La punizione di Alessandra
di
Xverso
genere
sadomaso
"Elena. Portami Alessandra. La voglio ammanettata e imbavagliata. Lorenza va con lei."
"Agli ordini capo!"
Esclamò quest'ultima con un ghigno sadico sul volto.
Elena si limitò a guardare il capo negli occhi e annuire.
"Avete tre minuti"
La ragazza di un metro e ottanta usciva a passo deciso dall'ufficio. Subito seguita dalla piccola Lorenza, che con corsetto e tacchi alti, faceva del suo meglio per stare dietro ad Elena.
Arrivarono velocemente alla scrivania di Alessandra, la quale era impegnata in una telefonata. Lorenza si avvicinò e permette il pulsante per riagganciare.
"Ma che fai?! Era una chiamata impor..."
SLAP!
Lorenza colpì Alessandra con uno schiaffo.
"Zitta cagna"
E subito le sputò in faccia.
"Vieni con noi. Subito."
Intimò Elena. Alessandra allora capì la situazione. Abbassò lo sguardo e seguì in silenzio le due ragazze. Si fermarono raggiunta la cassettiera vicino all'ufficio. Elena prese le manette e una gagball.
Alessandra porse i polsi e si lasciò ammanettare. Le mani di Lorenza cingevano i suoi capelli in una coda alta.
"Aprì la bocca cagnetta"
Alessandra fece un sospiro.
Lorenza tirò con forza i morbidi capelli di Alessandra costringendola ad urlare.
"Esegui subito gli ordini cagna! Non abbiamo tutto il giorno! Se mi fai perdere tempo ne pagherai le conseguenze! Capito stupida troia!?"
Alessandra si lasciò imbavagliare.
"Capo."
Il capo si girò e vide che Elena aveva terminato il suo compito con successo.
"Fatevi da parte"
Disse alle ragazze.
Lorenza si stravaccò sulla sua poltrona, mentre Elena restò in piedi accanto all'uscio.
"Alessandra. Alessandrina mia. Guardami tesoro"
Alessandra alzò timida lo sguardo.
"Lo sai. Sei tra le mie preferite. Lo sai vero?"
Alessandra annui lentamente.
"Non ti è piaciuto il premio che ti ho dato qualche giorno fa? Spero Lorenza non sia troppo risentita per le attenzioni che l'ho costretta a darti."
Lorenza lanciò al capo uno sguardo rabbioso, per cacciare poi una linguaccia impertinente.
"Questa mattina ti ho fatto una domanda. Ti ho chiesto di ricordarmi il nome di quel cliente."
Alessandra sbarrò gli occhi.
"Mi hai detto che non ti sovveniva, e che avresti quindi controllato il suo file. Sono passate quattro ore Ale"
Alessandra si era scordata della richiesta del capo. Da tempo lui la vedeva di buon occhio. Le consentiva più libertà e le concedeva qualche battuta scherzosa. Oltre a favorirla in ogni compito rispetto ad altre sue colleghe. Qualche giorno prima l'aveva premiata per l'ottimo lavoro svolto mettendo ben otto ragazze a leccare tutto il suo corpo. Tutte insieme. Facendola venire più e più volte. Forse per questo Lorenza era stata così dura. Il suo compito era stato quello di leccare il piede sinistro di Alessandra mentre questa godeva di un piacere inimmaginabile. Ma ora era tornata alla sua posizione di superiore. Impaziente di vedere punita Alessandra.
"Ora piccola mia. Non posso non punirti per il tuo comportamento e tutto ciò che esso comporta."
"Hmpf Hmpf"
Alessandra mugugnava qualcosa ma la gagball le impediva di parlare.
"Taci. Se mi fosse interessato ciò che hai da dire non ti avrei fatto imbavagliare. Questo non è un processo. Sei qui per scontare la pena. Lorenza! Alzati su! Prendi uno dei tuoi giocattolo dal tuo cassetto. Scegli tu."
Lorenza scattò in piedi e si affrettò ad aprire la sua cassettiera.
Tirò fuori un frustino da cavalli con una L impressa a fuoco sul cuoio.
"Alla minima esitazione frustala."
"Con piacere Capo!"
"Apri una manetta."
La giovane mora si avvicinò ad Alessandra. Guardò la ragazza negli occhi, si morse il labbro, e con uno scatto le afferrò il polso destro. Spinse dunque la mano di Allessantra dentro i suoi slip di pelle. Alessandra sentì qualcosa di duro toccarle la mano e istntivamente lo afferrò. Lorenza le strappò dunque la piccola chiave dalla mano e aprì il la manetta destra.
"Spogliati. In fretta."
Ordinò il capo.
Alessandra sfilò la giacca e la lasciò cadere ai suoi piedi. Slacciò il primo bottone della camicia, poi il secondo, posò le dita sul terzo bottone, ma si sentì strattonare la camicia con forza da Lorenza. La quale fece saltare due dei bottoni della camicia di Alessandra.
"Muoviti cagna! Mi fai schifo!"
Lorenza colpì Alessandra sul polpaccio con il frustino.
La poveretta iniziò a svestirsi in fretta e furia. Ruppe i restanti bottoni della camicia e abbassò a forza la gonna senza slacciarla.
Lorenza le afferrò i bordi di calze e mutande e le tirò con forza verso il basso, denudandola.
Le fece sfilare le scarpe, mentre Alessandra slacciava il reggiseno lasciando esposti i piccoli seni.
"Raduna tutta la tua roba in un angolo svelta"
La ragazza raccattò i suoi vestiti e li mise in un angolo. Tornò poi nuda a cospetto del Capo.
Lui le si avvicinòbe incrociò il suo sguardo.
"Sono stupendi. Sono innamorato di questi occhi. Sono così dolci e piedini di vita. Adoro come usi quel filo di trucco per esaltarne il colore. Spero che la prossima volta che li vedrò, saranno sul viso di una ragazza più attenta. Bendala."
Lorenza presa la benda e la pose sul volto di Alessandra. Ora i suoi occhi erano ampiamente nascosti dalla spessa benda bi pelle. Non poteva più vedere nulla né, allo stesso tempo, essere vista, guardata negli occhi. Ora era sola. Con lei solo la paura per la punizione incombente.
Il capo poggiò le mani sulle spalle dell' esile ragazza, costringendola poi con uno strattone a girarsi di schiena.
"T."
Udito il comando Alessandra allargò le braccia verso i lati della stanza. Assumendo appuntamento la forma di una T.
Il capo le annusò il collo, mentre con le mani, percorreva la pelle liscia ebbronzata di Alessandra. Passava le dita lungo il costato magro della ragazza. Ne carezzò poi i seni e il ventre delicatamente. Con una mano scese verso il pube di Alessandra.
"Allarga le gambe."
Ora le carezze del capo erano rivolte alla piccola figa di Alessandra. Le sue dita scorrevano lungo l'inguine della ragazza, tornando subito dopo a premere il clitoride con i polpastrelli.
"Ho intenzione di usarti. Ma non ancora.
Lori! Qui!"
La mano poggiata sul ventre di Alessandra puntava con l'indice verso la sua vulva. Ed di proprio la vulva di Alessandra a ricevere uno scocchio di frustino.
La ragazza colta di sorpresa e piegata dal forte dolore cadde in ginocchio.
"Elena! Vieni qui! Aiuta Lori ad ammanettare questa troia alla gamba della scrivania."
Le due ragazze si chimarono e presi i polsi di Alessandra la ammanettarono come ordinato.
Ora Alessandra stava nuda, in ginocchio, cin i polsi bloccati alla gamba della scrivania. Non poteva muoversi, né vedere, né parlare. Aspettava solo il suo supplizio.
"Lori, tesoro. Frustale la schiena. Fermati solo quando è tutta rossa."
"Si capo!"
Lorenza andò a prendere uno dei suoi flogger. Ne scelse uno adatto all'esile corpo di Alessandra. Nero lucido, con le frange molto lunghe e sottili.
Alessandra sentiva i tacchi di Lorenza battere sul pavimento di legno. Ad ogni passo il suo castigo si faceva più vicino. Il rumore di passi cessò. Silenzio. Nella stanza si sentiva solo il respiro affannato di Allessantra. La quale stava cominciando a sudare. La ragazza restava li. Immobile. In attesa. Ma non succedeva nulla. Nulla si stava muovendo. Il respiro si stava facendo più calmo e regolare.
Quanto era passato? Dieci secondi? Trenta? Un minuto? La ragazza cercava in vano di capire perché tutto si fosse fermato. Si domandava se Lorenza fosse lì Immobile dietro di lei. Quando all'improvviso, sentì il rumore del corsetto in pelle nera di Lorenza che scricchiolava mentre lei si avvicinava all'orecchio di Alessandra, sussurrandole:
"Soffri Cagna."
Iniziò poi a frustarla sulla schiena con tutta la sua emergia.
La bionda iniziò a contorcersi dal dolore. Cadde a pancia in su mentre tentava di divincolarsi dai colpi di Lorenza. La quale però continuò a frustarla senza sosta. Colpendola su braccia, seni, stomaco, gambe.
Alessandra si dibatteva e urlava di dolore quando Lorenza smise di frustarla.
"Ascoltami stupida cagna schifosa. Il capo ha detto che devo frustarti la schiena finché non è completamente rossa. Non ha però vietato di frustarti in altre parti. Quindi ora se hai un briciolo di cervello. Mi porgerai la tua schiena e ti farai frustare senza pieta!"
Lorenza appoggiò il flogger sulla vulva di Alessandra.
"Spero di essere stata chiara cagna schifosa."
La ragazza allora si tirò su. Si mise nuovamente in ginocchio e porse la schiena alla sua carnefice. Lorenza le sputò sulla nuca e riprese a frustarla caoticamente e con violenza. Una dozzina di frustate e il bruciore alla schiena si fece nuovamente insopportabile, costringendo Alessandra a buttarsi nuovamente a terra riparando la schiena dolorante. Lorenza però iniziò a colpirla ancora più forte. Mirando ai seni, alle cosce e alla vulva di Alessandra. Stremata allora la ragazza si girò supina. Stesa nuda sul freddo pavimento, aspettava che tutta la sua schiena diventasse rossa.
"Basta così."
Disse il capo.
"Vieni qui Lori"
Lorenza posò la sua frusta e si avvicinò al capo, il quale l'attendeva seduto sulla sua poltrona.
"In ginocchio."
Il capo tirò fuori il cazzo turgido.
"Succhiamelo"
Senza esitare la ragazza iniziò a succhiare il cazzo del capo con dedizione. Occhi chiusi, mani dietro la schiena, pompate profonde e ben candenzate.
"Sei stata bravissima a frustare quella troietta. Eri così sexy. Mi hai fatto davvero arrapare."
Lorenza alzò lo sguardo
"Non desideravo altro capo."
Tornò poi ad inghiottire il grosso uccello.
Lui le carezzò i capelli.
"Consegnami i tuoi slip."
Lorenza si tolse le mutande e le porse al capo.
"Basta così piccola. Sei sempre eccezionale ma ora voglio vedere la tua bella figa."
La ragazza si alzò in piedi, mise le mani dietro la schiena ed allargò le gambe porgendo il bacino in avanti.
Il capo avvolse le natiche scoperte di Lorenza in un abbraccio e diede un bacio alla sua vulva depilata. Cominciò poi ad assaporarla. Lorenza chiuse gli occhi e si lasciò andare al piacere che il capo le stava dando con la lingua.
"Che figa stupenda. Sei calda abbastanza mia serva e puttana?"
"Si mio Capo e Padrone."
"Togliti le scarpe."
Lorenza sentì un brivido caldo percorrere il suo collo non appena la bocca del capo si avvicinò al suo capezzolo gonfio e sensibile. La sua figa era schiusa e bagnata.
"Girati. Ti siederai sopra di me. Ora poggia i piedi sulle mie gambe e appoggiati a me."
Lorenza stava ora sdraiata a gambe aperte sul capo. Impaziente di sentire la calda carne del suo uccello penetrarla in profondità. Il solo pensiero fece colare una goccia dell'eccitazione di Lorenza sulla cappella gonfia del capo.
"Elena! Slega quella troietta e portala qui."
Con due lunghi passi la ragazza aveva raggiunto Alessandra, la quale riversava a terra immobile, stremata dai colpi di Lorenza.
Aprì le manette e afferrò Alessandra per i capelli costringendola a gattonare fino alla poltrona.
"Ora assicurati che lecchi senza sosta queste palle e questa figa."
"Hai sentito? Lecca! Cagna!"
Aggiunse Lorenza.
Elena allora slacciò la cinghia che chiudeva la gagball dietro la nuca di Alessandra, la quale fece qualche respiro e si asciugò la bocca con il dorso della mano. Vedendola esitare Elena premette la nuca di Alessandra, che tirò fuori la lingua e iniziò a leccare come ordinato.
Lentamente il capo infilò tutto il suo membro nella figa di Lorenza, mentre entrambi venivano leccati dalla povera Alessandra.
"Hai fatto un ottimo lavoro con quella schiena. Ti meriti una ricompensa. Ora ti scoperò fino a farti urlare e voglio che tu venga in bocca a quella pittanella."
"Si padrone."
Disse Lorenza ansimando.
Il capo cominciò ad accelerare il ritmo, mentre Lorenza afferrò i capelli di Alessandra indirizzando il suo clitoride nella sua bocca. La ragazza prese dunque a succhiare, baciare e leccare, mandando su di giri la piccola bruna, che tremante, attendeva il momento in cui il suo orgasmo sarebbe esploso. E proprio di li a poco, conseguenza della penetrazione sempre più veloce, un getto trasparente inondò il viso di Alessandra, che stremata e confusa, continuò a leccare alla cieca senza fermarsi un istante. Mentre il sapore degli umori caldi di Lorenza riempiva la sua bocca.
Il capo si alzò dalla poltrona trascinando Lorenza. Le afferrò i capelli e la baciò poi appassionatamente.
"Per favore, prepara per me il culo di questa troia."
"Si capo."
Tornato a sedersi, afferrò i capelli di Alessandra che era rimasta immobile sul pavimento. La tirò a sé e premette il suo membro sulle labbra della ragazza. Lei fece un respiro profondo e cominciò a succhiare l'uccello del capo. Lui subito le spinse in basso la testa costringendola ad ingoiare tutto il suo cazzo gonfio e pulsante. Subito dopo il capo iniziò a muovere con violenza la testa di Alessandra su e giù, costringendola ad emettere versi umilianti. Alessandra cercava di restire impegnarsi il più possibile. Il capo sembrava davvero parecchio eccitato. Forse se fosse riuscita a farlo venire, la sua punizione sarebbe terminata.
Alessandra iniziò dunque ad accompagnare i movimenti delle mani del capo. La lingua tesa in fuori a leccare la base dell'asta per tutta corsa, anche a leccare le grosse palle del capo.
"Oddio! Si!"
Il capo afferrò Alessandra per i capelli e ne tenne abbassata la testa tra le suo gambe. Alessandra stava soffocando. Con tutto l'uccello del capo ad otturarle la gola non c'era spazio per fare entrare l'aria. Cominciò a dimenarsi e ad urlare. Ma le vibrazioni che Alessandra emetteva tentando di gridare, non facevano altro che aumentare il piacere del capo, il quale fu ad un istante dal lasciarsi andare nella bocca di Alessandra.
Alessandra si trovò improvvisamente sollevata per i capelli. Ricevette due schiaffi sui piccoli seni.
"Allora. Ti sei preparata?"
"Pronta capo."
Lorenza si avvicinò ad Alessandra. La ragazza a quattro zampe sul pavimento non aveva idea di cosa Lorenza avesse tra le mani, ma sapeva che presto lo avrebbe scoperto.
In quell'istante Alessandra sentì qualcosa di rigido e allungato farsi strada all'entrata del suo ano. Lorenza premette lo stantuffo e irrorò di lubrificante l'ano di Alessandra.
Ne spremette un po' sulla mano avvolta dal guanto di lattice nero, strofinandola poi lungo lo strap on che aveva indossato.
"Per te che sei una lurida cagna ho scelto uno dei miei preferiti, il famoso *cazzo di cane* ahaha".
Lorenza indossava un dildo la cui forma e colore ricordava in tutto e per tutto il membro di un cane. Eccezione fatta per le dimensioni.
Lorenza appoggiò la punta del suo strap on canino sullo stretto buco di Alessandra. Si chinò in avanti e poggiò le dita in cima alla schiena fustigata di Alessandra. Iniziò a premere lentamente la punta del dildo, il quake comincio a penetrare l'ano della ragazza. Seconda spinta. Qualche centimetro in più. Lorenza indietreggiò con il bacino e sussurrò all'orecchio di Alessandra:
"Tranquilla piccola cagnetta. Non ti farò Male."
Le baciò poi delicatamente il collo e, in uno scatto improvviso, graffiò tutta la schiena dolente di Alessandra spingendo contemporaneamente con forza lo strap on nel suo retto.
"Ahahahah! Scherzavo! Cagna!"
Allessandra urlò di dolore, ma venne subito messa a tacere dal membro del capo, che di nuovo penetrava irruento la gola della ragazza.
Lorenza inculava Alessandra senza pietà. Mentre il capo la soffocava col suo cazzo.
La schiena era in fiamme, le varie sensazioni si mischiavano trasformandosi l'un l'altra. Disorientata, confusa, dolorante, umiliata e violata, Alessandra quasi non sentiva più nulla. Nulla tranne una forte eccitazione.
Alessandra senza rendersene conto, poggiò la mano tra le sue gambe e iniziò a massaggiare la sua figa bagnata.
"Che fai lurida Cagna!?"
Disse Lorenza aumentando l'intensità dei colpi.
"Lasciala fare."
Ordinò il Capo.
Si mise poi accanto alle ragazze e chiese ad Elena di avvicinarsi. Alessandra non sentì ciò che i due si dissero, ma capii che Elena si era allontanata e che ora stava tornando con qualcosa.
Rumore di una spina inserita in una presa.
"VRRRRRRR NNN NNN NNN VRRRRRRRR"
Elena accese il potente vibratore e lo poggiò su tutta la vulva di Alessandra, la quale appoggiò a terra il capo e inarcò la schiena. Le penetrazioni di Lorenza continuavano profonde e decise. Alessandra cominciava ad andare su di giri. Elena cominciò ad accarezzarle i seni e soffiare sulla schiena arrossata. Alessandra iniziava a muoversi, oscillando avanti e indietro seguendo il ritmo di Lorenza. Era sull'orlo dell'orgasmo.
"Stai venendo?"
Chiese Elena.
"Q... Quasi..."
"Ora?"
"Qua... qua... quasi."
"Ora?"
Elena premette il vibratore suo clitoride di Alessandra.
"Oh! Oh! Si! Ora vengo!"
Elena allontanò subito il vibratore dalla vulva gonfia di Alessandra, rovinando così il suo orgasmo, che scemò suo nascere.
"Ahahahahah! Che pena! Povera cagna"
"Spostati Lori."
Il capo ora prendeva il posto di Lorenza. Con le mani allargava le natiche di Alessandra ammirandone l'ano sfondato.
Cominciò a penetrarla con il suo uccello, mentre allessandra stremata gemeva.
"Falla tacere."
Lorenza si sedette dunque alla poltrona del capo e infilò nella bocca di Alessandra lo strao on canino.
"Su cagnetta, pulisci il cazzo di cane che ti ha fatto godere poco fa."
Mentre sodomizzava Alessandra, il Capo allungò la mano verso il flogger di Lorenza, ne fece scorrere le frange lungo la schiena della ragazza.
"Tesoro mio. Sei bellissima. Sei così sexy. Lo sai quanti mi piaci. Ti prego. Non scordarti mai più di quello che ti chiedo."
Il Capo iniziò a frustare Alessandra.
"O SARÒ COSTRETTO... A FRUSTARTI... PER SO... NAL... MEN... TE!"
Buttò a terra il flogger e, cinta Alessandra per i fianchi, cominciò a scoparla nel culo più forte che poteva. Mentre la ragazza piangeva stremata.
Improvvisamente Alessandra sentì il membro del capo uscire interamente dal suo retto.
Fu spinta via da Lorenza, e nemmeno il tempo di rendersene conto, si trovò con l'uccello del capo ficcato in fondo alla gola che le schizzava copiosi getti di seme caldo nell'esofago, mentre il capo le tappò il naso con la mano soffocandola.
Non appena il capo ebbe finito di svuotarsi nella gola di Alessandra, le lasciò andare la testa e la ragazza fu libera di respirare.
Le andò della saliva di traverso e cominciò a tossire. Un miscuglio di muco, saliva e sperma ricopriva la sua faccia.
"Portatela da Costanza."
Elena e Lorenza presero dunque le braccia di Alessandra e la aiutarono a sollevarsi. La ragazza segui senza esitare le altre due, le quali la trascinarono nuda verso il corridoio che portava all'ufficio di Costanza.
Intorno a loro il brusio di commenti delle altre ragazze era sempre più forte. Incuriositi dall'umiliante processione di Alessandra e dai segni che portava sul corpo.
"Toc Toc"
"Si e entrate pure."
Elena e Lorenza video costanza al telefono.
"Va bene Capo, ci penso io. Buona serata."
Costanza posò la cornetta.
"Allora Alessandra cosa hai combinato? Potere toglierle quella benda per favore?"
Elena sfilò la benda di pelle dal viso di Alessandra, la quale restò accecata dalla luce nell'ufficio di Costanza. Con la vista appannata riusciva a malapena a capire dove si trovasse.
Costanza aprì il cassetto della scrivania e prese un collare con un guinzaglio. Si avvicinò ad Alessandra e glielo mise al collo.
"Potere lasciarla a me adesso."
Le due ragazze camminarono verso la spa dell'edificio. Una volta raggiunte le docce Costanza fece lavare Alessandra e le diede un accappatoio per asciugarsi. La aiutò a tamponare la schiena ferita e le fece servire del tè verde dalle ragazze della spa.
Mentre Alessandra riposava seduta su un divano sorseggiando il tè verde, Costanza tornò al suo ufficio.
Alessandra si stava riprendendo e lentamente recuperava le forza.
"Alzati. Vieni qui."
Costanza era tornata e aveva in mano qualcosa.
"Su, togliti l'accappatoio e mettiamo questa."
Alessandra si alzò, sfilò l'accappatoio e lo poggiò suo sofà. Camminò fino a raggiungere Costanza.
"Che cos'è... Questa?"
Chiese.
"È una cintura di castità. Non si vede? È carina vero? L'ho testata io stessa per 3 giorni. Non è molto scomoda, è un po' strano all'inizio ma ci si abitua."
"E devo metterla?"
"Te la metto io vieni."
"E a che serve quel tubicino?"
"Tranquilla. Ora ti spiego bene tutto. Come vedi la cintura ricorda un po'uno slip. L'anima è fatta come una catenella di metallo e intorno è rivestita da questa copertura in gomma.
Si infila come una mutandina e una volta che sopra i fianchi si stringe in vita la catenella da questo buchino frontale e la si chiude con un lucchettino, in modo che sia impossibile sfilarla, perché non può più passare dal bacino. Chiaro?"
"Si... Chiaro."
"Bene. Dietro ha un anello di metallo in corrispondenza del tuo buchino, così da renderti possibile andare in bagno o usarlo per scopi meno cristiani. Ehehe. Ridacchiò Costanza. All'interno l'anello è cavo e ci passa la catenella di cui è composta la cintura. Questa invece è la placca che andrà a coprire la tua vulva. È fatta per impedirti di avere qualsivoglia attività sessuale. Come vedi è fatta a conca in modo da poter ospitare comodamente la tua bella fighetta."
"Ma è piena di piccole punte!"
"Si. Ma non aver paura. Dammi la mano."
Costanza prese le dita della mano di Alessandra e le premette contro gli aculei che sporgevano dalla placca di metallo.
"Vedi, sono piccoli e molto appuntiti, ma essendo in gran numero e vicini tra loro se li si tocca o si fa pressione non recano alcun male vero?"
"Si è vero. Non pungono. Ma allora a che servono?"
"Prova a muovere il le dita avanti e indietro."
Non appena Alessandra provò a strisciare il dito le piccole punte si infilarono nella sua pelle.
"Ahi!"
Gridò lei.
"Ok ok. Ho capito!"
"Ottimo!"
Sorrise Costanza.
"Dicevo. Questa placchetta verrà messa in corrispondenza della tua vulva. Ha un bordino di gomma che farà si che starà perfettamente aderente al tuo inguine. Come puoi vedere la placca è piena di piccoli forellini, così la tua fighettina potrà respirare."
"E come faccio a fare pipì scusa?"
"Te lo spiego subito cara. C'è un piccolo foro al centro della placca, in corrispondenza della tua uretra. Ricordi quel tubicino di cui mi chiedevi prima? Quel tubicino si fa prima passare nel foro della cintura dove viene avvitato, poi l'altro capo viene infilato nella tua uretra, così avrai un collegamento diretto dall'interno della tua uretra a fuori dalla cintura. Comodo no? Solo fai attenzione perché ovviamente non avrai alcun controllo una volta iniziata la minzione non potrai interrompere il flusso. Colerà come da un rubinetto."
Costanza prese allora la cintura di castità e la fece passare oltre le caviglie di Alessandra.
"Siediti ora e allarga le gambe."
Costanza prese una siringa senz'ago e la riempì con del lubrificante. Iniettò poi la sostanza nell'uretra di Alessandra, la quale osservava un po'spaventata.
Ora la ragazza spargeva lubrificante lungo tutto il tubicino di gomma.
Con le mani avvolte da guanti in lattice Costanza schiudeva le labbra di Alessandra alla ricerca del buco dove infilare la sondina.
"Ecco qua."
Costanza spinse lentamente la punta metallica del tubicino nell'uretra di Alessandra.
"Non dovrebbe farti alcun male, solo una sensazione strana. Se dovessi sentire dolore dimmelo subito".
Costanza continuò a spingere il tubicino in profondità, accompagnando insieme la cintura di castità che sempre più era vicino a chiudere la figa di Alessandra.
"Ahi! Ahi! Ferma! Dio che male!"
"Ops, ti chiedo scusa."
Costanza sfilò un po'del tubicino spargendo il lubrificante, così che poi potè finire la corsa portando dunque la placca metallica ad aderire alla vulva di Alessandra. Tirò poi la catenella da davanti e la blocco stretta con un lucchetto.
"Stai benissimo guardati!"
Alessandra si guardò in uno specchio, la sua vulva e la sua vagina erano totalmente inaccessibili. Allessandra provò a muovere un po'la cintura che le stava molto stretta, ma al minimo spostamento le punte le graffiarono la figa.
"Non toccare!!! Scordati della tua fighetta e basta. Non ce l'hai più! Hai solo un tubicino da cui fai pipì. "
"Capito... Hai tu le chiavi di questo lucchetto?"
Chiese Alessandra.
"No. Le chiavi sono tutte custodite dal capo. Solo lui può aprire i dispositivi di castità."
"E ti ha detto per quanto dovrò tenerla?"
"No. Ma mi aspetto almeno una settimana. Per me il periodo più lungo è stato tredici giorni. Abbiamo sempre testato insieme ogni cintura. Io posso portarla per una settimana intera senza nessun problema. Ma se non sei abituata il terzo giorno comincerai a non sopportarla, dopo una settimana inizierai ad impazzire ahaha. Spero non ti costringa a portarla così a lungo. O chissà, persino di più! Oh! Mi stavo scordando un particolare! Questo modello è nuovissimo, all'interno ha un sensore e degli elettrodi. Se la cintura rileva una vibrazione mette subito in funzione gli elettrodi che daranno una bella scossa alla tua figa galeotta ahahah".
"Quindi ora devo andare in giro così?"
"Ma davvero è la prima volta?! Da quanto lavori qui?"
"Solo due mesi."
"Rivestiti cagna! E vieni in ufficio!"
Ordinò Lorenza dopo aver gettato i vestiti di Alessandra sul pavimento vicino ai suoi piedi.
Alessandra si rivestì stando attenta a non muovere la placca di metallo della cintura. Abbottonò solo i primi due bottoni della camicia, quello ancora rimasti attaccati e chiese poi sopra la giacca blu.
Continua...
"Agli ordini capo!"
Esclamò quest'ultima con un ghigno sadico sul volto.
Elena si limitò a guardare il capo negli occhi e annuire.
"Avete tre minuti"
La ragazza di un metro e ottanta usciva a passo deciso dall'ufficio. Subito seguita dalla piccola Lorenza, che con corsetto e tacchi alti, faceva del suo meglio per stare dietro ad Elena.
Arrivarono velocemente alla scrivania di Alessandra, la quale era impegnata in una telefonata. Lorenza si avvicinò e permette il pulsante per riagganciare.
"Ma che fai?! Era una chiamata impor..."
SLAP!
Lorenza colpì Alessandra con uno schiaffo.
"Zitta cagna"
E subito le sputò in faccia.
"Vieni con noi. Subito."
Intimò Elena. Alessandra allora capì la situazione. Abbassò lo sguardo e seguì in silenzio le due ragazze. Si fermarono raggiunta la cassettiera vicino all'ufficio. Elena prese le manette e una gagball.
Alessandra porse i polsi e si lasciò ammanettare. Le mani di Lorenza cingevano i suoi capelli in una coda alta.
"Aprì la bocca cagnetta"
Alessandra fece un sospiro.
Lorenza tirò con forza i morbidi capelli di Alessandra costringendola ad urlare.
"Esegui subito gli ordini cagna! Non abbiamo tutto il giorno! Se mi fai perdere tempo ne pagherai le conseguenze! Capito stupida troia!?"
Alessandra si lasciò imbavagliare.
"Capo."
Il capo si girò e vide che Elena aveva terminato il suo compito con successo.
"Fatevi da parte"
Disse alle ragazze.
Lorenza si stravaccò sulla sua poltrona, mentre Elena restò in piedi accanto all'uscio.
"Alessandra. Alessandrina mia. Guardami tesoro"
Alessandra alzò timida lo sguardo.
"Lo sai. Sei tra le mie preferite. Lo sai vero?"
Alessandra annui lentamente.
"Non ti è piaciuto il premio che ti ho dato qualche giorno fa? Spero Lorenza non sia troppo risentita per le attenzioni che l'ho costretta a darti."
Lorenza lanciò al capo uno sguardo rabbioso, per cacciare poi una linguaccia impertinente.
"Questa mattina ti ho fatto una domanda. Ti ho chiesto di ricordarmi il nome di quel cliente."
Alessandra sbarrò gli occhi.
"Mi hai detto che non ti sovveniva, e che avresti quindi controllato il suo file. Sono passate quattro ore Ale"
Alessandra si era scordata della richiesta del capo. Da tempo lui la vedeva di buon occhio. Le consentiva più libertà e le concedeva qualche battuta scherzosa. Oltre a favorirla in ogni compito rispetto ad altre sue colleghe. Qualche giorno prima l'aveva premiata per l'ottimo lavoro svolto mettendo ben otto ragazze a leccare tutto il suo corpo. Tutte insieme. Facendola venire più e più volte. Forse per questo Lorenza era stata così dura. Il suo compito era stato quello di leccare il piede sinistro di Alessandra mentre questa godeva di un piacere inimmaginabile. Ma ora era tornata alla sua posizione di superiore. Impaziente di vedere punita Alessandra.
"Ora piccola mia. Non posso non punirti per il tuo comportamento e tutto ciò che esso comporta."
"Hmpf Hmpf"
Alessandra mugugnava qualcosa ma la gagball le impediva di parlare.
"Taci. Se mi fosse interessato ciò che hai da dire non ti avrei fatto imbavagliare. Questo non è un processo. Sei qui per scontare la pena. Lorenza! Alzati su! Prendi uno dei tuoi giocattolo dal tuo cassetto. Scegli tu."
Lorenza scattò in piedi e si affrettò ad aprire la sua cassettiera.
Tirò fuori un frustino da cavalli con una L impressa a fuoco sul cuoio.
"Alla minima esitazione frustala."
"Con piacere Capo!"
"Apri una manetta."
La giovane mora si avvicinò ad Alessandra. Guardò la ragazza negli occhi, si morse il labbro, e con uno scatto le afferrò il polso destro. Spinse dunque la mano di Allessantra dentro i suoi slip di pelle. Alessandra sentì qualcosa di duro toccarle la mano e istntivamente lo afferrò. Lorenza le strappò dunque la piccola chiave dalla mano e aprì il la manetta destra.
"Spogliati. In fretta."
Ordinò il capo.
Alessandra sfilò la giacca e la lasciò cadere ai suoi piedi. Slacciò il primo bottone della camicia, poi il secondo, posò le dita sul terzo bottone, ma si sentì strattonare la camicia con forza da Lorenza. La quale fece saltare due dei bottoni della camicia di Alessandra.
"Muoviti cagna! Mi fai schifo!"
Lorenza colpì Alessandra sul polpaccio con il frustino.
La poveretta iniziò a svestirsi in fretta e furia. Ruppe i restanti bottoni della camicia e abbassò a forza la gonna senza slacciarla.
Lorenza le afferrò i bordi di calze e mutande e le tirò con forza verso il basso, denudandola.
Le fece sfilare le scarpe, mentre Alessandra slacciava il reggiseno lasciando esposti i piccoli seni.
"Raduna tutta la tua roba in un angolo svelta"
La ragazza raccattò i suoi vestiti e li mise in un angolo. Tornò poi nuda a cospetto del Capo.
Lui le si avvicinòbe incrociò il suo sguardo.
"Sono stupendi. Sono innamorato di questi occhi. Sono così dolci e piedini di vita. Adoro come usi quel filo di trucco per esaltarne il colore. Spero che la prossima volta che li vedrò, saranno sul viso di una ragazza più attenta. Bendala."
Lorenza presa la benda e la pose sul volto di Alessandra. Ora i suoi occhi erano ampiamente nascosti dalla spessa benda bi pelle. Non poteva più vedere nulla né, allo stesso tempo, essere vista, guardata negli occhi. Ora era sola. Con lei solo la paura per la punizione incombente.
Il capo poggiò le mani sulle spalle dell' esile ragazza, costringendola poi con uno strattone a girarsi di schiena.
"T."
Udito il comando Alessandra allargò le braccia verso i lati della stanza. Assumendo appuntamento la forma di una T.
Il capo le annusò il collo, mentre con le mani, percorreva la pelle liscia ebbronzata di Alessandra. Passava le dita lungo il costato magro della ragazza. Ne carezzò poi i seni e il ventre delicatamente. Con una mano scese verso il pube di Alessandra.
"Allarga le gambe."
Ora le carezze del capo erano rivolte alla piccola figa di Alessandra. Le sue dita scorrevano lungo l'inguine della ragazza, tornando subito dopo a premere il clitoride con i polpastrelli.
"Ho intenzione di usarti. Ma non ancora.
Lori! Qui!"
La mano poggiata sul ventre di Alessandra puntava con l'indice verso la sua vulva. Ed di proprio la vulva di Alessandra a ricevere uno scocchio di frustino.
La ragazza colta di sorpresa e piegata dal forte dolore cadde in ginocchio.
"Elena! Vieni qui! Aiuta Lori ad ammanettare questa troia alla gamba della scrivania."
Le due ragazze si chimarono e presi i polsi di Alessandra la ammanettarono come ordinato.
Ora Alessandra stava nuda, in ginocchio, cin i polsi bloccati alla gamba della scrivania. Non poteva muoversi, né vedere, né parlare. Aspettava solo il suo supplizio.
"Lori, tesoro. Frustale la schiena. Fermati solo quando è tutta rossa."
"Si capo!"
Lorenza andò a prendere uno dei suoi flogger. Ne scelse uno adatto all'esile corpo di Alessandra. Nero lucido, con le frange molto lunghe e sottili.
Alessandra sentiva i tacchi di Lorenza battere sul pavimento di legno. Ad ogni passo il suo castigo si faceva più vicino. Il rumore di passi cessò. Silenzio. Nella stanza si sentiva solo il respiro affannato di Allessantra. La quale stava cominciando a sudare. La ragazza restava li. Immobile. In attesa. Ma non succedeva nulla. Nulla si stava muovendo. Il respiro si stava facendo più calmo e regolare.
Quanto era passato? Dieci secondi? Trenta? Un minuto? La ragazza cercava in vano di capire perché tutto si fosse fermato. Si domandava se Lorenza fosse lì Immobile dietro di lei. Quando all'improvviso, sentì il rumore del corsetto in pelle nera di Lorenza che scricchiolava mentre lei si avvicinava all'orecchio di Alessandra, sussurrandole:
"Soffri Cagna."
Iniziò poi a frustarla sulla schiena con tutta la sua emergia.
La bionda iniziò a contorcersi dal dolore. Cadde a pancia in su mentre tentava di divincolarsi dai colpi di Lorenza. La quale però continuò a frustarla senza sosta. Colpendola su braccia, seni, stomaco, gambe.
Alessandra si dibatteva e urlava di dolore quando Lorenza smise di frustarla.
"Ascoltami stupida cagna schifosa. Il capo ha detto che devo frustarti la schiena finché non è completamente rossa. Non ha però vietato di frustarti in altre parti. Quindi ora se hai un briciolo di cervello. Mi porgerai la tua schiena e ti farai frustare senza pieta!"
Lorenza appoggiò il flogger sulla vulva di Alessandra.
"Spero di essere stata chiara cagna schifosa."
La ragazza allora si tirò su. Si mise nuovamente in ginocchio e porse la schiena alla sua carnefice. Lorenza le sputò sulla nuca e riprese a frustarla caoticamente e con violenza. Una dozzina di frustate e il bruciore alla schiena si fece nuovamente insopportabile, costringendo Alessandra a buttarsi nuovamente a terra riparando la schiena dolorante. Lorenza però iniziò a colpirla ancora più forte. Mirando ai seni, alle cosce e alla vulva di Alessandra. Stremata allora la ragazza si girò supina. Stesa nuda sul freddo pavimento, aspettava che tutta la sua schiena diventasse rossa.
"Basta così."
Disse il capo.
"Vieni qui Lori"
Lorenza posò la sua frusta e si avvicinò al capo, il quale l'attendeva seduto sulla sua poltrona.
"In ginocchio."
Il capo tirò fuori il cazzo turgido.
"Succhiamelo"
Senza esitare la ragazza iniziò a succhiare il cazzo del capo con dedizione. Occhi chiusi, mani dietro la schiena, pompate profonde e ben candenzate.
"Sei stata bravissima a frustare quella troietta. Eri così sexy. Mi hai fatto davvero arrapare."
Lorenza alzò lo sguardo
"Non desideravo altro capo."
Tornò poi ad inghiottire il grosso uccello.
Lui le carezzò i capelli.
"Consegnami i tuoi slip."
Lorenza si tolse le mutande e le porse al capo.
"Basta così piccola. Sei sempre eccezionale ma ora voglio vedere la tua bella figa."
La ragazza si alzò in piedi, mise le mani dietro la schiena ed allargò le gambe porgendo il bacino in avanti.
Il capo avvolse le natiche scoperte di Lorenza in un abbraccio e diede un bacio alla sua vulva depilata. Cominciò poi ad assaporarla. Lorenza chiuse gli occhi e si lasciò andare al piacere che il capo le stava dando con la lingua.
"Che figa stupenda. Sei calda abbastanza mia serva e puttana?"
"Si mio Capo e Padrone."
"Togliti le scarpe."
Lorenza sentì un brivido caldo percorrere il suo collo non appena la bocca del capo si avvicinò al suo capezzolo gonfio e sensibile. La sua figa era schiusa e bagnata.
"Girati. Ti siederai sopra di me. Ora poggia i piedi sulle mie gambe e appoggiati a me."
Lorenza stava ora sdraiata a gambe aperte sul capo. Impaziente di sentire la calda carne del suo uccello penetrarla in profondità. Il solo pensiero fece colare una goccia dell'eccitazione di Lorenza sulla cappella gonfia del capo.
"Elena! Slega quella troietta e portala qui."
Con due lunghi passi la ragazza aveva raggiunto Alessandra, la quale riversava a terra immobile, stremata dai colpi di Lorenza.
Aprì le manette e afferrò Alessandra per i capelli costringendola a gattonare fino alla poltrona.
"Ora assicurati che lecchi senza sosta queste palle e questa figa."
"Hai sentito? Lecca! Cagna!"
Aggiunse Lorenza.
Elena allora slacciò la cinghia che chiudeva la gagball dietro la nuca di Alessandra, la quale fece qualche respiro e si asciugò la bocca con il dorso della mano. Vedendola esitare Elena premette la nuca di Alessandra, che tirò fuori la lingua e iniziò a leccare come ordinato.
Lentamente il capo infilò tutto il suo membro nella figa di Lorenza, mentre entrambi venivano leccati dalla povera Alessandra.
"Hai fatto un ottimo lavoro con quella schiena. Ti meriti una ricompensa. Ora ti scoperò fino a farti urlare e voglio che tu venga in bocca a quella pittanella."
"Si padrone."
Disse Lorenza ansimando.
Il capo cominciò ad accelerare il ritmo, mentre Lorenza afferrò i capelli di Alessandra indirizzando il suo clitoride nella sua bocca. La ragazza prese dunque a succhiare, baciare e leccare, mandando su di giri la piccola bruna, che tremante, attendeva il momento in cui il suo orgasmo sarebbe esploso. E proprio di li a poco, conseguenza della penetrazione sempre più veloce, un getto trasparente inondò il viso di Alessandra, che stremata e confusa, continuò a leccare alla cieca senza fermarsi un istante. Mentre il sapore degli umori caldi di Lorenza riempiva la sua bocca.
Il capo si alzò dalla poltrona trascinando Lorenza. Le afferrò i capelli e la baciò poi appassionatamente.
"Per favore, prepara per me il culo di questa troia."
"Si capo."
Tornato a sedersi, afferrò i capelli di Alessandra che era rimasta immobile sul pavimento. La tirò a sé e premette il suo membro sulle labbra della ragazza. Lei fece un respiro profondo e cominciò a succhiare l'uccello del capo. Lui subito le spinse in basso la testa costringendola ad ingoiare tutto il suo cazzo gonfio e pulsante. Subito dopo il capo iniziò a muovere con violenza la testa di Alessandra su e giù, costringendola ad emettere versi umilianti. Alessandra cercava di restire impegnarsi il più possibile. Il capo sembrava davvero parecchio eccitato. Forse se fosse riuscita a farlo venire, la sua punizione sarebbe terminata.
Alessandra iniziò dunque ad accompagnare i movimenti delle mani del capo. La lingua tesa in fuori a leccare la base dell'asta per tutta corsa, anche a leccare le grosse palle del capo.
"Oddio! Si!"
Il capo afferrò Alessandra per i capelli e ne tenne abbassata la testa tra le suo gambe. Alessandra stava soffocando. Con tutto l'uccello del capo ad otturarle la gola non c'era spazio per fare entrare l'aria. Cominciò a dimenarsi e ad urlare. Ma le vibrazioni che Alessandra emetteva tentando di gridare, non facevano altro che aumentare il piacere del capo, il quale fu ad un istante dal lasciarsi andare nella bocca di Alessandra.
Alessandra si trovò improvvisamente sollevata per i capelli. Ricevette due schiaffi sui piccoli seni.
"Allora. Ti sei preparata?"
"Pronta capo."
Lorenza si avvicinò ad Alessandra. La ragazza a quattro zampe sul pavimento non aveva idea di cosa Lorenza avesse tra le mani, ma sapeva che presto lo avrebbe scoperto.
In quell'istante Alessandra sentì qualcosa di rigido e allungato farsi strada all'entrata del suo ano. Lorenza premette lo stantuffo e irrorò di lubrificante l'ano di Alessandra.
Ne spremette un po' sulla mano avvolta dal guanto di lattice nero, strofinandola poi lungo lo strap on che aveva indossato.
"Per te che sei una lurida cagna ho scelto uno dei miei preferiti, il famoso *cazzo di cane* ahaha".
Lorenza indossava un dildo la cui forma e colore ricordava in tutto e per tutto il membro di un cane. Eccezione fatta per le dimensioni.
Lorenza appoggiò la punta del suo strap on canino sullo stretto buco di Alessandra. Si chinò in avanti e poggiò le dita in cima alla schiena fustigata di Alessandra. Iniziò a premere lentamente la punta del dildo, il quake comincio a penetrare l'ano della ragazza. Seconda spinta. Qualche centimetro in più. Lorenza indietreggiò con il bacino e sussurrò all'orecchio di Alessandra:
"Tranquilla piccola cagnetta. Non ti farò Male."
Le baciò poi delicatamente il collo e, in uno scatto improvviso, graffiò tutta la schiena dolente di Alessandra spingendo contemporaneamente con forza lo strap on nel suo retto.
"Ahahahah! Scherzavo! Cagna!"
Allessandra urlò di dolore, ma venne subito messa a tacere dal membro del capo, che di nuovo penetrava irruento la gola della ragazza.
Lorenza inculava Alessandra senza pietà. Mentre il capo la soffocava col suo cazzo.
La schiena era in fiamme, le varie sensazioni si mischiavano trasformandosi l'un l'altra. Disorientata, confusa, dolorante, umiliata e violata, Alessandra quasi non sentiva più nulla. Nulla tranne una forte eccitazione.
Alessandra senza rendersene conto, poggiò la mano tra le sue gambe e iniziò a massaggiare la sua figa bagnata.
"Che fai lurida Cagna!?"
Disse Lorenza aumentando l'intensità dei colpi.
"Lasciala fare."
Ordinò il Capo.
Si mise poi accanto alle ragazze e chiese ad Elena di avvicinarsi. Alessandra non sentì ciò che i due si dissero, ma capii che Elena si era allontanata e che ora stava tornando con qualcosa.
Rumore di una spina inserita in una presa.
"VRRRRRRR NNN NNN NNN VRRRRRRRR"
Elena accese il potente vibratore e lo poggiò su tutta la vulva di Alessandra, la quale appoggiò a terra il capo e inarcò la schiena. Le penetrazioni di Lorenza continuavano profonde e decise. Alessandra cominciava ad andare su di giri. Elena cominciò ad accarezzarle i seni e soffiare sulla schiena arrossata. Alessandra iniziava a muoversi, oscillando avanti e indietro seguendo il ritmo di Lorenza. Era sull'orlo dell'orgasmo.
"Stai venendo?"
Chiese Elena.
"Q... Quasi..."
"Ora?"
"Qua... qua... quasi."
"Ora?"
Elena premette il vibratore suo clitoride di Alessandra.
"Oh! Oh! Si! Ora vengo!"
Elena allontanò subito il vibratore dalla vulva gonfia di Alessandra, rovinando così il suo orgasmo, che scemò suo nascere.
"Ahahahahah! Che pena! Povera cagna"
"Spostati Lori."
Il capo ora prendeva il posto di Lorenza. Con le mani allargava le natiche di Alessandra ammirandone l'ano sfondato.
Cominciò a penetrarla con il suo uccello, mentre allessandra stremata gemeva.
"Falla tacere."
Lorenza si sedette dunque alla poltrona del capo e infilò nella bocca di Alessandra lo strao on canino.
"Su cagnetta, pulisci il cazzo di cane che ti ha fatto godere poco fa."
Mentre sodomizzava Alessandra, il Capo allungò la mano verso il flogger di Lorenza, ne fece scorrere le frange lungo la schiena della ragazza.
"Tesoro mio. Sei bellissima. Sei così sexy. Lo sai quanti mi piaci. Ti prego. Non scordarti mai più di quello che ti chiedo."
Il Capo iniziò a frustare Alessandra.
"O SARÒ COSTRETTO... A FRUSTARTI... PER SO... NAL... MEN... TE!"
Buttò a terra il flogger e, cinta Alessandra per i fianchi, cominciò a scoparla nel culo più forte che poteva. Mentre la ragazza piangeva stremata.
Improvvisamente Alessandra sentì il membro del capo uscire interamente dal suo retto.
Fu spinta via da Lorenza, e nemmeno il tempo di rendersene conto, si trovò con l'uccello del capo ficcato in fondo alla gola che le schizzava copiosi getti di seme caldo nell'esofago, mentre il capo le tappò il naso con la mano soffocandola.
Non appena il capo ebbe finito di svuotarsi nella gola di Alessandra, le lasciò andare la testa e la ragazza fu libera di respirare.
Le andò della saliva di traverso e cominciò a tossire. Un miscuglio di muco, saliva e sperma ricopriva la sua faccia.
"Portatela da Costanza."
Elena e Lorenza presero dunque le braccia di Alessandra e la aiutarono a sollevarsi. La ragazza segui senza esitare le altre due, le quali la trascinarono nuda verso il corridoio che portava all'ufficio di Costanza.
Intorno a loro il brusio di commenti delle altre ragazze era sempre più forte. Incuriositi dall'umiliante processione di Alessandra e dai segni che portava sul corpo.
"Toc Toc"
"Si e entrate pure."
Elena e Lorenza video costanza al telefono.
"Va bene Capo, ci penso io. Buona serata."
Costanza posò la cornetta.
"Allora Alessandra cosa hai combinato? Potere toglierle quella benda per favore?"
Elena sfilò la benda di pelle dal viso di Alessandra, la quale restò accecata dalla luce nell'ufficio di Costanza. Con la vista appannata riusciva a malapena a capire dove si trovasse.
Costanza aprì il cassetto della scrivania e prese un collare con un guinzaglio. Si avvicinò ad Alessandra e glielo mise al collo.
"Potere lasciarla a me adesso."
Le due ragazze camminarono verso la spa dell'edificio. Una volta raggiunte le docce Costanza fece lavare Alessandra e le diede un accappatoio per asciugarsi. La aiutò a tamponare la schiena ferita e le fece servire del tè verde dalle ragazze della spa.
Mentre Alessandra riposava seduta su un divano sorseggiando il tè verde, Costanza tornò al suo ufficio.
Alessandra si stava riprendendo e lentamente recuperava le forza.
"Alzati. Vieni qui."
Costanza era tornata e aveva in mano qualcosa.
"Su, togliti l'accappatoio e mettiamo questa."
Alessandra si alzò, sfilò l'accappatoio e lo poggiò suo sofà. Camminò fino a raggiungere Costanza.
"Che cos'è... Questa?"
Chiese.
"È una cintura di castità. Non si vede? È carina vero? L'ho testata io stessa per 3 giorni. Non è molto scomoda, è un po' strano all'inizio ma ci si abitua."
"E devo metterla?"
"Te la metto io vieni."
"E a che serve quel tubicino?"
"Tranquilla. Ora ti spiego bene tutto. Come vedi la cintura ricorda un po'uno slip. L'anima è fatta come una catenella di metallo e intorno è rivestita da questa copertura in gomma.
Si infila come una mutandina e una volta che sopra i fianchi si stringe in vita la catenella da questo buchino frontale e la si chiude con un lucchettino, in modo che sia impossibile sfilarla, perché non può più passare dal bacino. Chiaro?"
"Si... Chiaro."
"Bene. Dietro ha un anello di metallo in corrispondenza del tuo buchino, così da renderti possibile andare in bagno o usarlo per scopi meno cristiani. Ehehe. Ridacchiò Costanza. All'interno l'anello è cavo e ci passa la catenella di cui è composta la cintura. Questa invece è la placca che andrà a coprire la tua vulva. È fatta per impedirti di avere qualsivoglia attività sessuale. Come vedi è fatta a conca in modo da poter ospitare comodamente la tua bella fighetta."
"Ma è piena di piccole punte!"
"Si. Ma non aver paura. Dammi la mano."
Costanza prese le dita della mano di Alessandra e le premette contro gli aculei che sporgevano dalla placca di metallo.
"Vedi, sono piccoli e molto appuntiti, ma essendo in gran numero e vicini tra loro se li si tocca o si fa pressione non recano alcun male vero?"
"Si è vero. Non pungono. Ma allora a che servono?"
"Prova a muovere il le dita avanti e indietro."
Non appena Alessandra provò a strisciare il dito le piccole punte si infilarono nella sua pelle.
"Ahi!"
Gridò lei.
"Ok ok. Ho capito!"
"Ottimo!"
Sorrise Costanza.
"Dicevo. Questa placchetta verrà messa in corrispondenza della tua vulva. Ha un bordino di gomma che farà si che starà perfettamente aderente al tuo inguine. Come puoi vedere la placca è piena di piccoli forellini, così la tua fighettina potrà respirare."
"E come faccio a fare pipì scusa?"
"Te lo spiego subito cara. C'è un piccolo foro al centro della placca, in corrispondenza della tua uretra. Ricordi quel tubicino di cui mi chiedevi prima? Quel tubicino si fa prima passare nel foro della cintura dove viene avvitato, poi l'altro capo viene infilato nella tua uretra, così avrai un collegamento diretto dall'interno della tua uretra a fuori dalla cintura. Comodo no? Solo fai attenzione perché ovviamente non avrai alcun controllo una volta iniziata la minzione non potrai interrompere il flusso. Colerà come da un rubinetto."
Costanza prese allora la cintura di castità e la fece passare oltre le caviglie di Alessandra.
"Siediti ora e allarga le gambe."
Costanza prese una siringa senz'ago e la riempì con del lubrificante. Iniettò poi la sostanza nell'uretra di Alessandra, la quale osservava un po'spaventata.
Ora la ragazza spargeva lubrificante lungo tutto il tubicino di gomma.
Con le mani avvolte da guanti in lattice Costanza schiudeva le labbra di Alessandra alla ricerca del buco dove infilare la sondina.
"Ecco qua."
Costanza spinse lentamente la punta metallica del tubicino nell'uretra di Alessandra.
"Non dovrebbe farti alcun male, solo una sensazione strana. Se dovessi sentire dolore dimmelo subito".
Costanza continuò a spingere il tubicino in profondità, accompagnando insieme la cintura di castità che sempre più era vicino a chiudere la figa di Alessandra.
"Ahi! Ahi! Ferma! Dio che male!"
"Ops, ti chiedo scusa."
Costanza sfilò un po'del tubicino spargendo il lubrificante, così che poi potè finire la corsa portando dunque la placca metallica ad aderire alla vulva di Alessandra. Tirò poi la catenella da davanti e la blocco stretta con un lucchetto.
"Stai benissimo guardati!"
Alessandra si guardò in uno specchio, la sua vulva e la sua vagina erano totalmente inaccessibili. Allessandra provò a muovere un po'la cintura che le stava molto stretta, ma al minimo spostamento le punte le graffiarono la figa.
"Non toccare!!! Scordati della tua fighetta e basta. Non ce l'hai più! Hai solo un tubicino da cui fai pipì. "
"Capito... Hai tu le chiavi di questo lucchetto?"
Chiese Alessandra.
"No. Le chiavi sono tutte custodite dal capo. Solo lui può aprire i dispositivi di castità."
"E ti ha detto per quanto dovrò tenerla?"
"No. Ma mi aspetto almeno una settimana. Per me il periodo più lungo è stato tredici giorni. Abbiamo sempre testato insieme ogni cintura. Io posso portarla per una settimana intera senza nessun problema. Ma se non sei abituata il terzo giorno comincerai a non sopportarla, dopo una settimana inizierai ad impazzire ahaha. Spero non ti costringa a portarla così a lungo. O chissà, persino di più! Oh! Mi stavo scordando un particolare! Questo modello è nuovissimo, all'interno ha un sensore e degli elettrodi. Se la cintura rileva una vibrazione mette subito in funzione gli elettrodi che daranno una bella scossa alla tua figa galeotta ahahah".
"Quindi ora devo andare in giro così?"
"Ma davvero è la prima volta?! Da quanto lavori qui?"
"Solo due mesi."
"Rivestiti cagna! E vieni in ufficio!"
Ordinò Lorenza dopo aver gettato i vestiti di Alessandra sul pavimento vicino ai suoi piedi.
Alessandra si rivestì stando attenta a non muovere la placca di metallo della cintura. Abbottonò solo i primi due bottoni della camicia, quello ancora rimasti attaccati e chiese poi sopra la giacca blu.
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