Anna, madre di Riccardo

di
genere
incesti

Se ti occupi di psicologia ed in particolare di sessualità, ne vedi ovviamente di tutti i colori: colori fluorescenti, acidi, a tinte brillantissime, fosche, cupe.

Non avrei dovuto fare questo mestiere, le premesse c’erano tutte; ho studiato psicologia e sessuologia per il motivo sbagliato: perché mi piace il sesso. Troppo.

Non sono e non ero distaccato, questo mi portava ad appassionarmi ai “pazienti”, tanto più quanto era eccitante la loro parafilia, la loro perversione.

Mi è capitato con una signora appena quarantenne che venne da me a seguito di un incidente domestico: per una relazione incestuosa con suo figlio appena maggiorenne.

La chiamerò Anna e lui Riccardo. La storia appartiene ai primi anni duemila, oggi Anna sarà una bella signora sessantenne e non è importante se io la senta ancora o meno.

L’ex marito colse Anna nell’atto di masturbare Riccardo.

Ora: non è importante come avvenne, ma il perché e come fosse tutto il percorso ed il contorno.

La cosa principale che dovetti assodare è che per Anna avere attenzioni sessuali per Riccardo fosse del tutto naturale. Mi trovai quindi non di fronte ad una persona che negava l’accaduto, ma che al contrario, rivendicava il suo pieno diritto a dare e ricevere piacere ad un figlio.

Indagando sulla sua storia familiare, emerse come Anna da ragazza avesse avuto, con altrettanta naturalezza, rapporti sessuali con suo fratello maggiore, fin da tenerissima età: i due condividevano la stanza ed il fratello allora quindicenne rubava allo zio fumetti porno e li nascondeva in camera loro. Il ragazzo si eccitava e poi si masturbava in modo palese. Anna si incuriosì e, leggendo Zora, si eccitò e sentendosi bagnata in mezzo alle gambe (aveva appena tredici anni) si toccava nel suo letto mentre il fratello lo faceva nell’altro.
La donna mi raccontò di pomeriggi estivi durante i quali i due trovavano più divertente condividere lo stesso fumetto e commentarlo durante la lettura, per poi raggiungere il culmine dell’eccitazione e toccarsi, rispetto a leggere due fumetti e masturbarsi distanti.
Stando spalla a spalla con la schiena poggiata contro la parete, il passo a scambiare le mani fu breve e naturale. Altrettanto naturale fu il provare ad emulare quei personaggi e fare le stesse cose.
Zora non era un fumetto molto esplicito, ma tutto cambiò allorché i ragazzi si trovarono fra le mani un numero di “Le Ore” e passarono dai disegni alle fotografie: Anna mi raccontò che l’effetto su di lei e sul fratello fu devastante. I due passarono giorni interi ad avere rapporti orali in qualsiasi momento della giornata.
Crescendo velocemente, cominciarono ad avere rapporti anali. Anna lasciò che il fratello le prendesse il culo per evitare complicazioni e gravidanze indesiderate. La prima volta usarono dell’olio d’oliva preso in cucina per lubrificare, ma poi passarono alla saliva, mi raccontò.
Si, Anna aveva un gran bisogno di raccontare dettagli.
Lo schema era sempre lo stesso, e i due fratelli prendevano l’iniziativa reciprocamente. Anna maturò una forte passione per il sesso anale che l’avebbe accompagnata per il resto della vita.
I due, non trovando analoga passione nei rispettivi coniugi in età adulta, continuarono ad avere sveltine: il fratello di Anna passava da lei in giornata e la “inculava” velocemente mentre lei metteva su il caffè. E succedeva che lei lo raggiungesse in negozio, suo fratello aveva una agenzia immobiliare, perché aveva litigato con il marito, e si vendicava facendo un pompino a sua fratello, per poi tornare a casa spavalda e baciare “lo stronzo”.

Anna non era una donna promiscua, sorprendentemente nella sua vita alla fine aveva avuto solo tre uomini: suo fratello, suo marito… e Riccardo, suo figlio. Niente male, come statistica.

Con Riccardo, tutto iniziò quando il ragazzo aveva quindici anni (guarda caso la stessa età dello zio quando ebbe i primi rapporti con la sorella): i compagni di scuola lo prendevano in giro perché non aveva mai avuto una ragazza, non aveva mai “fatto cose”. Riccardo per recuperare aveva inventato storie, ma era stato sbugiardato dalla ragazza in questione.

Anna mi disse che un pomeriggio Riccardo arrivò a casa sconvolto ed arrabbiato, umiliato, ed Anna temette il peggio.

Poi ebbe una idea: il figlio si sarebbe riscattato producendo delle foto, foto scattate mentre intratteneva rapporti con una donna: prese Riccardo per mano e gli disse: “Vieni con me amore mio”, conducendolo nella sua camera da letto.

Arrivati, fece sedere Riccardo ai piedi del letto matrimoniale, nel quale ormai dormiva da sola dopo la separazione dal padre del ragazzo, un paio di anni prima, e poi entrò in bagno portandosi dietro le sue cose.

Quando ne uscì Riccardo si trovò davanti non più sua madre, ma una MILF in reggicalze e reggiseno a balconcino neri, capelli vaporosi e trucco pesante.

Anna spiegò la sua strategia, mentre riccardo era a bocca aperta: “Ora facciamo delle foto, facciamo finta che stiamo facendo del sesso, così glielo fai vedere tu con che donna sei stato, altro che quelle ragazzine”.

“Ma se ti riconoscono, mamma”.

“Non mi riconosceranno, si vedrà la tua di faccia, le mie tette, le mie cosce, il mio sedere”.

Riccardo sembrava davvero rincuorato, non era felice, era più in estasi, mi raccontò Anna. Lei era eccitata e ben decisa ad usare tutta la sua esperienza e la sua femminilità per la riscossa ed il riscatto di Riccardo.
Prese allora il cellulare del figlio, e aprì la fotocamera. Si collocarono sul letto della donna, lasciando solo il lenzuolo di sotto senza disegni, perché non si potesse identificare la stanza, sebbene Riccardo potesse sempre dire di aver avuto un rapporto con un’amica della madre nella sua camera.

“Vieni tesoro”, disse Anna slacciandosi il reggiseno e liberando la sua quarta misura.
Anna mi mostrò lo scatto: teneva uno dei grossi seni con una mano e Riccardo che guardava verso l’obiettivo posto in alto, allungava la lingua verso il capezzolo.
In un secondo scatto il ragazzo affondava la faccia fra le due grosse tette che Anna lasciava pendere libere.

“Come è proseguita questa cosa delle foto”, le chiesi.

Notai una smorfia maliziosa sul volto della donna.

“A me deve e può dire tutto. Avete avuto un primo rapporto?”, la provocai, mentre sentivo una erezione che mi cresceva dentro i pantaloni, una erezione potente.

“Si, diciamo di si.”, rispose Anna.

“Sono interessato a come è successo, a chi abbia preso per primo l’iniziativa, che tipo di rapporto avete avuto.”, continuai, mentendo. Volevo solo sapere per il gusto di sapere, volevo solo godere della perversione di quella donna che mi stava davanti con le gambe accavallate ed inguainate in calze velate e che avrei scopato, anzi no: alla quale avrei leccato via l’anima ficcando la testa fra le sue gambe.

Anna iniziò il suo racconto:
“Quando abbiamo fatto le foto Riccardo aveva il cazzo duro. Lo sa dottore, guardi che cazzo ha Riccardo..” disse portando di nuovo il cellulare davanti a me. Il ragazzo era magrissimo, ma era davvero dotato. Il cazzo di per sé non aveva una bella forma, pendeva da un lato, ma era davvero grande.
“Ha un cazzo di ventidue centimetri, lo sa?”, disse con un tono di madre orgogliosa.

“Aveva il cazzo duro”, continuò Anna, “Perciò abbiamo pensato di fare la foto con me che lo succhiavo.

“Lo ha pensato per la giusta causa, o ne aveva voglia, Anna?”, la incalzai.

“Per la causa”. Rispose.

“E cosa ha fatto, ci ha poggiato le labbra sopra, ha simulato, oppure ha fatto di più?”.

“Ecco, c’è il video”, disse passandomi l telefono.

Nel video non si distingueva Anna che aveva il volto coperto dai capelli ed era girato dalla prospettiva di Riccardo che ogni tanto si inquadrava per mostrare che era veramente lui.
Si intuiva come Riccardo fosse sul bordo del letto, sdraiato e con le gambe penzoloni. La donna era inginocchiata ai piedi del letto e scorreva con la bocca lungo tutta l’asta del ragazzo che teneva alla base con una mano dalle unghie smaltate. Anna era ben impegnata a lavorarsi il glande di suo figlio con delicatezza aiutandosi a segarlo con la mano, per poi spingersi fino in fondo alla gola quel lungo arnese lucido di saliva, talmente lungo da non raggiungere mai la mano che lo teneva alla base.
L’inesperto Riccardo ad un certo punto del video, dopo meno di un minuto, lanciò un’imprecazione mentre il video tremolante mostrava Anna palesemente impegnata ad ingoiare il seme del suo stesso figlio.

“Sempre per la causa, vero Anna?” la provocai.

“E’ sangue del mio sangue, io lo amo e lui ama me. Nessuna donna ha più diritto di me”, mi rispose, incrociando le braccia.

“E poi, dopo cosa è successo”, ero curioso.

“Dopo lui ha fatto vedere le foto a scuola, la voce è girata, il padre ha saputo e si è insospettito. Purtroppo, Riccardo ha mandato un paio di foto ad amici, il padre le ha in qualche modo avute, quello stronzo”.

“L’ha riconosciuta?”.

“Per i dettagli, il seno soprattutto”.

“E cosa gli ha detto?”.

“Ho negato di essere io, che erano solo foto finte fatte con una amica, che servivano a riscattarlo. Le foto che aveva visto erano quelle innocue.”

“Anna, qui di innocuo non c’è nulla.”, la rimproverai.

“Si lo vedo dal gonfiore della sua patta, dottore”, mi rispose scoppiando in una risata fragorosa.

Del resto, aveva colpito nel segno, ed è per questo che rinuncia a quelle sedute, perché avrei pagato io per vedere quella diavolessa farsi entrare il cazzo di Riccardo ovunque, ed ero ben determinato a farmelo raccontare prima di lasciarla andare.

“Avete ancora rapporti Anna? Cosa accade in casa?”.

“Lo sa che i ragazzi vedono tanto porno dottore?” mi sfidò ironica e irriverente.

“Certo, e quindi, cosa accade?”, insistetti.

“Riccardo vuole ripetere le scene che vede ed io lo accontento. Mi dica, dottore: se lei avesse avuto una giovane donna come me” iniziò a dirmi spalancando le cosce e lasciando intravvedere l’autoreggente ed il pube in fondo alle gambe, coperto da una mutandina nera leggerissima, per poi richiuderle lentamente, “se lei avesse avuto una donna così che le avesse dato tutto quello che una donna può dare, se lei avesse avuto questa fortuna a diciotto anni, come si sarebbe sentito?”.
“La mattina Riccardo si sveglia con una forte erezione e non riesce ad avere la concentrazione per studiare. Ed io lo faccio svuotare, quando lo sveglio lo trovo sempre con il cazzo duro. Mi ci siedo sopra e non lo mollo finché non si è svuotato tutto. Al pomeriggio lo vedo distratto, magari mi fa vedere una scena di una MILF che scopre il figlio che si fa le seghe e lei gli spiega come fare, e lo rifacciamo”

“E’ li che il suo ex marito l’ha beccata?”.

“Una delle tante volte, si era messo a spiare da una finestra della villetta il guardone. Ma non ha visto nulla, eravamo sul divano, ha tirato ad indovinare. Ma ho deciso di venire qui dopo aver parlato con lui e farlo smettere di spiare”.

“Ed ora?”, le chiesi.

“Ora”, mi disse, “Riccardo mi ha mandato questo video” e mi porse di nuovo il telefono: era un porno, una donna formosa era al telefono e parlava senza particolari emozioni, sdraiata su di un fianco su un divano, dietro un ragazzo attore che poteva sembrare suo figlio la scopava anch’egli sdraiato su un fianco. La donna indossava una lingerie rosa pallido e bianca. Il messaggio che accompagnava il video recitava “Lo facciamo mentre parli con la zia?”.

“Ecco cosa accade ora: debbo andare a cercare le calze rosa per accontentarlo”.

Anna si alzò e si avviò verso la porta, poi si voltò: “Pensa di fare da solo dottore?”, disse con un sorriso malizioso indicando con il mento verso la mia patta dei pantaloni.

La salutai e poi rinunciai alle sedute e lei mi recapitò una foto delle sue tette, con scritto semplicemente “Ok”.
scritto il
2023-07-06
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