Sottomesso puttanello intervista
di
Cindy 69
genere
dominazione
Sottomesso gay intervista
Io sono Dominus Marianus e oggi intervisterò un fighetto che ha espresso il suo desiderio di servire nel mio bordello per veri maschi cazzuti.
1 Sai perché sei qui e come devi rivolgerti a me?
Mi rivolgo così. Sono il fighetto sottomesso Padrone. Sono qui per ottenere il privilegio di fare la troietta nel tuo bordello
2 Presentati prima il nome e poi descriviti con cura.
Padrone il mio nome è Cindy troietta schiava. Sono alto. Perdono Padrone sino alta 171 cm. Peso 62km. I miei capelli sono castani ma presto saranno biondi. Gli occhi sono azzurri e i denti bianchi con labbra carnose da baciare e succhiare.
Si Padrone mi merito uno schiaffo .Devo descrivermi Padrone non vantarmi. Il mio domino che mi ha venduto a te Padrone dice che sono di corporatura regolare con gambe lunghe e polpacci evidenti. Il ventre piatto e muscoloso, i fianchi stretti , il petto muscoloso con due piccole tettine e un culetto alto sodo e sporgente sono le mie qualità fisiche.
3 descriviti come puttanella.
Sono sempre vogliosa di essere sbattuta brutalmente. MI sono fatta mettere degli anelli ai capezzoli così i Domini possono tirarli facendomi godere per il dolore. Ai coglioni porto da 3 a 20 anelli di metallo così le palle penzolano per 12 cm e ai Domini è facile tenerle per non farmi muovere quando mi penetrano. La mia bocca golosa con labbra rosse a cuoricino è pronta a stringere ogni cazzo e succhiarlo a lungo per ingoiare poi il prezioso seme. La parte migliore mia, senza vanto, è la mia fighetta anale piccola crespa e rosea. Ho esercitato i muscoli dello sfintere così ogni penetrazione sembra uno sverginamento e quando stringo i muscoli i padroni sentono che sono vergine.
4 bene puttanello ora descrivimi come ti presenti al tuo inculatore.
Si Padrone. Conscio di essere un femminuccio, mi presento così. Poi mi metto un reggipetto che lascia scoperti i capezzoli a cui ho messo dei morsetti che hanno delle pesanti campane in bronzo che suonano ad ogni movimento. La mia fighetta anale viene riempita di un cazzo di 4 cm di diametro vibrante ficcato fino alla prostata per farmi tremare. Le palle sono inanellate. venti anelli le allungano di 17 cm ,così che, quando sono in ginocchio sfiorano il pavimento. Non sapendo se il Padrone desidera sentirmi gemere, in bocca ho un ball gag fermato sulla nuca. Sono tutta pallida per l’eccitazione, salvo le unghie di mani e piedi che sono laccate rosso sangue. Prima di inginocchiarmi ha messo su una coperta gli strumenti che può scegliere il Padrone per umiliare e punire il puttanello femminuccio che sono. Fruste, pinze e morsetti corde dildi sino a sette cm di diametro. Io sono lì solo per il suo piacere
IL Padrone sino ad ora soddisfatto tira fuori il suo enorme cazzo e lo mostra al femminuccio che arrossisce per i pensieri lascivi che ha in mente.
5 Bene, ora il mio sissyboy ti incatenerà mano destra con piede sinistro e mano sinistra con piede destro. Metti le mani dietro la schiena, torna in ginocchio e raccontami come sei diventato un troietto puttanello. Voglio un racconto dettagliato.
Si Padrone. Avevo 10 anni quando incominciai a guardare i vestiti delle femmine. La prima cosa che ricordo è che la mamma mi regalò una mutandina e un reggipetto rosa. Lei aveva voluto una femmina e così mi permise a casa di girare in mutandine rosa. Non mi piaceva il mio cazzetto così la notte lo avvolgevo in una benda di cotone per farlo sparire. A scuola nessuno mi chiamava femminuccia benché avessi delle labbra da bimba, perché ero molto sportivo. A quasi dodici anni mentre i miei compagni parlavano di ragazze , io mi sentivo attratto dai ragazzi, uno in speciale Antonio. Avrei voluto baciarlo. Andavamo sempre a nuotare assieme. A Forte dei Marmi. In estate. Mi piaceva stargli vicino.
Poi un giorno nella cabina mentre ci spogliavamo per mettere il costume da bagno, mi resi conto che mi guardava in modo strano. Mi accorsi che avevo messo una mutandina da femmina rosa con pizzi.
Antonio non disse niente, mi calò la mutandina e disse hai il cazzo. Capisco. Ero tutto arrossito ma lui mi strinse e disse, non lo dico a nessuno ma tu fai come le donne e mi mise vicino alla bocca il suo cazzetto. Per istinto aprii la bocca e lo baciai e succhiai. Era diventato duro e anche il mio si stava indurendo.
La cosa finì lì, ma la sera con la scusa di studiare Antonio venne nella in camera.
“Sai” mi disse “ho chiesto al mio papà e ho capito che sei un culatone un maschio che fa la femmina. Cosa faccio? a chi lo dico?”
Avevo le lacrime agli occhi e lo implorai di tacere.
“No,” mi rispose “non lo dirò ma tu sarai la mia ragazza, la mia fighetta come dice il papà.”
Quell’agosto, avevo ottenuto dalla mamma che Antonio dormisse da noi così i suoi genitori potevano andare in crociera.
Tutte le sere io mi mettevo il reggipetto e le mutandine e giocavo a fare la fidanzata di Antonio. Lui mi toglieva le mutandine e poi si faceva toccare l’uccello che si induriva e me lo faceva prendere in bocca. Poi con la mano mi solleticava il buchino finché anche il mio pisellino diventava duro. Poi ci strusciavamo e baciavamo. Mi chiese anche di leccargli il buchino e le palle. Eravamo troppo piccoli per spruzzare sborra, e al ritorno a Milano, lui si interessò alle ragazze vere. A dodici ani diventai la femminuccia di un notaio. Frequentava come me la biblioteca del parco e un pomeriggio eravamo entrambi nei gabinetti e lui per sbaglio aprì la porta del bagno e mi vide in reggipetto e mutandine. Non disse niente, ma quando uscii dalla biblioteca per andare a casa, mi si avvicinò e disse sottovoce che ero una bella radazza e se volevo venite da lui a bere una coca. Era un bell’umo e accettai.
Ormai mi conoscevo, così lo stuzzicai chiedendogli se potessi fare una doccia. Lasciai a porta del bagno aperta facendomi vedere nudo.
Ero sotto la doccia quando sentii che appoggiava il suo grosso uccello sul mio culetto strofinandolo. Uscimmo dalla doccia e allora vidi un cazzo di maschio nel suo vero splendore. Maturai in me e capii.
Mi inginocchiai e lo presi in bocca.
Lui dolcemente mi carezzò tutto il corpo e poi mi venne in bocca. Senza pensarci mandai giù quel buon sugo.
Per tutto l’anno dopo la biblioteca ci incontrammo. Prendevo in bocca il suo cazzo e gli facevo le seghe. Provai anche a farmelo mettere nel culetto, ma era troppo grosso e il notaio troppo gentile per insistere. Accumulai un piccolo tesoro perché ogni volta mi regalava una sterlina oro.
A scuola mi sentivo sempre più femmina e penso che i compagni avessero capito qualcosa. La mamma si era separata da papa e mi aveva detto che a lui piacevano i maschi, così avevano deciso di separarsi e io sarei rimaste con lei. Finsi stupore, ma lo sapevo perché una sera papà che aveva bevuto troppo , mi aveva trascinato nella camera da letto e spogliato poi aveva cercato di incularmi. Non riuscendo perché ero troppo stretto, aveva preteso che gli prendessi in bocca il cazzo e lo facessi venire. Avevo fatto finta di resistere mentre il mio pistolino si era indurito mentre succhiavo e mandavo giù.
Finalmente, a novembre vedendo un CD di twinks impalati, mi eccitai e masturbai così tanto che finalmente venni.
Con mamma che era tedesca mi trasferii a Monaco di Baviera dove frequentai il liceo. I tedeschi erano belli ma rudi e primitivi e non mi sentivo di dividere la mia natura con loro.
Sentivo sempre più forte l’impulso ad essere femmina. Mamma architetto di grido, con il suo amante partiva per seguire progetti immobiliare in giro per il mondo lasciandomi solo.
Mi aveva regalato la carta di credito e insegnato a sbrigarmela. Una domestica rumena veniva a fare le pulizie
Avevo tredici anni, il cazzo era diventato grosso e temevo che la voce cambiasse. Vestito da femmina, mi ero comprato mutandine reggipetti imbottiti calze e collant e anche dei tampax extra large che mi ficcavo nel culetto fingendo che fosse una figa. Mi piaceva girare per locali sculettando come una femminuccia, ma attento a non bere alcolici.
Volevo andare al cinema per adulti, ma da solo non potevo così convinsi Andrei, il figlio della rumena a portarmi al cinema. Gli spigai cosa desideravo e così mi portò a un cinema a luci rosse scherzando col bigliettaio disse che potava la sua ragazza a prendere lezioni di sesso. In verità senza rendermi conto mi ero innamorato di quel ragazzone grane e grosso e sempre allegro.
Appena seduti, stavamo seguendo una scopata sullo schermo, quando mi accorsi che vicino a noi si erano seduti diversi maschi che nella penombra avevano iniziato a menarsi l’uccello. Poi sentii la mano di Andrei che mi abbassava la testa fino a che le mie labbra toccarono la patta dei suoi calzoni.
Ero tutta femmina eccitata e quando tirò fuori l’uccello senza perdere tempo lo presi in bocca. . Molto lentamente benché facesse male mi sverginava con le dita e io mi sentivo santa e troia mentre le fitte di dolore al culetto si alternavano alle strizzate di capezzoli che le sue mani forti torcevano e ritorcevano. Mi mise un dito, poi due, poi tre nel culetto poi in bocca poi ancora nel culetto. Piano piano mi infilo la mano. Prendimi gli sussurrai.
Lui disse “no vieni a casa mia che farò di te la mia schiava.”
Senza perdere tempo uscii con lui dal cinema e andammo a casa sua. Come in una favola giocò col mio corpo e mi fece diventare donna. Non risparmiò di baci nessuna parte del mio corpo e mi succhiò l’uccello lasciando che venissi sul suo petto da cui leccai il mio seme.
Infine, quel grosso membro, più grosso anche di quello del notaio, ben lubrificato dalla mia saliva e dall’olio che le dita di Andrei avevano spalmato dentro il culetto, entrò piano piano. Malgrado il dolore mi piacque che facesse di me una svergognata femmina sverginata. La sua femmina maschietto impudico. MI fecondò la fighetta anale e poi mi fecondò nuovamente la bocca facendomi s bere il sugo e poi ancora con dolce violenza mi penetrò a fondo il culetto battendo con forza la prostata finche anche io scoppiai inondando il letto del mio seme.
Il tempo di fare una doccia poi mi sbatté sul letto si mise dietro facendomi bene allargare le ginocchia e mi penetrò di nuovo. Ora erano colpi rabbiosi un colpo e mi entrava sino in fondo.” Mi fai male” dissi. “Taci “ rispose “ questo è l’amore.” Si fermava strizzava i capezzoli fra le dita mentre usciva da me poi rientrava di colpo e di nuovo strizzava. Alla fine della serata coni capezzoli diventati grossi come ciliegie e la mia fighetta anale gonfia e slabbrata uggiolavo di godimento e dolore come la cagna che ero diventata.
Poi mi addormentai sognando un nuovo giorno di amare.
La Mattina non poto gioia.
Ieri ti sei divertita disse . Ora sei la puttanella troia mia schiava che lavorerà per me. Cercai di farlo ragionare ,ma gli schiaffi che presi mi fecero capire il futuro che mi aspettava.
Faremo di te una sissy troia disse facendo entrare quattro amici. Questi sono i tuoi padroni, hanno comprato una quota. Ara faremo di te una vera femmina. Temetti che mi castrassero e mi riempissero di ormoni, ma Andrea e i suoi soci erano tradizionalisti e operarono alla vecchia maniera.
Mi misero a dieta assieme a poco pane era cibo il loro sperma che continuamente mi facevano bere così che a forza di pompini mi vennero le labbra a canotto. Poi per farmi venire le tette per ore me le tirarono e strizzarono finché ebbi due sode montagnole piccole e ben fatte. I capezzoli invece furono perforati e dotati di anelli. Non fui più amata ma brutalmente inculata dai cinque sino a che il bucino divenne così sensibile che al solo sfiorarlo muggivo di piacere. Come una vacca dicevano. Infine pesanti anelli con pesi mi allungarono le palle che a riposo arrivavano a12 centimetri. Avevo gli occhi bendati e le cuffie sulle orecchie mi ripetevano che ero Cindy una troietta femminuccio schiava il cui unico scopo era di soddisfare i Padroni.
Dopo un mese, ero diventata Cindy schiava troietto felice di obbedire e essere usato in tutti i modi dai Padroni. Una voce nel mio cervello diceva che era proprio questo che avevo sempre desiderato.
Alla fine del mese mi provarono come Padroni e furono soddisfatti, Decisero così di esibirmi. Uscii nuda dalla macchina avevo un tappo anale stretto fra i denti, i capezzoli ai cui anelli pendevano dei campanellini e dieci anelli di metallo alle palle. Nel culetto un cazzo di gomma del diametro di 5 centimetri mi costringeva a camminare come una troia femmina sculettante. IL padrone mi trascinava col collare da cane. Percorsi così un vialetto seguito da ragazzini che si menavano il cazzetto e venni portato alla piscina. Qui parlò Andrei ecco la nuova schiavetta femminuccio già maschietto. Lo ho ben addestrato. .Ora lavorerà per me .Ognuno dei presenti potrà usarlo a suo piacere. Oggi deve portarmi mille euro. Per voi Signori ogni scopata costerà cinque euro. Se siete contenti date alla troietta la mancia vediamo se per le cinque del pomeriggio avrò i miei 1000 euro. Mi spinse e io pazza di paura cercai di farmi prendere da più uomini possibile. Alle cinque del pomeriggio ero una cagna scossa da brividi continui di piacere che uggiolavo ululavo e piangevo di libidine. La bocca, la fughetta, tutto il corpo erano straziati da lividi e morsi mentre un sudario d’appiccicaticcio sperma mi copriva tutta.
Amdrei fu soddisfatto e per due anni lo feci ricco.
Poi giudicando che avevo sedici anni e che perciò ero vecchio, mi mise in vendita.
MI comprò Padrona Anna ,una transex che gestiva un piccolo bordello molto raffinato r molto sadomaso.
Lei mi mise a nuovo. Guarì il mio corpo e anche la mia anima convincendomi che malgrado la cattiveria di andrei il mio destino di donna nel corpo di un uomo era di lasciarmi plasmare una identità di fighetto puttanello troietta nell’anima. Padrona Anna mi insegnò a essere donna , a servire i maschi non facendomi brutalizzare, ma indovinando e anticipando i loro desideri. Mi insegnò a godere con gioia anche della brutalità, a conservare la mia dignità. Troietto femmino con calda fighetta anale per mia scelta e non per paura.
Ecco Padrone la mia vita e ecco come mi presento ora a chi mi apprezza:
Giovane alto 1,75 peso giusto ma tonico maschio fuori ma puttanello femminuccia dentro, cerca uno o più padroni maschi dominanti che la sottomettano. Ho palle con anelli da tirare e capezzoli sensibili da strizzare. Labbra polpose e bocca golosa. Culetto stretto da prendere brutalmente. La mia verga è grossa ma moscia. Puoi usare tutti i miei buchetti e trattarmi come merita una troietta da sottomettere. Solo sesso protetto ma se sei sano puoi venirmi in bocca e fecondarmi il culetto Sono mercenario. Se ti piaccio contattami posso essere solo per te e anche per tuoi amici. Non dico di no a cani grossi e curati. Mi piacciono donne che assistono e partecipano
Cindy submitted gay slave troietto nell’anima femmina dentro.
Io sono Dominus Marianus e oggi intervisterò un fighetto che ha espresso il suo desiderio di servire nel mio bordello per veri maschi cazzuti.
1 Sai perché sei qui e come devi rivolgerti a me?
Mi rivolgo così. Sono il fighetto sottomesso Padrone. Sono qui per ottenere il privilegio di fare la troietta nel tuo bordello
2 Presentati prima il nome e poi descriviti con cura.
Padrone il mio nome è Cindy troietta schiava. Sono alto. Perdono Padrone sino alta 171 cm. Peso 62km. I miei capelli sono castani ma presto saranno biondi. Gli occhi sono azzurri e i denti bianchi con labbra carnose da baciare e succhiare.
Si Padrone mi merito uno schiaffo .Devo descrivermi Padrone non vantarmi. Il mio domino che mi ha venduto a te Padrone dice che sono di corporatura regolare con gambe lunghe e polpacci evidenti. Il ventre piatto e muscoloso, i fianchi stretti , il petto muscoloso con due piccole tettine e un culetto alto sodo e sporgente sono le mie qualità fisiche.
3 descriviti come puttanella.
Sono sempre vogliosa di essere sbattuta brutalmente. MI sono fatta mettere degli anelli ai capezzoli così i Domini possono tirarli facendomi godere per il dolore. Ai coglioni porto da 3 a 20 anelli di metallo così le palle penzolano per 12 cm e ai Domini è facile tenerle per non farmi muovere quando mi penetrano. La mia bocca golosa con labbra rosse a cuoricino è pronta a stringere ogni cazzo e succhiarlo a lungo per ingoiare poi il prezioso seme. La parte migliore mia, senza vanto, è la mia fighetta anale piccola crespa e rosea. Ho esercitato i muscoli dello sfintere così ogni penetrazione sembra uno sverginamento e quando stringo i muscoli i padroni sentono che sono vergine.
4 bene puttanello ora descrivimi come ti presenti al tuo inculatore.
Si Padrone. Conscio di essere un femminuccio, mi presento così. Poi mi metto un reggipetto che lascia scoperti i capezzoli a cui ho messo dei morsetti che hanno delle pesanti campane in bronzo che suonano ad ogni movimento. La mia fighetta anale viene riempita di un cazzo di 4 cm di diametro vibrante ficcato fino alla prostata per farmi tremare. Le palle sono inanellate. venti anelli le allungano di 17 cm ,così che, quando sono in ginocchio sfiorano il pavimento. Non sapendo se il Padrone desidera sentirmi gemere, in bocca ho un ball gag fermato sulla nuca. Sono tutta pallida per l’eccitazione, salvo le unghie di mani e piedi che sono laccate rosso sangue. Prima di inginocchiarmi ha messo su una coperta gli strumenti che può scegliere il Padrone per umiliare e punire il puttanello femminuccio che sono. Fruste, pinze e morsetti corde dildi sino a sette cm di diametro. Io sono lì solo per il suo piacere
IL Padrone sino ad ora soddisfatto tira fuori il suo enorme cazzo e lo mostra al femminuccio che arrossisce per i pensieri lascivi che ha in mente.
5 Bene, ora il mio sissyboy ti incatenerà mano destra con piede sinistro e mano sinistra con piede destro. Metti le mani dietro la schiena, torna in ginocchio e raccontami come sei diventato un troietto puttanello. Voglio un racconto dettagliato.
Si Padrone. Avevo 10 anni quando incominciai a guardare i vestiti delle femmine. La prima cosa che ricordo è che la mamma mi regalò una mutandina e un reggipetto rosa. Lei aveva voluto una femmina e così mi permise a casa di girare in mutandine rosa. Non mi piaceva il mio cazzetto così la notte lo avvolgevo in una benda di cotone per farlo sparire. A scuola nessuno mi chiamava femminuccia benché avessi delle labbra da bimba, perché ero molto sportivo. A quasi dodici anni mentre i miei compagni parlavano di ragazze , io mi sentivo attratto dai ragazzi, uno in speciale Antonio. Avrei voluto baciarlo. Andavamo sempre a nuotare assieme. A Forte dei Marmi. In estate. Mi piaceva stargli vicino.
Poi un giorno nella cabina mentre ci spogliavamo per mettere il costume da bagno, mi resi conto che mi guardava in modo strano. Mi accorsi che avevo messo una mutandina da femmina rosa con pizzi.
Antonio non disse niente, mi calò la mutandina e disse hai il cazzo. Capisco. Ero tutto arrossito ma lui mi strinse e disse, non lo dico a nessuno ma tu fai come le donne e mi mise vicino alla bocca il suo cazzetto. Per istinto aprii la bocca e lo baciai e succhiai. Era diventato duro e anche il mio si stava indurendo.
La cosa finì lì, ma la sera con la scusa di studiare Antonio venne nella in camera.
“Sai” mi disse “ho chiesto al mio papà e ho capito che sei un culatone un maschio che fa la femmina. Cosa faccio? a chi lo dico?”
Avevo le lacrime agli occhi e lo implorai di tacere.
“No,” mi rispose “non lo dirò ma tu sarai la mia ragazza, la mia fighetta come dice il papà.”
Quell’agosto, avevo ottenuto dalla mamma che Antonio dormisse da noi così i suoi genitori potevano andare in crociera.
Tutte le sere io mi mettevo il reggipetto e le mutandine e giocavo a fare la fidanzata di Antonio. Lui mi toglieva le mutandine e poi si faceva toccare l’uccello che si induriva e me lo faceva prendere in bocca. Poi con la mano mi solleticava il buchino finché anche il mio pisellino diventava duro. Poi ci strusciavamo e baciavamo. Mi chiese anche di leccargli il buchino e le palle. Eravamo troppo piccoli per spruzzare sborra, e al ritorno a Milano, lui si interessò alle ragazze vere. A dodici ani diventai la femminuccia di un notaio. Frequentava come me la biblioteca del parco e un pomeriggio eravamo entrambi nei gabinetti e lui per sbaglio aprì la porta del bagno e mi vide in reggipetto e mutandine. Non disse niente, ma quando uscii dalla biblioteca per andare a casa, mi si avvicinò e disse sottovoce che ero una bella radazza e se volevo venite da lui a bere una coca. Era un bell’umo e accettai.
Ormai mi conoscevo, così lo stuzzicai chiedendogli se potessi fare una doccia. Lasciai a porta del bagno aperta facendomi vedere nudo.
Ero sotto la doccia quando sentii che appoggiava il suo grosso uccello sul mio culetto strofinandolo. Uscimmo dalla doccia e allora vidi un cazzo di maschio nel suo vero splendore. Maturai in me e capii.
Mi inginocchiai e lo presi in bocca.
Lui dolcemente mi carezzò tutto il corpo e poi mi venne in bocca. Senza pensarci mandai giù quel buon sugo.
Per tutto l’anno dopo la biblioteca ci incontrammo. Prendevo in bocca il suo cazzo e gli facevo le seghe. Provai anche a farmelo mettere nel culetto, ma era troppo grosso e il notaio troppo gentile per insistere. Accumulai un piccolo tesoro perché ogni volta mi regalava una sterlina oro.
A scuola mi sentivo sempre più femmina e penso che i compagni avessero capito qualcosa. La mamma si era separata da papa e mi aveva detto che a lui piacevano i maschi, così avevano deciso di separarsi e io sarei rimaste con lei. Finsi stupore, ma lo sapevo perché una sera papà che aveva bevuto troppo , mi aveva trascinato nella camera da letto e spogliato poi aveva cercato di incularmi. Non riuscendo perché ero troppo stretto, aveva preteso che gli prendessi in bocca il cazzo e lo facessi venire. Avevo fatto finta di resistere mentre il mio pistolino si era indurito mentre succhiavo e mandavo giù.
Finalmente, a novembre vedendo un CD di twinks impalati, mi eccitai e masturbai così tanto che finalmente venni.
Con mamma che era tedesca mi trasferii a Monaco di Baviera dove frequentai il liceo. I tedeschi erano belli ma rudi e primitivi e non mi sentivo di dividere la mia natura con loro.
Sentivo sempre più forte l’impulso ad essere femmina. Mamma architetto di grido, con il suo amante partiva per seguire progetti immobiliare in giro per il mondo lasciandomi solo.
Mi aveva regalato la carta di credito e insegnato a sbrigarmela. Una domestica rumena veniva a fare le pulizie
Avevo tredici anni, il cazzo era diventato grosso e temevo che la voce cambiasse. Vestito da femmina, mi ero comprato mutandine reggipetti imbottiti calze e collant e anche dei tampax extra large che mi ficcavo nel culetto fingendo che fosse una figa. Mi piaceva girare per locali sculettando come una femminuccia, ma attento a non bere alcolici.
Volevo andare al cinema per adulti, ma da solo non potevo così convinsi Andrei, il figlio della rumena a portarmi al cinema. Gli spigai cosa desideravo e così mi portò a un cinema a luci rosse scherzando col bigliettaio disse che potava la sua ragazza a prendere lezioni di sesso. In verità senza rendermi conto mi ero innamorato di quel ragazzone grane e grosso e sempre allegro.
Appena seduti, stavamo seguendo una scopata sullo schermo, quando mi accorsi che vicino a noi si erano seduti diversi maschi che nella penombra avevano iniziato a menarsi l’uccello. Poi sentii la mano di Andrei che mi abbassava la testa fino a che le mie labbra toccarono la patta dei suoi calzoni.
Ero tutta femmina eccitata e quando tirò fuori l’uccello senza perdere tempo lo presi in bocca. . Molto lentamente benché facesse male mi sverginava con le dita e io mi sentivo santa e troia mentre le fitte di dolore al culetto si alternavano alle strizzate di capezzoli che le sue mani forti torcevano e ritorcevano. Mi mise un dito, poi due, poi tre nel culetto poi in bocca poi ancora nel culetto. Piano piano mi infilo la mano. Prendimi gli sussurrai.
Lui disse “no vieni a casa mia che farò di te la mia schiava.”
Senza perdere tempo uscii con lui dal cinema e andammo a casa sua. Come in una favola giocò col mio corpo e mi fece diventare donna. Non risparmiò di baci nessuna parte del mio corpo e mi succhiò l’uccello lasciando che venissi sul suo petto da cui leccai il mio seme.
Infine, quel grosso membro, più grosso anche di quello del notaio, ben lubrificato dalla mia saliva e dall’olio che le dita di Andrei avevano spalmato dentro il culetto, entrò piano piano. Malgrado il dolore mi piacque che facesse di me una svergognata femmina sverginata. La sua femmina maschietto impudico. MI fecondò la fighetta anale e poi mi fecondò nuovamente la bocca facendomi s bere il sugo e poi ancora con dolce violenza mi penetrò a fondo il culetto battendo con forza la prostata finche anche io scoppiai inondando il letto del mio seme.
Il tempo di fare una doccia poi mi sbatté sul letto si mise dietro facendomi bene allargare le ginocchia e mi penetrò di nuovo. Ora erano colpi rabbiosi un colpo e mi entrava sino in fondo.” Mi fai male” dissi. “Taci “ rispose “ questo è l’amore.” Si fermava strizzava i capezzoli fra le dita mentre usciva da me poi rientrava di colpo e di nuovo strizzava. Alla fine della serata coni capezzoli diventati grossi come ciliegie e la mia fighetta anale gonfia e slabbrata uggiolavo di godimento e dolore come la cagna che ero diventata.
Poi mi addormentai sognando un nuovo giorno di amare.
La Mattina non poto gioia.
Ieri ti sei divertita disse . Ora sei la puttanella troia mia schiava che lavorerà per me. Cercai di farlo ragionare ,ma gli schiaffi che presi mi fecero capire il futuro che mi aspettava.
Faremo di te una sissy troia disse facendo entrare quattro amici. Questi sono i tuoi padroni, hanno comprato una quota. Ara faremo di te una vera femmina. Temetti che mi castrassero e mi riempissero di ormoni, ma Andrea e i suoi soci erano tradizionalisti e operarono alla vecchia maniera.
Mi misero a dieta assieme a poco pane era cibo il loro sperma che continuamente mi facevano bere così che a forza di pompini mi vennero le labbra a canotto. Poi per farmi venire le tette per ore me le tirarono e strizzarono finché ebbi due sode montagnole piccole e ben fatte. I capezzoli invece furono perforati e dotati di anelli. Non fui più amata ma brutalmente inculata dai cinque sino a che il bucino divenne così sensibile che al solo sfiorarlo muggivo di piacere. Come una vacca dicevano. Infine pesanti anelli con pesi mi allungarono le palle che a riposo arrivavano a12 centimetri. Avevo gli occhi bendati e le cuffie sulle orecchie mi ripetevano che ero Cindy una troietta femminuccio schiava il cui unico scopo era di soddisfare i Padroni.
Dopo un mese, ero diventata Cindy schiava troietto felice di obbedire e essere usato in tutti i modi dai Padroni. Una voce nel mio cervello diceva che era proprio questo che avevo sempre desiderato.
Alla fine del mese mi provarono come Padroni e furono soddisfatti, Decisero così di esibirmi. Uscii nuda dalla macchina avevo un tappo anale stretto fra i denti, i capezzoli ai cui anelli pendevano dei campanellini e dieci anelli di metallo alle palle. Nel culetto un cazzo di gomma del diametro di 5 centimetri mi costringeva a camminare come una troia femmina sculettante. IL padrone mi trascinava col collare da cane. Percorsi così un vialetto seguito da ragazzini che si menavano il cazzetto e venni portato alla piscina. Qui parlò Andrei ecco la nuova schiavetta femminuccio già maschietto. Lo ho ben addestrato. .Ora lavorerà per me .Ognuno dei presenti potrà usarlo a suo piacere. Oggi deve portarmi mille euro. Per voi Signori ogni scopata costerà cinque euro. Se siete contenti date alla troietta la mancia vediamo se per le cinque del pomeriggio avrò i miei 1000 euro. Mi spinse e io pazza di paura cercai di farmi prendere da più uomini possibile. Alle cinque del pomeriggio ero una cagna scossa da brividi continui di piacere che uggiolavo ululavo e piangevo di libidine. La bocca, la fughetta, tutto il corpo erano straziati da lividi e morsi mentre un sudario d’appiccicaticcio sperma mi copriva tutta.
Amdrei fu soddisfatto e per due anni lo feci ricco.
Poi giudicando che avevo sedici anni e che perciò ero vecchio, mi mise in vendita.
MI comprò Padrona Anna ,una transex che gestiva un piccolo bordello molto raffinato r molto sadomaso.
Lei mi mise a nuovo. Guarì il mio corpo e anche la mia anima convincendomi che malgrado la cattiveria di andrei il mio destino di donna nel corpo di un uomo era di lasciarmi plasmare una identità di fighetto puttanello troietta nell’anima. Padrona Anna mi insegnò a essere donna , a servire i maschi non facendomi brutalizzare, ma indovinando e anticipando i loro desideri. Mi insegnò a godere con gioia anche della brutalità, a conservare la mia dignità. Troietto femmino con calda fighetta anale per mia scelta e non per paura.
Ecco Padrone la mia vita e ecco come mi presento ora a chi mi apprezza:
Giovane alto 1,75 peso giusto ma tonico maschio fuori ma puttanello femminuccia dentro, cerca uno o più padroni maschi dominanti che la sottomettano. Ho palle con anelli da tirare e capezzoli sensibili da strizzare. Labbra polpose e bocca golosa. Culetto stretto da prendere brutalmente. La mia verga è grossa ma moscia. Puoi usare tutti i miei buchetti e trattarmi come merita una troietta da sottomettere. Solo sesso protetto ma se sei sano puoi venirmi in bocca e fecondarmi il culetto Sono mercenario. Se ti piaccio contattami posso essere solo per te e anche per tuoi amici. Non dico di no a cani grossi e curati. Mi piacciono donne che assistono e partecipano
Cindy submitted gay slave troietto nell’anima femmina dentro.
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