Tyashell II - L'inizio

di
genere
pulp

“M... Mio signore?”
Le parole di quella stranissima ragazza, potrete facilmente immaginarlo, mi avevano lasciato di sasso. Non fatico a ricordare il senso di vuoto che ho percepito in quel momento, un senso di vuoto e di secchezza alla gola accompagnato da uno strano e innaturale calore che aveva improvvisamente invaso l’abitacolo. Qualcuno di voi potrebbe vederne la causa nell’ansia e nella paura di quanto mi stava accadendo, o forse mi direbbe che me lo sono solamente immaginato – come per altro direbbe di Tyashell – oppure ancora giustificherebbe la sua origine ricercandola nell’eccitazione.
Ma io vi assicuro, anzi vi giuro, che non poteva essere così. Quel caldo, intenso secco e soffocante non era dentro di me. Era fuori, attorno a me. Sì, mi ero improvvisamente trovato circondato da un’atmosfera torrida e secca, quasi infuocata. Potevo sentir quasi bruciare l’aria attraverso le narici, così come negli occhi, oltre che sulla pelle.
“Oh, scusa!”
La voce femminile accanto a me mi riscosse da quei pensieri e, come all’improvviso, tanto in fretta quanto si era manifestata, la sensazione di trovarmi davvero al cospetto di una creatura degli inferi, svanì.
“Probabilmente stavi andando a fuoco, ti chiedo perdono, mio signore…”
La sua espressione si era fatta triste, delusa di se stessa, potrei dire, e tali emozioni ne fecero vibrare la voce in un modo che in qualche maniera si potrebbe definire dolce.
“Ora dovrebbe andare meglio però…”
La mia risposta fu un silenzio cenno di assenso fatto con il capo, a cui fecero seguito le stesse parole che già in precedenza mi aveva rivolto. Lei era Tyashell. Era una succube. Era la ‘mia’ succube. E veniva direttamente dall’inferno. Per me, a quanto pare, e per soddisfare il mio piacere.
Io non vi domando, lettori, come avreste reagito voi in tale apparentemente folle situazione, e non lo faccio poiché in molti, semplicemente scuoterebbero il capo con noncuranza, forse anche con un sorrisetto di derisione per ciò che una mente disturbata ha sognato di aver visto. No, semplicemente vi racconterò ciò che io ho pensato, ciò che io ho detto e ciò che le mie azioni hanno provocato. Perché lettori – e, via, confido anche lettrici – ciò che ho visto, pensato, detto, fatto e provocato è, oltre ogni possibile comprensione umana, inequivocabilmente vero.
Tuttavia, prima di passare al resto della storia è necessario che io vi metta al corrente di una – breve, non temete – premessa. Potreste trovarla noiosa, temo, tuttavia concedete ad un uomo il tentativo di non cadere in qualche forma di biasimo bigotto o acceso e violento giudizio.
Sapete già che sono sposato da quasi due anni, ma ancora non sapete che il rapporto che mi lega a mia moglie è ben più duraturo. Dieci anni, fra matrimonio e fidanzamento. Voglio un bene dell’anima alla donna che chiamo ‘moglie’, tuttavia la vita non è mai o bianca o nera. Sì, le voglio bene, ma talvolta questo non basta. In una coppia, una coppia duratura, forte e indissolubile serve qualcosa in più rispetto ad una risata che sfugge facendo un gioco, ad una lacrima guardando un film o alla condivisione di un gelato la domenica pomeriggio. Serve passione. Serve che la complicità non riguardi solo la scelta delle tende del bagno, ma anche la condivisione di un film erotico, la passione per questo o quel sex toy o il gusto di sperimentare esperienze nuove. Certo, so bene che secondo molti mi sto nascondendo dietro ad un dito, che ‘se c’è l’amore c’è tutto’ come sostiene un antico proverbio, tuttavia è possibile anche che l’amore svanisca e che, per mille motivi, uno non se ne accorga davvero fino a che non gli appare in auto, sul sedile del passeggero, una succube degli inferi. Ed ecco che all’improvviso, ogni NO ricevuto alla proposta di entrare in un sexy shop insieme, ogni NO alla richiesta di accompagnare i preliminari con l’eccitante sottofondo del sito giallo-ero, ogni NO sputato contro la mia voce vibrante di eccitazione che proponeva di darci reciprocamente piacere con il sesso orale, mi esplose nel cuore, nel cervello e nell’animo come il mio personalissimo Big Bang. Non so quando ha avuto origine l’universo esattamente, ma io – o quanto meno, nella forma del mio ‘nuovo’ IO – ho avuto origine con la presa di una profonda e devastante consapevolezza: ho trent’anni, sono sposato da due, sto con la stessa donna (che è stata, per altro la prima e unica) e non ho mai saputo cosa si prova a ricevere un pompino.

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Tyashell sorrideva davanti a me, in un modo vagamente malizioso e seducente. Ricordo di aver allungato una mano e di averla portata sulla sua guancia, sinistra mi pare, per accarezzarla. Ricordo quanto fosse tiepida e piacevole la sua pelle, quanto lo erano state le sue labbra. Ricordo di averla baciata io, questa volta, quasi con timore. Il timore che davvero stessi immaginando tutto e che sparisse. Invece riaperti gli occhi lei era ancora lì, e sulla mia lingua era rimasto un sapore intenso di miele e cannella. Ricordo anche di averle raccontato ciò che voi appena letto e, più di tutto, ricordo la sua espressione quando tornai in silenzio. Fu quanto di più sensuale avessi mai visto o immaginato di vedere in tutta la mia vita; fu quasi come se il suo corpo stesse facendo le fusa, come se la sua voce miagolasse, come se, solo guardandomi abbastanza a lungo negli occhi avrebbe potuto farmi raggiungere l’orgasmo più esplosivo mai raggiunto da un essere umano.
Da quando si chinò su di me i miei ricordi si fanno più offuscati e confusi, tuttavia proverò a ricostruire nel modo più accurato e preciso possibile. Non si tolse nulla di dosso – ma il piacere della vista del suo corpo nudo sarebbe stato solo rimandato – però raccolse i lunghi capelli prima con la mano e poi con un elastichino nero che non avevo notato in precedenza; mi slacciò cintura e bottone dei jeans, mi abbassò la zip e io la aiutai come mi era possibile in quello spazio ristretto alzando il bacino per agevolarla.
“Ci vedrà qualcuno…” sussurrai, rendendomi conto solo in quell’istante che eravamo circondati come da una specie di nebbia, un fumo grigiastro e denso, sebbene inodore. No, nessuno da fuori avrebbe potuto vedere alcunché nell’abitacolo, nemmeno appoggiandosi direttamente al vetro. Stranamente io però, da dentro, potevo vedere ogni dettaglio della scena in atto.
I primi baci sul tessuto dei miei boxer furono lenti, ma per nulla timidi, e furono accompagnati da intensi brividi. I brividi dati dalle prime labbra che mi avevano mai sfiorato lì. E nemmeno avevano ancora raggiunto la pelle. Dovetti attendere poco, però, prima che ciò accadesse. In pochi istanti, infatti, mi trovai libero dalla costrizione dell’intimo; la parola ‘costrizione’ è qui necessaria, considerando l’imponente erezione che le sue attenzioni mi avevano regalato.
Aveva una lingua piacevolmente calda, umida e attenta alle alterazioni del mio respiro. Il suo scorrere lungo il membro era regolare, potrei dire avvolgente, non dimentico del glande e testicoli. Chiusi gli occhi per l’intensità di ciò che stavo provando, ma mi costrinsi a riaprirli, per non perdere nemmeno un istante di quel magnifico momento.
Mi accolse fra le sue labbra con maggiore avidità, muovendo il capo guardandomi negli occhi con una voglia accesa e impaziente, sempre però senza smettere di massaggiarmi con la lingua. Le sue mani erano su di me, prima sul petto, direttamente sulla pelle, e poi su cosce e testicoli. Gemevamo entrambi, entrambi senza nemmeno provare a trattenere quei suoni che non facevano altro che aumentare la reciproca eccitazione; sì perché, l’ho saputo in un secondo momento, il dare piacere a me provocava lo stesso a lei, che quindi ora stava godendo del suo stesso pompino. Anche le mie erano su di lei, dapprima con le dita che le sfioravano collo, spalle e capelli e in un secondo momento impegnate a farle capire, premendo appena, che desideravo un ritmo maggiore, più intenso e profondo. Capì subito, e immediatamente il mio desiderio fu esaudito. Scivolai maggiormente nella sua bocca accogliente, abbracciato da labbra e lingua, e guardandoci negli occhi ardenti di desiderio raggiungemmo entrambi l’estasi. Io esplodendo con ondate abbondanti e convulse di seme direttamente nella sua bocca, lei gemendo e tremando senza sosta, scossa in tutto il corpo.
Bevve il mio seme e mi regalò un sorriso, prima di lasciarmi un bacio sulle labbra, e sparire alle ultime luci del tramonto.
scritto il
2023-08-09
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