Un bosco incantato POV (ragazzo trans)

di
genere
dominazione

Avvertenze: in questa storia si menzionano scene violente al solo scopo di stimolare le fantasie più recondite, si parla di costrizione fisica e abuso anche verbale. È una storia inventata, kinky, fuori da canoni di "sesso romantico e rispettoso".

Intro: una storia breve ambientata in un bosco incantato, con rami e radici che eseguono i tuoi ordini e un ragazzo trans dai capelli verdi che puoi usare a tuo piacimento. Puoi chiamarlo troia e venire dentro di lui, il solo scopo della sua esistenza in questa radura è far venire i viandanti, puoi degradarlo e umiliarlo. Cercherà di ribellarsi ma non può nulla contro le forti radici che lo tengono fermo. Puoi tornare ad usarlo ogni volta che desideri.

Che poi immagina un bosco incantato, dove le radici si muovono e legano il mio corpo, le mani, i piedi.. così mi agito ai piedi di questo albero che mi costringe nudo a terra, le gambe spalancate e chiunque può passare ed usarmi.. tanto anche se urlo non mi si sente, non c'è nessun altro per kilometri interi.
E tu, che mi guardi agitarmi e ridi di me, che mi bagno contro la mia volontà ed inizio a colare slime sul muschio sotto di me.
Mi intimi di fare silenzio ed al mio "no" le radici si stringono di più sui miei polsi e caviglie, mi tiri uno schiaffo e poi mi ficchi il cazzo in bocca, scopandoti la mia bocca facendomi sbavare ovunque, lo ficchi a fondo facendomi lacrimare, e continui a spingere e spingere nella mia gola calda e umida.
Le fronde degli alberi fanno passare dei raggi di luce verdi che proiettano ombre sul mio corpo nudo e morbido.
Mi sento mancare l'aria e quasi svengo quando tu lo tiri fuori dalla mia bocca che gocciola della mia saliva densa. Non ho più le forze nemmeno per parlare, il tuo cazzo sembra esplodere. Basta un tuo sguardo e le radici muovono il mio corpo a tuo piacimento. Sono messo a novanta con la faccia che preme per terra contro la ruvida corteccia dell'albero, spalancato, la schiena inarcata e le gambe aperte, con il mio culo stretto aperto davanti ai tuoi occhi, la figa che si bagna sempre di più ed un senso di umiliazione mi pervade.
Entri nella mia figa senza alcuna protezione, ignorando il fatto che io ti stia pregando di non farlo, spingi a fondo facendo contrarre i miei muscoli interni, continui a spingere con forza e mi scopi come un animale, aggrappandoti alla mia carne, graffiandomi e lasciando segni rossi.
Continui per minuti interi, sempre più a fondo, sempre più violento.
Grugnisci nel mio orecchio che sono solo una troia, che tanto nessuno mi sente urlare. Poi vieni, ti svuoti dentro di me, ed io mugolo qualcosa, ho paura che tu possa lasciarmi incinta, ti imploro di uscire da me.
Esci e dalla mia figa cola un rivolo di sperma che scende lungo le mie cosce.
Ridi ancora chiamandomi osceno.
Ma tu non sei sazio, sei venuto ma credi che io debba godere ancora, ti divertono le mie urla.
Le radici dell'albero iniziano a muoversi verso i miei buchi, lente ma inesorabili.
Una inizia ad entrare nella mia figa, ormai sfondata, ed entrando fa uscire altro sperma che era rimasto dentro. L'altra si fa strada nel mio ano dilatandolo oscenamente.
Un orgasmo rabbioso mi scuote e tu ridi di nuovo, sentendo il cazzo che diventa di nuovo duro.
Le radici continuando ad entrare dentro di me, a fondo, riempiendomi e facendomi strillare come un animale braccato.
Tu ti avvicini nuovamente ed inizi a schiaffeggiarmi il culo, con foga, lasciando manate rosse.
Le sensazioni fisiche sono troppe ed io svengo, accasciandomi a terra.
La vista del mio corpo usato, stanco, rosso dagli schiaffi, bagnato e con lo sperma che come slime cola lentamente fuori da me, ti eccita ancora di più.
Le radici si ritirano, lasciandomi libero ma senza sensi buttato in modo scomposto sul muschio verde. Sali sopra di me e decidi di scoparmi il culo, entri nel mio corpo inerme e mi violenti ancora una volta, nonostante io sia svenuto dei deboli gemiti escono dalle mie labbra, sei troppo eccitato e non reggi. Sborri nuovamente inondandomi il culo.
Mi guardi un'ultima volta prima di andartene, come nulla fosse.
Le radici lentamente mi legano nuovamente in posizione, aspettando che io mi svegli, pronto ad urlare ed agitarmi, forse sono rimasto davvero incinta, ma non è importante, il mio corpo adesso è pronto per il prossimo viandante che voglia scoparsi una troietta dai capelli verdi in mezzo ad un bosco incantato.
Forse prima o poi tornerai e mi troverai qua, di nuovo pronto a farti sborrare, un mero contenitore caldo per la sborra nel cuore del bosco, forse deciderai di passare qua ogni giorno ed usarmi, forse non ti farai più vedere.
Resto qua, legato, incapace di ribellarmi.
scritto il
2023-12-18
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