Le 3 dimonie di San Pietroburgo
di
L'iperbolico D'Annunzio
genere
orge
Esistono creature ignote al genere umano, esseri che per il quieto vivere di tutti è meglio che restino celati. Nei secoli hanno imparato a convivere col mondo dominato dagli esseri umani rimanendo nell'ombra traendo comunque tutto ciò di cui avevano bisogno. Nel medioevo e nel rinascimento sono stati sterminati dalla Chiesa e dagli uomini rimanendo oggi qualche centinaio di migliaia sparsi in giro per il mondo, soprattutto tra l'Europa del Nord, la Russia e il Canada. Sostanzialmente per vivere hanno bisogno di tre cose: il buio, il freddo e il sangue, meglio se umano perchè più nutriente. Prima del XVI Secolo esistevano parimenti individui di sesso maschile e femminile ma l'intensificarsi della loro cacciata ai danni del primo sesso, ha reso possibile solo la sopravvivenza del genere femminile e di qualche esemplare maschile più unico che raro. Tecnicamente sono esseri che a meno che non giunga un forte trauma come un colpo di freccia, pistola o coltello in uno degli organi vitali come cuore o cervello, non rendono facilmente la vita al loro signore, il Demonio: restando su questa Terra per moltissimi secoli. C'è chi li chiamerebbe Vampiri che sostanzialmente non è del tutto sbagliato, se non fossero i primi stati creati dalla fantasia umana forse un po' influenzata da questi esseri di cui vi racconto e che non hanno un nome specifico, proprio perché non sono mai stati nomenclati dal genere umano in quanto hanno sempre cercato di rimanere nascosti ad eccezione del soddisfacimento dei loro bisogni alimentari che si limitano a sangue caldo, carne (anche umana), niente acqua e alcune radici. Le chiameremo Daemones che qualche chierico nel tardo XIV secolo aveva azzardato a chiamarle cosi. Mancando ora il sesso maschile in questa razza va da se che la popolazione consta di circa 300/400000 unita di femmine tutte nell'emisfero boreale del pianeta. Una frangia aveva provato a trasferirsi in medioriente, ma non sopravvissero alle calde estati e alle persecuzioni di quello che sul viale del tramonto era l'Impero Bizantino. Dall'aspetto pressoché uguale alle donne, ad eccezione della carnagione molto chiara, orecchie più affusolate, nasi leggermente acquini, canini più sporgenti e altezza media che si aggira sul 1,90 m. Negli ultimi 400 anni per sopravvivere hanno dovuto rimanere in clandestinità, in comunità lontane dai centri abitati, in radure e in cavità rese abitabili. La mancanza del maschio le ha rese sterili portandole ad accoppiarsi tra loro più per esigenza che per vero piacere o scopo riproduttivo. Nel tempo però hanno sviluppato un deterioramento dei tessuti e dello stato generale di salute che negli anni, per una serie di coincidenze hanno capito che potevano porci rimedio assumendo sperma umano. Un liquido che per antonomasia genera nuova vita e che sembra un toccasana per la loro salute, sfibrata da secoli di oblio. Già nel 1700 quando la rivoluzione industriale inglese aveva permesso di viaggiare maggiormente in Europa queste avevano capito che per mantenersi in vita e in salute avrebbero dovuto creare un vero e proprio traffico di sangue umano e liquido seminale. Nonostante apparentemente immortali, dal 1800 molte erano passate a miglior vita per il deterioramento dei loro tessuti e fin da piccole, questa è una razza che sembra apparsa sulla terra intorno all'altomedioevo, proprio dopo la fine di quelle religioni pagane che sacrificavano agli Dei e con l'avvento del Cristianesimo in antitesi, fin da piccole la madri gli avevano detto che il mondo era un posto difficile per loro, ma morire significava servire da vicino il loro signore e padrone ed essere condannate alle fiamme, che per quanto non deleterie, infatti non potevano morire bruciate, vivere da maledette non era una cosa piacevole. Come detto dai primi anni del 1700 si organizzarono in case di appuntamenti, di aspetto erano molto belle e a parte i connotati un po' spigolosi, avevano tutto ció che era ricercato da un uomo. Misero su un vero commercio di sangue e sperma. Venduto e scambiato tra loro. Per gli uomini era un rapporto simbiotico e parassitario. Seduti su delle poltrone, una Daemones praticava una fellatio senza canini, altre due ai lati raccoglievano sangue arterioso dalle braccia, ricco di ossigeno a differenza di quello venoso. Mai più di 750cc. Si erano date infatti delle regole. Al cliente non succedeva nulla, anzi, e così la voce si sparse in Europa e sui balcani. Era il 1997 e mi trovavo in viaggio verso San Pietroburgo. Sono un medico e si teneva un congresso su una nuova metodica laparoscopica. Aprile e la città presentava un bel tempo metereologico. Non conoscevo nessuno, la società medica che aveva organizzato il congresso era dell'Europa dell'est, io avevo messo a punto una pratica chirurgica simile e quella tecnica mi interessava a tal punto che quando ricevetti l'invito e l'incartamento mi iscrissi. E poi era una settimana in cui avrei potuto staccare finalmente la spina visto che erano 3 anni che lavoravo senza sosta, l'ultima volta che mi presi una vacanza era l'estate del 1994, ma niente di che, il classico giro nel mediterraneo in Crociera con la fidanzata dell'epoca, Elisabetta, oriunda argentina con una quarta di seno e un sedere da quadro impressionista. Arrivato a San Pietroburgo con un volo Alitalia da Milano Malpensa, con un taxi raggiunsi l'Hotel. Ripeto, non conoscevo nessuno, parlavo inglese e un po' di tedesco perché la mia prima moglie era di Amburgo. Arrivai due giorni prima dell'inizio dei lavori, volevo conoscere e girare un po' la città. Non ero andato li con intenzioni libidinose, però mi aspettavo un paese diverso, gli strascichi del Comunismo avevano lasciato una nazione austera e la gente era diffidente con noi europei. Seppure un hotel internazionale, la cena era servita molto presto ed io che ero abituato a fare le notti in corsia o comunque a coricarmi molto tardi per finire di refertare o studiare le holter dei pazienti, alle 20 era impensabile per me coricarmi, a maggior ragione che i canali russi trasmettevano solo ed esclusivamente in russo. Nonostante ciò la città offriva molte possibilità di svago notturno, era pur sempre una grande città. Il Concierge dell'albergo, uomo di mondo e scafato, mi mise in contatto con un tassista che parlava anche italiano e che accompagnava i turisti in giro per la città come secondo lavoro. A quell'epoca tutti facevano il secondo lavoro per sbarcare il lunario, a maggior ragione chi conosceva le lingue. Dimitriv Petrovic questo il suo nome, aveva passato tutta l'infanzia in italia fino a 10 anni, anno nel quale il padre russo lo aveva rapito alla madre italiana e portato dapprima a Stalingrad e poi a San Pietroburgo facendo perdere le sue tracce. Mi portó in locale a ridosso della Neva, il fiume che bagna la città, vicino la Fortezza di Pietro e Paolo. Mi sentivo spaesato, un pesce fuor d'acqua, non capivo nessuno e nessuno mi capiva, ordinai della Vodka per me e Dimitriv che per la sua compagnia avevo già sborsato 150 mila lire. Mi racconta delle usanze e dei costumi del luogo, mi sembra tutto molto interessante. Finché non mi propone quello che per noi italiani è il classicissimo "Puttan Tour". In quel periodo ero single, mi sbattevo ogni tanto qualche infermiera durante i turni di notte, ma questa è una prassi consolidata nel mio settore e che soprattutto non aveva implicazioni sentimentali. All'inizio sono un po' reticente, quasi a far vedere che non mi interessava poi tanto ma poi l'orgoglio nazionale chiamava e gli ho chiesto maggiori informazioni. Tira fuori un blocchetto di fogli con nomi, foto e specialità della casa. Benché la mia prima moglie era mora, io ho sempre avuto un debole per le bionde. Non so perché, ma il pelo biondo ha un sapore diverso. Mi dice che Arkana fa al caso mio. E scolato l'ultimo goccio di Vodka riprendiamo il taxi e a qualche minuti da li ci troviamo in un caseggiato dove scendiamo dalla macchina, all'epoca i cellulari erano ancora rari e soprattutto nell'ex Unione Sovietica, suona ad un citofono, parla due minuti, credo che stia contrattando, poi mi dice di salire al terzo piano che troveró una porta aperta, entrare e li mi faranno accomodare. Gli dico che io non parlo il russo, ma lui mi risponde di non preoccuparmi, Arkana parla inglese. Sinceramente non mi sentivo proprio a mio agio, un po' per il quartiere, un po' perché chi lo conosceva questo Dimitriv Petrovic? Non era una vodka che ne faceva una persona di cui fidarsi. Ormai ero in ballo. Salgo le scale, arrivo al piano e alla porta ad attendermi una ragazza altissima, fisico magro ma formosa, le chiedo: Arkana? Mi ha risposto in russo quindi ho capito subito che non fosse lei. Entro, mi fa togliere il cappotto, mi accompagna in una stanza dove c'è una poltrona centrale e arriva, a questo punto capisco che è lei perché mi dice: Hello Sir. Insieme a lei un altra ragazza sempre bionda, anche lei molto alta. La loro carnagione bianca mi fa impazzire. Mi offrono un bicchiere di vino, mi fanno accomodare, chiudono la porta dietro di me, siamo praticamente soli in quell'appartamento. Luci soffuse, musica di sottofondo, fa un po' freschetto, ma credo che presto l'ambiente si scalderà. Arkana sembra quella che si occuperà del mio principino, il nome con cui l'ho sempre chiamato. Le altre due si sono posizionate ai miei lati e mi tolgono la giacca, mi sbottonano la camicia e mi sciolgono la cravatta. Arkana mi slaccia i pantaloni, io ho una erezione mostruosa, praticamente la punta mi scoppia. Parliamo poco e da quanto ho capito inizieremo con un lavoro di bocca. Adesso ce l'ho di fronte a me, la testa onestamente inizia a girarmi, forse aver mischiato vodka e vino non è stata un' idea geniale. Di lei mi colpiscono le sue orecchie, come del resto anche quelle delle amiche, più che strane le definirei particolari. Secondo me sono sorelle. Lentamente mi sfila i box, esce un asta di 16cm, dura ed eretta. Nessuna prima si è mai lamentata ad onor del vero. Con la lingua comincia a leccare la base fino alla cappella. Poco prima si era racchiusa i suoi lunghi capelli biondi con una molla elastica a formare una coda di cavallo alta. Dio mio come mi eccita questa cosa. Scorgo dei canini leggermente pronunciati, ho pensato che in Russia le cure odontoiatriche non sono il loro forte. Speriamo che non si sbagli. Intanto va giù e su e io non vedo l'ora a questo punto che lo inghiotta. Intanto le altre due ai miei lati mi tengono fermo e mi baciano lungo il dorso. Arkana ha iniziato le grandi manovre, stantuffa su e giù l'asta, il principino le arriva in gola e lei non fa una piega. Minkia che professionista, sembra un aspirapolvere. Mi sfugge l'utilità di Bonnie e Kleid ai miei lati. Però a caval donato, mai come in questo caso, non si guarda in bocca. Più che un pompino sembra un bacio alla francese, usa la lingua in modo magistrale. 30 anni non ce li ha, tutte e 3 sembrano bene al di sotto di questa soglia. Non vi ho detto che soffro di eiaculazione tardiva, da medico più un problema congenito di prostata che una vera malattia, ma per non farmi mettere un dito in culo dal collega urologo, sto tirando per le lunghe la visita prostatica. Arkana dovrà lavorare parecchio mentre il precum mi lubrifica ormai l'intero corpo cavernoso. C'è una luce soffusa blu che avvolge la stanza, illumina il volto particolare, che spettacolo, me la sposerei, ma due matrimoni sono troppi per quanto mi riguarda. Ogni tanto sento i canini e incisivi accarezzare il glande, non so se lo faccia apposta ma è piacevole. Mi fa sentire preda. Oramai ha preso il controllo del mio cervello, sto per venire, comincio incarnare la schiena, la avverto: i'm coming. Non so come si dice in inglese, ma le altre due mi dicono qualcosa in russo. Capisco che non è un problema ed esplodo in un orgasmo copioso nella sua bocca. Le sacche spermifere possono, a pieno carico, contenere 7 ml di liquido seminale, ma la stimolazione è stata davvero tanta, gronda sperma da ogni poro. Si allontana mentre le altre due con la lingua mia puliscono il pube e l'asta dai residui. Che servizio impeccabile, se stessero su Tripadvisor sarebbero da 5 stelle assolutamente. Tornando Arkana mi dice: take it easy. Rilassati. E mi porgono una tazza che sembra tè caldo. Io la bevo, ha un sapore dolce e allo stesso tempo legnoso, sembrano radici di qualcosa. Dopo alcuni minuti sarà stato il té caldo o la stimolazione di quei tre corpi semi nudi davanti a me, il principino si muove di nuovo. Non è duro come quando arrivato, ma è comprensibile. Adesso Arkana si toglie le mutandine e il reggiseno. La visione del suo corpo mi da una scarica nel petto. Fisico magro, asciutto, carnagione bianchissima, vagina quasi completamente rasata, con qualche cenno di pelo biondo, ventre piatto, seni lattescenti, credo una terza abbondante. Le sue gambe lunghe e affusolate: sembra una pantera albina. Il mio membro di nuovo in erezione nella mia completa incredulità. Mi sale sopra e prendendo il mio pene con la mano lo dirige verso la sua vulva. È fredda, ma accogliente. Sono dentro di lei, il suo utero e il suo ventre stanno accogliendo il mio principino. Inizia con dei movimenti oscillatori ritmici per poi assestarsi su movimenti sussultori. Non sono dotatissimo, ma il suo ventre cosi bianco e con poco grasso lascia intravedere le forme del mio pene che si agita dentro. Non mi aspettavo un secondo giro di giostra, e adesso Arkana dovrà faticare non poco, visto quel problemino che vi dicevo prima, ma di cui nessuna donna si è mai lamentata. Decido di darle una mano e di non essere uno spettatore passivo, le afferro le natiche con l'intento di divaricarle. Due chiappe che sembrano di marmo, l'indice della mia mano destra ravana intento a raggiungere il buchino dell'ano. L'ano di una donna è sempre stata la mia passione. Un mondo tutto da esplorare. Forse infastidita mi prende le mani e me le mette sui suoi seni, duri ma allo stesso tempo morbidi. È una sensazione tattile che non so come spiegarvi. Stringo, impasto, ci gioco mentre lei va su e giù. Le altre due ora sono ai miei piedi coperte parzialmente dal corpo di Arkana. Le sento armeggiare con le mie gambe, non so che gioco sia, ma lo reputo superfluo. È Arkana la fonte di ogni mio piacere. Accarezzo il suo ventre, faccio avanti e indietro con le mani tra i seni turgidi e la pancia. Stranamente sento che sto per venire di nuovo ed esplodo nel suo ventre una copiosa quantità di sperma caldo. Le appare appagata e resta ancora qualche secondo con il mio membro dentro di lei. Poi si toglie e arrivano quelle che a questo punto ho rinominato: le spazzine, a ripulire la scena del crimine. In un momento di rilassamento, disteso su quella poltrona d'improvviso mi sopraggiunge un pensiero che a causa dell'emozione avevo completamente glissato: l'ho fatto senza protezione. Quel che era fatto era fatto. Viaggiavo di solito con qualche blister di antibiotici ad ampio spettro, anche se non era la sifilide o la candida che mi preoccupavano. Mi lascia addormentato, stravolto ma soddisfatto. Verso le 6 del mattino mi svegliano e in fretta e furia mi chiedono di vestirmi e andarmene, pago ciò che c'è da pagare, non ricordo se erano il corrispettivo di 70 mila lire, ma tutto sommato era stati soldi ben spesi. Scendo in strada e vedo il tassì di Dimitri Petrovic che mi attendeva. Gli dico: ma sei stato qui tutta la notte? Mi risponde che sapeva quando Arkana lasciava andare i suoi clienti. Salgo su e mi faccio lasciare all'Hotel. Ho bisogno di una doccia e di una dormita. Peró che notte. L'indomani sarebbe iniziato il congresso e volevo quantomeno essere presentabile. Quattro giorni dopo, al termine del congresso, tornai in quell'appartamento con l'intenzione si esplorare quell'orifizio anale. Come andò la seconda volta ve lo racconterò in un secondo capitolo.
Se volete contattarmi potete scrivermi a Iperbolicodannunzio@gmail.com
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