Una conferenza tutt'altro che noiosa

di
genere
etero

Che strazio. Non so neanche di cosa stanno parlando. Sto qui in questo auditorium a sentire questi tizi in giacca e cravatta parlare di cose di cui non mi interessa niente. Le prime tre file sono piene, poi il numero dei partecipanti si dirada fino all'ultima fila, dove sono seduto io .Pare che questi tizi sono turchi. L'interprete è una bella ragazza. Ha un rossetto rosso fiammante. Dei bei capelli lunghi e luminosi. Occhi buoni e brillanti. Indugio a guardarla e a fantasticare. Ogni tanto il suo sguardo, che spazia su tutto il pubblico, incontra il mio. Penso di sostenere lo sguardo e farle arrivare una tensione erotica, in qualche modo, ma il mio proposito dura meno di un terzo di secondo e vilmente lo abbasso, imponendomi l'aria da “bravo ragazzo”.
Dopo qualche minuto di distrazione, in cui sono stato assorto nei miei pensieri e non ho guardato i tizi che parlano, risollevo lo sguardo e vedo che lei non c'è. La mia sorpresa non fa in tempo a manifestarsi timidamente che subito esplode quando lei compare nel mio campo visivo, alla mia destra, chiedendomi dov'è il bagno, in inglese, con i suoi occhi bellissimi a pochi centimetri dai miei e il suo rossetto che sembra scaldare l'aria fortunata che esce dalla sua piccola bocca. Io preso dall'imbarazzo mi alzo e la accompagno al breve corridoio che dalla sala della conferenza porta ai bagni. Ecco, è qui, le faccio. Lei entra ma non trova l'interruttore. Io la aiuto cercandolo anch'io, e nel farlo entro dentro il bagno con lei.
Lo individuiamo nello stesso momento, e nello stesso momento la sua mano e la mia si lanciano verso di esso, toccandosi. E' un attimo. Il mio respiro e il suo si fermano. La tensione erotica immaginata fino a pochi minuti prima si manifesta. La guardo, lei mi guarda e mi sembra di vedere le pupille che si dilatano, per la luce che non è stata accesa, o per l'eccitazione che la sta pervadendo. La mia mano si stringe sulla sua. Sento che ricambia la presa. Mi avvicino a lei fino a sentire il suo alito. Con un piede e il miglior movimento fluido della mia vita che non mi ricapiterà mai più chiudo la porta dietro di me in un sol movimento. La luce, che prima entrava dal corridoio ed era già poca, ora diminuisce ancora di più. Con l'altra mano le tocco la gola e la bacio. La sua bocca non fa resistenza. La mia lingua entra dentro la sua bocca e sento la sua lingua dolcissima. La mia erezione si fa sentire. Sento la sua mano sul mio petto. La sua lingua si muove, ricambiando il mio bacio. Mi stringe la mano, io le tocco un seno. La porto dentro uno dei gabinetti. Qui è ancora più buio. Lo spazio è poco ma basta e avanza. La sua schiena tocca la parete, è in un angolo tra il muro e la tazza. Ci baciamo con passione. Il suo respiro è pesante, come il mio. Le lascio la mano per metterla tra le sue gambe, sopra il jeans. Sento il calore che emana dalla sua Origine del Mondo. Lei sospira. Infilo la mano sotto le sue mutande e un dito dentro di lei. E' caldo, umido. Lei si stringe a me, mi fa quasi male. Sospira ancora di più. Senza staccare le labbra dalle sue le sbottono i jeans e glieli abbasso. Il suo rado cespuglio imperlato di essenza è scoperto. Mi inginocchio davanti a lei e le bacio il suo fiore. Lei mi accarezza i capelli. Con la lingua le esploro l'intimità, con una mano le accarezzo le natiche, piccole e sode.
L'erezione vuole liberarsi. Mi alzo e mi sbottono. Libero il membro e glielo poggio sulla soglia della sua fessura. Il glande lucido e pulsante, scompare facilmente all'interno della sua cantinetta delle meraviglie. Soffoco un suo sospiro con un bacio invadente, le sondo la bocca con la lingua fin dove posso. Con una mano le sfioro la gola, con l'altra le stringo una delle sue natiche amabili. Lei poggia le mani sulle mie spalle, e per qualche minuto andiamo avanti così, con piccoli colpi di bacino. Sento che sta per venire. Esco da lei, la giro, le chiudo la bocca con una mano, con l'altra le stimolo il clitoride fino a farla venire. Il mio pene eretto è poggiato tra le sue natiche e sembra pregare di ricevere sollievo. Mentre lei respira pesantemente per l'orgasmo appena avuto, le libero la bocca solo parzialmente, lasciandogliela aprire ma tenendo due dita dentro di lei, di presidio. La sento che mi succhia le dita e le accarezza con la lingua, tra un respiro e l'altro. Con l'altra mano, umida dei suoi umori abbondanti, le vado a sfiorare l'ano per lubrificarlo. Ma non basta. Lascio colare della saliva sulla mia mano e con quella procedo a preparare il mio ingresso nel suo antro proibito. Lei sembra capire e con le sue mani perfette si prende i glutei e li allarga leggermente, facilitandomi l'ingresso. La bacio sulla nuca per ringraziarla. Entro dentro di lei. L'estasi è tale che bastano pochi colpi, di intensità crescente, a venirle dentro. La sgrilletto nuovamente, e lei, da brava ragazza qual è, viene ancora.
Restiamo così, nel buio, abbracciato a lei, lei di spalle, io ancora dentro di lei, i nostri respiri rallentano, subentra su entrambi la rilassatezza di una cosa grande, appena compiuta, che cede il posto al nulla di importante, in confronto. Quando l'erezione è passata, il pene sguscia fuori dal suo meraviglioso orifizio, lasciandosi dietro una scia di pacato liquido seminale. Qualche goccia le cade dentro i suoi pantaloni abbassati.
Sembriamo destarci dall'incantesimo nello stesso momento, mi stacco da lei, lei si raccoglie i pantaloni, io faccio lo stesso. Mi guarda, con uno sguardo silenzioso sembra dirmi, “mi lasci un attimo da sola?” io prima di essere travolto da un'ondata di imbarazzo, abbasso lo sguardo, abbozzo un sorriso ed esco dal bagno.
scritto il
2023-09-23
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