Voglio vederti godere
di
CinziaM00
genere
tradimenti
Tutto era iniziata con una confidenza fatta in amicizia che poi è diventato il centro di tutto questo avvenumento.
Ho conosciuto Marco a 19 anni, all’università. All’epoca lui era fidanzato e mi sembro quasi scontato tra virgolette che lo fosse: alto, bello, allenato, occhi verdi, estremamente socievole. Legammo sin da subito perché era un conoscente dell’amica con cui frequentavo i corsi ed anche perché era uno che, per l’appunto, catturava l’attenzione visto che durante le pause tra una lezione e l’altra faceva imitazioni facendo ridere tutti. Ho provato subito una grande attrazione fisica per lui, ma mai approfondita perché in fondo essendo lui sentimentalmente impegnato mai ci eravamo spinti oltre a chiacchierare amichevolmente. Più che altro parlavamo solo quando ci incontravamo di persona, sui social (anche se ci scambiavamo like) non avevamo mai parlato. Il nostro rapporto divenne più intenso durante il primo lockdown della pandemia, due anni dopo il nostro primo incontro: in quel periodo, complici le chiusure forzate, iniziammo a parlare più frequentemente su WhatsApp; inizialmente erano conversazioni giocose, parlavamo del più e del meno, dei nostri interessi, delle nostre passioni. Una notte, siccome entrambi dormivamo poco, mi confidò (all’incirca verso le 3) che qualche settimana prima del lockdown stava iniziando ad avere problemi con la sua fidanzata e che quella lontananza forzata gli stava facendo considerare l’idea di chiudere la relazione perché non sentiva la sua mancanza. Io gli consigliavo di non mollare e di riprovare finché ne valeva la pena, erano passati due anni da quando l’avevo conosciuto e la mia attrazione fisica (seppur ancora esistente) si era notevolmente abbassata vista che non era stata coltivata; inoltre avevo avuto le mie esperienze, stavo conoscendo delle persone, non era chiaramente nei miei pensieri come all'inizio. In quel periodo iniziammo a parlare di sesso, sempre e rigorosamente la notte, sembrò quasi diventare un appuntamento fisso: quando ci sentivamo con il sole alto parlavamo di cinema, di musica, ecc, mentre di notte quasi esclusivamente di sesso.
La prima cosa che disse in assoluto è che dopo tot settimane di chiusure iniziava ad essere in astinenza, lamentava che non ce la faceva più. “Ho voglia di scopare” ripeteva spesso con una faccina sorridente ed una arrabbiata. Anche io, più per assecondare il discorso che per reale necessità, dicevo che mi mancasse fare sesso. Fu la miccia e da quella volta parlammo di posizioni, di feticci, di tutto. Iniziò (nei giorni a venire, dopo che si lasciò con la sua tipa) a farmi complimenti, ogni giorno che passava sempre più spudorati, diceva che esteticamente ero il suo tipo, che aveva un debole per le ragazze bassine (1.57 scarso), capelli scuri e con il seno grosso. Anche io gli dissi che lo trovavo bello, ma ero più trattenuta. La voglia di lui stava rifacendo esplodere la mia, mi eccitava più che altro ricevere così tante attenzioni. Una sera mi disse che voleva sbattermi ed io gli risposi ridendo di smetterla. La cosa che mi raffreddava tra virgolette era che lui cercava più storie di sesso occasionale che nuove relazioni impegnative. A me l'idea di un legame profondo con lui piaceva ma mi sembrava infattibile.
Contemporaneamente a questa conoscenza conobbi meglio, tramite Instagram, un altro ragazzo del mio paese con cui chattavo quotidianamente. Si chiamava Dario, un ragazzo più grande di me di qualche anno e che già viveva per conto suo. A lui piacevo ed anche lui piaceva a me: ero attratta mentalmente e fisicamente lo trovavo carino, seppur non avessi la voglia che mi scatenava Marco. All’inizio il nostro rapporto era sull’amicizia ed infatti, spesso, mi confidavo con lui sull’evoluzione del rapporto con Marco girandogli gli screen per mostrargli come il suo corteggiamento si facesse serrato. Lui non sembrava infastidito, anzi a volte avevo l’impressione si eccitasse. Reputava Marco un gran bel ragazzo, gli dava l’impressione che fosse uno che facesse sesso con grande passione. Era probabilmente condizionato anche dalle cose che gli dicevo, perché in fondo anche io pensavo questo e più di una volta raccontavo a Dario che mi immaginavo parecchio travolta se ci fossi andata a letto.
“Questo ti sfonda se ci trombi” mi ripeteva continuamente quando leggeva gli screen.
“Siamo amici, non succederà mai nulla” gli rispondevo io.
“Ma tu ci vorresti scopare? Sincera dai” mi chiedeva.
“Mi ispira, ma non lo farei mai”
“Mamma mia, che scopata ti faresti con uno che ti vuole così”
Era quello il punto. Fondamentalmente, nel tempo, mi resi conto che sì, avevo voglia di fare sesso con lui, ma sapevo (conoscendomi) che ciò avrebbe distrutto la nostra amicizia perché io non ero in grado di scindere il sesso dai sentimenti: se con uno ci scopo poi mi affeziono. Quindi decisi di mettere da parte questi sentimenti.
Quando finii il lockdown iniziai ad uscire con Dario e ci fidanzammo. Siccome aveva casa sua spesso andavo da lui, dormivo da lui. Il rapporto con Marco rimase esplosivo, ci sentivamo spesso, parlavamo meno di sesso ma ogni tanto usciva il discorso: ci raccontavamo esclusivamente le nostre scopate perché nel frattempo si era fatto (ovviamente) una trombamica con cui trombava nei weekend.
Dario nel tempo si mostrò geloso di tanti ragazzi che avevo intorno ma, stranamente, non di lui. Quando gli dicevo che uscivo per un caffè con Marco non si ingelosiva, anzi era interessato ai nostri discorsi, a come se la passava e spesso mi chiedeva se mi ispirasse ancora sesso.
“Ma cosa mi chiedi” gli rispondevo confusa.
“Me lo puoi dire, mica mi incazzo”
“Ma se ti incazzi ogni due per tre con la tua gelosia”
Una volta successe un fattore scatenante: andammo a ballare un sabato sera e nel locale c’era anche Marco. Ci incontrammo casualmente, chiacchierammo (per quanto fu possibile con il caos della musica), gli presentai Dario di persona. Mi propose spesso di ballare e Dario mi disse che non c’erano problemi, che a lui non piaceva tanto ballare e che ci era venuto solo per farmi contenta. In centro pista Marco mi sussurrava continuamente all’orecchio che ero bella quella sera, che aveva voglia di me, che lo faceva impazzire di rabbia l’idea che mi fossi fidanzata. Mi appoggiava addosso la sua voglia ed io mi stavo eccitando. Smisi di ballarci quando capii che ero al limite, sapevo che avrei ceduto e non volevo tradire. In quel momento non me ne fregava più nulla della sua amicizia, volevo farci l'amore e capii che dovevo fermarmi. Dario ci guardava ma non diceva nulla. Andai da lui e gli chiesi di portarmi a casa perché mi sentivo poco bene. In macchina gli dissi che avevo voglia di cazzo, di portarmi da qualche parte per sbattermi. Ci appartammo come quindicenni in un parcheggio abbandonato e scopammo come pazzi. Gli saltavo sopra ossessivamente e lui, nel momento in cui il ritmo dei miei balzi era alto, iniziò a parlarmi.
“Me lo avete venire di marmo tu e lui” mi sussurrava con la voce rotta dal piacere.
Io non rispondevo, gli saltavo sopra e basta. Non pensavo a nulla, nemmeno a Marco, avevo solo voglia di godere e di un orgasmo.
“Ti avrebbe sfondata se ci andavi a letto” continuava a dirmi.
A casa mi disse, quasi vergognandosi di quanto successo, che lo faceva impazzire l’idea di me e Marco in un rapporto sessuale. Mi confidò che quando gli confidavo le mie emozioni lui si eccitava a gli era rimasta addosso la voglia di immaginarmi con lui. Voglio vederti godere mi disse. Mi propose l’idea di un threesome, gli dissi di no, il fatto di rovinare l’amicizia restava un problema per me invalicabile.
Dopo quella serata, passato qualche mese, lui e Marco legarono sempre di più ed iniziarono a giocare a calcio insieme. L’argomento threesome ogni tanto lo tirava fuori, mi diceva che bastava gli dicessi sì e avrebbe organizzato in due minuti visto che aveva confidenza ormai con lui ma io era ferma nella mia decisione. Il fatto che ne parlassimo così spesso da un lato mi eccitava e da un lato mi infastidiva.
La sera del 12 dicembre Marco venne a cenare da noi. Avrebbero dovuto giocare a pallone alle 22:00 e quindi si fermò da noi perché aveva la macchina rotta e non avrebbe potuto raggiungere il campo altrimenti. Non lo vedevo da un po’ e ritrovarmelo davanti mi fece trasalire. Mi guardò la scollatura e mi salutò con due baci sulla guancia. All’inizio eravamo intimiditi, c’erano silenzi ed ogni tanto tutti e tre ci perdevamo a guardare il cellulare, ma poi Il clima divenne sereno, divertente, scherzoso. Facevamo battute su tutto, non riuscivamo a mantenere serietà nella conversazione che erano sempre interrotte da una risata e da un sorso di vino. La serata divenne piacevolissima e ad un certo punto a me venne voglia, sentivo che avevo voglia di scopare, non lo dicevo chiaramente a voce alta e nemmeno lo facevo intendere agli altri due, ma sentivo il mio basso ventre pulsare di desiderio. Raramente mi capitava di sentire una voglia così forte salirmi durante una semplice chiacchierata, solitamente avevo bisogno quantomeno di baciare o comunque stuzzicare ed essere stuzzicata con lo sguardo. Avevo voglia di essere dominata, di essere adagiata su quel divanetto dove ci eravamo seduti per chiacchierare post cena e sentire dentro di me la voglia feroce di entrambi, non solo del mio amico che aveva quel solito plus erotico dettato dal proibito. Dovevo darmi una calmata. Erano le 21:00, una mezz’oretta e si sarebbero avviati al campo pensai. Sarebbe passata in fretta e avrei dimenticato questo stato d'animo.
La situazione però precipitò.
Marco voleva farmi vedere delle foto di una sua vacanza e si avvicinò a me tendendomi il telefono, ma fu una scusa: mi afferrò a sé ed iniziò a baciarmi.
“Ma che fai” dissi provando a sottrarmi.
I suoi baci erano sempre più impetuosi, focosi, quasi come se stesse morendo di sete e io fossi acqua. Quando passò al collo iniziai a perdere il controllo e quando ritornò sulle mie labbra lo ricambiai. Chiusi gli occhi e accettai che la sua lingua toccasse la mia, nel mentre le sue mani mi palpavano senza tregua le tettone. Mi adagiò sul divanetto manco mi avesse letta nel pensiero, avevo ancora gli occhi chiusi, mi strappò il pigiamino a camicetta che avevo indosso lasciandomi con il reggiseno mezzo spostato. Aprii le palpebre per cercare Dario e mi accorsi che si stava segando con una frenesia inaudita e capii che forse si erano messi d’accordo, che gli aveva dato l’ok di provarci e di vedere se ci stavo. E ci stavo.
Mi tolse il reggiseno e si tuffò con la testa nelle mie tette mentre continuavo a guardare Dario, volevo gemere ma avevo paura che lui, nel sentirmi godere, uscisse dallo stato di trance in cui versava per poi incazzarsi di gelosia. Provavo dunque a trattenermi ma anche in quel caso persi immediatamente lucidità e cominciai a fare gemiti udibili. Era bravo, leccava i capezzoli, tornava a baciarmi, mi mordeva il collo. Non mi dava respiro, stavo impazzendo.
Mi sfilò via anche il pantalone del pigiama e lo slip: ero bagnata fradicia. Avevo un bisogno quasi disperato di penetrazione. Solitamente non ne avevo voglia così presto, spesso pretendevo di ricevere sesso orale, fare preliminari, ma in quel momento non ne avevo, volevo solo penetrazione. Ce l’aveva grosso, lo sapevo già perché ci scherzava spesso, c’era da impazzire. Volevo prenderglielo in bocca, ma in quel momento per me esisteva solo iniziare la scopata. Avevo una voglia di cazzo feroce.
“Fottimi” lo implorai.
Si avvicinò all’ingresso della mia figa, non aveva il preservativo, ma non importava.
“Ti voglio dalla prima volta che ti ho vista” mi disse.
Guardai per l’ultima volta Dario che si era seduto per continuare a segarsi, aveva rallentato il ritmo perché credo stesse venendo. Si accarezzava lentamente, per assurdo sembrava già più vicino all’orgasmo lui che noi. Marco entrò e chiusi gli occhi. Finalmente lo avevo dentro. Si mise le mie gambe sulle sue spalle e iniziò ad entrare ed uscire con lentezza snervante. Non poteva scoparmi così piano, avevo bisogno mi facesse male.
“Sbattimi” quasi gli ordinai.
“Fammi fare piccola” sussurrò lui sorridendomi e baciandomi.
Da lì a qualche secondo prese velocità e iniziò un ritmo per me incontenibile. Ogni suo affondo sembrava ne fossero venti per quanto divenne selvaggio, potente, rude. Il suono dei corpi era assordante, si sentiva quasi come se ci stessimo schiantando. Mai mi avevano scopata così forte. Ero invasa dal piacere, mi stava montando con rabbia, sdegno quasi. Sembrava non venisse mai, mi scopò per un sacco in quella posizione, mi chiamò troia, puttana, vacca. Io godevo sotto quelle spinte, nemmeno riuscivo a rispondere. Volevo ribattere ma le parole mi si strozzavano.
Volevo aprire gli occhi e guardare Dario ma non riuscivo, per assurdo mi stava trombando così forte che è come se mi avesse spento i pensieri. Ebbi un orgasmo, lui rallentò un attimo per permettermi di contrarmi nel mio piacere, mi diede qualche secondo di sosta, e ricominciò a martellarmi. Era inesauribile.
“Si…Si…” ripetevo e basta, mentre lui continuava ad insultarmi.
La scena, vista da fuori, sarebbe sembrata surreale, assurda, sporca: una ragazza spaccata in due da un ragazzo che la chiama troia mentre il fidanzato di lei si sega guardando l’amplesso. Abbassai le gambe, mi avvinghiai a lui mettendole intorno ai suoi fianchi, restammo a fare il missionario, lui pompava a un ritmo sfrenato. Quanto mi stava scopando bene. Ero sua. Volevo che durasse per sempre.
Lui si staccò, si sedette dando la schiena allo schienale del divanetto e mi fece salire su di lui. Aveva voglia di essere cavalcarlo. Mentre mi sollevavo per accontentarlo mi resi conto che in quel momento lo potevo guardare Dario ma non lo feci, ormai era diventato inesistente, non figurava più nei miei pensieri.
Mi misi su di lui, la sua testa affondò nel mio seno mentre saltavo. Ero stremata dalla posizione precedente, non riuscivo ad essere veloce, a dare profondità, provavo a muovervi avanti e indietro ma ero sfinita, lui lo intuii e dopo poco infatti mi rimise sotto per permettermi di godere senza fatica. Mi mise a 90, rivolta con lo sguardo verso il divano, mentre lui ritornò a pomparmi senza sosta da dietro. Continuò così finché non mi disse che stava per venire e uscii da dentro di me. Mi guardò negli occhi, glielo presi in bocca finché non mi sborrò in gola. Riaprii gli occhi e vidi che anche Dario ero venuto.
Capii in quel momento che sessualmente non potevo più fare a meno di lui.
Ho conosciuto Marco a 19 anni, all’università. All’epoca lui era fidanzato e mi sembro quasi scontato tra virgolette che lo fosse: alto, bello, allenato, occhi verdi, estremamente socievole. Legammo sin da subito perché era un conoscente dell’amica con cui frequentavo i corsi ed anche perché era uno che, per l’appunto, catturava l’attenzione visto che durante le pause tra una lezione e l’altra faceva imitazioni facendo ridere tutti. Ho provato subito una grande attrazione fisica per lui, ma mai approfondita perché in fondo essendo lui sentimentalmente impegnato mai ci eravamo spinti oltre a chiacchierare amichevolmente. Più che altro parlavamo solo quando ci incontravamo di persona, sui social (anche se ci scambiavamo like) non avevamo mai parlato. Il nostro rapporto divenne più intenso durante il primo lockdown della pandemia, due anni dopo il nostro primo incontro: in quel periodo, complici le chiusure forzate, iniziammo a parlare più frequentemente su WhatsApp; inizialmente erano conversazioni giocose, parlavamo del più e del meno, dei nostri interessi, delle nostre passioni. Una notte, siccome entrambi dormivamo poco, mi confidò (all’incirca verso le 3) che qualche settimana prima del lockdown stava iniziando ad avere problemi con la sua fidanzata e che quella lontananza forzata gli stava facendo considerare l’idea di chiudere la relazione perché non sentiva la sua mancanza. Io gli consigliavo di non mollare e di riprovare finché ne valeva la pena, erano passati due anni da quando l’avevo conosciuto e la mia attrazione fisica (seppur ancora esistente) si era notevolmente abbassata vista che non era stata coltivata; inoltre avevo avuto le mie esperienze, stavo conoscendo delle persone, non era chiaramente nei miei pensieri come all'inizio. In quel periodo iniziammo a parlare di sesso, sempre e rigorosamente la notte, sembrò quasi diventare un appuntamento fisso: quando ci sentivamo con il sole alto parlavamo di cinema, di musica, ecc, mentre di notte quasi esclusivamente di sesso.
La prima cosa che disse in assoluto è che dopo tot settimane di chiusure iniziava ad essere in astinenza, lamentava che non ce la faceva più. “Ho voglia di scopare” ripeteva spesso con una faccina sorridente ed una arrabbiata. Anche io, più per assecondare il discorso che per reale necessità, dicevo che mi mancasse fare sesso. Fu la miccia e da quella volta parlammo di posizioni, di feticci, di tutto. Iniziò (nei giorni a venire, dopo che si lasciò con la sua tipa) a farmi complimenti, ogni giorno che passava sempre più spudorati, diceva che esteticamente ero il suo tipo, che aveva un debole per le ragazze bassine (1.57 scarso), capelli scuri e con il seno grosso. Anche io gli dissi che lo trovavo bello, ma ero più trattenuta. La voglia di lui stava rifacendo esplodere la mia, mi eccitava più che altro ricevere così tante attenzioni. Una sera mi disse che voleva sbattermi ed io gli risposi ridendo di smetterla. La cosa che mi raffreddava tra virgolette era che lui cercava più storie di sesso occasionale che nuove relazioni impegnative. A me l'idea di un legame profondo con lui piaceva ma mi sembrava infattibile.
Contemporaneamente a questa conoscenza conobbi meglio, tramite Instagram, un altro ragazzo del mio paese con cui chattavo quotidianamente. Si chiamava Dario, un ragazzo più grande di me di qualche anno e che già viveva per conto suo. A lui piacevo ed anche lui piaceva a me: ero attratta mentalmente e fisicamente lo trovavo carino, seppur non avessi la voglia che mi scatenava Marco. All’inizio il nostro rapporto era sull’amicizia ed infatti, spesso, mi confidavo con lui sull’evoluzione del rapporto con Marco girandogli gli screen per mostrargli come il suo corteggiamento si facesse serrato. Lui non sembrava infastidito, anzi a volte avevo l’impressione si eccitasse. Reputava Marco un gran bel ragazzo, gli dava l’impressione che fosse uno che facesse sesso con grande passione. Era probabilmente condizionato anche dalle cose che gli dicevo, perché in fondo anche io pensavo questo e più di una volta raccontavo a Dario che mi immaginavo parecchio travolta se ci fossi andata a letto.
“Questo ti sfonda se ci trombi” mi ripeteva continuamente quando leggeva gli screen.
“Siamo amici, non succederà mai nulla” gli rispondevo io.
“Ma tu ci vorresti scopare? Sincera dai” mi chiedeva.
“Mi ispira, ma non lo farei mai”
“Mamma mia, che scopata ti faresti con uno che ti vuole così”
Era quello il punto. Fondamentalmente, nel tempo, mi resi conto che sì, avevo voglia di fare sesso con lui, ma sapevo (conoscendomi) che ciò avrebbe distrutto la nostra amicizia perché io non ero in grado di scindere il sesso dai sentimenti: se con uno ci scopo poi mi affeziono. Quindi decisi di mettere da parte questi sentimenti.
Quando finii il lockdown iniziai ad uscire con Dario e ci fidanzammo. Siccome aveva casa sua spesso andavo da lui, dormivo da lui. Il rapporto con Marco rimase esplosivo, ci sentivamo spesso, parlavamo meno di sesso ma ogni tanto usciva il discorso: ci raccontavamo esclusivamente le nostre scopate perché nel frattempo si era fatto (ovviamente) una trombamica con cui trombava nei weekend.
Dario nel tempo si mostrò geloso di tanti ragazzi che avevo intorno ma, stranamente, non di lui. Quando gli dicevo che uscivo per un caffè con Marco non si ingelosiva, anzi era interessato ai nostri discorsi, a come se la passava e spesso mi chiedeva se mi ispirasse ancora sesso.
“Ma cosa mi chiedi” gli rispondevo confusa.
“Me lo puoi dire, mica mi incazzo”
“Ma se ti incazzi ogni due per tre con la tua gelosia”
Una volta successe un fattore scatenante: andammo a ballare un sabato sera e nel locale c’era anche Marco. Ci incontrammo casualmente, chiacchierammo (per quanto fu possibile con il caos della musica), gli presentai Dario di persona. Mi propose spesso di ballare e Dario mi disse che non c’erano problemi, che a lui non piaceva tanto ballare e che ci era venuto solo per farmi contenta. In centro pista Marco mi sussurrava continuamente all’orecchio che ero bella quella sera, che aveva voglia di me, che lo faceva impazzire di rabbia l’idea che mi fossi fidanzata. Mi appoggiava addosso la sua voglia ed io mi stavo eccitando. Smisi di ballarci quando capii che ero al limite, sapevo che avrei ceduto e non volevo tradire. In quel momento non me ne fregava più nulla della sua amicizia, volevo farci l'amore e capii che dovevo fermarmi. Dario ci guardava ma non diceva nulla. Andai da lui e gli chiesi di portarmi a casa perché mi sentivo poco bene. In macchina gli dissi che avevo voglia di cazzo, di portarmi da qualche parte per sbattermi. Ci appartammo come quindicenni in un parcheggio abbandonato e scopammo come pazzi. Gli saltavo sopra ossessivamente e lui, nel momento in cui il ritmo dei miei balzi era alto, iniziò a parlarmi.
“Me lo avete venire di marmo tu e lui” mi sussurrava con la voce rotta dal piacere.
Io non rispondevo, gli saltavo sopra e basta. Non pensavo a nulla, nemmeno a Marco, avevo solo voglia di godere e di un orgasmo.
“Ti avrebbe sfondata se ci andavi a letto” continuava a dirmi.
A casa mi disse, quasi vergognandosi di quanto successo, che lo faceva impazzire l’idea di me e Marco in un rapporto sessuale. Mi confidò che quando gli confidavo le mie emozioni lui si eccitava a gli era rimasta addosso la voglia di immaginarmi con lui. Voglio vederti godere mi disse. Mi propose l’idea di un threesome, gli dissi di no, il fatto di rovinare l’amicizia restava un problema per me invalicabile.
Dopo quella serata, passato qualche mese, lui e Marco legarono sempre di più ed iniziarono a giocare a calcio insieme. L’argomento threesome ogni tanto lo tirava fuori, mi diceva che bastava gli dicessi sì e avrebbe organizzato in due minuti visto che aveva confidenza ormai con lui ma io era ferma nella mia decisione. Il fatto che ne parlassimo così spesso da un lato mi eccitava e da un lato mi infastidiva.
La sera del 12 dicembre Marco venne a cenare da noi. Avrebbero dovuto giocare a pallone alle 22:00 e quindi si fermò da noi perché aveva la macchina rotta e non avrebbe potuto raggiungere il campo altrimenti. Non lo vedevo da un po’ e ritrovarmelo davanti mi fece trasalire. Mi guardò la scollatura e mi salutò con due baci sulla guancia. All’inizio eravamo intimiditi, c’erano silenzi ed ogni tanto tutti e tre ci perdevamo a guardare il cellulare, ma poi Il clima divenne sereno, divertente, scherzoso. Facevamo battute su tutto, non riuscivamo a mantenere serietà nella conversazione che erano sempre interrotte da una risata e da un sorso di vino. La serata divenne piacevolissima e ad un certo punto a me venne voglia, sentivo che avevo voglia di scopare, non lo dicevo chiaramente a voce alta e nemmeno lo facevo intendere agli altri due, ma sentivo il mio basso ventre pulsare di desiderio. Raramente mi capitava di sentire una voglia così forte salirmi durante una semplice chiacchierata, solitamente avevo bisogno quantomeno di baciare o comunque stuzzicare ed essere stuzzicata con lo sguardo. Avevo voglia di essere dominata, di essere adagiata su quel divanetto dove ci eravamo seduti per chiacchierare post cena e sentire dentro di me la voglia feroce di entrambi, non solo del mio amico che aveva quel solito plus erotico dettato dal proibito. Dovevo darmi una calmata. Erano le 21:00, una mezz’oretta e si sarebbero avviati al campo pensai. Sarebbe passata in fretta e avrei dimenticato questo stato d'animo.
La situazione però precipitò.
Marco voleva farmi vedere delle foto di una sua vacanza e si avvicinò a me tendendomi il telefono, ma fu una scusa: mi afferrò a sé ed iniziò a baciarmi.
“Ma che fai” dissi provando a sottrarmi.
I suoi baci erano sempre più impetuosi, focosi, quasi come se stesse morendo di sete e io fossi acqua. Quando passò al collo iniziai a perdere il controllo e quando ritornò sulle mie labbra lo ricambiai. Chiusi gli occhi e accettai che la sua lingua toccasse la mia, nel mentre le sue mani mi palpavano senza tregua le tettone. Mi adagiò sul divanetto manco mi avesse letta nel pensiero, avevo ancora gli occhi chiusi, mi strappò il pigiamino a camicetta che avevo indosso lasciandomi con il reggiseno mezzo spostato. Aprii le palpebre per cercare Dario e mi accorsi che si stava segando con una frenesia inaudita e capii che forse si erano messi d’accordo, che gli aveva dato l’ok di provarci e di vedere se ci stavo. E ci stavo.
Mi tolse il reggiseno e si tuffò con la testa nelle mie tette mentre continuavo a guardare Dario, volevo gemere ma avevo paura che lui, nel sentirmi godere, uscisse dallo stato di trance in cui versava per poi incazzarsi di gelosia. Provavo dunque a trattenermi ma anche in quel caso persi immediatamente lucidità e cominciai a fare gemiti udibili. Era bravo, leccava i capezzoli, tornava a baciarmi, mi mordeva il collo. Non mi dava respiro, stavo impazzendo.
Mi sfilò via anche il pantalone del pigiama e lo slip: ero bagnata fradicia. Avevo un bisogno quasi disperato di penetrazione. Solitamente non ne avevo voglia così presto, spesso pretendevo di ricevere sesso orale, fare preliminari, ma in quel momento non ne avevo, volevo solo penetrazione. Ce l’aveva grosso, lo sapevo già perché ci scherzava spesso, c’era da impazzire. Volevo prenderglielo in bocca, ma in quel momento per me esisteva solo iniziare la scopata. Avevo una voglia di cazzo feroce.
“Fottimi” lo implorai.
Si avvicinò all’ingresso della mia figa, non aveva il preservativo, ma non importava.
“Ti voglio dalla prima volta che ti ho vista” mi disse.
Guardai per l’ultima volta Dario che si era seduto per continuare a segarsi, aveva rallentato il ritmo perché credo stesse venendo. Si accarezzava lentamente, per assurdo sembrava già più vicino all’orgasmo lui che noi. Marco entrò e chiusi gli occhi. Finalmente lo avevo dentro. Si mise le mie gambe sulle sue spalle e iniziò ad entrare ed uscire con lentezza snervante. Non poteva scoparmi così piano, avevo bisogno mi facesse male.
“Sbattimi” quasi gli ordinai.
“Fammi fare piccola” sussurrò lui sorridendomi e baciandomi.
Da lì a qualche secondo prese velocità e iniziò un ritmo per me incontenibile. Ogni suo affondo sembrava ne fossero venti per quanto divenne selvaggio, potente, rude. Il suono dei corpi era assordante, si sentiva quasi come se ci stessimo schiantando. Mai mi avevano scopata così forte. Ero invasa dal piacere, mi stava montando con rabbia, sdegno quasi. Sembrava non venisse mai, mi scopò per un sacco in quella posizione, mi chiamò troia, puttana, vacca. Io godevo sotto quelle spinte, nemmeno riuscivo a rispondere. Volevo ribattere ma le parole mi si strozzavano.
Volevo aprire gli occhi e guardare Dario ma non riuscivo, per assurdo mi stava trombando così forte che è come se mi avesse spento i pensieri. Ebbi un orgasmo, lui rallentò un attimo per permettermi di contrarmi nel mio piacere, mi diede qualche secondo di sosta, e ricominciò a martellarmi. Era inesauribile.
“Si…Si…” ripetevo e basta, mentre lui continuava ad insultarmi.
La scena, vista da fuori, sarebbe sembrata surreale, assurda, sporca: una ragazza spaccata in due da un ragazzo che la chiama troia mentre il fidanzato di lei si sega guardando l’amplesso. Abbassai le gambe, mi avvinghiai a lui mettendole intorno ai suoi fianchi, restammo a fare il missionario, lui pompava a un ritmo sfrenato. Quanto mi stava scopando bene. Ero sua. Volevo che durasse per sempre.
Lui si staccò, si sedette dando la schiena allo schienale del divanetto e mi fece salire su di lui. Aveva voglia di essere cavalcarlo. Mentre mi sollevavo per accontentarlo mi resi conto che in quel momento lo potevo guardare Dario ma non lo feci, ormai era diventato inesistente, non figurava più nei miei pensieri.
Mi misi su di lui, la sua testa affondò nel mio seno mentre saltavo. Ero stremata dalla posizione precedente, non riuscivo ad essere veloce, a dare profondità, provavo a muovervi avanti e indietro ma ero sfinita, lui lo intuii e dopo poco infatti mi rimise sotto per permettermi di godere senza fatica. Mi mise a 90, rivolta con lo sguardo verso il divano, mentre lui ritornò a pomparmi senza sosta da dietro. Continuò così finché non mi disse che stava per venire e uscii da dentro di me. Mi guardò negli occhi, glielo presi in bocca finché non mi sborrò in gola. Riaprii gli occhi e vidi che anche Dario ero venuto.
Capii in quel momento che sessualmente non potevo più fare a meno di lui.
2
voti
voti
valutazione
10
10
Commenti dei lettori al racconto erotico