Attraverso una fessura
di
Malagigi3
genere
saffico
Quando mi capita di venire a Torino sono sempre ospite della mia amica Luisa, una coetanea che è stata per molti anni mia collega, prima che io cambiassi città e lavoro. L'ex marito di Luisa è un manager di successo e dopo la separazione lei si è ritrovata con una casa da favola: di conseguenza io accetto sempre volentieri la sua ospitalità. L'ultima volta è successo un fatto curioso, che vi voglio raccontare.
Era stata, come sempre, una cena ottima, a cui era presente anche Patrizia, la figlia di Luisa, una bella ragazza di 22 anni. Nel dopo cena ci ritirammo nel salottino e chiacchierammo un po’, fino a che Elena, la cameriera che ci aveva servito la cena, una bella donna di circa 35 anni, venne a chiedere a Luisa il permesso di ritirarsi. A quel punto Patrizia disse che anche lei voleva andare a letto, ci salutò e si diresse verso la sua camera. Io rimasi ancora qualche minuto a parlare con la mia amica, ma ero davvero stanca, mi scusai con Luisa, la salutai e mi avviai per raggiungere la mia camera. Percorrendo il corridoio vidi una porta leggermente aperta e, attraverso la fessura, vidi che Patrizia era sdraiata sul letto, girata di fianco, appoggiata sul gomito sinistro, completamente nuda a parte le mutandine di colore bianco, molto semplici. Mi dava la schiena e quindi potevo osservarla senza essere vista. Sembrava in attesa di qualcosa, un qualcosa che si materializzò subito: Elena. Indossava una camicetta da notte azzurra che le arrivava fino ai fianchi e un paio di mutandine nere. Attraverso il velo sottile del tessuto si intravedeva un seno generoso e sodo. L'espressione era severa, avvicinandosi a Patrizia cominciò subito a sfilarle lo slippino e dicendole, in tono per nulla dolce:
- Ecco qui la mia topina. Come andiamo stasera?
Patrizia si lasciò sfilare docilmente le mutandine e dal tono di voce con cui rispose sembrava ansiosa, quasi fosse timorosa di contrariarla:
- Bene, grazie. Quando sono qui con te sto bene, lo sai. Se sarò brava potrò darti un bacino?
- Vedremo: se ti comporterai bene. Su ora girati a pancia in giù, che laviamo questo sederino.
- Poi però anche tu ti lascerai fare…
- Ho detto che vedremo! Comportati bene se no niente bacini!
- No, no, sto brava, eccomi, sono girata come volevi tu.
Elena si avvicinò a un tavolino e tornò con una bacinella, una spugnetta e un asciugamano. Immerse la spugnetta nella bacinella e lavò con cura le natiche frementi di Patrizia, che nel frattempo, sdraiandosi sul letto aveva girato la faccia verso la porta, di modo che io riuscii a vedere bene la sua espressione beata mentre la donna le passava le mani sul culetto. L’operazione andò avanti forse per un paio di minuti, poi Elena la asciugò per bene.
- Ora sta ancora lì ferma che mettiamo un po’ di borotalco.
- Mettimene tanto, lo sai che mi piace.
- So io quanto metterne, non essere insistente.
Elena spruzzò del borotalco sul culetto di Patrizia e cominciò a spargerlo sulle natiche, poi sulle cosce, indugiando sapientemente tra le fessure dell'inguine e su quella anale. Patrizia lasciava fare, aveva sul volto un'espressione radiosa, ogni tanto socchiudeva gli occhi ed emetteva un mugolio di piacere. Era evidente che cercava di controllarsi, forse Elena non gli consentiva di lasciarsi andare, senza dubbio era lei a condurre il gioco. Dopo un po' le carezze terminarono, Elena posò il borotalco e disse:
- Bene. Abbiamo finito.
A quel punto Patrizia balzò a sedere sul letto e la guardò con aria supplice. Sembrava volesse dire qualcosa ma non osasse. Elena sorrise, era la prima volta, e le disse, con tono leggermente più dolce:
- Lo so, lo so, il bacino. Sei stata abbastanza brava, voglio accontentarti.
Si sedette sul letto e la invitò a venire in braccio a lei. Patrizia non aspettava altro:
- Ah, sì, sì.
La voce era quasi affannata, evidentemente non vedeva l'ora. Si sedette, nuda com'era, sulle gambe di lei, avvicinò la bocca alla sua, gli occhi socchiusi in un'espressione estatica e stringendosi forte. Questo bacino doveva davvero essere desiderato visto che durò quasi due minuti. Ogni volta che Elena accennava a staccarsi, Patrizia si stringeva ancora mugolando e Elena lasciava fare. Quando Patrizia infine accettò il distacco si vide chiaramente che doveva avere urgente bisogno di rifiatare, se no avrebbe continuato. Rimase in braccio a lei, respirando a fatica e guardandola adorante, umile e sottomessa.
Elena la guardò negli occhi, la solita espressione severa, poi disse:
- E ora? Vuoi dirmi ancora qualcosa?
- Posso lavarti il sederino?
Il tono era più che umile, proprio supplichevole.
Elena assunse un'aria infastidita e, con tono ancora più severo del solito disse:
- Ma insomma, non ti basta mai, sei proprio una ragazzina viziata!
Patrizia sembrò quasi spaventata e disse, piagnucolando:
- Ti prego, ti prego, avevi promesso che se fossi stata brava me lo avresti permesso. Ho fatto tutto quello che mi hai detto, ti supplico, sii buona.
- Ci tieni proprio tanto?
- Sììììììì.
- E va bene. E' vero che sei stata brava, ancora per stasera te lo concedo. Prendi la bacinella intanto che mi svesto.
- Oh, sì, sì, grazie, grazie.
Elena si sfilò prima le mutandine, poi la camicetta. A vederla nuda ebbi un turbamento: era splendida: alta, magra, un seno magnifico, un sedere a mandolino, due gambe praticamente perfette. Non un filo di cellulite, una pelle che, anche a distanza, si indovinava liscia e vellutata. Si sdraiò a pancia in giù, il viso indifferente, ben consapevole dell'effetto che doveva produrre su Patrizia, la quale, bacinella in mano, si fermò ad osservarla dicendole, con tono adorante:
- Sei stupenda, vorrei tanto essere come te.
- Niente commenti, su muoviti, che voglio finire in fretta.
Patrizia si avvicinò esitante e le sfiorò le natiche con la spugnetta bagnata. I movimenti erano lenti, esitanti, sembrava quasi temesse di rovinare tanto splendore. La asciugò con leggerezza, asperse un po' di borotalco, glielo passò lievemente sul sederino quando, improvvisamente, Elena si alzò in piedi, la strinse a sé e la baciò furiosamente sulla bocca. Poi le sfilò di mano il barattolo di borotalco e le disse, con la solita espressione dura:
- Lascia fare a me, ti faccio vedere io come si fa.
La stese sul letto (Patrizia lasciò fare con espressione estatica, rapita, si vedeva bene che non aspettava che si arrivasse a quello), la spruzzò di borotalco sul seno, sulla pancia, sul sesso. Poi cominciò a carezzare con foga quel corpo fremente che sotto le sue mani si contorceva. Ormai Patrizia capiva che era il momento di lasciarsi andare e lo fece, i suoi mugolii si fecero intensi, il respiro breve, affannato, ogni tanto una parola:
- Mmmm, siiii, siiiiiiii, che belloooo, come sei bravaaaaaa,, ancoraaa….., ancoraaa, siiii.
Elena, quando le posò la mano sul monte di Venere, cominciò a baciarla sulla bocca. Il doppio contatto, la mano sul sesso e la lingua tra le sue labbra, produsse su Patrizia un effetto dirompente. Letteralmente cominciò a sussultare sul letto, facendo leva coi piedi, era letteralmente impazzita dal piacere, si dimenava in tutte le direzioni, non riusciva a tenere la bocca attaccata a quella della sua padrona, la quale dovette bloccarle il viso con la mano libera e imporle ancora il contatto. Durò forse due minuti, Patrizia, con un gesto disperato, liberò la bocca e urlò tutto il suo piacere:
- Sììììììììì, sìììììììììììììììì, oddio, oddio, oddioooooo, come godoooooooo………
Elena lasciò che si riprendesse e si calmasse, poi, con dolcezza, la mise sotto le coperte, gliele rimboccò bene e si rivestì. Si avvicinò ancora al letto, le diede un bacino lieve sulle labbra e si diresse verso la porta. Solo allora mi ricordai che sulla porta avrebbe trovato me. Cercai di allontanarmi ma lei era già sulla soglia, evidentemente capì che avevo visto tutto poiché con un sorriso malizioso disse ad alta voce, in modo da farsi sentire da Patrizia:
- Buonasera, serve qualcosa?
Patrizia, dal suo letto disse:
- Elena? Chi c'è lì con te?
- La signora Adriana.
- Falla entrare.
Il tono di Patrizia era seccato, Elena, con un sorriso beffardo mi invitò ad entrare e si dileguò chiudendo la porta.
Patrizia si sedette sul letto e mi domandò, anche lei, se avessi bisogno di qualcosa, ma in modo piuttosto sgarbato. Dissi che non avevo bisogno di nulla, che stavo andando a dormire ma lei mi interruppe:
- Hai visto tutto, vero?
Lo disse in tono di sfida e io, che ero irritata di essere stata colta in fallo come una scolaretta, decisi di raccogliere la sfida:
- Per forza, hai lasciato la porta aperta.
- E’ l’abitudine, stasera non abbiamo pensato che c’eri tu.
- Dovete stare più attente, cosa vuoi che ti dica. Comunque sì, ho visto tutto, e ti dirò anche che ho una mezza intenzione di parlarne con tua madre!
- Ottima idea, solo dovrai aspettare un po'. Adesso la mamma è occupata con Elena, anche a lei piacciono questi giochini. E quando li sta facendo non ama essere disturbata.
Rimasi senza parole, queste parole mi disarmarono. Mi sentivo arrabbiata, turbata, ma anche piuttosto eccitata da quanto avevo visto. Patrizia mi guardava con un sorriso canzonatorio, senza minimamente cercare di nascondere le sue nudità, sentiva di avermi sconfitto. Allora, improvvisamente, prima ancora di rendermene conto, dissi con durezza:
- Su, girati a pancia in giù, che laviamo questo sederino.
Il sorriso di Patrizia passò in un attimo da canzonatorio a piacevolmente incredulo. Si mise istantaneamente nella posizione prescritta e, mentre io stavo andando a prendere la bacinella, in tono umile, quasi supplice, mi disse:
- Poi però anche tu ti lascerai fare…
- Vedremo! Comportati bene se no niente bacini…..
Adriana
Era stata, come sempre, una cena ottima, a cui era presente anche Patrizia, la figlia di Luisa, una bella ragazza di 22 anni. Nel dopo cena ci ritirammo nel salottino e chiacchierammo un po’, fino a che Elena, la cameriera che ci aveva servito la cena, una bella donna di circa 35 anni, venne a chiedere a Luisa il permesso di ritirarsi. A quel punto Patrizia disse che anche lei voleva andare a letto, ci salutò e si diresse verso la sua camera. Io rimasi ancora qualche minuto a parlare con la mia amica, ma ero davvero stanca, mi scusai con Luisa, la salutai e mi avviai per raggiungere la mia camera. Percorrendo il corridoio vidi una porta leggermente aperta e, attraverso la fessura, vidi che Patrizia era sdraiata sul letto, girata di fianco, appoggiata sul gomito sinistro, completamente nuda a parte le mutandine di colore bianco, molto semplici. Mi dava la schiena e quindi potevo osservarla senza essere vista. Sembrava in attesa di qualcosa, un qualcosa che si materializzò subito: Elena. Indossava una camicetta da notte azzurra che le arrivava fino ai fianchi e un paio di mutandine nere. Attraverso il velo sottile del tessuto si intravedeva un seno generoso e sodo. L'espressione era severa, avvicinandosi a Patrizia cominciò subito a sfilarle lo slippino e dicendole, in tono per nulla dolce:
- Ecco qui la mia topina. Come andiamo stasera?
Patrizia si lasciò sfilare docilmente le mutandine e dal tono di voce con cui rispose sembrava ansiosa, quasi fosse timorosa di contrariarla:
- Bene, grazie. Quando sono qui con te sto bene, lo sai. Se sarò brava potrò darti un bacino?
- Vedremo: se ti comporterai bene. Su ora girati a pancia in giù, che laviamo questo sederino.
- Poi però anche tu ti lascerai fare…
- Ho detto che vedremo! Comportati bene se no niente bacini!
- No, no, sto brava, eccomi, sono girata come volevi tu.
Elena si avvicinò a un tavolino e tornò con una bacinella, una spugnetta e un asciugamano. Immerse la spugnetta nella bacinella e lavò con cura le natiche frementi di Patrizia, che nel frattempo, sdraiandosi sul letto aveva girato la faccia verso la porta, di modo che io riuscii a vedere bene la sua espressione beata mentre la donna le passava le mani sul culetto. L’operazione andò avanti forse per un paio di minuti, poi Elena la asciugò per bene.
- Ora sta ancora lì ferma che mettiamo un po’ di borotalco.
- Mettimene tanto, lo sai che mi piace.
- So io quanto metterne, non essere insistente.
Elena spruzzò del borotalco sul culetto di Patrizia e cominciò a spargerlo sulle natiche, poi sulle cosce, indugiando sapientemente tra le fessure dell'inguine e su quella anale. Patrizia lasciava fare, aveva sul volto un'espressione radiosa, ogni tanto socchiudeva gli occhi ed emetteva un mugolio di piacere. Era evidente che cercava di controllarsi, forse Elena non gli consentiva di lasciarsi andare, senza dubbio era lei a condurre il gioco. Dopo un po' le carezze terminarono, Elena posò il borotalco e disse:
- Bene. Abbiamo finito.
A quel punto Patrizia balzò a sedere sul letto e la guardò con aria supplice. Sembrava volesse dire qualcosa ma non osasse. Elena sorrise, era la prima volta, e le disse, con tono leggermente più dolce:
- Lo so, lo so, il bacino. Sei stata abbastanza brava, voglio accontentarti.
Si sedette sul letto e la invitò a venire in braccio a lei. Patrizia non aspettava altro:
- Ah, sì, sì.
La voce era quasi affannata, evidentemente non vedeva l'ora. Si sedette, nuda com'era, sulle gambe di lei, avvicinò la bocca alla sua, gli occhi socchiusi in un'espressione estatica e stringendosi forte. Questo bacino doveva davvero essere desiderato visto che durò quasi due minuti. Ogni volta che Elena accennava a staccarsi, Patrizia si stringeva ancora mugolando e Elena lasciava fare. Quando Patrizia infine accettò il distacco si vide chiaramente che doveva avere urgente bisogno di rifiatare, se no avrebbe continuato. Rimase in braccio a lei, respirando a fatica e guardandola adorante, umile e sottomessa.
Elena la guardò negli occhi, la solita espressione severa, poi disse:
- E ora? Vuoi dirmi ancora qualcosa?
- Posso lavarti il sederino?
Il tono era più che umile, proprio supplichevole.
Elena assunse un'aria infastidita e, con tono ancora più severo del solito disse:
- Ma insomma, non ti basta mai, sei proprio una ragazzina viziata!
Patrizia sembrò quasi spaventata e disse, piagnucolando:
- Ti prego, ti prego, avevi promesso che se fossi stata brava me lo avresti permesso. Ho fatto tutto quello che mi hai detto, ti supplico, sii buona.
- Ci tieni proprio tanto?
- Sììììììì.
- E va bene. E' vero che sei stata brava, ancora per stasera te lo concedo. Prendi la bacinella intanto che mi svesto.
- Oh, sì, sì, grazie, grazie.
Elena si sfilò prima le mutandine, poi la camicetta. A vederla nuda ebbi un turbamento: era splendida: alta, magra, un seno magnifico, un sedere a mandolino, due gambe praticamente perfette. Non un filo di cellulite, una pelle che, anche a distanza, si indovinava liscia e vellutata. Si sdraiò a pancia in giù, il viso indifferente, ben consapevole dell'effetto che doveva produrre su Patrizia, la quale, bacinella in mano, si fermò ad osservarla dicendole, con tono adorante:
- Sei stupenda, vorrei tanto essere come te.
- Niente commenti, su muoviti, che voglio finire in fretta.
Patrizia si avvicinò esitante e le sfiorò le natiche con la spugnetta bagnata. I movimenti erano lenti, esitanti, sembrava quasi temesse di rovinare tanto splendore. La asciugò con leggerezza, asperse un po' di borotalco, glielo passò lievemente sul sederino quando, improvvisamente, Elena si alzò in piedi, la strinse a sé e la baciò furiosamente sulla bocca. Poi le sfilò di mano il barattolo di borotalco e le disse, con la solita espressione dura:
- Lascia fare a me, ti faccio vedere io come si fa.
La stese sul letto (Patrizia lasciò fare con espressione estatica, rapita, si vedeva bene che non aspettava che si arrivasse a quello), la spruzzò di borotalco sul seno, sulla pancia, sul sesso. Poi cominciò a carezzare con foga quel corpo fremente che sotto le sue mani si contorceva. Ormai Patrizia capiva che era il momento di lasciarsi andare e lo fece, i suoi mugolii si fecero intensi, il respiro breve, affannato, ogni tanto una parola:
- Mmmm, siiii, siiiiiiii, che belloooo, come sei bravaaaaaa,, ancoraaa….., ancoraaa, siiii.
Elena, quando le posò la mano sul monte di Venere, cominciò a baciarla sulla bocca. Il doppio contatto, la mano sul sesso e la lingua tra le sue labbra, produsse su Patrizia un effetto dirompente. Letteralmente cominciò a sussultare sul letto, facendo leva coi piedi, era letteralmente impazzita dal piacere, si dimenava in tutte le direzioni, non riusciva a tenere la bocca attaccata a quella della sua padrona, la quale dovette bloccarle il viso con la mano libera e imporle ancora il contatto. Durò forse due minuti, Patrizia, con un gesto disperato, liberò la bocca e urlò tutto il suo piacere:
- Sììììììììì, sìììììììììììììììì, oddio, oddio, oddioooooo, come godoooooooo………
Elena lasciò che si riprendesse e si calmasse, poi, con dolcezza, la mise sotto le coperte, gliele rimboccò bene e si rivestì. Si avvicinò ancora al letto, le diede un bacino lieve sulle labbra e si diresse verso la porta. Solo allora mi ricordai che sulla porta avrebbe trovato me. Cercai di allontanarmi ma lei era già sulla soglia, evidentemente capì che avevo visto tutto poiché con un sorriso malizioso disse ad alta voce, in modo da farsi sentire da Patrizia:
- Buonasera, serve qualcosa?
Patrizia, dal suo letto disse:
- Elena? Chi c'è lì con te?
- La signora Adriana.
- Falla entrare.
Il tono di Patrizia era seccato, Elena, con un sorriso beffardo mi invitò ad entrare e si dileguò chiudendo la porta.
Patrizia si sedette sul letto e mi domandò, anche lei, se avessi bisogno di qualcosa, ma in modo piuttosto sgarbato. Dissi che non avevo bisogno di nulla, che stavo andando a dormire ma lei mi interruppe:
- Hai visto tutto, vero?
Lo disse in tono di sfida e io, che ero irritata di essere stata colta in fallo come una scolaretta, decisi di raccogliere la sfida:
- Per forza, hai lasciato la porta aperta.
- E’ l’abitudine, stasera non abbiamo pensato che c’eri tu.
- Dovete stare più attente, cosa vuoi che ti dica. Comunque sì, ho visto tutto, e ti dirò anche che ho una mezza intenzione di parlarne con tua madre!
- Ottima idea, solo dovrai aspettare un po'. Adesso la mamma è occupata con Elena, anche a lei piacciono questi giochini. E quando li sta facendo non ama essere disturbata.
Rimasi senza parole, queste parole mi disarmarono. Mi sentivo arrabbiata, turbata, ma anche piuttosto eccitata da quanto avevo visto. Patrizia mi guardava con un sorriso canzonatorio, senza minimamente cercare di nascondere le sue nudità, sentiva di avermi sconfitto. Allora, improvvisamente, prima ancora di rendermene conto, dissi con durezza:
- Su, girati a pancia in giù, che laviamo questo sederino.
Il sorriso di Patrizia passò in un attimo da canzonatorio a piacevolmente incredulo. Si mise istantaneamente nella posizione prescritta e, mentre io stavo andando a prendere la bacinella, in tono umile, quasi supplice, mi disse:
- Poi però anche tu ti lascerai fare…
- Vedremo! Comportati bene se no niente bacini…..
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