo più che si umiliasse ulteriormente mettendosi a frignare.
“Alessandra ha detto che le sottrarrà tutto. Si rassegni professore. E poi secondo me le sta bene. A me nelle interrogazioni dava sempre dei brutti voti. Adesso è qua nudo come un verme a implorarmi. Perché mai la dovrei aiutare? Mi ringrazi se non la faccio strisciare nudo sul pavimento. Se volessi potrei anche dirle di incrociare le mani dietro a la testa e di mostrarci le sue vergogne, ma la vedo così tremolante che mi fa quasi pietà. Vermiciattolo”
“Ma signorina Giulia, non c’è molto da sottrarmi. Sono solo un professore precario.”
“Penso che il desiderio di Alessandra sia soprattutto quello di vendicarsi per il modo in cui lei si comportava in classe. Lei ci ha rotto le scatole per mesi e ora ne pagherà le conseguenze per sempre. Dopo averla umiliata e averle preso tutto la venderà.”
“Mi venderà!! Mi venderà a chi?”
Chiese Carlo esterrefatto.
“In questo quartiere ci sono un mucchio di baby gang e questi scantinati sono usati come dei covi. Penso che Alessandra la venderà a una di queste baby gang che la utilizzeranno come loro schiavo”.
Carlo comprese che la sua vita stava cambiando per sempre. Quella orribile condizione l’avrebbe vissuta per il resto della sua esistenza.
“Il pin era corretto, abbiamo già ritirato 500 euro” dall’ingresso dello scantinato giunse la voce di Alessandra.
“Adesso conto corrente, chiavi di casa e chiavi della macchina. Questo verme deve diventare quello che è. Uno culetto spelacchiato che trema come una femminuccia”.
Assieme ad Alessandra erano entrate nello scantinato le altre studentesse, le due baby delinquenti e altre due ragazze dai lineamenti molto duri.
“Eccovi questo è il coglione di cui vi ho parlato” disse Alessandra rivolgendosi alle due ragazze dai lineamenti duri. “Era il nostro professore di matematica, ma adesso non è più nulla. Un vermiciattolo nudo. Ve lo vendo a 2000 euro. Se non me lo comprate gli lego una pietra al collo e lo butto nel fiume. Questo bastardo non si merita altro.”
“Aspetta un momento! Prima di darti 2000 euro voglio vedere quello che compro. A me non sembra un granché. A noi serve uno schiavo per il nostro covo. Uno che lavi i pavimenti, i bagni e faccia tutti i lavori di questo genere. Questo stronzo non lo so se è in grado. Guarda, non ha muscoli.” Così dicendo la ragazza dai lineamenti duri diede un pizzico su un bicipite di Carlo, facendo notare quanto fosse poco muscoloso.
“Questo qui se fa a botte con mia sorellina di 12 anni mi sa che se le busca. Si vede che è una mezza sega. Duemila euro non li vale. Voglio controllare meglio.”
Carlo si sentiva come un animale esposto a una fiera.
Alessandra diede uno schiaffo sulle natiche di Carlo:
“Hai sentito mezza sega. Tu pensavi solo alla matematica e adesso ho difficoltà a venderti come schiavo. Guarda che se non riesco a venderti peggio per te, ti ho detto chiaramente che ti butto nel fiume con una pietra al collo.”
Carlo comprese subito che le minacce di Alessandra non erano vane e si rivolse subito alla ragazza con i lineamenti duri:
“Signorina, se mi acquistate io farò tutto quello che mi direte. Vi prego ne va della mia vita”.
“Ma sei capace di fare almeno 10 flessioni? Fammelo subito vedere!”.
Carlo si mise in posizione per fare le flessioni e pertanto dovette appoggiare le mani sul pavimento e non poteva più coprirsi i genitali. Questa condizione lo umiliava ulteriormente.”
“Guardate ce l’ha anche piccolo questa mezza sega” urlò a squarciagola Alessandra e tutte le studentesse scoppiarono in una fragorosa risata. Le baby delinquenti invece erano sempre tremendamente serie.
Dopo la quinta flessione Carlo se accasciò sfinito sul freddo pavimento.
“Ma allora non vali proprio niente!!” la ragazza dai lineamenti duri gli diede un calcio in un fianco.
Alessandra si abbassò e tirò un orecchio del professore:
“Adesso ti alzi in piedi metti le mani sulla testa e ti metti a saltare, fai almeno vedere che riesci a fare qualche salto.”
Il professore obbedì prontamente. Mentre saltava i genitali sobbalzavano in un modo imbarazzante e alcune studentesse cominciarono a riprenderlo con lo smartphone.
Lo fecero saltare per circa cinque minuti, poi la ragazza dai lineamenti duri disse:
“Fermati mezza sega. Alessandra, facciamo così, comincio a darti 1500 euro e me lo prendo. Poi vediamo come va. Se va bene ti do gli altri 500.”
“Va bene” rispose Alessandra, poi si rivolse al professore:
“Vermiciattolo ringrazia che ti hanno comprato altrimenti avresti fatto una brutta fine. Mettiti in ginocchio e ringrazia.”
Fecero in modo che il professore si dovesse disporre nella posizione più umiliante possibile. Lo fecero mettere in ginocchio con le mani incrociate dietro la testa. In questo modo esponeva completamente le sue nudità.
Poi la ragazza dai lineamenti duri trasse da una borsa un laccio con un collare e glielo fisso attorno al collo.
“Adesso sei lo schiavo della nostra gang e mi sei costato sin troppo caro. Ricordati che da noi si riga dritto. La nostra gang è costituita solo da ragazze. Dovrai rivolgerti a ciascuna di noi chiamandoci “signora padrona”. Tutte saranno tue padrone, anche le novizie appena entrate nella gang. Non potrai mai parlare se non interpellato da noi. Ti daremo da mangiare solo due volte al giorno e dovrai consumare il pasto in cinque minuti. Visto che ci sei costato caro risparmieremo sicuramente sul mangiare. Per ogni mancanza verrai severamente punito e provvederò io stessa alle punizioni. Devi sapere che sono severissima!!! Rimarrai per sempre nudo. Abituati fin da subito a questa condizione. E a me non piace vedere degli schiavi che tengono le mani sulle palle. Le mani sono fatte per lavorare, lascia pure che il tuo batacchio penzoli in bella vista. Ormai abbiamo visto tutte che sei un mezza sega. Come schiavo dormirai pochissimo, faremo in modo che tu debba sempre lavorare. Ogni momento controllerò quanto sono puliti i bagni e se li trovo sporchi sappi che te li farò pulire con la lingua.”
Carlo, non sapeva più che cosa pensare. Venendo acquistato come schiavo aveva avuto la vita salva. Ma come sarebbe stato il resto della sua vita. Alla mercé di un gruppo di ragazzine senza neanche un panno per potersi coprire le parti intime, continuamente sottoposto a umiliazioni a vessazioni.
Alessandra guardava il professore in quella posizione umiliante e dai suoi occhi traspariva la grande soddisfazione per quella che era riuscita a fare. Tirò forte un orecchio al professore:
“Sentimi un po’ signor professore…come volevi essere chiamato…ma mezza sega come probabilmente ti chiameranno da ora in avanti. Dimentica pure il tuo cazzo di matematica adesso sarai per sempre uno schiavetto nudo pulisci cessi. Hai finito di comandare. Adesso l’ultima delle ragazzine avrà un potere assoluto su di te. Noi ti abbiamo preso tutto, non disponi neanche più del tuo corpo. Lo dovrai esporre per sempre nudo in modo che tu capisca che non vali un cazzo. Professore di merda!”
Carlo stava tremando come una foglia…….. CONTINUA
SECONDO VOI VALE LA PENA CHE LO CONTINUI?
Un giorno l’oggetto dei suoi abusi di potere fu una ragazzina minuta di nome Alessandra. La tormentò per tutta la lezione con delle domande sulla scomposizione di polinomi. Dopo una decina di minuti Alessandra aveva gli occhi lucidi e cominciò a sussurrare: “questa me la paghi”, “questa me la paghi”, “questa me la paghi”.
Carlo era talmente tronfio che, praticamente, non udiva le parole sussurrate dalla ragazzina.
I giorni successivi proseguirono allo stesso modo. Entrava in classe e si divertiva a umiliare le sue studentesse.
Un giorno però arrivò un segnale che forse qualcosa stava per cambiare. Gli giunse una mail proveniente dal preside che gli ordinava di recarsi, due giorni dopo, a un consiglio di classe che si sarebbe tenuta presso una succursale della scuola. Carlo, inizialmente, ebbe dei dubbi sulla provenienza della mail. Gli sembrava falsa, ma da buon codardo - forte con i deboli e debole con i forti - non avrebbe sicuramente avuto l’ardire di mettere in dubbio l’ordine del preside.
Due giorni dopo stava camminando in una via periferica che conduceva alla succursale. A un certo punto venne superato da un motorino sul quale vi erano due giovani ragazze. A condurlo una giovane con i capelli bruni raccolti in una coda di cavallo. Dietro di lei una ragazza un po’ robusta.
“In due sul motorino e senza il casco. Fossi un vigile le multerei”.
Dopo averlo superato di un centinaio di metri tornarono indietro e gli sbarrarono la strada. La ragazzina più robusta estrasse dal giubbotto una pistola e gliela rivolse contro:
“Stronzo, fai come ti dico oppure ti faccio tanto male!!”
Carlo rimase impietrito. Iniziarono letteralmente a tremargli le gambe.
“Ti ho detto di muoverti, coglione”.
Con la punta della pistola gli indicò di dirigersi verso i gradini si una scala che portava in un seminterrato. In poche decine di secondi Carlo si trovò in uno stanzone spoglio e freddo illuminato dalla luce fioca di alcuni neon.
“Eccolo qui il gran bastardo!!” A pronunciare questa frase era Alessandra, la studentessa minuta che più volte si era divertito a umiliarla. Attorno a lei vi erano altre studentesse: Alessia, Giulia, Francesca e Beatrice.
Sicuramente si erano rivolte loro alle due baby delinquenti del motorino, affinché sequestrassero l’odiato professore. La ragazzina armata gli puntò contro la pistola:
“Adesso tutto quello che è tuo diventa nostro. Togliti tutto e mettilo in quel borsone”.
La ragazza con la coda di cavallo aprì un borsone indicandogli dove avrebbe dovuto mettere i vestiti.
Le sue studentesse cominciarono a ridacchiare. Mente Alessandra lo guardava con uno sguardo soddisfatto di chi sta pensando: “adesso sei nelle nostre mani”.
Carlo si sfilò la cravatta, si tolse giacca, camicia e pantaloni e in qualche decina di secondi si trovò con addosso solamente i boxer. Si sentiva profondamente umiliato dall’apparire in quelle condizioni davanti a dalle giovani teen ager. Alessandra fece due passi verso il professore:
“Adesso comandiamo noi!! Togliti anche quelli!! Vogliamo vederti nudo come un verme, stronzetto!!”
“Ma, ma, signorina Alessandra, la prego. Questi boxer non hanno praticamente alcun valore me li lasci…la supplico”.
A scuola lui dava del tu alle studentesse ed esigeva che loro si rivolgessero a lui chiamandolo “signor professore”.
In quello scantinato i ruoli si erano completamente invertiti.
“Coglione, non hai sentito che cosa ti ha detto? Togliti tutto!!” La ragazza robusta gli impose subito di denudarsi completamente. Aveva riposto la pistola nella cintola dei pantaloni. Ormai aveva una dominazione totale sul professore anche senza puntargli contro l’arma.
Carlo tremava per la vergogna e la paura. Si abbassò i boxer avendo l’accortezza di coprire la pudenda con entrambe le mani.
Le studentesse scoppiarono tutte a ridere e alcune lo indicavano con le dita. Carlo comprimeva le mani sui genitali e stringeva le gambe tra di loro. Non avrebbe mai pensato di vivere una situazione così umiliante.
La ragazza con la coda di cavallo estrasse il bancomat dal portafogli di Carlo.
“Adesso dimmi subito il pin e se non è giusto vedrai come te la faccio pagare”
“67469”
Le due baby delinquenti lo guardavano con sguardo severo e minaccioso. Mentre le studentesse ridevano fragorosamente nel vedere il loro professore così umiliato.
“E adesso prova a chiedermi la scomposizione di polinomi se hai coraggio!” gli disse in modo sprezzante Alessandra.
“Signorine, ormai mi avete preso tutto, che cosa volete ancora farmi. Vi scongiuro, non fatemi del male”
“Zitto, verme!!” gli disse la ragazzina con la cosa di cavallo. “Adesso vado subito a un bancomat per vedere se il pin che mi hai dato è giusto. Prega per te che lo sia. Altrimenti vedrai che cosa ti faccio.”
Carlo si accorse che tale era l’umiliazione e la paura che gli stavano tremando le natiche.
“Veniamo anche noi a controllare se il pin è corretto. E cominciamo subito a ritirare dei soldi dal conto di questa nullità. Guardatelo nudo come un verme e tremante come una femminuccia.” Alessandra dove aver detto queste parole gli diede uno schiaffo sul sedere. A Carlo non fu tanto il dolore, ma l’umiliazione a mortificarlo completamente.
“Giulia a Beatrice rimanete voi a controllare questo coglione. Noi andiamo al bancomat”
Giulia e Beatrice, tra il gruppo di studentesse presenti a quella pubblica umiliazione, erano forse quelle un po’ più tranquille. Nella terribile situazione nel quale si trovava a Carlo parve una piccola nota positiva che a sorvegliarlo fossero loro.
Appena le altre teen ager si allontanarono Giulia e Beatrice rimasero sole con il professore. Probabilmente era la prima volta che vedevano un uomo nudo e ora ne avevano uno del tutto alla loro mercé.
Beatrice lo indicava con il sito e sussurrava qualcosa nell’orecchio di Giulia e sogghignavano.
Giulia si rivolse al professore dandogli del lei:
“Professore, ma non si vergogna ad apparire completamente nudo? In classe sembrava che lei fosse il Padre Eterno. Qui non possiede neanche più uno straccetto per coprirsi le vergogne.”
Si capiva che il fine di quella domanda era di umiliarlo ulteriormente.
“Signorina Giulia, la prego di proteggermi dalla vendetta delle sue compagne. La prego. Mi protegga e le darò tutto quello che ho. La scongiuro!”
“Ma professore, lei non ha più nulla. Che cosa mi potrebbe dare? Ho sentito dire che dopo il bancomat si faranno dare anche i dati per poter agire sul suo conto bancario. Così le prenderanno tutti i soldi. Inoltre, utilizzeranno le sue chiavi di casa per andarle a rubare quello che possiede e poi le sottrarranno anche l’automobile. Deve rassegnarsi a quello che è: un vermiciattolo nudo alle complete dipendenze di un gruppo di teen ager.”
Sentendo queste parole a Carlo venne quasi da piangere. Mancava solo più che si umiliasse ulteriormente mettendosi a frignare.
“Alessandra ha detto che le sottrarrà tutto. Si rassegni professore. E poi secondo me le sta bene. A me nelle interrogazioni dava sempre dei brutti voti. Adesso è qua nudo come un verme a implorarmi. Perché mai la dovrei aiutare? Mi ringrazi se non la faccio strisciare nudo sul pavimento. Se volessi potrei anche dirle di incrociare le mani dietro a la testa e di mostrarci le sue vergogne, ma la vedo così tremolante che mi fa quasi pietà. Vermiciattolo”
“Ma signorina Giulia, non c’è molto da sottrarmi. Sono solo un professore precario.”
“Penso che il desiderio di Alessandra sia soprattutto quello di vendicarsi per il modo in cui lei si comportava in classe. Lei ci ha rotto le scatole per mesi e ora ne pagherà le conseguenze per sempre. Dopo averla umiliata e averle preso tutto la venderà.”
“Mi venderà!! Mi venderà a chi?”
Chiese Carlo esterrefatto.
“In questo quartiere ci sono un mucchio di baby gang e questi scantinati sono usati come dei covi. Penso che Alessandra la venderà a una di queste baby gang che la utilizzeranno come loro schiavo”.
Carlo comprese che la sua vita stava cambiando per sempre. Quella orribile condizione l’avrebbe vissuta per il resto della sua esistenza.
“Il pin era corretto, abbiamo già ritirato 500 euro” dall’ingresso dello scantinato giunse la voce di Alessandra.
“Adesso conto corrente, chiavi di casa e chiavi della macchina. Questo verme deve diventare quello che è. Uno culetto spelacchiato che trema come una femminuccia”.
Assieme ad Alessandra erano entrate nello scantinato le altre studentesse, le due baby delinquenti e altre due ragazze dai lineamenti molto duri.
“Eccovi questo è il coglione di cui vi ho parlato” disse Alessandra rivolgendosi alle due ragazze dai lineamenti duri. “Era il nostro professore di matematica, ma adesso non è più nulla. Un vermiciattolo nudo. Ve lo vendo a 2000 euro. Se non me lo comprate gli lego una pietra al collo e lo butto nel fiume. Questo bastardo non si merita altro.”
“Aspetta un momento! Prima di darti 2000 euro voglio vedere quello che compro. A me non sembra un granché. A noi serve uno schiavo per il nostro covo. Uno che lavi i pavimenti, i bagni e faccia tutti i lavori di questo genere. Questo stronzo non lo so se è in grado. Guarda, non ha muscoli.” Così dicendo la ragazza dai lineamenti duri diede un pizzico su un bicipite di Carlo, facendo notare quanto fosse poco muscoloso.
“Questo qui se fa a botte con mia sorellina di 12 anni mi sa che se le busca. Si vede che è una mezza sega. Duemila euro non li vale. Voglio controllare meglio.”
Carlo si sentiva come un animale esposto a una fiera.
Alessandra diede uno schiaffo sulle natiche di Carlo:
“Hai sentito mezza sega. Tu pensavi solo alla matematica e adesso ho difficoltà a venderti come schiavo. Guarda che se non riesco a venderti peggio per te, ti ho detto chiaramente che ti butto nel fiume con una pietra al collo.”
Carlo comprese subito che le minacce di Alessandra non erano vane e si rivolse subito alla ragazza con i lineamenti duri:
“Signorina, se mi acquistate io farò tutto quello che mi direte. Vi prego ne va della mia vita”.
“Ma sei capace di fare almeno 10 flessioni? Fammelo subito vedere!”.
Carlo si mise in posizione per fare le flessioni e pertanto dovette appoggiare le mani sul pavimento e non poteva più coprirsi i genitali. Questa condizione lo umiliava ulteriormente.”
“Guardate ce l’ha anche piccolo questa mezza sega” urlò a squarciagola Alessandra e tutte le studentesse scoppiarono in una fragorosa risata. Le baby delinquenti invece erano sempre tremendamente serie.
Dopo la quinta flessione Carlo se accasciò sfinito sul freddo pavimento.
“Ma allora non vali proprio niente!!” la ragazza dai lineamenti duri gli diede un calcio in un fianco.
Alessandra si abbassò e tirò un orecchio del professore:
“Adesso ti alzi in piedi metti le mani sulla testa e ti metti a saltare, fai almeno vedere che riesci a fare qualche salto.”
Il professore obbedì prontamente. Mentre saltava i genitali sobbalzavano in un modo imbarazzante e alcune studentesse cominciarono a riprenderlo con lo smartphone.
Lo fecero saltare per circa cinque minuti, poi la ragazza dai lineamenti duri disse:
“Fermati mezza sega. Alessandra, facciamo così, comincio a darti 1500 euro e me lo prendo. Poi vediamo come va. Se va bene ti do gli altri 500.”
“Va bene” rispose Alessandra, poi si rivolse al professore:
“Vermiciattolo ringrazia che ti hanno comprato altrimenti avresti fatto una brutta fine. Mettiti in ginocchio e ringrazia.”
Fecero in modo che il professore si dovesse disporre nella posizione più umiliante possibile. Lo fecero mettere in ginocchio con le mani incrociate dietro la testa. In questo modo esponeva completamente le sue nudità.
Poi la ragazza dai lineamenti duri trasse da una borsa un laccio con un collare e glielo fisso attorno al collo.
“Adesso sei lo schiavo della nostra gang e mi sei costato sin troppo caro. Ricordati che da noi si riga dritto. La nostra gang è costituita solo da ragazze. Dovrai rivolgerti a ciascuna di noi chiamandoci “signora padrona”. Tutte saranno tue padrone, anche le novizie appena entrate nella gang. Non potrai mai parlare se non interpellato da noi. Ti daremo da mangiare solo due volte al giorno e dovrai consumare il pasto in cinque minuti. Visto che ci sei costato caro risparmieremo sicuramente sul mangiare. Per ogni mancanza verrai severamente punito e provvederò io stessa alle punizioni. Devi sapere che sono severissima!!! Rimarrai per sempre nudo. Abituati fin da subito a questa condizione. E a me non piace vedere degli schiavi che tengono le mani sulle palle. Le mani sono fatte per lavorare, lascia pure che il tuo batacchio penzoli in bella vista. Ormai abbiamo visto tutte che sei un mezza sega. Come schiavo dormirai pochissimo, faremo in modo che tu debba sempre lavorare. Ogni momento controllerò quanto sono puliti i bagni e se li trovo sporchi sappi che te li farò pulire con la lingua.”
Carlo, non sapeva più che cosa pensare. Venendo acquistato come schiavo aveva avuto la vita salva. Ma come sarebbe stato il resto della sua vita. Alla mercé di un gruppo di ragazzine senza neanche un panno per potersi coprire le parti intime, continuamente sottoposto a umiliazioni a vessazioni.
Alessandra guardava il professore in quella posizione umiliante e dai suoi occhi traspariva la grande soddisfazione per quella che era riuscita a fare. Tirò forte un orecchio al professore:
“Sentimi un po’ signor professore…come volevi essere chiamato…ma mezza sega come probabilmente ti chiameranno da ora in avanti. Dimentica pure il tuo cazzo di matematica adesso sarai per sempre uno schiavetto nudo pulisci cessi. Hai finito di comandare. Adesso l’ultima delle ragazzine avrà un potere assoluto su di te. Noi ti abbiamo preso tutto, non disponi neanche più del tuo corpo. Lo dovrai esporre per sempre nudo in modo che tu capisca che non vali un cazzo. Professore di merda!”
Carlo stava tremando come una foglia…….. CONTINUA
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