La cabina del villaggio e l'impalatore
di
Bernardo
genere
gay
Era stato un errore prendere quei soldi dalla cassa per quel debituccio, quel bastardo del suo collega magrebino aveva visto e ora lo ricattava. Gli aveva detto “Ora farai tutto quello che ti dico di fare io, capito bello?”.
Lavorava come bagnino in quel villaggio ed era uno dei più ammirati dalle signore, alto, slanciato e solo leggermente palestrato, depilato, visto che faceva il modello.
Poi arrivò la richiesta del magrebino. “Vedi, c’è un uomo che vorrebbe scoparti per bene, dovrai fare il frocetto per me. Vai alla cabina 5, è lì che ti aspetta, e fai un bel lavoro altrimenti ti denuncio e perdi il lavoro, capito?”, e di quei soldi ne aveva bisogno.
Arrivò davanti alla 5 e ci trovò un omone biondastro, un po’ panciuto, che lo guardò con un sorrisetto perfido. “Il bel bagnino che tutte vorrebbero scoparsi. Io non sono frocio, ma sono un gran bastardo e mi piace rompere i culi, uomini o donne per me è indifferente. E i bei maschietti come te mi danno una gran soddisfazione. Ti farò godere, vedrai, ahhh, ahhh.” Mentre ancora rideva il porco gli appoggiò una mano sulla schiena e lo spinse dentro alla cabina, poi richiuse la porta. Non lo aveva mai preso in culo, solo qualche donna gli aveva messo un dito in culo mentre lo spompinava e la prospettiva di essere inculato lo spaventava. Certo una sera di carnevale, vestito per scherzo da donna, aveva spompinato due ragazzi sconosciuti nel cesso di una discoteca, ma era stato un gioco, anche se non gli era dispiaciuto. Doveva farsi piacere l’idea se voleva conservare il posto. E poi il magrebino gli aveva promesso dei soldi. Poteva solo sperare che ce lo avesse piccolo.
Ma il porco gli tolse subito questa illusione. Si sfilò il pantaloncino e ne uscì un bel cazzo anche se ancora moscio. Pensò, posso sperare di farlo venire con la bocca. Si tolse la maglietta restando in pantaloncini, e si inginocchiò di fronte all’omone panzuto. Lo prese in mano e si infilò lentamente in bocca la cappella. Iniziò un lento pompino facendo come aveva visto fare alle sue fidanzate, cercando di ricordare come si era fatto godere in bocca quei due a carnevale. Il porco lo guardava da sopra e gli mise una mano sulla testa, “sei bravo, hai una bella bocca delicata, tira fuori anche il tuo cazzo e toccati, troietta.” Così fece e, mentre glielo succhiava, iniziò a menarsi il cazzo. “Ti sta venendo duro, eh? Mi sa che non ti dispiace succhiare il cazzo, vero, troietta?”
In effetti ci stava mettendo tutto il suo impegno, non aveva ancora abbandonato l’idea di farselo venire in bocca e che si accontentasse del pompino. Ma per ora era riuscito solo a farglielo venire bello duro, una vera mazza di ferro. La cappella era bluastra per l’eccitazione. Aveva una grossa cappella che sembrava un fungo, leggermente screpolata intorno. Faceva fatica a farselo scorrere in bocca. Smise di succhiare e con la mano la passò su quelle screpolature, “Non ti preoccupare, non è una malattia. È che, quando mi infilo nei culi stretti il cazzo sfrega e si screpola. Vediamo se il tuo mi fa godere per bene o me lo gratta, ahha, ahhha.” Dopo aver riso gli spinse il cazzo di nuovo in bocca premendogli con la mano sulla testa.
Si diede ancor più da fare con la bocca menandoglielo con la mano mentre succhiava. Lo sentiva durissimo in bocca. Così arrapato non poteva certo resistere a lungo, ce l’avrebbe fatta a farlo venire. E in effetti sentì quel cazzone che iniziava a pulsargli in bocca. Il porco, sempre con la mano sulla sua testa, lo tenne premuto con il cazzo in bocca e non poté fare a meno di prendersi tutta la scarica di sperma in bocca. Il porco continuò a scopargli la bocca. Lo sperma gli usciva di fianco e colava sul mento e sui suoi pettorali, ma anche sul cazzo che si stava ancora menando là sotto mentre era in ginocchio. Ma quanta ne aveva? L’aveva inondato di sperma. “Cosa fai? Ingoialo puttanella, fammi vedere come ti piace la mia sborra, dai.”
Ma non riusciva ad ingoiarlo, era troppo. “Visto che non vuoi berlo, non sprechiamolo” Il porco prese lo sperma che gli colava sul mento e si allungò verso il suo culo. Gli infilò un dito nel buchetto mettendoci dentro la sborra. “Ce l’hai stretto, mi sa che mi darai molta soddisfazione. Ti farò gridare per bene. Dovrai controllarti o sentiranno che ti sto spaccando il culo, finocchio”. Lo prese per un braccio, lo mise in piedi, e lo girò con la faccia verso la parete della cabina. Lo prese per i fianchi e si inginocchiò dietro di lui. “Non sono così carogna, prima te lo preparo per bene quel bel buchetto stretto. Così magari non sanguinerai troppo.”
Gli infilò la lingua nel culo e iniziò a passargliela dentro e fuori, e intorno al buco. Il porco si accorse che il servizietto non era sgradito. Il ragazzo incominciava a prenderci gusto. Gli uscirono degli evidenti mugoli di piacere, “Mmmh, ooohh, sìììì …” E il porco disse, “Questo è lo spirito, frocetto, goditela, così sentirai meno dolore quando ti aprirò il culo come una mela, ti faccio arrapare per bene, come una vera troietta”. E si immerse di nuovo con la faccia nel suo culo. In effetti era bravo con la lingua e il ragazzo stava perdendo il controllo. Sentiva il cazzo in tiro gocciolare. Lo stava arrapando per bene quel maiale. Era appoggiato con le mani alla parete della cabina e ora stava spingendo il culo in fuori verso quella lingua che lo stava facendo decisamente godere.
“Mi sorprende che tu abbia il culo così stretto”, disse il porco, “da come godi mentre ti lecco il culo sembri un vero frocetto. E poi così depilato, sei una vera fighetta da rompere. Strano non ti abbiano già sfondato” detto questo si sollevò, gli mise una mano dietro alla nuca per bloccarlo contro il muro, si sputò sulla cappella, e spinse con l’altra mano il cazzo sul suo buchetto. Sarà stato un po' lo sperma, un po’ le dita, e la tanta saliva, ma la cappella iniziò a scivolargli dentro lentamente. “Questa è la parte più difficile, bel culetto, se entra la cappella, dopo è fatta. Spero che tu non me la spelerai troppo con quel buchino stretto.” E iniziò a spingerlo dentro aiutandosi con la mano. Ma la sua cappellona si bloccava sullo sfintere, non riusciva a passarlo. Il ragazzo cercò di impietosirlo, “Fai piano, mi stai spaccando, così non entra. Scopami così solo con la punta dentro, ti prego”
Ma il porco voleva ben altro, voleva andare fino in fondo. Si sputò altra saliva sulla cappella e ne fece colare un po’ anche sul culo. Iniziò a strofinare il cazzo su e giù tra le chiappe insalivate del ragazzo e ogni tanto il cazzo si impuntava sul buchetto. Poi lo rinfilò dentro, piano piano. A questo punto, lo prese con forza per i fianchi con entrambe le mani, visto che il cazzo era ormai ben impuntato nel culo del ragazzo. “Ora rilassati che arriva, te lo ficco dentro, frocetto bello”. E spinse, lentamente, ma inesorabilmente. Il ragazzo iniziò a lamentarsi, “Nooo, mi spacchi, non entra, sei troppo grosso. Ti spompino ancora finché vuoi, ma nel culo no.” Ma il bastardo sapeva bene cosa voleva, “Stai buono, e non fare troppo casino, attiri tutto il villaggio turistico, e poi quando usciamo dalla cabina ci ritroviamo il pubblico che applaude al tuo culo rotto. Stai buono e prendilo tutto”. Detto questo spinse con forza con i fianchi in avanti e scivolò lentamente nel culo del ragazzo. Ci fu un momento in cui il cazzo si impuntò, e il ragazzo inarcò la testa per il dolore. Gli uscì uno strillo acuto “HIIIIIIIII, ohiohi, mi spacchi, hiiiiii, noooo, bastaaaaa, fermatiiii, HIIIIIIIIIIIIIII, HI, HI, HI ,HI….”. La sequenza di strilletti acuti continuò ancora e non sembrava voler fermarsi, procedeva al ritmo dei colpi del cazzo del porco “Hii, Hii, Hii, Hii, Hi ….”.
“Questo si chiama strillare, vedo che hai capito come farmi godere. Fammi sentire che ti sto rompendo il culo, frocetto bello. Sembri un maiale allo scannatoio, mi piace, me lo fai diventare ancora più duro. Grida ancora, così”. Poi il cazzo passò oltre il punto più stretto e la cappella finì di sfondarlo. “Ahhh, cazzooo, mi hai spaccato il culo, fai piano”. “Certo, che ti ho rotto il culo, te lo avevo detto. Hai un bel culetto elastico, sono entrato tutto per bene fino alle palle, e non hai strillato neanche tanto, finora…”. E detto questo iniziò a pompargli il culo aumentando sempre più il ritmo. Lo teneva stretto per i fianchi e spingeva il cazzo avanti e indietro ad un bel ritmo. Il ragazzo rantolava con la testa piegata all’indietro “AAAHHHH, bastardo, mi rompi il culo, ti sento fino in gola, stronzo.” “Mi sa che inizia a piacerti, vero, troietta? È il tuo cazzo a dirlo, guarda lì davanti sei in tiro e ti sballonzola avanti e indietro. E quella che esce mi sa che è sborra, stai godendo di culo, finocchio”. In effetti il ragazzo adesso stava proprio godendosi l’inculata, non lo avrebbe mai creduto. Guardò in basso e in effetti il suo cazzo stava sgocciolando liquido, non era ancora venuto, ma stava godendo.
Il porco continuava a pompargli il buco del culo senza pietà. Ad un certo punto fece un giochetto. Impugnò il cazzo con una mano e iniziò a sfilare e rinfilare il cazzo nel suo culetto. “Adesso te lo alleno bene al cazzo ‘sto culetto”. In effetti, dopo un’inziale dolore ad ogni passaggio della cappella in entrata, incominciava a sentire che il suo culo si stava abituando all’intrusione di quel cazzone. Ad ogni infilzata, quando il cazzo gli arrivava fino in fondo al culo, lanciava uno strilletto, ma lo faceva ormai quasi solo per compiacere il porco “Hi, Hi, Hi, oh, sì, Hi, Hi, Hi, HIIIIIII.” L’ultimo acuto, più lungo, era dovuto al fatto che il porco glielo aveva ripiantato dentro fino in fondo. Dopo averglielo rificcato dentro fino alle palle, ricominciò a chiavarselo con forza tenendogli le mani sulle spalle. Ormai il rantolo del ragazzo era una sorta di continuo segnale di godimento, “OOOOHHHH, sìììì, me lo hai messo fino in fondo, porco”. Il ragazzo si prese il cazzo in mano perché iniziava a fargli male quando gli sbatteva di qua e di là al ritmo dell’inculata. “Bravo frocetto, menati il cazzo, vediamo come sborri, troietta”. Ma non riusciva a venire, non era eccitato al punto giusto o nel modo giusto.
“Non riesci a venire? Cambiamo posizione, so come stimolarti di più.” Lo circondò con le braccia intorno alla vita e se lo tirò dietro fino a sedersi sulla panca della cabina con lui impalato sul cazzo. “Adesso, muovi il culo, puttanella, vediamo cosa sai fare da solo. Finora hai fatto fare la fatica tutta a me. Vai su e giù e vediamo se così vieni, secondo me non hai bisogno neanche di toccarti”. Il ragazzo iniziò a spingere verso il basso, ma soprattutto a ruotare il culo sul cazzo del porco. Sperava di farlo venire, anche se essere scopato iniziava a non dispiacergli del tutto. Sentiva la pancia dell’uomo che gli premeva sulla schiena e aveva appoggiato le mani sulle sue ginocchia. “Aspetta che non ci sai fare, ti rompo io come si deve”. Gli mise le mani sotto le cosce sollevandogli i piedi da terra, e poi iniziò a spingere verso l’alto. Si era dovuto appoggiare alla sua pancia con la schiena e ora era in balia dei colpi del suo cazzone. “”AAAAHHHHH, mi arrivi in gola, bastardo, spingi più piano. CHE MALEEEE, AAHHHHHHH”.
“Oh, finalmente. Questo si chiama gridare, ora sì che mi dai soddisfazione”. Il ragazzo cercava con le mani di puntellarsi all’indietro sul corpo del suo feroce inculatore, ma gli scivolavano via. E lui continuava a spingere dal basso verso l’alto impalandolo per bene. Era alla sua mercé, non aveva scampo. Si abbandonò con la testa all’indietro e gambe e piedi per aria, cercando di sopportare i colpi che riceveva nel culo dal basso verso l’alto. Gli entrava tutto nell’intestino e ne stava colpendo le pareti. Ma non solo, stava stimolando qualcosa dentro di lui, perché iniziò a sentire una sensazione nuova. La sua prostata veniva stimolata dai colpi di cazzo dal basso e iniziava a godere in un modo per lui inatteso. Iniziò a rantolare, ora di evidente godimento, “OOOOhhhh, sssìììì, mi fai godere, oddio, vengo col culo, sei un porco”. E iniziò a sborrare senza toccarsi, schizzando in tutta la cabina visto che il cazzo sbatteva in giro al ritmo dell’inculata. “Ahhh, sìììì, cazzoooooo, sei un porco”.
Anche il porco era vicino al traguardo, continuò a spingergli il cazzo su per il culo con ancora qualche colpo forte e profondo, poi, con un grugnito, spinse il cazzo in fondo al culo del ragazzo e lì si fermò, stringendogli le cosce forte con le mani, e gli riempì il culo. “Grrraaaahhhh, sììììì, che sborrata in culo, se fossi una donna ti farei fare sei gemelli con tutta ‘sta sborra che ti sto piantando dentro, cazzoooo, che bello.”
Lo lasciò poi scendere mollandogli le cosce e il ragazzo barcollante si rimise in piedi e si appoggiò alla parete della cabina per non cadere. Il porco gli piazzò uno schiaffo sul culo che lo fece gemere, un po’ come una troietta, così come ormai si sentiva. “Hai proprio un gran bel culo, cazzo. Però non hai gridato abbastanza, anche se mi hai fatto godere un bel po’ lo stesso”. Si ricomposero e uscirono dalla cabina, nessuno si era accorto di niente, sembrava. Invece c’era un bel ragazzino a fianco della cabina che si stava facendo una sega ascoltando i gemiti e gli strilli che venivano da dentro, era così preso che non si era accorto dei due che lo stavano osservando.
Il porco disse, “Non mi dire che abbiamo un altro bel frocetto qui, ti sei goduto l’inculata? Vieni che ti faccio vivere una bella esperienza. Il frocetto qui non ha gridato abbastanza e non mi ha dato tutto il piacere che cercavo. Vediamo tu se sei un urlatore.” Lo prese per un braccio e lo spinse dentro alla cabina. “Tu stai qui fuori e controlla che nessuno venga a rompere i coglioni mentre spacco il culo a questo qui, capito?”
Non sentì nessuna rimostranza da parte del bel ragazzino biondo ed efebico. Avrà avuto sedici anni, ma doveva essere sveglio perché sentì il porco da dentro dire “Cazzo che bocca che hai frocetto, non so se sei meglio di quell’altro ma ci sai fare”. Poi sentì un po’ di trambusto e il ragazzino dire, “No, nel culo non lo voglio, mi spacchi”, e il porco ribattere, “se non vuoi vuole dire che ce l’hai stretto, e che se ce l’hai stretto allora griderai di più e farai resistenza, mi piace, vieni qua, girati e dammi il culo, frocetto”
Poi sentì il primo strillo, poi una lunga sequenza di strilletti e di gemiti. “HHIIIII, OOOOHHHHH, bastaaaa, mi spacchi, stronzooo, noooo”, e il porco, che se la godeva, dire, “Ecco qui uno strillatore, grida che me lo fai diventare sempre più duro e più me lo fai diventare duro e più ti sfondo, e più gridi, così, finocchietto bello”. Sentiva, tra un grido e l’altro del ragazzino, il rumore del suo culo sbattuto dal maiale, come se glielo schiaffeggiasse, ma se lo stava invece inculando a mille all’ora. “AAAAhhhh, che male al culo, aiuto, toglietemelo dal culo, mi spacca”.
All’improvviso si aprì la porta della cabina e il porco panzuto gli disse “Entra che il ragazzino ha bisogno. Visto che hai una bella bocca succhiagli il cazzo mentre me lo inculo. Fallo godere, dai!” il ragazzo si inginocchiò tra il muro e il ragazzetto e glielo prese in bocca. Iniziò a spompinarlo. Non lo aveva grosso, ma gli venne subito duro, non avrebbe resistito a lungo. Infatti, dopo una serie di rapide succhiate gli venne in bocca strillando “OOOOhhh, sììì, vengo, siete due maiali, tu vienimi nel culo e smettila di spaccarmelo, non ce la faccio più, ce l’ho in fiamme.”
“Ok,” disse il porco, “in ginocchio anche tu, che vi sborro in bocca. E non provate a spostarvi, prendetela in faccia o ve lo rimetto in culo”. Si menò il cazzo davanti alle loro facce fino a che non venne inondandoli. Li lasciò lì, con le facce impiastricciate e se ne andò a fare una doccia. Loro l’avevano già fatta, in un certo senso. Si guardarono illanguiditi dalla scopata e dal tanto sesso, e fu il ragazzino a prendere l’iniziativa. Avvicinò il viso a quello del ragazzo più grande e gli mise la lingua in bocca, pasticciando con la sborra che avevano sulle facce. Iniziarono lì in ginocchio a menarsi reciprocamente i cazzi. Poi il ragazzino si sollevò leggermente fino mettersi sopra all’altro ancora inginocchiato, e si impalò sul suo cazzo. Iniziò a cavalcarlo aggrappato alle sue spalle con le braccia, godendo come una troietta, “OOooohh, sì, tu ce l’hai della misura giusta, non mi fai male, mi fai godere.” Si menò il cazzo mentre cavalcava e venne inondando il torace e la pancia del ragazzo. Lui, a sua volta, arrapato come non mai, gli sborrò nel culo spingendoglielo bene in fondo. Finirono baciandosi appassionatamente.
Lavorava come bagnino in quel villaggio ed era uno dei più ammirati dalle signore, alto, slanciato e solo leggermente palestrato, depilato, visto che faceva il modello.
Poi arrivò la richiesta del magrebino. “Vedi, c’è un uomo che vorrebbe scoparti per bene, dovrai fare il frocetto per me. Vai alla cabina 5, è lì che ti aspetta, e fai un bel lavoro altrimenti ti denuncio e perdi il lavoro, capito?”, e di quei soldi ne aveva bisogno.
Arrivò davanti alla 5 e ci trovò un omone biondastro, un po’ panciuto, che lo guardò con un sorrisetto perfido. “Il bel bagnino che tutte vorrebbero scoparsi. Io non sono frocio, ma sono un gran bastardo e mi piace rompere i culi, uomini o donne per me è indifferente. E i bei maschietti come te mi danno una gran soddisfazione. Ti farò godere, vedrai, ahhh, ahhh.” Mentre ancora rideva il porco gli appoggiò una mano sulla schiena e lo spinse dentro alla cabina, poi richiuse la porta. Non lo aveva mai preso in culo, solo qualche donna gli aveva messo un dito in culo mentre lo spompinava e la prospettiva di essere inculato lo spaventava. Certo una sera di carnevale, vestito per scherzo da donna, aveva spompinato due ragazzi sconosciuti nel cesso di una discoteca, ma era stato un gioco, anche se non gli era dispiaciuto. Doveva farsi piacere l’idea se voleva conservare il posto. E poi il magrebino gli aveva promesso dei soldi. Poteva solo sperare che ce lo avesse piccolo.
Ma il porco gli tolse subito questa illusione. Si sfilò il pantaloncino e ne uscì un bel cazzo anche se ancora moscio. Pensò, posso sperare di farlo venire con la bocca. Si tolse la maglietta restando in pantaloncini, e si inginocchiò di fronte all’omone panzuto. Lo prese in mano e si infilò lentamente in bocca la cappella. Iniziò un lento pompino facendo come aveva visto fare alle sue fidanzate, cercando di ricordare come si era fatto godere in bocca quei due a carnevale. Il porco lo guardava da sopra e gli mise una mano sulla testa, “sei bravo, hai una bella bocca delicata, tira fuori anche il tuo cazzo e toccati, troietta.” Così fece e, mentre glielo succhiava, iniziò a menarsi il cazzo. “Ti sta venendo duro, eh? Mi sa che non ti dispiace succhiare il cazzo, vero, troietta?”
In effetti ci stava mettendo tutto il suo impegno, non aveva ancora abbandonato l’idea di farselo venire in bocca e che si accontentasse del pompino. Ma per ora era riuscito solo a farglielo venire bello duro, una vera mazza di ferro. La cappella era bluastra per l’eccitazione. Aveva una grossa cappella che sembrava un fungo, leggermente screpolata intorno. Faceva fatica a farselo scorrere in bocca. Smise di succhiare e con la mano la passò su quelle screpolature, “Non ti preoccupare, non è una malattia. È che, quando mi infilo nei culi stretti il cazzo sfrega e si screpola. Vediamo se il tuo mi fa godere per bene o me lo gratta, ahha, ahhha.” Dopo aver riso gli spinse il cazzo di nuovo in bocca premendogli con la mano sulla testa.
Si diede ancor più da fare con la bocca menandoglielo con la mano mentre succhiava. Lo sentiva durissimo in bocca. Così arrapato non poteva certo resistere a lungo, ce l’avrebbe fatta a farlo venire. E in effetti sentì quel cazzone che iniziava a pulsargli in bocca. Il porco, sempre con la mano sulla sua testa, lo tenne premuto con il cazzo in bocca e non poté fare a meno di prendersi tutta la scarica di sperma in bocca. Il porco continuò a scopargli la bocca. Lo sperma gli usciva di fianco e colava sul mento e sui suoi pettorali, ma anche sul cazzo che si stava ancora menando là sotto mentre era in ginocchio. Ma quanta ne aveva? L’aveva inondato di sperma. “Cosa fai? Ingoialo puttanella, fammi vedere come ti piace la mia sborra, dai.”
Ma non riusciva ad ingoiarlo, era troppo. “Visto che non vuoi berlo, non sprechiamolo” Il porco prese lo sperma che gli colava sul mento e si allungò verso il suo culo. Gli infilò un dito nel buchetto mettendoci dentro la sborra. “Ce l’hai stretto, mi sa che mi darai molta soddisfazione. Ti farò gridare per bene. Dovrai controllarti o sentiranno che ti sto spaccando il culo, finocchio”. Lo prese per un braccio, lo mise in piedi, e lo girò con la faccia verso la parete della cabina. Lo prese per i fianchi e si inginocchiò dietro di lui. “Non sono così carogna, prima te lo preparo per bene quel bel buchetto stretto. Così magari non sanguinerai troppo.”
Gli infilò la lingua nel culo e iniziò a passargliela dentro e fuori, e intorno al buco. Il porco si accorse che il servizietto non era sgradito. Il ragazzo incominciava a prenderci gusto. Gli uscirono degli evidenti mugoli di piacere, “Mmmh, ooohh, sìììì …” E il porco disse, “Questo è lo spirito, frocetto, goditela, così sentirai meno dolore quando ti aprirò il culo come una mela, ti faccio arrapare per bene, come una vera troietta”. E si immerse di nuovo con la faccia nel suo culo. In effetti era bravo con la lingua e il ragazzo stava perdendo il controllo. Sentiva il cazzo in tiro gocciolare. Lo stava arrapando per bene quel maiale. Era appoggiato con le mani alla parete della cabina e ora stava spingendo il culo in fuori verso quella lingua che lo stava facendo decisamente godere.
“Mi sorprende che tu abbia il culo così stretto”, disse il porco, “da come godi mentre ti lecco il culo sembri un vero frocetto. E poi così depilato, sei una vera fighetta da rompere. Strano non ti abbiano già sfondato” detto questo si sollevò, gli mise una mano dietro alla nuca per bloccarlo contro il muro, si sputò sulla cappella, e spinse con l’altra mano il cazzo sul suo buchetto. Sarà stato un po' lo sperma, un po’ le dita, e la tanta saliva, ma la cappella iniziò a scivolargli dentro lentamente. “Questa è la parte più difficile, bel culetto, se entra la cappella, dopo è fatta. Spero che tu non me la spelerai troppo con quel buchino stretto.” E iniziò a spingerlo dentro aiutandosi con la mano. Ma la sua cappellona si bloccava sullo sfintere, non riusciva a passarlo. Il ragazzo cercò di impietosirlo, “Fai piano, mi stai spaccando, così non entra. Scopami così solo con la punta dentro, ti prego”
Ma il porco voleva ben altro, voleva andare fino in fondo. Si sputò altra saliva sulla cappella e ne fece colare un po’ anche sul culo. Iniziò a strofinare il cazzo su e giù tra le chiappe insalivate del ragazzo e ogni tanto il cazzo si impuntava sul buchetto. Poi lo rinfilò dentro, piano piano. A questo punto, lo prese con forza per i fianchi con entrambe le mani, visto che il cazzo era ormai ben impuntato nel culo del ragazzo. “Ora rilassati che arriva, te lo ficco dentro, frocetto bello”. E spinse, lentamente, ma inesorabilmente. Il ragazzo iniziò a lamentarsi, “Nooo, mi spacchi, non entra, sei troppo grosso. Ti spompino ancora finché vuoi, ma nel culo no.” Ma il bastardo sapeva bene cosa voleva, “Stai buono, e non fare troppo casino, attiri tutto il villaggio turistico, e poi quando usciamo dalla cabina ci ritroviamo il pubblico che applaude al tuo culo rotto. Stai buono e prendilo tutto”. Detto questo spinse con forza con i fianchi in avanti e scivolò lentamente nel culo del ragazzo. Ci fu un momento in cui il cazzo si impuntò, e il ragazzo inarcò la testa per il dolore. Gli uscì uno strillo acuto “HIIIIIIIII, ohiohi, mi spacchi, hiiiiii, noooo, bastaaaaa, fermatiiii, HIIIIIIIIIIIIIII, HI, HI, HI ,HI….”. La sequenza di strilletti acuti continuò ancora e non sembrava voler fermarsi, procedeva al ritmo dei colpi del cazzo del porco “Hii, Hii, Hii, Hii, Hi ….”.
“Questo si chiama strillare, vedo che hai capito come farmi godere. Fammi sentire che ti sto rompendo il culo, frocetto bello. Sembri un maiale allo scannatoio, mi piace, me lo fai diventare ancora più duro. Grida ancora, così”. Poi il cazzo passò oltre il punto più stretto e la cappella finì di sfondarlo. “Ahhh, cazzooo, mi hai spaccato il culo, fai piano”. “Certo, che ti ho rotto il culo, te lo avevo detto. Hai un bel culetto elastico, sono entrato tutto per bene fino alle palle, e non hai strillato neanche tanto, finora…”. E detto questo iniziò a pompargli il culo aumentando sempre più il ritmo. Lo teneva stretto per i fianchi e spingeva il cazzo avanti e indietro ad un bel ritmo. Il ragazzo rantolava con la testa piegata all’indietro “AAAHHHH, bastardo, mi rompi il culo, ti sento fino in gola, stronzo.” “Mi sa che inizia a piacerti, vero, troietta? È il tuo cazzo a dirlo, guarda lì davanti sei in tiro e ti sballonzola avanti e indietro. E quella che esce mi sa che è sborra, stai godendo di culo, finocchio”. In effetti il ragazzo adesso stava proprio godendosi l’inculata, non lo avrebbe mai creduto. Guardò in basso e in effetti il suo cazzo stava sgocciolando liquido, non era ancora venuto, ma stava godendo.
Il porco continuava a pompargli il buco del culo senza pietà. Ad un certo punto fece un giochetto. Impugnò il cazzo con una mano e iniziò a sfilare e rinfilare il cazzo nel suo culetto. “Adesso te lo alleno bene al cazzo ‘sto culetto”. In effetti, dopo un’inziale dolore ad ogni passaggio della cappella in entrata, incominciava a sentire che il suo culo si stava abituando all’intrusione di quel cazzone. Ad ogni infilzata, quando il cazzo gli arrivava fino in fondo al culo, lanciava uno strilletto, ma lo faceva ormai quasi solo per compiacere il porco “Hi, Hi, Hi, oh, sì, Hi, Hi, Hi, HIIIIIII.” L’ultimo acuto, più lungo, era dovuto al fatto che il porco glielo aveva ripiantato dentro fino in fondo. Dopo averglielo rificcato dentro fino alle palle, ricominciò a chiavarselo con forza tenendogli le mani sulle spalle. Ormai il rantolo del ragazzo era una sorta di continuo segnale di godimento, “OOOOHHHH, sìììì, me lo hai messo fino in fondo, porco”. Il ragazzo si prese il cazzo in mano perché iniziava a fargli male quando gli sbatteva di qua e di là al ritmo dell’inculata. “Bravo frocetto, menati il cazzo, vediamo come sborri, troietta”. Ma non riusciva a venire, non era eccitato al punto giusto o nel modo giusto.
“Non riesci a venire? Cambiamo posizione, so come stimolarti di più.” Lo circondò con le braccia intorno alla vita e se lo tirò dietro fino a sedersi sulla panca della cabina con lui impalato sul cazzo. “Adesso, muovi il culo, puttanella, vediamo cosa sai fare da solo. Finora hai fatto fare la fatica tutta a me. Vai su e giù e vediamo se così vieni, secondo me non hai bisogno neanche di toccarti”. Il ragazzo iniziò a spingere verso il basso, ma soprattutto a ruotare il culo sul cazzo del porco. Sperava di farlo venire, anche se essere scopato iniziava a non dispiacergli del tutto. Sentiva la pancia dell’uomo che gli premeva sulla schiena e aveva appoggiato le mani sulle sue ginocchia. “Aspetta che non ci sai fare, ti rompo io come si deve”. Gli mise le mani sotto le cosce sollevandogli i piedi da terra, e poi iniziò a spingere verso l’alto. Si era dovuto appoggiare alla sua pancia con la schiena e ora era in balia dei colpi del suo cazzone. “”AAAAHHHHH, mi arrivi in gola, bastardo, spingi più piano. CHE MALEEEE, AAHHHHHHH”.
“Oh, finalmente. Questo si chiama gridare, ora sì che mi dai soddisfazione”. Il ragazzo cercava con le mani di puntellarsi all’indietro sul corpo del suo feroce inculatore, ma gli scivolavano via. E lui continuava a spingere dal basso verso l’alto impalandolo per bene. Era alla sua mercé, non aveva scampo. Si abbandonò con la testa all’indietro e gambe e piedi per aria, cercando di sopportare i colpi che riceveva nel culo dal basso verso l’alto. Gli entrava tutto nell’intestino e ne stava colpendo le pareti. Ma non solo, stava stimolando qualcosa dentro di lui, perché iniziò a sentire una sensazione nuova. La sua prostata veniva stimolata dai colpi di cazzo dal basso e iniziava a godere in un modo per lui inatteso. Iniziò a rantolare, ora di evidente godimento, “OOOOhhhh, sssìììì, mi fai godere, oddio, vengo col culo, sei un porco”. E iniziò a sborrare senza toccarsi, schizzando in tutta la cabina visto che il cazzo sbatteva in giro al ritmo dell’inculata. “Ahhh, sìììì, cazzoooooo, sei un porco”.
Anche il porco era vicino al traguardo, continuò a spingergli il cazzo su per il culo con ancora qualche colpo forte e profondo, poi, con un grugnito, spinse il cazzo in fondo al culo del ragazzo e lì si fermò, stringendogli le cosce forte con le mani, e gli riempì il culo. “Grrraaaahhhh, sììììì, che sborrata in culo, se fossi una donna ti farei fare sei gemelli con tutta ‘sta sborra che ti sto piantando dentro, cazzoooo, che bello.”
Lo lasciò poi scendere mollandogli le cosce e il ragazzo barcollante si rimise in piedi e si appoggiò alla parete della cabina per non cadere. Il porco gli piazzò uno schiaffo sul culo che lo fece gemere, un po’ come una troietta, così come ormai si sentiva. “Hai proprio un gran bel culo, cazzo. Però non hai gridato abbastanza, anche se mi hai fatto godere un bel po’ lo stesso”. Si ricomposero e uscirono dalla cabina, nessuno si era accorto di niente, sembrava. Invece c’era un bel ragazzino a fianco della cabina che si stava facendo una sega ascoltando i gemiti e gli strilli che venivano da dentro, era così preso che non si era accorto dei due che lo stavano osservando.
Il porco disse, “Non mi dire che abbiamo un altro bel frocetto qui, ti sei goduto l’inculata? Vieni che ti faccio vivere una bella esperienza. Il frocetto qui non ha gridato abbastanza e non mi ha dato tutto il piacere che cercavo. Vediamo tu se sei un urlatore.” Lo prese per un braccio e lo spinse dentro alla cabina. “Tu stai qui fuori e controlla che nessuno venga a rompere i coglioni mentre spacco il culo a questo qui, capito?”
Non sentì nessuna rimostranza da parte del bel ragazzino biondo ed efebico. Avrà avuto sedici anni, ma doveva essere sveglio perché sentì il porco da dentro dire “Cazzo che bocca che hai frocetto, non so se sei meglio di quell’altro ma ci sai fare”. Poi sentì un po’ di trambusto e il ragazzino dire, “No, nel culo non lo voglio, mi spacchi”, e il porco ribattere, “se non vuoi vuole dire che ce l’hai stretto, e che se ce l’hai stretto allora griderai di più e farai resistenza, mi piace, vieni qua, girati e dammi il culo, frocetto”
Poi sentì il primo strillo, poi una lunga sequenza di strilletti e di gemiti. “HHIIIII, OOOOHHHHH, bastaaaa, mi spacchi, stronzooo, noooo”, e il porco, che se la godeva, dire, “Ecco qui uno strillatore, grida che me lo fai diventare sempre più duro e più me lo fai diventare duro e più ti sfondo, e più gridi, così, finocchietto bello”. Sentiva, tra un grido e l’altro del ragazzino, il rumore del suo culo sbattuto dal maiale, come se glielo schiaffeggiasse, ma se lo stava invece inculando a mille all’ora. “AAAAhhhh, che male al culo, aiuto, toglietemelo dal culo, mi spacca”.
All’improvviso si aprì la porta della cabina e il porco panzuto gli disse “Entra che il ragazzino ha bisogno. Visto che hai una bella bocca succhiagli il cazzo mentre me lo inculo. Fallo godere, dai!” il ragazzo si inginocchiò tra il muro e il ragazzetto e glielo prese in bocca. Iniziò a spompinarlo. Non lo aveva grosso, ma gli venne subito duro, non avrebbe resistito a lungo. Infatti, dopo una serie di rapide succhiate gli venne in bocca strillando “OOOOhhh, sììì, vengo, siete due maiali, tu vienimi nel culo e smettila di spaccarmelo, non ce la faccio più, ce l’ho in fiamme.”
“Ok,” disse il porco, “in ginocchio anche tu, che vi sborro in bocca. E non provate a spostarvi, prendetela in faccia o ve lo rimetto in culo”. Si menò il cazzo davanti alle loro facce fino a che non venne inondandoli. Li lasciò lì, con le facce impiastricciate e se ne andò a fare una doccia. Loro l’avevano già fatta, in un certo senso. Si guardarono illanguiditi dalla scopata e dal tanto sesso, e fu il ragazzino a prendere l’iniziativa. Avvicinò il viso a quello del ragazzo più grande e gli mise la lingua in bocca, pasticciando con la sborra che avevano sulle facce. Iniziarono lì in ginocchio a menarsi reciprocamente i cazzi. Poi il ragazzino si sollevò leggermente fino mettersi sopra all’altro ancora inginocchiato, e si impalò sul suo cazzo. Iniziò a cavalcarlo aggrappato alle sue spalle con le braccia, godendo come una troietta, “OOooohh, sì, tu ce l’hai della misura giusta, non mi fai male, mi fai godere.” Si menò il cazzo mentre cavalcava e venne inondando il torace e la pancia del ragazzo. Lui, a sua volta, arrapato come non mai, gli sborrò nel culo spingendoglielo bene in fondo. Finirono baciandosi appassionatamente.
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