Anna 5 - Il matrimonio

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Anna 5 – Il matrimonio

Il padre di Max era solito dire “meglio una torta in compagnia che una merda da solo” Anna era diventata una gran bella torta. La compagnia, per Max, era poi spesso eccitante, altre volte un vantaggio di cui approfittare o semplicemente un’abitudine che non lo infastidiva, l’importante era la discrezione “non farmi fare figure di merda”.
Era il momento di sposarla, voleva legarla a lui, più gli anni passavano e più c’era la possibilità che lei si guardasse in giro.
Doveva parlare con il padre e lo zio della ragazza per chiedergli la mano della giovane.
Don Luciano, lo zio, con la sua autorità parlò a nome di tutta la famiglia “acconsentiamo” la voglia di sfondare la figa di Anna gli aveva fatto accettare immediatamente, poi riguadagnando l’autocontrollo e con l’esperienza da prelato impose alcuni paletti “che troverai del tutto logico, caro Massimiliano”.
Il primo paletto riguardava il lavoro di Max, da provvisorio doveva diventare permanente.
il secondo e che sarebbero andati a vivere in un appartamento nelle vicinanze della casa del padre e dello zio, “raggiungibile a piedi”.
Il terzo e che tutte i lunedì sera avrebbe cenato e guardato la Tv con la sua famiglia, almeno per i primi anni.
Quarto, i parenti sarebbero stati sempre benvenuti nel loro appartamento “per bersi un caffè”.
Ultima condizione era che avrebbero aspettato a fare figli almeno due anni, Anna doveva prendere la pillola, il vecchio prete voleva vedere la sua sborra colare dalla figa della nipote.
Max acconsentì, i “caffè” la “cena del lunedì” erano scontati nella sua testa, aspettare per i figli non era un problema, l’unica sua preoccupazione era la conferma del posto di lavoro.
Max aveva iniziato a lavorare a diciott’anni, aveva cambiato già sei lavori, nessuno azienda lo aveva confermato dopo il periodo di prova. Era tre mesi che lavorava con il solito iniziale entusiasmo come rappresentante per un grande azienda di bigiotteria austriaca.
Aveva un contratto semestrale, un budget da raggiungere ed un concorrente agguerrito che stava ottenendo risultati molto migliori dei suoi.
Decise di giocarsi la carta Anna.
La decisione sul contratto di Max sarebbe stata presa dal direttore commerciale, un sessantenne della sede principale di Vienna. Veniva a controllare i rappresentanti italiani ogni sei mesi.
Pur ritenendolo un incapace, si sarebbe consultato anche con il supervisore che si occupava dei rappresentanti del nord Italia.
Si chiamava Gian era di Milano, un quarantenne divorziato con due figli a carico che trascurava, preferendo passare il tempo con la nuova fidanzata, una mulatta venezuelana.
Il piano di Max era semplice, usare la futura moglie per far dimenticare al direttore commerciale ed al suo supervisore i suoi pessimi risultati.
L’occasione era la cena prevista con i suoi due capi ed il suo concorrente, entrambi sarebbero stati accompagnati dalle relative compagne. La stabilità familiare e la serietà erano scritti a caratteri cubitali nella pagina web dell’azienda e ripetuti di continuo in tutte le loro riunioni interne.
Mentre si faceva spompinare Max chiari ad Anna cosa si aspettasse da lei “devi farli arrapare, ti voglio figa, gliela devi fare annusare, ma non gliela devi dare” e insistette “il direttore commerciale dovrà tornarsene da sua moglie in Austria ancora con il cazzo duro”
Anna, controvoglia ma rassegnata, si preparò alla cena. Si incontrarono tutti al casello di Cremona, quattro auto.
Anna indossava le solite scarpe rosse tacco 12 ed un abitino corto con una profonda scollatura sulla schiena. La moglie del suo concorrente si presentò con pantaloni e maglia a collo alto.
Quando l’austriaco le incontro entrambe capii immediatamente a chi avrebbe confermato il lavoro, ma si guardò bene dal farglielo sapere.
Prima di partire in direzione del ristorante l’austriaco disse “Anna perché non sale sulla mia macchina, non conosco le strade ed il mio italiano è limitato, se ci perdessimo mi potresti aiutare” Max rispose per lei “certo, la mia fidanzata la potrà aiutare in tutto” poi rivolto ad una esterrefatta Anna le disse di sbrigarsi.
Salita sulla Porsche 911 del direttore, molto diversa dalla vecchia Golf del fidanzato, si ritrovò sdraiata sul sedile sportivo ed il vestitino risali fino a bordo mutandine.
Non appena partite il direttore infilo la mano sotto il vestito di Anna, che incrocio le gambe e cerco di fermare la mano. Il Direttore con il suo forte accento tedesco le urlo in faccia “ti sei vestita da puttana, ti devi comportare da puttana” poi ancora più cattivo “apri le gambe che voglio infilare le mie dita nella tua figa” Anna intimorita dal potere di quell’uomo sul loro futuro disse “la prego, sono vergine” poi arrossendo aggiunse “davanti”.
Il direttore si placò e le disse “fammi un pompino mentre guido, sono molto deluso da te, non penso di riconfermare il tuo fidanzato ma se mai dovessi farlo alla prossima cena tra sei mesi vedi di farti trovare con la figa bella aperta. Le sollevo la gonna, si fece leccare un dito e glielo infilò nel culo.
Nonostante i 120 kg di grasso dell’uomo Anna riuscì a trovargli il piccolo cazzo ed a farsi sborsare in bocca prima dell’arrivo al ristorante.
Vedendo la faccia arrossata di Anna, il rossetto sbavato e i capelli spettinati tutti trassero le loro conclusioni. Il concorrente di Max capì che aveva perso la gara, sua moglie capì che Anna era una baldracca, Max capì che era meglio non farsi troppe domande, ma soprattutto Gian capì che anche lui è Anna sarebbero diventati amici intimi.
Nel viaggio di ritorno Anna risali sulla Porsche, sempre per evitare di perdersi. Ma si persero ed arrivarono venti minuti dopo gli altri.
Max, una volta di nuovo solo in macchina con la fidanzata gli mise una mano in mezzo alle gambe e si rese conto che la sua futura moglie non aveva più le mutande, le diede una sberla, poi la piego lateralmente e gli infilo un dito in culo, il dito usci bagnato, lo annuso e poi gli rifilo una seconda sberla.
Arrivarono a casa di lei verso mezzanotte, Carla li aspettava all’ingresso come al solito. Quando la vide Max gli disse seccamente “va punita”, lei preoccupata che lui rompesse la promessa di matrimonio “dormi qua stanotte, è tardi”, era la prima volta che riceva quell’invito.
Non appena entrarono camera da letto lui si butto sul letto di Anna innervosito, lei “vado a fare la doccia” poi cerco di fare alzare la sorellina che era sdraiata nell’adiacente letto. Claudia cerco di opporsi sciaaaf, sciaaaf, due sberle, Claudia smise di opporsi, la sorella grande la fece alzare e la getto sopra Max, guardo la sorellina “taci o ne prendi ancora”.
Quando torno dopo la doccia la sorellina era abbracciata al ragazzo, stavano parlando dolcemente e aveva la mano di lui sul sedere, gli aveva sollevato la sottoveste in flanella senza che la ragazza si opponesse. Anna indicando le mutande della sorella le disse “toglile”. Si corico dall’altro lato del ragazzo, che adesso teneva le mani sui culi nudi di entrambi le sorelle. “Adesso bacialo”, Claudia lo fece, lungamente lentamente con la lingua, Anna aggiunse la sua lingua a quella dei due.
Poi con le mani spinse la sorella verso il cazzo del suo ragazzo e le disse “fallo divertire”, a metà dell’opera aggiunse anche la sua lingua. Claudia venne premiata con lo sperma del ragazzo.
Max dormi abbracciato alle due sorelle, con il pelo delle loro fighe a contatto delle sue cosce.
Il mattino dopo la madre li aspettava a colazione, guardando Max “vuoi punirla tu o ci pensiamo noi”, Max aveva il calcetto “fate voi, ma non segnatela che nel pomeriggio andiamo in piscina”.
Un paio di giorni dopo la cena Gian invitò a pranzo Max e gli spiegò che la situazione per lui era difficile, il Direttore Generale voleva confermare il suo concorrente. Tutte balle a cui Max abboccò. Gli spiego che l’unica sua speranza è che truccasse i risultati commerciali.
Max lo ringrazio a lungo e inizio a maturare una forte sudditanza nei suoi confronti. Sapeva che il suo futuro era le mani di quel puttaniere milanese.
Max venne confermato ed il suo collega no.
Anna usciva con Gian il martedì verso pranzo, quando Max girava per il Veneto, in genere la portava lungo il Ticino e la inculava. Non era tipo di bacini o pompini, gli piaceva il culo di Anna, a chi non piaceva, e se lo prendeva, lo eccitava prenderla bruscamente ed insultarla.
Gian continuo a proteggere quell’incapace di Max a lungo.


Il matrimonio fu tradizionale con la partecipazione di molti prelati e di tutti gli amici, colleghi e familiari della coppia. Tutto fu molto rispettabile, la facciata era salva.
Ma tutti quelli che avevano avuto libero accesso ad Anna sapevano che si apriva finalmente il canale principale. Tutti avevano il pensiero unico di riempirgli la figa.
Nessuno le manco fisicamente di rispetto ma verbalmente molti le fecero sapere le loro intenzioni “mi ritengo invitato a vedere la tua nuova casa” “passerò a bere un caffè” ai più espliciti “non vedo l’ora di riempirti di sperma”.
La tradizione prevedeva che dopo la cena ed i balli i parenti più stretti, una decina in tutto, si radunavano fuori dalla camera da letto aspettando che la madre dello sposo esponesse il lenzuolo sporco di sangue della vergine.
Certo, era una tradizione arcaica che molti non potevano o volevano rispettare, ma per due famiglie tradizionali come quelle dei due ragazzi era essenziale per consacrare quella unione.
Paola assistette alla veloce copula dei due ragazzi, si rese subito che non c’era traccia di sangue. Capita spesso che gli imeni rotti non sanguinino, è un evento del tutto naturale, ma questo Anna non lo sapeva, inizio a piagnucolare, lei già vedeva la sua vita rovinata.
Paola disse al figlio “falla mettere a pancia in giù, cuscino sotto la pancia” una volta posizionata le infilo tre dita in figa ed inizio a muoverle furiosamente per alcuni minuti “niente da fare, questa vacca non sanguina”.
"Spostatevi dal letto", apri la borsetta e prese una boccetta di colore rosso precedentemente preparato e sporco esageratamente di rosso il lenzuolo.
Carla e le altre donne in attesa del lenzuolo capirono il trucco ma applaudirono assieme agli ignari uomini.
scritto il
2024-10-28
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