Anna 1 – La famiglia

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Anna 1 – La famiglia

Mi presento, sono Anna una studentessa di una scuola per segretarie d’azienda della bassa lombarda. La mia famiglia era composta da papà Piero, mamma Carla e la mia sorellina Claudia, due anni più giovane di me. Mio zio, don Luciano, fratello di mia madre Carla viveva al piano terra della villetta su due piani della nostra famiglia. In pratica pur dividendo la stessa casa ognuno aveva il proprio ingresso indipendente. Certo era che ogni rumore venisse fatto al nostro piano era sentito dallo zio al piano sotto. La presenza ed il controllo dello zio prete era una costante per la nostra famiglia.
Don Luciano veniva a mangiare da noi regolarmente, si faceva lavare i panni e la casa da sua sorella Carla, nella sua famiglia come nella nostra è consuetudine che i lavori da donne siano fatti dalle donne. Don Luciano trattava da sempre la sorella come una sua serva e questa abituata fin da piccola subiva le prepotenze del fratello, ancora più da quando questa superiorità era stata sancita dall’avere preso l’abito talare.
Una superiorità che Piero doveva subire in silenzio visto che le spese familiari erano in grande maggioranza finanziate dalle entrate del prete.
Piero era uno squattrinato agente di commercio che sprecava principalmente il suo tempo a giocare d’azzardo, ubriacarsi e fare lo stupido con le bariste. Non era un grosso problema che don Luciano spadroneggiasse in casa sua.
Le regole non scritte di casa nostra erano semplici: gli uomini facevano quello che volevano, le donne obbedivano. Don Luciano e papa papà Piero avevano trovato tra loro un equilibrio e riuscivano entrambi a togliersi le loro voglie. Mia madre Carla soggiaceva ai doveri coniugali, non negando nulla al marito, ed ai doveri con il fratello che erano del tutto simili a quelli dovuti al marito. Io e mia sorella eravamo l’ultima ruota del carro, vittime delle perversioni dei due capi famiglia e di mia madre che sfogava la sua sudditanza ai due uomini nei nostri confronti.
Formalmente per l’ambiente esterno l’immagine che dovevamo dare della nostra famiglia era di gente per bene, timorati di Dio. La reputazione era tutto. E questa reputazione dipendeva tanto dalla serietà delle femmine della famiglia “ragazze di buona famiglia, da sposare”.
Ogni nostra movimento, decisione aera vagliata da un adulto, eravamo sempre sotto esame. Una delle cose più imbarazzanti a cui venivamo sottoposte io e Claudia era la verifica domenicale dell’imene, forte della sua autorità religiosa lo zio pretendeva di essere lui il verificatore. La castità prima del matrimonio era radicata nelle convinzioni mia e di mia sorella, perderla significava essere scorticate vive a forza di frustate.
Oltre che per la solita verifica quella domenica sarebbe stata una giornata particolarmente impegnativa per me. In settimana avevo preso una grave insufficienza in Matematica ed avevo risposto male a mia madre che sadicamente, come al solito, lo aveva riportato a mio padre.
Dopo la messa della domenica mattina ci siamo trovati a pranzo, tutti quanti a casa nostra.
“Piero, ti ricordi che devi punire quella stupida di tua figlia Anna ....” disse Carla dopo il caffe
“si, si Carla me lo hai già detto tre volte oggi, ma ho poco tempo, mi occuperà solo dell’insufficienza, per la mancanza di rispetto vuole occuparsene lei don Luciano ?“
“certamente caro, quando hai finito mandamela giù nel mio appartamento, così faccio le cose con calma, magari mandami giù anche la piccola Claudia” “si impara molto dagli errori delle sorelle grandi” questa era la solita frase che usava per averle entrambe a disposizione.
Mi si prospettava un pomeriggio lungo e doloroso.
Dopo il caffè mio padre mi portò nello studio tenendomi per un orecchio, mi diede subito due sberle in faccia, tanto per scaldarsi le mani, gli piaceva così.
Mi fece alzare la gonna, tutte le femmine di casa dovevano portare sempre e solo la gonna, dopo essersi seduto comodamente sulla sua poltrona inizio ad impartirmi la solita dose di sculacciate, un centinaio a mani nude, violente e rapide, intervallate da brevi pause quando cambiava canale della TV.
Si eccitava a sentirmi piagnucolare e vedere il mio sedere rosso e la mia figa vergine esposte alle sue mani.
Terminato il mio supplizio, mi fece mettere faccia al muro, chiamo mia madre, e la inculo brutalmente fino a venire nel suo sfintere. Lo sperma colo dal suo culo a terra ed io come al solito venni invitata a pulire tutto, leccare la figa di mia madre e bere lo sperma di mio padre a terra. Era da parecchio che mi educavano in questo modo.
Terminato la prima parte della punizione non mi restava altro che andare al piano sotto dallo zio, cosa che temevo molto di più rispetto alle punizioni impartitami da mio padre.
Sapevo già che sarebbe stato un pomeriggio lungo ed il fato di essere accompagnata dalla mia sorellina amplificava questo mio timore.
Don luciano era molto più sadico rispetto a mio padre, non si accontentava di farmi male e per poi svuotarsi le palle con mia madre, cosa che faceva quasi tutti i giorni, lui mi voleva vedere sottomessa.
Come tutte le domeniche verifico con accuratezza i nostri imeni. Era sempre lento, sapeva di avere tutto il tempo che voleva.
Ci fece sedere sulla sua scrivania, togliere le mutandine ed aprire le gambe “fino a sentire male”.
Tasto delicatamente per lunghi minuti. Prima di permetterci di rialzare le mutandine si fece leccare le dita da Claudia, che essendo più giovane, era nella sua logica un ulteriore gradino più basso rispetto al mio.
Inizio poi la punizione vera e propria, avendo a disposizione tutto il tardo pomeriggio come immaginavo non me la sarei cavata con meno di due sborrate in gola, e così fu.
Aveva le mani molto più leggere di mio padre, ma era instancabile, cercavo sempre di resistere, non volevo dargli soddisfazione, ma dopo un po' cedevo ed iniziavo a piangere ed a pregarlo di smettere,
Dopo avermi scaldato il sedere per bene si sedette sul divano e ci posiziono entrambe in ginocchio ai suoi piedi, spalla a spalla.
Io dovetti succhiargli l’uccello per lunghi minuti fino a farmi venire in bocca, mia sorella nel frattempo si occupò dei suoi piedi, azione che riteneva essere molto educativo per le giovani ragazze.
Dopo la prima eiaculazione segui una seconda dose di sculacciate ed un secondo pompino. Mia sorella, quell’anno era ancora troppo giovane per altro, si limitò a stare in ginocchio faccia a terra e leccare.
Prima di rimandarci su, mi disse di dire a mia madre di scendere dopo cena che aveva bisogno di parlarle. Mia madre, con il solito tacito consenso di mio padre, scese come richiesto da suo fratello. La cosa non fu rapida. Lo zio aveva invitato un vecchio amico, don Franco, si divertirono entrambi a lungo con mia madre.
Don Franco era l’amico migliore di mio zio, il loro rapporto era speciale. Si divertivano molto a raccontarsi le confessioni delle parrocchiane, cercando e spesso riuscendo, a trovare possibilità di ricatto sessuale alle giovani e meno giovani spose che nel segreto confessionale avevano chiesto perdono per essere state infedeli ai loro mariti, o che semplicemente avevano speso soldi senza il loro permesso.
La mia settimana prosegui poi come al solito: scuola, studio, pulizie di casa intervallate da brevi pause in cui mia madre a turno si faceva leccare la figa da me o Claudia, spesso durante la visione delle sue telenovelas preferite. Evidentemente la visione di quei giovani attori la eccitava più del dovere soddisfare il grasso fratello prete o il poco dotato marito.
Dopo cena poi le redini del comando tornavano in mano agli uomini di famiglia, mio padre e mio zio riunivano davanti al televisore tutta la famiglia e li spesso io e mia sorella dovevano stare in braccio ai due uomini che ci mettevano le mani sotto i vestiti, anche solo come passatempo.
Se poi le serate si scaldavano, io o mia madre venivamo portate nello studio adiacente a svuotargli le palle.
Nel silenzio della nostra stanza condivisa io e mia sorella spesso discutevamo sui metodi educativi familiari. Claudia riteneva il papa “il meno peggio di tutti”, violento ma sbrigativo, poco fantasioso. Lo zio invece gli faceva più paura, aveva una mano potente ma era molto più fantasioso e sadico, ogni volta si inventava qualcosa di diverso, instancabile poi nel metterci le mani addosso durante le cene, davanti la TV, mentre lavoravamo in casa o mentre facevamo i compiti. Sempre e ovunque ne avesse voglia.
Io dissentivo, per me era insopportabile ingoiare lo sperma di papa, questa era molto più abbondante ed acida di quella dello zio. Ma lei questo sistema educativo, non l’aveva ancora sperimentato nonostante la mamma insisteva con i due uomini che “non è mai troppo presto per questa scema”, a breve sicuramente avrebbe avuto anche lei la sua opinione sulla diversa qualità dei due spermi.
Quello che ci vedeva concordare era il ritenere la mamma la peggiore educatrice di tutte.
Era quella che ci aveva più ore sottomano ed era instancabile e decisamente cattiva. In coppia o singolarmente ci picchiava ed umiliava per un nonnulla o semplicemente perché “ho deciso così”. Le lunghe ore passate a leccargli la figa, spesso a due lingue “zitte e a cuccia troiette”, durante quelle maledette telenovelas erano molto più estenuanti dei pompini fatti ai due maschi.

scritto il
2024-10-24
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