Cornuto collaborativo
di
boomer3000
genere
scambio di coppia
«Nun ho ancora finito» disse Er Gaggio uscendo dalla camera da letto. «Devi aspettà, oggi so carico, so stato fori ‘na settimana, t’ho lasciato in pace ma mo’ me devi fa svotà le palle con calma». «Ma è dall’ora di pranzo che lei è qui!» provai a replicare, ma lui «Mo’ m’hai rotto er cazzo, bada che te sparecchio la faccia si nun la fai finita! Potevi rimanettene in ufficio, brutto stronzo! Adesso te ne stai bono bono sur divano e io me faccio un’artra bella chiavata co tu’ moje, poi annamo tutti a cena da Aldo che te devo parlà, ‘na vorta pe’ tutte.»
Er Gaggio, noto criminale del nostro quartiere, è un uomo sulla cinquantina, un ex di Patrizia, mia moglie. Un bel tipo a dire il vero, magro, muscoloso, tira di boxe per tenersi allenato e sembra sia, a detta di tutti, molto dotato. Già dopo un paio d’anni di matrimonio, mia moglie mi ha più volte confidato che quello che aveva provato con lui, dal punto di vista fisico, insomma, come dire, non riusciva a provarlo con me. Sì mi amava, certo, ma quella cosa non andava come sarebbe dovuta andare; e poi c’era stato quel problema, quello dei figli che non venivano che, sembrava fosse colpa mia.
Dopo una ventina di minuti Er Gaggio uscì di nuovo dalla camera da letto. Era completamente nudo e, come fosse a casa sua, se ne andò al bagno a fare una doccia. Patrizia uscì subito dopo, in vestaglia e venne verso di me, mi diede un bacio sulle labbra e «meno male amore che c’eri pure tu» disse ironica «l’hai disturbato se no, quell’animale non la smetteva più. E’ venuto tre volte, ho la fica gonfia. Dai mi lavo ed andiamo, se no famo tardi da Aldo».
Aldo è il punto di ritrovo di tutti i malviventi della Magliana. Odio andarci. Lì lo sanno tutti come stanno le cose, insomma, che lui si fa mia moglie ed io non dico niente. «Fai bene a collaborare, non è un tipo con cui mettersi contro» mi ha detto uno «sei proprio una merda» mi dice un altro «quello se scopa tu’ moje e tu zitto, ha detto che je sborra pure in culo, senza preservativo, ortre che in bocca e fica. Ma nun te vergogni?». E’ veramente umiliante cenare lì, ma Patrizia quella sera voleva andarci e non potevo tirarmi indietro. Al tavolo hanno parlottato un po’ in codice, tanto per non farmi capire, poi, Er Gaggio mi ha riempito il bicchiere di vino rosso e Patrizia ha detto «Ti vuole chiedere una cosa, se non ti scoccia, insomma… io vado in bagno.»
I figli sembrava che non venissero per colpa mia, astenospermia, aveva detto l’urologo, spermatozoi troppo lenti; «e poi amore, non so come dirtelo, ma credo che c’entri pure le dimensioni del tuo pisellino; è piccolo e non arriva fino in fondo e con gli spermatozoi lenti. Ti amo ma insomma. Sai prima di te ho avuto solo Er Gaggio, non ho molta esperienza, ma il paragone non regge, devo essere sincera». I nostri rapporti lentamente si sono raffreddati e si scopava molto raramente. Finché un bel giorno, tornando a casa in un orario insolito, a causa di uno sciopero improvviso, non ebbi una sorpresa.
«Insomma Gianni» comincia Er Gaggio, sorseggiando il suo vino pregiato «nun ce vojo girà troppo intorno. Te vojo rispettà perché sei un bravo cristiano, ma ce lo sai che chi comanna e decide so io qui e che se vojo te ciancico e poi te sputo. Sei stato sempre collaborativo, te ne do atto. Nun la famo lunga Patrizia de notte ci ha bisogno de un omo e io prima de addormimme vojo famme ‘na bella chiavata tranquilla.» «Sì, ma…» «Statte zitto, nun parlà, nun te la vojo portà via, rimane sempre tu’ moje, pe’ tutto il resto, naturalmente, ma er cazzo je lo do solo io e la notte ce dormo io» «Ma come? Come facciamo viene da te?».
«Ancora parli? e statte zitto!» urla battendo il pugno sul tavolo e facendo volare piatti e bicchieri. Tutti i commensali si azzittiscono all’improvviso e prendono a guardare verso il nostro tavolo «che so tutti sti problemi?» «Sì amore, perchè fai così?» dice Patrizia rientrata dal bagno «dai mi vergogno no?»
Quattro anni prima, tornando a casa, avevo trovato Er Gaggio sbracato sul mio divano, i jeans calati ai piedi e Patrizia di spalle, completamente nuda, che lo cavalcava tutta sudata. Lui, avvistatomi per primo, mi aveva fatto segno con la mano di riuscire ed io, avevo ubbidito. Da dietro la porta sentivo distintamente lo scricchiolio ritmico delle molle del divano, il flato della vagina di Patrizia, lui che la chiamava troia. Ero rimasto impietrito quando avevo sentito il suo mugugno animalesco, immaginando il suo grosso pene che riempiva il ventre di mia moglie mentre lei lo chiamava “amore”; alla fine mi fecero entrare. «Non è come pensi, ci sta solo aiutando, è solo un figlio che voglio».
«In effetti è proprio così, m’ha chiamato Patrizia, pe’ aiutavve, pe’ non fatte fa’ na figura da frocio, me dovresti solo che da ringrazià» «Ma…» cercai di replicare «Ma un cazzo!» disse lei «adesso mi sono rotta, lo voglio fare, finché non rimango in cinta!» «Bello io me sacrifico pe’ te, che te lamenti?» mi disse Er Gaggio «te sarvo dar dovere matrimoniale… E mo’, visto che sai tutto, è inutile che scappo. Vatte a fa un antro giro bello lungo che così se portamo avanti col lavoro» e spinta Patrizia sul divano si abbassò le mutande e le mise il cazzo già duro in bocca.
Lo sapevo che si trattava solo di un pretesto, «è come fare l’inseminazione artificiale, gratis, amore ed è più facile» ma sono un coglione e la amo e non ebbi il coraggio di tirarmi indietro. Perciò presero a scopare senza problemi, dando per scontato il mio consenso. Prima solo durante l’ora di pranzo, quando io ero al lavoro, poi anche la sera, magari dopo cena. Tranquilli come nulla fosse. «Ce lo so che te piace, anche si non lo dichi» mi aveva detto Marcellone al bar, il fratello del Gaggio, un giorno mentre aspettavo che finissero la monta. «Nun te devi vergognà è naturale, ce so maschi dominanti e maschi sottomessi, nun te la prende. Quanno mi fratello se fa tu’ moje te diventa duro ve’? Quanno je mette dentro quer cannone! Quante seghe te ce fai?»
E quando si venne a sapere che il figli era Patrizia a non poteva farli e che il sacrificio del Gaggio era tutta una farsa cercai di riprendere in mano la situazione. Ma il Gaggio fu chiaro «E’ tempo de esse chiari. Io co tu moje me ce trovo bene e puro lei con me. Je piace fa la troia e a me me piace fa er porco. Quindi, fattene ‘na ragione e continua a fa’ finta de nient e fattece le seghe»
Da venerdì Er Gaggio si è trasferito a casa nostra. Ha fatto fare dei lavori di ristrutturazione a sue spese e contribuisce a vitto e alloggio. Ha portato le sue cose nella mia ex camera da letto ed io mi sono trasferito nella camera degli ospiti. Dopo cena si vede insieme un po’ di tv, poi tutti a nanna. Dalla parete sento tutto. Scopano per un ora anche di più, la testa mi scoppia, vorrei andare di là e fare un casino; invece rimango nel letto, paralizzato dalla paura e dalla vergogna. Poi lei va in bagno, la sento farsi il bidet, immagino il seme di lui tra le sue gambe ed il mio piccolo cazzo diventa duro come un sasso. E quando tutti dormono prendo con due dita, delicatamente, soddisfo la mia inquietudine.
Er Gaggio, noto criminale del nostro quartiere, è un uomo sulla cinquantina, un ex di Patrizia, mia moglie. Un bel tipo a dire il vero, magro, muscoloso, tira di boxe per tenersi allenato e sembra sia, a detta di tutti, molto dotato. Già dopo un paio d’anni di matrimonio, mia moglie mi ha più volte confidato che quello che aveva provato con lui, dal punto di vista fisico, insomma, come dire, non riusciva a provarlo con me. Sì mi amava, certo, ma quella cosa non andava come sarebbe dovuta andare; e poi c’era stato quel problema, quello dei figli che non venivano che, sembrava fosse colpa mia.
Dopo una ventina di minuti Er Gaggio uscì di nuovo dalla camera da letto. Era completamente nudo e, come fosse a casa sua, se ne andò al bagno a fare una doccia. Patrizia uscì subito dopo, in vestaglia e venne verso di me, mi diede un bacio sulle labbra e «meno male amore che c’eri pure tu» disse ironica «l’hai disturbato se no, quell’animale non la smetteva più. E’ venuto tre volte, ho la fica gonfia. Dai mi lavo ed andiamo, se no famo tardi da Aldo».
Aldo è il punto di ritrovo di tutti i malviventi della Magliana. Odio andarci. Lì lo sanno tutti come stanno le cose, insomma, che lui si fa mia moglie ed io non dico niente. «Fai bene a collaborare, non è un tipo con cui mettersi contro» mi ha detto uno «sei proprio una merda» mi dice un altro «quello se scopa tu’ moje e tu zitto, ha detto che je sborra pure in culo, senza preservativo, ortre che in bocca e fica. Ma nun te vergogni?». E’ veramente umiliante cenare lì, ma Patrizia quella sera voleva andarci e non potevo tirarmi indietro. Al tavolo hanno parlottato un po’ in codice, tanto per non farmi capire, poi, Er Gaggio mi ha riempito il bicchiere di vino rosso e Patrizia ha detto «Ti vuole chiedere una cosa, se non ti scoccia, insomma… io vado in bagno.»
I figli sembrava che non venissero per colpa mia, astenospermia, aveva detto l’urologo, spermatozoi troppo lenti; «e poi amore, non so come dirtelo, ma credo che c’entri pure le dimensioni del tuo pisellino; è piccolo e non arriva fino in fondo e con gli spermatozoi lenti. Ti amo ma insomma. Sai prima di te ho avuto solo Er Gaggio, non ho molta esperienza, ma il paragone non regge, devo essere sincera». I nostri rapporti lentamente si sono raffreddati e si scopava molto raramente. Finché un bel giorno, tornando a casa in un orario insolito, a causa di uno sciopero improvviso, non ebbi una sorpresa.
«Insomma Gianni» comincia Er Gaggio, sorseggiando il suo vino pregiato «nun ce vojo girà troppo intorno. Te vojo rispettà perché sei un bravo cristiano, ma ce lo sai che chi comanna e decide so io qui e che se vojo te ciancico e poi te sputo. Sei stato sempre collaborativo, te ne do atto. Nun la famo lunga Patrizia de notte ci ha bisogno de un omo e io prima de addormimme vojo famme ‘na bella chiavata tranquilla.» «Sì, ma…» «Statte zitto, nun parlà, nun te la vojo portà via, rimane sempre tu’ moje, pe’ tutto il resto, naturalmente, ma er cazzo je lo do solo io e la notte ce dormo io» «Ma come? Come facciamo viene da te?».
«Ancora parli? e statte zitto!» urla battendo il pugno sul tavolo e facendo volare piatti e bicchieri. Tutti i commensali si azzittiscono all’improvviso e prendono a guardare verso il nostro tavolo «che so tutti sti problemi?» «Sì amore, perchè fai così?» dice Patrizia rientrata dal bagno «dai mi vergogno no?»
Quattro anni prima, tornando a casa, avevo trovato Er Gaggio sbracato sul mio divano, i jeans calati ai piedi e Patrizia di spalle, completamente nuda, che lo cavalcava tutta sudata. Lui, avvistatomi per primo, mi aveva fatto segno con la mano di riuscire ed io, avevo ubbidito. Da dietro la porta sentivo distintamente lo scricchiolio ritmico delle molle del divano, il flato della vagina di Patrizia, lui che la chiamava troia. Ero rimasto impietrito quando avevo sentito il suo mugugno animalesco, immaginando il suo grosso pene che riempiva il ventre di mia moglie mentre lei lo chiamava “amore”; alla fine mi fecero entrare. «Non è come pensi, ci sta solo aiutando, è solo un figlio che voglio».
«In effetti è proprio così, m’ha chiamato Patrizia, pe’ aiutavve, pe’ non fatte fa’ na figura da frocio, me dovresti solo che da ringrazià» «Ma…» cercai di replicare «Ma un cazzo!» disse lei «adesso mi sono rotta, lo voglio fare, finché non rimango in cinta!» «Bello io me sacrifico pe’ te, che te lamenti?» mi disse Er Gaggio «te sarvo dar dovere matrimoniale… E mo’, visto che sai tutto, è inutile che scappo. Vatte a fa un antro giro bello lungo che così se portamo avanti col lavoro» e spinta Patrizia sul divano si abbassò le mutande e le mise il cazzo già duro in bocca.
Lo sapevo che si trattava solo di un pretesto, «è come fare l’inseminazione artificiale, gratis, amore ed è più facile» ma sono un coglione e la amo e non ebbi il coraggio di tirarmi indietro. Perciò presero a scopare senza problemi, dando per scontato il mio consenso. Prima solo durante l’ora di pranzo, quando io ero al lavoro, poi anche la sera, magari dopo cena. Tranquilli come nulla fosse. «Ce lo so che te piace, anche si non lo dichi» mi aveva detto Marcellone al bar, il fratello del Gaggio, un giorno mentre aspettavo che finissero la monta. «Nun te devi vergognà è naturale, ce so maschi dominanti e maschi sottomessi, nun te la prende. Quanno mi fratello se fa tu’ moje te diventa duro ve’? Quanno je mette dentro quer cannone! Quante seghe te ce fai?»
E quando si venne a sapere che il figli era Patrizia a non poteva farli e che il sacrificio del Gaggio era tutta una farsa cercai di riprendere in mano la situazione. Ma il Gaggio fu chiaro «E’ tempo de esse chiari. Io co tu moje me ce trovo bene e puro lei con me. Je piace fa la troia e a me me piace fa er porco. Quindi, fattene ‘na ragione e continua a fa’ finta de nient e fattece le seghe»
Da venerdì Er Gaggio si è trasferito a casa nostra. Ha fatto fare dei lavori di ristrutturazione a sue spese e contribuisce a vitto e alloggio. Ha portato le sue cose nella mia ex camera da letto ed io mi sono trasferito nella camera degli ospiti. Dopo cena si vede insieme un po’ di tv, poi tutti a nanna. Dalla parete sento tutto. Scopano per un ora anche di più, la testa mi scoppia, vorrei andare di là e fare un casino; invece rimango nel letto, paralizzato dalla paura e dalla vergogna. Poi lei va in bagno, la sento farsi il bidet, immagino il seme di lui tra le sue gambe ed il mio piccolo cazzo diventa duro come un sasso. E quando tutti dormono prendo con due dita, delicatamente, soddisfo la mia inquietudine.
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