Anna 8 – Lena la figlia della Modella

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Anna 8 – Lena la figlia della Modella
Il telefono squillo nella tarda mattinata di Olenii, un paesino a 25 Km da Vladivostok, ma Lena non poteva rispondere.
Vide sullo schermo “mamma” ma prima di rispondere dovette aspettare che il suo collega gli venisse in gola, erano già 30 minuti che erano chiusi nello sgabuzzino della mensa dove entrambi lavoravano per pochi rubli da un paio di anni.
Lena la richiamo nel tardo pomeriggio, una volta rientrata nell’appartamento che condivideva con il suo uomo, uno svogliato operaio metalmeccanica senza futuro.
L’uomo era appisolato sul divano, pieno di vodka come al solito, per non farlo diventare cattivo, si chiuse nel bagno per chiamare la madre.
“Ti ho trovato un lavoro in Italia grazie ad un caro amico, ti invio il biglietto aereo, ti aspetto al più presto”, Lena pianse dalla gioia, aspettava quella telefonata da anni.
Non disse nulla al suo uomo e neppure sul lavoro, prese un taxi andò all’aeroporto di Vladivostok.
Siberian Air fino a Mosca, Aeroflot fino a Roma. Una volta arrivata a Roma qualcuno sarebbe andata a prenderla per portarla in macchina fino a Brescia. Queste erano le indicazioni ricevute sull’email.
A Fiumicino vide il suo nome, Lena Petrovna, sul foglio tenuto in mano da un anziano signore.
Lei parlava solo russo, lui solo italiano, gli fece cenno di seguirlo e lei lo fece, l’uomo l’aiutò con la piccola e leggera valigia.
La fece sedere sul retro del bel Mercedes, aveva fatto i conti Roma Brescia erano almeno sei ore di guida, non era mai uscita dalla Russi, voleva godersi il panorama. L’uomo gentilmente gli offri una bottiglietta d’acqua, lei bevve e si addormentò profondamente.
Si risveglio in una stanza senza finestre, una luce fioca arrivava dal corridoio.
Era in mutande e reggiseno, la stanza era fredda anche per una siberiana come lei.
La tennero parecchie ore sola al buio, senza cibo ed acqua. Pianse molto, pensò a tutte le peggiori opzioni, snuff movie, commercio d’organi, prostituzione.
Quando iniziava a pensare di essere destinata a morire di fame e sete, finalmente si spalancò la porta ed entrarono delle persone, due uomini e una donna. Buttarono a terra del pane e due bottigliette di plastica.
Non le dissero nulla, non parlarono mai, i due uomini la tennero ferma, la donna la frusto con un frustino da cavalli. Schiena, sedere, cosce seno e figa. Duro un’oretta buona.
Prima di andare via la donna si fece leccare le mani ed i piedi.
Questa procedura fu ripetuta tutti i giorni, per una settimana. Non ne poteva più, non capiva il perché, non sopportava più il silenzio.
L’ottavo giorno entro nella sua stanza un nuovo uomo accompagnato dalla solita donna. L’uomo era Tazio Turini, il caro amico di sua madre, l’ORCO della crociera.
La donna era Ksenia, una Kazaka di etnia russa, era al servizio di Tazio da quando era stata scoperta prostituirsi a Roma senza la sua protezione.
Ksenia inizio a parlarle in russo con forte accento kazako, fu chiara e diretta “lui è il sig. Turini, lo devi sempre chiamare padrone e dargli del lei. Tua madre ti ha venduta per i prossimi sette anni. Quando compirai 26 anni sarai libera”.
“In questi sette anni dovrai imparare l’italiano ed obbedire ad ogni cosa il tuo padrone ti dica, ti verranno affidati tutors che ti insegneranno come comportarti, come vestirti, cosa dire e cosa pensare” fece una breve pausa e poi ricomincio a parlare, “se non obbedisci verrai punita, se provi a scappare verrai ripresa e punita” poi con ancora più determinazione “se poi riuscissi a scappare, tua madre e tua nonna ne pagheranno le conseguenze”.
“Adesso inginocchiati e lecca i piedi al tuo nuovo padrone”
Lena, senza esitazioni ne lacrime si mise in ginocchio ed iniziò a leccare accuratamente i piedi dell’ORCO. Questi la osservo a lungo. Ancora meglio che nelle foto, occhi azzurri, bocca carnosa, lunghi capelli biondi, sguardo da bambina innocente, magra, sedere alto, peccato per le tette, troppo piccole, inutili. L’ORCO decise che a breve le avrebbe fatto fare un intervento di chirurgia plastico, una terza sarebbe stato perfetto su quel corpo, una quarta forse eccessiva.
Non sapeva se essere più felice per i soldi che le avrebbe fatto guadagnare o gli sfizi che si sarebbe tolto.
Quello stesso pomeriggio Lena fu accompagnata dalla kazaka in un appartamento del litorale romano, era una zona turistica ma essendo autunno c’era poca gente. Lei non aveva nessuna idea di dove si trovasse.
Gli spiego che sarebbe stata la sua casa per i prossimi sei mesi, il periodo di addestramento. La prima settimana sarebbe stata esclusivamente proprietà del padrone, avrebbe passato con lei tutte le notti. Doveva farsi trovare pronta, elegante disponibile e con un clistere già fatto.
Dopo aver fatto divertire il padrone, le sarebbero stati presentati i vari tutors.
La kazaka accompagnò Lena a fare acquisti, le compro vestiti ed alimenti, le mostro la zona e gli ribadì che poteva brevemente uscire di casa, ma all’infuori del padrone e dei tutors non doveva parlare con nessuno.
Poi nonostante gli ordini del padrone che non voleva che nessuno la toccasse prima di lui, la denudo sbrigativamente la mise in ginocchio, mani dietro la nuca e schiena dritta e la frusto sulle tette.
La fece poi piegare sulle sue gambe e la sculaccio come una bambina impertinente.
Prima di lasciarla si fece poi leccare, dopo un paio di orgasmi la lascio. Lena aveva spompinato tanti uomini ma questa era la sua prima figa, in Siberia erano gli uomini che bisognava tenersi buoni.
La strategia nella sua testa era semplice è chiara, la nonna gli aveva insegnato che “per non doverlo succhiare a tutti devi succhiarlo a quello giusto” e per lei, era chiaro, che quello giusto era l’ORCO.
Aveva sette notti per rendersi indispensabile, se fosse finita nelle mani dei tutors non ci sarebbe stata via di ritorno.
In quelle sette notti diede il meglio di sé, aspettava l’arrivo dell’uomo in ginocchio, con i suoi occhioni azzurri e lo sguardo da cerbiatta impaurita, miagolò e fece le fusa, si offri a lui in tutti i modi, instancabile e sottomessa, la sua lingua lecco ogni centimetro del corpo di quel gigante, non si fermava nemmeno quando l’orco dormiva.
L’ORCO capitolò, si tenne stretta Lena per i successivi sette anni
Non fu facile per Lena ma sicuramente essere la compagna del capo le fece dare molte più frustate di quante ne dovette ricevere, essere leccata molto più spesso di quanto dovette leccare.
All’ORCO piaceva condividere con amici e sottoposti, pertanto la sua figa ed il suo bel culo siberiano ricevettero parecchie visite extra-familiari. Ma nessuno esagero veramente con lei, il timore di quegli uomini per l’ORCO era sempre presente.
La visita della madre fu per lei era sempre il suo giorno preferito del mese.
L’ORCO le aveva concesso il via libera e lei si sfogo per essere stata venduta e prima ancora abbandonata.
La madre si abituò a bere la piscia della figlia, della sua amica kazaka e del bodyguard marocchino di Lena. Oltre ad essere offerta sessualmente ad amici e collaboratori, fu soventemente frustata ed umiliata pubblicamente, obbligata ad indossare abbigliamenti indecenti ed a sodisfare tutti gli sconosciuti maiali che involontariamente eccitava.
scritto il
2024-10-23
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