Situations
di
DukeGB
genere
masturbazione
– Mi passi l’asciugamanone?
La voce un po’ stridula di Alberta sovrasta leggermente l’audio del piccolo stereo mp3.
Afferrato al volo il morbidoso asciugamanone mi precipito al piccolo bagno a porgerglielo. È lì con il braccio che spunta dal telo della doccia.
– Perché non esci? Davanti c’è un asciugamano pulito per terra, e stai più comoda. Non ti vergognerai di me spero?
– Guarda che ne ho già viste di donne nude. Aggiungo rapido.
– Non mi scandalizzo mica nel vedere anche te.
– E poi se vuoi ti aiuto per la schiena.
Forse è quest’ultima affermazione che la fa decidere, vedo scostarsi il lungo telo di plastica e lei esce con una mano poggiata sul sesso a nascondersi pudicamente e l’altro braccio a coprire i capezzoli. È alquanto impacciata e non si accorge di non aver coperto bene il primo che spunta orgoglioso da sotto al braccio.
Le passo una mano dietro alla schiena obbligandola a girarsi di spalle, lei si lascia guidare docilmente acquistando fiducia in me.
Lentamente con il morbido asciugamano inizio ad asciugargli la schiena. La tiene un po’ incurvata in avanti, quasi timorosa potessi vedere qualcosa. Non voglio asciugarla troppo in fretta, voglio che prenda confidenza con le mie mani, che apprezzi come scorrono con quel poco di morbido tessuto che le separa dalla sua pelle, voglio che le accetti quando il movimento, per caso va un po’ oltre.
È così, per il suo delizioso culetto assai sodo che dapprima sfioro, stando con i passaggi al limite delle sue reni. Ed inizio con qualche passata ad arrivare su di una chiappa, ma non dico niente come fossi concentrato sull’asciugatura.
Dopo altri passaggi eccomi ad andare oltre sull’altra chiappa, e lì accenno un timido:
– Oops, scusa. A cui lei non risponde, conscia che è proprio inavvertitamente che è successo.
Dopo pochi secondi però commento:
– Carino però… Lasciando a mezz’aria l’interrogazione che ha il compito di forzarla a chiedermi:
– Che cosa?
– Il tuo culettino.
Rispondo io, mentre con una lenta passata avvolgo le due chiappe.
– Carino come si muove. Aggiungo dopo un po’.
– Vien voglia di mordicchiarlo.
Lei ride sommessamente.
Ed io ripasso ancora, indugiando a lungo tra una parte e l’altra. Lei non si discosta e non accenna a niente, accettando quel mio sfregamento. A questo punto azzardo una toccata con la mano, inebriandola prima però di parole, che hanno il compito di distrarre la sua attenzione.
E mentre le dico:
– Ce l’hai bello sodo. Ma cos’è fai dei massaggi o usi qualche crema particolare?
La mia mano non più protetta dallo spessore dell’asciugamano le accarezza una chiappa, stringendola leggermente, come a pizzicarla lievemente per poi passare all’altra, mentre lei troppo occupata a rispondermi non pensa a farmi smettere il “toccacciamento”.
– No no, non faccio massaggi, non uso nessuna crema. Risponde velocemente.
Oramai il contatto lo sente da un po’ e continuando a massaggiare le chiedo altro.
– Sai che qualche anno fa ho fatto un corso di massaggio? Pensa è durato ben 8 mesi per circa tre volte alla settimana. L’insegnante mi aveva detto che ho la fortuna di avere le mani calde e già questo è un vantaggio per il massaggiatore. Lo senti il calore delle mie mani?
– Si. Risponde subito, quasi assecondandomi.
Subito aggiungo:
– Una volta se vuoi ti faccio un massaggio rilassante di quelli però che ti mandano in paradiso.
Lei non mi risponde, quasi timorosa di accettare subito.
– Cos’è non credi che ne sia capace? Le dico, mentre con le due mani salendo dalle reni le avvolgo a forma di cuore la schiena tutta, indugiando sul collo leggermente piegato in avanti.
– Lo senti che piacere dà un massaggio fatto bene?
La vedo accennare ad un sì con la testa. Allora cingendola con le braccia, con le mie mani a soffermarsi sulla sua pancia, l’attiro leggermente a me, mentre le dico sussurrando nell’orecchio:
– Non hai voglia ora di un bel massaggio fatto bene?, guarda che sono bravo, sai? Il momento ideale sarebbe giustappunto dopo fatto una bella doccia. E senza darle tregua:
– Adesso finisco di asciugarti, poi ti distendi sul bordo del letto e non devi più pensare a niente, solo a stare bene, ti va?
– Si. Risponde in un sussurro.
Stringendola un po’ più a me le mie mani varcano i confini del suo pancino, faccio salire quella sinistra a sfiorarle il seno mentre con la destra arrivo ad accarezzare il pelo sopra al pube. La mia bocca le sfiora il collo ed in questo frangente lei si abbandona inclinando la testa all’indietro sulla mia spalla. Non aspettavo altro. Le sussurro dei vantaggi di un buon massaggio, dilungandomi sulle tecniche che ho imparato a suo tempo, mentre le mie mani non stanno ferme, continuano ad accarezzarle il pancino e sfiorarle sempre di più il seno ed avvicinarsi sempre più giù verso la sua fessurina.
La vedo respirare a bocca aperta segno che le sta piacendo il trattamento e fattomi coraggio, risalendo con l’altra mano lentamente, di colpo le afferro i seni massaggiandoglieli entrambi delicatamente. Sento la sua testa poggiare ancor più sulla mia spalla, segno che sta apprezzando quel mio accarezzamento, al che dopo parecchi movimenti rotatori le mormoro all’orecchio:
– Girati ora che ti devo asciugare anche davanti, lascia fare a me, faccio tutto io.
Docile ed accondiscendente si gira offrendosi tutta alla mia vista.
Finalmente posso osservare meglio il corpicino di Alberta, una ragazzotta non bella ma neanche brutta, una trentina d’anni passati da poco, conosciuta in quella grande azienda milanese ove anch’io lavoro.
Non ha il fisico della modella ma il suo bel seno, quasi una terza dalla bella forma piena, compensa dei fianchi un po’ larghi ove spicca la folta peluria scura del suo pube. Inginocchiatomi davanti a lei le asciugo velocemente i fianchi per poi arrivare sul pancino che percorro con molta lentezza. Voglio che capisca che rallento così per poi arrivare con delicatezza alla ciliegina,
alla prugnettina, penserete voi.
E va bene ve lo concedo, passo subito alle gambe asciugandole risalendo dalle caviglie dapprima il lato anteriore e quello posteriore quindi quelli esterni di tutt’e due, poi fattole allargare le gambe risalgo da una lentamente tenendo solo un piccolo lembo dell’asciugamano tra la sua pelle e la mia mano. Voglio che senta il mio tocco, il mio sfioramento.
Lei ha appoggiato la mano destra alla mia spalla per tenersi. Con la mano sinistra le cingo la sua coscia destra mentre risalgo dal polpaccio lentamente andando sempre più su ad ogni passata. La mano tiene un angolo dell’asciugamano mentre il pollice tenuto leggermente teso inizia ad avvicinarsi pericolosamente alla sua fessurina. Ancora una passata e come inavvertitamente il mio pollice le sfiora decisamente le labbra.
Sento una leggera stretta della sua mano alla spalla, e ricomincio la passata del basso verso l’alto, prolungando oltre i tempi di una normale asciugatura, ma oramai quegli attimi hanno fatto perdere la coscienza del tempo ad entrambi. Altre due passate ed il mio pollice indugia un po’ di più sulla fessurina, la sua mano stringe ancor più di prima la mia spalla.
Passo all’altra gamba, ma stavolta la mia mano destra cinge l’alto della sua coscia con le dita che passano sotto la piega della chiappa, il tutto fatto come fosse casuale. La mano sinistra, con un piccolo lembo d’asciugamano risale in varie passate, ed è quando si avvicina al suo sesso che Alberta appoggia anche l’altra mano alla mia spalla.
È fatta penso, le sta piacendo, e sta aspettando il resto.
Con una lentezza esasperante risalgo l’interno della sua coscia. Sento le sue mani tremare sulle mie spalle. Risalgo fin quasi in cima e quando lì, lascio che il mio pollice entri inavvertitamente in contatto con le sue labbra, sento le sue mani stringermi le spalle, non scendo con la mano sinistra, la tengo lì mentre con il mio pollice le solletico avanti ed indietro le sue labbra cercandovi il passaggio.
Con la mano destra giro ancor più sotto l’attaccatura della sua chiappa a sfiorare l’altra mia mano. Con il mio indice ripasso laddove il mio pollice si allontana, oramai la sensazione che sente non è più casuale ma è continua, e la stretta delle sue mani alle mie spalle me lo conferma.
Ma voglio che rimanga un po’ a bocca asciutta. Tolgo di colpo le mani mentre mi rialzo, la stringo leggermente mentre le mormoro all’orecchio, vieni, andiamo di là che facciamo il massaggio. Voglio tenerla in questo stato di semi incoscienza ed è con estrema lentezza e tenendola stretta a me che ci incamminiamo nella stanza poco distante.
La faccio dapprima sedere sull’alto lettone, quindi rivolgendo la testa ai piedi del letto, adagiarsi prona, mentre le distendo delicatamente le braccia ai fianchi.
Tenendo sempre una mano aperta in contatto con il suo corpo, a sfiorarlo, le mormoro di lasciarsi andare, di diventare un tutt’uno con la sua pelle, laddove sentirà il mio tocco. Un lieve bacio appena sotto l’orecchio le crea quel piccolo brivido che intravvedo e mi fa capire che è in giusta temperatura.
Dapprima con lievi sfregamenti su tutta la sua schiena come a riscaldarla, poi scendendo sulle reni con passaggi più marcati, in vari minuti completo la parte dorsale sulla quale non mi voglio troppo dilungare, sapendo che sta aspettando ben altri tocchi. Passando alle gambe, le afferro la destra e la apro leggermente.
L’interno cosce mi svela in tutta la sua bellezza la riga più scura della sua fessurina.
Partendo dalle caviglie in movimenti come a spirale, risalgo sin verso il fine coscia sin quasi a sfiorarle il sesso. Non noto niente sul suo volto, così proseguo, ripetendo il passaggio ma rallentando vistosamente dal ginocchio in poi, voglio che senta quei pochi centimetri come percorsi quasi a fatica come ad aspettare la sua voglia del mio finire proprio lì.
È solo dopo tre passate che noto le sue palpebre chiuse tremolare mentre la bocca le si apre per respirare, segno della tensione e dell’eccitazione che sta vivendo. È al termine della terza passata con l’indice che le sfiora la fessurina che noto la sua bocca che si apre un po’ di più. Rapido ripeto un’altra risalita e giunto al termine l’indice indugia ancor più sul suo sesso. Noto la sua mano stringere il lenzuolo, rieffettuo un’altra passata ed ancor più lentamente risalgo l’ultima parte della coscia.
La vedo contrarre i muscoli delle gambe segno che l’eccitazione aumenta, così al contatto del mio indice con il suo sesso rimango ad indugiarvi percorrendolo e forzandolo ad aprirsi. Mentre la mano sinistra le massaggia l’esterno della coscia, la mia destra le ha aperto per bene la sua fessurina ed appoggiandovi il mio indice questo quasi vi sparisce dentro dal tanto che l’interno labbra è umettato. Rimango a lungo a massaggiare l’interno sin quando vedendo il suo respiro farsi affannoso, spingendo con le altre dita la coscia ad aprirsi ancor più, le entro dentro con tutto il pollice d’un sol colpo, scivolando sin dentro il suo più profondo.
Il caldo accogliente del suo sesso mi avvolge il pollice che prendo ad agitare lentamente accarezzandogli la zona del suo punto g. Ben presto sento un gemito uscirle dalle labbra semiaperte, subito seguito da altri mentre la mia mano aumentando il ritmo si richiude come una conchiglia con le dita a coprirgli completamente il pube.
Oramai i suoi gemiti sono alquanto forti ed il mio pollice e le mie dita le massaggiano sia l’interno che l’esterno stringendo il tutto per farle sentire maggiormente le movenze del contatto. Vedo che inizia ad avere spasmi, a quel punto estraendo rapido il mio pollice la giro velocemente penetrandola subito con due dita mentre il mio braccio sinistro passato dietro la sua schiena la spinge a stringersi a me. Ed è con la sua testa nascosta tra al piega della mia spalla che la sento godere quasi a gridare, mentre il suo corpo è scosso dai spasmi del godimento.
Al termine rimango dentro a lungo sino a sentire il suo respiro che oramai si è normalizzato, ed estraendo lentamente le dita, la vedo aprire gli occhi, al che guardandola fissa nelle pupille porgo alla sua bocca le mie dita intrise dei suoi umori. Li lecca a lungo mentre fissi ci guardiamo nel profondo sino a quando tolto le dita la bacio a bocca piena condividendo con lei il suo intimo sapore.
La voce un po’ stridula di Alberta sovrasta leggermente l’audio del piccolo stereo mp3.
Afferrato al volo il morbidoso asciugamanone mi precipito al piccolo bagno a porgerglielo. È lì con il braccio che spunta dal telo della doccia.
– Perché non esci? Davanti c’è un asciugamano pulito per terra, e stai più comoda. Non ti vergognerai di me spero?
– Guarda che ne ho già viste di donne nude. Aggiungo rapido.
– Non mi scandalizzo mica nel vedere anche te.
– E poi se vuoi ti aiuto per la schiena.
Forse è quest’ultima affermazione che la fa decidere, vedo scostarsi il lungo telo di plastica e lei esce con una mano poggiata sul sesso a nascondersi pudicamente e l’altro braccio a coprire i capezzoli. È alquanto impacciata e non si accorge di non aver coperto bene il primo che spunta orgoglioso da sotto al braccio.
Le passo una mano dietro alla schiena obbligandola a girarsi di spalle, lei si lascia guidare docilmente acquistando fiducia in me.
Lentamente con il morbido asciugamano inizio ad asciugargli la schiena. La tiene un po’ incurvata in avanti, quasi timorosa potessi vedere qualcosa. Non voglio asciugarla troppo in fretta, voglio che prenda confidenza con le mie mani, che apprezzi come scorrono con quel poco di morbido tessuto che le separa dalla sua pelle, voglio che le accetti quando il movimento, per caso va un po’ oltre.
È così, per il suo delizioso culetto assai sodo che dapprima sfioro, stando con i passaggi al limite delle sue reni. Ed inizio con qualche passata ad arrivare su di una chiappa, ma non dico niente come fossi concentrato sull’asciugatura.
Dopo altri passaggi eccomi ad andare oltre sull’altra chiappa, e lì accenno un timido:
– Oops, scusa. A cui lei non risponde, conscia che è proprio inavvertitamente che è successo.
Dopo pochi secondi però commento:
– Carino però… Lasciando a mezz’aria l’interrogazione che ha il compito di forzarla a chiedermi:
– Che cosa?
– Il tuo culettino.
Rispondo io, mentre con una lenta passata avvolgo le due chiappe.
– Carino come si muove. Aggiungo dopo un po’.
– Vien voglia di mordicchiarlo.
Lei ride sommessamente.
Ed io ripasso ancora, indugiando a lungo tra una parte e l’altra. Lei non si discosta e non accenna a niente, accettando quel mio sfregamento. A questo punto azzardo una toccata con la mano, inebriandola prima però di parole, che hanno il compito di distrarre la sua attenzione.
E mentre le dico:
– Ce l’hai bello sodo. Ma cos’è fai dei massaggi o usi qualche crema particolare?
La mia mano non più protetta dallo spessore dell’asciugamano le accarezza una chiappa, stringendola leggermente, come a pizzicarla lievemente per poi passare all’altra, mentre lei troppo occupata a rispondermi non pensa a farmi smettere il “toccacciamento”.
– No no, non faccio massaggi, non uso nessuna crema. Risponde velocemente.
Oramai il contatto lo sente da un po’ e continuando a massaggiare le chiedo altro.
– Sai che qualche anno fa ho fatto un corso di massaggio? Pensa è durato ben 8 mesi per circa tre volte alla settimana. L’insegnante mi aveva detto che ho la fortuna di avere le mani calde e già questo è un vantaggio per il massaggiatore. Lo senti il calore delle mie mani?
– Si. Risponde subito, quasi assecondandomi.
Subito aggiungo:
– Una volta se vuoi ti faccio un massaggio rilassante di quelli però che ti mandano in paradiso.
Lei non mi risponde, quasi timorosa di accettare subito.
– Cos’è non credi che ne sia capace? Le dico, mentre con le due mani salendo dalle reni le avvolgo a forma di cuore la schiena tutta, indugiando sul collo leggermente piegato in avanti.
– Lo senti che piacere dà un massaggio fatto bene?
La vedo accennare ad un sì con la testa. Allora cingendola con le braccia, con le mie mani a soffermarsi sulla sua pancia, l’attiro leggermente a me, mentre le dico sussurrando nell’orecchio:
– Non hai voglia ora di un bel massaggio fatto bene?, guarda che sono bravo, sai? Il momento ideale sarebbe giustappunto dopo fatto una bella doccia. E senza darle tregua:
– Adesso finisco di asciugarti, poi ti distendi sul bordo del letto e non devi più pensare a niente, solo a stare bene, ti va?
– Si. Risponde in un sussurro.
Stringendola un po’ più a me le mie mani varcano i confini del suo pancino, faccio salire quella sinistra a sfiorarle il seno mentre con la destra arrivo ad accarezzare il pelo sopra al pube. La mia bocca le sfiora il collo ed in questo frangente lei si abbandona inclinando la testa all’indietro sulla mia spalla. Non aspettavo altro. Le sussurro dei vantaggi di un buon massaggio, dilungandomi sulle tecniche che ho imparato a suo tempo, mentre le mie mani non stanno ferme, continuano ad accarezzarle il pancino e sfiorarle sempre di più il seno ed avvicinarsi sempre più giù verso la sua fessurina.
La vedo respirare a bocca aperta segno che le sta piacendo il trattamento e fattomi coraggio, risalendo con l’altra mano lentamente, di colpo le afferro i seni massaggiandoglieli entrambi delicatamente. Sento la sua testa poggiare ancor più sulla mia spalla, segno che sta apprezzando quel mio accarezzamento, al che dopo parecchi movimenti rotatori le mormoro all’orecchio:
– Girati ora che ti devo asciugare anche davanti, lascia fare a me, faccio tutto io.
Docile ed accondiscendente si gira offrendosi tutta alla mia vista.
Finalmente posso osservare meglio il corpicino di Alberta, una ragazzotta non bella ma neanche brutta, una trentina d’anni passati da poco, conosciuta in quella grande azienda milanese ove anch’io lavoro.
Non ha il fisico della modella ma il suo bel seno, quasi una terza dalla bella forma piena, compensa dei fianchi un po’ larghi ove spicca la folta peluria scura del suo pube. Inginocchiatomi davanti a lei le asciugo velocemente i fianchi per poi arrivare sul pancino che percorro con molta lentezza. Voglio che capisca che rallento così per poi arrivare con delicatezza alla ciliegina,
alla prugnettina, penserete voi.
E va bene ve lo concedo, passo subito alle gambe asciugandole risalendo dalle caviglie dapprima il lato anteriore e quello posteriore quindi quelli esterni di tutt’e due, poi fattole allargare le gambe risalgo da una lentamente tenendo solo un piccolo lembo dell’asciugamano tra la sua pelle e la mia mano. Voglio che senta il mio tocco, il mio sfioramento.
Lei ha appoggiato la mano destra alla mia spalla per tenersi. Con la mano sinistra le cingo la sua coscia destra mentre risalgo dal polpaccio lentamente andando sempre più su ad ogni passata. La mano tiene un angolo dell’asciugamano mentre il pollice tenuto leggermente teso inizia ad avvicinarsi pericolosamente alla sua fessurina. Ancora una passata e come inavvertitamente il mio pollice le sfiora decisamente le labbra.
Sento una leggera stretta della sua mano alla spalla, e ricomincio la passata del basso verso l’alto, prolungando oltre i tempi di una normale asciugatura, ma oramai quegli attimi hanno fatto perdere la coscienza del tempo ad entrambi. Altre due passate ed il mio pollice indugia un po’ di più sulla fessurina, la sua mano stringe ancor più di prima la mia spalla.
Passo all’altra gamba, ma stavolta la mia mano destra cinge l’alto della sua coscia con le dita che passano sotto la piega della chiappa, il tutto fatto come fosse casuale. La mano sinistra, con un piccolo lembo d’asciugamano risale in varie passate, ed è quando si avvicina al suo sesso che Alberta appoggia anche l’altra mano alla mia spalla.
È fatta penso, le sta piacendo, e sta aspettando il resto.
Con una lentezza esasperante risalgo l’interno della sua coscia. Sento le sue mani tremare sulle mie spalle. Risalgo fin quasi in cima e quando lì, lascio che il mio pollice entri inavvertitamente in contatto con le sue labbra, sento le sue mani stringermi le spalle, non scendo con la mano sinistra, la tengo lì mentre con il mio pollice le solletico avanti ed indietro le sue labbra cercandovi il passaggio.
Con la mano destra giro ancor più sotto l’attaccatura della sua chiappa a sfiorare l’altra mia mano. Con il mio indice ripasso laddove il mio pollice si allontana, oramai la sensazione che sente non è più casuale ma è continua, e la stretta delle sue mani alle mie spalle me lo conferma.
Ma voglio che rimanga un po’ a bocca asciutta. Tolgo di colpo le mani mentre mi rialzo, la stringo leggermente mentre le mormoro all’orecchio, vieni, andiamo di là che facciamo il massaggio. Voglio tenerla in questo stato di semi incoscienza ed è con estrema lentezza e tenendola stretta a me che ci incamminiamo nella stanza poco distante.
La faccio dapprima sedere sull’alto lettone, quindi rivolgendo la testa ai piedi del letto, adagiarsi prona, mentre le distendo delicatamente le braccia ai fianchi.
Tenendo sempre una mano aperta in contatto con il suo corpo, a sfiorarlo, le mormoro di lasciarsi andare, di diventare un tutt’uno con la sua pelle, laddove sentirà il mio tocco. Un lieve bacio appena sotto l’orecchio le crea quel piccolo brivido che intravvedo e mi fa capire che è in giusta temperatura.
Dapprima con lievi sfregamenti su tutta la sua schiena come a riscaldarla, poi scendendo sulle reni con passaggi più marcati, in vari minuti completo la parte dorsale sulla quale non mi voglio troppo dilungare, sapendo che sta aspettando ben altri tocchi. Passando alle gambe, le afferro la destra e la apro leggermente.
L’interno cosce mi svela in tutta la sua bellezza la riga più scura della sua fessurina.
Partendo dalle caviglie in movimenti come a spirale, risalgo sin verso il fine coscia sin quasi a sfiorarle il sesso. Non noto niente sul suo volto, così proseguo, ripetendo il passaggio ma rallentando vistosamente dal ginocchio in poi, voglio che senta quei pochi centimetri come percorsi quasi a fatica come ad aspettare la sua voglia del mio finire proprio lì.
È solo dopo tre passate che noto le sue palpebre chiuse tremolare mentre la bocca le si apre per respirare, segno della tensione e dell’eccitazione che sta vivendo. È al termine della terza passata con l’indice che le sfiora la fessurina che noto la sua bocca che si apre un po’ di più. Rapido ripeto un’altra risalita e giunto al termine l’indice indugia ancor più sul suo sesso. Noto la sua mano stringere il lenzuolo, rieffettuo un’altra passata ed ancor più lentamente risalgo l’ultima parte della coscia.
La vedo contrarre i muscoli delle gambe segno che l’eccitazione aumenta, così al contatto del mio indice con il suo sesso rimango ad indugiarvi percorrendolo e forzandolo ad aprirsi. Mentre la mano sinistra le massaggia l’esterno della coscia, la mia destra le ha aperto per bene la sua fessurina ed appoggiandovi il mio indice questo quasi vi sparisce dentro dal tanto che l’interno labbra è umettato. Rimango a lungo a massaggiare l’interno sin quando vedendo il suo respiro farsi affannoso, spingendo con le altre dita la coscia ad aprirsi ancor più, le entro dentro con tutto il pollice d’un sol colpo, scivolando sin dentro il suo più profondo.
Il caldo accogliente del suo sesso mi avvolge il pollice che prendo ad agitare lentamente accarezzandogli la zona del suo punto g. Ben presto sento un gemito uscirle dalle labbra semiaperte, subito seguito da altri mentre la mia mano aumentando il ritmo si richiude come una conchiglia con le dita a coprirgli completamente il pube.
Oramai i suoi gemiti sono alquanto forti ed il mio pollice e le mie dita le massaggiano sia l’interno che l’esterno stringendo il tutto per farle sentire maggiormente le movenze del contatto. Vedo che inizia ad avere spasmi, a quel punto estraendo rapido il mio pollice la giro velocemente penetrandola subito con due dita mentre il mio braccio sinistro passato dietro la sua schiena la spinge a stringersi a me. Ed è con la sua testa nascosta tra al piega della mia spalla che la sento godere quasi a gridare, mentre il suo corpo è scosso dai spasmi del godimento.
Al termine rimango dentro a lungo sino a sentire il suo respiro che oramai si è normalizzato, ed estraendo lentamente le dita, la vedo aprire gli occhi, al che guardandola fissa nelle pupille porgo alla sua bocca le mie dita intrise dei suoi umori. Li lecca a lungo mentre fissi ci guardiamo nel profondo sino a quando tolto le dita la bacio a bocca piena condividendo con lei il suo intimo sapore.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Amore Platonico
Commenti dei lettori al racconto erotico