L'effetto persuasivo di un cazzo enorme

di
genere
prime esperienze

Ero una ragazzina, frequentavo il liceo della mia scuola ed ero una tipetta niente male. L'altezza non è mai stata il mio forte, ma, grazie ad una sodissima terza ed un culetto mozzafiato, non ho mai avuto grossi problemi a trovare qualche bel ragazzo per una piccola avventura che, partendo da qualche messaggino spinto, finiva al più con un bel limone accompagnato da qualche palpata spinta e del sacrosanto petting. Avevo circa 18 anni e non avevo ancora perso la verginità, né avevo mai visto o toccato un pene. In realtà, l'unico contatto che avevo avuto con il cazzo fino a quel momento era stato durante le sporadiche pomiciate, in cui, a cavalcioni sul ragazzo di turno, potevo sentire le loro protuberanze spingere contro la mia patatina bagnaticcia ed eccitata.
Avevo una cara amica, di cui non dirò il nome per riservatezza, ed un amico, che per comodità chiamerò Cristian.
Cristian era un ragazzo strano, era molto alto, aveva una statura abbastanza possente, non si può dire certo che fosse un bel ragazzo, ma l'aspetto curioso era che aveva davvero un atteggiamento peculiare: si comportava in modo bizzarro, era spesso inopportuno e aveva qualche problema di socializzazione. Per questi motivi veniva spesso escluso dagli altri ragazzi, tant'é che io e la mia amica ci diventammo amiche proprio per evitare che potesse sentirsi solo. Ora, se non fosse già chiaro, Cristian non era per nulla attraente. Aveva modi di fare che allontanerebbero qualsiasi ragazza; insomma, era il tipico amico maschio "strano" con cui mai ti sogneresti di fare qualcosa.
Dopo anni di amicizia, eravamo entrati molto in sintonia, e capitava spesso che ci trovassimo io e lui soli, a casa mia o a casa sua.
L'estate andavamo al mare insieme, non avevamo ancora la patente e prendevamo il pullman per arrivare dal nostro paesino alla località balneare più vicina. Un giorno abbiamo deciso di andarci senza averlo programmato prima, eravamo in giro per il paese e, a causa del troppo caldo, abbiamo preso la decisione di andare in spiaggia. Così, siamo andati alle nostre rispettive case solo per prendere i costumi, con il proposito di cambiarci una volta arrivati al lido, nelle apposite cabine.
Ci tengo a ribadire che io e Cristian avevamo un rapporto quasi fraterno, non vedevo niente di sessuale in lui, e per questo non ho avuto alcun problema a cambiarmi insieme a lui nella cabina. Non è stata una proposta nata da nessuno dei due, ci è venuto quasi naturale andare nella stessa cabina a cambiarci insieme. Ecco, quello che ho visto quel giorno mi ha davvero sconvolta: Cristian si è tolto i pantaloncini davanti a me, con assoluta naturalezza, mentre io mi svilavo la maglietta per mettermi il sopra del costume. Ci sono stati secondi in cui, per forza di cose, avevo la vista oscurata dalla mia stessa maglietta, ma, non appena l'ho sfilata del tutto, ho visto la cosa più sbalorditiva che potessi immaginare. Cristian aveva un cazzo di dimensioni impressionanti. Difronte a me penzolava una proboscite lunga e grossa, con una porzione di cappella ben visibile. Era un cazzo meraviglioso, venoso, e aveva l'aria di essere quasi... pesante. Probabilente rimasi ferma a fissarlo per un po', ma Cristian non si accorse assolutamente di nulla. Era intento a cercare il costume nello zaino che era sulla mensola sopra di me, quindi non poteva vedere il mio viso. Non riuscivo a spiegarmi cosa stessi provando in quel momento: Cristian non mi piaceva, non mi era mai piaciuto, non mi provocava alcuna pulsazione sessuale, eppure quel cazzo mi attraeva irresistibilmente. Avevo voglia di toccarlo, palparlo come se fosse un tubo spugnoso, scappellarlo e vederlo crescere... volevo giocarci, osservarlo più da vicino. Ad un certo punto, i movimenti che Cristian stava facendo per cercare il costume, lo hanno spinto più vicino a me, ed il suo ben di dio mi ha toccato appena la parte alta della coscia. Appena ho visto la scena sono trasalita emettendo un leggero suono con la voce. Cristian, a quel punto, mi ha guardata per chiedermi cosa fosse successo, ed io: "Niente Cri, è che..." e con lo sguardo e il dito ho indicato il suo palo. Lui mi ha prontamente risposto: "Oh scusami! Non me n'ero reso conto, scusami se ti ho imbarazzata!" - "Ma va, tranquillo è che" - e non ho avuto alcuna paura di sbilanciarmi visto il nostro rapporto - "è anche bello grosso...". Non so bene che effetto hanno fatto quelle parole su di lui, ma il suo sguardo è cambiato leggermente. E' come se si fosse reso conto solo in quel momento di avere un cazzo gigante, e che la cosa potesse lasciare più di qualcuno non indifferente. Non so dirvi bene se lo ha fatto con malizia o con ingenuità, ma ha risposto, ridendo: "ahahah e da moscio non è niente! Diventa molto più grosso di così!". Quelle parole erano davvero troppo per me. Non riuscivo neanche ad immaginare cosa sarebbe stato quel mostro da eretto. Non sapevo neanche cosa avrei potuto farci io, inesperta com'ero. Ma, non so se per eccitazione o per curiosita, ho iniziato a toccarlo. Lo accompagnavo dalla base, facendolo salire, per poi lasciarlo cadere a "peso morto". Naturalmente ogni volta che lo facevo diventava più duro. "Cri voglio vederlo duro... non ne ho mai visto uno e probabilmente non ne vedrò mai uno così grosso. Tu sei mio amico e magari può essere più facile per entrambi. E' solo curiosità, ti giuro." E a quel punto ho preso a scappellarlo lentamente. La mia mano copriva a malapena metà della sua circonferenza, e con il mio movimento riuscivo ad arrivare poco sotto la capocchia. Cristian era zitto, impassibile. Semplicemente, mi lasciacva fare. Dopo pochissimo, quel cazzo era diventato più grosso di una lattina di cocacola. Faceva quasi paura. Se non fosse sato di un mio amico me ne sarei scappata preoccupata. Il fatto che stessi avendo a che fare si con un cazzone enorme, ma con quello di Cristian, mi rassicurava. Sapevo che avrei potuto controllare la situazione. Il problema era che quel aggeggio mi stava mandando completamente in visibilio, mi stava facendo perdere qualsiasi briciolo di lucidità. Mi sono inginocchiata difronte alla bestia. L'ho afferrato con entrambe le mani, coprendone a malapena un terzo, e l'ho osservato più da vicino. Pesava davvero. "Cri... mi piace. Mi piace un sacco..." e dopo quelle parole ho iniziato a leccarlo. Partivo dalla base ed arrivavo fino alla capocchia, leccando tra la fessura della pelle e la base del glande, per poi arrivare al buchino e al frenulo. Nel frattempo lo segavo con entrambe le mani, che mi facevano quasi male da quanto era grosso. Stavo amando quel cazzo, Cristian ormai non esisteva neanche più, eravamo solo io e quel bastone enorme che mi chiamava a sè. Ho inziato a ciucciarli la cappella, era l'unica cosa che riuscivo a mettere in bocca. Avrei voluto ingoiarlo se solo ci fossi riuscita, ma potevo solo succhiare quella deliziosa cappocchia in ecstasi totale, mentre con la lingua continuavo a dare tutto l'amore e la devozione che riuscivo a quel pisellone. Non volevo staccarmi, quel cazzo era diventata la fonte della mia felicità e del mio piacere. Mi bastava succhiarlo e segalo, ogni tanto mi fermavo quasi ad accarezzarlo e ad ammirarlo. C'era solo lui, tutt'intorno il vuoto. Solo quel enorme verga tutta per me. Ho inziato a spalmarmi la sua capocchia sul viso, assaporandone meglio gli odori, poi la riportavo in bocca. Venni, venni per la mia prima volta con un altro uomo, fino ad allora solo auto-masturbazione. Venni senza neanche sfiorarmi la patata, solo grazie alla cura che mi stavo prendendo di quel cazzo gigante. Probabilmente Cristian si accorse di qualcosa, perché, distratta dal mio orgasmo, avevo per un attimo allontanto il cazzone della mia faccia, senza mai ovviamente perdere la presa. Cristian spruzzò fiumi di sborra ed io, quasi disperata: "No, no... " e portai subito il cazzo alla bocca, avendo paura di non riuscire ad ingoiare quel seme che tanto agognavo il quel momento e che avrei dato qualsiasi cosa per assaporare. Nel portarmelo alla bocca schizzi di sperma mi arrivarono sul viso, e la cosa mi piacque tantissimo. Finì di spremere quel cazzo divino fino all'ultima goccia, assaporando ogni centimetro cubo del suo nettare, per poi rimanere zitta qualche minuto ad osservarlo penzolare, nuovamente moscio, difronte a me, grata a quel bastone di carne per tutto quello che mi aveva dato in quei minuti.
scritto il
2024-01-05
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