Il mio primo pompino
di
Miss Serena
genere
gay
Questo breve racconto è la vera storia di Roberto, un mio lettore che m'ha gentilmente chiesto di metterla nero su bianco, cosa che ho fatto con piacere visto l'argomento "prime volte"
La mia vita di giovane diciottenne si poteva dire quasi perfetta, avevo da poco preso la patente, e con lei la possibilità d’usare la macchina dei miei nonni che prendevano solo ad agosto. Con l’auto era arrivato anche un lavoro part-time come fattorino, che mi permetteva di mantenere la palestra, una delle mie passioni sin da quando ero ragazzino.
Avevo anche una ragazza Elsa, con la quale non c’era però mai stato un rapporto completo, essendo lei minorenne, e volendo preservare la sua verginità sino ai diciotto anni. In compenso era diventata una maestra del pompino, anche se senza ingoio, che mi faceva ogni volta che poteva, anche per calmare i miei ardori.
Col passare del tempo era nata in me la curiosità, di sapere o capire cosa si provasse nel fare un pompino, pur non avendo alcuna pulsazione omosessuale, né aver mai fantasticato su rapporti gay.
Un giorno decisi di chiedere ad Elsa cosa provasse lei, e la sua risposta mi lasciò di stucco.
“Vedi tu credi di comandare, ma in realtà il vero potere ce l’ho io. Sono io, infatti, che decido come e per quando darti piacere, se usare di più le labbra o la lingua, così come se giocare o meno con le tue palle, ma soprattutto quando farti venire, perché sia chiaro che se voglio duri pochissimo.”
Mi sembrò impossibile che in quel tipo di rapporto comandasse chi in apparenza stava sotto, ma la naturalezza con la quale Elsa mi aveva svelato quello che era in realtà un segreto di Pulcinella, era forse la miglior conferma alla veridicità delle sue parole.
In me nacque così la curiosità sempre crescente d’esser io quello che comandava, ma allo stesso tempo rifiutavo categoricamente l’idea di andare con un uomo per vedere cosa potevo provare con in bocca il suo pene.
Una sera però tardai in palestra, così mi ritrovai a fare la doccia da solo convinto che non ci fosse più nessuno, e di conseguenza mi buttai sotto l’acqua nudo, cosa che evitavo di fare in presenza di altri. Quando però mi diressi verso lo spogliatoio passai davanti all’ultimo box, dove s’era appena finito di lavare un uomo sui quaranta, con un fisico asciutto e non troppo muscoloso, che avevo visto qualche volta. Quello che non avevo mai visto era un uomo con una mazza molto più grande della mia, che si può tranquillamente definire nella norma, che quasi si mise a ridere nel vedermi fissare il suo attrezzo.
“Se ti piace tanto il mio cazzo perché non vieni a vederlo da più vicino.” mi disse con un ghigno che sapeva di beffa.
Cercai di andarmene, ma non riuscivo a muovere un muscolo, così non feci nulla quando lui s’avvicinò tenendo in mano il suo bel bastone. Senza dire una parola prese la mano che aveva libera e la poggiò sulla testa, ma non so neppure se mi spinse in basso, ma solo che mi ritrovai in ginocchio davanti a lui col suo pene davanti alla faccia.
“Dai puttanella, fammi vedere come sei brava a usare la bocca.”
Il suo tono era un misto d’ironia ed autorità che non mi lasciò scampo, anche se mi sembrò strano che mi parlasse come si fa a una donna usando il femminile.
Con calma gli presi l’asta in mano ed iniziai a leccarla, esattamente come Elsa faceva con la mia, cercando di tenere la lingua ben in fuori in modo da usarne il più possibile. All’inizio il suo pene aveva un gusto dolciastro di bagnoschiuma, ma ben presto questo lasciò il posto a quello di maschio, e che maschio !
Infatti, più gli leccavo la mazza, più questa diventava grossa e dura, sino a raggiungere una dimensione che avevo visto in un film porno.
“Brava puttanella, si vede che ti piace leccare il cazzo.” mi disse prendendoselo in mano per poi spingermene più di metà fra le labbra usando l’altra “Adesso però inizia a succhiare e vedi di farmi godere.”
Lasciai che togliesse la mano dalla mazza per sostituirla con la mia, e non ci fu neppure bisogno che mi spingesse la testa verso di sé, perché iniziai a muoverla da solo, quasi sapendo già cosa fare. Non solo serrai le labbra in modo da tenergli il pene ben stretto fra di loro, ma presi a girarci intorno con la lingua, cerando di passare il più possibile intorno alla cappella, proprio come piaceva a me.
L’ignoto uomo iniziò a gemere sempre più forte, lanciandomi anche degli insulti ai quali però non feci caso, preso com’ero dal mio primo pompino. Oramai senza più freni, afferrai i suoi fianchi per poter avere una presa più salda, mentre quel bel pezzo di scarne scompariva sempre più in fretta dentro la mia bocca.
Compresi allora che ero veramente io a detenere il potere, anche se era lui a godere, potendo fare ciò che volevo, come andare più forte o più piano a seconda del momento.
“Sborro !” urlò mettendomi entrambe le mani sulla testa.
A differenza di Elsa che si ritraeva sempre indietro, io rimasi col suo bastone ben saldo in bocca, pronto a ricevere i suoi schizzi di sperma, come una sorta di benedizione o premio per il mio lavoro. Non trovai alcun gusto particolare nel seme di quell’uomo, ma il piacere del suo orgasmo puro e semplice.
Senza dire nulla mi fece alzare per poi mettersi dietro di me, e tenendomi a sé con una mano, con l’altra iniziò a masturbarmi con una certa forza. Eccitato com’ero venni quasi subito, ma non per questo non mi sentii maschio come lui, al limite meno dotato.
“Pulisci e vattene che s’è fatto tardi.” m’ordinò prima di rivestirsi come se non fosse successo nulla.
Così tolsi il mio sperma dal pavimento usando un fazzolettino di carta, per poi rimettermi i miei vestiti e quasi scappare via da quella palestra. Tornando verso casa iniziai a farmi mille domande, la più scontata era se fossi diventato gay, la seconda fu se avevo voglia di tornare in quella palestra per rivedere quell’uomo.
Alla prima non seppi rispondere se non anni dopo, quando compresi che ero bisessuale anche se preferivo avere un ruolo attivo.
Alla seconda bastarono pochi giorni per far sì che mi ritrovassi nella medesima situazione, con ovviamente lo stesso risultato. Passai così un mesetto in ginocchio a fare pompini a quell’uomo che non mi disse mai il suo nome, scoprendo quanto mi piacesse farlo, così come ricevere il suo seme sul mio corpo.
Un giorno sparì nel nulla lasciando vuoto il suo armadietto, senza mai avermi chiesto qualcosa in più, ma forse non lo voleva neppure lui, o almeno ho sempre creduto così.
Per commenti : miss.serenasdx@yahoo.com
(quelli volgari saranno subito cestinati)
Invito tutti a visitare il mio piccolo blog
http://serenathemiss.wordpress.com/
La mia vita di giovane diciottenne si poteva dire quasi perfetta, avevo da poco preso la patente, e con lei la possibilità d’usare la macchina dei miei nonni che prendevano solo ad agosto. Con l’auto era arrivato anche un lavoro part-time come fattorino, che mi permetteva di mantenere la palestra, una delle mie passioni sin da quando ero ragazzino.
Avevo anche una ragazza Elsa, con la quale non c’era però mai stato un rapporto completo, essendo lei minorenne, e volendo preservare la sua verginità sino ai diciotto anni. In compenso era diventata una maestra del pompino, anche se senza ingoio, che mi faceva ogni volta che poteva, anche per calmare i miei ardori.
Col passare del tempo era nata in me la curiosità, di sapere o capire cosa si provasse nel fare un pompino, pur non avendo alcuna pulsazione omosessuale, né aver mai fantasticato su rapporti gay.
Un giorno decisi di chiedere ad Elsa cosa provasse lei, e la sua risposta mi lasciò di stucco.
“Vedi tu credi di comandare, ma in realtà il vero potere ce l’ho io. Sono io, infatti, che decido come e per quando darti piacere, se usare di più le labbra o la lingua, così come se giocare o meno con le tue palle, ma soprattutto quando farti venire, perché sia chiaro che se voglio duri pochissimo.”
Mi sembrò impossibile che in quel tipo di rapporto comandasse chi in apparenza stava sotto, ma la naturalezza con la quale Elsa mi aveva svelato quello che era in realtà un segreto di Pulcinella, era forse la miglior conferma alla veridicità delle sue parole.
In me nacque così la curiosità sempre crescente d’esser io quello che comandava, ma allo stesso tempo rifiutavo categoricamente l’idea di andare con un uomo per vedere cosa potevo provare con in bocca il suo pene.
Una sera però tardai in palestra, così mi ritrovai a fare la doccia da solo convinto che non ci fosse più nessuno, e di conseguenza mi buttai sotto l’acqua nudo, cosa che evitavo di fare in presenza di altri. Quando però mi diressi verso lo spogliatoio passai davanti all’ultimo box, dove s’era appena finito di lavare un uomo sui quaranta, con un fisico asciutto e non troppo muscoloso, che avevo visto qualche volta. Quello che non avevo mai visto era un uomo con una mazza molto più grande della mia, che si può tranquillamente definire nella norma, che quasi si mise a ridere nel vedermi fissare il suo attrezzo.
“Se ti piace tanto il mio cazzo perché non vieni a vederlo da più vicino.” mi disse con un ghigno che sapeva di beffa.
Cercai di andarmene, ma non riuscivo a muovere un muscolo, così non feci nulla quando lui s’avvicinò tenendo in mano il suo bel bastone. Senza dire una parola prese la mano che aveva libera e la poggiò sulla testa, ma non so neppure se mi spinse in basso, ma solo che mi ritrovai in ginocchio davanti a lui col suo pene davanti alla faccia.
“Dai puttanella, fammi vedere come sei brava a usare la bocca.”
Il suo tono era un misto d’ironia ed autorità che non mi lasciò scampo, anche se mi sembrò strano che mi parlasse come si fa a una donna usando il femminile.
Con calma gli presi l’asta in mano ed iniziai a leccarla, esattamente come Elsa faceva con la mia, cercando di tenere la lingua ben in fuori in modo da usarne il più possibile. All’inizio il suo pene aveva un gusto dolciastro di bagnoschiuma, ma ben presto questo lasciò il posto a quello di maschio, e che maschio !
Infatti, più gli leccavo la mazza, più questa diventava grossa e dura, sino a raggiungere una dimensione che avevo visto in un film porno.
“Brava puttanella, si vede che ti piace leccare il cazzo.” mi disse prendendoselo in mano per poi spingermene più di metà fra le labbra usando l’altra “Adesso però inizia a succhiare e vedi di farmi godere.”
Lasciai che togliesse la mano dalla mazza per sostituirla con la mia, e non ci fu neppure bisogno che mi spingesse la testa verso di sé, perché iniziai a muoverla da solo, quasi sapendo già cosa fare. Non solo serrai le labbra in modo da tenergli il pene ben stretto fra di loro, ma presi a girarci intorno con la lingua, cerando di passare il più possibile intorno alla cappella, proprio come piaceva a me.
L’ignoto uomo iniziò a gemere sempre più forte, lanciandomi anche degli insulti ai quali però non feci caso, preso com’ero dal mio primo pompino. Oramai senza più freni, afferrai i suoi fianchi per poter avere una presa più salda, mentre quel bel pezzo di scarne scompariva sempre più in fretta dentro la mia bocca.
Compresi allora che ero veramente io a detenere il potere, anche se era lui a godere, potendo fare ciò che volevo, come andare più forte o più piano a seconda del momento.
“Sborro !” urlò mettendomi entrambe le mani sulla testa.
A differenza di Elsa che si ritraeva sempre indietro, io rimasi col suo bastone ben saldo in bocca, pronto a ricevere i suoi schizzi di sperma, come una sorta di benedizione o premio per il mio lavoro. Non trovai alcun gusto particolare nel seme di quell’uomo, ma il piacere del suo orgasmo puro e semplice.
Senza dire nulla mi fece alzare per poi mettersi dietro di me, e tenendomi a sé con una mano, con l’altra iniziò a masturbarmi con una certa forza. Eccitato com’ero venni quasi subito, ma non per questo non mi sentii maschio come lui, al limite meno dotato.
“Pulisci e vattene che s’è fatto tardi.” m’ordinò prima di rivestirsi come se non fosse successo nulla.
Così tolsi il mio sperma dal pavimento usando un fazzolettino di carta, per poi rimettermi i miei vestiti e quasi scappare via da quella palestra. Tornando verso casa iniziai a farmi mille domande, la più scontata era se fossi diventato gay, la seconda fu se avevo voglia di tornare in quella palestra per rivedere quell’uomo.
Alla prima non seppi rispondere se non anni dopo, quando compresi che ero bisessuale anche se preferivo avere un ruolo attivo.
Alla seconda bastarono pochi giorni per far sì che mi ritrovassi nella medesima situazione, con ovviamente lo stesso risultato. Passai così un mesetto in ginocchio a fare pompini a quell’uomo che non mi disse mai il suo nome, scoprendo quanto mi piacesse farlo, così come ricevere il suo seme sul mio corpo.
Un giorno sparì nel nulla lasciando vuoto il suo armadietto, senza mai avermi chiesto qualcosa in più, ma forse non lo voleva neppure lui, o almeno ho sempre creduto così.
Per commenti : miss.serenasdx@yahoo.com
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