Storia di un rapporto platonico - 1

di
genere
gay

Quella notte eravamo insieme in un grande e accogliente appartamento. Avevo la necessità di usare il bagno e, guidato dal mio inconscio e dal mio istinto più primordiale, lasciai la porta socchiusa. Volevo che mi spiasse di nascosto durante la pisciata liberatoria, volevo sentirmi i suoi occhi addosso senza che io potessi incrociare il suo sguardo. La cosa mi eccitava al punto da rendere il mio membro turgido, non ancora duro ma sufficientemente grande e grosso da far capire che fossi eccitato in quella situazione.
Le norme igieniche (ma anche la semplice educazione) richiedono a questo punto di lavare le mani. Stavo facendo proprio questo quando, riflessa nello specchio, vidi la porta del bagno alle mie spalle aprirsi lentamente.
Il mio cuore batteva all'impazzata e, man mano che il sipario dietro di me si apriva, avevo la possibilità di vederlo. Era proprio lui, coperto solo dai suoi boxer color azzurro e grigio, e mi fissava e scrutava in ogni mio movimento e in ogni mio respiro.
I nostri occhi si incrociavano attraverso lo specchio, come se i due corpi non fossero nella stessa stanza ma uno nella mente dell'altro. Non passò molto tempo perché questa sensazione sparisse.
Camminava verso di me, in totale silenzio, raggiungendomi al lavabo e poggiando il suo corpo, quasi completamente nudo, sul mio, ancora vestito.
Sentivo le sue mani fresche dentro la mia maglietta, avvertivo un brivido lungo la schiena, capivo le sue intenzioni. Le nostre "armi" dovevano essere pari e quella corazza di indumenti che mi ricopriva e proteggeva era decisamente di troppo. Ero completamente sottomesso al suo volere e lasciai che fosse lui a denudarmi.
Via la t-shirt, via i jeans. Adesso eravamo pari, lui nei suoi boxer azzurri e grigi, io nei miei slip neri.
, mi diceva.
Obbediente, non lo feci aspettare e mi voltai verso di lui. Eravamo a così stretto contatto che il mio sedere era schiacciato sul piano in marmo del lavabo.
I nostri cazzi si toccavano, non più solo turgidi ma eretti e svettanti, vogliosi di essere liberati e di sentirsi soddisfatti e appagati.
Ero in estasi, le sue grandi dita stimolavano i miei capezzoli e io accarezzavo le sue braccia.
Adoro le sue braccia e le sue mani più grandi delle mie, le braccia e le mani di un maschio che tocca la sua preda.
Volevo baciarlo, mi fissava e sentivo chiaramente quello sguardo dirmi "baciami, adesso". Mi avvicinai ma con un sorrisetto beffardo allontanò il suo viso dal mio.
Che stronzo bastardo.
Quanto ero eccitato!
Lo vedevo arretrare di un paio di passi e successe quello che da tempo speravo. Di fronte a me abbassò i suoi boxer permettendo al suo cazzo di liberarsi da quella prigione di cotone. Avevo avuto modo di immaginarlo in diverse occasioni, sotto pantaloni particolarmente aderenti o costumi bagnati in spiaggia, ma non mi era mai capitato di poterlo osservare così, fino a quel momento.
Un cazzo lungo sui 20 cm, in totale erezione e leggermente deviante verso destra. Ricoperto da un folto cespuglio di peli castano chiaro, quasi come se fosse una parrucca.
.
L'ordine fu recepito, ero inginocchiato, un suddito pronto ad obbedire di fronte al suo Re.
Guidava il suo cazzo sulla mia faccia, disegnava linee verticali dalla fronte al mento e linee orizzontali da una guancia all'altra. Era una benedizione, aspettavo solo che la sua densa acqua benedetta andasse a ripulirmi dai miei peccati.
Il suo odore mi inebriava, odore muschiato, un accenno di sudore.
Fui io a prendere l'iniziativa. Lo ingoiai con voracità, leccando la cappella viola e saporita e la lunga asta, accarezzando le palle origine della sua mascolinità.
Lo osservavo dal basso e vedevo che i suoi occhi erano rivolti verso lo specchio. Guardava se stesso, guardava la mia nuca fare avanti e dietro per dargli piacere, per soddisfare il padrone. Le sue mani stringevano i miei capelli per dare un ritmo al movimento, oppure per assecondare il mio.
.
Era al culmine, discostandosi poteva vedere il mio viso supplichevole, bocca socchiusa e sguardo esitante.
Bastarono due colpi di mano perché eruttasse una tale quantità di sperma da raggiungere il mio viso.
La fronte, il naso, le labbra erano ricoperte di crema bianca, lui emetteva versi di piacere, io mi leccavo, come un cane che si pulisce il muso dopo aver mangiato.
Venni anche io, copiosamente, con ancora addosso i miei slip neri e senza toccarmi minimamente.


.
Guardo l'orologio, segna le 03.48, è notte fonda e devo alzarmi per andare in bagno, questa volta da solo e per pulirmi. Ormai, da qualche tempo, mi succede spesso di fare questo sogno. Quel gran porco è diventato il padrone dei miei pensieri e dei miei sogni, chissà se anche lui mi pensa, ogni tanto.
Sarà meglio smettere con queste immaginazioni, ora devo andare a lavarmi.
Ma tranquilli, conoscerete la mia storia, anzi, la NOSTRA storia.
A presto...


di
scritto il
2023-04-11
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