Una “vacanza”
di
boh manco dovrei essere qui
genere
dominazione
Era il 26 settembre e al contempo il mio quarto anno di liceo. La scuola era iniziata da poco, ma quelle due settimane erano passate come due mesi. Non riuscivo più a reggere lo stress.
Quella stessa mattinata Mattia, il mio ragazzo, il quale frequentava la mia stessa scuola ma con un anno di differenza, decise di farmi una sorpresa. Frequentava il quinto anno e aveva già la patente, pertanto fuori scuola se ne uscì con la frase “andiamo per due giorni a Roma!”.
Non ci credevo: quelle due settimane sarebbero per me state ottime.
Gli dissi: “certo, dammi solo il tempo di chiamare mamma per dirle tutto”.
Lui mi fermò: “Tranquilla, nono, guarda che già le ho detto tutto io, ora è impegnata chiamiamola dopo”. Sembrava agitato, ma pensai fosse per l’emozione e allora decisi di spegnere il telefono dandogli una volta giunti in macchina un limone per ben tre minuti, fino a quando Mattia non disse di mantenerci per dopo.
Non capivo, ma decisi di lasciar perdere.
Il tragitto fu eterno: era sera quando decise di fermarsi in una strada stretta e buia. Non capivo, ero stordita.
Volevo prendere il telefono, ma vidi Mattia molto tranquillo, quasi persuasivo.
“Mattia, ma mi dici che sta succedendo? E Roma?”
“Sei molto bella oggi”, rispose lui.
Indossavo una camicia rosa e dei pantaloni di jeans, molto casual data la sorpresa. “Questa camicia ti dona ma…”
E iniziò a sbottonarmela.
Cercai in qualche modo di aprire lo sportello, ma lui mi fermò e mise il blocco. Con la mano sinistra decise di bloccarmi entrambe le mani, con la destra di sbottonare.
Non volevo che mi scopasse, ma tutto d’un fiato mi sbottonò i pantaloni mentre mi lamentavo. Abbassò il sedile e, guardando le mie gambe così strette, disse “o apri tu, o le apro io.”
Non avevo intenzione; ma col pollice iniziò piano piano a toccarmi il clitoride, facendomi stordire. Nel mentre baciava la coscia; ciò mi fece perdere i sensi e non appena lasciai l’apertura più “ampia” iniziò a leccare, facendomi perdere tutta.
Ero entrata in un altro mondo: leccava facendo movimenti circolari e sapeva farlo bene. Con le dita invece premeva.
Era un continuo alternarsi di succhiotti tra seno e collo e leccate. Fino a quando non sono finita in un orgasmo profondo, venendogli in faccia, completamente.
“Già sei venuta? Ancora non hai visto niente” aggiunge infine. “Se vieni con una persona non immagino con tre”
“Cosa intendi?” Non capivo nulla. Ma mi stava portando da qualche parte. Dappertutto, tranne a Roma…
Quella stessa mattinata Mattia, il mio ragazzo, il quale frequentava la mia stessa scuola ma con un anno di differenza, decise di farmi una sorpresa. Frequentava il quinto anno e aveva già la patente, pertanto fuori scuola se ne uscì con la frase “andiamo per due giorni a Roma!”.
Non ci credevo: quelle due settimane sarebbero per me state ottime.
Gli dissi: “certo, dammi solo il tempo di chiamare mamma per dirle tutto”.
Lui mi fermò: “Tranquilla, nono, guarda che già le ho detto tutto io, ora è impegnata chiamiamola dopo”. Sembrava agitato, ma pensai fosse per l’emozione e allora decisi di spegnere il telefono dandogli una volta giunti in macchina un limone per ben tre minuti, fino a quando Mattia non disse di mantenerci per dopo.
Non capivo, ma decisi di lasciar perdere.
Il tragitto fu eterno: era sera quando decise di fermarsi in una strada stretta e buia. Non capivo, ero stordita.
Volevo prendere il telefono, ma vidi Mattia molto tranquillo, quasi persuasivo.
“Mattia, ma mi dici che sta succedendo? E Roma?”
“Sei molto bella oggi”, rispose lui.
Indossavo una camicia rosa e dei pantaloni di jeans, molto casual data la sorpresa. “Questa camicia ti dona ma…”
E iniziò a sbottonarmela.
Cercai in qualche modo di aprire lo sportello, ma lui mi fermò e mise il blocco. Con la mano sinistra decise di bloccarmi entrambe le mani, con la destra di sbottonare.
Non volevo che mi scopasse, ma tutto d’un fiato mi sbottonò i pantaloni mentre mi lamentavo. Abbassò il sedile e, guardando le mie gambe così strette, disse “o apri tu, o le apro io.”
Non avevo intenzione; ma col pollice iniziò piano piano a toccarmi il clitoride, facendomi stordire. Nel mentre baciava la coscia; ciò mi fece perdere i sensi e non appena lasciai l’apertura più “ampia” iniziò a leccare, facendomi perdere tutta.
Ero entrata in un altro mondo: leccava facendo movimenti circolari e sapeva farlo bene. Con le dita invece premeva.
Era un continuo alternarsi di succhiotti tra seno e collo e leccate. Fino a quando non sono finita in un orgasmo profondo, venendogli in faccia, completamente.
“Già sei venuta? Ancora non hai visto niente” aggiunge infine. “Se vieni con una persona non immagino con tre”
“Cosa intendi?” Non capivo nulla. Ma mi stava portando da qualche parte. Dappertutto, tranne a Roma…
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