La pasticciera

di
genere
etero

Entrai nella pasticceria e notai che quel pomeriggio lei era sola. I capelli legati in una coda alta, il culone rotondo stretto nella tuta, i sottili fianchi ed i grandi seni stretti nel camice nero, mi guarda per qualche secondo e mi sorride, allargando le labbra leggermente gonfie. Mentre mi avvicino al banco lei si volta e, dandomi le spalle, si china per aprire un frigo. Con la schiena ben dritta ed il culone aperto verso di me, riesco a vedere il perizoma nero scomparire tra le fantastiche natiche appena allargate.
Si rialza e guardandomi negli occhi mi chiede cosa gradisco. Capisce che sono un attimo frastornato dalla vista del suo culone e, sorridendo, mi chiede se gradisco un caffè. Farfuglio di si, temendo di aver fatto una brutta figura. Lei si gira verso la macchina e, nell'attesa del caffè, spinge all'infuori il culo e, toccandolo e allargandolo leggermente con una mano, attraverso lo specchio mi guarda negli occhi, che io solo dopo qualche secondo distolgo dal suo culo. Noto che è compiaciuta della mia attenzione e, poggiata la tazza sul bancone, si appoggia al banco alle sue spalle rivolta verso di me e mi fissa negli occhi. Si tira leggermente su il camice e poi il pantalone, facendolo aderire alla vagina, di cui vedo chiaramente il segno. Dà un'occhiata anche lei verso il basso e poi mi rivolge di nuovo lo sguardo, sfiorandosi tra le gambe. Una persona si accinge ad entrare ma lei si dirige verso la porta e la blocca. Dicendo che il negozio è in chiusura e scusandosi, chiude la porta di vetro d'ingresso, spegne la luce esterna e parte di quelle interne e, lasciando la zona dove mi trovo io leggermente illuminata, torna verso di me, che la aspettavo in teoria per pagare. Avvicinandosi a me, che la attendevo appoggiato al banco della cassa, guarda all'altezza del cavallo del mio pantalone classico e nota l'evidente erezione. Senza mostrare esitazioni, si infila tra me ed il bancone e striscia con il culo sul mio pene, soffermandosi un istante e ripetendo il movimento come per farsi spazio, accentuando il contatto.
La seguo dietro al bancone e prima che possa girarsi la prendo per i fianchi, mi abbasso e le tiro giù la tuta da dietro, scoprendole il culo. Lei si ferma e si china leggermente in avanti, mentre io le allargo il culo con le mani e ci infilo la faccia, passandole la lingua prima intorno al buco del culo e poi sulla figona umida. Lei si gira verso di me ed io, inchinato, continuo a leccarla per alcuni minuti, appoggiata con il culo sul banco e le gambe larghe leggermente piegate, sempre più bagnata. Le infilo due dita nella vagina, poi la faccio girare di nuovo e inizio ad allargarle piano il buco del culo con il dito, su e giù. Il culone bianco è scosso da ogni colpo della mia mano. Dopo un paio di minuti mi alzo e la penetro nella vagina da dietro con un paio di colpi profondi, poi inizio ad appoggiare il cazzo al buco del culo. Con un gemito lei si sottrae un attimo e si china per afferrare un pezzo di burro dal frigo. Lo scarta velocemente e se lo passa fra le chiappe, poi si infila un paio di volte il dito medio in culo e si rimette in posizione. Le appoggio di nuovo il cazzo sull'ano, questa volta entra abbastanza facilmente e continuo a tamponarla per alcuni minuti. Quando stavo per esplodere, la rigiro verso di me, prendo un pasticcino dalla vetrina e glielo strofino sulla vagina lasciandola piena di panna, che inizio avidamente a leccare. Lei ondeggia sul mio viso muovendo i fianchi in maniera sempre più incontrollata, fino a quando non mi stringe la testa fra le gambe per qualche secondo, ansimando. Mi sorride, si inginocchia e si infila il cazzo in bocca arrivando a toccarmi l'inguine con il naso e, dopo due minuti, riceve i miei schizzi sul volto con la bocca aperta e la lingua da fuori.
Fantastico!
scritto il
2024-01-03
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