L'estate che papino mi sfondo' - seconda parte

di
genere
incesti

I primi giorni di vacanza non furono male, per un accordo tacito mi lasciava uscire da sola per raggiungere il gruppo di amici, ma in casa era quantomai evasivo anche se giravo praticamente nuda.

Il quarto giorno c’era un temporale notturno, così bussai alla camera matrimoniale dove dormiva ovviamente da solo chiedendogli se potevo entrare.

“Certo Chiara”, ma di sicuro non si immaginava di vedermi con un vestaglia trasparente che rivelava tutte le mie nudità.
Entrai nel lettone e lui si mise da parte, io lo raggiunsi cingendogli il petto nudo visto che dormiva solo con le mutande.

“Papi, so tutto”, gli dissi e con la mano cercavo il suo cazzo dentro le mutande.
Si rialzò di scatto, accese la luce e mi guardò. “Chiara!”, e io sfilando la vestaglia rimasi completamente nuda.
“Vuoi scoparmi come nonno Mario con mamma sono d’accordo”, mi allungai per spegnere la luce e lo baciai in bocca. Mi fece uno strano effetto essendo mio padre, ma passò subito visto che anche lui non resistette e unì la sua lingua alla mia, saettarono per alcuni secondi infiniti poi le nostre labbra si separarono e non ci fu bisogno di guardarci a lungo per capire cosa volevamo fare.

Aiutai a sfilargli le mutande, per poi avvicinarmi al suo cazzo e incominciare a baciarlo.
“Sono inesperta…”, gli dissi e lui mi rispose di non preoccuparmi.
“Afferralo forte”, mi disse, e incominciai a passare la mano sull’asta e a farlo andare su e giù, per lubrificarlo ci sputai sopra così accelerai il ritmo. Il cazzo pulsò, papi ebbe come un tremito.

“Prendilo in bocca”, sussurrò, mi così mi chinai sulle palle così grosse e le presi in bocca, per poi risalire al membro con una serie di leccatine. Ebbi solo un attimo di esitazione quando le mie labbra sfiorarono la punta violacea: sentì che gocciolava del liquido, poi superai qualunque timore e presi il cazzo tra le labbra.
Pur essendo grosso, lo misi dentro quasi fino ai testicoli, poi lo tirai fuori in un effluvio di saliva. “Tutto bene?”, mi chiese e sorrisi riprendendo a ciucciarlo come se fosse una cosa che facevo da sempre.
Dopo qualche interminabile minuto mi batté sul capo, così capì che non vedeva l’ora di chiavarmi.

“A pecorina papi?”, e dandogli il culo lui gemette di eccitazione incominciando a sua volta a darmi piacere. Mi leccò i piedi, dita per dita, poi risali alle gambe arrivando al sederino, ficcando due dita nel buchetto anale e poi rivolgendosi alla fighetta arrossata e pulsante. Mi allargò le gambe e la aprì oscenamente, stimolò il clitoride facendomi contorcere dalla goduria, poi avvicinò il suo bastone di carne.

“Sei pronta Chiara?”, sussurrai di sì e lo spinse dentro la mia vagina, prima piano poi con ritmo crescente.
In confronto quello di Tommaso era minuscolo, papi entrava ed usciva per darmi piacere afferrandomi i capelli, poi senza perdere la presa mi girò e quasi mi schiacciò col suo corpo mentre mi sbatteva e sbatteva.
Mi afferrò la bocca e riprendemmo a baciarci, mentre sentivo l’orgasmo arrivare.
Lo trattenni per venire insieme a papi, che urlò mentre un tuono faceva esplodere il suo fragore nelle vicinanze.

Le nostre lingue si unirono non volendo fermarsi mentre veniva dentro di me. “Prendi la pillola?”, mi chiese con timore e gli dissi di sì, poi mi staccai dal suo abbraccio e scesi a prenderlo in bocca e a bere le ultime gocce del suo sperma.
Mi fece rialzare e incominciò a succhiarmi i capezzoli mentre gli accarezzavo i capelli, non sazi di quello che avevamo appena provato.


Lo guardai e senza parlare ripresi in mano il cazzo, apparentemente flaccido, e tornando a ciucciarlo lo feci ritornare duro in breve tempo. Mi adagiò di nuovo su di lui e riprese a penetrarmi con forza, e solo quando fu di nuovo venuto che si adagiò disfatto nel letto.
E’ tua madre che ti ha detto che ti volevo…”, mi chiese mentre eravamo abbracciati nudi nel lettone. Fuori infuriava il temporale, e noi eravamo stranamente quieti.
“Si, ma avevo già scoperto la cassetta del nonno.” Gli spiegai a cosa mi riferivo, e lui ridacchiò.

“Tua madre ha sempre insistito per tenerla, lo sapeva che sarebbe venuto il tempo perché la vedessi”, e riprendemmo a baciarci a lungo esplorando le nostre nudità, poi andammo sotto la doccia.
Ci insaponammo a vicenda, poi mi inginocchiai e ricominciai a lavorargli il cazzo.
“Non sono così…”, “Superdotato?”, gli chiesi, ma lavorando di mano e di bocca riuscì a farglielo tornare duro.
“Ti sottovaluti papi”, gli dissi e appoggiandomi alla muretto della doccia aprì la mia fighetta invitandolo a scoparmi di nuovo.
“Come vuoi amore…”, e schiacciandomi col suo corpo ficcò il suo cazzo dentro facendomi sussultare.
Urlai di goduria mentre spingeva e spingeva, sembrò come la notte non dovesse finire mai lì sotto il getto d’acqua a farmi chiavare da papà.

Non mi ero mai sentita così, la mia sessualità era sempre stata tenuta a freno fino a quell’estate.
Al mattino parlammo a lungo, e capì che papi era veramente innamorato di me.
“Posso farlo con altri ragazzi?”, gli chiesi brutalmente, e lui asserì ma guardandomi strano. Per divertirmi mentre preparavamo la colazione mi tolsi la vestaglia rimanendo completamente nuda.

Papi senza dire nulla prese del cioccolato da un vasetto con un cucchiaio e me lo passò sui capezzoli, poi li leccò sporcandosi tutto.
Mi venne da ridere, poi tornai seria e gli passai la lingua sulle labbra per toglierli la cioccolata, lui unì la sua e tornammo a baciarci.
Non ci fu bisogno di ulteriori parole, andammo di nuovo in camera ricominciando a scopare.

“Dimmi che sono la tua puttanella”, gli ordinai mentre mi alzava una gamba sfondandomi con colpi potenti, tenendomi per le tette e stringendomele così da darmi ulteriore piacere.
“Oh sì Chiaretta sei la mia troia!”, e aumentò il ritmo mentre mi stimolavo il clitoride, il volto quasi piegato in una smorfia di assoluta goduria, per poi esplodermi dentro. Venni almeno due volte e stavo leccando il suo sperma dalla punta del cazzo, quando ci interruppe il telefono.

Era mia madre, e sentendola con poco fiato gli chiesi di passarmi mio nonno.
“Come l’hai capito?”, si stupì ma io ridendo gli feci capire che era ovvio.
“Come va Chiara?”, mi chiese lui e gli dissi che li attendevamo a metà mese.
“Mmm, dal tuo tono di voce direi che sta andando bene”, e non feci in tempo a rispondergli che papi era di nuovo dietro di me e mi stava leccando il buco del culo. Chiusi la comunicazione e lui ridendo mi chiese come stavano i due amanti, poi mi girai e tornammo a baciarci a lungo.

Quel giorno lo facemmo senza sosta, dappertutto in casa, in cucina, eravamo insaziabili. Mangiammo nudi in giardino facendoci passare gli spaghetti sui nostri corpi nudi, poi inzuppai il suo cazzo di salsa rossa e lo leccai come un gelato, sporcandomi la bocca di rosso.

Fortunatamente la nostra villetta era riparata da sguardi indiscreti, così potemmo farlo sul prato come conigli. Papi mi allargò le gambe e prendendomi alla carrriola mi sfondò forte, facendomi trattenere a stento di urlare, poi venne copiosamente sulle mie tette e afferrata la bocca mi baciò a fondo, le nostre lingue unite e intrecciate come una cosa sola.

Di pomeriggio andammo sul terrazzino all’ultimo piano, ancora nudi, e sdraiati sul pavimento incominciammo a palparci a vicenda, poi ci mettemmo a 69 e incominciammo a darci piacere a vicenda.
Il suo cazzo sembrava sempre in tiro, ma era anche un fantastico amante da come mi leccava la figa, stimolando il clitoride mentre facevo su e giù sulla sua asta.
“Cristo Chiara…”, gemette, e non gli risposi perché anch’io ero senza fiato.
Cambiammo posizione, e alzatami una gamba ricominciò a chiavarmi e a succhiarmi i capezzoli allo stesso tempo. Quel pomeriggio a far l’amore all’infinito divenne sera e sembrò non finire mai.



CAPITOLO 4

Capimmo che per salvare un minimo di apparenze dovevamo darci una calmata, così dopo lui andò a fare una escursione per i boschi con degli amici del posto, e io ne approfittai per decidere di conoscere meglio Tommy, un ragazzo più grande che aveva sempre avuto un debole per me.

Io l’estate scorsa ero ancora un brutto anatroccolo, e controllata vista dai miei, quindi non eravamo andati oltre due bacetti a casa sua; ma quest’anno era diverso, anche se lui non lo sapeva ancora.
Gli telefonai e fu piacevolmente sorpreso di sentirmi.
“Che piacere Chiara, se vuoi passare a casa mia c’è anche Mauro stiamo cazzeggiando in piscina.” La famiglia di Tommaso era ricca e aveva una vera villa, essere invitati era quasi un privilegio. Il fatto che non fosse da solo creò uno strano formicolio alla mia zona inguinale, pur avendo passato la giornata di ieri a farmi chiavare.

Scelsi velocemente che vestito mettermi, finendo per optare per uno intero, mettendo il bikini sotto.
Squillò il telefono di casa, e quando risposi sentì la voce di Chiara: mi ero dimenticata che voleva sapere come stava andando, e ieri dopo aver sentito mia madre l’avevamo staccato per stare tranquilli.

“Bene, tutto bene”, dissi cercando di non tradirmi: cosa potevo raccontargli?
“C’è qualche novità, ieri ho provato a chiamarti ma dava occupato”, replicò curiosa.
Non potevo certo dirgli al telefono che scopavo mio padre, quindi decisi di prendere tempo.
“Qualcosa sto combinando, ma se vieni a trovarci potrai saperne di più”, continuai in tono volutamente enigmatico. Sarebbe stato divertente avere anche lei oltre a mamma e nonno più avanti, e giocare a carte scoperte, ma al momento era meglio rimanere sul vago.

Quando mi fece entrare al cancello della villa, scommetto che dalle telecamere Tommy vide una ragazza diversa, sempre acqua e sapone ma ormai con le forme al punto giusto; anche se cosa significasse questo per lui e Mauro non poteva certo immaginarlo.
“Che bella Chiara, e che trasformazione! Vero Mauro?”, e lui assentì non meno stupito del suo amico.

Mi tolsi le ballerine rimanendo a piedi nudi, con lo smalto rosso acceso che mi ero messa apposta per fare ancora più colpo.
Mi sistemai su una sedia libera e dopo due bacetti casti sulla guancia incominciammo a parlare del più e del meno, intanto accavallavo le gambe esibendo le mie cosce ben tornite; fare palestra d’inverno aveva certo aiutato.
“L’anno scorso eri venuta solo una volta stando giusto un’oretta, adesso sei arrivata subito: ma i tuoi sono scappati di casa?”, disse Tommy ridendo.
“E’ un po' complicato, mia madre viene a metà mese per impegni di lavoro”, e mi scappò quasi dal ridere, “e mio padre è più portato a farsi i cazzi suoi. Ma dimentichiamoci il passato”, e alzandomi sfilai il vestito rimanendo in due pezzi: la vista delle mie tette nello striminzito bikini fecero impallidire i due ragazzi, e feci per tuffarmi in piscina.
“Chi mi raggiunge?”, dissi e poi scesi utilizzando la scaletta e sistemandomi vicino al bordo, sfilandomi il reggiseno.

La vista dei miei seni fu il colpo finale per Tommy e Mauro, che scesero a sua volta sistemandosi vicino a me.
Tommy riprese il discorso lasciato a metà l’anno prima incominciando a baciarmi, mentre Mauro mi strizzava le tette e poi allargando le gambe permisi che mi mettesse due dita in figa.
“Chiara…”, e io lo guardai negli occhi facendogli capire che andava tutto bene, lui mi prese le bocce in mano baciandomele mentre il ditalino di Mauro stava facendo effetti da come la vagina si era inumidita.
“Mmm questa troia è bella calda”, disse lui e mi venne da ridere, mentre Tommy abbassava le sue mutande offrendomi il suo pene già in tiro solo da prendere in bocca.

Non resistetti, e lui spingendomi per il collo mi affondò il cazzo in gola; lo tirai fuori per non soffocare e incominciai a mordicchiarli le palle per poi tornare a slinguarlo, intanto il suo amico da dietro stava saggiando la il mio buco della figa per incominciare a scoparmi in modo spettacolare, allargandomi le gambe.

“Mmm, ragazzi…”, e i due erano stupiti che una ragazza così bella e dall’aspetto innocente potesse essere altrettanto porca. Ci sistemammo sul bordo della piscina solo per essere più comodi, e ripresi a ciucciarglielo spingendo la testa all’indietro, mentre Mauro continuava a pomparmi di fianco stringendomi le tette.
“Che vacca Chiara, facevi la santarellina…”, diceva Tommy tirandomi i capelli e mettendomi due dita in bocca, ma dopo avermi scopato papi nulla sembrava troppo per me.

Mauro mi leccava anche i piedi, il suo cazzo pompava e pompava dentro di me e ormai ero sopra di lui impalandolo mentre continuavo a prendere in bocca quello di Tommy senza sosta.
“Guardo come cavalca!”, disse quest’ultimo che decise che era il suo turno di chiavarmi, così cambiammo posizione.

Il sapore in bocca del pene di Mauro era ancora più buono, ma il cazzo che mi stava pompando adesso era veramente grosso e mi faceva impazzire, non come quello di paparino ma bello largo scuoteva le mie pareti vaginali senza sosta.

Ero in una sorta di estasi da come sentivo questi due cazzi dentro di me, Tommy decise di prendermi direttamente alla pecorina e affondò ancora più il suo membro di carne quasi da schiacciarmi; io mi tenevo a sua volta prendendo il cazzo in bocca quasi vicino alla gola, e sentendo vicino a eiaculare lo tolsi e incominciai a lavorarlo a mano mentre da dietro venivo anche schiaffeggiata alle terga del culo.

“Oh ragazzi sto impazzendo!”, urlai ai due ragazzi che risero a fatica piegati in una smorfia di goduria, Mauro si mise di fianco per baciarmi e poi si rialzò affondando di nuovo il cazzo nella mia boccuccia, ormai esperta dal giorno passato con papi.

“Cristo che pompinara!”, esclamò lui mentre Tommy mi fece cambiare posizione, adesso lo cavalcavo senza sosta su di lui; quasi a sorpresa Mauro esplose inaffiandomi la faccia e io lo ingoiai di nuovo per assaggiare più sborra possibile, come mi aveva insegnato ieri papà Andrea.

Dopo pochi secondi venne anche Tommy; per fortuna che dallo scorso inverno avevo messo la spirale, visto che mi venne tutto dentro di me.

“Cristo di Dio, ma dove hai imparato a scopare così Chiara?”, mi disse mentre ci ripulivamo in piscina nuotando. Mauro aveva preferito andare a fare una doccia dentro casa, io avevo ancora il suo seme in bocca ed era una sensazione piacevole.
“Ho fatto pratica, soprattutto per i pompini”, replicai ridendo, “a chiavare in fondo siete voi che avete il lavoro più duro!”, e anche lui sorrise per poi abbracciarmi e limonarmi stringendomi le tette.

“Scusa se ti ho dato della vacca”, mi disse poi accompagnandomi al cancello.
“E perché, oggi in fondo abbiamo fatto i maiali”, e lanciandogli un bacio uscì nel fresco della sera.











CAPITOLO 5


Quella sera papino mi telefonò dicendomi che sarebbe stato via per la notte, avrebbero campeggiato nei boschi.
“Mica sei con una troia in un motel?”, gli chiesi a bruciapelo e lui rispose imbarazzato.
“Cosa pensi Chiaretta, ma tu invece…”, replicò sempre con un tono timoroso. Mio padre aveva sempre avuto un carattere schivo, e sembrava a suo agio solo scopando, e anche lì con una certa fatica.
“Mi sono data da fare nel pomeriggio, ma adesso…”, e gli feci sentire un suono rotante come quello di un vibratore. In verità era uno scherzo, era solo l’asciugacapelli che faceva un rumore simile.
“Fai la brava, sei da sola e pure minorenne”, ma gli replicai piccato. “Con quello che facciamo e che si fa in questa famiglia il meno è che rimanga da sola no?”, e lui bofonchiò qualcosa poi mi salutò.

Torno l’indomani mattina, ma io tenni il broncio fino a quando non esplose.
“Ma che ti ho fatto?”, chiese piagnucolando mentre giravo per la cucina in bikini non cagandolo di neanche di striscio.
“Passi la notte a fare chissà cosa mentre io sono da sola, e potrei fregarmene. Ma mi dici di fare la brava quando ti scopi tua figlia. SCOPI TUA FIGLIA!”, dissi a voce talmente alta che non ci fosse stato il giardino qualcuno ci avrebbe sentito.
“Non mi sei parsa dispiaciuta quando ti sei offerta a me”, ma capì subito di aver sbagliato termine.
“Come una schiava? Me l’ha chiesto mamma ma non l’avrei fatto non fossi stata d’accordo: e fino all’anno prima mi avete tenuto in casa quasi segregata, poi l’anno dopo divento una donna che scopa a ripetizione!”, e gli raccontai del pomeriggio di ieri.

“Ti è piaciuto?”, e si alzò avvicinandosi e mettendomi una mano sul culo, coperto dal tanga striminzito.
“Si ma quello di papi è più grosso”, e dicendolo mi feci prendere per la bocca e baciarlo, sembrava sempre strano ma in fondo era quello che lo rendeva più eccitante che con chiunque altro.
Mentre ci slinguavamo abbassò le mutandine e mi mise due dita in culo, allargandolo e io lo guardai stranita, poi mi staccai dal suo abbraccio e aprendo il frigo tirai fuori una melanzana.
“Ficcamela nel sedere”, e lui ridendo mi rispose, “c’è di meglio da farci entrare”.
Fu solo il campanello a calmarci i bollenti spiriti.

Guardammo dalla finestrella della cucina e vidi che era la signora Bardi, quella della villetta vicino.
“Che vorrà”, mi chiesi ma vidi mio padre preoccupato.
“Lo so io…”, e mi raccontò velocemente che lui e la signora Pina, una donna procace di cinquant’anni, avevano avuto una relazione fugace nel corso degli anni.
“Cioè te la scopi ogni tanto”, dissi ridendo e mi venne in mente un’idea. “Scopatela mentre vi guardo…”, e lui non sembrò dispiaciuto all’idea.

Era una donna sovrappeso ma con due seni giganti, capisco che papi fosse rimasto stregato dal troione. Che in aggiunta sapeva scopare eccome, sbirciai nella camera da letto matrimoniale e vidi come sbatteva le tette su Andrea, che le teneva ciucciandole. Fu una buona lezione, lei ingoiò ogni goccia del seme bianco credendo che ci fosse anche mamma, per non lasciare tracce.

Lo lasciò prosciugato, e feci in modo di non farmi vedere quando uscì.
“Bella porca”, gli dissi entrando in bagno dove mio padre si stava ripulendo sudato marcio dallo sforzo.
“Farlo con te è più facile, lei è talmente grossa che lascia senza fiato”, ma togliendomi lo striminzito bikini rimasi nuda e feci segno a papi di entrare nella doccia.

Non riuscì a farglielo rizzare di nuovo, ma mi accontentai di spompinarlo e di fare la pace con lui. Ci baciammo sotto l’acqua della doccia, e lui per farsi perdonare si inchinò per leccarmela.
“Ohh papi così”, e mi aggrappai al tubo di metallo per non scivolare.
Mi riscossi solo per lo squillo del telefono.

Corsi a rispondere nuda, giusto in tempo per rispondere.
Era Marcella, un’amica di scuola che passava anche lei le vacanze al mare con i suoi. Mi chiese se visto il tempo brutto volevo andare da lei per una festicciola pomeridiana.
"Sicuramente perché no?”, gli risposi giusto in tempo per finire la chiamata. Mio padre aveva ritrovato la melanzana.

Lasciai papi ancora stanco della notte nei boschi e della scopata con la signora Pina. Io avevo il culetto dolorante visto come si era divertito a incularmi con la melanzana.
“Era necessario?”, gli chiesi mentre eravamo sul tappeto del salone nudi, ma lui seriamente disse di si. “Quando verrai inculata sarà niente questo”, e intanto tagliava un pezzo di melanzana sporco delle mie feci e se lo mise in bocca, “sia come dolore che come goduria”.
Io mi massaggiavo il culo e lo guardai un po' schifata. “Ma non ti fa schifo?”, mi riferì alla melanzana sporca di merda.
“Di te è buono tutto”, e avvicinatosi carponi alla mia figa fece segno di pisciarmi in bocca.
“Ma…”, e di fronte alle sue insistenze urinai sulla sua lingua tesa.
“Baciami Chiara”, e pur esitante misi la bocca sulla sua ingerendo parte della mia piscia sulla sua lingua: era aspra ma non male, soprattutto era una cosa estremamente depravata, e finimmo per baciarci a lungo.
“Come si ingerisce la sborra si beve anche la pipi”, riflettè lui filosofico, e pensai che la mattina aveva lasciato dietro di sé delle cose parecchio istruttive.


Continua...
scritto il
2023-12-25
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