Una puttanella sotto casa 2

di
genere
dominazione

Chiamami zio.

Con Marina ci sono andato piano anche se le me l'avrebbe data subito. Io non voglio casini e ragiono sulle cose, avrei potuto trombarmela già quella domenica ma poi cosa sarebbe successo? O scappava e ne andava via dal mio appartamentino o finivamo ad avere una relazione assurda, io quarantacinque anni con una puttanella infoiata di ventitré. Mi sarebbe piaciuto svegliarmi con quel bel corpicino giovane nel letto ma io relazioni basta, ho già dato con una paranoica e sarebbe stato anche peggio con una schizzata come Marina. Invece volevo continuare con lei il nostro gioco morboso ma innocente, essere il suo zio.
E pensavo anche a lei. Non poteva ingannare me, dietro quell'aspetto spigliato e sicuro di sé Marina era in realtà fragile e insicura, mi ci voleva un nulla plagiarla ed approfittarmi di lei. Non è da me, non sono stronzo e le volevo bene. E so controllarmi. Certo avrei voluto leccarle la fighetta e ficcarglielo in culo, ci pensavo ogni volta che la vedevo, ma mi controllavo. Per sfogarmi avevo il sesso con la mia amica e mi tiravo segoni da paura mentre la spiavo.
Dopo quella domenica non è successo nulla per giorni. Ci incrociavamo o ci salutavano da lontano. Mi guardava ed era impacciata, s'aspettava una mia mossa. Era il nostro nuovo gioco, ora ero io a farla soffrire. Quel venerdì sera è uscita, guardava in alto verso le mie finestre, ed è tornata il sabato mattina. Ha scopato fuori. Ormai era insicura. L'ho rivista il pomeriggio che stendeva fuori.
- Vado al centro commerciale ti serve qualcosa?
- No, grazie...
Stava friggendo, era imbarazzata.
- Scusa Daniele, dobbiamo parlare.
Mi sono avvicinato, lei è uscita dal suo giardinetto e mi è venuta incontro. Era spettinata, in calzoncini e maglietta, una figa da scopare all'istante.
- Parlare di che?
- Di domenica, di quello che è successo...
- Ma non è successo nulla! Solo qualche palpatina, ti sei offesa?
- No... ma mi spiace, Daniele, non voglio che tu…
- Chiamami zio, mi piace.
Ha sorriso.
- Allora sto tranquilla, zio? Non è successo nulla.
- Tranquilla, non mi sono innamorato! Ahah.
- Scusami, è strano qui, ho fatto delle cazzate, sono scema.
- Non preoccuparti, sono tuo zio.
- È come se lo fossi.
- Ma posso toccartelo ancora?
È scoppiata a ridere, era sollevata, lo vedevo, era come se si era tolta un peso.
- Ma non farti venire idee!
S'è girata e ha buttato indietro il culetto. Gliel'ho palpato piano sfiorandolo soltanto, seguendone le rotondità. Le è venuto un brivido quando ho spinto sotto la mano per carezzarle anche la fighetta. Si stava già mettendo a novanta.
- Vado a fare la spesa.
- Ciao zio.
Ero devastato ma soddisfatto di aver resistito. Ho avuto quel culetto in testa tutto il giorno e ho sborrato da paura sul letto da solo.
Venerdì sera mi sono appostato in cortile, seduto sulla sdraio. Quando è uscita verso l'auto mi ha visto ed è venuta a salutarmi.
- Come sto, zio?
Era in tiro da cagnetta a caccia. Ho allungato il braccio e messo la mano sotto la gonnellina. Una fighetta rovente. Marina si è morsa il labbro superiore.
- E questa per chi è stanotte?
- Non lo so, zio.
- Mi piaceva Ale.
L'ho sorpresa. Non s'immaginava che mi ricordassi anche i nomi. Ale era il più stronzo, l'aveva sbattuta quattro volte da animale, l'avevo sentita piangere col cazzo in culo.
È tornata alle due. Con Ale.
scritto il
2024-09-20
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