Anna 10 - Dario

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Anna 10 - Dario

Il nuovo lavoro per Anna arrivò dopo quattro mesi di “le facciamo sapere”.
Tramite una società di lavoro interinale ottenne un lavoro precario alla Malcisi Break System, azienda produttrice di pastiglie freni per l’after market.
Discreto fatturato, ottima marginalità, concorrenza limitata ed Europea. Una nave sicura insomma.
Il titolare era Dario Malcisi, 37 anni, due più di Anna, una bambina all’asilo ed una moglie ungherese che sembrava una di quelle ragazze disegnate da Milo Manara, una figa teoricamente fuori portata per lui, bassino, cicciottello e con pochi capelli in testa. Compensava con un’intelligenza e determinazione molto superiore alla media.
Anna capì dopo che si volevano bene veramente, lei in Ungheria aveva mollato gli studi universitari, la movida di una bella capitale internazionale come Budapest ed una famiglia benestante. Tutto per vivere in provincia di Pavia a fare la mamma casalinga.
L’azienda aveva una quarantina di operai e sei impiegati, sette con Anna.
L’ambiente era decisamente più normale di tutti quelli frequentati da Anna, si rideva scherzava e lavorava con impegno, c’era armonia e rispetto.
Erano pochi in ufficio, terminavano tutte alle 17,30 tranne Anna che contrattualmente aveva una pausa pranzo più lunga compensata dal fatto di dovere “difendere il fortino” fino alle 18,00.
Dario da buon imprenditore lombardo iniziava prima e finiva molto dopo gli altri.

In quella mezzora spesso c’era calma e la passava guardando online le notizie del giorno. A volte Dario la raggiungeva nel suo ufficio.
“Tieni giù le mani Dario, basta, lo dico a tua moglie” lei seduta sulla sua sedia e lui da dietro allungava la mano sul suo bel culetto da sopra i pantaloni
Con il telefono in mano lo minacciava “Guarda che chiamo Ester, hai una moglie da paura e fai sempre il porco...”
“Alzati che mi siedo io”
“Vai via”
Poi Dario con la forza la sollevava e se la faceva sedere sulle gambe.
“Stai buono o me ne vado a casa”
“Finalmente, così ti licenzio per giusta causa”
“Meglio così trovo io un azienda che mi paghi di più” in effetti Anna aveva uno stipendio veramente di base.
Quando parlavano di soldi e benefit Anna era sempre più calma. Lui infilo una mano nel retro dei pantaloni e gli tocco il culo da sotto le mutandine, l’altra mano la infilo sotto il maglione e inizio a stuzzicargli i capezzoli.
“Domani mettiti il perizoma che queste mutande sono scomode” lei lo guardo male
“Dario, a parte gli scherzi mi ho uno stipendio da fame, sono cinque mesi che lavoro per te, hai visto che sono seria, professionale, il commercialista ti ha detto che sono più brava della ragioniera che avevi prima”
“Domani chiamo la società interinale e le chiedo di cercarmi un’altra ragioniera meno rompi balle, e magari con le tette più grosse”
Ridendo “maiale, a casa hai due belle tette a disposizione, fattele bastare”
A proposito guarda. Sfilo le mani dal culo di Anna e apri le foto del suo iPhone. Ester nuda, zoomò e gli fece vedere bene i capezzoli.
“Maiale, adesso me ne vado a casa” ma non si alzo dalle sue ginocchia, mancavano ancora dieci minuti alle 18.00.
“Guarda che brava è Ester” e gli apri un video in cui gli succhiava il cazzo. “Ma tua moglie lo sa che sei un maiale”.
“Tutti gli uomini lo sono” e rise “ma anche alcune donne sono troiette“, poi guardandola negli occhi “a proposito di troiette, mi hanno detto che ti sei fatta scopare ieri sera”
“Sei scemo, ieri ero a casa con Monique, chi ti racconta queste cazzate”
“Ho le mie fonti, ieri sera era mercoledì, serata latina all’Impero, ci vai sempre”
“Non è vero, dai, ciao, sono le 18,00 vado a casa, togli la mano che mi rompi i collant”
Lui sfilo la mano, la fece alzare, gli diede una sculacciata poi gli disse “guarda come è duro, adesso vado a casa a montare Ester, poi domani ti faccio vedere il video”
“Scemo, vado, a parte gli scherzi voglio che parliamo seriamente del mio stipendio”
Il giorno dopo Anna indosso dei pantaloni orrendi, maglione largo, scarpe basse.
“Dario, parliamo stasera”
Lui gli indicò con il dito i pantaloni e gli disse “parlo solo quando vieni con la gonna bianco e rossa ed i tacchi”
Lei indossava quasi sempre i tacchi alti, tranne quando non era in forma come quel giorno.
“Ho il ciclo, mi fa male tutto, dai Dario”

Dopo un paio di giorni Anna indossò la gonna bianca e rossa, era a metà coscia e con lo spacco posteriore, le fasciava il culo perfettamente, con i tacchi 12 era un bel vedere.
Dario passo nell’ufficio di anna a metà mattina, le tasto il culo da sopra la gonna e le disse all’orecchio “vedo che sai essere obbediente, stasera parliamo” lei scostò la mano di Dario dal suo culo, lo guardò male, ma non parlò, non voleva farsi sentire dai colleghi.
Uscito l’ultimo collega, alle 17,31 Dario entrò nell’ufficio di Anna.
“Fammi sedere” lei si alzo, lui si sedette sulla sua sedia e se la mise sulle ginocchia
“Dammi un bacino” questa era una cosa recente, era un paio di settimane che glielo faceva fare, castamente sulla guancia, ma era un atto di sottomissione che lo eccitava più del toccargli il seno.
“Bacino, doppio, entrambe le guance. Lei glielo diede. “Apri bene le gambe che non voglio rompere i collant”
“Attento costano 15 euro, lasciami stare poi che ho il ciclo, dai dimmi del contratto, hai parlato con l’agenzia interinale”
Quella gonna era eccitante ma aderente e stretta, le mani non passavano da dietro, le mise allora una mano sotto il maglione, le sposto il reggiseno ed inizio a tastargli pesantemente il seno. Con l’altra mano gli teneva la testa ed ogni tanto gliela piegava sul suo collo e gli diceva “bacino” “lingua”. Lei gli diede i bacini, ma senza lingua.
“Dai Dario dimmi del contratto”
“Allora, anziché 6 mesi te lo rinnoverei di 12, ti do extra 300 euro di superminimo”
Anna si rilassò e oppose meno resistenza alle sue mani.
“Però ti trasferisco di sopra, qui al piano terra non ci stiamo più, poi voglio fare un altro salottino delle riunioni”
Anna si alzo livida “me ne vado a casa” prese la sua borsetta ed usci. Venti minuti prima.

Il discorso del cambio di piano era un discorso vecchio, era chiaro ad entrambi, se si fosse trasferito di sopra avrebbe ridotto la sua capacità difensiva. Adesso aveva i colleghi a pochi metri, Dario tranne sporadiche e rischiose palpatine la ignorava, a lei bastava tenerlo sotto controllo nell’ultima mezzora.
Al piano sopra tutto cambiava, sarebbe stata da sola per otto ore, avevano entrambi fatti i conti. Chiunque fosse al piano sopra sapeva dell’arrivo di un collega con almeno venti secondi di anticipo, il tempo per il rumoroso ascensore di salire di piano, aprire le porte, fare il corridoio ed arrivare nell’ufficio.
Un cambio totale delle regole di ingaggio. Non era ancora un Green light sul suo corpo, ma di certo Dario con 20 secondi di allerta aveva molto più spazio di manovra.

Dopo un paio di giorni “allora Anna accetti la mia proposta od inizio a fare dei colloqui di lavoro” lei stette zitta e ci restò per tutta la settimana.
Una sera tornando a casa ricevette la telefonata di Mazza dell’agenzia interinale “Anna cazzo succede? Dario mi ha chiesto se abbiamo una ragioniera disponibile, l’ultima volta che gli ho parlato era contentissimo di te ....non capisco, ho preso qualche giorno, ma tu fammi sapere, mi raccomando non dirgli che ti ho telefonato”.
Ovviamente Dario aveva chiesto al Mazza di fare quella telefonata. Il giorno dopo Anna disse a Dario “parliamo stasera?”
“Vediamo, se ho tempo”

Alle 17,50 Dario entro nell’ufficio di Anna, “cosa vuoi?”
“Ci ho pensato Dario, va bene accetto, poi inizio a piagnucolare, Anna piangeva spesso, ma tu mi devi promettere di fare il bravo, sei sposato hai una figlia, io sono una mamma....”
“Va bene, va bene, domani chiama Mazza, digli di preparare il contratto”.
Il nuovo contratto durava un anno, ad Anna non andò male come temeva, nonostante i 20 secondi di allerta, lui non tiro mai fuori il cazzo, la moglie la figlia, le minacce di Anna, i sensi di colpa, non lo sapeva neppure lui.
Si comportò come un quindicenne arrapato con un giocattolo a disposizione, ma le cose serie le fece solo con la moglie.

Qualche mese prima della scadenza del contratto Anna era seduta sulle sue gambe con i Jens sbottonati, la mano di lui vagava pigramente dai peli della figa sempre curata, alle chiappe facilmente accessibili grazie al perizoma.
“Dario tra poco mi scade il contratto, cosa vuoi fare?”
“Ti licenzio e mi cerco una che abbia la fighetta tutta depilata” e dicendo così le infilo un dito all’interno
“Dai tiralo fuori, no dai dimmi veramente, sarebbe ora che mi assumessi direttamente senza l’agenzia, poi sai che giro tanto per l’azienda con la mia macchina”
“Ti pago la benzina”
“Lo so però se faccio un incidente non siamo in regola, poi la mia macchina non regge più ha già dodici anni”
“Gira con il furgone allora che è intestato all’azienda ed è nuovo”
“Facile vero !! dove lo parcheggio? poi ho paura a guidare un furgone, sono una donna”
“Dai Anna di quello che hai in testa” togliendo irritato la mano dalle mutande della donna.
“Prendimi una macchina in frange benefit, la puoi scaricare integralmente”
“Quindi io dovrei prenderti una macchina nuova, lasciarla a te 24 ore su 24 pagarti benzina, bollo assicurazione, poi tu carichi qualcuno dei tuoi amici gli fai un pompino e mi sporchi i sedili..”
Non toccarono l’argomento per qualche settimana.
“Dario parliamo....”
“Alle 17,30 salgo in ufficio da te”
Dario aveva le idee chiare come sempre “ci ho pensato, si potrebbe fare, assunzione diretta ed a tempo indeterminato, ti prendo una macchina, massimo 30.000 euro però, ok il frange benefit, ma tu mi risolvi il problema delle fiere”
Il problema delle fiere era che Dario doveva farsele da solo, era massacrante, non aveva il tempo di andare neppure in bagno, la moglie aveva la figlia piccolo da seguire, gli altri dell’ufficio erano indispensabili in ufficio, la loro assenza avrebbe bloccato la produzione o le spedizioni, impensabili. L’unica che aveva la possibilità di aiutarlo era lei, il suo lavoro era importante ma aveva la possibilità teorica di assentarsi, poteva registrare le fatture anche la settima successiva
“Lo sai che non posso mollare Monique, davvero non posso, magari quella che fai a Milano e Bologna, rientriamo la sera a Pavia, ma quella a Stoccarda e Parigi no, dovrei dormire tre quattro notti fuori, no, non riesco. Poi non parlo l’inglese non ti servo”
“Tra dieci giorni c’e’ quella di Stoccarda, sono quattro notti, vado in macchina come al solito, vieni con me, Monique è grande, può stare da solo di giorno, la sera la mandi a dormire dalla nonna, sono cinquecento metri di camminata, è giovane ci riesce a camminare”
In realtà entrambi sapevano che la posta in palio era più grande, si sarebbe consegnata nelle sue mani per quattro giorni e notti.
“Ti concedo un altro extra superminimo di 200 euro, pensaci, se non ti va bene facciamo un altro anno, alle condizioni attuali, con l’agenzia interinale, poi ognuno per la sua strada”.

Anna ci pensò a lungo, ripensò al suo passato e al suo oggi, poi la sua macchina stava per lasciarla, si rassegnò ed accettò.
“Partiamo sabato, passo alle 8 di mattina, entro il pomeriggio arriviamo a Stoccarda, doccia, cena poi a letto. Mi raccomando, domani mattina fatti trovare come piace a me, tirata da figa, che il viaggio e noioso”
Tirata da figa !! nove ore di macchina !! si presentò in tuta e scarpe da ginnastica.
“Cazzo pensi di andare, torna in casa e cambiati, anzi vengo anch’io che verifico”
“C’e Monique”
“Mica di devo montare, resto sul divano, guardo quello che ti metti poi andiamo”
Mentre salivano incrociarono Monique. “Ciao mamma esco, divertiti in Germania”
Lei inizio a cambiarsi, dopo pochi secondi lui entrò nella sua stanza “esci, non fare il maiale, aspettami sul divano”
Lui notò parecchie strisce sul suo culo, era stata chiaramente frustata e ultimamente non era la prima volta che lo notava, solo che questa volta i segni erano di più e freschi, probabilmente della sera precedente.
“Stavolta ne hai prese più del solito, hai fatto la troia in giro ed il tuo uomo te la ha date? Dai racconta chi è stato e perché te le ha date?”
“Sono cose mie” disse con tono dimesso.

Indosso quello che voleva lui, era giugno c’era caldo, vestitino interno nero a mezza coscia, largo, facilmente accessibile. Scarpe con il tacco 12.
Non appena saliti in mano lui le fece togliere le mutande, aprire le gambe ed inizio a giocare con la fighetta, e facendola piegare lateralmente con il suo culo.
“Dai racconta, chi ti ha conciato il culo così?”
Silenzio da parte di Anna.
Adesso indago io, visto che non vuoi dirmelo spontaneamente.

Inizio una telefonato in viva voce, “ciao Massimo, allora tutto ok coglione?”
“Tutto ok stronzo”
“volevo aggiornamenti sulla mia impiegata, hai parlato con il tuo collega?”
“Aha aha, grandi novità, da sborrarsi nei pantaloni, gran troia la tua dipendente”
“dimmi, dimmi, che mi interessa” Anna iniziò a diventare rossa e sudare.
“Allora Bonazzi il mio collega del comune, il Geometra giovane, l’hai visto no”
“no non me lo ricordo”
“va be fa lo stesso, Bonazzi si monta la Patrizia Resta, quella casalinga di San Severino sposata con quello che ha il distributore sulla statale”
“vai avanti”
“va beh, questa Patrizia è la migliore amica e confidente di Anna, le racconta tutto, almeno così dice, e poi questa vacca della Patrizia per eccitare il Bonazzi le racconta le tante porcate che fa la tua PIEGATA.....le amiche…le donne… fidati tu ....”

Anna rabbrividì, Patrizia, sua ex compagna di classe era nella sua attuale compagnia assieme al marito, non poteva credere che la sua amica raccontasse le sue confidenze intime.
Massimo continuò.
“Che fosse una troia già te l’avevo detto, Patrizia dice che Anna ha già aperto le gambe a tutti i maschi della compagnia, tranne che al marito cornuto, dice che ogni mercoledì sera prima di rientrare a casa si ferma al parcheggio del Lidl e si fa scopare dal suo autista di turno, non va mai con la sua macchina perché dice che è vecchia, o come dice Patrizia forse troppo piccola per farsi scopare bene”
“Due della compagnia poi sono diventati trombamici regolari, uno sposato vecchiotto, ma danaroso e Yuri un palestrato tatuato, classico demente che si bomba di steroidi. Questi due sono fissi, poi ha quelli occasionali, e sono tanti, sembra che quando beva un pochino perda i freni inibitori”
“Poi senti questa che è pazzesca, la gran vacca si è fatta scopare all’interno della discoteca dal buttafuori marocchino, un mezzo criminale, Patrizia dice che girava voce che Mohamed, il buttafuori, avesse un cazzo da paura, così una sera la troia ha iniziato a parlargli con una scusa, si è fatta offrire da bere e dopo neanche mezzora glielo ha succhiato per bene”
“Il bello deve ancora venire, Patrizia dice che Anna adesso è nella merda, questo marocchino è diventato possessivo e prepotente, voleva fare il fidanzato !! con una troia di questo calibro”
“Beh sembra che adesso lui la tonfi spesso, Patrizia dice che la troia spesso finisca nell’appartamento di lui legata come un salame ed il culo pieno di sperma e le chiappe rosse dalle cinghiate”
“Sembra che abbia ormai paura di questo tipo, non riesce a mollarlo”
“Oh, scusa adesso, ma devo andare il dovere mi chiama, mia moglie rompe il cazzo con il supermercato al sabato mattina ....divertiti a Stoccarda, vai in qualche FKK, ciao coglione ed occhio a tenere in ufficio una troia cosi, te li scopa tutti gli operai”.
Anna piangeva, umiliata. Piangeva per il tradimento di Patrizia. Piangeva perché quello raccontato era tutto triste ma vero.

Dario da persona intelligente, scosto la mano dalle sue gambe, mise della musica e resto in silenzio per gran parte del viaggio lasciandola dormire a lungo.
I giorni li passavano in fiera, la notte lui la scopava, con decisione ma senza farle male, lei riuscì anche a godere alcune volte.

Nel lungo viaggio di ritorno in macchina lei gli raccontò tutta la sua vita non eludendo nulla, papà, marito, zii, Baldini, amici di Max, il caiacco, della Marchesi e dei cani.

Lui meditò brevemente poi profeticamente e con la massima serietà gli predisse il futuro:
“Quello che mi hai raccontato non lo racconterai più a nessun altro. Cancella il passato dalla tua mente, cancella tutto tranne Monique, guarda avanti”
“Lavorerai per me fino alla pensione, saltuariamente ti scoperò, ma lo sapremo solo noi due”.
“Ti farò conoscere un mio caro amico: Igor Favini, lo sposerai è perfetto per te. Fa l’artigiano è un elettricista, mai stato sposato. Lo conosco fin da bambino, gli piace la figa ma non è uno scambista, cuckold o amante del sesso con gli animali. Ha una bella casa al mare ed una in Alto Adige, una sana e ricca famiglia alle spalle. Ti tradirà, molto sporadicamente con qualche cliente, ma tornerà sempre da te la sera sentendosi in colpa, non gli porre limiti nel letto, ma pretendi rispetto fuori”.
“Da oggi in poi io ed Igor saremo gli unici due a cui aprirai le gambe”.
E così avvenne.
scritto il
2024-10-30
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