La puttana e il cornuto
di
Nylonsmonia
genere
tradimenti
Sono la lei di coppia NylonsMonia.
Da tempo nutrivo l'intimo desiderio di dar voce alle numerose immagini di me pubblicate, onde soddisfare un godimento sottilissimo, di natura squisitamente mentale più che fisico.
Certo, mi direte, sei esibizionista? Quindi, provi piacere a mostrarti; in realtà ho desiderio di confessare quanto sia "puttana" dentro e la mia fortuna per aver incontrato ed essermi unita ad un uomo meraviglioso, che ha condiviso quella mia natura e mi ha esortato a renderlo "cornuto".
Ah, l'impagabile, voluttuoso, veramente unico senso di pieno, totale appagamento da cui mi sento invadere e, quindi, trascinare prepotentemente nello stupendo vortice del piacere assoluto, allorché, mugolando avverto il liquido godimento di un uomo irrorarmi il ventre eccitato e smaniante!
Quale delizia provo nel sapere che i getti caldi, densi e copiosi, che mi si scaraventano dentro, saranno da me gelosamente custoditi e trattenuti nelle oscure profondità del ventre, guardandomi bene dal ricorrere, dopo l'estemporaneo amplesso, alle abituali irrigazioni, stando accovacciata sul bidè!
Quei goccioloni serviranno a dar prova del mio ennesimo comportamento da puttana nei confronti del mio uomo, ancora una volta cornuto e che godrà immensamente quando, sotto di me, con la testa fra le mie cosce e la passera sulla bocca, riceverà tra le labbra il liquido piacere dell'altro.
Solamente una donna può capire ed approvare il gusto, squisitamente psicologico di questa mia condotta, apparentemente volgare e disgustosa.
Ebbene tra i miei tanti fans, mi è risultato particolarmente gradito cuckold211, alla cui penna ho affidato il resoconto della mia vita, diciamo: "borderline"?
Mi chiamo Monia e fin dall'adolescenza capii che, a differenza delle mie compagne che da adulte si immaginavano donne in carriera, sarei stata "puttana, sì, avete capito bene, una puttana e, oggi, mi rammarico di non esserlo stata per davvero in casa d'appuntamento o per strada.
Vi chiederete quali fossero gli elementi che mi facessero pensare che da grande sarei stata "puttana"?
Ebbene, se un ragazzo, prendendo l'iniziativa, cominciava a toccarmi, il mio corpo si immobilizzava, quasi fossi ipnotizzata, ed egli poteva farmi di tutto, senza che io protestassi.
La cosa era divenuta di dominio pubblico tra i miei coetanei, cosicché fin da adolescente venivo chiamata, appunto, "puttana", ma ciò non mi dispiaceva perché ero contenta che, mentre mi guardavano e toccavano, si masturbassero e mi piaceva vedere i loro membri schizzare come bottiglie di spumante.
Quando conobbi quello che sarebbe stato mio marito, il mio corpo reagì allo stesso modo, facendogli insinuare nella mente la possibilità che, sposandomi, avrei potuto renderlo l'uomo più felice del mondo, cioè: CORNUTO.
Quella di mio marito era diventata una fissa, una mania e non c'era giorno che non mi esortasse a farmi un amante, affinché potessi cornificarlo alla grande.
Io resistevo a questo suo intento un po' per ritrosia mista a vergogna, ma anche e sopratutto perché temevo che il nostro bel rapporto, fatto di tante fantasie erotiche, potesse rovinarsi.
Poi mi presentò al suo padrino di cresima.
Allora io avevo 22 anni, mentre quello ne aveva 55 ed aveva tutta l'aria del "porco" per eccellenza.
Una mattina, mio marito al lavoro, ero intenta alle pulizie di casa, quando mi si presentò quell'uomo in casa, perché, a suo dire, era stato incaricato dal figlioccio, di portarmi la spesa.
Era una giornata molto calda ed io avevo indossato solo una vestaglia sul mio corpo nudo.
Non avevo neanche fatto la doccia, dopo l'amore con il marito, rinviando quel rito a dopo i lavori di casa.
Il viso dell'uomo, al solo vedermi o, forse, indovinando o immaginando la mia nudità sotto la vestaglia, era da autentico maiale e, devo dire, la cosa m'intrigava non poco: quale giovane donna non si sente lusingata dallo sguardo eccitato in un uomo maturo?
Avrei potuto liquidarlo e mandarlo via in un attimo, ma decisi di essere gentile, perché la mia natura da esibizionista mi stimolava a farmi scrutare civettuola e sensuale.
Lo portai in cucina, avendolo invitato a prendere un caffè.
Tranne qualche parola di circostanza, la conversazione era inesistente, mentre la mia eccitazione cresceva tanto da sentirmi colare fra le cosce (o era il succo che mi aveva lasciato il marito?).
Versai il caffè nelle tazze e, nel girarmi per riporre la caffettiera, mi ritrovai le sue mani addosso.
Come sempre mi irrigidii e restai lì immobile, mentre quelle mani vagavano accarezzandomi dappertutto.
Mentre ciò accadeva, tirò fuori il suo fallo: cielo, quanto era grosso! Forse il doppio di quello di mio marito, sia in lunghezza che in larghezza.
Ecco che ebbe a ripetersi quello che vivevo da ragazza: ero accarezzata nelle mie intimità, mentre egli se lo menava.
Una sua mano sul collo mi spinse in giù a prendergli in bocca quel membro enorme: non ne avevo mai visti di così grossi.
Glielo leccai a lungo, tentando di fagocitarlo tutto, senza riuscirci, finché la bocca mi fu riempita di sperma.
Il primo impulso fu quello di staccarmi da quel palo, ma la sua mano, con forza, me lo impedì.
Dopo i primi schizzi che dovetti inghiottire, constatai che il suo sapore non era poi tanto male: da quando mi ero sposata, era la prima volta che ero a contatto con il membro di un uomo diverso dal marito e, addirittura, ne avevo inghiottito il seme.
Da quella volta e con una cadenza quasi giornaliera, ricevevo la visita del padrino di mio marito, il quale, ovviamente, non si accontentava più della sola "fellatio": ora mi leccava in ogni dove, per poi inserirmi nella passera quella sua bestia, fino a concludere con un'abbondante sborrata sul corpo.
Ancora non avevo riferito nulla a mio marito della relazione a mezzo della quale lo rendevo cornuto a tutti gli effetti, proprio come lui aveva sempre vagheggiato, quando cominciai a sospettare che i due, mio marito ed il padrino, fossero d'accordo.
Lo spunto mi venne dal mutato modo di accostarsi a me da parte di mio marito: egli mi annusava come un cane, alla ricerca sul mio corpo, di odori estranei; inoltre aveva abbandonato la mania di chiedermi di cornificarlo.
Una volta che il padrino era appena andato via, dopo un intero pomeriggio trascorso a scopare, mio marito mi chiese di far l'amore.
Io, lì per lì, fui assalita dal terrore che potesse accorgersi del mio adulterio, ma, poi, mi convinsi che era ormai ora che sapesse, per cui non mi rifiutai.
Andammo in camera da letto e già da come si presentavano le lenzuola, per chi non fosse troppo superficiale, era chiaro a cosa potessero aver assistito.
Cominciò ad annusarmi e prese a leccare i seni, laddove era stati riversati gli schizzi di sperma dell'amante, ora asciutti; poi si avvicinò con la lingua alla passera e prese a leccarla come mai prima; volle persino leccarmi il buchetto fra i glutei, ancora vergine per non avermelo mai chiesto.
Sono certa che quella volta capì, ma egli non disse niente ed io nemmeno.
Ormai mi sentivo davvero "puttana": ricevevo quotidianamente un maschio che non era il mio e mi facevo fare di tutto; mancava solo che a casa mi venisse più d'uno per essere in linea con il modo di fare delle puttane.
Un bel giorno, il mio amante mi suggerì di rivelarmi al compagno.
L'idea mi stuzzicò talmente che quella volta lo trattenni fino all'ora in cui sapevo mio marito sarebbe tornato dal lavoro: eravamo come sempre in camera, io completamente nuda, a pecorina, mi facevo chiavare dal fallo del padrino ben affondato dentro di me.
Avevo chiesto che questa volta avrebbe dovuto riempirmi la passera del suo piacere; così, quando sentii girare la chiave nella toppa, chiamai:"Amoreeee? Vieni, sono in camera!"
Non mi riesce facile poter descrivere l'espressione del viso di mio marito, tra il meravigliato e l'incredulo, quando mi vide.
"Sei contento di questa tua "puttana"?; sono brava a farti "cornuto"?"
Queste parole sortirono un effetto esplosivo che non riuscì a trattenersi e mi riempì del suo piacere.
Allora, ancora rivolta al maritino, dissi: "Eccoti accontentato, cornuto mio...
dai! leccami tutta..."
Fu così che assaporai l'estasi.
Mai altro momento fu più gratificante di quello; il mio essere "puttana" fu riconosciuto e condiviso da chi amavo sopra ogni cosa.
Dopo quella, seguì la volta di Franco, Osvaldo, Riccardo, Patrizio, Ferdinando, Luigi............. e diversi altri, proprio alla maniera delle puttane professioniste.
La nostra alcova coniugale fu profanata tante volte e, sull'altare del piacere, fu immolata anche la verginità del mio culetto.
Ancora oggi mi mostro in giro in automobile oppure in rete, agghindata nella più classica delle "mise" da puttana, per il piacere mio e di quello del mio fantastico cornuto.
Da tempo nutrivo l'intimo desiderio di dar voce alle numerose immagini di me pubblicate, onde soddisfare un godimento sottilissimo, di natura squisitamente mentale più che fisico.
Certo, mi direte, sei esibizionista? Quindi, provi piacere a mostrarti; in realtà ho desiderio di confessare quanto sia "puttana" dentro e la mia fortuna per aver incontrato ed essermi unita ad un uomo meraviglioso, che ha condiviso quella mia natura e mi ha esortato a renderlo "cornuto".
Ah, l'impagabile, voluttuoso, veramente unico senso di pieno, totale appagamento da cui mi sento invadere e, quindi, trascinare prepotentemente nello stupendo vortice del piacere assoluto, allorché, mugolando avverto il liquido godimento di un uomo irrorarmi il ventre eccitato e smaniante!
Quale delizia provo nel sapere che i getti caldi, densi e copiosi, che mi si scaraventano dentro, saranno da me gelosamente custoditi e trattenuti nelle oscure profondità del ventre, guardandomi bene dal ricorrere, dopo l'estemporaneo amplesso, alle abituali irrigazioni, stando accovacciata sul bidè!
Quei goccioloni serviranno a dar prova del mio ennesimo comportamento da puttana nei confronti del mio uomo, ancora una volta cornuto e che godrà immensamente quando, sotto di me, con la testa fra le mie cosce e la passera sulla bocca, riceverà tra le labbra il liquido piacere dell'altro.
Solamente una donna può capire ed approvare il gusto, squisitamente psicologico di questa mia condotta, apparentemente volgare e disgustosa.
Ebbene tra i miei tanti fans, mi è risultato particolarmente gradito cuckold211, alla cui penna ho affidato il resoconto della mia vita, diciamo: "borderline"?
Mi chiamo Monia e fin dall'adolescenza capii che, a differenza delle mie compagne che da adulte si immaginavano donne in carriera, sarei stata "puttana, sì, avete capito bene, una puttana e, oggi, mi rammarico di non esserlo stata per davvero in casa d'appuntamento o per strada.
Vi chiederete quali fossero gli elementi che mi facessero pensare che da grande sarei stata "puttana"?
Ebbene, se un ragazzo, prendendo l'iniziativa, cominciava a toccarmi, il mio corpo si immobilizzava, quasi fossi ipnotizzata, ed egli poteva farmi di tutto, senza che io protestassi.
La cosa era divenuta di dominio pubblico tra i miei coetanei, cosicché fin da adolescente venivo chiamata, appunto, "puttana", ma ciò non mi dispiaceva perché ero contenta che, mentre mi guardavano e toccavano, si masturbassero e mi piaceva vedere i loro membri schizzare come bottiglie di spumante.
Quando conobbi quello che sarebbe stato mio marito, il mio corpo reagì allo stesso modo, facendogli insinuare nella mente la possibilità che, sposandomi, avrei potuto renderlo l'uomo più felice del mondo, cioè: CORNUTO.
Quella di mio marito era diventata una fissa, una mania e non c'era giorno che non mi esortasse a farmi un amante, affinché potessi cornificarlo alla grande.
Io resistevo a questo suo intento un po' per ritrosia mista a vergogna, ma anche e sopratutto perché temevo che il nostro bel rapporto, fatto di tante fantasie erotiche, potesse rovinarsi.
Poi mi presentò al suo padrino di cresima.
Allora io avevo 22 anni, mentre quello ne aveva 55 ed aveva tutta l'aria del "porco" per eccellenza.
Una mattina, mio marito al lavoro, ero intenta alle pulizie di casa, quando mi si presentò quell'uomo in casa, perché, a suo dire, era stato incaricato dal figlioccio, di portarmi la spesa.
Era una giornata molto calda ed io avevo indossato solo una vestaglia sul mio corpo nudo.
Non avevo neanche fatto la doccia, dopo l'amore con il marito, rinviando quel rito a dopo i lavori di casa.
Il viso dell'uomo, al solo vedermi o, forse, indovinando o immaginando la mia nudità sotto la vestaglia, era da autentico maiale e, devo dire, la cosa m'intrigava non poco: quale giovane donna non si sente lusingata dallo sguardo eccitato in un uomo maturo?
Avrei potuto liquidarlo e mandarlo via in un attimo, ma decisi di essere gentile, perché la mia natura da esibizionista mi stimolava a farmi scrutare civettuola e sensuale.
Lo portai in cucina, avendolo invitato a prendere un caffè.
Tranne qualche parola di circostanza, la conversazione era inesistente, mentre la mia eccitazione cresceva tanto da sentirmi colare fra le cosce (o era il succo che mi aveva lasciato il marito?).
Versai il caffè nelle tazze e, nel girarmi per riporre la caffettiera, mi ritrovai le sue mani addosso.
Come sempre mi irrigidii e restai lì immobile, mentre quelle mani vagavano accarezzandomi dappertutto.
Mentre ciò accadeva, tirò fuori il suo fallo: cielo, quanto era grosso! Forse il doppio di quello di mio marito, sia in lunghezza che in larghezza.
Ecco che ebbe a ripetersi quello che vivevo da ragazza: ero accarezzata nelle mie intimità, mentre egli se lo menava.
Una sua mano sul collo mi spinse in giù a prendergli in bocca quel membro enorme: non ne avevo mai visti di così grossi.
Glielo leccai a lungo, tentando di fagocitarlo tutto, senza riuscirci, finché la bocca mi fu riempita di sperma.
Il primo impulso fu quello di staccarmi da quel palo, ma la sua mano, con forza, me lo impedì.
Dopo i primi schizzi che dovetti inghiottire, constatai che il suo sapore non era poi tanto male: da quando mi ero sposata, era la prima volta che ero a contatto con il membro di un uomo diverso dal marito e, addirittura, ne avevo inghiottito il seme.
Da quella volta e con una cadenza quasi giornaliera, ricevevo la visita del padrino di mio marito, il quale, ovviamente, non si accontentava più della sola "fellatio": ora mi leccava in ogni dove, per poi inserirmi nella passera quella sua bestia, fino a concludere con un'abbondante sborrata sul corpo.
Ancora non avevo riferito nulla a mio marito della relazione a mezzo della quale lo rendevo cornuto a tutti gli effetti, proprio come lui aveva sempre vagheggiato, quando cominciai a sospettare che i due, mio marito ed il padrino, fossero d'accordo.
Lo spunto mi venne dal mutato modo di accostarsi a me da parte di mio marito: egli mi annusava come un cane, alla ricerca sul mio corpo, di odori estranei; inoltre aveva abbandonato la mania di chiedermi di cornificarlo.
Una volta che il padrino era appena andato via, dopo un intero pomeriggio trascorso a scopare, mio marito mi chiese di far l'amore.
Io, lì per lì, fui assalita dal terrore che potesse accorgersi del mio adulterio, ma, poi, mi convinsi che era ormai ora che sapesse, per cui non mi rifiutai.
Andammo in camera da letto e già da come si presentavano le lenzuola, per chi non fosse troppo superficiale, era chiaro a cosa potessero aver assistito.
Cominciò ad annusarmi e prese a leccare i seni, laddove era stati riversati gli schizzi di sperma dell'amante, ora asciutti; poi si avvicinò con la lingua alla passera e prese a leccarla come mai prima; volle persino leccarmi il buchetto fra i glutei, ancora vergine per non avermelo mai chiesto.
Sono certa che quella volta capì, ma egli non disse niente ed io nemmeno.
Ormai mi sentivo davvero "puttana": ricevevo quotidianamente un maschio che non era il mio e mi facevo fare di tutto; mancava solo che a casa mi venisse più d'uno per essere in linea con il modo di fare delle puttane.
Un bel giorno, il mio amante mi suggerì di rivelarmi al compagno.
L'idea mi stuzzicò talmente che quella volta lo trattenni fino all'ora in cui sapevo mio marito sarebbe tornato dal lavoro: eravamo come sempre in camera, io completamente nuda, a pecorina, mi facevo chiavare dal fallo del padrino ben affondato dentro di me.
Avevo chiesto che questa volta avrebbe dovuto riempirmi la passera del suo piacere; così, quando sentii girare la chiave nella toppa, chiamai:"Amoreeee? Vieni, sono in camera!"
Non mi riesce facile poter descrivere l'espressione del viso di mio marito, tra il meravigliato e l'incredulo, quando mi vide.
"Sei contento di questa tua "puttana"?; sono brava a farti "cornuto"?"
Queste parole sortirono un effetto esplosivo che non riuscì a trattenersi e mi riempì del suo piacere.
Allora, ancora rivolta al maritino, dissi: "Eccoti accontentato, cornuto mio...
dai! leccami tutta..."
Fu così che assaporai l'estasi.
Mai altro momento fu più gratificante di quello; il mio essere "puttana" fu riconosciuto e condiviso da chi amavo sopra ogni cosa.
Dopo quella, seguì la volta di Franco, Osvaldo, Riccardo, Patrizio, Ferdinando, Luigi............. e diversi altri, proprio alla maniera delle puttane professioniste.
La nostra alcova coniugale fu profanata tante volte e, sull'altare del piacere, fu immolata anche la verginità del mio culetto.
Ancora oggi mi mostro in giro in automobile oppure in rete, agghindata nella più classica delle "mise" da puttana, per il piacere mio e di quello del mio fantastico cornuto.
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