Voglia di peccare
di
Alfa1995
genere
incesti
Ho confessato i miei assilli, i miei patemi, le mie paura, di quella vergogna, lentamente, trasformatasi in inconfessabili emozioni.
So che la mente umana è foriera di alternative diverse rispetto a riflessioni ipotizzate. Ma ipotizzare ciò che può essere assurdo mi spinge a cercare certezze su ciò che, oggi, voglio sia il mio domani….
La mia casa da tempo vuota, sola con i miei momenti di sconforto diventati ormai costanti, nessuno a darmi gioia. In camera sua tutto è sceso in una diventata statica continuità, nessun indumento a terra, niente da sistemare, tutto in ordine, il buio imperare, il silenzio avvolgermi.
Ore, giorni, settimane, mesi lenti nel trascorrere, ed al vuoto del mio tempo, i pensieri tornare.
Sul suo letto, con tra le mani quella sua lettera di un lontano San Valentino fattami trovare nel cassetto dei miei intimi.
In quel suo scritto la sua prima confessione permeata da un sentimento di amore diverso. Ancora oggi vivo quel mio turbamento di allora. Sconvolgermi l’innocente sua dichiarazione, ma dover ammettere di aver gradito quelle parole accompagnare un azzardato regalo.
La mia mite reazione del dopo, glissare al suo impossibile offrirsi e, al dovuto dissenso, non opporre la giusta determinazione.
Al crescere del suo diventato sfacciato fare, cercare la ragione di quel suo mutare un diverso sentimento. Non mi è stato difficile collocarlo a quella notte dove, mio malgrado, ha scoperto che una madre è anche femmina e, nel mio esserlo, sapere cosa, e come pretendere il godere.
Il buio favorire il mio incrociare i suoi occhi, inizialmente inibirmi, ma il piacere sopraffare la vergogna, e scoprire l’eccitazione accentuarsi nel condividere il suo piacere al mio. Si ho goduto nello stesso istante in cui il suo silenzio gli esplodeva tra le mani.
È da lì suo cambiamento. Per giorni ho finto che nulla fosse accaduto, ma crescere il bisogno di sapere come fosse cambiato il suo rapporto con me. Seguire così atteggiamenti, inizialmente, puerili, lentamente superare i limiti della decenza, diventare sfrontati, rendermi così tangibile il crescere di un assurdo desiderio.
Percepirlo chiaro ma non reagire ad una realtà diventare sempre più pericolosa.
La paura di sbagliare inibirmi, la vergogna bloccarmi, impormi una fredda pazienza, giustificarlo con forte la speranza che il trascorrere del tempo lenisse quel suo desiderio.
Così far prevalere l’istinto di mamma, ma combattere contro un travaglio interiore, difficile oppormi a pensieri che mi stavano attanagliando.
Ed il tempo passare.
A quelle sue fasi acute seguire lunghi periodi di stasi, atteggiamenti distaccati, permeati da un puro sentimento d’affetto, darmi serenità.
Consapevole che una madre pretende rispetto, così nel suo fare l’impressione di non poter pretendere l’oltre.
Non è stato così!
Al contrapporsi al suo fare il diradarsi di quelle miei intime trasgressive notti, ed il sentirmi apprezzata, e adulata, far crescere l’emozione di essere desiderata.
Quel travaglio che, per un lungo tempo, è rimbalzato tra l’essergli amorevole, e presente, madre, lasciarmi riscoprirmi l’essere femmina ancora capace di suscitare provocanti sensazioni.
Cominciare così una battaglia tra mantenere il mio essere o abbandonarmi al mio volere.
Rivivo ora il crescere di quelle mie sensazioni, subendo forte la sua assenza.
Lunghi minuti trascorrere, le dita scorrere sul mio telefonino, il ricordo cercare qualcosa.
Forse sbagliato il mio voler scoprire, accertarmi, ed in quel mio preteso selfie avere prime certezze, assurde conferme.
Imporgli il suo stare alle mie spalle, accostarmi a lui, solo pochi secondi per sentire duro un potente cazzo spingere tra morbide chiappe.
Dio lo stesso fremito di anni fa!
Iniziare poi una lunga lotta tra il razionale e l’impossibile. Subentrare la certezza che nel suo eccitato dopo, trovare il solitario piacere a me dedicato. Non solo l’ho immaginato ne ho avuto la diretta, morbosa conferma, scoprendo nelle sue erotiche fantasie, il sussurrare del mio nome, invocare il mio essere, pretendere il mio corpo.
Inerme ho seguito la potenza del suo godere sfacciato davanti a me. Non reagire a possenti schizzi, non fare, e non dire, niente. Assalirmi, consapevole, i dubbi che quei suoi provocatori atteggiamenti stessero trasformato le mie iniziali paure in pericolose emozioni.
Chiedermi del perché del mio inerme subire. Una sola risposta: stava entrando nei miei pensieri. Inizialmente preoccupata, forse anche spaventata ma, lentamente subire un piacevole intrigarmi.
Sola con i miei ricordi, spontaneo sdraiarmi sul suo letto, guardarmi allo specchio con quel suo sexy completo che, non so perché, ma oggi ho voluto indossare. Deciso il contrasto tra il blu notte del reggiseno ed il nero del perizoma su di una pelle chiara che, a delicati tocchi, sento vellutata e calda.
Scuotermi e soffermarmi a pensieri: si è mai chiesto perché non l’ho mai raggelato con lo sguardo; del perché non l’ho ha mai redarguito; perché non ho reagito al suo, perverso fare; perché non ho affrontato l’argomento, certamente difficile, censurando le sue provocazioni. Al contrario offrirgli più di un occasione per osare di più, ma non essere stato capace di percepirlo. Non ha saputo interpretare l’espressione del mio viso, del mio volere subire, dei miei forti tremori.
Quel mio non oppormi avrebbe dovuto dargli le più giuste conferme, se solo si fosse spinto oltre.
Riconosco che ha fatto tanto come, dover prendere atto, che ha concluso poco!
Adesso ammetto mi mancano le nostre sere sul divano, le sue delicate attenzione ai miei bisogni di conforto, le sue parole sussurrate, quegli abbracci, le innocenti carezze diventare delicati tocchi e favorire sfacciate erezioni, segno tangibile di una voglia di oltrepassare il lecito. Provocazioni, morbose, perverse, sfacciatamente eccitanti.
Sento i capezzoli sfidarmi ad un piacevole, intrigante, dolore.
La ragione dovrebbe impedirmelo ma il corpo ora pretende. Non sapere perché ma cercare quelle sue foto mai cancellato. Come allora ammirare quel suo duro cazzo avvolto da una mia rossa culotte. Ricordo il mio sentirmi offesa, dura la mia reazione ma debole il mio dopo. Sola poi cercare in camera sua quel mio intimo, voler respirare la sua essenza di maschio, inebriarmi del suo piacere, godere del mio.
Dubbi assalirmi, per come mi hanno assillata per un lungo tempo. Chiedermi cosa lo attizza di me, come immagina mi piacerebbe arrivare al piacere, in che modo coinvolgermi, rifiutare la risposte.
Così non oppormi al suo sfacciato cercarmi, non fare nulla per impedirgli di trasmettermi i suoi intensi tremori al contrario, nel tempo, cercarli, volere quella sua verga pulsare sempre più dura tra le mie chiappe.
La sua forte fragranza di maschio ora avvolgermi, scossa sento forte salire la voglia di uomo. Non paura, e nemmeno vergogna, bensì una pericolosa sensazione diventare, in poco, incontrollabile. Guardo la sua eccitazione per come la mia adesso mi priva di ogni razionale fare. Sola cancello ogni mio pudore. Accarezzo una sensibile pelle al crescere della eccitazione. Le mani risalgono, lentissime, sino al tonico seno, stringo con forza entrambe le mammelle, tremo a capezzoli infuocati. Frenetiche le dita li stringono con forza, mi mancano intriganti dita a pizzicarli.
Come desidero una impetuosa lingua succhiare, ora, il nettare di cui sono pervasi.
Non controllo più mani vogliose scivolare sul corpo, perdersi tra le gambe, sostare tra le cosce, accarezzarmi. Impazzita le divarico, dita sfacciate oltrepassano il bordo del minuto perizoma, sfiorano umide labbra, si infilano nell’oscuro piacere di cui è ormai succube il mio corpo, raccolgono primi caldi segnali di una emozione che velocemente cresce. Il calore le pervade, ed è intenso il profumo del mio essere femmina.
Le dita mi danno piacere ma non mi saziano, cerco qualcosa che possa trasformarsi in un duro fallo e possedermi. Non trovo nulla!
Chiudo gli occhi, rivedo quel suo palo di carne dura, mi è accanto seguo quella mano che lo ha fatto tremare schizzando davanti a me, mmmmhhhh……
La mano sempre più forte si muove, le dita veloci tra l’interno delle cosce cercano il punto più alto della mia sensibilità di femmina, affondano il più possibile dentro di me quasi a voler simulare la potenza di quella verga …..sssssiiiiiiiii …..
Ascolto il mio respiro, è intenso, l’eccitazione è assoluta padrona del mio corpo…. aaaaaahhhhh…gemo del mio piacere.
Dio come mi sarebbe piaciuto quel suo caldo seme sul corpo…. SSSSIIIIiiiiiiiiiii……..Libero la mia eccitazione, urlo il mio desiderio, strozzando tra le labbra il suo nome.
Lunghi minuti con il respiro corto, il corpo sconvolto, i pensieri stentare a tornare alla mia solitaria realtà, incidere sulle mie paure, opporsi ai miei dilemmi. Chiedermi come posso trasformare, fantasie, desideri, in voglia di peccare. Tutte condizioni che mi confondono sino al punto di interrogarmi se avesse sconfitto le mie resistenze, spingendosi oltre il lecito, avrei ceduto?
Darmi la risposta: sarebbe bastato che al palpitare del duro cazzo tra le mie chiappe avesse unito la forza del suo essere maschio. Nelle sue provocazioni, stringermi forte, spingermi sul tavolo della cucina, allargarmi le gambe, e con la rossa cappella tra intime labbra far prevalere la vogliosa femmina e scoprire il mio saper essere troia.
Sconvolta da una rabbia interiore dover ammettere che solo avesse manifestato quel segnale, quelle sue sofferenze si sarebbero trasformate, diventando un condiviso piacere. Perché non lo ha fatto?
Avrei fatto allora ciò che desidero, con il corpo, fare ora.
Ammetto che sono stata più volte sul punto di cedere ma sempre l’istinto di mamma prevalere e fermarmi.
Spontaneo ora chiedermi se ancora oggi mi sogna. Se essere andato via da casa ha cancellato quel suo perverso desiderio. Se nei suoi pensieri c’è ancora spazio per dedicarmi le sue fantasie.
Non ho la risposta, ne certezza, ma ne voglio il riscontro. Sfidare quella realtà che non sono più capace di rifiutare. Se provasse ancora può essere possibile oggi il mio cedere.
È continuo il mio pensare a cose perverse. La mente tornare a quel nostro ultimo lungo ballo, nel suo giorno di una nuova vita. Cercarlo io, volere quel duro cazzo tra le gambe, sensuale stringermi a lui, lasciarlo crescere, offrirmi disponibile agli intensi suoi tremori, al perverso pretendere il suo godere. Tenere nascosto il mio gioire nell’averlo fatto!
So solo che ora mi manca, e tanto.
Lo voglio accanto, desidero ascoltare la sua sussurrata voce, abbandonarmi ai tocchi delle sue dita, percepire il suo respiro crescere e spezzarsi sul collo, le labbra sfiorare le mie, l’espressione degli occhi rendere tangibile il suo altissimo volermi sbattere.
Giorno dopo giorno prendo atto che mie dita non mi bastano più, ed il mio uomo sempre più assente.
Le mie intime carezze invece di lenire il mio stato, accrescono il mio desiderio, e con esso sempre più pressante è la voglia di quel qualcosa che mi dia il vero piacere che da sola non riesco più a soddisfare.
Mi chiedo sino a che punto sia
giusto continuare a privarmene!
Così banali scuse, futili motivi, per averlo a casa, anche per pochi minuti, riceverlo sensuale, sia nel propormi, ampi scollati maglioncini, rigorosamente indossati senza reggiseno, stretti leggins, da cui chiaro lascio che traspaiono i bordi di trasgressive culotte, che negli atteggiamenti, con plastici ancheggi e provocanti posizioni. Nel confessargli il mio lungo sostare in camera sua, avere la conferma che nulla è cambiato.
Nel ritrovare, in evidenti erezioni, la sua spavalderia adolescenziale avere la conferma che quel suo perverso desiderio di me non si è sopito e, di contro, non riuscire a governare lo sguardo cercare tra le sue gambe. Con malcelato interesse diventare palese il mio apprezzarlo, ma ritornare forte quel travaglio al solo pensare che quel duro cazzo cercarmi, volermi, essere così duro solo per me. Le mie paure svanire, ma dover lottare con ancora la resistenza di mamma, e non riuscire a rendergli chiare il salire della mia voglia di femmina.
Una voglia impormi il fare di più per realizzare quel suo assurdo desiderio, e rendere concreto un nostro, possibile, peccaminoso, domani. Non voler più aspettare quelle risposte, ma non sapere come ottenerle!
L’imminente S. Valentino frapporsi, di due settimane, al mio compleanno, offrirmi una opportunità. Proporgli, per quel mio giorno, una festa fuori da casa, lontano dalle mie mura. Al suo accettare associare un mio malizioso sorriso.
Alla festa degli innamorati un suo pensiero sorprendermi ancora. Una delicata camicia, semplice nella fattura, delicata nella trasparenza. Bianca, il colore della purezza, ma le intriganti, e delicate, trasparenze, potrebbero trasformarlo in capo particolarmente intrigante.
Il suo ammiccare un sorriso sornione alimentare più di un dubbio nell’ascoltare: “Solo una piacevole fantasia per poter gioire nell’ammirarti bella, e sensuale nel giorno del tuo compleanno “
Ad un casto bacio sulla guancia,
seguire un abbraccio, pochi attimi, e subire un intenso tremore nell’apprezzare la dura verga pulsarmi sul disponibile fondoschiena . Giusto il tempo di arrossire e lasciarmi ancora sola.
In quel suo provocante fare avere la risposta, ma non sapere come trasformarle in certezza!
Il mio San Valentino trascorre anonimo, statico, vuoto, solo una sua telefonata per ricordarmi dell’imminenza di un giorno speciale.
Solo la sua bianca camicia tenermi compagnia.
Poi, a seguire, lunghi giorni sola, il suo sparire, non farsi vedere o sentire, freddo, lontano, come volesse, volutamente, farmi subire la sua assenza. Non rispondere al mio chiamarlo, solo secchi messaggi per informarmi dei suoi impegni, insistere, il suo essere distaccato, spingermi a pensare del perché del suo atteggiamento.
Ancora quei suoi lunghi distacchi.
Solo nell’imminenza del mio compleanno rispondere, a tarda sera, ad una ennesima chiamata.
Subito chiedere dei suoi perché, confessargli dell’essermi sentita trascurata. Al mio insistere, restare sul vago, glissare, confessarmi del bisogno di tempo per riflettere.
Poi cambiare tono di voce, più sensuale, quasi sussurrata, nel ricordarmi l’imminente mio compleanno. ed il richiamo ad un mio, possibile, sensuale propormi per un giorno che vuole ricordare.
La sua ambiguità confondermi, alimentare i mie dubbi, chiaro intendere che è ancora alto quel suo confessato desiderio, ma il suo fare non aiutarmi a capire. Spontanei dubbi opporsi a certezze!
Combatto ancora su qualcosa che la morale condanna con forza ma che nulla può per contrastare il crescere di fantasie, desideri, voglia.
Chiedermi perché, e cercare le risposte sul cosa, e come farlo.
Pochi giorni a cercare una strategia, decidere un diverso approccio nell’offrirmi. Ma non sapere come. Una sola certezza: voglio farlo! E il suo continuo essere assente, confondermi.
Finalmente quel mio giorno arrivare. Definite per tempo tutte le incombenze, estetista, manicure, parrucchiere, ultimi dettagli per la mia sera e rientrare a casa con la mente lottare contro ogni razionale pensare.
La mia assenza consentirgli di ripetere quella sua trasgressiva fantasia di anni fa. Nel mio cassetto un intrigante completino in prezioso pizzo traforato del mio colore preferito, rosso simbolo di passione ma anche del peccato. Stavolta in un acquisto di classe, superare il limite del giusto senza essere osceno. Ancora un reggiseno di una taglia più piccola. Nessuno scritto, ma forte il dubbio che sia voluto. Essermi, subito, chiaro del suo voler dare un diverso senso a quella bianca camicia, lasciarmi intendere del forte desiderio che per la mia sera la indossassi. Volermi intrigante femmina, preludio di un qualcosa che ancora ignoro
Quale la sua strategia?
Con un messaggio manifestargli, stavolta, il mio compiacimento, il suo rispondere, con una faccina ammiccante darmi implicita conferma: Presumere l’illecito oltre il giusto, ma come quei segnali seguiranno il suo fare.
Il suo palese desiderarmi, stimolare la mia fantasia, incidere sul mio possibile osare, propormi spregiudicata, libera di decidere nell’essere io a volerlo.
Nella mia sera indossare la bianca camicia, la delicata trasparenza lascia al rosso intenso di quella sua fantasia costringere il seno ad esaltarsi nel procace disegno.
Indossata con la violenza sopraffare la vergogna, la paura sparire, trovare il coraggio nel propormi con anche la preziosa culotte. Farlo è il mio modo per fargli capire che c’è spazio per noi.
A lui il doverlo cercare!
Una sera difficile nel suo trascorrere. Tra gli invitati, con la dovuta attenzione, cercarlo, seguire il suo fare. Contatti fugaci, pochi secondi per sorridere ambiguo nel ringraziarmi del mio propormi. Sorpresa del suo essere affettuoso, ma distaccato, come aspettasse da me il primo passo, io a dargli un segnale, io dover leggere dentro di me e decidere.
Aspetto il suo dopo, ma Il suo fare non aiuta il mio voler cedere, e non sapere come accertarmene,
cosa fare per ricucirmi anche solo pochi attimi, per rendergli palese il suo intrigarmi.
Mi resta poco il tempo!
Con delusione arrivare a fine serata, i parenti scemare, il locale svuotarsi, approfittare di un ultimo momento e pretendere lui un selfie. Delicatamente sbottona di una sola asola la bianca camicia. Solo un attimo, la paura svanire, flebile il mio oppormi, cedo al suo chiedermi solo un ricordo del mio sensuale essere, esaltato dal suo prezioso décolleté.
Alle mie spalle, affascinato dal disegno dal procace seno, e dal volume di diventati gonfi capezzoli, lascio alla sua mano stringere il mio corpo, umide labbra sfiorarmi il collo rendermi concreto il suo volermi e, turbata, subire il salire di una intensa emozione.
Perfido spinge sul mio corpo, chiara l’intenzione di rendermi palese il suo morboso desiderio, disponibile apprezzo la potenza della sua eccitazione, perverso il suo strusciarsi a me, dura la forza del suo cazzo cercarmi tra le gambe. Non oppormi al contrario accettare, volerlo sentire forte, duro. Intenso un brivido percorrere tutto il corpo mentre mi abbandono lasciva. Tremo nel gradire l’intrigante contatto. Sale la mia emozione al violento suo pulsare. Ascolto il salire di leggeri
suoi gemiti morirmi sul collo, i miei si spezzano colmi di un complice piacere che sta sconvolgendo il mio corpo.
E' un invito a proseguire nel suo piacevole attacco.
Un'eternità, con il culo a diretto contatto con il suo cazzo in tensione, scatta in sequenze più istantanee, giusto il tempo di immortalare la mia espressione di femmina intrigata. Contraggo i glutei ad un piacevole calore diffondersi tra le gambe.
Le braccia tese su quel pilastro, spingono il corpo contro il suo, ondulo. Crudele tra le mie natiche spinge più insistentemente, gusto la potenza della sua verga. Ancora una contrazione, come volessi impormi di governare la sua eccitazione, il culo sempre più contro un cazzo che mi conferma il suo altissimo desiderio di possederlo.
La voglia salita, voltarmi rapita dalla sua provocazione, il respiro gonfiare ancor di più il seno, le gambe stentato a sorreggermi, languida struscio il bacino al suo, cerco il suo violento pulsare. Un suo bacio appena sfiorato per saggiare la carnosità di labbra inumidite da una lingua carica di sporco desiderio. Chiudo gli occhi nel volermi offrire incurante del non poterlo fare.
Secco il suo rifiutarmi nel confessarmi che la nostra notte deve ancora trascorrere.
Frastornata, priva di forza, non sapere come dirgli che lo voglio ora!
A notte fonda casa, solo il tempo di realizzare il mio sconforto e, con una sola ragione, ritrovarmi al buio della sua stanza. Una leggera vestaglia, copre quella sua rossa fantasia, in testa le sue ultime parole. Non so Immaginare cosa mi aspetta nel chiedermi del suo dopo.
Dio quanto desidero che ora sia qui.
Pochi minuti e sul telefonino le nostre ultime immagini. Voler condividere quelle mie sensuali espressioni, nei suoi occhi lucidi leggo il forte desiderio di me. Rivivo l’emozione del suo forte stringersi a me, tremo di nuovo a quella sua eccitazione cercarmi, trovarmi, sconvolgermi. Neanche il tempo di capire una sua videochiamata.
La voce tremula, appena sussurrata, la stampa di una di quelle foto appoggiata tra le gambe raccolte ed il petto. Nudo, spudorato con tra le mani la potenza della sua eccitazione. Sfacciato si sta toccando.
Il mio silenzio confermare l’assenza di un perso dissenso, stavolta nemmeno cercato. I suoi intensi sospiri coinvolgermi ed
ancora il mio vigliacco subire le sue parole.
“Mamma per anni mi sono toccato pensando a te. Questa notte Il buio può esserti complice nel sopraffare il pudore, sconfiggere la vergogna”
Interdetta ascolto.
A fil di voce mi ricorda della sua emozione di quella prima notte,
Una sussurrata ammissione per confermarmi che non ha mai scordato quel mio dedicargli il suo primo piacere.
“Per anni ho desiderato essere io a farti impazzire nel tuo letto ma la paura fermarmi al possibile tuo rifiuto.”
Non mi da il tempo di reagire.
“Queste notte voglio renderti reale il mio lungo sognarti. So che non puoi darmi il tuo corpo, ma godere con me si.”
Dovrei bloccarlo, chiudere la comunicazione, tornare in me. Ma nulla. Non voglio, lo rifiuto. Aspetto!
“Vorrei ora aprissi la mia porta, con indosso quella corta vestaglia fasciare la tua morbida figura, complice lasciarmi apprezzare, dalle trasparenze del controluce, il disegno del tuo conturbante corpo. Proporti come ti ho sempre sognato: Splendida femmina!
Il buio mascherare la tua vergogna nell’avvicinarti a me.”
È breve il tempo per determinarmi, scegliere se cedere al suo essere maschio o rifiutare nel mio ruolo di madre.
“Sai per quanto tempo ti ho aspettato, tante, molte le ore passare, la notte con la fantasia viaggiare, pensare come, cosa fare per renderti concreto il mio desiderio. Tante volte ti ho mostrato sfrontato la mia eccitazione, ma la paura, bloccarmi ad una tua, legittima, reazione.”
Alle sue parole seguo il lento movimento della mano su di un cazzo che prende vigore.
“Mi sono chiesto del tuo non reagire e del perché mi hai rifiutato, darmi una sola risposta: pur apprezzando quel mio intrigante fare, allora non eri ancora pronta”
Ecco la verità!
“Mamma le tue rinunce di ieri potrebbero essere, oggi, i piaceri del nostro domani.”
Mi è ormai chiaro il volermi sua, ma ancora non realizzo come.
“Seduta accanto a me ora accavalli, provocatoriamente, le gambe mostrandomene la sinuosità di cosce tornite. Ne rimango incantato! La corta vestaglia mi permette di ammirare il candore di una pelle chiara.”
Per quanto sfacciato mi colpiscono parole pervase di un diverso sentimento di amore.
“Amorevole mi accarezzi il viso, confessi del sapere del mio desiderio, ma quello che ti ho chiesto era troppo, ed anche proibito, ma ammetti che il mio fare ti ha fatta sentire ancora donna desiderata, risvegliando in te l’emozione di essere adulata lasciandomi intendere che sarebbe bastato poco perche le tue resistenze si sciogliessero risvegliando il tuo essere femmina calda e vogliosa”
Il mio diventato corto respiro autorizza quella sua mano a continuare a sfidarmi.
“Titubante, e con un pizzico di malizia, una mano sfiora le tue nude gambe, ne percepisco il calore, è forte il tuo profumo di donna. Non reagisci al mio intrigante fare.
Non so che fare, la ragione dovrebbe impormi di troncare subito, ma il corpo comincia ad opporsi mi chiede di accettare. E prevale il corpo!
"Ai miei tocchi a fil di pelle quel tuo sguardo lentamente, si trasforma in espressione piccante, mentre piano sciogli l'intreccio delle gambe, chiaro l'invito a lasciarmi continuare nelle mie moine, dandomi conferma che basta poco perché le tue resistenze si sciolgano trasformandoti in donna calda e vogliosa.”
Palese il suo volermi coinvolge nel suo provocante fare. Ma come?
“Lunghi secondi e con un accattivante sorriso porti le mani a scivolare interessate sul petto, carezze languide, le lunghe unghie pressano sulla mia pelle, scendono intriganti ai fianchi, sfiorano le gambe. Un mio respiro profondo accompagna un brivido intenso a risvegliare la mia eccitazione. Ti ci vuole poco per scoprirla.”
Un sussulto percorrere la mia schiena. Ad occhi chiusi è come se percepissi, nei suoi fremiti il chiaro invito ad osare anch’io.
“Ascolto il tuo lento respiro diventare profondi sospiri e gonfiare il superbo seno, trasformando la tua innocente espressione di donna, affascinante e sensuale, in femmina pronta a condividere il mio diverso volerti amare. Avvicini il volto al mio, mi guardi negli occhi, le nostre labbra sono vicine, è delicato il tuo bacio nel sussurrarmi - Amore stanotte voglio essere tua -
Solo un attimo e lingue impazzite lottano Avverto il calore emanato dal tuo respiro, il tuo profumo di femmina mi coinvolge”
La sua fantasia coinvolgermi, ammettere di volerlo ma non essere, ancora, capace di confermarlo.
“La mano dalle gambe risale a fil di pelle arriva al duro cazzo, con dolcezza lo sfiori, impazzisco ai tuoi delicati tocchi. Mamma è tua la mano che mi sta per dare piacere!”
Ascolto sempre più coinvolta. L’iniziale sorpresa diventa intima emozione. Quel cazzo pulsa sempre più prepotentemente. Per quanto tempo ha sognato questo momento. Ho il fiato sospeso ed il cuore che batte a mille. Mi ritrovo coinvolta nella sua voglia di eccitarmi.
“Stringi una eccitazione che mai ho avuta prima, inizi un lento, titubante su e giù. Le dita stringono sempre più forte. Al crescere del mio respiro il tuo si spezza. Tremi con la mia eccitazione che, repentina, ti cresce tra le dita.”
Lentamente le mani cercano il mio corpo, percorrono una pelle liscia e morbida. Il seno reagisce istintivamente alle mie carezze, si gonfia ai miei sospiri, stringo con forza i duri capezzoli. Le dita, senza alcun controllo, si perdono tra le gambe, intriganti sostano tra le cosce, tocchi a fil di pelle e movimenti che diventano sempre più coinvolgenti. Sale infida il desiderio di peccare.
“Delicate le mie dita accarezzano il tuo viso, sconfiggono le tue ultime paure nell’invitarti a distenderti al mio fianco. Sconfitta la vergogna, disponibile è il tuo lento allargare le gambe, il tuo sguardo sussurrarmi - si voglio fare l’amore con te - nell’impormi di mettermi tra esse. “
Non governo i suoi pensieri. Sul suo letto vivo il suo momento,
abbandonandomi al suo desiderio di godere di me. Seguo la sua eccitazione per come la mia adesso mi spinge a raccogliere, tra le delicate grandi labbra, i primi segnali di un piacere che velocemente cresce. Un calore pervade le dita, ed intenso è l’essenza della mia eccitazione.
Sono ancora pervasa di paura ma quel duro cazzo mi sconvolge e sale il mio desiderarlo ardentemente.
“So che è tanto che ti manca un duro cazzo, mamma sotto il cuscino ho lasciato la mia ultima fantasia solo per te.”
Sconvolta da una sfacciataggine che ha superato ogni limite. Tra le mani stringo un finto cazzo, lungo, duro. Dovrei sentirmi offesa, ma il suo desiderarmi troia alimenta la mia eccitazione. La vergogna sparire il desiderio sopraffarla, la salita voglia privarmi della ragione. La testa dice di no, ma il corpo ormai risponde solamente ad un morboso desiderio.
“Mamma voglio vederti godere, sentirti tremare di piacere, ascoltare ancora il tuo gemere. Mamma scopa con me!”
È riuscito a cancellare ogni mio pudore! Non riesco più a controllarmi. Priva di volontà, abbandonata la vergogna, accetto la sua fantasia. Accarezzo corpo, il seno, il viso, la bocca, le labbra, di nuovo sul seno, e subito dopo si confonde con i riccioli di una calda fica. Divarico oscena le gambe, la punta di quel finto cazzo si anima tra le mie mani, vibrando scosta la culotte, sfiora labbra umide e, sfacciata, alimenta il piacere di cui è ormai assoluto padrone il mio corpo. Il respiro diventa intenso, unico complice di questo nostro assurdo momento.
“Mamma, voglio essere io a farti godere, e tu godere con me.”
Guardo il suo cazzo diventato duro. Vacillo! So che è sbagliato, cedo alla pressione di quel cazzo finto, allargo di più le gambe, lo sfrego sulla fica, il vibratore stimola il clitoride, la punta pressa sulla fica. Sale la mia voglia, ma mi manca ancora la forza, il coraggio di continuare, ma inizio a sospirare nell’avvertire il salire di brividi intensi di un assurdo piacere.
Quando prendo cognizione della situazione è già tardi. Il fallo scorre già avanti e indietro in una ospitale fica che arde di desiderio.
“Mamma ti desidero! Chiudi gli occhi mentre lentamente sono dentro di te, sento la fica stingersi attorno al cazzo, e tremo al calore che mi avvolge. Mamma fammi sentire ancora quei lunghi tuoi sospiri”
Tengo stretto il finto cazzo tra le pieghe di una calda fica. Il suo fare fa crescere i miei sospiri, È il suo cazzo che mi vuole scopare. Gemo!
“Mamma ti sto scopando io, con lenta passione, entro ed esco tenendoti stretta a me, mi muovo piano, voglio farti sentire ogni centimetro della mia intensa eccitazione, ascoltare i tuoi lunghi respiri strozzarsi. È quel mio lungo sognarti che voglio si realizzi”
È suo il cazzo che mi sta facendo tremare, sento crescere la sua eccitazione risalire il corpo, stringo le cosce per sentirlo completamente mio, non ho più paura! La punta spinge con crescente energia, sparisce tutto dentro la fica.
E’ stupendo! Adesso voglio che ascolti il mio respiro, diventare intenso, gemo del mio piacere, gli offro i quei mie persi sospiri mmmmmmhhhhhh….
“Mamma sei una fantastica troia!”
Sfacciato! Non resisto, spingo l’animato cazzo sempre più in profondità, lo tengo dentro, lo muovo veloce, voglio venire ooooohhhhhh…. Lunghissimi secondi di morbose carezze e, veloce, il grosso cazzo entra ed esce tutto nella caldissima fica “...SSSIIIII....AAAHHHG…” sconvolta mi possiedo gridando a lui il mio intenso piacere. Vengo con la vergogna strozzare il mio godere nell’ascoltare il suo desiderio salire.
“Ora sei tu che mi vuoi. In piedi ti privi della vestaglia la lasci scivolare a terra, mi fai apprezzare una figura impreziosita dal rosso intimo che esalta il tuo essere femmina. Le tue mani impazziscono sul tuo corpo. Lente dai fianchi risalgono il seno che danza tra esse, lo stringi prorompente davanti ai miei occhi. Lo lingua dona refrigerio ad infuocati capezzoli. Ascolto piacevoli lamenti, gemiti intensi, sconvolta vuoi il mio cazzo.
Decisa a voler godere con me, le gambe cingono i miei fianchi, nel tuo sguardo intensa la voglia mentre fai entrare la mia di voglia dentro di te, solo attimi e avvii un furioso saliscendi.
Finalmente il tuo splendido seno danza davanti a miei occhi, stringo i gonfi capezzoli coperti dal rosso del peccato. Per anni ho desiderato succhiarli baciarli morderli. Farti gridare non dal dolore ma dal perverso piacere. Per anni ho sognato le tue carnose labbra, potermi riscaldare al calore della tua bocca. Dio come ho desiderato impadronirmi del tuo morbido culo. Ora il tuo corpo trema, e al desiderio aggiungi passione. Mamma non resisto, voglio godere di un amore proibito. ”
Seguo aumentare il ritmo dei suoi colpi, ascolto il suo gemere, aspetto il suo piacere, non soddisfatta del mio!
“Le tue mani sul petto ti aiutano a scoparmi, le unghie graffiano la mia carne, il tuo gemere alimenta il mio piacere. Mamma mi stai portando a godere”
Non so come ma anch’io sto cavalcando selvaggia su quel finto cazzo, duro entra ed esce veloce dalla fica. SSSSIIIIIIII……. Sto impazzendo!
“Rosa sto per sborrare, voglio tutto il mio piacere sul tuo viso, schizzare sul tuo sorriso, lo voglio sporcare di gocce del mio amore.”
Perso il rispetto, porta quella mia foto a riceversi il suo godere.
Ancora colpi secchi, forti, continui e ripetuti e i primi potenti schizzi sporcano il mio viso, rapidi, a seguire, altri sulle mie labbra, sfacciato il suo strofinare il duro cazzo sulla mia bocca.
La mano veloce spinge sempre più forte il duro cazzo tutto nella fica, cerca il punto più alto della mia sensibilità di femmina, la punta raccoglie il mio calore. Sssssiiiiiiii……sto per godere di nuova, stavolta con lui!
“Mamma sssiiiiiiiiiiiiiiiiiii SBORRO! Il mio seme cola dalla tua bocca, con la cappella spargo sulle labbra un velo del mio piacere. Dio come desidero la tua lingua leccarmi. Schizzo ancora, tu lo ingoi si, troia, voglio la tua bocca.”
Il suo offendermi accentua il mio stato, consapevole di esserlo mi offro tale. Lascio a quel duro cazzo risalire il mio corpo, sfiorare il seno, accarezzarlo. Come vorrei che in mezzo ci fosse il suo, avvolgerlo tra morbide mammelle, spingerne la punta a lambire le mie labbra, mentre ancora schizza impetuoso.Solo un attimo per inumidire infiammate labbra e porto quel sua cazzo alla bocca, lo appoggio alle carnose labbra, la una avida lingua lentamente ne sfiora la punta, lo ingoio. La mente sprofonda nella lussuria. Sento la bocca gonfiarsi e, con gli occhi chiusi, succhio furiosa il suo cazzo, lasciando sulla punta la mia eccitazione.
“Rosa ti sento godere con il mio cazzo in bocca.”
Sta godendo del mio corpo, con l’immagine del mio viso nei suoi occhi, il suo piacere è immenso, senza limiti. È con lui che sto godendo, unisco i suoi sospiri ai miei. È fantastico. Godo proprio come sta facendo lui!
Libero anni di sofferenze, rinunce,
“…..Si vengoooo…. ohhhhhhhh….. siiii sborrami in faccia … sporcami. ssssssssssiiiiiiiiiii………Sto godendo mmmmmhhhhhh…….ooohhhhhhh… sssssssiiiiiiii …
“Dio che troia!”
Finalmente trovo quel coraggio che per anni mi ha privato di un assurdo piacere “Si! Voglio essere la tua troia”
Divento io sfacciata, senza più alcun pudore rendo tangibile ciò che sempre ha sconvolto il mio essergli madre. “Amore ti piace ancora il mio bel culo….”
“Mmmm …. mamma ….. Dio come lo vorrei ….. mmmm …. che bello sarebbe aprirti il culo, farti sbattere i coglioni contro le chiappe e sentirti urlare il mio nome”
Sconvolta da un assurdo desiderio, due cuscini l’uno contro l’altro, reggono in equilibrio il nerboruto fallo e subito, al culmine di una perversa voglia, con un colpo secco “AAAAAGGHH….” mi inculo “….UUUMMMM…”
“...SSSSIIIIIIIII...MAMMA SONO IO CHE TI INCULO.….Dio come è bello….mamma sto per venire ancora …."
Un morboso gioco di sapienti miei movimenti, la morbida vestaglia svolazza leggera con il suo impercettibile fruscio, definitivamente cedo
“GAETANO, amore mio veniamo assieme, OOOOHHHHMMM…….”
So che la mente umana è foriera di alternative diverse rispetto a riflessioni ipotizzate. Ma ipotizzare ciò che può essere assurdo mi spinge a cercare certezze su ciò che, oggi, voglio sia il mio domani….
La mia casa da tempo vuota, sola con i miei momenti di sconforto diventati ormai costanti, nessuno a darmi gioia. In camera sua tutto è sceso in una diventata statica continuità, nessun indumento a terra, niente da sistemare, tutto in ordine, il buio imperare, il silenzio avvolgermi.
Ore, giorni, settimane, mesi lenti nel trascorrere, ed al vuoto del mio tempo, i pensieri tornare.
Sul suo letto, con tra le mani quella sua lettera di un lontano San Valentino fattami trovare nel cassetto dei miei intimi.
In quel suo scritto la sua prima confessione permeata da un sentimento di amore diverso. Ancora oggi vivo quel mio turbamento di allora. Sconvolgermi l’innocente sua dichiarazione, ma dover ammettere di aver gradito quelle parole accompagnare un azzardato regalo.
La mia mite reazione del dopo, glissare al suo impossibile offrirsi e, al dovuto dissenso, non opporre la giusta determinazione.
Al crescere del suo diventato sfacciato fare, cercare la ragione di quel suo mutare un diverso sentimento. Non mi è stato difficile collocarlo a quella notte dove, mio malgrado, ha scoperto che una madre è anche femmina e, nel mio esserlo, sapere cosa, e come pretendere il godere.
Il buio favorire il mio incrociare i suoi occhi, inizialmente inibirmi, ma il piacere sopraffare la vergogna, e scoprire l’eccitazione accentuarsi nel condividere il suo piacere al mio. Si ho goduto nello stesso istante in cui il suo silenzio gli esplodeva tra le mani.
È da lì suo cambiamento. Per giorni ho finto che nulla fosse accaduto, ma crescere il bisogno di sapere come fosse cambiato il suo rapporto con me. Seguire così atteggiamenti, inizialmente, puerili, lentamente superare i limiti della decenza, diventare sfrontati, rendermi così tangibile il crescere di un assurdo desiderio.
Percepirlo chiaro ma non reagire ad una realtà diventare sempre più pericolosa.
La paura di sbagliare inibirmi, la vergogna bloccarmi, impormi una fredda pazienza, giustificarlo con forte la speranza che il trascorrere del tempo lenisse quel suo desiderio.
Così far prevalere l’istinto di mamma, ma combattere contro un travaglio interiore, difficile oppormi a pensieri che mi stavano attanagliando.
Ed il tempo passare.
A quelle sue fasi acute seguire lunghi periodi di stasi, atteggiamenti distaccati, permeati da un puro sentimento d’affetto, darmi serenità.
Consapevole che una madre pretende rispetto, così nel suo fare l’impressione di non poter pretendere l’oltre.
Non è stato così!
Al contrapporsi al suo fare il diradarsi di quelle miei intime trasgressive notti, ed il sentirmi apprezzata, e adulata, far crescere l’emozione di essere desiderata.
Quel travaglio che, per un lungo tempo, è rimbalzato tra l’essergli amorevole, e presente, madre, lasciarmi riscoprirmi l’essere femmina ancora capace di suscitare provocanti sensazioni.
Cominciare così una battaglia tra mantenere il mio essere o abbandonarmi al mio volere.
Rivivo ora il crescere di quelle mie sensazioni, subendo forte la sua assenza.
Lunghi minuti trascorrere, le dita scorrere sul mio telefonino, il ricordo cercare qualcosa.
Forse sbagliato il mio voler scoprire, accertarmi, ed in quel mio preteso selfie avere prime certezze, assurde conferme.
Imporgli il suo stare alle mie spalle, accostarmi a lui, solo pochi secondi per sentire duro un potente cazzo spingere tra morbide chiappe.
Dio lo stesso fremito di anni fa!
Iniziare poi una lunga lotta tra il razionale e l’impossibile. Subentrare la certezza che nel suo eccitato dopo, trovare il solitario piacere a me dedicato. Non solo l’ho immaginato ne ho avuto la diretta, morbosa conferma, scoprendo nelle sue erotiche fantasie, il sussurrare del mio nome, invocare il mio essere, pretendere il mio corpo.
Inerme ho seguito la potenza del suo godere sfacciato davanti a me. Non reagire a possenti schizzi, non fare, e non dire, niente. Assalirmi, consapevole, i dubbi che quei suoi provocatori atteggiamenti stessero trasformato le mie iniziali paure in pericolose emozioni.
Chiedermi del perché del mio inerme subire. Una sola risposta: stava entrando nei miei pensieri. Inizialmente preoccupata, forse anche spaventata ma, lentamente subire un piacevole intrigarmi.
Sola con i miei ricordi, spontaneo sdraiarmi sul suo letto, guardarmi allo specchio con quel suo sexy completo che, non so perché, ma oggi ho voluto indossare. Deciso il contrasto tra il blu notte del reggiseno ed il nero del perizoma su di una pelle chiara che, a delicati tocchi, sento vellutata e calda.
Scuotermi e soffermarmi a pensieri: si è mai chiesto perché non l’ho mai raggelato con lo sguardo; del perché non l’ho ha mai redarguito; perché non ho reagito al suo, perverso fare; perché non ho affrontato l’argomento, certamente difficile, censurando le sue provocazioni. Al contrario offrirgli più di un occasione per osare di più, ma non essere stato capace di percepirlo. Non ha saputo interpretare l’espressione del mio viso, del mio volere subire, dei miei forti tremori.
Quel mio non oppormi avrebbe dovuto dargli le più giuste conferme, se solo si fosse spinto oltre.
Riconosco che ha fatto tanto come, dover prendere atto, che ha concluso poco!
Adesso ammetto mi mancano le nostre sere sul divano, le sue delicate attenzione ai miei bisogni di conforto, le sue parole sussurrate, quegli abbracci, le innocenti carezze diventare delicati tocchi e favorire sfacciate erezioni, segno tangibile di una voglia di oltrepassare il lecito. Provocazioni, morbose, perverse, sfacciatamente eccitanti.
Sento i capezzoli sfidarmi ad un piacevole, intrigante, dolore.
La ragione dovrebbe impedirmelo ma il corpo ora pretende. Non sapere perché ma cercare quelle sue foto mai cancellato. Come allora ammirare quel suo duro cazzo avvolto da una mia rossa culotte. Ricordo il mio sentirmi offesa, dura la mia reazione ma debole il mio dopo. Sola poi cercare in camera sua quel mio intimo, voler respirare la sua essenza di maschio, inebriarmi del suo piacere, godere del mio.
Dubbi assalirmi, per come mi hanno assillata per un lungo tempo. Chiedermi cosa lo attizza di me, come immagina mi piacerebbe arrivare al piacere, in che modo coinvolgermi, rifiutare la risposte.
Così non oppormi al suo sfacciato cercarmi, non fare nulla per impedirgli di trasmettermi i suoi intensi tremori al contrario, nel tempo, cercarli, volere quella sua verga pulsare sempre più dura tra le mie chiappe.
La sua forte fragranza di maschio ora avvolgermi, scossa sento forte salire la voglia di uomo. Non paura, e nemmeno vergogna, bensì una pericolosa sensazione diventare, in poco, incontrollabile. Guardo la sua eccitazione per come la mia adesso mi priva di ogni razionale fare. Sola cancello ogni mio pudore. Accarezzo una sensibile pelle al crescere della eccitazione. Le mani risalgono, lentissime, sino al tonico seno, stringo con forza entrambe le mammelle, tremo a capezzoli infuocati. Frenetiche le dita li stringono con forza, mi mancano intriganti dita a pizzicarli.
Come desidero una impetuosa lingua succhiare, ora, il nettare di cui sono pervasi.
Non controllo più mani vogliose scivolare sul corpo, perdersi tra le gambe, sostare tra le cosce, accarezzarmi. Impazzita le divarico, dita sfacciate oltrepassano il bordo del minuto perizoma, sfiorano umide labbra, si infilano nell’oscuro piacere di cui è ormai succube il mio corpo, raccolgono primi caldi segnali di una emozione che velocemente cresce. Il calore le pervade, ed è intenso il profumo del mio essere femmina.
Le dita mi danno piacere ma non mi saziano, cerco qualcosa che possa trasformarsi in un duro fallo e possedermi. Non trovo nulla!
Chiudo gli occhi, rivedo quel suo palo di carne dura, mi è accanto seguo quella mano che lo ha fatto tremare schizzando davanti a me, mmmmhhhh……
La mano sempre più forte si muove, le dita veloci tra l’interno delle cosce cercano il punto più alto della mia sensibilità di femmina, affondano il più possibile dentro di me quasi a voler simulare la potenza di quella verga …..sssssiiiiiiiii …..
Ascolto il mio respiro, è intenso, l’eccitazione è assoluta padrona del mio corpo…. aaaaaahhhhh…gemo del mio piacere.
Dio come mi sarebbe piaciuto quel suo caldo seme sul corpo…. SSSSIIIIiiiiiiiiiii……..Libero la mia eccitazione, urlo il mio desiderio, strozzando tra le labbra il suo nome.
Lunghi minuti con il respiro corto, il corpo sconvolto, i pensieri stentare a tornare alla mia solitaria realtà, incidere sulle mie paure, opporsi ai miei dilemmi. Chiedermi come posso trasformare, fantasie, desideri, in voglia di peccare. Tutte condizioni che mi confondono sino al punto di interrogarmi se avesse sconfitto le mie resistenze, spingendosi oltre il lecito, avrei ceduto?
Darmi la risposta: sarebbe bastato che al palpitare del duro cazzo tra le mie chiappe avesse unito la forza del suo essere maschio. Nelle sue provocazioni, stringermi forte, spingermi sul tavolo della cucina, allargarmi le gambe, e con la rossa cappella tra intime labbra far prevalere la vogliosa femmina e scoprire il mio saper essere troia.
Sconvolta da una rabbia interiore dover ammettere che solo avesse manifestato quel segnale, quelle sue sofferenze si sarebbero trasformate, diventando un condiviso piacere. Perché non lo ha fatto?
Avrei fatto allora ciò che desidero, con il corpo, fare ora.
Ammetto che sono stata più volte sul punto di cedere ma sempre l’istinto di mamma prevalere e fermarmi.
Spontaneo ora chiedermi se ancora oggi mi sogna. Se essere andato via da casa ha cancellato quel suo perverso desiderio. Se nei suoi pensieri c’è ancora spazio per dedicarmi le sue fantasie.
Non ho la risposta, ne certezza, ma ne voglio il riscontro. Sfidare quella realtà che non sono più capace di rifiutare. Se provasse ancora può essere possibile oggi il mio cedere.
È continuo il mio pensare a cose perverse. La mente tornare a quel nostro ultimo lungo ballo, nel suo giorno di una nuova vita. Cercarlo io, volere quel duro cazzo tra le gambe, sensuale stringermi a lui, lasciarlo crescere, offrirmi disponibile agli intensi suoi tremori, al perverso pretendere il suo godere. Tenere nascosto il mio gioire nell’averlo fatto!
So solo che ora mi manca, e tanto.
Lo voglio accanto, desidero ascoltare la sua sussurrata voce, abbandonarmi ai tocchi delle sue dita, percepire il suo respiro crescere e spezzarsi sul collo, le labbra sfiorare le mie, l’espressione degli occhi rendere tangibile il suo altissimo volermi sbattere.
Giorno dopo giorno prendo atto che mie dita non mi bastano più, ed il mio uomo sempre più assente.
Le mie intime carezze invece di lenire il mio stato, accrescono il mio desiderio, e con esso sempre più pressante è la voglia di quel qualcosa che mi dia il vero piacere che da sola non riesco più a soddisfare.
Mi chiedo sino a che punto sia
giusto continuare a privarmene!
Così banali scuse, futili motivi, per averlo a casa, anche per pochi minuti, riceverlo sensuale, sia nel propormi, ampi scollati maglioncini, rigorosamente indossati senza reggiseno, stretti leggins, da cui chiaro lascio che traspaiono i bordi di trasgressive culotte, che negli atteggiamenti, con plastici ancheggi e provocanti posizioni. Nel confessargli il mio lungo sostare in camera sua, avere la conferma che nulla è cambiato.
Nel ritrovare, in evidenti erezioni, la sua spavalderia adolescenziale avere la conferma che quel suo perverso desiderio di me non si è sopito e, di contro, non riuscire a governare lo sguardo cercare tra le sue gambe. Con malcelato interesse diventare palese il mio apprezzarlo, ma ritornare forte quel travaglio al solo pensare che quel duro cazzo cercarmi, volermi, essere così duro solo per me. Le mie paure svanire, ma dover lottare con ancora la resistenza di mamma, e non riuscire a rendergli chiare il salire della mia voglia di femmina.
Una voglia impormi il fare di più per realizzare quel suo assurdo desiderio, e rendere concreto un nostro, possibile, peccaminoso, domani. Non voler più aspettare quelle risposte, ma non sapere come ottenerle!
L’imminente S. Valentino frapporsi, di due settimane, al mio compleanno, offrirmi una opportunità. Proporgli, per quel mio giorno, una festa fuori da casa, lontano dalle mie mura. Al suo accettare associare un mio malizioso sorriso.
Alla festa degli innamorati un suo pensiero sorprendermi ancora. Una delicata camicia, semplice nella fattura, delicata nella trasparenza. Bianca, il colore della purezza, ma le intriganti, e delicate, trasparenze, potrebbero trasformarlo in capo particolarmente intrigante.
Il suo ammiccare un sorriso sornione alimentare più di un dubbio nell’ascoltare: “Solo una piacevole fantasia per poter gioire nell’ammirarti bella, e sensuale nel giorno del tuo compleanno “
Ad un casto bacio sulla guancia,
seguire un abbraccio, pochi attimi, e subire un intenso tremore nell’apprezzare la dura verga pulsarmi sul disponibile fondoschiena . Giusto il tempo di arrossire e lasciarmi ancora sola.
In quel suo provocante fare avere la risposta, ma non sapere come trasformarle in certezza!
Il mio San Valentino trascorre anonimo, statico, vuoto, solo una sua telefonata per ricordarmi dell’imminenza di un giorno speciale.
Solo la sua bianca camicia tenermi compagnia.
Poi, a seguire, lunghi giorni sola, il suo sparire, non farsi vedere o sentire, freddo, lontano, come volesse, volutamente, farmi subire la sua assenza. Non rispondere al mio chiamarlo, solo secchi messaggi per informarmi dei suoi impegni, insistere, il suo essere distaccato, spingermi a pensare del perché del suo atteggiamento.
Ancora quei suoi lunghi distacchi.
Solo nell’imminenza del mio compleanno rispondere, a tarda sera, ad una ennesima chiamata.
Subito chiedere dei suoi perché, confessargli dell’essermi sentita trascurata. Al mio insistere, restare sul vago, glissare, confessarmi del bisogno di tempo per riflettere.
Poi cambiare tono di voce, più sensuale, quasi sussurrata, nel ricordarmi l’imminente mio compleanno. ed il richiamo ad un mio, possibile, sensuale propormi per un giorno che vuole ricordare.
La sua ambiguità confondermi, alimentare i mie dubbi, chiaro intendere che è ancora alto quel suo confessato desiderio, ma il suo fare non aiutarmi a capire. Spontanei dubbi opporsi a certezze!
Combatto ancora su qualcosa che la morale condanna con forza ma che nulla può per contrastare il crescere di fantasie, desideri, voglia.
Chiedermi perché, e cercare le risposte sul cosa, e come farlo.
Pochi giorni a cercare una strategia, decidere un diverso approccio nell’offrirmi. Ma non sapere come. Una sola certezza: voglio farlo! E il suo continuo essere assente, confondermi.
Finalmente quel mio giorno arrivare. Definite per tempo tutte le incombenze, estetista, manicure, parrucchiere, ultimi dettagli per la mia sera e rientrare a casa con la mente lottare contro ogni razionale pensare.
La mia assenza consentirgli di ripetere quella sua trasgressiva fantasia di anni fa. Nel mio cassetto un intrigante completino in prezioso pizzo traforato del mio colore preferito, rosso simbolo di passione ma anche del peccato. Stavolta in un acquisto di classe, superare il limite del giusto senza essere osceno. Ancora un reggiseno di una taglia più piccola. Nessuno scritto, ma forte il dubbio che sia voluto. Essermi, subito, chiaro del suo voler dare un diverso senso a quella bianca camicia, lasciarmi intendere del forte desiderio che per la mia sera la indossassi. Volermi intrigante femmina, preludio di un qualcosa che ancora ignoro
Quale la sua strategia?
Con un messaggio manifestargli, stavolta, il mio compiacimento, il suo rispondere, con una faccina ammiccante darmi implicita conferma: Presumere l’illecito oltre il giusto, ma come quei segnali seguiranno il suo fare.
Il suo palese desiderarmi, stimolare la mia fantasia, incidere sul mio possibile osare, propormi spregiudicata, libera di decidere nell’essere io a volerlo.
Nella mia sera indossare la bianca camicia, la delicata trasparenza lascia al rosso intenso di quella sua fantasia costringere il seno ad esaltarsi nel procace disegno.
Indossata con la violenza sopraffare la vergogna, la paura sparire, trovare il coraggio nel propormi con anche la preziosa culotte. Farlo è il mio modo per fargli capire che c’è spazio per noi.
A lui il doverlo cercare!
Una sera difficile nel suo trascorrere. Tra gli invitati, con la dovuta attenzione, cercarlo, seguire il suo fare. Contatti fugaci, pochi secondi per sorridere ambiguo nel ringraziarmi del mio propormi. Sorpresa del suo essere affettuoso, ma distaccato, come aspettasse da me il primo passo, io a dargli un segnale, io dover leggere dentro di me e decidere.
Aspetto il suo dopo, ma Il suo fare non aiuta il mio voler cedere, e non sapere come accertarmene,
cosa fare per ricucirmi anche solo pochi attimi, per rendergli palese il suo intrigarmi.
Mi resta poco il tempo!
Con delusione arrivare a fine serata, i parenti scemare, il locale svuotarsi, approfittare di un ultimo momento e pretendere lui un selfie. Delicatamente sbottona di una sola asola la bianca camicia. Solo un attimo, la paura svanire, flebile il mio oppormi, cedo al suo chiedermi solo un ricordo del mio sensuale essere, esaltato dal suo prezioso décolleté.
Alle mie spalle, affascinato dal disegno dal procace seno, e dal volume di diventati gonfi capezzoli, lascio alla sua mano stringere il mio corpo, umide labbra sfiorarmi il collo rendermi concreto il suo volermi e, turbata, subire il salire di una intensa emozione.
Perfido spinge sul mio corpo, chiara l’intenzione di rendermi palese il suo morboso desiderio, disponibile apprezzo la potenza della sua eccitazione, perverso il suo strusciarsi a me, dura la forza del suo cazzo cercarmi tra le gambe. Non oppormi al contrario accettare, volerlo sentire forte, duro. Intenso un brivido percorrere tutto il corpo mentre mi abbandono lasciva. Tremo nel gradire l’intrigante contatto. Sale la mia emozione al violento suo pulsare. Ascolto il salire di leggeri
suoi gemiti morirmi sul collo, i miei si spezzano colmi di un complice piacere che sta sconvolgendo il mio corpo.
E' un invito a proseguire nel suo piacevole attacco.
Un'eternità, con il culo a diretto contatto con il suo cazzo in tensione, scatta in sequenze più istantanee, giusto il tempo di immortalare la mia espressione di femmina intrigata. Contraggo i glutei ad un piacevole calore diffondersi tra le gambe.
Le braccia tese su quel pilastro, spingono il corpo contro il suo, ondulo. Crudele tra le mie natiche spinge più insistentemente, gusto la potenza della sua verga. Ancora una contrazione, come volessi impormi di governare la sua eccitazione, il culo sempre più contro un cazzo che mi conferma il suo altissimo desiderio di possederlo.
La voglia salita, voltarmi rapita dalla sua provocazione, il respiro gonfiare ancor di più il seno, le gambe stentato a sorreggermi, languida struscio il bacino al suo, cerco il suo violento pulsare. Un suo bacio appena sfiorato per saggiare la carnosità di labbra inumidite da una lingua carica di sporco desiderio. Chiudo gli occhi nel volermi offrire incurante del non poterlo fare.
Secco il suo rifiutarmi nel confessarmi che la nostra notte deve ancora trascorrere.
Frastornata, priva di forza, non sapere come dirgli che lo voglio ora!
A notte fonda casa, solo il tempo di realizzare il mio sconforto e, con una sola ragione, ritrovarmi al buio della sua stanza. Una leggera vestaglia, copre quella sua rossa fantasia, in testa le sue ultime parole. Non so Immaginare cosa mi aspetta nel chiedermi del suo dopo.
Dio quanto desidero che ora sia qui.
Pochi minuti e sul telefonino le nostre ultime immagini. Voler condividere quelle mie sensuali espressioni, nei suoi occhi lucidi leggo il forte desiderio di me. Rivivo l’emozione del suo forte stringersi a me, tremo di nuovo a quella sua eccitazione cercarmi, trovarmi, sconvolgermi. Neanche il tempo di capire una sua videochiamata.
La voce tremula, appena sussurrata, la stampa di una di quelle foto appoggiata tra le gambe raccolte ed il petto. Nudo, spudorato con tra le mani la potenza della sua eccitazione. Sfacciato si sta toccando.
Il mio silenzio confermare l’assenza di un perso dissenso, stavolta nemmeno cercato. I suoi intensi sospiri coinvolgermi ed
ancora il mio vigliacco subire le sue parole.
“Mamma per anni mi sono toccato pensando a te. Questa notte Il buio può esserti complice nel sopraffare il pudore, sconfiggere la vergogna”
Interdetta ascolto.
A fil di voce mi ricorda della sua emozione di quella prima notte,
Una sussurrata ammissione per confermarmi che non ha mai scordato quel mio dedicargli il suo primo piacere.
“Per anni ho desiderato essere io a farti impazzire nel tuo letto ma la paura fermarmi al possibile tuo rifiuto.”
Non mi da il tempo di reagire.
“Queste notte voglio renderti reale il mio lungo sognarti. So che non puoi darmi il tuo corpo, ma godere con me si.”
Dovrei bloccarlo, chiudere la comunicazione, tornare in me. Ma nulla. Non voglio, lo rifiuto. Aspetto!
“Vorrei ora aprissi la mia porta, con indosso quella corta vestaglia fasciare la tua morbida figura, complice lasciarmi apprezzare, dalle trasparenze del controluce, il disegno del tuo conturbante corpo. Proporti come ti ho sempre sognato: Splendida femmina!
Il buio mascherare la tua vergogna nell’avvicinarti a me.”
È breve il tempo per determinarmi, scegliere se cedere al suo essere maschio o rifiutare nel mio ruolo di madre.
“Sai per quanto tempo ti ho aspettato, tante, molte le ore passare, la notte con la fantasia viaggiare, pensare come, cosa fare per renderti concreto il mio desiderio. Tante volte ti ho mostrato sfrontato la mia eccitazione, ma la paura, bloccarmi ad una tua, legittima, reazione.”
Alle sue parole seguo il lento movimento della mano su di un cazzo che prende vigore.
“Mi sono chiesto del tuo non reagire e del perché mi hai rifiutato, darmi una sola risposta: pur apprezzando quel mio intrigante fare, allora non eri ancora pronta”
Ecco la verità!
“Mamma le tue rinunce di ieri potrebbero essere, oggi, i piaceri del nostro domani.”
Mi è ormai chiaro il volermi sua, ma ancora non realizzo come.
“Seduta accanto a me ora accavalli, provocatoriamente, le gambe mostrandomene la sinuosità di cosce tornite. Ne rimango incantato! La corta vestaglia mi permette di ammirare il candore di una pelle chiara.”
Per quanto sfacciato mi colpiscono parole pervase di un diverso sentimento di amore.
“Amorevole mi accarezzi il viso, confessi del sapere del mio desiderio, ma quello che ti ho chiesto era troppo, ed anche proibito, ma ammetti che il mio fare ti ha fatta sentire ancora donna desiderata, risvegliando in te l’emozione di essere adulata lasciandomi intendere che sarebbe bastato poco perche le tue resistenze si sciogliessero risvegliando il tuo essere femmina calda e vogliosa”
Il mio diventato corto respiro autorizza quella sua mano a continuare a sfidarmi.
“Titubante, e con un pizzico di malizia, una mano sfiora le tue nude gambe, ne percepisco il calore, è forte il tuo profumo di donna. Non reagisci al mio intrigante fare.
Non so che fare, la ragione dovrebbe impormi di troncare subito, ma il corpo comincia ad opporsi mi chiede di accettare. E prevale il corpo!
"Ai miei tocchi a fil di pelle quel tuo sguardo lentamente, si trasforma in espressione piccante, mentre piano sciogli l'intreccio delle gambe, chiaro l'invito a lasciarmi continuare nelle mie moine, dandomi conferma che basta poco perché le tue resistenze si sciolgano trasformandoti in donna calda e vogliosa.”
Palese il suo volermi coinvolge nel suo provocante fare. Ma come?
“Lunghi secondi e con un accattivante sorriso porti le mani a scivolare interessate sul petto, carezze languide, le lunghe unghie pressano sulla mia pelle, scendono intriganti ai fianchi, sfiorano le gambe. Un mio respiro profondo accompagna un brivido intenso a risvegliare la mia eccitazione. Ti ci vuole poco per scoprirla.”
Un sussulto percorrere la mia schiena. Ad occhi chiusi è come se percepissi, nei suoi fremiti il chiaro invito ad osare anch’io.
“Ascolto il tuo lento respiro diventare profondi sospiri e gonfiare il superbo seno, trasformando la tua innocente espressione di donna, affascinante e sensuale, in femmina pronta a condividere il mio diverso volerti amare. Avvicini il volto al mio, mi guardi negli occhi, le nostre labbra sono vicine, è delicato il tuo bacio nel sussurrarmi - Amore stanotte voglio essere tua -
Solo un attimo e lingue impazzite lottano Avverto il calore emanato dal tuo respiro, il tuo profumo di femmina mi coinvolge”
La sua fantasia coinvolgermi, ammettere di volerlo ma non essere, ancora, capace di confermarlo.
“La mano dalle gambe risale a fil di pelle arriva al duro cazzo, con dolcezza lo sfiori, impazzisco ai tuoi delicati tocchi. Mamma è tua la mano che mi sta per dare piacere!”
Ascolto sempre più coinvolta. L’iniziale sorpresa diventa intima emozione. Quel cazzo pulsa sempre più prepotentemente. Per quanto tempo ha sognato questo momento. Ho il fiato sospeso ed il cuore che batte a mille. Mi ritrovo coinvolta nella sua voglia di eccitarmi.
“Stringi una eccitazione che mai ho avuta prima, inizi un lento, titubante su e giù. Le dita stringono sempre più forte. Al crescere del mio respiro il tuo si spezza. Tremi con la mia eccitazione che, repentina, ti cresce tra le dita.”
Lentamente le mani cercano il mio corpo, percorrono una pelle liscia e morbida. Il seno reagisce istintivamente alle mie carezze, si gonfia ai miei sospiri, stringo con forza i duri capezzoli. Le dita, senza alcun controllo, si perdono tra le gambe, intriganti sostano tra le cosce, tocchi a fil di pelle e movimenti che diventano sempre più coinvolgenti. Sale infida il desiderio di peccare.
“Delicate le mie dita accarezzano il tuo viso, sconfiggono le tue ultime paure nell’invitarti a distenderti al mio fianco. Sconfitta la vergogna, disponibile è il tuo lento allargare le gambe, il tuo sguardo sussurrarmi - si voglio fare l’amore con te - nell’impormi di mettermi tra esse. “
Non governo i suoi pensieri. Sul suo letto vivo il suo momento,
abbandonandomi al suo desiderio di godere di me. Seguo la sua eccitazione per come la mia adesso mi spinge a raccogliere, tra le delicate grandi labbra, i primi segnali di un piacere che velocemente cresce. Un calore pervade le dita, ed intenso è l’essenza della mia eccitazione.
Sono ancora pervasa di paura ma quel duro cazzo mi sconvolge e sale il mio desiderarlo ardentemente.
“So che è tanto che ti manca un duro cazzo, mamma sotto il cuscino ho lasciato la mia ultima fantasia solo per te.”
Sconvolta da una sfacciataggine che ha superato ogni limite. Tra le mani stringo un finto cazzo, lungo, duro. Dovrei sentirmi offesa, ma il suo desiderarmi troia alimenta la mia eccitazione. La vergogna sparire il desiderio sopraffarla, la salita voglia privarmi della ragione. La testa dice di no, ma il corpo ormai risponde solamente ad un morboso desiderio.
“Mamma voglio vederti godere, sentirti tremare di piacere, ascoltare ancora il tuo gemere. Mamma scopa con me!”
È riuscito a cancellare ogni mio pudore! Non riesco più a controllarmi. Priva di volontà, abbandonata la vergogna, accetto la sua fantasia. Accarezzo corpo, il seno, il viso, la bocca, le labbra, di nuovo sul seno, e subito dopo si confonde con i riccioli di una calda fica. Divarico oscena le gambe, la punta di quel finto cazzo si anima tra le mie mani, vibrando scosta la culotte, sfiora labbra umide e, sfacciata, alimenta il piacere di cui è ormai assoluto padrone il mio corpo. Il respiro diventa intenso, unico complice di questo nostro assurdo momento.
“Mamma, voglio essere io a farti godere, e tu godere con me.”
Guardo il suo cazzo diventato duro. Vacillo! So che è sbagliato, cedo alla pressione di quel cazzo finto, allargo di più le gambe, lo sfrego sulla fica, il vibratore stimola il clitoride, la punta pressa sulla fica. Sale la mia voglia, ma mi manca ancora la forza, il coraggio di continuare, ma inizio a sospirare nell’avvertire il salire di brividi intensi di un assurdo piacere.
Quando prendo cognizione della situazione è già tardi. Il fallo scorre già avanti e indietro in una ospitale fica che arde di desiderio.
“Mamma ti desidero! Chiudi gli occhi mentre lentamente sono dentro di te, sento la fica stingersi attorno al cazzo, e tremo al calore che mi avvolge. Mamma fammi sentire ancora quei lunghi tuoi sospiri”
Tengo stretto il finto cazzo tra le pieghe di una calda fica. Il suo fare fa crescere i miei sospiri, È il suo cazzo che mi vuole scopare. Gemo!
“Mamma ti sto scopando io, con lenta passione, entro ed esco tenendoti stretta a me, mi muovo piano, voglio farti sentire ogni centimetro della mia intensa eccitazione, ascoltare i tuoi lunghi respiri strozzarsi. È quel mio lungo sognarti che voglio si realizzi”
È suo il cazzo che mi sta facendo tremare, sento crescere la sua eccitazione risalire il corpo, stringo le cosce per sentirlo completamente mio, non ho più paura! La punta spinge con crescente energia, sparisce tutto dentro la fica.
E’ stupendo! Adesso voglio che ascolti il mio respiro, diventare intenso, gemo del mio piacere, gli offro i quei mie persi sospiri mmmmmmhhhhhh….
“Mamma sei una fantastica troia!”
Sfacciato! Non resisto, spingo l’animato cazzo sempre più in profondità, lo tengo dentro, lo muovo veloce, voglio venire ooooohhhhhh…. Lunghissimi secondi di morbose carezze e, veloce, il grosso cazzo entra ed esce tutto nella caldissima fica “...SSSIIIII....AAAHHHG…” sconvolta mi possiedo gridando a lui il mio intenso piacere. Vengo con la vergogna strozzare il mio godere nell’ascoltare il suo desiderio salire.
“Ora sei tu che mi vuoi. In piedi ti privi della vestaglia la lasci scivolare a terra, mi fai apprezzare una figura impreziosita dal rosso intimo che esalta il tuo essere femmina. Le tue mani impazziscono sul tuo corpo. Lente dai fianchi risalgono il seno che danza tra esse, lo stringi prorompente davanti ai miei occhi. Lo lingua dona refrigerio ad infuocati capezzoli. Ascolto piacevoli lamenti, gemiti intensi, sconvolta vuoi il mio cazzo.
Decisa a voler godere con me, le gambe cingono i miei fianchi, nel tuo sguardo intensa la voglia mentre fai entrare la mia di voglia dentro di te, solo attimi e avvii un furioso saliscendi.
Finalmente il tuo splendido seno danza davanti a miei occhi, stringo i gonfi capezzoli coperti dal rosso del peccato. Per anni ho desiderato succhiarli baciarli morderli. Farti gridare non dal dolore ma dal perverso piacere. Per anni ho sognato le tue carnose labbra, potermi riscaldare al calore della tua bocca. Dio come ho desiderato impadronirmi del tuo morbido culo. Ora il tuo corpo trema, e al desiderio aggiungi passione. Mamma non resisto, voglio godere di un amore proibito. ”
Seguo aumentare il ritmo dei suoi colpi, ascolto il suo gemere, aspetto il suo piacere, non soddisfatta del mio!
“Le tue mani sul petto ti aiutano a scoparmi, le unghie graffiano la mia carne, il tuo gemere alimenta il mio piacere. Mamma mi stai portando a godere”
Non so come ma anch’io sto cavalcando selvaggia su quel finto cazzo, duro entra ed esce veloce dalla fica. SSSSIIIIIIII……. Sto impazzendo!
“Rosa sto per sborrare, voglio tutto il mio piacere sul tuo viso, schizzare sul tuo sorriso, lo voglio sporcare di gocce del mio amore.”
Perso il rispetto, porta quella mia foto a riceversi il suo godere.
Ancora colpi secchi, forti, continui e ripetuti e i primi potenti schizzi sporcano il mio viso, rapidi, a seguire, altri sulle mie labbra, sfacciato il suo strofinare il duro cazzo sulla mia bocca.
La mano veloce spinge sempre più forte il duro cazzo tutto nella fica, cerca il punto più alto della mia sensibilità di femmina, la punta raccoglie il mio calore. Sssssiiiiiiii……sto per godere di nuova, stavolta con lui!
“Mamma sssiiiiiiiiiiiiiiiiiii SBORRO! Il mio seme cola dalla tua bocca, con la cappella spargo sulle labbra un velo del mio piacere. Dio come desidero la tua lingua leccarmi. Schizzo ancora, tu lo ingoi si, troia, voglio la tua bocca.”
Il suo offendermi accentua il mio stato, consapevole di esserlo mi offro tale. Lascio a quel duro cazzo risalire il mio corpo, sfiorare il seno, accarezzarlo. Come vorrei che in mezzo ci fosse il suo, avvolgerlo tra morbide mammelle, spingerne la punta a lambire le mie labbra, mentre ancora schizza impetuoso.Solo un attimo per inumidire infiammate labbra e porto quel sua cazzo alla bocca, lo appoggio alle carnose labbra, la una avida lingua lentamente ne sfiora la punta, lo ingoio. La mente sprofonda nella lussuria. Sento la bocca gonfiarsi e, con gli occhi chiusi, succhio furiosa il suo cazzo, lasciando sulla punta la mia eccitazione.
“Rosa ti sento godere con il mio cazzo in bocca.”
Sta godendo del mio corpo, con l’immagine del mio viso nei suoi occhi, il suo piacere è immenso, senza limiti. È con lui che sto godendo, unisco i suoi sospiri ai miei. È fantastico. Godo proprio come sta facendo lui!
Libero anni di sofferenze, rinunce,
“…..Si vengoooo…. ohhhhhhhh….. siiii sborrami in faccia … sporcami. ssssssssssiiiiiiiiiii………Sto godendo mmmmmhhhhhh…….ooohhhhhhh… sssssssiiiiiiii …
“Dio che troia!”
Finalmente trovo quel coraggio che per anni mi ha privato di un assurdo piacere “Si! Voglio essere la tua troia”
Divento io sfacciata, senza più alcun pudore rendo tangibile ciò che sempre ha sconvolto il mio essergli madre. “Amore ti piace ancora il mio bel culo….”
“Mmmm …. mamma ….. Dio come lo vorrei ….. mmmm …. che bello sarebbe aprirti il culo, farti sbattere i coglioni contro le chiappe e sentirti urlare il mio nome”
Sconvolta da un assurdo desiderio, due cuscini l’uno contro l’altro, reggono in equilibrio il nerboruto fallo e subito, al culmine di una perversa voglia, con un colpo secco “AAAAAGGHH….” mi inculo “….UUUMMMM…”
“...SSSSIIIIIIIII...MAMMA SONO IO CHE TI INCULO.….Dio come è bello….mamma sto per venire ancora …."
Un morboso gioco di sapienti miei movimenti, la morbida vestaglia svolazza leggera con il suo impercettibile fruscio, definitivamente cedo
“GAETANO, amore mio veniamo assieme, OOOOHHHHMMM…….”
1
voti
voti
valutazione
6
6
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Può un desiderio diventare realtà?
Commenti dei lettori al racconto erotico