Storie di ordinaria famiglia 03

di
genere
incesti

CAPITOLO 3 – La prima prova della suocera: il marito.

La notte scorse tranquilla e, la mattina, le due donne ed io uscimmo con la scusa di una passeggiata in centro. Prima di uscire chiesi al suocero se voleva visionare un film che avevo precedentemente preso senza avere il tempo di vederlo, infilai la cassetta nel videoregistratore ed uscii. Il film era naturalmente un porno, ma lui lo ignorava. Noi ci guardammo bene dall'uscire, fermandoci in garage. Secondo il piano, mia moglie avrebbe dovuto rientrare prima con la scusa di un leggero malore. All'ultimo momento sembrò mancarle il coraggio per convincerla dovetti ricorrere alla solita cura: eccitarla.
La portai con le mani sull'orlo dell'orgasmo e mi fermai. In quelle condizioni, quando aveva la voglia di godere dentro, gli ostacoli erano sempre tutti superati. Finalmente risalì avendo l'accortezza di lasciare socchiusa la porta dell' appartamento, trovo il padre interessato al contenuto della cassetta, novità assoluta anche per lui. Come vide la figlia tentò immediatamente di spegnere l'attrezzo ma ella, con noncuranza, trovò la forza di dirgli di non aver preoccupazione, che era oggi normale che tutti guardassero quelle cose. Convinse il padre a restare seduto e si recò nella camera da letto avendo cura di lasciare la porta spalancata. Ogni tanto transitava nel vano della porta come per cercare qualcosa ora nell'armadio, ora nella cassettiera. Rimase con indosso soltanto il reggiseno e delle ridottissime mutandine di pizzo rosso, le calze autoreggenti nere completavano la visione del padre che, certamente, ebbe modo di rimirarsela bene. Poi, sempre in modo che potesse esser vista, si sfilò il reggiseno ed indossò una maglietta che le arrivava all'ombelico, recandosi vicino al padre a guardare anch'essa il film.
Anche noi eravamo intanto risaliti ed, in silenzio, socchiudemmo appena la porta affinché lo specchio potesse rimandarci l'immagine della televisione e dei due seduti di spalle. Ne approfittai per tastare le chiappe a mia suocera sollevandole il vestito ed introducendole sotto le mutandine. Mia moglie, vedendo quei film, si era sempre eccitata e certamente tale stato dovette aiutarla a vincere l'imbarazzo. Con la scusa di prendere qualcosa ogni tanto si alzava e, nell'inchinarsi, poneva le sue chiappe all'aria in bella vista, in tali occasioni il padre poteva rimirare i peli della fica che debordavano dalla sottile striscia delle mutandine, risedendosi esclamò che quei film la eccitavano chiedendo al padre se succedeva altrettanto. Questi gli rispose che ormai era vecchio anche se ...
Continuò a tormentarlo, le chiese se aveva mai visto simili visioni e che comunque credeva che anche lui fosse eccitato, al diniego del padre gli mise una mano sopra la patta che venne prontamente sollevata dal padre.
Riuscì a non darsi per vinta ed affermò che era un po' bugiardo perché qualcosa aveva sentito, ridiscese con la mano sulla patta e ne fece scorrere la lampo, poi, fulminea, introdusse la mano dentro. Le timide rimostranze del padre non trovarono ascolto e mentre il film continuava a diffondere le estasianti visioni ella liberò l'uccello del padre cominciando piano a masturbarlo. Lui non aveva neanche il coraggio di guardarla, ma lei prese quell'imbarazzato silenzio come seppur lieve assenso e scese seduta in terra, ponendo la sua bocca vicino alla cappella, cominciò ad alitarci caldo fiato sopra. Si decise a leccare leggermente l'uccello ed il padre sobbalzò tentando di impedire quel movimento, ella gli bloccò la mano e prese ad inghiottire il cazzo del padre ed era naturale che in quella bocca avida e calda anche un vecchio pisello dovesse ritrovare vigore.
Intravedevamo, dalla nostra posizione, la vorace bocca scorrere tutto l'uccello che, in verità, era tutt'altro che piccolo. Continuò così per un po' mentre il volto del padre assumeva colori sempre più forti, certamente stava provando sensazioni che credeva ormai sopite per sempre. Mia moglie decise di alzarsi, invitando il padre a fare altrettanto, mentre velocemente lo spogliava, non lesinava carezze al membro turgido e sicuramente eretto, denudatolo continuò con la mano il su e giù. Ebbe l'accortezza di far girare su un fianco il padre.
Nello specchio ci godevamo quella scena bellissima, gli occhi che a lampi mostravano solo il chiarore delle orbite, scesero a controllare il corpo della figlia, una mano, timidamente, si fermò a mezz' aria, come se non avesse il coraggio di proseguire il cammino, poi, lentamente, abbattendo le evidenti resistenze morali, si posò su una tetta della figlia cominciando a soppesarla e, più decisamente, ad accarezzarla. La figlia gli chiese di spogliarla ed egli le tolse la maglietta, mentre il trapanare della mano sul suo uccello continuava a fargli salire l'estasi. Ammirò il corpo della figlia, coperto solo dalle ridottissime mutandine, che non mancò di elogiare. Era la prima volta che vedeva capi simili indosso ad una donna. La figlia si sdraiò allora sul tavolo e gli chiese di togliergliele, esitò ... ma, il digiuno, lo spinse a vincere l'incertezza, con mani tremanti sfilò le mutandine. Un grande spettacolo gli lustrò gli occhi, una passera calda, vogliosa ed umida sembrava invitarlo ad approfittarne, un dito percorse leggero lo spacco delle pareti vaginali, si azzardò ad introdurlo un poco, la figlia lo implorò di eseguire l'esplorazione fino in fondo. Il delirio onirico dei sensi l'aveva ormai avvolto, non si fece ripetere l'invito ed inzuppò il suo dito in quella melassa calda ed accogliente, cominciando a tastarne la profondità e la voluttuosità. La figlia ben presto chiese che il dito venisse sostituito da un calibro più pesante. Non più lucido il padre le sollevò le gambe accostando il membro all'entrata della fica della figlia.
Qualche remora lo colse e allora, esclamò "non dobbiamo" e provò a staccarsi, la figlia lo trattenne con le gambe ed il suo pene poté bearsi delle turgide sensazione che la fica certamente gli trasmetteva. Chi poteva resistere, stante le condizioni, a quell'invito caldo e voglioso? Caddero le ultime resistenze e riprese la posizione da battaglia. Ebbi modo di ammirare quell’uccello, il quale appariva diritto e certamente più lungo del mio. Pose fine alla sua tortura, affondando il piolo di carne nelle intimità della figlia. Non si poteva chiedere che si trattenesse e cominciò a cavalcarla con grande intensità, l'uccello giungeva fino al collo dell'utero, donando alla figlia sensazioni inebrianti, i gemiti di piacere non erano certamente forzati.
Insieme, con la suocera, spiavamo eccitati quella scena. La vecchia venne a cercarmi l'uccello e liberandolo prese a masturbarmi con foga, sibilando "guardalo il porco". Poverina, era ingelosita suo malgrado. Ne approfittai per farla chinare e venne a circondare con le sue labbra il mio membro. Dentro, il marito, stava impartendo una solenne trombata alla figlia, le cadenze diventavano sempre più veloci, i gemiti sempre più intensi, i sospiri profondi. La figlia che, come d'accordo, avrebbe almeno dovuto fingere di godere, se la stava godendo di brutto, assaporando quel vecchio ma rinvigorito uccello. Mi confessò che fare l'amore con i suoi genitori era qualcosa che la emozionava immediatamente, le attanagliava il ventre donandole spasmi di attesa immensi.
Avremmo dovuto entrare e sorprenderli sul più bello, ma non mi sentivo di interrompere il favoloso bocchino che mi stava impartendo mia suocera, le venni infatti nella gola con grande godimento. Non avevo neanche spirito di interrompere la goduta del suocero che, infatti, quasi all'unisono godette nella fica della figlia emettendo degli ululati di piacere mentre gli occhi diventavano tutti bianchi. La figlia l'aveva seguito e con la fica piena, accoglieva il capo ansante del padre sulla sua pancia. La sborra giallastra le colava, abbondante, dalla passerina bagnandole il culetto ed andando a depositarsi sul tavolo.
Fu allora che, con la suocera, fingemmo di rincasare, trovandoli esausti ed ansanti, l'accordo era che dovessimo mostrare indignazione e lascio immaginare la fantasia su quello che potei dire contro i due incestuosi, minacciai la separazione, di dirlo agli altri figli, di informare tutti di che pasta fossero fatti. Il vecchio si spaventò provando a scusarsi, ma, all'apparenza infuriato, lo chiusi dentro la camera da letto fingendo di pensare al da farsi. Feci trascorrere alcuni minuti e rientrai continuando ad apostrofarlo duramente, finsi di non saper cosa fare quando, falsamente infuriato, gli annunciai che gli avrei reso la pariglia. Mi sarei scopato sua moglie, inoltre avrebbe dovuto assistere. Come inebetito si fece legare ad una poltrona con le gambe divaricate, trattando mia moglie da puttana la avvertii che avrei scopato sua madre anche sotto i suoi occhi e la feci sedere in terra vicino al padre, intimai quindi alla suocera di spogliarsi, ella naturalmente finse di non essere d'accordo ed io insistetti a tal punto da far figurare il suo accordo come concesso per pura forza.
Che spettacolo! Si spogliò timidamente, fingendo titubanza, mentre la figlia teneva gli occhi in terra e sotto sotto invece se la godeva. Dovetti pensare disperatamente ad altro per non farmi indurire immediatamente il cazzo. Dissi alla figlia di prendermi l'uccello in bocca, perché quel corpo sgraziato non poteva certo eccitarmi, quasi con gli occhi lucidi ella si apprestò fingendo un falso imbarazzo e guardandomi di sottecchi sentendo subito l'uccello duro. Si impegnò a leccarmi la cappella, a suggermi le palle, a scorrere con la lingua lungo tutta l'asta, mi alitò sui testicoli, baciandoli con dolcezza. Il tutto sotto gli occhi attoniti del padre. Mi apprestai quindi al sacrificio, mi accostai al letto e, con una mano, scesi a carezzare le grosse poppe della suocera, l'altra, lentamente, stava giungendo alla fonte del suo piacere, scoprendola già ben bagnata. Finsi stupore, affermando che, evidentemente, avevano tutti una stessa natura in famiglia. Intinsi un dito nella sua fica e lo passai successivamente sulle labbra del suocero il quale tentò disperatamente di fermarmi, scongiurandomi di non andare oltre. Fui, naturalmente, irremovibile, misi la moglie nella posizione a lui più visibile ed alzandole le gambe, la penetrai con un solo violentissimo colpo. La suocera non riuscì più a fingere, sulla sua faccia si leggeva chiaramente la voglia. Iniziando a pomparla scorsi mio suocero che quasi piangeva di rabbia, non mancando di notare che il cazzo non era più proprio moscio, gli istinti primordiali si erano riaffacciati nella sua testa, avremmo saputo coinvolgerlo appieno, in quel momento ne ebbi la certezza. Non mancai di insultarlo, gli dissi che era un verme, senza dignità, prima combinava le porcherie e poi se ne pentiva quasi piangendo, vedendo poi il suo cazzo indurirsi, gli dissi che era un porco vizioso, che si eccitava vedendo la moglie scopata da un altro.
Alle sue spalle, nascosta, mia moglie si stava carezzando la fica. Le ordinai di tirare una sega al porco ché era eccitato e continuai a pistonare la madre che ormai stava rantolando, il chiaro delle sue pupille appariva spettrale, l'intensità dell'orgasmo la stava stravolgendo ed il suo piacere accrebbe quello di tutti i presenti. Mia moglie, sentendo inturgidirsi allo spasimo la verga del padre, cominciò a lavorarla di bocca, mentre si sollazzava la fica con una mano; dopo un po' fermai la vorace bocca, intimando a mia moglie di non farlo venire. La costrinsi a lasciar libero l'uccello, che rimase lucido e teso verso l'aria. Lo guardai duramente e gli dissi che era anche uno che godeva con i maschi perché adesso l'avrei fatto venire io. Gli strinsi violentemente la base dell'uccello, lasciandomelo congestionare fra le mani, non appena sentii che iniziava a perdere vigore, cominciai a lavorarlo con le mani, facendo scorrere velocemente la pelle sul prepuzio, la figlia e la mamma si misero alle mie spalle e cominciarono a carezzarsi le fiche. Quello spettacolo infervorò il vecchio, l'uccello riacquistò vigore e, spudoratamente, emise fiotti giallastri di sperma, venendomi sulle mani. Immediatamente portai le mani alla sua bocca e, di forza, gli feci leccare il suo prodotto. Aiutato dalle donne lo stendemmo sul letto e lo legammo nella solita posizione a culo all'aria, il vecchio culo non immaginava il trattamento che lo attendeva.
Continuai duramente ad insultarlo, mentre le donne portarono della vaselina che comincia a spalmargli sul buchetto. Dovevo ancora venire e decisi che un buco valeva l'altro. Ritenevo peraltro che, se avesse superato quella prova, anche il suocero sarebbe diventato una stupenda macchina per il piacere. Non mi risparmiai di avvisarlo su ciò che lo attendeva, gli ordinai di non stringere il buchetto, ma di spingere in fuori come se dovesse defecare. Considerato che non si convinceva non lesinai di sculacciarlo sonoramente, poi posi la mia cappella sul suo buchetto esercitando una leggera pressione, nonostante le raccomandazioni egli contrasse immediatamente lo sfintere. Ogni volta che sentivo la pressione cedere facevo entrare un pezzetto di cazzo nelle viscere di mio suocero, durò a lungo e fu per lui certamente un supplizio. Alla fine del gioco mi trovai con il cazzo ben infisso nel suo culo e dapprima pian piano, poi velocemente, cominciai a trapanarlo nel didietro, ben presto venni pronunciandogli frasi oscene.
Anche io avevo avuto il mio battesimo, era la prima volta che inculavo una persona del mio stesso sesso. Ad egli toccò anche il clistere di mia moglie. Tre litri caldi nelle viscere, dopo l'inculata, non erano facili da trattenere; quando mi accorsi che non ne poteva più, gli promisi di slegarlo solo se mi avesse leccato e ripulito per bene l'uccello, pur non potendo più sopportare il dolore non si decideva. Un'altra bella sculacciata lo convinse, e così ebbi anche il mio primo bocchino da un uomo, mentre mi succhiava, mia moglie venne a stuzzicarmi il buco posteriore con il dito, con il risultato di far crescere di volume il mio uccello nella bocca del padre.
Fui inculato dal dito della figlia (ma questa sensazione non era sconosciuta) e sbocchinato dal padre, mi accorsi che non avrebbe retto a lungo e lo slegai. Quando tornò, dopo essersi lungamente svuotato, trovò la moglie carponi sul letto con il grosso culo bianco all'aria, gli dissi che avrebbe dovuto a sua volta prenderla in quella posizione. Non voleva ma, buone o cattive, fu praticamente costretto e si mise maldestramente all'opera, sbagliò più volte, la figlia intervenne e gli segò l'uccello per raggiungere un grado di durezza accettabile, poi lo guidò nelle viscere della mamma, spiegandogli quali erano le mosse da compiere. Riuscì a far penetrare la punta fra le burrose chiappe della donna. Spingendolo sulle chiappe, la figlia favorì la penetrazione. Con una mano gli accarezzava i testicoli, gli porsi un fallo artificiale acceso ed ella dopo aver leccato lo sfintere del padre lo infilò esclamando "che bello, inculare papà che si incula la mamma".
L’eccitazione travolse anche mia moglie, che reclamava la sua parte di cazzo. Così prese la posizione della mamma e, sempre muovendo il fallo nel culo del padre, io la presi alla pecorina. Fu più lungo ma, ben presto, la mamma, masturbandosi con una mano, venne. Il marito la segui poco dopo, crollando sfinito sulla schiena della suocera, io e la figlia seguimmo a ruota. Tutti e quattro rimanemmo senza fiato sul letto a riprenderci.
Senza narrargli che era tutto preparato, convinsi anche il suocero della bellezza di provare l'amore nei suoi reconditi segreti. D'altro canto era quasi impossibile, per lui, tirarsi indietro. In una sola volta aveva provato più che nell'intera vita. Gli dissi che se tutto era programmato in funzione del piacere, tutto avrebbe contribuito a farlo crescere, gli feci ammettere che mai nella sua vita era venuto per tre volte consecutive, anche a lui chiesi di essere completamente disponibile alle avventure che gli avrei proposto. Intanto la mia mano era scesa sul suo arnese e lo carezzava, stavo scoprendo la bellezza di toccare un bastone di carne. Lo invitai a fare altrettanto. Esegui un po' ruvidamente. La figlia, non ancora sazia, riavvicinò il fallo al buco del padre. Strinsi il suocero contro di me, lo calmai e gli dissi di lasciar fare, con una mano lo carezzavo sempre ed egli si strinse ancora di più a me, lo feci distendere di fianco, alzare una gamba. La figlia cominciò a penetrarlo, si contrasse e gli consigliai di non farlo, ché avrebbe sentito meno dolore e di pensare al piacere, chiamai la suocera e gli dissi che era finalmente ora di far vedere al marito che cosa si era perso per una vita intera, invitandola a fargli provare la bocca.
L'ebbrezza estatica ci sconvolse ancora. La suocera prese subito in bocca il cazzo del marito. Io, ora carezzavo le sue tette, ora tranquillizzavo mio suocero. Una mano, pietosa, venne verso il mio uccello. Mia suocera prese la mano del marito e, insieme, cominciarono ad onorarmi di una sega. La tensione salì ancora. Con venti centimetri di lattice che gli trapanavano il culo, una bocca che gli onorava il cazzo, una mano che gli carezzava le palle, mentre una sua mano mi tirava una sega, il suocero mi parve fragile fuscello, povero essere tremante in barba all'impressione che dava di se. Era estasiante vivere quelle sensazioni, era bello sentire la sua mano che mi segava, tutta quella situazione ci sconvolgeva, chinai il mio viso sul suo e ... lo baciai preso da un raptus di nuove conoscenza che volevo completare, con sorpresa sentii che rispondeva al mio bacio, le nostre lingue si incrociarono e si leccarono, vicendevolmente ci succhiammo le labbra fino a che il godimento non travolse di nuovo tutti e quattro.
Nessuno poteva pretendere che non ne avessimo ancora abbastanza, rimanemmo così nel dormiveglia cercandoci reciprocamente nel riposo.



scritto il
2013-03-26
9 K
visite
2
voti
valutazione
6.5
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Storie di ordinaria famiglia 02
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.