Eli e Silvi due sorelle ed un'estate calda 15 - 20
di
Eli83
genere
bisex
Il locale era a dir poco stupendo, tutto in legno e con una mega terrazza vista lago. Era strapieno di gente e tutti ballerini provetti. Praticamente sarò stata l’unica che non sapeva ballare, ma tra tanta gente credo che passai inosservata.
Ero un pochino delusa, Eduard era venuto si a prendermi, ma non era solo, speravo che nel tragitto avremmo un pò parlato, ma si presentò con una coppia che frequentava la palestra e peraltro lui un logorroico da impazzire mentre lei forse per la regola degli opposti che si attraggono taciturna tanto che poteva sembrare alienata.
Il tavolo era enorme e ci furono anche portate diverse brocche con decine di cannucce lunghissime con cocktail alla frutta.
Io non passai inosservate, molti ragazzi del gruppo appena mi videro vennero a salutarmi come se ci conoscessimo da sempre, dopo forse tre lezioni mi sembrava esagerato, ma forse in questi tipi di ambienti si usa cosi.
La sera trascorreva molto velocemente con decine di ragazzi che mi chiesero di ballare, oltre ad Eduard che ogni tanto mi tirava quasi a forza in pista.
Non accettai molte richieste, in verità ne accettai solo una, ma lo feci quasi per ripicca perché Eduard stava ballando con una tipa mezza nuda, grassottella e decisamente sguaiata nei modi e nei movimenti.
Il ragazzo fu gentile, non ricordo il nome, forse non gliel’ho neanche chiesto, lui capì quasi subito che non ero esperta, cosi fortunatamente si limitò ai passi base e nonostante qualche “strusciata” forse non voluta di troppo fu cortese, ma io ero troppo presa a guardare Eduard che si strusciava sulla ragazza.
Ok starete pensando che avevo preso una bella incapata, si lo ammetto, ma poi che razza di comportamento è scrivermi, farmi mille complimenti, invitarmi ad uscire, venirmi a prendere e poi mollarmi quasi sola in mezzo a gente che neanche conosco?
Il ragazzo provò anche a offrirmi qualcosa da bere, ma gentilmente rifiutai provò in ogni modo a parlare, ma nonostante non fosse neanche tanto male trovai una scusa e mi allontanai e tornai al privè.
Fu solo a quel punto che ascoltando distrattamente il ridacchiare di due ragazze notai che Eduard era scomparso, ero infastidita e nervosa, credevo e speravo che dopo tanto scrivere e tanto parlare si sarebbe dedicato un pochino di più a me e in cuor mio speravo anche in un suo approccio come dire almeno più intimo, invece nulla.
Passò un bel pò di tempo, Eduard non si vedeva, mi alzai, presi un bicchiere con non so quale intruglio dentro e uscii dal locale.
Presi il telefono dalla borsetta per distarmi, ero nervosa agitata e delusa, camminavo per il parcheggio con il cell in mano e arrivata dov’era parcheggiata la macchina di Eduard vedo la tipa grassottella mezza nuda in macchina.
Capite, nonostante non potevo vedere lui, era la sua macchina e lei era mezza nuda.
Nonostante lo sportello fosse chiuso e si vedeva solo il busto di lei, con le tettone appese, era palese che stesse scopando con Eduard.
Mi venne lo schifo, mi girai di scatto e rientrai dentro, incrociando una coppia che stava andando via. Non chiesi neanche dove abitassero e gli chiesi un passaggio, volevo solo andare via.
I ragazzi furono molto gentili e nonostante una deviazione non indifferente mi riaccompagnarono fin sotto casa di Silvì.
Rientrai come una furia, non sapevo se piangere o urlare. Sbattei la porta, ero nervosissima, mi sedetti sul divano ero ferma immobile.
Forse mi ero comportata da stupida, ma dovevo andarmene.
Pochi secondi dopo comparve Silvi, capii subito che qualcosa non andava, si sedette vicino e mi abbracciò
Silvì:” ehi cos’hai”
Scoppiai a piangere.
Silvì:” dai racconta”
Io: “è uno stronzo, prima fa tutto il carino, mi scrive che mi pensa poi sparisce e vabbè avrà da fare, poi mi cerca, poi usciamo e….”
Sono sconvolta piango e mia sorella è li che mi consola, lei c’è sempre lei è la mia pietra.
Silvì:” dai è solo uno stronzo, che ha combinato?”
Io:” prima non mi ha calcolato e poi si è scopato un’altra”
Silvì:”ma come si fa? Che stronzo. Dai ora non pensarci, ne hai tanti che ti vengono dietro, ne troverai milioni che non aspettano altro che te”
Passammo un sacco di tempo a parlare, era forse una delle mie prime vere delusioni.
Lo so forse vi sembrerà esagerato, ma non ho mai sofferto per un ragazzo.
Credo che ormai si erano fatte le cinque del mattino quando rincuorata Silvì riuscì a portarmi nel letto.
Silvì:” dai stanotte dormi in camera con noi”
Si perché Matteo il fine settimana dormiva da Silvì.
Io: “e dove mi metto”
Silvì:” ma dai che il letto è grande e ci si sta comodamente in tre”
Mi sistemai nel letto vicino a lei.
Io sulla sinistra Silvì al centro e Matteo che non si era accorto di nulla a destra.
Non mi ero formalizzata più di tanto, nonostante avessi un cambio per la notte a casa di mia sorella avevo semplicemente levato pantaloni e camicia rimanendo in reggiseno e mutandine.
Presi sonno quasi subito, anche se era un sonno agitato, faceva un caldo atroce e diciamocelo, avevo sperato che la serata avesse un risultato diverso, non so se mi sarei spinta fino a farci sesso, ma so che ero frustrata da non avere rapporti da troppo e mia sorella e Matteo amplificavano la mia frustrazione ancora di più.
Credo di essermi svegliata dopo poco tempo perché mi sentivo stringere, le ragazze mi capiranno, dormire con il reggiseno è una tortura, piegandomi un po’ stando attenta a non svegliare Silvì che dormiva appiccicata a me levai il reggiseno.
Silvì:” che hai?”
Io: “nulla, ho caldo”
Silvì non rispose, si mise su un fianco e mi diede un bacio sulla guancia.
Silvì:” sorellina, se fossi un uomo non perderei l’occasione di perdere tutto questo”
Dicendolo passò lentamente un dito dal mio ombelico fino al collo, passando tra i miei seni.
Ero sudata e il suo polpastrello mi sembrò quasi freddo, l’effetto fu disarmante, inarcai la schiena e sospirai profondamente.
La stanza era illuminata dalla poca luce che filtrava tra le tende, la finestra era aperta nel disperato tentativo di far passare un po’ d’aria.
La mano di Silvì si allontanò io voltai il viso trovando il suo a pochi centimetri, fu naturale baciarla, fu un bacio a fior di labbra, ma volevo di più. Mi girai su un fianco, allungai una mano e accarezzai la sua guancia, come per essere poi certa dove fossero le sue labbra.
Ci baciammo, ci baciammo e ci ribaciammo, le nostre lingue e le nostre labbra non smettevano di accarezzarsi e strusciarsi.
Non mi bastava, la mia mano iniziò a scendere lungo la sua schiena, la mia mano passò dalle sue spalle per scendere lungo la sua stretta vita per risalire sul suo bacino.
Afferrai il suo sedere e la tirai a me, indossava un pigiama, una maglietta corta e un pantaloncino anch’esso corto un pochino largo.
I baci da prima dolci divennero sempre più famelici, passionali, insomma volevo di più, volevamo di più.
Presi la sua mano e la portai sul seno stringendola attorno ad esso, poi la feci scorrere sul mio ventre fino a farla arrivare agli slip.
Aiutai la sua mano ad entrare negli slip, iniziò ad accarezzarmi, il suo palmo era appoggiato sul mio monte di venere, mentre con le dita mi torturava il clitoride, caddi di schiena tanto era il piacere che quei pochi tocchi mi avevano donato, lei si mise in ginocchio sul letto e facendomi inarcare la schiena mi sfilò gli slip gettandoli per terra.
Si rimise affianco continuando la sua opera, le sue dita danzavano sul mio clitoride, nel durante passava dal succhiarmi un capezzolo al baciarmi, credo mi baciasse per non farmi urlare.
Afferrai la sua mano e spinsi le sue dita dentro la mia fica, facendolo inserii oltre le sue anche due delle mie.
Silvì capì e iniziò a spingere le dita dentro e fuori aprendo sempre di più la mia figa stracolma di umori.
Sentivo i miei succhi uscire dalla mia figa e colare sul mio sedere, l’orgasmo era sempre più vicino, il mio bacino si contorceva, lo alzavo tenendomi sui talloni, mia sorella non mi dava tregua, mi stava facendo impazzire.
Ad un tratto si fermò, girai il viso e vidi Matteo che svegliato da tanto casino e scuotimento del letto avendo visto la scena si era avvicinato e stava baciando Silvì.
Io: “non ti fermare”
Silvì mi guardò sorridendo
Silvì:” ora ti faccio un regalo”
Io: “sto impazzendo ti prego”
Silvì rivolgendosi a Matteo “dai continua tu”
Matteo allungò una mano e la posizionò sulla mia figa, non mi importa più chi, ma volevo il mio orgasmo.
Silvì:”ma no che hai capito, scopatela, ma solo per questa volta”
Quelle parole mi risvegliarono, come se fino a quel momento fossi stata in un mondo parallelo.
Silvì ripeté più volte a Matteo che era tutto ok e di non aver paura.
Matteo si alzò, prese dal cassetto quello che poi capi essere un preservativo, venne dalla mia parte del letto e si levo i boxer mostrando la sua erezione.
Avvicinò il suo cazzo e Silvì lo prese in bocca per inumidirlo, poi gli prese il preservativo e con fare esperto gli mise il preservativo.
Silvì mi fece mettere di traverso sul letto, Matteo in poco mi fu sopra.
Sembrava di stare su un set dove mia sorella dirigeva tutti.
Matteo si mise tra le mie gambe, appoggiò la cappella all’ingresso della figa che con tutti questi movimenti non era più tanto bagnata, dopo un tentativo, mi prese per le caviglie e le alzò fino a far arrivare la mia figa ad altezza della sua bocca. Non mi leccò, fece solo cadere della saliva sulla mia fica. Sentii la saliva colpirmi in pieno la figa che aveva aperto con le dita, quando riappoggiò il mio sedere sul materasso sentii scendere la saliva tra le mie gambe bagnandomi cosi anche il sedere.
Mia sorella era in ginocchio affianco a noi, dopo aver diretto tutto era lì in ginocchio con il sedere appoggiato sulle sue ginocchia ad assistere la scena.
Non per essere ripetitiva, ma il concetto di normalità, nel nostro rapporto è del tutto anomalo.
Io sdraiata e nuda ed il ragazzo di mia sorella nudo tra le mie gambe con il preservativo infilato da mia sorella, cosa ci sta di normale in tutto ciò? Me ne accorgo solo ora che lo sto scrivendo, in quei momenti la cosa non mi sembrava per nulla strana.
Matteo appoggiò la sua cappella sulla mia figa, si sdraiò ed entrò senza il minimo problema.
Ricevere quel pezzo di carne dentro mi sconvolse, quando entrò tutto afferrai le lenzuola per resistere al dolore provocato da quel cazzo che come sempre era duro in maniera incredibile.
Matteo teneva le mani tese, la poca luce che entrava dalla finestra illuminavano il suo volto il busto e le braccia.
Riuscivo a vedere il suo ventre nel movimento di spingere il suo fantastico cazzo dentro di me, regalandomi ad ogni spinta un profondo piacere. Ad ogni spinta perdevo il respiro, andava piano come se avesse capito che dopo tanta astinenza dovevo abituarmi ad avere un attrezzo tanto grande ficcato dentro. Era fantastico, ma volevo di più.
Gli feci capire che poteva accelerare mettendogli le mani sui fianchi, fu immediata la sua risposta, diede un colpo più forte, mi fece perdere il fiato, era pazzesco.
Dopo pochi colpi persi ogni remora, inizia ad incitarlo, iniziai a fargli i complimenti.
Urlavo frasi sconnesse “di più, ti prego di più, hai un cazzo fantastico, scopami più forte” insomma cose cosi.
Mia sorella che nuda non aveva cambiato posizione mi teneva la mano come a proteggermi, era bellissima e dolcissima, volevo anche lei, lasciai la sua mano e la intrufolai tra le sue gambe,
Io: “voglio anche te”
Mi guardò con il suo sorriso malizioso, si alzò, mise le sue ginocchia ai lati della mia testa e mi offrì la sua dolce figa.
Non mi feci pregare, afferrai le sue gambe e la feci abbassare fino ad averla ad altezza naso, piegai la testa all’indietro e mi tuffai nella sua figa liscia e bagnata.
Le spinte di Matteo erano sempre più forti e veloci, la mia testa veniva spinta sempre più forte verso la figa di Silvì.
Ebbi uno due forse tre orgasmi, sembrava che Matteo ne avesse all’infinito, quando ad un tratto urlò che stava per venire.
Non volevo che finisse tutto cosi
Io: “fermati”
Feci spostare Silvì, levai il preservativo a Matteo e lo feci mettere in piedi, volevo inginocchiarmi davanti a lui, amo farlo, amo essere sottomessa.
Inizia a succhiare il cazzo di Matteo
Io:” vienimi in gola”
Si avete capito in gola non in bocca, spinsi l’asta più in fondo che potevo, gli presi le mani e le posai dietro la mia testa, volevo che mi scopasse la bocca.
Non è una cosa che solitamente faccio, anzi diciamo che mai e poi mai l’avevo fatto, ma volevo ringraziarlo per tutto il piacere che mi aveva dato. E quale riconoscimento migliore se non fargli capire che venero il suo cazzo?!
Mi spinse il cazzo in bocca tenendo le mani dietro la nuca e sbattendomelo in gola con grandi colpi di bacino.
Non ci volle molto ed un paio di fiotti caldi mi inondarono.
Quando ebbe finito caddi con le mani per terra alla disperata ricerca d’aria.
Respiravo profondamente tossendo rumorosamente, dalla mia bocca colava una quantità enorme di saliva e sperma, ero sudata e distrutta, mi sentivo al settimo cielo.
Ero talmente distrutta dal piacere che Matteo mi aveva regalato che avevo le gambe che mi tremavano, era fantastico, ogni singola parte del mio corpo mi sembrava a pezzi e anche solo strofinare la mano sulla gamba mi donava piacere, come se il mio corpo si fosse acceso.
Capitolo 16
Sbattei forte la porta mentre mia sorella continuava ad urlarmi contro frasi tipo “sei una repressa scopati uno” “trovatene uno tutto tuo”.
Ok non ci starete capendo nulla, dopo quella sera sono uscita con vari ragazzi, ma sono sempre tornata a casa delusa.
Chi troppo noioso chi troppo fighettino e peggio i super sapientoni bavosi. Vabbè per non parlare di uno che da figo e simpatico si è dimostrato un arrogante so tutto io.
E cosi ritorniamo all’inizio del capitolo, tornate da Benevento, raccontando queste uscite a Silvì ha iniziato a dire che io cerco il lato negativo in tutti e altre cazzate del genere.
Forse ha ragione, o forse i casi umani sono capitati tutti a me.
Fatto sta che mi decisi a dedicarmi allo studio.
Per quasi due settimane non sono andata neanche in palestra, mi concedevo solo una corsetta sul lungo mare, immersa nella brezza con la musica a palla nelle cuffie.
La prima volta correndo mi accorsi di quanti mi guardavano e quanti si giravano a guardarmi il sedere, la cosa all’inizio mi dava quasi fastidio, ma poi poco alla volta iniziò a piacermi, infondo era un’esperienza che già altre volte mi aveva fatto eccitare.
Le volte successive iniziai a curare di più il mio aspetto sportivo, passando a pantaloni tecnici aderenti, top corti, capelli stretti in una bella coda di cavallo e per finire un po’ di lucida labbra e rimmel per esaltare gli occhi, ogni volta osavo un po’ di più, sempre più pelle esposta, arrivai ad indossare dei mini pantaloncini bianchi senza nulla sotto, lo feci però una mattina molto presto sperando di trovare poca gente. Quei pochi che mi videro sudata e con il pantaloncino bagnato di sudore ebbero davanti gli occhi il mio corpo praticamente visibile in ogni piega.
Insomma più che un allenamento per il corpo era un allenamento per l’ego.
E di sguardi ne attiravo tanti, ogni tanto abbassavo il volume della musica per godermi i commenti spesso volgari dei ragazzi e anche qualche insulto di qualche ragazza.
Poi tornata a casa mi tuffavo sotto la doccia eccitata più che mai, mi sedevo sul piano della doccia e mi sfogavo con il getto dell’acqua.
Man mano che passavano i giorni le mie docce diventavano sempre più lunghe, pensavo agli sguardi di quei ragazzi, e agli insulti e agli sguardi delle ragazze che anche se non lo dicevano si vedeva che pensavano “ ma guarda sta zoccola”, sognavo che uno di quei ragazzi mi fermasse e mi scopasse, si, che mi scopasse con violenza, senza troppi convenevoli, urlandomi che ero una zoccoletta e che meritavo solo di essere fottuta in un vicolo. Più andavo avanti e più i miei sogni mi vedevano sottomessa, usata come un oggetto per il piacere altrui, insultata umiliata e abbandonata infine sporca dello sperma di qualche sconosciuto che non si era fatto alcuno scrupolo di me.
Ogni giorno osavo un po’ di più, arrivando a torturarmi e la figa il sedere, a schiaffeggiami il sedere fino a farmi male e ad insultarmi, finendo sempre più sfinita da orgasmi sempre più lunghi e devastanti.
Il tutto cozzava con la mia vita da reclusa, ma con il beneficio di allenare corpo e mente.
Era un venerdì sera e mi arrivò un messaggio di Eduard, io ero in camera a guardare la tv, quella sera avevo deciso di non uscire, nel pomeriggio ero andata a correre e tra la corsa e una “doccia” interminabile ero stremata. Presi il telefono credendo in un messaggio di qualche amica di facoltà che mi rimproverava della mia assenza e rimasi interdetta a leggere il suo nome.
Mi chiedeva che fine avessi fatto, perché non andavo più in palestra ecc… non sapevo cosa rispondere.
Sparai che avevo deciso di dedicarmi allo studio, ma lui iniziò ad incalzarmi chiedendomi perché ero fuggita quella sera del locale ecc… non mi andava più di rispondergli, un po’ non volevo dargli soddisfazioni, un po’ volevo fare la tipa impegnata.
Mi chiese anche dove fossi, gli dissi che stavo a casa appena rientrata dopo un aperitivo e che avevo appuntamento più tardi con delle amiche, Eduard non mollava e mi chiese se mi andava di vederlo, e nonostante le mie mille scuse mi incastrò dicendomi che era a 100 metri da casa.
Gli dissi dammi dieci minuti e scendo, saltai dal letto ed iniziai a vestirmi, dovevo mantenere la parte.
In 10 minuti fui pronta, legai i capelli in una coda di cavallo, una mini leggera rosa cipria, ed un top di filo bianco con un reggiseno push con scollo a barca che lasciava scoperta una spalla il tutto su dei tacchi non troppo alti, che con l’aggiunta dell’olio idratante che avevo messo sulle gambe era il colpo finale. Non credete che presi velocemente le cose nell’armadio, era già tutto pronto, avevo deciso l’outfit per uscire con delle amiche che alla fine avevo appeso.
Mentre davo gli ultimi ritocchi al trucco mi squillò il cell, “che piano?”
Io:” terzo, ma perché?”
Non ricevetti una risposta, ma aprendo la porta me lo ritrovai avanti.
Rimasi interdetta,
Io:” ehi ciao, scendiamo?”
Edu:”ciao, perché non mi inviti ad entrare”
Credetemi quando me lo chiese la voglia di farlo entrare era parecchia, ma non volevo rendergli il gioco troppo semplice.
Io:” ci sta la mia coinquilina meglio di no”
Ci rimase male, ma chi se ne frega no?
Scendemmo ed iniziammo a parlare, devo dire che ci sapeva proprio fare, arguto sempre tra lo stronzo ed il simpatico. Camminando camminando ci fermammo in un bar, il tempo passava veloce con lui, si vedeva che aveva esperienza.
Non mi levava gli occhi di dosso, anche perché avevo scelto di sedermi su dei divanetti bassi cosi accavallando le gambe la gonnellina già corta di sua era salita quel po’ da mostrare più di quanto forse era il caso di fare.
Si erano fatte quasi le nove, approfittai di uno squillo del cell per dirgli che dovevo proprio andare, credetemi ci rimase veramente di merda, ma chi se ne frega, che pretendeva? Aveva insistito tanto sul portarmi a ballare la sera stessa, ma che si crede che sto lì ad aspettare lui?!
Non eravamo distanti da casa e durante il tragitto non fece altro che provare ad abbracciarmi e ad insistere di uscire con lui, fortuna volle che arrivate sotto al portone incontrai la mia coinquilina che realmente stava uscendo con degli amici, forse capi che stavo in difficolta e mi chiese, delle volte ci vuole culo nella vita, “che fai esci con me?” Io prendendo la palla al balzo le risposi “certo stavo tornando apposta”.
Salutai Eduard che poi si chiama Eduardo, ma Eduard fa più figo…. No comment.
Forse non vi ho parlato della mia coinquilina, Gianna anche se la chiamo Gia è una ragazza alta, forse con le spalle un po’ troppo larghe, ma con un bel viso ed un fisico niente male anche se nel complesso risulta per me un po’ troppo rigida, non fighettina, ma sempre troppo compita.
Appena ci allontanammo la ringraziai per avermi salvata,
Gia:” si vede che ci stava provando e non mi sembrava che avessi voglia di portartelo sopra”
Io:” si infatti, non volevo, ma dove stiamo andando? Non è che disturbo se mi unisco?”
Gia:” ma dai, che disturbo puoi mai dare! Una serata con degli amici dell’università”
Parlammo tanto, fu proprio quella sera che capii che in verità Gia tutto era tranne che altezzosa, anzi, era molto allegra spigliata e alla mano.
Nel giro di venti minuti capovolse la mia opinione su di lei, in quel tragitto parlammo di tutto e senza peli sulla lingua.
Scoppiò a ridere quando le raccontai di Eduard, nonostante quella fosse la prima chiacchierata le confessai anche che quella sera in disco ero pronta ad andare oltre, ma che ora volevo fargliela sudare.
Gia:” tranquilla che stasera ci sono tanti tipi interessanti”
Arrivammo a via Caracciolo e salimmo in un palazzo stupendo, non sapevo che fosse la casa di qualcuno ed un po’ mi sentivo in imbarazzo, ma fui tranquillizzata più e più volte.
Ci aprì un tal Giammarco, un ragazzo niente male, la casa era spettacolare, si vede che di soldi ne doveva avere tanti, la festa era per “per festeggiare la fine dell’estate” nonostante fosse ancora presto per gli standard di Napoli ci stava un sacco di gente, ma il top fu quando salimmo per delle scale e ci trovammo su un terrazzo enorme con la musica e tanto di tavolo bar iper imbandito di ogni qualsivoglia tipo di alcol.
Gia mi presentò ad un po’ di gente, l’alcol era onnipresente in mano a tutti, e la serata era piacevole, devo dire che aveva ragione, ci stavano un sacco di bei ragazzi.
Gia mi mise in mano un bicchiere e visibilmente già alterata nonostante stavamo li da non più di una mezz’ora mi invitò a rilassarmi.
Devo dire che, forse perché non avevo mangiato nulla l’alcol salì subito.
In poco mi trovai a ballare tra la gente e ogni tanto qualche ragazzo che si avvicinava e si strusciava.
Persi di vista Gia, la cercai, ma nulla, decisi di scendere giù, e la trovai stretta ad uno a limonare pesantemente sul pianerottolo delle scale, passai alle loro spalle senza dire nulla, scesi e cercai un bagno, chiesi ad una ragazza, ma era talmente tanto sconvolta che non capii nulla di quello che mi aveva detto, alla fine di un corridoio trovai una porta e fortuna volle che fosse il bagno.
Uscita trovai Giammarco che mi fermò chiedendomi come conoscevo Gia, da li iniziammo a parlare. Poco dopo fu chiamato ed io salii sopra non trovando più Gia con il tipo. Iniziai a ballare e a bere, conobbi un pò di gente e la serata trascorse anche troppo velocemente, me ne accorsi solo perché la gente iniziò a diminuire, ogni tanto si presentava Giammarco e ballavamo insieme, era un tipo carino, alto muscoloso, la camicia bianca alla coreana pantalone blu, si vedeva che era uno che di sport ne faceva molto. Quando doveva allontanarsi per salutare qualcuno mi si avvicinava sempre un tipo anche lui molto carino anzi devo dire un gran figo.
Quando la gente iniziò a diminuire eccessivamente iniziai a cercare Gia, chiesi anche a Giammarco alla fine le scrissi un messaggio.
Mi rispose dopo poco dicendomi che era andata a “fare un giro con un amico”.
Vabbè abbiamo capito anche a Gia.
Giammarco si offri di darmi un passaggio appena tutti fossero andati via, non avevo molte alternative e quinti accettai.
Verso le due e mezza finalmente andarono via tutti, tutti proprio no, restò anche il tipo figo che ogni tanto ballava con me, Stefano 23 anni il migliore amico di Giammarco.
Devo dire che tra i due facevano a gara a chi aveva il fisico migliore, Giammarco più minuto, Stefano più palestrato. Mentre Giammarco sistemava le ultime cose giù, io e Stefano salimmo per una sigaretta, e approfittò per darmi l’ennesimo cocktail, mentre eravamo appoggiati alla ringhiera guardando il mare mi abbracciò, quel gesto cosi inaspettato, ingenua io, non mi infastidì anzi, girai la testa e non ebbi neanche il tempo di aprire bocca che mi baciò.
Risposi al bacio, lui mi girò e mi strinse, la sua forza mi facevano sentire una foglia nelle sue mani, ero eccitatissima, mi sentivo completamente bagnata.
Le sue mani iniziarono a scendere sulla mia schiena, arrivando al mio sedere, alzare la gonnellina fu un attimo, sentivo le sue mani sul mio sedere.
Lui era appoggiato alla ringhiera, io con il sedere all’aria con le sue mani che giocavano con il mio perizoma e che ogni tanto si insinuavano fino a giungere al mio buchino. Mi sentivo un lago, avrei voluto saltargli addosso.
Sentii qualcosa di strano, qualcuno mi stava baciando il collo, una scossa elettrica parti dal collo fino a raggiungere la mia figa, quasi ebbi quasi un orgasmo, Giammarco mi baciava il collo mentre Stefano continuava a baciarmi e a esplorare il mio sedere.
Girai il volto e lo trovai con un sorriso beffardo, in quel momento persi ogni controllo e ritegno e lo baciai, si avete capito, mi buttai io a baciarlo.
Credo che quel bacio abbia eliminato ogni dubbio ai due, mi portarono su un divanetto mi sedetti con loro ai miei lati, baciavo uno e baciavo l’altro mentre le loro mani erano libere di viaggiare sule mie gambe. Sentivo le loro mani ovunque, fu Gianmarco a intrufolarsi per primo tra le mie gambe, trovando il peri zuppo.
Giammarco:” levati la gonna”
Io:” ma qui? Ci possono vedere”
Giammarco: ”chi? Il mare?”
Aveva ragione, ma volevo farli impazzire, mi alzai e mi voltai, slacciai i tre bottoni e piegandomi in avanti la feci scivolare fino ai piedi.
Le loro mani iniziarono a toccarmi erano eccitati si sentiva dalla frenesia delle loro mani e dal loro respiro. Pur di lasciarli fare tesi bene le gambe e le divaricai un po’ in segno di totale disponibilità, posai le mani sul tavolino davanti a me e mi gustai la loro eccitazione.
Stefano si inginocchiò davanti al mio sedere, lo baciò lo leccò e mi diede un morso, afferrò dai lati il peri e le fece scendere, lasciandomi con la figa oscenamente esposta alla loro vista.
Non so cosa mi prese quella sera, ma nonostante non ci avessi mai pensato ad una cosa a tre poi soprattutto con due ragazzi conosciuti poche ore prima era come se il mio corpo l’avesse sempre desiderata.
Stefano iniziò a leccarmi la figa tenendomi le mani sul sedere.
Ci sapeva proprio fare il tipo, leccava divinamente, anche se per quanto ero eccitata credo che in qualsiasi modo mi avesse leccata sarei impazzita. Giammarco mi si parò davanti, alzai la testa che avevo penzoloni scossa dalla lingua dell’amico, lo guardai mentre si sbottonava i pantaloni, non aveva già le scarpe, si levò i pantaloni rimanendo in boxer, non so come il cazzo riuscisse a restare dentro era cosi duro che sembrava volesse strappare la stoffa.
Si abbassò i pantaloni e fece uscire un cazzo niente male, era largo, non eccessivamente lungo, ma con una cappella grande rossa e con una gocciolina che già gli usciva, lo prese in mano e me lo diresse alla bocca, non feci alcuna resistenza, spalancai la bocca ed iniziai a succhiarlo.
Ero piegata a novanta gradi mentre uno mi leccava la figa e l’altro mi scopava letteralmente la bocca facendo avanti e dietro con il bacino facendomelo arrivare fino in gola.
Stefano si staccò cosi riuscii finalmente ad avere un attimo di lucidità,
Io:”andiamo giù”
Questa volta non dissero nulla, ci dirigemmo al piano di sotto, entrati nella stanza lanciai la gonna ed il peri e mi sfilai la maglia ed il reggiseno rimanendo completamente nuda,
Stefano: ”che troia”
Quell’esclamazione mi mandò in estasi, era come trovarmi in una delle mie fantasie, ma questa volta non volevo essere solo usata come quando sognavo sotto la doccia, volevo essere una troia.
La stanza credo non fosse la sua, forse dei genitori, un letto matrimoniale moderno senza pediera ed una parete a tutto specchio, vedermi mentre mi spogliavo era ancora più eccitante.
Giammarco levò il copriletto mentre Stefano si era avvicinato e mi succhiava i capezzoli quasi facendomi male mentre con un mano mi stringeva una natica.
Giammarco si avvicinò, ma ve l’ho detto ora volevo essere una vera troia, mi inginocchiai davanti a loro gli abbassai la zip dei pantaloni e appena ebbi davanti i loro cazzi, senza che nemmeno fecero a tempo a levarsi totalmente i pantaloni li presi in mano e iniziai a turno a succhiarli stando ben attenta a fissarli dritti negli occhi, leccavo tutta l’asta con la faccia più da porca che avevo.
Giammarco:” sei una gran pompinara”
Non levai neppure il cazzo di bocca, mi usci solo un mugolo di assenzo ed un accenno di sorriso.
Stefano:” dillo che sei una pompinara”
Lo guardai dritto negli occhi, levai il cazzo di Giammarco dalla bocca, tirai i loro cazzi fino ad avere le loro cappelle a pochi millimetri l’una dall’altra e inizia a leccarle entrambe passando la lingua in quel piccolo spazio che le divideva.
Io: “sono una brava pompinara?”
Stefano:” sei la migliore”
Gianmarco:” sei una troia”
Io:” sono una brava pompinara ed una troia”
Detto questo ho provato a metterli entrambe in bocca e nonostante una leggera ritrosia dei due a avere i cazzi che si toccavano, comandavo io, spalancai la bocca, nonostante entravano solo le loro cappelle, la cosa mi fece impazzire, iniziai a leccarli e a giocarci con la lingua.
Volevo di più, volevo essere scopata.
Mi alzai e loro capirono,
Io: “avete i preservativi?”
Giammarco: ”cazzo, si aspè”
Lo vidi schizzare dalla stanza per riapparire con un preservativo
Giammarco: ”ne ho uno”
Stefano:” e come cazzo si fa?”
Giammarco: ”le faremo il culo”
Stefano mi piegò bruscamente facendomi appoggiare le mani sul letto,
Stefano:” si tanto sta troia ne avrà preso di cazzo nel culo”
Non so cosa pensassero di me, infondo non è che io abbia avuto chissà quanti uomini, ma l’idea che mi considerassero una troia, un pezzo di carne da usare mi eccitava da impazzire, infondo è quello che gli stavo facendo credere.
Stefano iniziò a leccarmi il sedere, le sue mani allargavano le mie natiche mentre la sua lingua quasi mi entrava nelle viscere.
Mi fecero sdraiare con le gambe quasi tutte fuori al bordo nel letto, Giammarco messo il preservativo iniziò a scoparmi la figa senza troppi convenevoli, sentire entrare dentro è stato devastante, urlai quasi come se mi stesse sverginando, non si fermò, iniziò con un lento avanti e dietro, poi via via sempre più forte, Stefano nel durante si mise in ginocchio di lato per farsi succhiare il cazzo.
Io:” sposta le coperte”
Stefano:” cosa?”
Io: ”sposta le coperte, levale”
Stefano buttò le coperte per terra, poi capii
Stefano: ”hai capito che zoccala le piace guardarsi mentre la scopiamo”
Sentii Giammarco ridere e vidi darsi il cinque.
Guardarmi allo specchio era forse più eccitante di tutto, mi vedevo riflessa sconquassata dal piacere, mi ero messa su di un fianco, avevo una gamba dritta e l’altra piegata per favorire Giammarco, mentre Stefano lo feci posizionare in modo da non ostacolarmi la vista.
Il mio corpo saltava ad ogni colpo di cazzo mentre con una mano abbracciavo una gamba di Stefano mentre con l’altra reggevo il suo cazzo.
Vedevo la mia lingua bagnare e gustare quel palo di carne, ero bellissima, lasciva, mi sentivo una troia, era quello che volevo e mi volevo gustare la scena.
Giammarco non durò molto, con due urli rochi esplose dentro.
I miei orgasmi ormai non li contavo più.
Era arrivato il turno di Stefano
Stefano: ”ora ti faccio il culo”
Mi prese di peso, se di peso si può parlare visto che sono un peso piuma, poi con i suoi muscoli credo che potesse alzarmi con una sola mano, mi fece sdraiare di schiena, si posizionò dietro di me, inarcai la schiena ed iniziò a leccarmi il sedere, poi rumorosamente ci sputò sopra, io ero lì ad aspettare, credetemi in quei momenti avere due uomini che mi usavano era non solo la cosa più normale del mondo, ma era ciò che più volevo.
Poggiò la cappella tra le mie natiche ed iniziò a spingere, all’inizio fu doloroso, ma una volta entrato non ebbi grandi difficoltà dal passare del dolore al piacere.
Stefano:” che culo stretto che hai”
Io: ”scopami”
Sentivo i colpi del suo bacino contro il mio sedere, mi reggevo stringendo tra le mani il lenzuolo, non credevo di riuscirci, ma scoppiai in un orgasmo tremendo, un urlo strozzato, strinsi ancora più forte le lenzuola e poi un lungo momento in cui non riuscivo neanche a respirare.
Stefano si fermò, mi feci un po’ avanti, sentii il suo cazzo uscire fuori, avevo bisogno di un momento per riprendermi.
Io: ”sdraiati”
Stefano si sdraiò con la testa sul cuscino
Io:”no non cosi”
Capì subito e si spostò obliquo sul letto, salii su di lui, afferrai il suo cazzo e lo posizionai tra le mie chiappe e mi impalai su quel palo duro.
Volevo godere ancora, più godevo e più ne volevo.
Iniziai con un lento su e giù, mi gettai su di lui per baciarlo.
Io: ”dillo ancora”
Stefano:” che sei una troia”
Io: ”si”
Stefano:” sei una grande troia e ti stai impalando come la più grande troia”
Nessuno mai si era permesso di parlarmi cosi e mai e poi mai avrei permesso a qualcuno di dirmi certe cose, ma in quel momento non volevo altro, volevo che mi offendessero, volevo che mi usassero come una troia.
Giammarco si era ripreso, si mise in piedi sul letto e me lo mise poco gentilmente in bocca.
Ancora una volta ero piena dei loro cazzi.
Gianmarco:” fatti scopare da tutti e due”
Stefano prese la palla al balzo, non curante di una mia risposta che non ci fu, sfilò il cazzo dal sedere e lo mise nella figa.
Stefano:”ti ho fatto strada”
Non capii nulla, in un attimo mi trovai con Giammarco che mi scopava la figa e Stefano il sedere.
Girai la testa e mi vidi, io in mezzo a due ragazzi sconosciuti che mi scopavano come la più disponibile delle puttanelle, avevo una faccia stravolta.
Io….. una delle ragazze ritenuta tra le più serie, pudiche e riservate della scuola, corteggiata e desiderata, ma che mai concedevo troppo.
Mi scoparono in perfetto sincrono, chissà se per questi due stronzi era la prima volta.
Uno usciva e l’altro entrava. Io esplodevo in orgasmi ininterrotti, per me durò un’eternità.
Stefano stava per venire,
Io:”non venire dentro”
Giammarco si levò e Stefano repentino mi entrò nel sedere e dopo pochi colpi si svuoto dentro di me. Pochi minuti e sentii i cazzo di Stefano sgonfiarsi ed uscire fuori.
Ero distrutta ancora riversa su Giammarco quando Stefano si rimise dietro ed iniziò a scoparmi nuovamente il culo
Io:” no dai mi fa male”
Gianmarco:”stai zitta troia che mi devo svuotare”
Non dissi nulla, mi feci scopare godendomi ogni singolo insulto che mi veniva rivolto, Stefano si sfilò da sotto e scomparve dicendo che andava a fumare in terrazzo.
Giammarco mi scopò ancora per poco, svuotando dentro di me i suoi ultimi schizzi, il suo ultimo affondo fu feroce, inarcai la schiena ed alzai la testa per il dolore che mi provocò, poi sentii i suoi schizzi dentro di me.
Gianmarco si alzò e ancora nudo si diresse verso la porta
Gianmarco:”vado sopra a fumare”
Lentamente mi alzai dai letto avevo tutte le ossa doloranti, ero distrutta e l’alcol si faceva sentire, a stento mi reggevo in piedi.
Raccolsi la mia roba, mi rivestii lentamente, ogni muscolo era senza forza e dolorante.
Mi diressi alla porta per andare via.
Dietro di me sentii i passi di Stefano “dove vai?”
Io:” a casa”
Stefano:”ti do un passaggio”
Non dissi nulla subito dopo comparve rivestito, entrammo nell’ascensore, restammo in silenzio tutto il tempo, quando l’ascensore arrivò al piano terra si avvicinò e mi baciò, io spostai la testa, ma lui la afferrò e mi baciò, la sua mano scese sul mio sedere
Stefano:” è stato un piacere stasera, spero ci sarà occasione di ripetere”
Io:”vedremo”
Stefano:” le puttane non vanno via con queste”
Si inginocchiò, io ero poggiata con le spalle al pannello dell’ascensore, mi alzò la gonna, prese tra le due mani il laccetto laterale del perizoma e lo strappò, mi girò e fece la stessa cosa dall’altra parte.
Stefano:” ora va meglio”
Non dissi nulla, mi riaccompagnò verso casa. A qualche centinaia di metri chiesi di fermarsi, avevo bisogno di aria.
Non disse nulla, si fermo e ci salutammo come se fosse stata una normale serata tra amici.
Mi incamminai verso casa, chi mi avrà vista non so cosa avrà pensato di me, avevo il volto sconvolto, camminavo barcollando.
Saranno stati pochi centinaia di metri, ma a me in quel momento sembravano km i miei pensieri correvano nella mia mente, ero sconvolta da ciò che avevo fatto, ma ancora di più ero sconvolta dal piacere che avevo provato nel farlo.
Che faccio lo dico a Silvì…… mi balenò in mente questa domanda.
Ora la più troia sono io……
Mentre pensavo a questo iniziai a sorridere, camminando sentii bagnato sulle mie gambe, allungai una mano mi toccai l’interno coscia all’altezza del ginocchio, lo sperma stava colando dal sedere e mi stava bagnando le cosce.
A fatica arrivai a casa, chiusa la porta mi si palesò Gia davanti
Gia:”ehi che fine hai fatto?”
Io:”nulla ho fatto tardi”
Gia:”si e per come stai combinata hai bevuto molto”
Io:” si un po’”
Gia:”dai ne parliamo domani che sono le cinque”
Mi girai per dirigermi in camera
Gia:”casomai prima datti una sciacquata che stai sporcando casa”
Chiusi la porta dietro le mie spalle.
Capitolo 17
La mattina dopo mi svegliai che era già tardi, allungai la mano, cazzo i miei avevano chiamato sei volte, messaggi in quantità da parte di Silvì, ecco, ora mi toccherà la ramanzina da parte di tutti, fortuna che non sono stata svegliata dalle forze speciali che allertate dai miei si sono calate come nei film di guerra dagli elicotteri sfondando le finestre.
Fortuna che Silvì mi aveva scritto che aveva raccontato una palla coprendomi e dicendo ai miei che ero a qualche cineforum per l’uni.
Santa subito.
Le finestre erano aperte, strano, solitamente se entra un pò di luce mi sveglio subito, mi sono addormentata mezza vestita, il lenzuolo buttato a piedi del letto, mi sento uno schifo, ho le gambe che neanche dopo venti chilometri di corsa le sentirei così doloranti.
Che cazzo ho fatto…..
Ho poco tempo per pensarci, Gianna ,come un fulmine mi venne in mente lo stato in cui mi ero presentata a casa ieri, ed ora che le racconto?
Mi alzai a fatica, mi spogliai e mi coprii con il telo per la doccia, una doccia ci vuole, ero appiccicosa, uscii dalla stanza ed andai in cucina, Gianna era lì,
Gia:”ehi divertita ieri”
Io:” si ho fatto tardi”
Tra me e me mi domandavo cosa avesse intuito o cosa le avevano casomai raccontato.
Gia:” mi dispiace averti lasciata cosi, ho incontrato un amico e ci siamo fatti un giro, spero che sia andata tutto bene”
In quel momento volevo urlare dalla gioia, non sapeva e non aveva intuito nulla.
Gia:” ti dispiace se la settimana prossima ospito per un paio di giorni mia sorella? Ti prometto che darà poco fastidio, i miei vanno da mio fratello e lei non può restare sola e non vuole andare da nonna”
Io:” ma certo nessun fastidio”
Il solo sapere che non aveva capito nulla mi aveva ridonato le forze, mi buttai sotto la doccia come rinata.
Mi vestii di corsa per andare da Silvì, nel tragitto chiamai i miei e risposi ai messaggi whatsapp.
Camminando ci stava un tipo intento a scrivere, ma come si fa? Per poco non prendeva un palo in pieno. Io invece camminando camminando mando messaggi vocali e chi se ne frega se gli altri sentono.
Salii le scale velocemente, arrivata sul pianerottolo vidi uscire un ragazzo dalla porta di casa di mia sorella, rimasi interdetta, chissà forse il ragazzo di qualche coinquilina, anche se non l’avevo mai visto.
Entrai in casa, dentro regnava l’ombra ed il silenzio, andai in camera sua, la porta era semplicemente accostata, lì capii, Silvì era nuda sul letto aveva i capelli spettinati e un viso appagato, dormiva profondamente.
Mi sdraiai vicino a lei, sedendomi sul letto si svegliò
Silvì:” ehi”
Io:” ehi, che hai combinato”
Silvì:” l’hai incontrato?”
Io:” quel tipo che andava via da casa tua?”
Silvì:”si, l’ho incontrato sul pianerottolo”
Io: “perché? E Matteo?”
Silvì:” Lui non conta nulla, è stata solo una volta”
Io:” ma perché, tu ami Matteo”
Silvì:” Si che lo amo, è capitato, nulla di serio, non giudicarmi”
Io: “non ti giudico, è solo che vi vedo cosi affiatati e poi…… poi questo”
Silvì:” è stata solo una scopata amichevole”
Io:” tu sai”
Ci abbracciammo, un ennesimo segreto che avremo custodito, tagliai corto, non volevo farla indispettire e non volevo farla sentire giudicata. In quel momento sentivo come una stretta allo stomaco, non capivo questo comportamento e vedendola sempre cosi innamorata non capivo questa sua tranquillità nel tradire Matteo.
Io:” faccio il caffè?”
Silvì:” si ci vuole proprio”
Mi alzai ed andai in cucina, Silvì si presentò poco dopo coperta solo da una maglietta, aveva ancora i capelli tutti arruffati e il viso di chi aveva dormito poco.
Io: “dalla faccia ti ha stravolto”
Silvì:” devo dire che si è fatto valere”
Scoppiammo a ridere, non credo fosse più il caso di parlarle di quanto mi era successo la sera prima.
Passammo la giornata senza far nulla, tra televisione e mangiando patatine sul divano.
Verso le cinque la sera mi scrive Gia “ehi Giammarco mi ha chiesto il tuo numero, gliel’ho dato spero di aver fatto bene” mi gelò il sangue, neanche metabolizzato che mi arrivò un messaggio da un numero che non conoscevo, cazzo era lui.
Iniziò a scrivermi, a riempirmi di complimenti con le solite frasi idiote. In verità non volevo rovinare in momento con mia sorella e dopo poco lasciai la conversazione. Continuavo a farmi delle domande. Che voleva da me? Cosa poteva mai volere uno con cui avevo fatto una cosa a tre sapendo a malapena il suo nome?
Ehi, ci arrivo anche io, ma volevo uscirmene almeno lasciando le prove che non era mai successo.
Passai la serata con il magone certa di aver fatto una cazzata e che mi si stava ritorcendo contro.
Tornai a casa e passai quasi l’intera notte in bianco, da quel messaggio avrò detto forse una o due frasi di senso compiuto.
La mattina dopo mi svegliai e di corsa all’università con la speranza che Giammarco non mi avrebbe più cercata. Ma ecco puntuale come la sfiga mi arrivò il suo messaggio al quale rispondo che non posso parlare che sto all’uni e lui che continua a scrivermi chiedendomi che sto seguendo ed io come una cretina che gli risposi anche, non so se lo faccio più per paura o perché vorrei cancellare tutto quello che è successo.
Fatto sta che uscita dall’uni me lo ritrovo avanti, cazzo, ma sono l’unica che fa una stronzata, una ed una sola e deve trovarsi in questi casini?!?!?!?
Giam:” ehi, lo so che mi eviti, ma ti prego parliamo”
Io:” e di cosa vuoi parlarmi”
Giam:” dai andiamo in un bar e parliamo”
Io:” ho poco tempo”
Gia:” tranquilla ti prenderò poco tempo”
Andammo in un bar vicino, mi propose anche di allontanarci con la sua moto, ma proprio non volevo fidarmi di lui.
Arrivati al bar trovammo un tavolino abbastanza isolato, avevo i nervi a fior di pelle, quando ci sedemmo quasi mi avventai
Io:” che cazzo vuoi, per chi mi hai preso? Non perché ho fatto certe cose sono una zoccola!”
Gli sputai quelle parole con rabbia quasi a volerlo aggredire per spaventarlo.
Giam: ”no, forse ti sei fatta una strana idea, ieri abbiamo bevuto tanto e non credo che tu sei una zoccola, al di la di tutto ciò che è successo, mi piaci, sei una bella ragazza e quando abbiamo parlato mi sono trovato bene”
Entrai in confusione, mi prendeva per cretina, voleva qualcosa, non sapevo cosa pensare.
Io: “e quindi cosa vuoi?”
Giam: ”nulla se non conoscerti”
Io: “perché?
Giam:” facciamo cosi, l’altro ieri non è successo nulla, abbiamo parlato, ballato e poi nulla più. Partiamo da questo e da ciò ti voglio chiedere di conoscerci meglio.”
Io:” ma sei scemo?”
Giam:” si forse lo sono. Ma che ci posso fare, mi piaci e vorrei solo conoscerti”
Io:” lo sai che non succederà mai più?”
Giam: ”si lo immagino, ma non mi interessa, anzi, ti chiedo di conoscerci e ti prometto che non ci sarà nulla, ma nulla nulla, neanche un bacio, non proverò nessun approccio fisico con te. Promesso”
Non sapevo cosa dirgli, da un lato tante belle parole, dall’altro la paura di essere sputtanata, anche se parola mia contro la sua, o meglio contro la loro.
Io:” ok Giammarco conosciamoci ora però devo andare si è fatto tardi”
Giam:” ma almeno il caffè”
Io:” scusa, ma è tardi”
Corsi dritta a casa, non sapevo cosa dire e non volevo certo andare in giro a raccontare di ciò che era successo e parlarle con Silvì non mi andava dopo quello che avevo scoperto.
Mi buttai sui libri, la sera Gia preparò la cena e passammo la serata allegramente, tra battute risate e tanto vino, ma tanto tanto, alla fine ridevamo come due sceme con lei che ripeteva ubriachiamoci ore che la settimana prossima devo fare la sorella responsabile.
Ed ecco l’ennesimo messaggio di Giammarco, sarà stato l’alcol, ma da quella sera mi aprii dimenticandomi delle mie paure, scoprii che era un ragazzo intelligente e che avevamo tanti interessi comuni, mi addormentai tardissimo e stranamente felice.
La mattina seguente continuai a rispondergli ai messaggi, mi propose anche un caffè, ma rifiutai dicendogli che era troppo presto, da un lato iniziava proprio a piacermi dall’altro avevo paura. Il telefono manteneva quella giusta distanza di sicurezza, continuammo a scriverci tutta la settimana ed il fine settimana che passai a casa.
Tornai a Napoli in Martedì, un giorno prima di quanto avevo detto a Gia verso ora di pranzo, non avevo avvisato Gia, arrivata sul pianerottolo sentii della musica alta provenire da casa, pensai che Gia si era data alle grandi pulizie, aperta la porta invece trovai la sorpresa, una ragazzina nuda sdraiata sul tavolo da pranzo con un ragazzo che potevo vedere solo di spalle.
Potevo vedere lei nuda con il suo seno che danzava sotto le spinte di lui e con le gambe incrociate dietro la schiena di lui che la teneva per i fianchi.
Non sentirono che aprii la porta e neanche fecero caso a me per i due tre secondi che stetti a guardarli e non sentirono neanche che chiusi la porta.
Scesi le scale ed andai da mia sorella, quando mi vide scoppiai a ridere e le raccontai quando avevo visto.
Io:” hai capito la ragazzina”
Ridemmo per tutto il tempo.
Dopo pranzo tornai a casa e trovai Gia e la sorellina tranquillamente a tavola a pranzare.
Gia mi presentò la sorellina, Daniela.
Daniela è una ragazza minuta bassina, ma con un bel seno, direi almeno una terza, con capelli castani ed un bel viso ed uno sguardo che potrebbe sembrare quasi assente.
Diventai rossa dalla vergogna, fortuna mi squillò il cellulare, Giammarco, andai in camera e ci passai più di mezz’ora a parlargli a telefono.
Verso mezza notte sentii bussare alla porta, era Gia,
Gia:” spero che non ti dia fastidio Daniela, è piccola, ma indipendente, poi si trattiene solo una settimana.
Ve lo giuro non sapevo cosa dirle, potevo mai dirle vedi che la piccolina oggi si dava da fare con uno sul nostro tavolo da pranzo ed il tipo non mi sembrava della sua età e la sorellina piccolina piccolina mi sembrava anche a suo agio.
Vabbè le risposi che non ci stavano problemi.
Dopo poco che usci annunciandomi che andava a fare la doccia e avrebbe occupato il bagno ribussano alla porta, la piccola Danielina,
Dan: “ehi, scusa per stamattina”
Io: “mi hai vista”
Dan:” si, grazie di non aver detto nulla a mia sorella”
Io:” ma chi era?”
Dan:” l’ho conosciuto in chat è di Napoli e stamattina l’ho incontrato”
Io: ”e neanche lo conoscevi e te lo sei portato a casa nostra e subito hai….”
Dan:” e daiii sono cose che capitano, non sono una bambina e poi non lo rivedrò più”
Io: ”ma sa dove abiti”
Dan: ”tranquilla non tornerà sa che non è casa mia e non darà problemi”
Io: ”ma è tanto più grande di te”
Dan: ”si molto, quelli della mia età non ci sanno fare”
Io: ”non mi piace che ti porti sconosciuti in casa, se vuoi fare certe cose falle fuori di qua”
Dopo questo mi salutò ed andò via.
Hai capito la ragazzina……
Nei giorni seguenti passai il tempo tra casa e telefono, il venerdì riuscii a ritagliarmi un pochino di tempo per andare a correre.
Giammarco mi scriveva sempre più spesso, mi contattava quasi ad ogni ora, mi svegliavo e mi riaddormentavo con il suo saluto.
Gia venne in camera poco dopo pranzo dicendomi che doveva vedersi con il tipo della sera della festa e che sarebbe tornata prima delle otto.
Non mi feci molti problemi, ed anche se Daniela rimaneva sola mi aveva promesso che non avrebbe portato altri ragazzi a casa.
Mi preparai come al solito, pantaloncino nero e top arancione, oramai correre con poco addosso era il mio anti depressivo preferito.
Uscii dalla stanza ed incontrai Daniela
Dan: ”ehi dove vai?”
Io: ”a correre”
Dan: ”cosi vestita?”
Io: ”si perché?”
Dan: ”perché sei a rischio stupro”
Io: ”ma daiii è un completino normale”
Dan: ”lasci poco alla fantasia”
Io: ”la malizia è in chi guarda”
Dan: ”sul lungo mare?”
Io: ”si faccio via Caracciolo andata e ritorno”
Dan: ”peccato verrei anche io, ma non ho nulla”
Io: ”se vuoi ti presto qualcosa”
Non se o fece ripetere, andammo in camera e le prestai dei pantaloncini ed una maglia, scelsi qualcosa di meno audace, ma mentre li sceglievo dal cassetto le cadde l’occhio sul “famoso” pantaloncino bianco, lo prese al volo e disse metto questo, la guardai sgranando gli occhi,
Io: ”ok, ma l’ho preso e mai usato per correre” (mentendo spudoratamente)
Dani: ”perché?”
Io: ”è troppo sottile e appena sudi un po’ diventa trasparente”
Dani: ”cosi non sfiguro vicino alla tua nudità”
Scoppiai a ridere, corremmo quasi per tutto il tempo parlando un pochino di tutto, riusciva anche a tenere il mio passo, fu una delle poche volte che non mi interessavano gli sguardi anche se come al solito me li sentivo addosso quasi ad accarezzare la mia pelle, tornammo a casa che ancora ridevamo commentando i fischi e gli “inviti” che avevamo ricevuto. Le dissi che poteva andare a farsi la doccia, lei come se nulla fosse si levò i pantaloncini ed il top davanti a me che eravamo ancora nell’ingresso,
Dani: ”tanto non è che fa tanta differenza”
Io: ”a si dai, denigra i miei completini, intanto quei fischi sono merito loro”
E giù di risate
La vedevo camminare per casa nuda con solo le scarpe da ginnastica, era veramente mingherlina, più bassa di me, ma con un seno molto più che generoso e con una faccia da stronzetta ed un sguardo sveglio di chi sa cosa vuole.
Mi ritrovai a guardarla mentre con una mano si appoggiava al tavolo con una gamba incrociata e appoggiata sulla punta mentre beveva dalla bottiglia, quella posizione metteva in risalto il suo ventre piattissimo che finiva con i muscoli a formare una “V” perfetta come ad indicare la sua figa completamente rasata e il seno, una terza abbondante con dei capezzoli piccoli e chiari,
Io: ”dai vai a farti una doccia che se prendi un raffreddore tua sorella mi uccide”
Dani: ”tranquilla vado”
Sparì in bagno mentre io raccoglievo i pantaloncini ed il top, ma se si è levata tutto, dove sono gli slip? Hai capito la ragazzina…….
Uscii dal bagno coperta dal telo per le mani legata alla vita,
Dani: ”non ho trovato un telo ti dispiace ho usato questo”
Io: ”tranquilla è il mio, dopo ne metto un altro”
Entrai in bagno, e mi buttai sotto la doccia, iniziai a passare la spugna, appena iniziai a sfiorarmi quasi mi si piegarono le gambe, ero eccitata, ma questa volta non per gli sguardi, gli apprezzamenti o gli insulti, ma per colpa di quella ragazzina, l’immagine di lei che si sfila tutto rimanendo nuda davanti a me, lei che con naturalezza si siede nuda sulla sedia mettendo le gambe sull’asse delle gambe sulla sedia, mostrandomi la sua figa, tutto questo mi entrò dentro come un fulmine, tutte quelle immagini si accavallano nella mia testa, senza che me ne accorgessi mi ritrovai con la schiena inarcata all’indietro con le spalle pigiate alle mattonelle della doccia e la mia mano sul mio clitoride mentre il getto dell’acqua mi colpisce sul seno.
Era la prima volta che mi capitava di masturbarmi pensato ad una ragazza, continuai a darmi piacere, le gambe mi tremavano, staccai il doccino e mi inginocchiai, quasi mi misi a gattoni, con una mano tenevo il doccino dirigendo il getto d’acqua sul mio clitoride mentre con l’altra mi mantenevo al muro, venni, venni varie volte.
Quando uscii dalla doccia mi coprii con il telo una rapida asciugata e mi diressi verso camera. Daniela mi aspettava nel corridoio, indossava un pantaloncino corto largo ed una maglietta con un teschio
Io: ”tutto ok?”
Dani: ”si tutto bene, finito di masturbarti?”
Io: ”cosa?”
Daniela si avvicinò, mi spinse con le spalle al muro si avvicinò lentamente il suo volto al mio e mi baciò, sulle prime chiusi le labbra, ma le bastò poco per vincere la mia resistenza, schiusi le labbra ed accolsi la sua lingua, mentre mi baciava con una mano scostò il telo che cadde ai miei piedi, una sua mano scivolò sul mio fianco fino a raggiungere la mia figa, senza troppi convenevoli mi infilò un dito dentro mentre con il medio trovò facilmente il mio clitoride trovandomi completamente bagnata, poi si scostò e con un sorrisetto beffardo mi mostrò il medio ed il pollice bagnati dei miei umori
Dani: ”cosi eccitata per me?”
Ero completamente nel pallone mi uscì solo un flebile “si”
Dani: ”io sarò una troia, ma come vedi lo sei anche tu, ma io non desidero le ragazzine”
Mi tremavano le gambe, mi aveva scoperto, le stavo per rispondere, ma un rumore di chiavi interruppe il movimento delle mie labbra, era rientrata Gia,
Dani: ”tranquilla è un nostro segreto e poi non mi è dispiaciuto”
Si girò e si diresse verso la porta quasi urlando un “bentornata”
Io mi fiondai in camera recuperando il telo da terra.
Capitolo 18
Chiusi la porta alle mie spalle, avevo il cuore che mi batteva a mille, non sapevo cosa fare, ero nuda con le spalle appoggiata alla porta, ero eccitata ed avevo paura, prima Giammarco e Stefano poi Silvì con quel tipo ora Daniela, era troppo avevo bisogno di uscire. Ero eccitata, in un’altra situazione mi sarei soddisfatta da sola, ma non potevo, era più forte il desiderio di scappare.
Aprii l’armadio per prendere le prime cose che avessi trovato, buttai sul letto un jeans ed una camicetta, mentre sto prendendo l’intimo squilla il cell, era Silvì “sto andando a cinema con Matteo” cazzo dove vado, resto con il cell in mano, scorro le chat, Giammarco, è on line gli scrivo
“cosa fai?”
Pochi secondi e mi compare la scritta Giammarco sta scrivendo
“nulla e tu?”
Gli scrivo di impulso “mi va di uscire”
“dimmi dove e ti passo a prendere”
Gli mando il mio indirizzo,
“dammi un’ora e sono da te”
Erano circa le sette e mezza, avevo un’ora per decidere come vestirmi, non so cosa avessi, forse per paura di restare a casa mi stavo buttando nel fuoco.
Seduta completamente nuda sul letto, ho la testa vuota e lo sguardo fisso verso la porta.
Vengo svegliata da questo stato dal suono della voce di Gia che mi chiede se può entrare, le chiedo di aspettare, mi metto una felpa e le dico di entrare
Gia:”ehi scusa, ti volevo ringraziare per aver portato Dani con te”
Io: ”tranquilla mi ha fatto piacere stare in compagnia”
Gia:”che hai ti vedo strana, spero che non sia colpa di Dani”
Io: ”ma no nulla, tra poco esco….. e forse la doccia, tranquilla nulla”
Ero in stato di confusione totale, farfugliavo parole sconnesse.
Gia: ”ok, riprenditi”
Andò via dalla stanza, tirai un respiro profondo e scelsi cosa mettere, volevo essere carina ma non sexy, scelsi un vestitino bianco con dei fiori, sopra aderente senza maniche e con la gonnellina larga che finiva poco sopra al ginocchio e degli stivaletti con un pò di tacco e sopra un giubbottino di pelle marrone.
Ci misi volutamente molto a vestirmi e truccarmi, stirai i capelli e rimisi lo smalto.
Aspettai in camera che mi arrivasse il messaggio di Giammarco giocando con il cell che avevo messo sotto carica.
Mi ero ripresa un pochettino, avevo paura di uscire con Giammarco, ma allo stesso tempo avevo voglia di vederlo, in quei giorni ci eravamo sentiti tanto e se non fosse per quello che era successo quella sera avrei accettato un suo invito già giorni fa.
Nove meno venti, un po’ di ritardo, ma nulla di grave, mi arriva il messaggio, credo di essere sotto casa tua, sto vicino alla caffetteria.
Presi la borsa e il giubbino uscii di casa silenziosamente salutando con un “io esco” quando ero già con un piede fuori dalla porta.
Giammarco era li, ma con la moto
Io: ”potevi dirmelo che venivi con la moto avrei messo un pantalone”
Giam: ”ho preso la moto cosi ti saresti sentita più sicura”
Salire in moto con la gonna è un casino e poi il casco sui capelli appena stirati, ma non mi importava poi più di tanto,
Io: ”dove mi porti?”
Giam: ”avevo in programma una serata al giapponese con amici, ma se vuoi stiamo soli io e te, ti lascio decidere”
Io:” ma no dai, mi va bene la serata con amici, non voglio rovinarti i piani, ma ci sarà anche Stefano?”
Giam: ”no lui non ci sarà, ma tranquilla gli ho parlato, è un bravo ragazzo e non dirà nulla”
Parti piano, ma la piccola accelerazione mi spavento e mi fu naturale abbracciarmi a lui, arrivammo in un bel locale al vomero, davanti al locale ci stavano già un paio di amici, una coppia ed una ragazza che non nascose più di tanto la faccia contrariata nel vedermi con Giammarco.
La serata fu molto piacevole, una decina tra ragazzi e ragazze tutti molto gentili e alla mano, la serata trascorse velocemente ed in allegria, verso l’una eravamo fuori dal locale.
Giam: ”devi tornare subito?”
Io: ”non vorrei fare troppo tardi”
Giam: ”tranquilla solo una piccola deviazione per mostrarti una cosa”
Ripartimmo e mi porto vicino ad una chiesetta al Vomero da dove si vede il mare, ci sta una piazzetta molto carina con degli alberi, parcheggiò la moto e ci mettemmo vicino al muretto a vedere in mare con il traffico delle poche auto che passavano nella strada di sotto.
Giammarco non parlava, era li che fissava il mare immerso nei suoi pensieri, lo guardavo e più lo guardavo più pensavo a quando fosse bello, a la cosa che più mi piaceva di lui è come mi faceva sentire, per tutta la sera non avevo pensato a nulla, aveva spazzato le mie ansie e le mie paure con un vento di serenità ed allegria.
Forse perché si sentiva fissato, ma si girò e senza nemmeno pensare lo baciai.
Un bacio a stampo, nulla di che, ma lo baciai, non avevo pensato a farlo, mi venne d’istinto, lui non se l’aspettava,
Io: ”scusa “
Gia:”di cosa? Anche io avrei voluto baciarti, ma avevo promesso che non ci avrei neanche provato”
Io: ”ora puoi”
Ci baciammo a lungo, lui non osò neanche spostare le mani dalle mie spalle, se voleva far cadere ogni mia piccola remora ci stava riuscendo.
Io: ”è tardi mi riaccompagni?”
Salimmo sulla moto e ancor prima di partire lo abbracciai, ero felice, mi sento protetta.
Quando arrivammo sotto casa mi chiese se ci potevamo vedere anche domani
Io: ”chissà tu chiedimelo”
Lo dissi sorridendo e sicuramente con gli occhi luccicanti.
Salii a casa senza neppure pensare a Daniela, saranno state le due e mezza, la casa era avvolta nel buio, mi cambiai e piombai nel sonno più profondo.
La mattina dopo mi svegliai presto, avevo lasciato le persiane aperte, il sole era comunque alto e la camera era completamente illuminata, nell’aria si sentiva odore di caffè.
Mi alzai e scalza andai in cucina, ci stava Daniela con la sua solita maglietta extra large
Dani: ”il caffè è pronto”
Io: ”grazie”
Dani: ”scusa per ieri”
Io: ”perché l’hai fatto?”
Dani: ”sono entrata e ti ho vista mentre ti, si insomma mentre ti masturbavi”
Io: ”e quindi mi sbatti al muro e mi baci?”
Dani: ”ti ricordo che mi hai dato della zoccola”
Io: ”ti ho trovato sul tavolo a farti scopare da uno che neanche conosci”
Dani: ”lo so, ma che cazzi sono tuoi”
Io: ”sei a casa mia non tua”
Dani: ”vabbè scusa per tutto”
Io: ”ed ora che vuoi?”
Dani: ”nulla”
Io: ”permettiti di dirlo in giro e sappi che parlo a tua sorella del tipo”
Dani: ”e perché dovrei dirlo, mi fa piacere che ti ho fatto quell’effetto”
Detto questo si avvicinò con la tazzina del caffè,
Dani: ”è senza zucchero”
Io:” ok grazie”
Mi giro ed apro il mobiletto dove teniamo lo zucchero, mi rigiro e la trovo completamente nuda,
Io: ”ma che fai?”
Dani: ”Buongiorno”
Io: ”ma sei scema? Vestiti che può venire tua sorella”
Dani: ”no, è scesa e non torna prima di un’ora”
Io: ”e quindi che vuoi da me?”
Non lasciò che finissi la frase si butto addosso, se no avessi fatto un’acrobazia mi sarei versata tutto il caffè addosso, mi diede un bacio, non opposi la minima resistenza, mentre mi baciava
Dani: ”e posala quella tazzina che il caffè che faccio io fa schifo”
Buttai la tazzina nel lavandino e l’abbracciai, le mie mani iniziarono a scivolare sulla sua schiena,
Sarà perché era sulle punta dei piedi sarà stato perché è veramente esile, ma la sua schiena ed il suo sedere erano un fascio di muscoli e sensualità.
Non si staccava dalle mie labbra, la sua lingua si era impossessata della mia bocca, le nostre lingue si accarezzavano, si strusciavano come se l’avessero sempre fatto.
Se Giovanna fosse entrata in qual momento avrebbe visto la sua piccola sorellina completamente nuda abbracciata alla sua coinquilina mentre si davano il più dolce e passionale bacio.
Dani fece un paio di passi indietro fino ad appoggiarsi al tavolo, andai verso di lei
Dani: ”spogliati”
La guardai per un secondo senza dire una parola, levai la maglietta ed il pantaloncino
Dani: ”tutto”
Levai gli slip, ero anch’io completamente nuda.
Dani: ”mi vuoi?”
Come per la prima volta anche questa volta mi uscii un “si” quasi sussurrato
Dani: ”non ho sentito”
Io:” si”
Dani: ”cosa vuoi?”
Io: ”ti voglio”
Mi fece segno di avvicinarmi con il dito, nella mia mente sembrava tutto al rallentatore, Dani con un piccolo saltello si sedette sul tavolo, mi avvicinai, aveva le gambe aperte, per la prima volta fui io a baciarla, i nostri seni si toccavano, le sue mani accarezzavano scendevano dalle spalle fino alla schiena, spostò lievemente la testa, mi fiondai sul suo collo, iniziai a leccarlo, a baciarlo, passai la lingua da dietro al collo fino al seno.
Passai la lingua dalla spalla fino a sotto al seno, il suo seno era duro, sodo, sembrava scolpito tano che era definito.
Mi impossessai del suo seno con una mano, mentre mi dedicavo a leccare e succhiare il capezzolo dell’altro seno, Dani mi teneva una mano sulla testa, mentre con l’altra si puntellava al tavolo, mi sembrò naturale scendere.
Scesi sul suo ventre piatto, levò la mano dalla mia testa e si piegò di più allungando le mani sul tavolo, sembrava sapere cosa da li a poco avrei fatto, o forse era un invito esplicito a farlo.
Le feci spostare il sedere più in dentro, afferrai le sue gambe per farle appoggiare i piedi sul tavolo, Dani inarcò la schiena mettendomi praticamente la sua figa completamente rasata davanti la bocca, non me lo feci ripetere, iniziai a leccarle l’interno coscia, il suo respiro si fece affannato, quando giunsi con la lingua al suo clitoride emise un gemito, iniziai a leccale le grandi labbra, il clitoride fino a spingere la mia lingua dentro la sua figa, non ci vollero più di un paio di minuti prima di sentirla urlare, iniziò a fare su e giù con il bacino, mise una mano sulla mia testa spingendola sulla sua figa, quasi mi schiaccio il naso, urlò tutto il suo piacere.
Lei stesa sul tavolo con le spalle appoggiate al piano, con una mano si teneva al bordo, il bacino alzato con le gambe piegate ed in punta di piedi e con l’altra mano non smise di premermi sulla sua figa.
Mi lasciò solo quando ebbe finito di godere, ed io non smisi di leccarla finché non mi levo la mano dalla testa.
Si accasciò sul tavolo,
Dani: ”whaoooo voi lesbiche ci sapete proprio fare”
Io: ”non sono lesbica”
Dani: ”ma se me l’hai appena leccata”
Io: ”e che vuol dire”
Dani: ”bisex allora”
Io: ”se proprio devi definirmi”
Dani: ”non l’ho mai fatto con una donna”
Io: ”ora si”
Dani scese dal tavolo, mi girò attorno, guardandomi, quasi studiandomi
Dani: ”sai che sei proprio figa?!”
Io: ”grazie, anche tu lo sei”
Dani: ”lo so, ma tu di più”
Mi prese per un braccio e mi fece piegare sul tavolo, mi fece appoggiare i seni sul tavolo, per comodità allungai le braccia avanti a me, lei era dietro di me, iniziò ad accarezzarmi la schiena
Dani: ”hai un sedere perfetto”
Mi venne da ridere, riuscii solo a dire grazie
Dani:”peccato che giudichi gli altri e poi fai peggio di loro”
Io:”dai che ti ho chiesto scusa”
Fece scorrere le dita dal centro delle spalle fino al sedere, poi continuarono a scendere fino ad arrivare alla mia figa, ero un lago lo sentivo, passò le dita sulla schiena facendomi sentire le unghia, quel tocco mi fece partire una scossa lungo tutta la schiena.
Dani:”sei fradicia, sai che non ho mai toccato un’altra donna?”
Io:”e perché hai scelto me”
Dani: ”perché tu sei bellissima”
Spinse senza troppi convenevoli le dita dentro di me, le spinse avanti e dietro un paio di volte, non so come facesse quella ragazzina a farmi quell’effetto, ma con pochi tocchi mi aveva portato al limite dell’orgasmo.
Avevo la faccia appoggiata sul tavolo, per aiutarla avevo le gambe lievemente aperte ed ero in punta dei piedi,
Dani: ”vuoi che continui”
Stavo impazzendo, le risposi “si ti prego”
Lei continuava a fare avanti e dietro, l’altra mano era sul sedere un po’ lo accarezzava, un po’ mi spingeva come a volermi immobilizzare in quella posizione.
Mi portava al limite dell’orgasmo poi levava le mano e spalmava i miei umori sul sedere
Dani: ”il tuo sedere tutto bagnato è ancora più bello”
Io continuavo a chiederle di continuare
Io: ”continua ti prego continua”
La mia voce era tra l’affannato e la supplica
Appena si accorgeva che il mio respiro si calmava ricominciava a torturarmi, fece cosi due tre quattro volte, il suo gioco era farmi arrivare al limite e poi fermarsi.
Avevo le sue dita dentro che mi stavano facendo impazzire
Dani: ”dillo”
Io: ”cosa? Che voglio che continui? Continua ti prego”
Avrò detto continua ti prego almeno mille volte
Dani: ”no devi dire che sei una troia”
In quel momento avrebbe potuto tranquillamente chiedere di giurare che la terra è piatta e l’avrei fatto.
Io:”ti prego continua, sono una troia”
Dani rallentava il ritmo e poi ricominciava più veloce solo per allungare la mia tortura
Dani:”no devi supplicarmi, devi metterci lo stesso disprezzo che hai messo quando l’hai detto a me”
Io:”scusa non l’ho detto con disprezzo”
Dani:” però l’hai fatto, quindi ora se vuoi godere ubbidisci”
Io:”hai ragione sono una troia, mi sono masturbata pensando a te sotto la doccia, sono una pervertita, ma ti prego fammi godere, ti prego, ti prego fammi godere, sono una troia”
Finalmente era riuscita a umiliarmi, più parlavo, più mi umiliavo e più sentivo salire l’orgasmo, non era solo l’intensità delle dita di Daniela a darmi piacere, ma erano anche le mie parole.
L’orgasmo esplose portandosi tutte le mie forze con se, urlai, un urlo strozzato dall’affanno, mi si piegarono le gambe, non caddi solo perché avevo il busto incollato al piano del tavolo.
Dani restò dietro di me ed aspetto che io mi riprendessi.
Mi ripresi dopo un tempo che mi sembrò interminabili, riacquistare la forza per mantenermi sulle gambe fu un’impresa.
Mi alzai e mi appoggia al tavolo, Dani era li che mi fissava,
Dani: ”certo che ti bagni parecchio”
Guardai per terra, ci stava una pozza dei miei liquidi, solo in quel momento mi accorsi che avevo le gambe bagnate.
Per sorreggermi mi appoggiai al tavolo, Dani si avvicinò e mi diede un tenero bacio, lento, dolce, le nostre lingue si sfioravano con dolcezza.
Mi spinse sul tavolo, mi fece sdraiare.
Ero sul tavolo della cucina, nuda, con le gambe piegate ed i piedi sul tavolo, allungai le braccia come a stiracchiarmi, presi i capelli e li allungai sul tavolo.
Dani andò verso la porta di casa, la guardai allontanarsi, aveva un fisico stupendo, un sedere perfetto, la vidi mettere il fermo alla porta e ritornare da me con un sorriso sulla faccia.
Dani:”cosi mia sorella non scopre che la sua coinquilina va con le ragazzine”
Poi mi guardò tra le gambe,
Dani: ”non l’ho mai fatto”
Io: ”cosa?”
Dani: ”leccare una figa”
Io: ”vuoi?”
Dani: ”si”
Aprii le gambe, Dani si mise tra le mie gambe, io avevo la testa piegata per osservarla
Dani: ”se mi guardi mi imbarazzo”
Io: ”ok scusa”
Dani: ”questo tavolo è stato il palcoscenico di tante cose questa settimana”
Mentre le accarezzavo la testa mi venne solo da ridere.
Iniziò con molta timidezza, sentivo la sua linguetta girare qua e la nella mia figa senza trovare un modo per farlo,
Io:” allarga le grandi labbra”
Lei come una scolaretta lo fece,
Io: ”lecca il clitoride”
Iniziò a leccarlo, una scarica si impossessò di me, pochi secondi ed ero completamente partita, più andava avanti, più vedeva che mi dava piacere e più ci prendeva la mano, o la lingua come preferite.
Stavo per esplodere in un altro orgasmo, ero al limite e lei non smetteva di leccarmi, io gemevo, mi contorcevo, continuavo a dire “si continua siiii” che a rompere tutto ci pensò il campanello.
Dani: ”cazzo è tornata”
Scattammo in piedi che neanche i centometristi, raccolsi la mia roba e corsi in camera, Dani si mise la felpa, sentii aprirsi la porta di casa mentre stavo chiudendo la porta di camera mia.
Mi ritrovai ancora una volta nuda e con il fiatone in camera mia. Pochi minuti dopo e bussarono e prima che riuscissi a dire “chi è?” vidi aprirsi la porta, era Daniela, si chiuse la porta alle spalle.
Io ero ancora nuda, si avvicinò e portando un dito sulla bocca
Dani:”shhhh è in bagno”
Mi baciò, poi discese tra le mie gambe, e sottovoce
Dani:” non fare casino”
Mi sdraiai sul letto, i piedi appoggiati per terra e la schiena sul materasso, infilò due dita dentro ed iniziò a leccarmi la figa.
Lei in ginocchio che mi leccava la figa ed io nuda sul letto, non ci mise molto a farmi avere un orgasmo, per non urlare afferrai il cuscino e ci affogai la faccia, non smise per tutto il mio orgasmo, anzi, nonostante mi contorcessi lei continuò, ebbi subito dopo un secondo istantaneo orgasmo forte come il primo.
Avevo il fiatone, ero distrutta e felice, lei si alzò e si asciugò la bocca con la manica della felpa.
Dani:”mi piace farlo”
Io:”menomale che avevi chiuso la porta”
Dani:”la prossima volta dovremo stare più attente”
Uscii dalla stanza e sentii Gianna dirle di non disturbarmi.
Se solo sapesse che la piccola sorellina che tanto crede dolce e pura in verità in una settimana prima si è fatta scopare da uno sconosciuto e poi si è scopata me.
Capitolo 19
Ero ancora spossata sul letto quando mi squillò il cellulare, Silvì, rispondo che ho ancora l’affanno e cercando di mascherare il mio stato. Mi chiese se volevo andare a pranzo da lei che ci stava Matteo, risposi di si, anche perché a pranzo non ci sarebbe stato nessuno a casa e poi dopo aver beccato mia sorella mi rassicurava vederli insieme.
Chiusa la telefonata ero con la testa sul cuscino, una gamba piegata ed un’altra che poggiava per terra ancora nuda, avevo bisogno di una doccia.
Presi un telo mi avvolsi ed uscii dalla stanza, ci stava Daniela che portava il trolley verso la porta,
Io:”che fai vai via?”
Dani:”si, i miei sono venuti a prenderci, tra poco arrivano”
Gia:”andiamo via tra dieci minuti”
Io:”è stato un piacere averti conosciuto, spero tornerai presto a trovarci”
Gia:”non troppo presto però”
Guardai Dany negli occhi, mi mancherà questa ninfetta stronzetta.
Gia andò in camera ed io
Io:”io spero tornerai”
Daniela prese dalla tasca un foglietto, lo aprii era il suo numero di cellulare,
Daniela:”nel caso tu voglia sentirmi”
Le sorrisi e l’abbracciai,
Gia:”non credevo vi foste affezionate tanto”
Io:”è un’ottima compagna per la mia corsa”
Rimasi una decina di minuti a parlare con loro mentre aspettavano che i genitori arrivassero, parcheggiare sotto casa di giorno è impossibile, quindi il padre avrebbe fatto uno squillo.
Lo squillo arrivò, Gia prese le borse, dopo averle salutate mi diressi in bagno, dopo neanche un minuto sentii una voce “dai fai veloce” poi bussare alla porta del bagno,
Daniela:” scusa mi sono dimenticata il beauty case posso entrare?”
Io ancora non ero entrata nella doccia,
Io:”certo”
Entrò e si chiuse la porta alle spalle, mi prese il viso tra le mani e mi baciò,
Daniela: ”mi raccomando quando sei sotto la doccia non pensare solo ai ragazzi che ti fischiano dietro, pensa anche a me”
Poi senza darmi il tempo di rispondere prese il beauty e la scatola delle lentine e usci velocemente dal bagno.
Mi feci la doccia, uscii dal bagno asciutta e con la crema, amavo stare sola, poter girare nuda e non dover contare i minuti nel bagno.
Tornai in camera presi il cell, come al solito tanti messaggi whatsapp, non apri nemmeno l’applicazione, ma mi ricordai del numero, recuperai il foglietto che avevo lasciato in bagno e lo memorizzai.
Non le inviai un messaggio perché non volevo che Gia potesse vedere il mio numero sul display del cell di Daniela.
Mi stesi sul letto, bello avere le mattinate libere, presi il telefono, Giammarco con il buongiorno e bla bla bla, poi mi chiedeva se mi andava di passare la mattinata con lui, gli risposi “cosa mi proponi?” passai alle altre chat dopo poco mi rispose “ti fidi di me?” bella domanda, fino due giorni prima avrei risposto no, ma ora mi veniva da dirgli si.
Gli risposi solo, “verrai a prendere con la moto?” la sua risposta fu “si tra mezz’ora e se vuoi pranziamo insieme” risposi con un pollice all’insù.
Dopo aver scritto a Silvì che non sarei andata a pranzo iniziai a prepararmi, pantaloncino corto, converse, camicetta larga lievemente trasparente, nulla di eccessivo, non misi il reggiseno, ma optai per una fascia bianca.
Giammarco fu puntuale, mi telefonò e scesi, mi aspettava in sella alla sua moto,
Io: ”dove mi porti?”
Giam: ”sorpresa”
Partimmo con la moto, iniziai a preoccuparmi quando prese l’autostrada, con i caschi integrali è anche impossibile parlarsi quindi non mi restava altro che godermi il panorama abbracciato a lui.
Arrivammo davanti ad un cancello vicino Sorrento,
Io: ”ora puoi dirmi dove siamo”
Giam: ”casa vacanza dei miei”
Parcheggiò la moto vicino ad una fontana davanti ad una villa molto bella, antica con grandi finestre ad arco.
Io: ”e che ci facciamo qui?”
Giam: ”ci sta la piscina e poi cucinerò per te”
Io: ”prima cosa non ho il costume e seconda non avevamo detto che non dovevi provarci?”
Giam: ”per prima cosa il costume le verrà fornito d’ufficio, seconda cosa non ci sto provando con lei”
Detto questo si piegò in avanti e mi baciò, un bacio a stampo tanto dolce, subito dopo avermelo dato sorrise mostrandomi dei denti bianchissimi.
Entrammo, la villa era stupenda,
Giam:”i miei la usano nei fine settimana, ma questo avevano un matrimonio, quindi è tutta per noi”
Dal giardino la vista è super, il mare che si apre sotto di noi e una piscina enorme.
Giammarco sparì mentre io giravo curiosando tra la casa ed il giardino, si presentò con un costume rosso intero
Giam:”scusa, credevo di avere di meglio, ma ho solo questo e ti andrà anche largo”
Guardai il costume, sarà stata almeno una 44/46 io porto una 36/38. Forse vide il mio sguardo interdetto
Siam:”se vuoi andiamo in paese e ne andiamo a prendere uno, per farmi perdonare sarà un mio regalo”
Io:”dai vediamo come mi sta”
Vidi il volto di Giammarco illuminarsi
Giam:”dai, puoi cambiarti sopra in camera mia o giù nel bagno come preferisci”
Optai per il bagno, indossai il costume, era grande ma non eccessivo, non mi aderiva quasi per nulla e al lato dovevo essere attenta che se mi chinavo si sarebbero visti i seni inoltre era anche molto sgambato, in compenso il sedere me lo copriva forse anche troppo.
Uscii dal bagno, Matteo stava vicino la piscina sistemando delle sdraio, aveva anche portato dei teli e aperto un grande l’ombrellone. Appena mi vide rimase come imbambolato
Giam:”non sarà della tua taglia, ma sei uno schianto”
Io:”grazie”
Giam:” la signorina è servita, tra poco le verra anche servito del succo di frutta, o preferisce un caffè?”
Io:”ma che servizio eccellente si vede che deve avere molta esperienza”
Giam:”il servizio è riservato solo alle clienti bellissime come lei”
Decisi di non rispondere più, questo gioco si stava facendo puerile, gli chiesi solo se avesse della crema protettiva.
Mi sdraiai sul lettino, si presentò poco dopo con quattro flaconi,
Giam:”li appoggio qui, scegli quello che preferisci”
Mi aveva portato creme di vari gradi di protezione più un olio che evitai accuratamente per non ustionarmi.
Giammarco spari ed io approfittai per mettere la crema su tutto il corpo, anche dove veniva coperto dal costume, il che fece aderire il costume, ma fu un effetto che spari appena fu assorbita la crema, non so se più dalla pelle o dal tessuto del costume.
Mi sdraiai, mi sentivo stanca, la mattinata era stata abbastanza impegnativa.
Presi il cell ed iniziai a girare su Facebook, una richiesta di amicizia, Daniela, accettai ed iniziai a guardare le foto.
Giammarco si presento con due bicchieri con del ghiaccio ed un cartone di succo di frutta ace, ne bevvi un pò, lui si sdraio vicino, si era messo un costume a pantaloncino blu acceso e devo dire che aveva un fisico superiore a quello che ricordavo.
La mattina mi rifiutai di fare il bagno, mentre lui ogni tanto si immergeva per raffreddarsi, il sole era caldissimo.
Mentre lui cucinava, non so cosa io riuscii anche ad addormentarmi, mi svegliai che stava apparecchiando sotto al portico, aveva preparato del riso con tonno e mais e pomodori, nulla di che, ma fu molto gentile a prodigarsi tanto.
Mangiai molto poco, non perché non fosse buono, ma non avevo proprio fame, sparecchiò e lo aiutai a lavare le poche cose che avevamo sporcato, poi ci rimettemmo sui lettini.
Parlammo tanto, non smettemmo di parlare, guardare video ed ascoltare musica, verso le tre e mezza quattro mi convinse anche a tuffarmi in acqua.
In verità lui era in acqua ed io ero seduta sul bordo con le gambe in acqua cercando di acclimatarmi, ma ridendo e scherzando mi ha trascinata dentro, riemersa mi strinse e mi baciò, io lo schizzai e mi immersi mi diedi uno slancio e riemersi dall’altra parte della piscina, giocammo in acqua ad inseguirci, fin quando non mi prese, o per meglio dir mi feci prendere, a quel punto mi abbracciò
Giam:”ora non scappi”
Io:”sicuro”
Giam:” si”
E li mi diede un bacio. Mi stringeva e mi baciava, ero felice e mi sentivo protetta, in quel momento non avrei voluta essere in nessun altro posto.
Uscimmo dalla piscina e ci mettemmo sulle sdraio, il seno mi usciva da ogni parte e la mia lotta per coprirlo era sempre più snervante inoltre era pieno d’acqua.
Basta mi ero scocciata, mi alzai e con aria seria
Io:”non farti strane idee”
Lo dissi mentre levavo le spalline e abbassavo la parte di sopra del costume rimanendo a seno nudo, avevo i capezzoli duri per il freddo, devo ammettere che avrò dato uno spettacolo di tutto rispetto anche giudicando l’effetto nel suo costume.
Mi sdraiai e aspettai di asciugarmi e mi risparmia la crema, lui non smetteva di guardare, ed io non smettevo di ripetere di non farlo.
Avevo caldo e mentre ascoltavamo una canzone mi tuffai in acqua, quando uscii dovetti lottare per non far cadere anche la parte di sotto che si era riempita d’acqua.
Lui mi aspettava fuori, appena mi alzai mi abbracciò, il mio seno contro i suoi pettorali, le sue mani che mi stringevano forte, alzai la testa e trovai lui pronto a darmi un bacio.
Io:”ti stai allargando”
Giam:”se non avessi rischiato una denuncia tu ora non saresti qui”
Io:”vero”
Mi sdraiai di schiena, presi il costume e rimpiccolii la presenza del tessuto sul mio sedere.
Giammarco accostò la sua sdraio alla mia, e si mise di schiena, parlammo a bassa voce come due idioti, era bello stare con lui.
Giam:”devi metterti la crema altrimenti ti scotti aspetta di aiuto”
Sorrisi, ma non risposi, prese il tubetto e ne fece cadere delle gocce sulla schiena, erano freddissime, mi partì la stessa scarica che avevo avuto la mattina con Daniela, sentii le sue mani spalmare la crema sulla schiena, era bravo anche in quello.
Era a cavalcioni su di me e mi spalmava la crema con massaggi dal basso verso l’alto, era veramente rilassante, poi si sposto ai miei piedi ed iniziò a spalmare sulle gambe
Giam:”sembrano non finire mai”
Io:”scemo”
Iniziò a farmi tanti complimenti, ma questa volta non mi sembravano puerili e scontati, dopo aver spalmato abbondantemente sulle mie gambe e aver fatto qualche sortita sul sedere si spostò ed iniziò a baciarmi il collo, lo lasciai fare, fin quando mi fu di istinto girarmi.
Credo che girandomi di avergli trasmesso la mia disponibilità e cosi non perse tempo a iniziare a baciarmi il seno.
Le sue mani iniziarono ad accarezzarmi dal collo al seno fino al ventre, quando provò ad andare oltre lo fermai, ma non demordeva.
Mi baciava, mi torturava i capezzoli, poi prese a succhiarmi il collo, poi il colpo di grazia, l’orecchio, quando lo fece persi la lucidità.
Al suo tentativo di entrare nel costume non opposi resistenza, iniziò a torturarmi il clitoride, peraltro altamente sensibile dato il lavoro di Daniela la mattina, ero super sensibile, iniziai a contorcermi sotto le sue dita.
Ogni volta che toccava il clitoride impazzivo, ebbi un orgasmo, così, sdraiata sul lettino.
Quando ancora ero sconquassata dall’orgasmo si alzò e mi sfilò il costume, ero cosi sfatta che non opposi alcuna resistenza, ma forse anche se avessi avuto un pochino di forza non mi sarei opposta.
Si buttò su di me e ricominciò a baciarmi, sentivo il suo peso su di me e abbracciarlo accarezzavo la sua schiena muscolosa.
In un briciolo di lucidità sperai che nessuno potesse vederci, una ragazzina minuta completamente nuda sotto questo ragazzo muscoloso.
Mi baciava e mi accarezzava iniziò a scendere lungo il collo, sul seno fino ad accucciarsi tra le mie gambe, le prese e se le mise sulle spalle e iniziò a leccarmi la figa.
In poche ore due persone mi stavano donando piacere con la loro bocca, anche se devo dire che forse Daniela era stata più brava, ma forse era per la situazione.
Comunque anche Giammarco ci sapeva fare.
Si alzò e si levò il costume mostrandomi il suo fantastico cazzo in piena erezione, quello si che me lo ricordavo perfettamente,
Io:”hai il preservativo?”
Giam:”no, non era previsto”
Io:”e allora non si può”
Giam:”sicura? Esco prima”
Io:”no dai”
Giam:”neanche dietro?”
Io:”no non mi va”
Giam:” ma sarò idiota”
Io:” sarà per la prossima”
Comunque si riposizionò tra le mie gambe e si diede veramente tanto da fare, non finivo di avere un orgasmo che me ne procurava un altro, tra le sue dita, la sua bocca, non smetteva un secondo di torturarmi. Ero sfatta.
Ero talmente tanto eccitata che non dissi nulla neanche quando mi mise due dita nel sedere, cosa che per altro mi fa impazzire, ma che visto le richieste ed i precedenti non gli avrei a mente lucida permesso.
Ad un certo punto era distrutto, poverino, ma mai quanto le ero io.
Restammo una ventina di minuti sdraiati uno vicino l’altro ogni tanto un bacio ed un sorriso lui mi accarezzava il fianco ed io impazzivo. Mi squillo il cell, Silvì
Io:”mia sorella”
Parlai a telefono non più di un minuto, voleva sapere se fossi andata con loro e se mi sarei fermata a dormire da lei risposi di si e riagganciai.
Giam:”bagno?”
Io:”si”
Ci alzammo e ci tuffammo completamente nudi, ci mettemmo sulle scale sommerse della piscina mi disse che stava bene con me e che sperava di potermi vedere più spesso
Io:”ma se ci siamo visti ieri e oggi siamo stati tutto il giorno insieme”
Giam:”si, ma vorrei sapere se vuoi vedermi ancora”
Misi l’indice sotto al mento come se ci stessi pensando, poi lo guardai, e sorridendo dissi “si”
Mi abbracciò forte e mi baciò,
Giam:”usciamo?”
Io:”si ma prima mi faccio una vasca”
Mi tuffai e iniziai a nuotare, quando tornai lui era in piedi in uno degli ultimi gradini, l’acqua gli arrivava poco sopra al ginocchio, lo vidi fermandomi sull’altra sponda della piscina, feci la vasca di ritorno sott’acqua e riemersi davanti le sue gambe, mi levai l’acqua ed i capelli davanti gli occhi, mi attaccai alle sue gambe e mi ritrovai in ginocchio davanti a lui.
Non era in piena erezione, ma si vedeva che era parzialmente gonfio, penzolava verso il basso, ed anche cosi non era affatto male.
Lo guardai dritto negli occhi mentre cacciando la lingua gli leccai tutta l’asta, dalla cappella al pube, poi scesi nuovamente, sempre con le mani sulle sue gambe mi infilai tutto il suo cazzo in bocca.
Mentre lo tenevo in bocca roteavo la lingua attorno alla cappella, fu questione di attimi prima che diventasse troppo duro per tenerlo tutto in bocca.
Iniziai un lento pompino, distogliendo il meno possibile i miei occhi dai suoi.
Afferrai l’asta e gli leccai e succhiai anche le palle, non so cosa mi prese, ma ci misi tutto l’impegno e la maestria che avevo.
Gli presi le mani con ancora il suo cazzo nella bocca e le poggiai sulla mia testa, lui era delicato, non mi spingeva, accompagnava solo il mio movimento.
Quando sentii che stava per venire smisi, volevo che durasse di più, mi alzi e gli diedi un bacio, gli afferrai l’uccello e lo trascinai verso le sdraio, mi sedetti, lui era in piedi davanti a me, afferrai le sue gambe da dietro fino a salire fino al suo sedere, aveva un sedere durissimo, degno del David.
Senza mani provai a infilare il cazzo in bocca, ma non riuscendoci visto che curvava verso l’alto lui lo prese e lo abbassò, ma prima di metterlo in bocca con un gran sorriso,
Io:” grazie”
Sorridendogli e guardandolo negli occhi, poi presi le sue mani e le misi sulla mia testa.
Con una mano tenevo ben saldo quel pezzo di carne nella mia bocca, lo succhiavo, lo leccavo, lo cacciavo dalla bocca solo per fargli vedere la mia saliva sulla sua cappella per poi leccare come fosse un gelato e rimetterlo in gola.
Ero eccitatissima, con la mano libera iniziai a toccarmi la figa, non fu un gesto studiato per lui, era una mia necessità. Sentii il suo respiro farsi sempre più affannato,
Giam: ”sto per sborrare”
Quella parola cosi volgare mi procurò un effetto immediato in me, cosi continuai con ancora più voracità, fino a sentire dei fiotti densi e caldissimi di sperma colpire la mia gola, ingoiai tutto continuando a succhiare più forte che potevo, nel durante anche le mie dita sul clitoride andarono sempre più veloci.
Si staccò da me e con due passi in dietro si sedette su un tavolino basso dove la mattina aveva messo i succhi.
Io non smisi, lo guardavo e continuavo a masturbarmi.
Io seduta su di una sdraio, con le gambe larghe mentre lui seduto con il cazzo che stava perdendo tono mi fissava, sentivo il suo sapore in gola, un rivolo del suo sperma mi scendeva dal labbro, quasi non ce la facevo a tenermi, inarcai la schiena appoggiai una mano sulla sdraio per mantenermi, continuai a masturbarmi non staccando mai i miei occhi da lui.
Seduta sulla sdraio con la schiena inarcata, i miei capezzoli durissimi puntavano dritto al cielo.
Non smisi fin quando ebbi l’orgasmo inarcando ancora di più la schiena fino a lasciarmi cadere sulla sdraio e godendo con un urlo non troppo strozzato.
Mi accasciai sulla sdraio, ripresi quasi subito le forze e lui mi venne vicino
Giam: ”sei stata stupenda”
Avevo ancora il fiatone, risposi solo con un sorriso imbarazzato.
Mi avvicinai per baciarlo, ma si spostò,
Giam: ”scusa, ma hai un po’ di roba qui”
Dicendolo con un dito raccolse un rivolo di sperma che mi pendeva dal labbro e me lo portò alla bocca, aprii le labbra e mise il dito dentro, ripulii il dito, appena finito finalmente mi diede il bacio.
Alle sette e mezza ero a casa, era vuota, feci una doccia ed andai a casa di Silvì.
Capitolo 20
La giornata finalmente stava per finire, ero distrutta, la cena fu veloce, dopo decidemmo di non uscire, io anche volendo non avrei avuto le forze.
Ci mettemmo sul divano, vederli abbracciati mi rincuorava, non avevo avuto modo di parlare con Silvì dopo quello che era successo.
Mentre eravamo sul divano presi il telefono e scrissi a Daniela, “Tutto bene?” mi rispose dopo una decina di minuti,
D “credevo non mi avresti scritto”
Io “perché non avrei dovuto”
D “che ne so, aspettavo il tuo messaggio da stamattina”
Io “scusa sono stata impegnata che fai?”
D “in giro con Fra”
Io “chi è Fra?”
D “il mio ragazzo”
Io “non sapevo avessi un ragazzo”
D “che fai la lesbica gelosa?”
Io “ma che gelosa, figurati, era per sapere”
D “e tu che fai? Ti sei sfogata dopo stamattina?”
Quel suo essere sfrontata, strafottente e autoritaria mi faceva impazzire, non so perché mi faceva uno strano effetto. Passammo la serata a chattare, chissà il ragazzo cosa avrà pensato, glielo chiesi e mi disse che lui si faceva i fatti suoi e che si annoiava perché era uscita con una compagnia pallosa. Le dissi cosa avevo fatto non proprio nei minimi particolari, ma le racontai tutto. Il risultato fu che iniziò a chiamarmi troia. Mi mandò anche un audio che ascoltai in bagno in cui mi diceva “hai capito la santarellina, prima fai tutta la sconvolta e in un giorno prima ti fai me e poi vai scopando con uno all’area aperta, spero che almeno questo abbia un’eta giusta.”
Non vi sto a scrivere l’intera conversazione perché veramente ci scambiammo centinaia di messaggi.
Mi addormentai sul divano che erano le dieci, forse le undici, quando riaprii gli occhi erano passate le due, la tv era ancora accesa, presi il telefono per vedere l’orario ci stavano un sacco di messaggi, aprii whatsapp erano quasi tutti di Giammarco e Daniela. Giammarco mi domandava cosa facevo e se il giorno dopo mi andava di vederci e di andare al mare, mentre Daniela mi aveva mandato audio e delle foto.
Sulle prime iniziai a sentire gli audio, mi annunciava che stava andando via, poi mi scrisse che stava andando a scopare, si mi scrisse proprio sto andando a scopare, gli altri audio erano molto diversi, si sentiva lei che godeva e che incitava il ragazzo.
Ma uno degli ultimi mi fece impallidire, incitava il ragazzo a leccarla e che “doveva leccarla come nelle sue fantasie gliel’avrebbe leccata la coinquilina della sorella” praticamente stava raccontando quello che avevamo fatto al ragazzo dicendoglielo sotto forma di sogno.
Gli diceva “leccamela come quella puttana della coinquilina di quella stronza di mia sorella, ti piacerebbe vederci mentre me la lecca” insomma una pazza.
Ma poi il ragazzo come ha fatto a non accorgersi che lei aveva il cell in mano?!?!?!
Nel penultimo messaggio mi disse, “sei più brava tu, ma lui mi ha riempito la bocca” poi una foto fatta molto probabilmente a casa del riflesso del suo sedere con scritto buona notte depravata.
Non le risposi, mentre a Giammarco scrissi che non sapevo se potevo.
Mi riaddormentai svegliandomi con la porta di casa che si chiudeva, aprii gli occhi,
Matteo: ”buongiorno”
Matteo era davanti a me con solo un pantaloncino largo che preparava la macchinetta del caffè
Matteo: ”tua sorella è scesa per andare a fare la spesa”
Io: ”ok, ma che ore sono?”
Matteo: ”le dieci, che hai, non ti sei neanche messa nel letto”
Io: ”ero stanca”
Matteo: ”sembri pensierosa, ieri avrai detto si e no due parole”
Io: ”ma no nulla”
Presi un caffè al volo e scesi per andare a casa per lavarmi e cambiarmi.
Per strada scrissi a Daniela, “posso telefonarti?”
Mi rispose “Si”
La telefonai
Io: ”ma che cazzo fai?”
Daniela:”buongiorno”
Io:”buongiorno un cazzo”
Daniela:”ti sei svegliata storta stamattina o sei eccitata?
Io:”ma per chi mi hai preso?”
Daniela:”credevo ti facesse piacere”
Io:”tu non stai bene”
Daniela: ”ehi, ma te la sei presa? Io giocavo e credevo ti piacesse. Non dirmi che non ti ha eccitato”
Io: ”cosa c’entra”
Daniela:” vedi che ti ha eccitato?! Tranquilla lui non sa nulla era tutto un gioco ipotetico”
Io: ”ripeto tu non stai bene”
Daniela: ”peccato che fai cosi ti volevo fare un regalo”
Io: ”si come quello di ieri”
Daniela:”no molto meglio di quello di ieri”
Io: ”puoi tenertelo”
Daniela: ”dove sei?”
Io: ”sto tornando a casa”
Daniela: ”sola?”
Io:”si”
Daniela:”dove sei stata?”
Io:”ho dormito da mia sorella, doccia mi cambio e pranzo a casa sua”
Daniela:”bene, allora tieni il cell….”
Mi si scaricò il cell.
In poco tempo arrivai a casa, mi guardai allo specchio tutto sommato per aver dormito su di un divano non ero cosi in disordine.
Misi il cell sotto carica ed accesi il computer, per aprire whatapp, appena acceso ecco che mi arriva una notifica Whatsapp sul cellulare
Daniela:”arrivata? Doccia?”
Io:”sto per entrare”
Mi comparve la notifica videochiamata da Daniela.
Io:”ciao”
Daniela:”come prima mi urli ed ora inizi con un “ciao”? Sei strana”
Io:”che vuoi”
Daniela:”voglio vederti sotto la doccia”
Io:”ma sei scema?”
Daniela:”sai l’altro ieri non ho potuto assistere”
Io:”scordatelo”
Daniela:”perché le tue docce particolari le fai solo quando ci sono io o solo quando vai a correre? Mia sorella dice che quando vai a correre poi ci metti un’ora”
Diventai rossa in viso, Gia mi aveva scoperto.
Io:”e perché hai chiesto a tua sorella informazioni sulle mie docce?”
Daniela:”ecco quindi non era tutto per me! Ti eccita metterti mini completini? Farti guardare? Ti eccitano gli inviti e gli insulti”
Io:”ma no, è che”
Farfugliavo, la stronzetta aveva capito tutto
Daniela:”e quindi ti piace fare l’esibizionista per farti guardare ed insultare? E brava la mia lesbichetta”
Io:”ma la smetti”
Daniela:”lo sai ora che fai? Ora ti spogli, metti questo cazzo di telefono e ti fai una bella doccia per me”
Io:”ho il cell sotto carica”
Daniela:”dammi il tuo contatto skipe”
Gli diedi il contatto senza pensarci due volte, riusciva sempre ad ottenere ciò che voleva.
Mi arrivò la notifica di chiamata sul computer in pochi secondi, sicuramente stava davanti al computer.
Io:”ti ho detto che non lo farò”
Daniela:”ciao, invece lo farai”
Presi il computer e lo portai in bagno e lo appoggia sul lavandino,
Daniela:”bene ora mi raccomando fai la brava”
Mi spogliai ed entrai nella doccia, il rumore dell’acqua non mi permetteva di sentire più di tanto quello che Daniela mi diceva.
Sentii solo lei che protestava, e cosi terminata uscii dalla doccia.
Daniela:”sei una stronza”
Io:”perché?”
Daniela:”non mi hai ascoltato”
io:”non ti sento con l’acqua e le porte della doccia chiuse”
Daniela:”allora vai sul letto”
Oramai obbedivo senza neanche protestare, quel suo modo autoritario mi soggiogava completamente.
Presi il portatile e lo poggiai sul comodino,
Io:”cosa vuoi?”
Daniela:”voglio guardarti”
Io:”perché?”
Daniela:”perché mi piaci e poi mi diverto”
Io:”mi hai preso per il tuo passatempo?”
Daniela:”lo sei, e poi lo so che ti piace. Sei un’esibizionista”
Io: ”anche tu lo sei”
Daniela: ”vedi che l’ammetti?”
Io: ”ma io, no, è che…”
Non mi fece neppure finire la frase,
Daniela: ”voglio vederti mentre ti sfoghi pensandomi e sapendo che ti guardo”
Io:”ma sei scema?”
Daniela:”e smettila di fare la santarellina con me, non attacca io ti conosco”
Mi inginocchiai sul letto rivolta verso la cam, era la prima volta che mi esibivo per una persona e mai e poi mai avrei immaginato di farlo, mi sentivo bene nella posizione di doverla ubbidire, anche se avevo paura di ciò che avrebbe potuto fare, mi sentivo comunque bene in quella situazione.
Daniela:”cosa fai quando ti masturbi”
Io:”mi tocco”
Daniela:”fallo. E a cosa pensi?”
Io:”dipende ora non saprei”
Daniela:”ehi principessina, cosa pensi quando torni a casa dopo aver corso e decine di ragazzi ti hanno fischiata e hai ricevuto qualche commento?”
Io:”mi piace”
Daniela:”non smettere di toccarti, cosa ti piace?
Io:”mi piace che mi guardino, mi piace…..”
Daniela:”ti piace farti guardare? Ti piace che ti fischino? Ti piace che di dicano che bel culo? Che ti invitano?”
Io:”si mi piace”
Daniela:”e cosi torni a casa e ti massacri di ditalini?”
Ero rossissima in viso, ero imbarazzatissima, più lei indagava più mi eccitavo, non avevo mai confessato questa cosa a nessuno, neppure a Silvì.
Io:”si”
Daniela:”si cosa?”
Io:”torno a casa e mi tocco”
Daniela:”non hai capito, devi dirmi che torni a casa e ti massacri di ditalini pensando a quei bavosi”
Io:”ok, torno a casa e mi faccio i ditalini pensando a qui porci”
Mai e poi mai avrei pensato di scendere a tanto, io, la principessina, quella bella precisa studiosa di brava famiglia ridotta a confessare ad una ragazzina il mio gioco più intimo.
Daniela:”sai che questo fa di te una troietta esibizionista”
Io:”no non lo sono”
Daniela:”si, una troietta esibizionista che si eccita a far arrapare vecchi bavosi”
Più era volgare, più scavava nei miei segreti e più mi eccitavo. Avevo la mano destra nella figa, due dita piantate dentro e il pollice sul clitoride, avevo la mano completamente bagnata.
Io:”ti prego smettila”
Daniela:” e perché dovrei? Si sente lo sciaquettio fin qui. Sei una troietta esibizionista”
All’ennesimo troietta esibizionista il mio corpo ebbe una scossa che mi salì dalle gambe e si palesò con un gemito a bocca aperta. Reclinai lievemente la testa in dietro, inarcai lievemente la schiena e uscii un gemito soffocato.
Daniela: ”vedi di non venire ancora”
Guardai fissa nello schermo, non poteva passarla cosi liscia
Io: ”e tu ti sei eccitata a farti guardare con i pantaloncini bianchi? Lo so che sotto non avevi nulla”
Daniela:”si che mi ha eccitata, come mi sto eccitando ora a guardare te. Infondo siamo simili, ma io sono obbligata dai miei che sono bigotti a fare sempre la brava ragazza, mentre tu hai scelto di essere la principessina ed ora ti sei scoperta troia”
Io:”non sono una troia”
Daniela:”ma guardati, sei nuda sul letto a masturbarti davanti ad una cam per una ragazzina”
Io:”ma io”
Daniela: ”a cosa pensi quando ti masturbi”
Io: ”ai commenti, agli sguardi”
Daniela: ”ti piace che ti dicano che sei figa? Ti fanno sentire una troia? O ti piace che te lo dicano?”
Io: ”si”
Danila: ”si cosa?”
Io: ”mi piace che mi facciano sentire”
Daniela: ”dillo”
Io: ”si che mi facciano sentire una troia”
Non finii di dirlo che su “troia” ebbi l’orgasmo, ero cosi fuori di me che continuai a ficcarmi le dita dentro nonostante mi fossi accasciata di lato. Tremavo e avevo degli spasmi, il fittone lungo, con la mano libera strinsi forte in mio seno tanto che dopo sentii dolore, in quel momento non sentii nulla, avrei potuto anche strapparmelo senza sentire dolore.
Daniela: ”ehi troietta, vedi che fa bene ammetterlo”
Rideva mentre lo diceva, la cosa mi colpì, ero proprio il suo giocattolo.
Mi ripresi dopo qualche minuto. Lei era sempre li a guardarmi.
Daniela:”bene, ma la prossima volta ti voglio più preparata. Ora vado che tornano i miei ciao troietta”
Mi mandò un bacio
Io:”ciao”
Chiudemmo la video chiamata, mi stesi sul letto, mi arrivò un messaggio, allungai la mano Daniela “sei stata stupenda, mi fai impazzire. Peccato che sei lontana e che abiti con l’arpia. Non ti offendere per quello che ti dico, sono fatta cosi, ma per me sei una persona speciale”.
Daniela era fatta cosi, prima mi trattava come una troia ed il secondo dopo era dolce e premurosa e questa cosa mi mandava al manicomio.
Il cell squillò
Silvì:”ma vieni a pranzo? Siamo sole, Matteo va con degli amici a mangiare una pizza”
Io:”si certo mi sto cambiando”
Cazzo era passata l’una.
Mi vestii in fretta e mi fiondai a casa di Silvì.
La trovai tranquillamente stesa sul divano con il cell in mano.
Silvì:”ehi che hai fatto?”
Io:”mi serviva una doccia”
Silvì:”ti si legge in faccia che hai qualcosa che non va”
Mi sedetti sul divano accanto a lei, mia sorella mi abbracciò,
Silvì:”è per quello che hai visto l’altro giorno?”
Io:”no, cioè si anche”
Silvì:”dai dimmi tutto”
Le raccontai tutto, della festa, di Giammarco e Stefano, di Daniela, delle mie corse particolari, di Daniela pochi minuti prima, mia sorella mia ascoltò facendomi pochissime domande.
Silvì:”e come la vivi tutta questa storia?”
Io:”non lo so, quella sera con Giammarco e Stefano è stata la cosa più pazza che io abbia mai fatto, mi sono sentita sporca, ma allo steso tempo sono stata bene, ho provato cose nuove e mi sono piaciute”
Silvì:”ok, ma Giammarco ti ricatta?”
Io:”no, anzi è dolcissimo premuroso, sembra che abbia intenzioni buone”
Silvì:”è una situazione strana, ma mi fido di te. Mi preoccupano più queste tue corse mezza nuda, è pericoloso”
Io:”lo so, ma sto sempre in zone affollate e sto attenta”
Silvì:”perché lo fai?”
Io:”non lo so, è incominciato quando sono andata la prima volta, un ragazzo mi ha urlato “a bonaaa che culo” ed avevo un pantaloncino largo, quando tornai a casa ci ho ripensato e…. Dai si insomma era un periodo in cui ero tesa ed ero delusa da Eduard, così mi sono travata a fantasticare sotto la doccia e da lì ho cominciato a comprare completini sempre più mini”
Silvì: ”cioè uno ti ha urlato bona e tu ti sei eccitata? Ma se a Benevento ti sbavano dietro decine di ragazzi ed anche qui non è che ne hai di meno anzi”
Io:”ecco appunto, tutti fanno i gentili i premurosi i smielati, oh che ti posso dire finalmente uno che non mi tratta come una principessina”
Silvì: ”e Daniela?”
Io:” lei mi ha capita subito, mi tratta spesso in maniera forte e rude, ma poi si scioglie ed è dolce, con lei mi sento soggiogata, oh mi eccita da impazzire”
Silvì: ”ma è una ragazzina”
Io: ”si, ma ci sa proprio fare. E poi fai poco la spiritosa che io ti ho beccato con uno”
Silvì: ”che fai cambi discorso? In una settimana ti sei fatta due ragazzi insieme ed una ragazzina e fai la morale a me?”
Io:”ma io non ho tradito nessuno”
Silvì:”ma com’è farlo in tre dico com’è averne due dentro?”
Io: ”all’inizio doloroso, ma poi perdi il lume della ragione”
Silvì: ”Matteo non vuole”
Io scoppiai a ridere “che fai hai proposto una cosa a tre?”
Silvì: ”e certo, lui può farlo con due donne ed io non posso con due uomini?”
Io: ”l’altra sarei io?”
Silvì: ”si”
Io: ”che poi per provare puoi sempre farlo”
Silvì: ”prima fai la sconvolta perché mi trovi con uno ed ora mi proponi di portarmene due”
Io: ”ma che hai capito??? Comprati un secondo di plastica”
Silvì:” hai capito la sorellina, da santarellina a comprati un vibratore! Ma che brava”
Io:” scema”
Silvì prese il cell ed inizio una ricerca, finche esclamò
Silvì:” cazzo anche su Amazon”
Passammo un’ora a cercare, più che altro a ridere, ma alla fine Silvì
Sivì:” eccolo, questo”
Aveva scelto un “coso” lungo che si poteva usare da entrambe i lati, ma che all’occorrenza poteva anche staccarsi,
Io:” ma sei una maniaca! Veramente fai?”
Silvì:”perché no?! Tanto il pacco è anonimo e lunedì è qui!”
Passammo il resto del tempo a parlare, mia sorella mi fece mille domande.
Mentre stava lavando i piatti mi arrivò una notifica, Giammarco, “mi dispiace che oggi non potevi, spero per una prossima volta”. Mi ero completamente dimenticata di scrivergli, gli risposi “mi dispiace, sono stata incasinata certo che sarà per la prossima” mi propose anche di uscire la sera, gli risposi che gli avrei fatto sapere più tardi.
Matteo rientrò e mia sorella saltellando gli andò incontro
Silvi:” ho comprato un giochino tutto per me” saltellava e faceva la cantilena, Matteo chiese spiegazioni e Silvì gli fece vedere l’acquisto.
Matteo:” perché non ti basto io?”
Silvì:”che vuol dire tu ne hai uno”
Matteo:” e tu quanti ne vuoi?”
Silvì:” tu non vuoi un altro ragazzo ed io mi sono attrezzata”
Mia sorella rideva e lo sfotteva mentre Matteo rimaneva con il cell in mano a guardare questo strano oggetto forse quasi geloso.
Silvì si inginocchiò davanti a lui, eravamo tutti e tre seduti sul divano, mentre lui stava con il cell a guardare Silvì iniziò a sbottonargli i pantaloni,
Silvì:” tu puoi farti me e ti sei fatto anche mia sorella, e visto che non contraccambi il piacere, almeno fammi divertire cosi”
Matteo restò in silenzio.
Vidi mia sorella cacciargli il cazzo duro da fuori
Silvì:”sarai anche geloso, ma la cosa ti eccita”
Iniziò a leccargli la cappella,
Matteo:” e come ci vuoi giocare?”
Silvì staccandosi dal cazzo e lasciandolo lucido di saliva,
Silvì:” vediamo…… potresti scoparmi e usarlo per riempire ciò che non usi”
Matteo:” e poi?”
Silvì continuava a masturbarlo, “potrei usarlo per le nostre video chiamate”
Matteo sembrava veramente eccitato, io ero lì a guardarli estasiata per questo dialogo trattativa.
Matteo:” e poi”
Silvì:”ho capito dove vuoi arrivare? Vuoi sapere se lo userò con Eli? Se non sarà occupata a farsi riempire tutti i suoi buchi dai suoi nuovi amici”
Matteo come un fulmine girò lo sguardo verso di me
Matteo:” cosa?”
Io:”ehi un po’ di privacy no???”
Silvì che alternava il pompino ad una sega veloce
Silvì:” che privacy vuoi avere dopo tutto quello che abbiamo fatto” poi rivolgendosi a Matteo “sai la mia dolce sorellina è andata ad una festa e si è fatta scopare da due ragazzi appena conosciuti, e mi ha anche detto che si è fatta scopare contemporaneamente da entrambe”
Matteo era al limite mentre mia sorella continuava a raccontare della mia avventura, io ero li che guardavo mia sorella parlargli mentre lo masturbava e si passava la cappella tra il mento le labbra e le guance.
Mentre ancora parlava venne riversando il suo seme sulle mani ed i vestiti, mia sorella prima si leccò le dita poi iniziò a succhiare via lo spera dai vestiti, poi si alzò e
Silvì:” bene quindi nulla da eccepire, ottimo”
Ero un pochino delusa, Eduard era venuto si a prendermi, ma non era solo, speravo che nel tragitto avremmo un pò parlato, ma si presentò con una coppia che frequentava la palestra e peraltro lui un logorroico da impazzire mentre lei forse per la regola degli opposti che si attraggono taciturna tanto che poteva sembrare alienata.
Il tavolo era enorme e ci furono anche portate diverse brocche con decine di cannucce lunghissime con cocktail alla frutta.
Io non passai inosservate, molti ragazzi del gruppo appena mi videro vennero a salutarmi come se ci conoscessimo da sempre, dopo forse tre lezioni mi sembrava esagerato, ma forse in questi tipi di ambienti si usa cosi.
La sera trascorreva molto velocemente con decine di ragazzi che mi chiesero di ballare, oltre ad Eduard che ogni tanto mi tirava quasi a forza in pista.
Non accettai molte richieste, in verità ne accettai solo una, ma lo feci quasi per ripicca perché Eduard stava ballando con una tipa mezza nuda, grassottella e decisamente sguaiata nei modi e nei movimenti.
Il ragazzo fu gentile, non ricordo il nome, forse non gliel’ho neanche chiesto, lui capì quasi subito che non ero esperta, cosi fortunatamente si limitò ai passi base e nonostante qualche “strusciata” forse non voluta di troppo fu cortese, ma io ero troppo presa a guardare Eduard che si strusciava sulla ragazza.
Ok starete pensando che avevo preso una bella incapata, si lo ammetto, ma poi che razza di comportamento è scrivermi, farmi mille complimenti, invitarmi ad uscire, venirmi a prendere e poi mollarmi quasi sola in mezzo a gente che neanche conosco?
Il ragazzo provò anche a offrirmi qualcosa da bere, ma gentilmente rifiutai provò in ogni modo a parlare, ma nonostante non fosse neanche tanto male trovai una scusa e mi allontanai e tornai al privè.
Fu solo a quel punto che ascoltando distrattamente il ridacchiare di due ragazze notai che Eduard era scomparso, ero infastidita e nervosa, credevo e speravo che dopo tanto scrivere e tanto parlare si sarebbe dedicato un pochino di più a me e in cuor mio speravo anche in un suo approccio come dire almeno più intimo, invece nulla.
Passò un bel pò di tempo, Eduard non si vedeva, mi alzai, presi un bicchiere con non so quale intruglio dentro e uscii dal locale.
Presi il telefono dalla borsetta per distarmi, ero nervosa agitata e delusa, camminavo per il parcheggio con il cell in mano e arrivata dov’era parcheggiata la macchina di Eduard vedo la tipa grassottella mezza nuda in macchina.
Capite, nonostante non potevo vedere lui, era la sua macchina e lei era mezza nuda.
Nonostante lo sportello fosse chiuso e si vedeva solo il busto di lei, con le tettone appese, era palese che stesse scopando con Eduard.
Mi venne lo schifo, mi girai di scatto e rientrai dentro, incrociando una coppia che stava andando via. Non chiesi neanche dove abitassero e gli chiesi un passaggio, volevo solo andare via.
I ragazzi furono molto gentili e nonostante una deviazione non indifferente mi riaccompagnarono fin sotto casa di Silvì.
Rientrai come una furia, non sapevo se piangere o urlare. Sbattei la porta, ero nervosissima, mi sedetti sul divano ero ferma immobile.
Forse mi ero comportata da stupida, ma dovevo andarmene.
Pochi secondi dopo comparve Silvi, capii subito che qualcosa non andava, si sedette vicino e mi abbracciò
Silvì:” ehi cos’hai”
Scoppiai a piangere.
Silvì:” dai racconta”
Io: “è uno stronzo, prima fa tutto il carino, mi scrive che mi pensa poi sparisce e vabbè avrà da fare, poi mi cerca, poi usciamo e….”
Sono sconvolta piango e mia sorella è li che mi consola, lei c’è sempre lei è la mia pietra.
Silvì:” dai è solo uno stronzo, che ha combinato?”
Io:” prima non mi ha calcolato e poi si è scopato un’altra”
Silvì:”ma come si fa? Che stronzo. Dai ora non pensarci, ne hai tanti che ti vengono dietro, ne troverai milioni che non aspettano altro che te”
Passammo un sacco di tempo a parlare, era forse una delle mie prime vere delusioni.
Lo so forse vi sembrerà esagerato, ma non ho mai sofferto per un ragazzo.
Credo che ormai si erano fatte le cinque del mattino quando rincuorata Silvì riuscì a portarmi nel letto.
Silvì:” dai stanotte dormi in camera con noi”
Si perché Matteo il fine settimana dormiva da Silvì.
Io: “e dove mi metto”
Silvì:” ma dai che il letto è grande e ci si sta comodamente in tre”
Mi sistemai nel letto vicino a lei.
Io sulla sinistra Silvì al centro e Matteo che non si era accorto di nulla a destra.
Non mi ero formalizzata più di tanto, nonostante avessi un cambio per la notte a casa di mia sorella avevo semplicemente levato pantaloni e camicia rimanendo in reggiseno e mutandine.
Presi sonno quasi subito, anche se era un sonno agitato, faceva un caldo atroce e diciamocelo, avevo sperato che la serata avesse un risultato diverso, non so se mi sarei spinta fino a farci sesso, ma so che ero frustrata da non avere rapporti da troppo e mia sorella e Matteo amplificavano la mia frustrazione ancora di più.
Credo di essermi svegliata dopo poco tempo perché mi sentivo stringere, le ragazze mi capiranno, dormire con il reggiseno è una tortura, piegandomi un po’ stando attenta a non svegliare Silvì che dormiva appiccicata a me levai il reggiseno.
Silvì:” che hai?”
Io: “nulla, ho caldo”
Silvì non rispose, si mise su un fianco e mi diede un bacio sulla guancia.
Silvì:” sorellina, se fossi un uomo non perderei l’occasione di perdere tutto questo”
Dicendolo passò lentamente un dito dal mio ombelico fino al collo, passando tra i miei seni.
Ero sudata e il suo polpastrello mi sembrò quasi freddo, l’effetto fu disarmante, inarcai la schiena e sospirai profondamente.
La stanza era illuminata dalla poca luce che filtrava tra le tende, la finestra era aperta nel disperato tentativo di far passare un po’ d’aria.
La mano di Silvì si allontanò io voltai il viso trovando il suo a pochi centimetri, fu naturale baciarla, fu un bacio a fior di labbra, ma volevo di più. Mi girai su un fianco, allungai una mano e accarezzai la sua guancia, come per essere poi certa dove fossero le sue labbra.
Ci baciammo, ci baciammo e ci ribaciammo, le nostre lingue e le nostre labbra non smettevano di accarezzarsi e strusciarsi.
Non mi bastava, la mia mano iniziò a scendere lungo la sua schiena, la mia mano passò dalle sue spalle per scendere lungo la sua stretta vita per risalire sul suo bacino.
Afferrai il suo sedere e la tirai a me, indossava un pigiama, una maglietta corta e un pantaloncino anch’esso corto un pochino largo.
I baci da prima dolci divennero sempre più famelici, passionali, insomma volevo di più, volevamo di più.
Presi la sua mano e la portai sul seno stringendola attorno ad esso, poi la feci scorrere sul mio ventre fino a farla arrivare agli slip.
Aiutai la sua mano ad entrare negli slip, iniziò ad accarezzarmi, il suo palmo era appoggiato sul mio monte di venere, mentre con le dita mi torturava il clitoride, caddi di schiena tanto era il piacere che quei pochi tocchi mi avevano donato, lei si mise in ginocchio sul letto e facendomi inarcare la schiena mi sfilò gli slip gettandoli per terra.
Si rimise affianco continuando la sua opera, le sue dita danzavano sul mio clitoride, nel durante passava dal succhiarmi un capezzolo al baciarmi, credo mi baciasse per non farmi urlare.
Afferrai la sua mano e spinsi le sue dita dentro la mia fica, facendolo inserii oltre le sue anche due delle mie.
Silvì capì e iniziò a spingere le dita dentro e fuori aprendo sempre di più la mia figa stracolma di umori.
Sentivo i miei succhi uscire dalla mia figa e colare sul mio sedere, l’orgasmo era sempre più vicino, il mio bacino si contorceva, lo alzavo tenendomi sui talloni, mia sorella non mi dava tregua, mi stava facendo impazzire.
Ad un tratto si fermò, girai il viso e vidi Matteo che svegliato da tanto casino e scuotimento del letto avendo visto la scena si era avvicinato e stava baciando Silvì.
Io: “non ti fermare”
Silvì mi guardò sorridendo
Silvì:” ora ti faccio un regalo”
Io: “sto impazzendo ti prego”
Silvì rivolgendosi a Matteo “dai continua tu”
Matteo allungò una mano e la posizionò sulla mia figa, non mi importa più chi, ma volevo il mio orgasmo.
Silvì:”ma no che hai capito, scopatela, ma solo per questa volta”
Quelle parole mi risvegliarono, come se fino a quel momento fossi stata in un mondo parallelo.
Silvì ripeté più volte a Matteo che era tutto ok e di non aver paura.
Matteo si alzò, prese dal cassetto quello che poi capi essere un preservativo, venne dalla mia parte del letto e si levo i boxer mostrando la sua erezione.
Avvicinò il suo cazzo e Silvì lo prese in bocca per inumidirlo, poi gli prese il preservativo e con fare esperto gli mise il preservativo.
Silvì mi fece mettere di traverso sul letto, Matteo in poco mi fu sopra.
Sembrava di stare su un set dove mia sorella dirigeva tutti.
Matteo si mise tra le mie gambe, appoggiò la cappella all’ingresso della figa che con tutti questi movimenti non era più tanto bagnata, dopo un tentativo, mi prese per le caviglie e le alzò fino a far arrivare la mia figa ad altezza della sua bocca. Non mi leccò, fece solo cadere della saliva sulla mia fica. Sentii la saliva colpirmi in pieno la figa che aveva aperto con le dita, quando riappoggiò il mio sedere sul materasso sentii scendere la saliva tra le mie gambe bagnandomi cosi anche il sedere.
Mia sorella era in ginocchio affianco a noi, dopo aver diretto tutto era lì in ginocchio con il sedere appoggiato sulle sue ginocchia ad assistere la scena.
Non per essere ripetitiva, ma il concetto di normalità, nel nostro rapporto è del tutto anomalo.
Io sdraiata e nuda ed il ragazzo di mia sorella nudo tra le mie gambe con il preservativo infilato da mia sorella, cosa ci sta di normale in tutto ciò? Me ne accorgo solo ora che lo sto scrivendo, in quei momenti la cosa non mi sembrava per nulla strana.
Matteo appoggiò la sua cappella sulla mia figa, si sdraiò ed entrò senza il minimo problema.
Ricevere quel pezzo di carne dentro mi sconvolse, quando entrò tutto afferrai le lenzuola per resistere al dolore provocato da quel cazzo che come sempre era duro in maniera incredibile.
Matteo teneva le mani tese, la poca luce che entrava dalla finestra illuminavano il suo volto il busto e le braccia.
Riuscivo a vedere il suo ventre nel movimento di spingere il suo fantastico cazzo dentro di me, regalandomi ad ogni spinta un profondo piacere. Ad ogni spinta perdevo il respiro, andava piano come se avesse capito che dopo tanta astinenza dovevo abituarmi ad avere un attrezzo tanto grande ficcato dentro. Era fantastico, ma volevo di più.
Gli feci capire che poteva accelerare mettendogli le mani sui fianchi, fu immediata la sua risposta, diede un colpo più forte, mi fece perdere il fiato, era pazzesco.
Dopo pochi colpi persi ogni remora, inizia ad incitarlo, iniziai a fargli i complimenti.
Urlavo frasi sconnesse “di più, ti prego di più, hai un cazzo fantastico, scopami più forte” insomma cose cosi.
Mia sorella che nuda non aveva cambiato posizione mi teneva la mano come a proteggermi, era bellissima e dolcissima, volevo anche lei, lasciai la sua mano e la intrufolai tra le sue gambe,
Io: “voglio anche te”
Mi guardò con il suo sorriso malizioso, si alzò, mise le sue ginocchia ai lati della mia testa e mi offrì la sua dolce figa.
Non mi feci pregare, afferrai le sue gambe e la feci abbassare fino ad averla ad altezza naso, piegai la testa all’indietro e mi tuffai nella sua figa liscia e bagnata.
Le spinte di Matteo erano sempre più forti e veloci, la mia testa veniva spinta sempre più forte verso la figa di Silvì.
Ebbi uno due forse tre orgasmi, sembrava che Matteo ne avesse all’infinito, quando ad un tratto urlò che stava per venire.
Non volevo che finisse tutto cosi
Io: “fermati”
Feci spostare Silvì, levai il preservativo a Matteo e lo feci mettere in piedi, volevo inginocchiarmi davanti a lui, amo farlo, amo essere sottomessa.
Inizia a succhiare il cazzo di Matteo
Io:” vienimi in gola”
Si avete capito in gola non in bocca, spinsi l’asta più in fondo che potevo, gli presi le mani e le posai dietro la mia testa, volevo che mi scopasse la bocca.
Non è una cosa che solitamente faccio, anzi diciamo che mai e poi mai l’avevo fatto, ma volevo ringraziarlo per tutto il piacere che mi aveva dato. E quale riconoscimento migliore se non fargli capire che venero il suo cazzo?!
Mi spinse il cazzo in bocca tenendo le mani dietro la nuca e sbattendomelo in gola con grandi colpi di bacino.
Non ci volle molto ed un paio di fiotti caldi mi inondarono.
Quando ebbe finito caddi con le mani per terra alla disperata ricerca d’aria.
Respiravo profondamente tossendo rumorosamente, dalla mia bocca colava una quantità enorme di saliva e sperma, ero sudata e distrutta, mi sentivo al settimo cielo.
Ero talmente distrutta dal piacere che Matteo mi aveva regalato che avevo le gambe che mi tremavano, era fantastico, ogni singola parte del mio corpo mi sembrava a pezzi e anche solo strofinare la mano sulla gamba mi donava piacere, come se il mio corpo si fosse acceso.
Capitolo 16
Sbattei forte la porta mentre mia sorella continuava ad urlarmi contro frasi tipo “sei una repressa scopati uno” “trovatene uno tutto tuo”.
Ok non ci starete capendo nulla, dopo quella sera sono uscita con vari ragazzi, ma sono sempre tornata a casa delusa.
Chi troppo noioso chi troppo fighettino e peggio i super sapientoni bavosi. Vabbè per non parlare di uno che da figo e simpatico si è dimostrato un arrogante so tutto io.
E cosi ritorniamo all’inizio del capitolo, tornate da Benevento, raccontando queste uscite a Silvì ha iniziato a dire che io cerco il lato negativo in tutti e altre cazzate del genere.
Forse ha ragione, o forse i casi umani sono capitati tutti a me.
Fatto sta che mi decisi a dedicarmi allo studio.
Per quasi due settimane non sono andata neanche in palestra, mi concedevo solo una corsetta sul lungo mare, immersa nella brezza con la musica a palla nelle cuffie.
La prima volta correndo mi accorsi di quanti mi guardavano e quanti si giravano a guardarmi il sedere, la cosa all’inizio mi dava quasi fastidio, ma poi poco alla volta iniziò a piacermi, infondo era un’esperienza che già altre volte mi aveva fatto eccitare.
Le volte successive iniziai a curare di più il mio aspetto sportivo, passando a pantaloni tecnici aderenti, top corti, capelli stretti in una bella coda di cavallo e per finire un po’ di lucida labbra e rimmel per esaltare gli occhi, ogni volta osavo un po’ di più, sempre più pelle esposta, arrivai ad indossare dei mini pantaloncini bianchi senza nulla sotto, lo feci però una mattina molto presto sperando di trovare poca gente. Quei pochi che mi videro sudata e con il pantaloncino bagnato di sudore ebbero davanti gli occhi il mio corpo praticamente visibile in ogni piega.
Insomma più che un allenamento per il corpo era un allenamento per l’ego.
E di sguardi ne attiravo tanti, ogni tanto abbassavo il volume della musica per godermi i commenti spesso volgari dei ragazzi e anche qualche insulto di qualche ragazza.
Poi tornata a casa mi tuffavo sotto la doccia eccitata più che mai, mi sedevo sul piano della doccia e mi sfogavo con il getto dell’acqua.
Man mano che passavano i giorni le mie docce diventavano sempre più lunghe, pensavo agli sguardi di quei ragazzi, e agli insulti e agli sguardi delle ragazze che anche se non lo dicevano si vedeva che pensavano “ ma guarda sta zoccola”, sognavo che uno di quei ragazzi mi fermasse e mi scopasse, si, che mi scopasse con violenza, senza troppi convenevoli, urlandomi che ero una zoccoletta e che meritavo solo di essere fottuta in un vicolo. Più andavo avanti e più i miei sogni mi vedevano sottomessa, usata come un oggetto per il piacere altrui, insultata umiliata e abbandonata infine sporca dello sperma di qualche sconosciuto che non si era fatto alcuno scrupolo di me.
Ogni giorno osavo un po’ di più, arrivando a torturarmi e la figa il sedere, a schiaffeggiami il sedere fino a farmi male e ad insultarmi, finendo sempre più sfinita da orgasmi sempre più lunghi e devastanti.
Il tutto cozzava con la mia vita da reclusa, ma con il beneficio di allenare corpo e mente.
Era un venerdì sera e mi arrivò un messaggio di Eduard, io ero in camera a guardare la tv, quella sera avevo deciso di non uscire, nel pomeriggio ero andata a correre e tra la corsa e una “doccia” interminabile ero stremata. Presi il telefono credendo in un messaggio di qualche amica di facoltà che mi rimproverava della mia assenza e rimasi interdetta a leggere il suo nome.
Mi chiedeva che fine avessi fatto, perché non andavo più in palestra ecc… non sapevo cosa rispondere.
Sparai che avevo deciso di dedicarmi allo studio, ma lui iniziò ad incalzarmi chiedendomi perché ero fuggita quella sera del locale ecc… non mi andava più di rispondergli, un po’ non volevo dargli soddisfazioni, un po’ volevo fare la tipa impegnata.
Mi chiese anche dove fossi, gli dissi che stavo a casa appena rientrata dopo un aperitivo e che avevo appuntamento più tardi con delle amiche, Eduard non mollava e mi chiese se mi andava di vederlo, e nonostante le mie mille scuse mi incastrò dicendomi che era a 100 metri da casa.
Gli dissi dammi dieci minuti e scendo, saltai dal letto ed iniziai a vestirmi, dovevo mantenere la parte.
In 10 minuti fui pronta, legai i capelli in una coda di cavallo, una mini leggera rosa cipria, ed un top di filo bianco con un reggiseno push con scollo a barca che lasciava scoperta una spalla il tutto su dei tacchi non troppo alti, che con l’aggiunta dell’olio idratante che avevo messo sulle gambe era il colpo finale. Non credete che presi velocemente le cose nell’armadio, era già tutto pronto, avevo deciso l’outfit per uscire con delle amiche che alla fine avevo appeso.
Mentre davo gli ultimi ritocchi al trucco mi squillò il cell, “che piano?”
Io:” terzo, ma perché?”
Non ricevetti una risposta, ma aprendo la porta me lo ritrovai avanti.
Rimasi interdetta,
Io:” ehi ciao, scendiamo?”
Edu:”ciao, perché non mi inviti ad entrare”
Credetemi quando me lo chiese la voglia di farlo entrare era parecchia, ma non volevo rendergli il gioco troppo semplice.
Io:” ci sta la mia coinquilina meglio di no”
Ci rimase male, ma chi se ne frega no?
Scendemmo ed iniziammo a parlare, devo dire che ci sapeva proprio fare, arguto sempre tra lo stronzo ed il simpatico. Camminando camminando ci fermammo in un bar, il tempo passava veloce con lui, si vedeva che aveva esperienza.
Non mi levava gli occhi di dosso, anche perché avevo scelto di sedermi su dei divanetti bassi cosi accavallando le gambe la gonnellina già corta di sua era salita quel po’ da mostrare più di quanto forse era il caso di fare.
Si erano fatte quasi le nove, approfittai di uno squillo del cell per dirgli che dovevo proprio andare, credetemi ci rimase veramente di merda, ma chi se ne frega, che pretendeva? Aveva insistito tanto sul portarmi a ballare la sera stessa, ma che si crede che sto lì ad aspettare lui?!
Non eravamo distanti da casa e durante il tragitto non fece altro che provare ad abbracciarmi e ad insistere di uscire con lui, fortuna volle che arrivate sotto al portone incontrai la mia coinquilina che realmente stava uscendo con degli amici, forse capi che stavo in difficolta e mi chiese, delle volte ci vuole culo nella vita, “che fai esci con me?” Io prendendo la palla al balzo le risposi “certo stavo tornando apposta”.
Salutai Eduard che poi si chiama Eduardo, ma Eduard fa più figo…. No comment.
Forse non vi ho parlato della mia coinquilina, Gianna anche se la chiamo Gia è una ragazza alta, forse con le spalle un po’ troppo larghe, ma con un bel viso ed un fisico niente male anche se nel complesso risulta per me un po’ troppo rigida, non fighettina, ma sempre troppo compita.
Appena ci allontanammo la ringraziai per avermi salvata,
Gia:” si vede che ci stava provando e non mi sembrava che avessi voglia di portartelo sopra”
Io:” si infatti, non volevo, ma dove stiamo andando? Non è che disturbo se mi unisco?”
Gia:” ma dai, che disturbo puoi mai dare! Una serata con degli amici dell’università”
Parlammo tanto, fu proprio quella sera che capii che in verità Gia tutto era tranne che altezzosa, anzi, era molto allegra spigliata e alla mano.
Nel giro di venti minuti capovolse la mia opinione su di lei, in quel tragitto parlammo di tutto e senza peli sulla lingua.
Scoppiò a ridere quando le raccontai di Eduard, nonostante quella fosse la prima chiacchierata le confessai anche che quella sera in disco ero pronta ad andare oltre, ma che ora volevo fargliela sudare.
Gia:” tranquilla che stasera ci sono tanti tipi interessanti”
Arrivammo a via Caracciolo e salimmo in un palazzo stupendo, non sapevo che fosse la casa di qualcuno ed un po’ mi sentivo in imbarazzo, ma fui tranquillizzata più e più volte.
Ci aprì un tal Giammarco, un ragazzo niente male, la casa era spettacolare, si vede che di soldi ne doveva avere tanti, la festa era per “per festeggiare la fine dell’estate” nonostante fosse ancora presto per gli standard di Napoli ci stava un sacco di gente, ma il top fu quando salimmo per delle scale e ci trovammo su un terrazzo enorme con la musica e tanto di tavolo bar iper imbandito di ogni qualsivoglia tipo di alcol.
Gia mi presentò ad un po’ di gente, l’alcol era onnipresente in mano a tutti, e la serata era piacevole, devo dire che aveva ragione, ci stavano un sacco di bei ragazzi.
Gia mi mise in mano un bicchiere e visibilmente già alterata nonostante stavamo li da non più di una mezz’ora mi invitò a rilassarmi.
Devo dire che, forse perché non avevo mangiato nulla l’alcol salì subito.
In poco mi trovai a ballare tra la gente e ogni tanto qualche ragazzo che si avvicinava e si strusciava.
Persi di vista Gia, la cercai, ma nulla, decisi di scendere giù, e la trovai stretta ad uno a limonare pesantemente sul pianerottolo delle scale, passai alle loro spalle senza dire nulla, scesi e cercai un bagno, chiesi ad una ragazza, ma era talmente tanto sconvolta che non capii nulla di quello che mi aveva detto, alla fine di un corridoio trovai una porta e fortuna volle che fosse il bagno.
Uscita trovai Giammarco che mi fermò chiedendomi come conoscevo Gia, da li iniziammo a parlare. Poco dopo fu chiamato ed io salii sopra non trovando più Gia con il tipo. Iniziai a ballare e a bere, conobbi un pò di gente e la serata trascorse anche troppo velocemente, me ne accorsi solo perché la gente iniziò a diminuire, ogni tanto si presentava Giammarco e ballavamo insieme, era un tipo carino, alto muscoloso, la camicia bianca alla coreana pantalone blu, si vedeva che era uno che di sport ne faceva molto. Quando doveva allontanarsi per salutare qualcuno mi si avvicinava sempre un tipo anche lui molto carino anzi devo dire un gran figo.
Quando la gente iniziò a diminuire eccessivamente iniziai a cercare Gia, chiesi anche a Giammarco alla fine le scrissi un messaggio.
Mi rispose dopo poco dicendomi che era andata a “fare un giro con un amico”.
Vabbè abbiamo capito anche a Gia.
Giammarco si offri di darmi un passaggio appena tutti fossero andati via, non avevo molte alternative e quinti accettai.
Verso le due e mezza finalmente andarono via tutti, tutti proprio no, restò anche il tipo figo che ogni tanto ballava con me, Stefano 23 anni il migliore amico di Giammarco.
Devo dire che tra i due facevano a gara a chi aveva il fisico migliore, Giammarco più minuto, Stefano più palestrato. Mentre Giammarco sistemava le ultime cose giù, io e Stefano salimmo per una sigaretta, e approfittò per darmi l’ennesimo cocktail, mentre eravamo appoggiati alla ringhiera guardando il mare mi abbracciò, quel gesto cosi inaspettato, ingenua io, non mi infastidì anzi, girai la testa e non ebbi neanche il tempo di aprire bocca che mi baciò.
Risposi al bacio, lui mi girò e mi strinse, la sua forza mi facevano sentire una foglia nelle sue mani, ero eccitatissima, mi sentivo completamente bagnata.
Le sue mani iniziarono a scendere sulla mia schiena, arrivando al mio sedere, alzare la gonnellina fu un attimo, sentivo le sue mani sul mio sedere.
Lui era appoggiato alla ringhiera, io con il sedere all’aria con le sue mani che giocavano con il mio perizoma e che ogni tanto si insinuavano fino a giungere al mio buchino. Mi sentivo un lago, avrei voluto saltargli addosso.
Sentii qualcosa di strano, qualcuno mi stava baciando il collo, una scossa elettrica parti dal collo fino a raggiungere la mia figa, quasi ebbi quasi un orgasmo, Giammarco mi baciava il collo mentre Stefano continuava a baciarmi e a esplorare il mio sedere.
Girai il volto e lo trovai con un sorriso beffardo, in quel momento persi ogni controllo e ritegno e lo baciai, si avete capito, mi buttai io a baciarlo.
Credo che quel bacio abbia eliminato ogni dubbio ai due, mi portarono su un divanetto mi sedetti con loro ai miei lati, baciavo uno e baciavo l’altro mentre le loro mani erano libere di viaggiare sule mie gambe. Sentivo le loro mani ovunque, fu Gianmarco a intrufolarsi per primo tra le mie gambe, trovando il peri zuppo.
Giammarco:” levati la gonna”
Io:” ma qui? Ci possono vedere”
Giammarco: ”chi? Il mare?”
Aveva ragione, ma volevo farli impazzire, mi alzai e mi voltai, slacciai i tre bottoni e piegandomi in avanti la feci scivolare fino ai piedi.
Le loro mani iniziarono a toccarmi erano eccitati si sentiva dalla frenesia delle loro mani e dal loro respiro. Pur di lasciarli fare tesi bene le gambe e le divaricai un po’ in segno di totale disponibilità, posai le mani sul tavolino davanti a me e mi gustai la loro eccitazione.
Stefano si inginocchiò davanti al mio sedere, lo baciò lo leccò e mi diede un morso, afferrò dai lati il peri e le fece scendere, lasciandomi con la figa oscenamente esposta alla loro vista.
Non so cosa mi prese quella sera, ma nonostante non ci avessi mai pensato ad una cosa a tre poi soprattutto con due ragazzi conosciuti poche ore prima era come se il mio corpo l’avesse sempre desiderata.
Stefano iniziò a leccarmi la figa tenendomi le mani sul sedere.
Ci sapeva proprio fare il tipo, leccava divinamente, anche se per quanto ero eccitata credo che in qualsiasi modo mi avesse leccata sarei impazzita. Giammarco mi si parò davanti, alzai la testa che avevo penzoloni scossa dalla lingua dell’amico, lo guardai mentre si sbottonava i pantaloni, non aveva già le scarpe, si levò i pantaloni rimanendo in boxer, non so come il cazzo riuscisse a restare dentro era cosi duro che sembrava volesse strappare la stoffa.
Si abbassò i pantaloni e fece uscire un cazzo niente male, era largo, non eccessivamente lungo, ma con una cappella grande rossa e con una gocciolina che già gli usciva, lo prese in mano e me lo diresse alla bocca, non feci alcuna resistenza, spalancai la bocca ed iniziai a succhiarlo.
Ero piegata a novanta gradi mentre uno mi leccava la figa e l’altro mi scopava letteralmente la bocca facendo avanti e dietro con il bacino facendomelo arrivare fino in gola.
Stefano si staccò cosi riuscii finalmente ad avere un attimo di lucidità,
Io:”andiamo giù”
Questa volta non dissero nulla, ci dirigemmo al piano di sotto, entrati nella stanza lanciai la gonna ed il peri e mi sfilai la maglia ed il reggiseno rimanendo completamente nuda,
Stefano: ”che troia”
Quell’esclamazione mi mandò in estasi, era come trovarmi in una delle mie fantasie, ma questa volta non volevo essere solo usata come quando sognavo sotto la doccia, volevo essere una troia.
La stanza credo non fosse la sua, forse dei genitori, un letto matrimoniale moderno senza pediera ed una parete a tutto specchio, vedermi mentre mi spogliavo era ancora più eccitante.
Giammarco levò il copriletto mentre Stefano si era avvicinato e mi succhiava i capezzoli quasi facendomi male mentre con un mano mi stringeva una natica.
Giammarco si avvicinò, ma ve l’ho detto ora volevo essere una vera troia, mi inginocchiai davanti a loro gli abbassai la zip dei pantaloni e appena ebbi davanti i loro cazzi, senza che nemmeno fecero a tempo a levarsi totalmente i pantaloni li presi in mano e iniziai a turno a succhiarli stando ben attenta a fissarli dritti negli occhi, leccavo tutta l’asta con la faccia più da porca che avevo.
Giammarco:” sei una gran pompinara”
Non levai neppure il cazzo di bocca, mi usci solo un mugolo di assenzo ed un accenno di sorriso.
Stefano:” dillo che sei una pompinara”
Lo guardai dritto negli occhi, levai il cazzo di Giammarco dalla bocca, tirai i loro cazzi fino ad avere le loro cappelle a pochi millimetri l’una dall’altra e inizia a leccarle entrambe passando la lingua in quel piccolo spazio che le divideva.
Io: “sono una brava pompinara?”
Stefano:” sei la migliore”
Gianmarco:” sei una troia”
Io:” sono una brava pompinara ed una troia”
Detto questo ho provato a metterli entrambe in bocca e nonostante una leggera ritrosia dei due a avere i cazzi che si toccavano, comandavo io, spalancai la bocca, nonostante entravano solo le loro cappelle, la cosa mi fece impazzire, iniziai a leccarli e a giocarci con la lingua.
Volevo di più, volevo essere scopata.
Mi alzai e loro capirono,
Io: “avete i preservativi?”
Giammarco: ”cazzo, si aspè”
Lo vidi schizzare dalla stanza per riapparire con un preservativo
Giammarco: ”ne ho uno”
Stefano:” e come cazzo si fa?”
Giammarco: ”le faremo il culo”
Stefano mi piegò bruscamente facendomi appoggiare le mani sul letto,
Stefano:” si tanto sta troia ne avrà preso di cazzo nel culo”
Non so cosa pensassero di me, infondo non è che io abbia avuto chissà quanti uomini, ma l’idea che mi considerassero una troia, un pezzo di carne da usare mi eccitava da impazzire, infondo è quello che gli stavo facendo credere.
Stefano iniziò a leccarmi il sedere, le sue mani allargavano le mie natiche mentre la sua lingua quasi mi entrava nelle viscere.
Mi fecero sdraiare con le gambe quasi tutte fuori al bordo nel letto, Giammarco messo il preservativo iniziò a scoparmi la figa senza troppi convenevoli, sentire entrare dentro è stato devastante, urlai quasi come se mi stesse sverginando, non si fermò, iniziò con un lento avanti e dietro, poi via via sempre più forte, Stefano nel durante si mise in ginocchio di lato per farsi succhiare il cazzo.
Io:” sposta le coperte”
Stefano:” cosa?”
Io: ”sposta le coperte, levale”
Stefano buttò le coperte per terra, poi capii
Stefano: ”hai capito che zoccala le piace guardarsi mentre la scopiamo”
Sentii Giammarco ridere e vidi darsi il cinque.
Guardarmi allo specchio era forse più eccitante di tutto, mi vedevo riflessa sconquassata dal piacere, mi ero messa su di un fianco, avevo una gamba dritta e l’altra piegata per favorire Giammarco, mentre Stefano lo feci posizionare in modo da non ostacolarmi la vista.
Il mio corpo saltava ad ogni colpo di cazzo mentre con una mano abbracciavo una gamba di Stefano mentre con l’altra reggevo il suo cazzo.
Vedevo la mia lingua bagnare e gustare quel palo di carne, ero bellissima, lasciva, mi sentivo una troia, era quello che volevo e mi volevo gustare la scena.
Giammarco non durò molto, con due urli rochi esplose dentro.
I miei orgasmi ormai non li contavo più.
Era arrivato il turno di Stefano
Stefano: ”ora ti faccio il culo”
Mi prese di peso, se di peso si può parlare visto che sono un peso piuma, poi con i suoi muscoli credo che potesse alzarmi con una sola mano, mi fece sdraiare di schiena, si posizionò dietro di me, inarcai la schiena ed iniziò a leccarmi il sedere, poi rumorosamente ci sputò sopra, io ero lì ad aspettare, credetemi in quei momenti avere due uomini che mi usavano era non solo la cosa più normale del mondo, ma era ciò che più volevo.
Poggiò la cappella tra le mie natiche ed iniziò a spingere, all’inizio fu doloroso, ma una volta entrato non ebbi grandi difficoltà dal passare del dolore al piacere.
Stefano:” che culo stretto che hai”
Io: ”scopami”
Sentivo i colpi del suo bacino contro il mio sedere, mi reggevo stringendo tra le mani il lenzuolo, non credevo di riuscirci, ma scoppiai in un orgasmo tremendo, un urlo strozzato, strinsi ancora più forte le lenzuola e poi un lungo momento in cui non riuscivo neanche a respirare.
Stefano si fermò, mi feci un po’ avanti, sentii il suo cazzo uscire fuori, avevo bisogno di un momento per riprendermi.
Io: ”sdraiati”
Stefano si sdraiò con la testa sul cuscino
Io:”no non cosi”
Capì subito e si spostò obliquo sul letto, salii su di lui, afferrai il suo cazzo e lo posizionai tra le mie chiappe e mi impalai su quel palo duro.
Volevo godere ancora, più godevo e più ne volevo.
Iniziai con un lento su e giù, mi gettai su di lui per baciarlo.
Io: ”dillo ancora”
Stefano:” che sei una troia”
Io: ”si”
Stefano:” sei una grande troia e ti stai impalando come la più grande troia”
Nessuno mai si era permesso di parlarmi cosi e mai e poi mai avrei permesso a qualcuno di dirmi certe cose, ma in quel momento non volevo altro, volevo che mi offendessero, volevo che mi usassero come una troia.
Giammarco si era ripreso, si mise in piedi sul letto e me lo mise poco gentilmente in bocca.
Ancora una volta ero piena dei loro cazzi.
Gianmarco:” fatti scopare da tutti e due”
Stefano prese la palla al balzo, non curante di una mia risposta che non ci fu, sfilò il cazzo dal sedere e lo mise nella figa.
Stefano:”ti ho fatto strada”
Non capii nulla, in un attimo mi trovai con Giammarco che mi scopava la figa e Stefano il sedere.
Girai la testa e mi vidi, io in mezzo a due ragazzi sconosciuti che mi scopavano come la più disponibile delle puttanelle, avevo una faccia stravolta.
Io….. una delle ragazze ritenuta tra le più serie, pudiche e riservate della scuola, corteggiata e desiderata, ma che mai concedevo troppo.
Mi scoparono in perfetto sincrono, chissà se per questi due stronzi era la prima volta.
Uno usciva e l’altro entrava. Io esplodevo in orgasmi ininterrotti, per me durò un’eternità.
Stefano stava per venire,
Io:”non venire dentro”
Giammarco si levò e Stefano repentino mi entrò nel sedere e dopo pochi colpi si svuoto dentro di me. Pochi minuti e sentii i cazzo di Stefano sgonfiarsi ed uscire fuori.
Ero distrutta ancora riversa su Giammarco quando Stefano si rimise dietro ed iniziò a scoparmi nuovamente il culo
Io:” no dai mi fa male”
Gianmarco:”stai zitta troia che mi devo svuotare”
Non dissi nulla, mi feci scopare godendomi ogni singolo insulto che mi veniva rivolto, Stefano si sfilò da sotto e scomparve dicendo che andava a fumare in terrazzo.
Giammarco mi scopò ancora per poco, svuotando dentro di me i suoi ultimi schizzi, il suo ultimo affondo fu feroce, inarcai la schiena ed alzai la testa per il dolore che mi provocò, poi sentii i suoi schizzi dentro di me.
Gianmarco si alzò e ancora nudo si diresse verso la porta
Gianmarco:”vado sopra a fumare”
Lentamente mi alzai dai letto avevo tutte le ossa doloranti, ero distrutta e l’alcol si faceva sentire, a stento mi reggevo in piedi.
Raccolsi la mia roba, mi rivestii lentamente, ogni muscolo era senza forza e dolorante.
Mi diressi alla porta per andare via.
Dietro di me sentii i passi di Stefano “dove vai?”
Io:” a casa”
Stefano:”ti do un passaggio”
Non dissi nulla subito dopo comparve rivestito, entrammo nell’ascensore, restammo in silenzio tutto il tempo, quando l’ascensore arrivò al piano terra si avvicinò e mi baciò, io spostai la testa, ma lui la afferrò e mi baciò, la sua mano scese sul mio sedere
Stefano:” è stato un piacere stasera, spero ci sarà occasione di ripetere”
Io:”vedremo”
Stefano:” le puttane non vanno via con queste”
Si inginocchiò, io ero poggiata con le spalle al pannello dell’ascensore, mi alzò la gonna, prese tra le due mani il laccetto laterale del perizoma e lo strappò, mi girò e fece la stessa cosa dall’altra parte.
Stefano:” ora va meglio”
Non dissi nulla, mi riaccompagnò verso casa. A qualche centinaia di metri chiesi di fermarsi, avevo bisogno di aria.
Non disse nulla, si fermo e ci salutammo come se fosse stata una normale serata tra amici.
Mi incamminai verso casa, chi mi avrà vista non so cosa avrà pensato di me, avevo il volto sconvolto, camminavo barcollando.
Saranno stati pochi centinaia di metri, ma a me in quel momento sembravano km i miei pensieri correvano nella mia mente, ero sconvolta da ciò che avevo fatto, ma ancora di più ero sconvolta dal piacere che avevo provato nel farlo.
Che faccio lo dico a Silvì…… mi balenò in mente questa domanda.
Ora la più troia sono io……
Mentre pensavo a questo iniziai a sorridere, camminando sentii bagnato sulle mie gambe, allungai una mano mi toccai l’interno coscia all’altezza del ginocchio, lo sperma stava colando dal sedere e mi stava bagnando le cosce.
A fatica arrivai a casa, chiusa la porta mi si palesò Gia davanti
Gia:”ehi che fine hai fatto?”
Io:”nulla ho fatto tardi”
Gia:”si e per come stai combinata hai bevuto molto”
Io:” si un po’”
Gia:”dai ne parliamo domani che sono le cinque”
Mi girai per dirigermi in camera
Gia:”casomai prima datti una sciacquata che stai sporcando casa”
Chiusi la porta dietro le mie spalle.
Capitolo 17
La mattina dopo mi svegliai che era già tardi, allungai la mano, cazzo i miei avevano chiamato sei volte, messaggi in quantità da parte di Silvì, ecco, ora mi toccherà la ramanzina da parte di tutti, fortuna che non sono stata svegliata dalle forze speciali che allertate dai miei si sono calate come nei film di guerra dagli elicotteri sfondando le finestre.
Fortuna che Silvì mi aveva scritto che aveva raccontato una palla coprendomi e dicendo ai miei che ero a qualche cineforum per l’uni.
Santa subito.
Le finestre erano aperte, strano, solitamente se entra un pò di luce mi sveglio subito, mi sono addormentata mezza vestita, il lenzuolo buttato a piedi del letto, mi sento uno schifo, ho le gambe che neanche dopo venti chilometri di corsa le sentirei così doloranti.
Che cazzo ho fatto…..
Ho poco tempo per pensarci, Gianna ,come un fulmine mi venne in mente lo stato in cui mi ero presentata a casa ieri, ed ora che le racconto?
Mi alzai a fatica, mi spogliai e mi coprii con il telo per la doccia, una doccia ci vuole, ero appiccicosa, uscii dalla stanza ed andai in cucina, Gianna era lì,
Gia:”ehi divertita ieri”
Io:” si ho fatto tardi”
Tra me e me mi domandavo cosa avesse intuito o cosa le avevano casomai raccontato.
Gia:” mi dispiace averti lasciata cosi, ho incontrato un amico e ci siamo fatti un giro, spero che sia andata tutto bene”
In quel momento volevo urlare dalla gioia, non sapeva e non aveva intuito nulla.
Gia:” ti dispiace se la settimana prossima ospito per un paio di giorni mia sorella? Ti prometto che darà poco fastidio, i miei vanno da mio fratello e lei non può restare sola e non vuole andare da nonna”
Io:” ma certo nessun fastidio”
Il solo sapere che non aveva capito nulla mi aveva ridonato le forze, mi buttai sotto la doccia come rinata.
Mi vestii di corsa per andare da Silvì, nel tragitto chiamai i miei e risposi ai messaggi whatsapp.
Camminando ci stava un tipo intento a scrivere, ma come si fa? Per poco non prendeva un palo in pieno. Io invece camminando camminando mando messaggi vocali e chi se ne frega se gli altri sentono.
Salii le scale velocemente, arrivata sul pianerottolo vidi uscire un ragazzo dalla porta di casa di mia sorella, rimasi interdetta, chissà forse il ragazzo di qualche coinquilina, anche se non l’avevo mai visto.
Entrai in casa, dentro regnava l’ombra ed il silenzio, andai in camera sua, la porta era semplicemente accostata, lì capii, Silvì era nuda sul letto aveva i capelli spettinati e un viso appagato, dormiva profondamente.
Mi sdraiai vicino a lei, sedendomi sul letto si svegliò
Silvì:” ehi”
Io:” ehi, che hai combinato”
Silvì:” l’hai incontrato?”
Io:” quel tipo che andava via da casa tua?”
Silvì:”si, l’ho incontrato sul pianerottolo”
Io: “perché? E Matteo?”
Silvì:” Lui non conta nulla, è stata solo una volta”
Io:” ma perché, tu ami Matteo”
Silvì:” Si che lo amo, è capitato, nulla di serio, non giudicarmi”
Io: “non ti giudico, è solo che vi vedo cosi affiatati e poi…… poi questo”
Silvì:” è stata solo una scopata amichevole”
Io:” tu sai”
Ci abbracciammo, un ennesimo segreto che avremo custodito, tagliai corto, non volevo farla indispettire e non volevo farla sentire giudicata. In quel momento sentivo come una stretta allo stomaco, non capivo questo comportamento e vedendola sempre cosi innamorata non capivo questa sua tranquillità nel tradire Matteo.
Io:” faccio il caffè?”
Silvì:” si ci vuole proprio”
Mi alzai ed andai in cucina, Silvì si presentò poco dopo coperta solo da una maglietta, aveva ancora i capelli tutti arruffati e il viso di chi aveva dormito poco.
Io: “dalla faccia ti ha stravolto”
Silvì:” devo dire che si è fatto valere”
Scoppiammo a ridere, non credo fosse più il caso di parlarle di quanto mi era successo la sera prima.
Passammo la giornata senza far nulla, tra televisione e mangiando patatine sul divano.
Verso le cinque la sera mi scrive Gia “ehi Giammarco mi ha chiesto il tuo numero, gliel’ho dato spero di aver fatto bene” mi gelò il sangue, neanche metabolizzato che mi arrivò un messaggio da un numero che non conoscevo, cazzo era lui.
Iniziò a scrivermi, a riempirmi di complimenti con le solite frasi idiote. In verità non volevo rovinare in momento con mia sorella e dopo poco lasciai la conversazione. Continuavo a farmi delle domande. Che voleva da me? Cosa poteva mai volere uno con cui avevo fatto una cosa a tre sapendo a malapena il suo nome?
Ehi, ci arrivo anche io, ma volevo uscirmene almeno lasciando le prove che non era mai successo.
Passai la serata con il magone certa di aver fatto una cazzata e che mi si stava ritorcendo contro.
Tornai a casa e passai quasi l’intera notte in bianco, da quel messaggio avrò detto forse una o due frasi di senso compiuto.
La mattina dopo mi svegliai e di corsa all’università con la speranza che Giammarco non mi avrebbe più cercata. Ma ecco puntuale come la sfiga mi arrivò il suo messaggio al quale rispondo che non posso parlare che sto all’uni e lui che continua a scrivermi chiedendomi che sto seguendo ed io come una cretina che gli risposi anche, non so se lo faccio più per paura o perché vorrei cancellare tutto quello che è successo.
Fatto sta che uscita dall’uni me lo ritrovo avanti, cazzo, ma sono l’unica che fa una stronzata, una ed una sola e deve trovarsi in questi casini?!?!?!?
Giam:” ehi, lo so che mi eviti, ma ti prego parliamo”
Io:” e di cosa vuoi parlarmi”
Giam:” dai andiamo in un bar e parliamo”
Io:” ho poco tempo”
Gia:” tranquilla ti prenderò poco tempo”
Andammo in un bar vicino, mi propose anche di allontanarci con la sua moto, ma proprio non volevo fidarmi di lui.
Arrivati al bar trovammo un tavolino abbastanza isolato, avevo i nervi a fior di pelle, quando ci sedemmo quasi mi avventai
Io:” che cazzo vuoi, per chi mi hai preso? Non perché ho fatto certe cose sono una zoccola!”
Gli sputai quelle parole con rabbia quasi a volerlo aggredire per spaventarlo.
Giam: ”no, forse ti sei fatta una strana idea, ieri abbiamo bevuto tanto e non credo che tu sei una zoccola, al di la di tutto ciò che è successo, mi piaci, sei una bella ragazza e quando abbiamo parlato mi sono trovato bene”
Entrai in confusione, mi prendeva per cretina, voleva qualcosa, non sapevo cosa pensare.
Io: “e quindi cosa vuoi?”
Giam: ”nulla se non conoscerti”
Io: “perché?
Giam:” facciamo cosi, l’altro ieri non è successo nulla, abbiamo parlato, ballato e poi nulla più. Partiamo da questo e da ciò ti voglio chiedere di conoscerci meglio.”
Io:” ma sei scemo?”
Giam:” si forse lo sono. Ma che ci posso fare, mi piaci e vorrei solo conoscerti”
Io:” lo sai che non succederà mai più?”
Giam: ”si lo immagino, ma non mi interessa, anzi, ti chiedo di conoscerci e ti prometto che non ci sarà nulla, ma nulla nulla, neanche un bacio, non proverò nessun approccio fisico con te. Promesso”
Non sapevo cosa dirgli, da un lato tante belle parole, dall’altro la paura di essere sputtanata, anche se parola mia contro la sua, o meglio contro la loro.
Io:” ok Giammarco conosciamoci ora però devo andare si è fatto tardi”
Giam:” ma almeno il caffè”
Io:” scusa, ma è tardi”
Corsi dritta a casa, non sapevo cosa dire e non volevo certo andare in giro a raccontare di ciò che era successo e parlarle con Silvì non mi andava dopo quello che avevo scoperto.
Mi buttai sui libri, la sera Gia preparò la cena e passammo la serata allegramente, tra battute risate e tanto vino, ma tanto tanto, alla fine ridevamo come due sceme con lei che ripeteva ubriachiamoci ore che la settimana prossima devo fare la sorella responsabile.
Ed ecco l’ennesimo messaggio di Giammarco, sarà stato l’alcol, ma da quella sera mi aprii dimenticandomi delle mie paure, scoprii che era un ragazzo intelligente e che avevamo tanti interessi comuni, mi addormentai tardissimo e stranamente felice.
La mattina seguente continuai a rispondergli ai messaggi, mi propose anche un caffè, ma rifiutai dicendogli che era troppo presto, da un lato iniziava proprio a piacermi dall’altro avevo paura. Il telefono manteneva quella giusta distanza di sicurezza, continuammo a scriverci tutta la settimana ed il fine settimana che passai a casa.
Tornai a Napoli in Martedì, un giorno prima di quanto avevo detto a Gia verso ora di pranzo, non avevo avvisato Gia, arrivata sul pianerottolo sentii della musica alta provenire da casa, pensai che Gia si era data alle grandi pulizie, aperta la porta invece trovai la sorpresa, una ragazzina nuda sdraiata sul tavolo da pranzo con un ragazzo che potevo vedere solo di spalle.
Potevo vedere lei nuda con il suo seno che danzava sotto le spinte di lui e con le gambe incrociate dietro la schiena di lui che la teneva per i fianchi.
Non sentirono che aprii la porta e neanche fecero caso a me per i due tre secondi che stetti a guardarli e non sentirono neanche che chiusi la porta.
Scesi le scale ed andai da mia sorella, quando mi vide scoppiai a ridere e le raccontai quando avevo visto.
Io:” hai capito la ragazzina”
Ridemmo per tutto il tempo.
Dopo pranzo tornai a casa e trovai Gia e la sorellina tranquillamente a tavola a pranzare.
Gia mi presentò la sorellina, Daniela.
Daniela è una ragazza minuta bassina, ma con un bel seno, direi almeno una terza, con capelli castani ed un bel viso ed uno sguardo che potrebbe sembrare quasi assente.
Diventai rossa dalla vergogna, fortuna mi squillò il cellulare, Giammarco, andai in camera e ci passai più di mezz’ora a parlargli a telefono.
Verso mezza notte sentii bussare alla porta, era Gia,
Gia:” spero che non ti dia fastidio Daniela, è piccola, ma indipendente, poi si trattiene solo una settimana.
Ve lo giuro non sapevo cosa dirle, potevo mai dirle vedi che la piccolina oggi si dava da fare con uno sul nostro tavolo da pranzo ed il tipo non mi sembrava della sua età e la sorellina piccolina piccolina mi sembrava anche a suo agio.
Vabbè le risposi che non ci stavano problemi.
Dopo poco che usci annunciandomi che andava a fare la doccia e avrebbe occupato il bagno ribussano alla porta, la piccola Danielina,
Dan: “ehi, scusa per stamattina”
Io: “mi hai vista”
Dan:” si, grazie di non aver detto nulla a mia sorella”
Io:” ma chi era?”
Dan:” l’ho conosciuto in chat è di Napoli e stamattina l’ho incontrato”
Io: ”e neanche lo conoscevi e te lo sei portato a casa nostra e subito hai….”
Dan:” e daiii sono cose che capitano, non sono una bambina e poi non lo rivedrò più”
Io: ”ma sa dove abiti”
Dan: ”tranquilla non tornerà sa che non è casa mia e non darà problemi”
Io: ”ma è tanto più grande di te”
Dan: ”si molto, quelli della mia età non ci sanno fare”
Io: ”non mi piace che ti porti sconosciuti in casa, se vuoi fare certe cose falle fuori di qua”
Dopo questo mi salutò ed andò via.
Hai capito la ragazzina……
Nei giorni seguenti passai il tempo tra casa e telefono, il venerdì riuscii a ritagliarmi un pochino di tempo per andare a correre.
Giammarco mi scriveva sempre più spesso, mi contattava quasi ad ogni ora, mi svegliavo e mi riaddormentavo con il suo saluto.
Gia venne in camera poco dopo pranzo dicendomi che doveva vedersi con il tipo della sera della festa e che sarebbe tornata prima delle otto.
Non mi feci molti problemi, ed anche se Daniela rimaneva sola mi aveva promesso che non avrebbe portato altri ragazzi a casa.
Mi preparai come al solito, pantaloncino nero e top arancione, oramai correre con poco addosso era il mio anti depressivo preferito.
Uscii dalla stanza ed incontrai Daniela
Dan: ”ehi dove vai?”
Io: ”a correre”
Dan: ”cosi vestita?”
Io: ”si perché?”
Dan: ”perché sei a rischio stupro”
Io: ”ma daiii è un completino normale”
Dan: ”lasci poco alla fantasia”
Io: ”la malizia è in chi guarda”
Dan: ”sul lungo mare?”
Io: ”si faccio via Caracciolo andata e ritorno”
Dan: ”peccato verrei anche io, ma non ho nulla”
Io: ”se vuoi ti presto qualcosa”
Non se o fece ripetere, andammo in camera e le prestai dei pantaloncini ed una maglia, scelsi qualcosa di meno audace, ma mentre li sceglievo dal cassetto le cadde l’occhio sul “famoso” pantaloncino bianco, lo prese al volo e disse metto questo, la guardai sgranando gli occhi,
Io: ”ok, ma l’ho preso e mai usato per correre” (mentendo spudoratamente)
Dani: ”perché?”
Io: ”è troppo sottile e appena sudi un po’ diventa trasparente”
Dani: ”cosi non sfiguro vicino alla tua nudità”
Scoppiai a ridere, corremmo quasi per tutto il tempo parlando un pochino di tutto, riusciva anche a tenere il mio passo, fu una delle poche volte che non mi interessavano gli sguardi anche se come al solito me li sentivo addosso quasi ad accarezzare la mia pelle, tornammo a casa che ancora ridevamo commentando i fischi e gli “inviti” che avevamo ricevuto. Le dissi che poteva andare a farsi la doccia, lei come se nulla fosse si levò i pantaloncini ed il top davanti a me che eravamo ancora nell’ingresso,
Dani: ”tanto non è che fa tanta differenza”
Io: ”a si dai, denigra i miei completini, intanto quei fischi sono merito loro”
E giù di risate
La vedevo camminare per casa nuda con solo le scarpe da ginnastica, era veramente mingherlina, più bassa di me, ma con un seno molto più che generoso e con una faccia da stronzetta ed un sguardo sveglio di chi sa cosa vuole.
Mi ritrovai a guardarla mentre con una mano si appoggiava al tavolo con una gamba incrociata e appoggiata sulla punta mentre beveva dalla bottiglia, quella posizione metteva in risalto il suo ventre piattissimo che finiva con i muscoli a formare una “V” perfetta come ad indicare la sua figa completamente rasata e il seno, una terza abbondante con dei capezzoli piccoli e chiari,
Io: ”dai vai a farti una doccia che se prendi un raffreddore tua sorella mi uccide”
Dani: ”tranquilla vado”
Sparì in bagno mentre io raccoglievo i pantaloncini ed il top, ma se si è levata tutto, dove sono gli slip? Hai capito la ragazzina…….
Uscii dal bagno coperta dal telo per le mani legata alla vita,
Dani: ”non ho trovato un telo ti dispiace ho usato questo”
Io: ”tranquilla è il mio, dopo ne metto un altro”
Entrai in bagno, e mi buttai sotto la doccia, iniziai a passare la spugna, appena iniziai a sfiorarmi quasi mi si piegarono le gambe, ero eccitata, ma questa volta non per gli sguardi, gli apprezzamenti o gli insulti, ma per colpa di quella ragazzina, l’immagine di lei che si sfila tutto rimanendo nuda davanti a me, lei che con naturalezza si siede nuda sulla sedia mettendo le gambe sull’asse delle gambe sulla sedia, mostrandomi la sua figa, tutto questo mi entrò dentro come un fulmine, tutte quelle immagini si accavallano nella mia testa, senza che me ne accorgessi mi ritrovai con la schiena inarcata all’indietro con le spalle pigiate alle mattonelle della doccia e la mia mano sul mio clitoride mentre il getto dell’acqua mi colpisce sul seno.
Era la prima volta che mi capitava di masturbarmi pensato ad una ragazza, continuai a darmi piacere, le gambe mi tremavano, staccai il doccino e mi inginocchiai, quasi mi misi a gattoni, con una mano tenevo il doccino dirigendo il getto d’acqua sul mio clitoride mentre con l’altra mi mantenevo al muro, venni, venni varie volte.
Quando uscii dalla doccia mi coprii con il telo una rapida asciugata e mi diressi verso camera. Daniela mi aspettava nel corridoio, indossava un pantaloncino corto largo ed una maglietta con un teschio
Io: ”tutto ok?”
Dani: ”si tutto bene, finito di masturbarti?”
Io: ”cosa?”
Daniela si avvicinò, mi spinse con le spalle al muro si avvicinò lentamente il suo volto al mio e mi baciò, sulle prime chiusi le labbra, ma le bastò poco per vincere la mia resistenza, schiusi le labbra ed accolsi la sua lingua, mentre mi baciava con una mano scostò il telo che cadde ai miei piedi, una sua mano scivolò sul mio fianco fino a raggiungere la mia figa, senza troppi convenevoli mi infilò un dito dentro mentre con il medio trovò facilmente il mio clitoride trovandomi completamente bagnata, poi si scostò e con un sorrisetto beffardo mi mostrò il medio ed il pollice bagnati dei miei umori
Dani: ”cosi eccitata per me?”
Ero completamente nel pallone mi uscì solo un flebile “si”
Dani: ”io sarò una troia, ma come vedi lo sei anche tu, ma io non desidero le ragazzine”
Mi tremavano le gambe, mi aveva scoperto, le stavo per rispondere, ma un rumore di chiavi interruppe il movimento delle mie labbra, era rientrata Gia,
Dani: ”tranquilla è un nostro segreto e poi non mi è dispiaciuto”
Si girò e si diresse verso la porta quasi urlando un “bentornata”
Io mi fiondai in camera recuperando il telo da terra.
Capitolo 18
Chiusi la porta alle mie spalle, avevo il cuore che mi batteva a mille, non sapevo cosa fare, ero nuda con le spalle appoggiata alla porta, ero eccitata ed avevo paura, prima Giammarco e Stefano poi Silvì con quel tipo ora Daniela, era troppo avevo bisogno di uscire. Ero eccitata, in un’altra situazione mi sarei soddisfatta da sola, ma non potevo, era più forte il desiderio di scappare.
Aprii l’armadio per prendere le prime cose che avessi trovato, buttai sul letto un jeans ed una camicetta, mentre sto prendendo l’intimo squilla il cell, era Silvì “sto andando a cinema con Matteo” cazzo dove vado, resto con il cell in mano, scorro le chat, Giammarco, è on line gli scrivo
“cosa fai?”
Pochi secondi e mi compare la scritta Giammarco sta scrivendo
“nulla e tu?”
Gli scrivo di impulso “mi va di uscire”
“dimmi dove e ti passo a prendere”
Gli mando il mio indirizzo,
“dammi un’ora e sono da te”
Erano circa le sette e mezza, avevo un’ora per decidere come vestirmi, non so cosa avessi, forse per paura di restare a casa mi stavo buttando nel fuoco.
Seduta completamente nuda sul letto, ho la testa vuota e lo sguardo fisso verso la porta.
Vengo svegliata da questo stato dal suono della voce di Gia che mi chiede se può entrare, le chiedo di aspettare, mi metto una felpa e le dico di entrare
Gia:”ehi scusa, ti volevo ringraziare per aver portato Dani con te”
Io: ”tranquilla mi ha fatto piacere stare in compagnia”
Gia:”che hai ti vedo strana, spero che non sia colpa di Dani”
Io: ”ma no nulla, tra poco esco….. e forse la doccia, tranquilla nulla”
Ero in stato di confusione totale, farfugliavo parole sconnesse.
Gia: ”ok, riprenditi”
Andò via dalla stanza, tirai un respiro profondo e scelsi cosa mettere, volevo essere carina ma non sexy, scelsi un vestitino bianco con dei fiori, sopra aderente senza maniche e con la gonnellina larga che finiva poco sopra al ginocchio e degli stivaletti con un pò di tacco e sopra un giubbottino di pelle marrone.
Ci misi volutamente molto a vestirmi e truccarmi, stirai i capelli e rimisi lo smalto.
Aspettai in camera che mi arrivasse il messaggio di Giammarco giocando con il cell che avevo messo sotto carica.
Mi ero ripresa un pochettino, avevo paura di uscire con Giammarco, ma allo stesso tempo avevo voglia di vederlo, in quei giorni ci eravamo sentiti tanto e se non fosse per quello che era successo quella sera avrei accettato un suo invito già giorni fa.
Nove meno venti, un po’ di ritardo, ma nulla di grave, mi arriva il messaggio, credo di essere sotto casa tua, sto vicino alla caffetteria.
Presi la borsa e il giubbino uscii di casa silenziosamente salutando con un “io esco” quando ero già con un piede fuori dalla porta.
Giammarco era li, ma con la moto
Io: ”potevi dirmelo che venivi con la moto avrei messo un pantalone”
Giam: ”ho preso la moto cosi ti saresti sentita più sicura”
Salire in moto con la gonna è un casino e poi il casco sui capelli appena stirati, ma non mi importava poi più di tanto,
Io: ”dove mi porti?”
Giam: ”avevo in programma una serata al giapponese con amici, ma se vuoi stiamo soli io e te, ti lascio decidere”
Io:” ma no dai, mi va bene la serata con amici, non voglio rovinarti i piani, ma ci sarà anche Stefano?”
Giam: ”no lui non ci sarà, ma tranquilla gli ho parlato, è un bravo ragazzo e non dirà nulla”
Parti piano, ma la piccola accelerazione mi spavento e mi fu naturale abbracciarmi a lui, arrivammo in un bel locale al vomero, davanti al locale ci stavano già un paio di amici, una coppia ed una ragazza che non nascose più di tanto la faccia contrariata nel vedermi con Giammarco.
La serata fu molto piacevole, una decina tra ragazzi e ragazze tutti molto gentili e alla mano, la serata trascorse velocemente ed in allegria, verso l’una eravamo fuori dal locale.
Giam: ”devi tornare subito?”
Io: ”non vorrei fare troppo tardi”
Giam: ”tranquilla solo una piccola deviazione per mostrarti una cosa”
Ripartimmo e mi porto vicino ad una chiesetta al Vomero da dove si vede il mare, ci sta una piazzetta molto carina con degli alberi, parcheggiò la moto e ci mettemmo vicino al muretto a vedere in mare con il traffico delle poche auto che passavano nella strada di sotto.
Giammarco non parlava, era li che fissava il mare immerso nei suoi pensieri, lo guardavo e più lo guardavo più pensavo a quando fosse bello, a la cosa che più mi piaceva di lui è come mi faceva sentire, per tutta la sera non avevo pensato a nulla, aveva spazzato le mie ansie e le mie paure con un vento di serenità ed allegria.
Forse perché si sentiva fissato, ma si girò e senza nemmeno pensare lo baciai.
Un bacio a stampo, nulla di che, ma lo baciai, non avevo pensato a farlo, mi venne d’istinto, lui non se l’aspettava,
Io: ”scusa “
Gia:”di cosa? Anche io avrei voluto baciarti, ma avevo promesso che non ci avrei neanche provato”
Io: ”ora puoi”
Ci baciammo a lungo, lui non osò neanche spostare le mani dalle mie spalle, se voleva far cadere ogni mia piccola remora ci stava riuscendo.
Io: ”è tardi mi riaccompagni?”
Salimmo sulla moto e ancor prima di partire lo abbracciai, ero felice, mi sento protetta.
Quando arrivammo sotto casa mi chiese se ci potevamo vedere anche domani
Io: ”chissà tu chiedimelo”
Lo dissi sorridendo e sicuramente con gli occhi luccicanti.
Salii a casa senza neppure pensare a Daniela, saranno state le due e mezza, la casa era avvolta nel buio, mi cambiai e piombai nel sonno più profondo.
La mattina dopo mi svegliai presto, avevo lasciato le persiane aperte, il sole era comunque alto e la camera era completamente illuminata, nell’aria si sentiva odore di caffè.
Mi alzai e scalza andai in cucina, ci stava Daniela con la sua solita maglietta extra large
Dani: ”il caffè è pronto”
Io: ”grazie”
Dani: ”scusa per ieri”
Io: ”perché l’hai fatto?”
Dani: ”sono entrata e ti ho vista mentre ti, si insomma mentre ti masturbavi”
Io: ”e quindi mi sbatti al muro e mi baci?”
Dani: ”ti ricordo che mi hai dato della zoccola”
Io: ”ti ho trovato sul tavolo a farti scopare da uno che neanche conosci”
Dani: ”lo so, ma che cazzi sono tuoi”
Io: ”sei a casa mia non tua”
Dani: ”vabbè scusa per tutto”
Io: ”ed ora che vuoi?”
Dani: ”nulla”
Io: ”permettiti di dirlo in giro e sappi che parlo a tua sorella del tipo”
Dani: ”e perché dovrei dirlo, mi fa piacere che ti ho fatto quell’effetto”
Detto questo si avvicinò con la tazzina del caffè,
Dani: ”è senza zucchero”
Io:” ok grazie”
Mi giro ed apro il mobiletto dove teniamo lo zucchero, mi rigiro e la trovo completamente nuda,
Io: ”ma che fai?”
Dani: ”Buongiorno”
Io: ”ma sei scema? Vestiti che può venire tua sorella”
Dani: ”no, è scesa e non torna prima di un’ora”
Io: ”e quindi che vuoi da me?”
Non lasciò che finissi la frase si butto addosso, se no avessi fatto un’acrobazia mi sarei versata tutto il caffè addosso, mi diede un bacio, non opposi la minima resistenza, mentre mi baciava
Dani: ”e posala quella tazzina che il caffè che faccio io fa schifo”
Buttai la tazzina nel lavandino e l’abbracciai, le mie mani iniziarono a scivolare sulla sua schiena,
Sarà perché era sulle punta dei piedi sarà stato perché è veramente esile, ma la sua schiena ed il suo sedere erano un fascio di muscoli e sensualità.
Non si staccava dalle mie labbra, la sua lingua si era impossessata della mia bocca, le nostre lingue si accarezzavano, si strusciavano come se l’avessero sempre fatto.
Se Giovanna fosse entrata in qual momento avrebbe visto la sua piccola sorellina completamente nuda abbracciata alla sua coinquilina mentre si davano il più dolce e passionale bacio.
Dani fece un paio di passi indietro fino ad appoggiarsi al tavolo, andai verso di lei
Dani: ”spogliati”
La guardai per un secondo senza dire una parola, levai la maglietta ed il pantaloncino
Dani: ”tutto”
Levai gli slip, ero anch’io completamente nuda.
Dani: ”mi vuoi?”
Come per la prima volta anche questa volta mi uscii un “si” quasi sussurrato
Dani: ”non ho sentito”
Io:” si”
Dani: ”cosa vuoi?”
Io: ”ti voglio”
Mi fece segno di avvicinarmi con il dito, nella mia mente sembrava tutto al rallentatore, Dani con un piccolo saltello si sedette sul tavolo, mi avvicinai, aveva le gambe aperte, per la prima volta fui io a baciarla, i nostri seni si toccavano, le sue mani accarezzavano scendevano dalle spalle fino alla schiena, spostò lievemente la testa, mi fiondai sul suo collo, iniziai a leccarlo, a baciarlo, passai la lingua da dietro al collo fino al seno.
Passai la lingua dalla spalla fino a sotto al seno, il suo seno era duro, sodo, sembrava scolpito tano che era definito.
Mi impossessai del suo seno con una mano, mentre mi dedicavo a leccare e succhiare il capezzolo dell’altro seno, Dani mi teneva una mano sulla testa, mentre con l’altra si puntellava al tavolo, mi sembrò naturale scendere.
Scesi sul suo ventre piatto, levò la mano dalla mia testa e si piegò di più allungando le mani sul tavolo, sembrava sapere cosa da li a poco avrei fatto, o forse era un invito esplicito a farlo.
Le feci spostare il sedere più in dentro, afferrai le sue gambe per farle appoggiare i piedi sul tavolo, Dani inarcò la schiena mettendomi praticamente la sua figa completamente rasata davanti la bocca, non me lo feci ripetere, iniziai a leccarle l’interno coscia, il suo respiro si fece affannato, quando giunsi con la lingua al suo clitoride emise un gemito, iniziai a leccale le grandi labbra, il clitoride fino a spingere la mia lingua dentro la sua figa, non ci vollero più di un paio di minuti prima di sentirla urlare, iniziò a fare su e giù con il bacino, mise una mano sulla mia testa spingendola sulla sua figa, quasi mi schiaccio il naso, urlò tutto il suo piacere.
Lei stesa sul tavolo con le spalle appoggiate al piano, con una mano si teneva al bordo, il bacino alzato con le gambe piegate ed in punta di piedi e con l’altra mano non smise di premermi sulla sua figa.
Mi lasciò solo quando ebbe finito di godere, ed io non smisi di leccarla finché non mi levo la mano dalla testa.
Si accasciò sul tavolo,
Dani: ”whaoooo voi lesbiche ci sapete proprio fare”
Io: ”non sono lesbica”
Dani: ”ma se me l’hai appena leccata”
Io: ”e che vuol dire”
Dani: ”bisex allora”
Io: ”se proprio devi definirmi”
Dani: ”non l’ho mai fatto con una donna”
Io: ”ora si”
Dani scese dal tavolo, mi girò attorno, guardandomi, quasi studiandomi
Dani: ”sai che sei proprio figa?!”
Io: ”grazie, anche tu lo sei”
Dani: ”lo so, ma tu di più”
Mi prese per un braccio e mi fece piegare sul tavolo, mi fece appoggiare i seni sul tavolo, per comodità allungai le braccia avanti a me, lei era dietro di me, iniziò ad accarezzarmi la schiena
Dani: ”hai un sedere perfetto”
Mi venne da ridere, riuscii solo a dire grazie
Dani:”peccato che giudichi gli altri e poi fai peggio di loro”
Io:”dai che ti ho chiesto scusa”
Fece scorrere le dita dal centro delle spalle fino al sedere, poi continuarono a scendere fino ad arrivare alla mia figa, ero un lago lo sentivo, passò le dita sulla schiena facendomi sentire le unghia, quel tocco mi fece partire una scossa lungo tutta la schiena.
Dani:”sei fradicia, sai che non ho mai toccato un’altra donna?”
Io:”e perché hai scelto me”
Dani: ”perché tu sei bellissima”
Spinse senza troppi convenevoli le dita dentro di me, le spinse avanti e dietro un paio di volte, non so come facesse quella ragazzina a farmi quell’effetto, ma con pochi tocchi mi aveva portato al limite dell’orgasmo.
Avevo la faccia appoggiata sul tavolo, per aiutarla avevo le gambe lievemente aperte ed ero in punta dei piedi,
Dani: ”vuoi che continui”
Stavo impazzendo, le risposi “si ti prego”
Lei continuava a fare avanti e dietro, l’altra mano era sul sedere un po’ lo accarezzava, un po’ mi spingeva come a volermi immobilizzare in quella posizione.
Mi portava al limite dell’orgasmo poi levava le mano e spalmava i miei umori sul sedere
Dani: ”il tuo sedere tutto bagnato è ancora più bello”
Io continuavo a chiederle di continuare
Io: ”continua ti prego continua”
La mia voce era tra l’affannato e la supplica
Appena si accorgeva che il mio respiro si calmava ricominciava a torturarmi, fece cosi due tre quattro volte, il suo gioco era farmi arrivare al limite e poi fermarsi.
Avevo le sue dita dentro che mi stavano facendo impazzire
Dani: ”dillo”
Io: ”cosa? Che voglio che continui? Continua ti prego”
Avrò detto continua ti prego almeno mille volte
Dani: ”no devi dire che sei una troia”
In quel momento avrebbe potuto tranquillamente chiedere di giurare che la terra è piatta e l’avrei fatto.
Io:”ti prego continua, sono una troia”
Dani rallentava il ritmo e poi ricominciava più veloce solo per allungare la mia tortura
Dani:”no devi supplicarmi, devi metterci lo stesso disprezzo che hai messo quando l’hai detto a me”
Io:”scusa non l’ho detto con disprezzo”
Dani:” però l’hai fatto, quindi ora se vuoi godere ubbidisci”
Io:”hai ragione sono una troia, mi sono masturbata pensando a te sotto la doccia, sono una pervertita, ma ti prego fammi godere, ti prego, ti prego fammi godere, sono una troia”
Finalmente era riuscita a umiliarmi, più parlavo, più mi umiliavo e più sentivo salire l’orgasmo, non era solo l’intensità delle dita di Daniela a darmi piacere, ma erano anche le mie parole.
L’orgasmo esplose portandosi tutte le mie forze con se, urlai, un urlo strozzato dall’affanno, mi si piegarono le gambe, non caddi solo perché avevo il busto incollato al piano del tavolo.
Dani restò dietro di me ed aspetto che io mi riprendessi.
Mi ripresi dopo un tempo che mi sembrò interminabili, riacquistare la forza per mantenermi sulle gambe fu un’impresa.
Mi alzai e mi appoggia al tavolo, Dani era li che mi fissava,
Dani: ”certo che ti bagni parecchio”
Guardai per terra, ci stava una pozza dei miei liquidi, solo in quel momento mi accorsi che avevo le gambe bagnate.
Per sorreggermi mi appoggiai al tavolo, Dani si avvicinò e mi diede un tenero bacio, lento, dolce, le nostre lingue si sfioravano con dolcezza.
Mi spinse sul tavolo, mi fece sdraiare.
Ero sul tavolo della cucina, nuda, con le gambe piegate ed i piedi sul tavolo, allungai le braccia come a stiracchiarmi, presi i capelli e li allungai sul tavolo.
Dani andò verso la porta di casa, la guardai allontanarsi, aveva un fisico stupendo, un sedere perfetto, la vidi mettere il fermo alla porta e ritornare da me con un sorriso sulla faccia.
Dani:”cosi mia sorella non scopre che la sua coinquilina va con le ragazzine”
Poi mi guardò tra le gambe,
Dani: ”non l’ho mai fatto”
Io: ”cosa?”
Dani: ”leccare una figa”
Io: ”vuoi?”
Dani: ”si”
Aprii le gambe, Dani si mise tra le mie gambe, io avevo la testa piegata per osservarla
Dani: ”se mi guardi mi imbarazzo”
Io: ”ok scusa”
Dani: ”questo tavolo è stato il palcoscenico di tante cose questa settimana”
Mentre le accarezzavo la testa mi venne solo da ridere.
Iniziò con molta timidezza, sentivo la sua linguetta girare qua e la nella mia figa senza trovare un modo per farlo,
Io:” allarga le grandi labbra”
Lei come una scolaretta lo fece,
Io: ”lecca il clitoride”
Iniziò a leccarlo, una scarica si impossessò di me, pochi secondi ed ero completamente partita, più andava avanti, più vedeva che mi dava piacere e più ci prendeva la mano, o la lingua come preferite.
Stavo per esplodere in un altro orgasmo, ero al limite e lei non smetteva di leccarmi, io gemevo, mi contorcevo, continuavo a dire “si continua siiii” che a rompere tutto ci pensò il campanello.
Dani: ”cazzo è tornata”
Scattammo in piedi che neanche i centometristi, raccolsi la mia roba e corsi in camera, Dani si mise la felpa, sentii aprirsi la porta di casa mentre stavo chiudendo la porta di camera mia.
Mi ritrovai ancora una volta nuda e con il fiatone in camera mia. Pochi minuti dopo e bussarono e prima che riuscissi a dire “chi è?” vidi aprirsi la porta, era Daniela, si chiuse la porta alle spalle.
Io ero ancora nuda, si avvicinò e portando un dito sulla bocca
Dani:”shhhh è in bagno”
Mi baciò, poi discese tra le mie gambe, e sottovoce
Dani:” non fare casino”
Mi sdraiai sul letto, i piedi appoggiati per terra e la schiena sul materasso, infilò due dita dentro ed iniziò a leccarmi la figa.
Lei in ginocchio che mi leccava la figa ed io nuda sul letto, non ci mise molto a farmi avere un orgasmo, per non urlare afferrai il cuscino e ci affogai la faccia, non smise per tutto il mio orgasmo, anzi, nonostante mi contorcessi lei continuò, ebbi subito dopo un secondo istantaneo orgasmo forte come il primo.
Avevo il fiatone, ero distrutta e felice, lei si alzò e si asciugò la bocca con la manica della felpa.
Dani:”mi piace farlo”
Io:”menomale che avevi chiuso la porta”
Dani:”la prossima volta dovremo stare più attente”
Uscii dalla stanza e sentii Gianna dirle di non disturbarmi.
Se solo sapesse che la piccola sorellina che tanto crede dolce e pura in verità in una settimana prima si è fatta scopare da uno sconosciuto e poi si è scopata me.
Capitolo 19
Ero ancora spossata sul letto quando mi squillò il cellulare, Silvì, rispondo che ho ancora l’affanno e cercando di mascherare il mio stato. Mi chiese se volevo andare a pranzo da lei che ci stava Matteo, risposi di si, anche perché a pranzo non ci sarebbe stato nessuno a casa e poi dopo aver beccato mia sorella mi rassicurava vederli insieme.
Chiusa la telefonata ero con la testa sul cuscino, una gamba piegata ed un’altra che poggiava per terra ancora nuda, avevo bisogno di una doccia.
Presi un telo mi avvolsi ed uscii dalla stanza, ci stava Daniela che portava il trolley verso la porta,
Io:”che fai vai via?”
Dani:”si, i miei sono venuti a prenderci, tra poco arrivano”
Gia:”andiamo via tra dieci minuti”
Io:”è stato un piacere averti conosciuto, spero tornerai presto a trovarci”
Gia:”non troppo presto però”
Guardai Dany negli occhi, mi mancherà questa ninfetta stronzetta.
Gia andò in camera ed io
Io:”io spero tornerai”
Daniela prese dalla tasca un foglietto, lo aprii era il suo numero di cellulare,
Daniela:”nel caso tu voglia sentirmi”
Le sorrisi e l’abbracciai,
Gia:”non credevo vi foste affezionate tanto”
Io:”è un’ottima compagna per la mia corsa”
Rimasi una decina di minuti a parlare con loro mentre aspettavano che i genitori arrivassero, parcheggiare sotto casa di giorno è impossibile, quindi il padre avrebbe fatto uno squillo.
Lo squillo arrivò, Gia prese le borse, dopo averle salutate mi diressi in bagno, dopo neanche un minuto sentii una voce “dai fai veloce” poi bussare alla porta del bagno,
Daniela:” scusa mi sono dimenticata il beauty case posso entrare?”
Io ancora non ero entrata nella doccia,
Io:”certo”
Entrò e si chiuse la porta alle spalle, mi prese il viso tra le mani e mi baciò,
Daniela: ”mi raccomando quando sei sotto la doccia non pensare solo ai ragazzi che ti fischiano dietro, pensa anche a me”
Poi senza darmi il tempo di rispondere prese il beauty e la scatola delle lentine e usci velocemente dal bagno.
Mi feci la doccia, uscii dal bagno asciutta e con la crema, amavo stare sola, poter girare nuda e non dover contare i minuti nel bagno.
Tornai in camera presi il cell, come al solito tanti messaggi whatsapp, non apri nemmeno l’applicazione, ma mi ricordai del numero, recuperai il foglietto che avevo lasciato in bagno e lo memorizzai.
Non le inviai un messaggio perché non volevo che Gia potesse vedere il mio numero sul display del cell di Daniela.
Mi stesi sul letto, bello avere le mattinate libere, presi il telefono, Giammarco con il buongiorno e bla bla bla, poi mi chiedeva se mi andava di passare la mattinata con lui, gli risposi “cosa mi proponi?” passai alle altre chat dopo poco mi rispose “ti fidi di me?” bella domanda, fino due giorni prima avrei risposto no, ma ora mi veniva da dirgli si.
Gli risposi solo, “verrai a prendere con la moto?” la sua risposta fu “si tra mezz’ora e se vuoi pranziamo insieme” risposi con un pollice all’insù.
Dopo aver scritto a Silvì che non sarei andata a pranzo iniziai a prepararmi, pantaloncino corto, converse, camicetta larga lievemente trasparente, nulla di eccessivo, non misi il reggiseno, ma optai per una fascia bianca.
Giammarco fu puntuale, mi telefonò e scesi, mi aspettava in sella alla sua moto,
Io: ”dove mi porti?”
Giam: ”sorpresa”
Partimmo con la moto, iniziai a preoccuparmi quando prese l’autostrada, con i caschi integrali è anche impossibile parlarsi quindi non mi restava altro che godermi il panorama abbracciato a lui.
Arrivammo davanti ad un cancello vicino Sorrento,
Io: ”ora puoi dirmi dove siamo”
Giam: ”casa vacanza dei miei”
Parcheggiò la moto vicino ad una fontana davanti ad una villa molto bella, antica con grandi finestre ad arco.
Io: ”e che ci facciamo qui?”
Giam: ”ci sta la piscina e poi cucinerò per te”
Io: ”prima cosa non ho il costume e seconda non avevamo detto che non dovevi provarci?”
Giam: ”per prima cosa il costume le verrà fornito d’ufficio, seconda cosa non ci sto provando con lei”
Detto questo si piegò in avanti e mi baciò, un bacio a stampo tanto dolce, subito dopo avermelo dato sorrise mostrandomi dei denti bianchissimi.
Entrammo, la villa era stupenda,
Giam:”i miei la usano nei fine settimana, ma questo avevano un matrimonio, quindi è tutta per noi”
Dal giardino la vista è super, il mare che si apre sotto di noi e una piscina enorme.
Giammarco sparì mentre io giravo curiosando tra la casa ed il giardino, si presentò con un costume rosso intero
Giam:”scusa, credevo di avere di meglio, ma ho solo questo e ti andrà anche largo”
Guardai il costume, sarà stata almeno una 44/46 io porto una 36/38. Forse vide il mio sguardo interdetto
Siam:”se vuoi andiamo in paese e ne andiamo a prendere uno, per farmi perdonare sarà un mio regalo”
Io:”dai vediamo come mi sta”
Vidi il volto di Giammarco illuminarsi
Giam:”dai, puoi cambiarti sopra in camera mia o giù nel bagno come preferisci”
Optai per il bagno, indossai il costume, era grande ma non eccessivo, non mi aderiva quasi per nulla e al lato dovevo essere attenta che se mi chinavo si sarebbero visti i seni inoltre era anche molto sgambato, in compenso il sedere me lo copriva forse anche troppo.
Uscii dal bagno, Matteo stava vicino la piscina sistemando delle sdraio, aveva anche portato dei teli e aperto un grande l’ombrellone. Appena mi vide rimase come imbambolato
Giam:”non sarà della tua taglia, ma sei uno schianto”
Io:”grazie”
Giam:” la signorina è servita, tra poco le verra anche servito del succo di frutta, o preferisce un caffè?”
Io:”ma che servizio eccellente si vede che deve avere molta esperienza”
Giam:”il servizio è riservato solo alle clienti bellissime come lei”
Decisi di non rispondere più, questo gioco si stava facendo puerile, gli chiesi solo se avesse della crema protettiva.
Mi sdraiai sul lettino, si presentò poco dopo con quattro flaconi,
Giam:”li appoggio qui, scegli quello che preferisci”
Mi aveva portato creme di vari gradi di protezione più un olio che evitai accuratamente per non ustionarmi.
Giammarco spari ed io approfittai per mettere la crema su tutto il corpo, anche dove veniva coperto dal costume, il che fece aderire il costume, ma fu un effetto che spari appena fu assorbita la crema, non so se più dalla pelle o dal tessuto del costume.
Mi sdraiai, mi sentivo stanca, la mattinata era stata abbastanza impegnativa.
Presi il cell ed iniziai a girare su Facebook, una richiesta di amicizia, Daniela, accettai ed iniziai a guardare le foto.
Giammarco si presento con due bicchieri con del ghiaccio ed un cartone di succo di frutta ace, ne bevvi un pò, lui si sdraio vicino, si era messo un costume a pantaloncino blu acceso e devo dire che aveva un fisico superiore a quello che ricordavo.
La mattina mi rifiutai di fare il bagno, mentre lui ogni tanto si immergeva per raffreddarsi, il sole era caldissimo.
Mentre lui cucinava, non so cosa io riuscii anche ad addormentarmi, mi svegliai che stava apparecchiando sotto al portico, aveva preparato del riso con tonno e mais e pomodori, nulla di che, ma fu molto gentile a prodigarsi tanto.
Mangiai molto poco, non perché non fosse buono, ma non avevo proprio fame, sparecchiò e lo aiutai a lavare le poche cose che avevamo sporcato, poi ci rimettemmo sui lettini.
Parlammo tanto, non smettemmo di parlare, guardare video ed ascoltare musica, verso le tre e mezza quattro mi convinse anche a tuffarmi in acqua.
In verità lui era in acqua ed io ero seduta sul bordo con le gambe in acqua cercando di acclimatarmi, ma ridendo e scherzando mi ha trascinata dentro, riemersa mi strinse e mi baciò, io lo schizzai e mi immersi mi diedi uno slancio e riemersi dall’altra parte della piscina, giocammo in acqua ad inseguirci, fin quando non mi prese, o per meglio dir mi feci prendere, a quel punto mi abbracciò
Giam:”ora non scappi”
Io:”sicuro”
Giam:” si”
E li mi diede un bacio. Mi stringeva e mi baciava, ero felice e mi sentivo protetta, in quel momento non avrei voluta essere in nessun altro posto.
Uscimmo dalla piscina e ci mettemmo sulle sdraio, il seno mi usciva da ogni parte e la mia lotta per coprirlo era sempre più snervante inoltre era pieno d’acqua.
Basta mi ero scocciata, mi alzai e con aria seria
Io:”non farti strane idee”
Lo dissi mentre levavo le spalline e abbassavo la parte di sopra del costume rimanendo a seno nudo, avevo i capezzoli duri per il freddo, devo ammettere che avrò dato uno spettacolo di tutto rispetto anche giudicando l’effetto nel suo costume.
Mi sdraiai e aspettai di asciugarmi e mi risparmia la crema, lui non smetteva di guardare, ed io non smettevo di ripetere di non farlo.
Avevo caldo e mentre ascoltavamo una canzone mi tuffai in acqua, quando uscii dovetti lottare per non far cadere anche la parte di sotto che si era riempita d’acqua.
Lui mi aspettava fuori, appena mi alzai mi abbracciò, il mio seno contro i suoi pettorali, le sue mani che mi stringevano forte, alzai la testa e trovai lui pronto a darmi un bacio.
Io:”ti stai allargando”
Giam:”se non avessi rischiato una denuncia tu ora non saresti qui”
Io:”vero”
Mi sdraiai di schiena, presi il costume e rimpiccolii la presenza del tessuto sul mio sedere.
Giammarco accostò la sua sdraio alla mia, e si mise di schiena, parlammo a bassa voce come due idioti, era bello stare con lui.
Giam:”devi metterti la crema altrimenti ti scotti aspetta di aiuto”
Sorrisi, ma non risposi, prese il tubetto e ne fece cadere delle gocce sulla schiena, erano freddissime, mi partì la stessa scarica che avevo avuto la mattina con Daniela, sentii le sue mani spalmare la crema sulla schiena, era bravo anche in quello.
Era a cavalcioni su di me e mi spalmava la crema con massaggi dal basso verso l’alto, era veramente rilassante, poi si sposto ai miei piedi ed iniziò a spalmare sulle gambe
Giam:”sembrano non finire mai”
Io:”scemo”
Iniziò a farmi tanti complimenti, ma questa volta non mi sembravano puerili e scontati, dopo aver spalmato abbondantemente sulle mie gambe e aver fatto qualche sortita sul sedere si spostò ed iniziò a baciarmi il collo, lo lasciai fare, fin quando mi fu di istinto girarmi.
Credo che girandomi di avergli trasmesso la mia disponibilità e cosi non perse tempo a iniziare a baciarmi il seno.
Le sue mani iniziarono ad accarezzarmi dal collo al seno fino al ventre, quando provò ad andare oltre lo fermai, ma non demordeva.
Mi baciava, mi torturava i capezzoli, poi prese a succhiarmi il collo, poi il colpo di grazia, l’orecchio, quando lo fece persi la lucidità.
Al suo tentativo di entrare nel costume non opposi resistenza, iniziò a torturarmi il clitoride, peraltro altamente sensibile dato il lavoro di Daniela la mattina, ero super sensibile, iniziai a contorcermi sotto le sue dita.
Ogni volta che toccava il clitoride impazzivo, ebbi un orgasmo, così, sdraiata sul lettino.
Quando ancora ero sconquassata dall’orgasmo si alzò e mi sfilò il costume, ero cosi sfatta che non opposi alcuna resistenza, ma forse anche se avessi avuto un pochino di forza non mi sarei opposta.
Si buttò su di me e ricominciò a baciarmi, sentivo il suo peso su di me e abbracciarlo accarezzavo la sua schiena muscolosa.
In un briciolo di lucidità sperai che nessuno potesse vederci, una ragazzina minuta completamente nuda sotto questo ragazzo muscoloso.
Mi baciava e mi accarezzava iniziò a scendere lungo il collo, sul seno fino ad accucciarsi tra le mie gambe, le prese e se le mise sulle spalle e iniziò a leccarmi la figa.
In poche ore due persone mi stavano donando piacere con la loro bocca, anche se devo dire che forse Daniela era stata più brava, ma forse era per la situazione.
Comunque anche Giammarco ci sapeva fare.
Si alzò e si levò il costume mostrandomi il suo fantastico cazzo in piena erezione, quello si che me lo ricordavo perfettamente,
Io:”hai il preservativo?”
Giam:”no, non era previsto”
Io:”e allora non si può”
Giam:”sicura? Esco prima”
Io:”no dai”
Giam:”neanche dietro?”
Io:”no non mi va”
Giam:” ma sarò idiota”
Io:” sarà per la prossima”
Comunque si riposizionò tra le mie gambe e si diede veramente tanto da fare, non finivo di avere un orgasmo che me ne procurava un altro, tra le sue dita, la sua bocca, non smetteva un secondo di torturarmi. Ero sfatta.
Ero talmente tanto eccitata che non dissi nulla neanche quando mi mise due dita nel sedere, cosa che per altro mi fa impazzire, ma che visto le richieste ed i precedenti non gli avrei a mente lucida permesso.
Ad un certo punto era distrutto, poverino, ma mai quanto le ero io.
Restammo una ventina di minuti sdraiati uno vicino l’altro ogni tanto un bacio ed un sorriso lui mi accarezzava il fianco ed io impazzivo. Mi squillo il cell, Silvì
Io:”mia sorella”
Parlai a telefono non più di un minuto, voleva sapere se fossi andata con loro e se mi sarei fermata a dormire da lei risposi di si e riagganciai.
Giam:”bagno?”
Io:”si”
Ci alzammo e ci tuffammo completamente nudi, ci mettemmo sulle scale sommerse della piscina mi disse che stava bene con me e che sperava di potermi vedere più spesso
Io:”ma se ci siamo visti ieri e oggi siamo stati tutto il giorno insieme”
Giam:”si, ma vorrei sapere se vuoi vedermi ancora”
Misi l’indice sotto al mento come se ci stessi pensando, poi lo guardai, e sorridendo dissi “si”
Mi abbracciò forte e mi baciò,
Giam:”usciamo?”
Io:”si ma prima mi faccio una vasca”
Mi tuffai e iniziai a nuotare, quando tornai lui era in piedi in uno degli ultimi gradini, l’acqua gli arrivava poco sopra al ginocchio, lo vidi fermandomi sull’altra sponda della piscina, feci la vasca di ritorno sott’acqua e riemersi davanti le sue gambe, mi levai l’acqua ed i capelli davanti gli occhi, mi attaccai alle sue gambe e mi ritrovai in ginocchio davanti a lui.
Non era in piena erezione, ma si vedeva che era parzialmente gonfio, penzolava verso il basso, ed anche cosi non era affatto male.
Lo guardai dritto negli occhi mentre cacciando la lingua gli leccai tutta l’asta, dalla cappella al pube, poi scesi nuovamente, sempre con le mani sulle sue gambe mi infilai tutto il suo cazzo in bocca.
Mentre lo tenevo in bocca roteavo la lingua attorno alla cappella, fu questione di attimi prima che diventasse troppo duro per tenerlo tutto in bocca.
Iniziai un lento pompino, distogliendo il meno possibile i miei occhi dai suoi.
Afferrai l’asta e gli leccai e succhiai anche le palle, non so cosa mi prese, ma ci misi tutto l’impegno e la maestria che avevo.
Gli presi le mani con ancora il suo cazzo nella bocca e le poggiai sulla mia testa, lui era delicato, non mi spingeva, accompagnava solo il mio movimento.
Quando sentii che stava per venire smisi, volevo che durasse di più, mi alzi e gli diedi un bacio, gli afferrai l’uccello e lo trascinai verso le sdraio, mi sedetti, lui era in piedi davanti a me, afferrai le sue gambe da dietro fino a salire fino al suo sedere, aveva un sedere durissimo, degno del David.
Senza mani provai a infilare il cazzo in bocca, ma non riuscendoci visto che curvava verso l’alto lui lo prese e lo abbassò, ma prima di metterlo in bocca con un gran sorriso,
Io:” grazie”
Sorridendogli e guardandolo negli occhi, poi presi le sue mani e le misi sulla mia testa.
Con una mano tenevo ben saldo quel pezzo di carne nella mia bocca, lo succhiavo, lo leccavo, lo cacciavo dalla bocca solo per fargli vedere la mia saliva sulla sua cappella per poi leccare come fosse un gelato e rimetterlo in gola.
Ero eccitatissima, con la mano libera iniziai a toccarmi la figa, non fu un gesto studiato per lui, era una mia necessità. Sentii il suo respiro farsi sempre più affannato,
Giam: ”sto per sborrare”
Quella parola cosi volgare mi procurò un effetto immediato in me, cosi continuai con ancora più voracità, fino a sentire dei fiotti densi e caldissimi di sperma colpire la mia gola, ingoiai tutto continuando a succhiare più forte che potevo, nel durante anche le mie dita sul clitoride andarono sempre più veloci.
Si staccò da me e con due passi in dietro si sedette su un tavolino basso dove la mattina aveva messo i succhi.
Io non smisi, lo guardavo e continuavo a masturbarmi.
Io seduta su di una sdraio, con le gambe larghe mentre lui seduto con il cazzo che stava perdendo tono mi fissava, sentivo il suo sapore in gola, un rivolo del suo sperma mi scendeva dal labbro, quasi non ce la facevo a tenermi, inarcai la schiena appoggiai una mano sulla sdraio per mantenermi, continuai a masturbarmi non staccando mai i miei occhi da lui.
Seduta sulla sdraio con la schiena inarcata, i miei capezzoli durissimi puntavano dritto al cielo.
Non smisi fin quando ebbi l’orgasmo inarcando ancora di più la schiena fino a lasciarmi cadere sulla sdraio e godendo con un urlo non troppo strozzato.
Mi accasciai sulla sdraio, ripresi quasi subito le forze e lui mi venne vicino
Giam: ”sei stata stupenda”
Avevo ancora il fiatone, risposi solo con un sorriso imbarazzato.
Mi avvicinai per baciarlo, ma si spostò,
Giam: ”scusa, ma hai un po’ di roba qui”
Dicendolo con un dito raccolse un rivolo di sperma che mi pendeva dal labbro e me lo portò alla bocca, aprii le labbra e mise il dito dentro, ripulii il dito, appena finito finalmente mi diede il bacio.
Alle sette e mezza ero a casa, era vuota, feci una doccia ed andai a casa di Silvì.
Capitolo 20
La giornata finalmente stava per finire, ero distrutta, la cena fu veloce, dopo decidemmo di non uscire, io anche volendo non avrei avuto le forze.
Ci mettemmo sul divano, vederli abbracciati mi rincuorava, non avevo avuto modo di parlare con Silvì dopo quello che era successo.
Mentre eravamo sul divano presi il telefono e scrissi a Daniela, “Tutto bene?” mi rispose dopo una decina di minuti,
D “credevo non mi avresti scritto”
Io “perché non avrei dovuto”
D “che ne so, aspettavo il tuo messaggio da stamattina”
Io “scusa sono stata impegnata che fai?”
D “in giro con Fra”
Io “chi è Fra?”
D “il mio ragazzo”
Io “non sapevo avessi un ragazzo”
D “che fai la lesbica gelosa?”
Io “ma che gelosa, figurati, era per sapere”
D “e tu che fai? Ti sei sfogata dopo stamattina?”
Quel suo essere sfrontata, strafottente e autoritaria mi faceva impazzire, non so perché mi faceva uno strano effetto. Passammo la serata a chattare, chissà il ragazzo cosa avrà pensato, glielo chiesi e mi disse che lui si faceva i fatti suoi e che si annoiava perché era uscita con una compagnia pallosa. Le dissi cosa avevo fatto non proprio nei minimi particolari, ma le racontai tutto. Il risultato fu che iniziò a chiamarmi troia. Mi mandò anche un audio che ascoltai in bagno in cui mi diceva “hai capito la santarellina, prima fai tutta la sconvolta e in un giorno prima ti fai me e poi vai scopando con uno all’area aperta, spero che almeno questo abbia un’eta giusta.”
Non vi sto a scrivere l’intera conversazione perché veramente ci scambiammo centinaia di messaggi.
Mi addormentai sul divano che erano le dieci, forse le undici, quando riaprii gli occhi erano passate le due, la tv era ancora accesa, presi il telefono per vedere l’orario ci stavano un sacco di messaggi, aprii whatsapp erano quasi tutti di Giammarco e Daniela. Giammarco mi domandava cosa facevo e se il giorno dopo mi andava di vederci e di andare al mare, mentre Daniela mi aveva mandato audio e delle foto.
Sulle prime iniziai a sentire gli audio, mi annunciava che stava andando via, poi mi scrisse che stava andando a scopare, si mi scrisse proprio sto andando a scopare, gli altri audio erano molto diversi, si sentiva lei che godeva e che incitava il ragazzo.
Ma uno degli ultimi mi fece impallidire, incitava il ragazzo a leccarla e che “doveva leccarla come nelle sue fantasie gliel’avrebbe leccata la coinquilina della sorella” praticamente stava raccontando quello che avevamo fatto al ragazzo dicendoglielo sotto forma di sogno.
Gli diceva “leccamela come quella puttana della coinquilina di quella stronza di mia sorella, ti piacerebbe vederci mentre me la lecca” insomma una pazza.
Ma poi il ragazzo come ha fatto a non accorgersi che lei aveva il cell in mano?!?!?!
Nel penultimo messaggio mi disse, “sei più brava tu, ma lui mi ha riempito la bocca” poi una foto fatta molto probabilmente a casa del riflesso del suo sedere con scritto buona notte depravata.
Non le risposi, mentre a Giammarco scrissi che non sapevo se potevo.
Mi riaddormentai svegliandomi con la porta di casa che si chiudeva, aprii gli occhi,
Matteo: ”buongiorno”
Matteo era davanti a me con solo un pantaloncino largo che preparava la macchinetta del caffè
Matteo: ”tua sorella è scesa per andare a fare la spesa”
Io: ”ok, ma che ore sono?”
Matteo: ”le dieci, che hai, non ti sei neanche messa nel letto”
Io: ”ero stanca”
Matteo: ”sembri pensierosa, ieri avrai detto si e no due parole”
Io: ”ma no nulla”
Presi un caffè al volo e scesi per andare a casa per lavarmi e cambiarmi.
Per strada scrissi a Daniela, “posso telefonarti?”
Mi rispose “Si”
La telefonai
Io: ”ma che cazzo fai?”
Daniela:”buongiorno”
Io:”buongiorno un cazzo”
Daniela:”ti sei svegliata storta stamattina o sei eccitata?
Io:”ma per chi mi hai preso?”
Daniela:”credevo ti facesse piacere”
Io:”tu non stai bene”
Daniela: ”ehi, ma te la sei presa? Io giocavo e credevo ti piacesse. Non dirmi che non ti ha eccitato”
Io: ”cosa c’entra”
Daniela:” vedi che ti ha eccitato?! Tranquilla lui non sa nulla era tutto un gioco ipotetico”
Io: ”ripeto tu non stai bene”
Daniela: ”peccato che fai cosi ti volevo fare un regalo”
Io: ”si come quello di ieri”
Daniela:”no molto meglio di quello di ieri”
Io: ”puoi tenertelo”
Daniela: ”dove sei?”
Io: ”sto tornando a casa”
Daniela: ”sola?”
Io:”si”
Daniela:”dove sei stata?”
Io:”ho dormito da mia sorella, doccia mi cambio e pranzo a casa sua”
Daniela:”bene, allora tieni il cell….”
Mi si scaricò il cell.
In poco tempo arrivai a casa, mi guardai allo specchio tutto sommato per aver dormito su di un divano non ero cosi in disordine.
Misi il cell sotto carica ed accesi il computer, per aprire whatapp, appena acceso ecco che mi arriva una notifica Whatsapp sul cellulare
Daniela:”arrivata? Doccia?”
Io:”sto per entrare”
Mi comparve la notifica videochiamata da Daniela.
Io:”ciao”
Daniela:”come prima mi urli ed ora inizi con un “ciao”? Sei strana”
Io:”che vuoi”
Daniela:”voglio vederti sotto la doccia”
Io:”ma sei scema?”
Daniela:”sai l’altro ieri non ho potuto assistere”
Io:”scordatelo”
Daniela:”perché le tue docce particolari le fai solo quando ci sono io o solo quando vai a correre? Mia sorella dice che quando vai a correre poi ci metti un’ora”
Diventai rossa in viso, Gia mi aveva scoperto.
Io:”e perché hai chiesto a tua sorella informazioni sulle mie docce?”
Daniela:”ecco quindi non era tutto per me! Ti eccita metterti mini completini? Farti guardare? Ti eccitano gli inviti e gli insulti”
Io:”ma no, è che”
Farfugliavo, la stronzetta aveva capito tutto
Daniela:”e quindi ti piace fare l’esibizionista per farti guardare ed insultare? E brava la mia lesbichetta”
Io:”ma la smetti”
Daniela:”lo sai ora che fai? Ora ti spogli, metti questo cazzo di telefono e ti fai una bella doccia per me”
Io:”ho il cell sotto carica”
Daniela:”dammi il tuo contatto skipe”
Gli diedi il contatto senza pensarci due volte, riusciva sempre ad ottenere ciò che voleva.
Mi arrivò la notifica di chiamata sul computer in pochi secondi, sicuramente stava davanti al computer.
Io:”ti ho detto che non lo farò”
Daniela:”ciao, invece lo farai”
Presi il computer e lo portai in bagno e lo appoggia sul lavandino,
Daniela:”bene ora mi raccomando fai la brava”
Mi spogliai ed entrai nella doccia, il rumore dell’acqua non mi permetteva di sentire più di tanto quello che Daniela mi diceva.
Sentii solo lei che protestava, e cosi terminata uscii dalla doccia.
Daniela:”sei una stronza”
Io:”perché?”
Daniela:”non mi hai ascoltato”
io:”non ti sento con l’acqua e le porte della doccia chiuse”
Daniela:”allora vai sul letto”
Oramai obbedivo senza neanche protestare, quel suo modo autoritario mi soggiogava completamente.
Presi il portatile e lo poggiai sul comodino,
Io:”cosa vuoi?”
Daniela:”voglio guardarti”
Io:”perché?”
Daniela:”perché mi piaci e poi mi diverto”
Io:”mi hai preso per il tuo passatempo?”
Daniela:”lo sei, e poi lo so che ti piace. Sei un’esibizionista”
Io: ”anche tu lo sei”
Daniela: ”vedi che l’ammetti?”
Io: ”ma io, no, è che…”
Non mi fece neppure finire la frase,
Daniela: ”voglio vederti mentre ti sfoghi pensandomi e sapendo che ti guardo”
Io:”ma sei scema?”
Daniela:”e smettila di fare la santarellina con me, non attacca io ti conosco”
Mi inginocchiai sul letto rivolta verso la cam, era la prima volta che mi esibivo per una persona e mai e poi mai avrei immaginato di farlo, mi sentivo bene nella posizione di doverla ubbidire, anche se avevo paura di ciò che avrebbe potuto fare, mi sentivo comunque bene in quella situazione.
Daniela:”cosa fai quando ti masturbi”
Io:”mi tocco”
Daniela:”fallo. E a cosa pensi?”
Io:”dipende ora non saprei”
Daniela:”ehi principessina, cosa pensi quando torni a casa dopo aver corso e decine di ragazzi ti hanno fischiata e hai ricevuto qualche commento?”
Io:”mi piace”
Daniela:”non smettere di toccarti, cosa ti piace?
Io:”mi piace che mi guardino, mi piace…..”
Daniela:”ti piace farti guardare? Ti piace che ti fischino? Ti piace che di dicano che bel culo? Che ti invitano?”
Io:”si mi piace”
Daniela:”e cosi torni a casa e ti massacri di ditalini?”
Ero rossissima in viso, ero imbarazzatissima, più lei indagava più mi eccitavo, non avevo mai confessato questa cosa a nessuno, neppure a Silvì.
Io:”si”
Daniela:”si cosa?”
Io:”torno a casa e mi tocco”
Daniela:”non hai capito, devi dirmi che torni a casa e ti massacri di ditalini pensando a quei bavosi”
Io:”ok, torno a casa e mi faccio i ditalini pensando a qui porci”
Mai e poi mai avrei pensato di scendere a tanto, io, la principessina, quella bella precisa studiosa di brava famiglia ridotta a confessare ad una ragazzina il mio gioco più intimo.
Daniela:”sai che questo fa di te una troietta esibizionista”
Io:”no non lo sono”
Daniela:”si, una troietta esibizionista che si eccita a far arrapare vecchi bavosi”
Più era volgare, più scavava nei miei segreti e più mi eccitavo. Avevo la mano destra nella figa, due dita piantate dentro e il pollice sul clitoride, avevo la mano completamente bagnata.
Io:”ti prego smettila”
Daniela:” e perché dovrei? Si sente lo sciaquettio fin qui. Sei una troietta esibizionista”
All’ennesimo troietta esibizionista il mio corpo ebbe una scossa che mi salì dalle gambe e si palesò con un gemito a bocca aperta. Reclinai lievemente la testa in dietro, inarcai lievemente la schiena e uscii un gemito soffocato.
Daniela: ”vedi di non venire ancora”
Guardai fissa nello schermo, non poteva passarla cosi liscia
Io: ”e tu ti sei eccitata a farti guardare con i pantaloncini bianchi? Lo so che sotto non avevi nulla”
Daniela:”si che mi ha eccitata, come mi sto eccitando ora a guardare te. Infondo siamo simili, ma io sono obbligata dai miei che sono bigotti a fare sempre la brava ragazza, mentre tu hai scelto di essere la principessina ed ora ti sei scoperta troia”
Io:”non sono una troia”
Daniela:”ma guardati, sei nuda sul letto a masturbarti davanti ad una cam per una ragazzina”
Io:”ma io”
Daniela: ”a cosa pensi quando ti masturbi”
Io: ”ai commenti, agli sguardi”
Daniela: ”ti piace che ti dicano che sei figa? Ti fanno sentire una troia? O ti piace che te lo dicano?”
Io: ”si”
Danila: ”si cosa?”
Io: ”mi piace che mi facciano sentire”
Daniela: ”dillo”
Io: ”si che mi facciano sentire una troia”
Non finii di dirlo che su “troia” ebbi l’orgasmo, ero cosi fuori di me che continuai a ficcarmi le dita dentro nonostante mi fossi accasciata di lato. Tremavo e avevo degli spasmi, il fittone lungo, con la mano libera strinsi forte in mio seno tanto che dopo sentii dolore, in quel momento non sentii nulla, avrei potuto anche strapparmelo senza sentire dolore.
Daniela: ”ehi troietta, vedi che fa bene ammetterlo”
Rideva mentre lo diceva, la cosa mi colpì, ero proprio il suo giocattolo.
Mi ripresi dopo qualche minuto. Lei era sempre li a guardarmi.
Daniela:”bene, ma la prossima volta ti voglio più preparata. Ora vado che tornano i miei ciao troietta”
Mi mandò un bacio
Io:”ciao”
Chiudemmo la video chiamata, mi stesi sul letto, mi arrivò un messaggio, allungai la mano Daniela “sei stata stupenda, mi fai impazzire. Peccato che sei lontana e che abiti con l’arpia. Non ti offendere per quello che ti dico, sono fatta cosi, ma per me sei una persona speciale”.
Daniela era fatta cosi, prima mi trattava come una troia ed il secondo dopo era dolce e premurosa e questa cosa mi mandava al manicomio.
Il cell squillò
Silvì:”ma vieni a pranzo? Siamo sole, Matteo va con degli amici a mangiare una pizza”
Io:”si certo mi sto cambiando”
Cazzo era passata l’una.
Mi vestii in fretta e mi fiondai a casa di Silvì.
La trovai tranquillamente stesa sul divano con il cell in mano.
Silvì:”ehi che hai fatto?”
Io:”mi serviva una doccia”
Silvì:”ti si legge in faccia che hai qualcosa che non va”
Mi sedetti sul divano accanto a lei, mia sorella mi abbracciò,
Silvì:”è per quello che hai visto l’altro giorno?”
Io:”no, cioè si anche”
Silvì:”dai dimmi tutto”
Le raccontai tutto, della festa, di Giammarco e Stefano, di Daniela, delle mie corse particolari, di Daniela pochi minuti prima, mia sorella mia ascoltò facendomi pochissime domande.
Silvì:”e come la vivi tutta questa storia?”
Io:”non lo so, quella sera con Giammarco e Stefano è stata la cosa più pazza che io abbia mai fatto, mi sono sentita sporca, ma allo steso tempo sono stata bene, ho provato cose nuove e mi sono piaciute”
Silvì:”ok, ma Giammarco ti ricatta?”
Io:”no, anzi è dolcissimo premuroso, sembra che abbia intenzioni buone”
Silvì:”è una situazione strana, ma mi fido di te. Mi preoccupano più queste tue corse mezza nuda, è pericoloso”
Io:”lo so, ma sto sempre in zone affollate e sto attenta”
Silvì:”perché lo fai?”
Io:”non lo so, è incominciato quando sono andata la prima volta, un ragazzo mi ha urlato “a bonaaa che culo” ed avevo un pantaloncino largo, quando tornai a casa ci ho ripensato e…. Dai si insomma era un periodo in cui ero tesa ed ero delusa da Eduard, così mi sono travata a fantasticare sotto la doccia e da lì ho cominciato a comprare completini sempre più mini”
Silvì: ”cioè uno ti ha urlato bona e tu ti sei eccitata? Ma se a Benevento ti sbavano dietro decine di ragazzi ed anche qui non è che ne hai di meno anzi”
Io:”ecco appunto, tutti fanno i gentili i premurosi i smielati, oh che ti posso dire finalmente uno che non mi tratta come una principessina”
Silvì: ”e Daniela?”
Io:” lei mi ha capita subito, mi tratta spesso in maniera forte e rude, ma poi si scioglie ed è dolce, con lei mi sento soggiogata, oh mi eccita da impazzire”
Silvì: ”ma è una ragazzina”
Io: ”si, ma ci sa proprio fare. E poi fai poco la spiritosa che io ti ho beccato con uno”
Silvì: ”che fai cambi discorso? In una settimana ti sei fatta due ragazzi insieme ed una ragazzina e fai la morale a me?”
Io:”ma io non ho tradito nessuno”
Silvì:”ma com’è farlo in tre dico com’è averne due dentro?”
Io: ”all’inizio doloroso, ma poi perdi il lume della ragione”
Silvì: ”Matteo non vuole”
Io scoppiai a ridere “che fai hai proposto una cosa a tre?”
Silvì: ”e certo, lui può farlo con due donne ed io non posso con due uomini?”
Io: ”l’altra sarei io?”
Silvì: ”si”
Io: ”che poi per provare puoi sempre farlo”
Silvì: ”prima fai la sconvolta perché mi trovi con uno ed ora mi proponi di portarmene due”
Io: ”ma che hai capito??? Comprati un secondo di plastica”
Silvì:” hai capito la sorellina, da santarellina a comprati un vibratore! Ma che brava”
Io:” scema”
Silvì prese il cell ed inizio una ricerca, finche esclamò
Silvì:” cazzo anche su Amazon”
Passammo un’ora a cercare, più che altro a ridere, ma alla fine Silvì
Sivì:” eccolo, questo”
Aveva scelto un “coso” lungo che si poteva usare da entrambe i lati, ma che all’occorrenza poteva anche staccarsi,
Io:” ma sei una maniaca! Veramente fai?”
Silvì:”perché no?! Tanto il pacco è anonimo e lunedì è qui!”
Passammo il resto del tempo a parlare, mia sorella mi fece mille domande.
Mentre stava lavando i piatti mi arrivò una notifica, Giammarco, “mi dispiace che oggi non potevi, spero per una prossima volta”. Mi ero completamente dimenticata di scrivergli, gli risposi “mi dispiace, sono stata incasinata certo che sarà per la prossima” mi propose anche di uscire la sera, gli risposi che gli avrei fatto sapere più tardi.
Matteo rientrò e mia sorella saltellando gli andò incontro
Silvi:” ho comprato un giochino tutto per me” saltellava e faceva la cantilena, Matteo chiese spiegazioni e Silvì gli fece vedere l’acquisto.
Matteo:” perché non ti basto io?”
Silvì:”che vuol dire tu ne hai uno”
Matteo:” e tu quanti ne vuoi?”
Silvì:” tu non vuoi un altro ragazzo ed io mi sono attrezzata”
Mia sorella rideva e lo sfotteva mentre Matteo rimaneva con il cell in mano a guardare questo strano oggetto forse quasi geloso.
Silvì si inginocchiò davanti a lui, eravamo tutti e tre seduti sul divano, mentre lui stava con il cell a guardare Silvì iniziò a sbottonargli i pantaloni,
Silvì:” tu puoi farti me e ti sei fatto anche mia sorella, e visto che non contraccambi il piacere, almeno fammi divertire cosi”
Matteo restò in silenzio.
Vidi mia sorella cacciargli il cazzo duro da fuori
Silvì:”sarai anche geloso, ma la cosa ti eccita”
Iniziò a leccargli la cappella,
Matteo:” e come ci vuoi giocare?”
Silvì staccandosi dal cazzo e lasciandolo lucido di saliva,
Silvì:” vediamo…… potresti scoparmi e usarlo per riempire ciò che non usi”
Matteo:” e poi?”
Silvì continuava a masturbarlo, “potrei usarlo per le nostre video chiamate”
Matteo sembrava veramente eccitato, io ero lì a guardarli estasiata per questo dialogo trattativa.
Matteo:” e poi”
Silvì:”ho capito dove vuoi arrivare? Vuoi sapere se lo userò con Eli? Se non sarà occupata a farsi riempire tutti i suoi buchi dai suoi nuovi amici”
Matteo come un fulmine girò lo sguardo verso di me
Matteo:” cosa?”
Io:”ehi un po’ di privacy no???”
Silvì che alternava il pompino ad una sega veloce
Silvì:” che privacy vuoi avere dopo tutto quello che abbiamo fatto” poi rivolgendosi a Matteo “sai la mia dolce sorellina è andata ad una festa e si è fatta scopare da due ragazzi appena conosciuti, e mi ha anche detto che si è fatta scopare contemporaneamente da entrambe”
Matteo era al limite mentre mia sorella continuava a raccontare della mia avventura, io ero li che guardavo mia sorella parlargli mentre lo masturbava e si passava la cappella tra il mento le labbra e le guance.
Mentre ancora parlava venne riversando il suo seme sulle mani ed i vestiti, mia sorella prima si leccò le dita poi iniziò a succhiare via lo spera dai vestiti, poi si alzò e
Silvì:” bene quindi nulla da eccepire, ottimo”
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